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Il Risorgimento a Verona e nel Veronese - Circolo didattico Legnago 1

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allo straniero». Per Stegagnini quell’elezione aveva scatenato una «scintilla<br />

elettrica che scosse prima l’Italia, poi l’Europa, per non dire tutto il mondo<br />

civile».<br />

Tra le voci entusiastiche che si levarono a <strong>Verona</strong> in seguito all’elezione di Pio<br />

IX è necessario segnalare almeno quelle dei poeti che composero odi in suo<br />

onore e tra questi il conte Pietro Emilei, Vittorio Merighi, Aleardo Aleardi ed<br />

infine una donna Caterina Bon Brenzoni che dopo la partenza da <strong>Verona</strong> di<br />

Maria Serego Alighieri aveva raccolto l’eredità del suo salotto, frequentato<br />

fra gli altri dall’Aleardi e dal Messedaglia. Un accenno meritano anche altre<br />

esperienze, come quella di Costantino Ca<strong>nel</strong>la, nato a <strong>Verona</strong> ma trasferitosi<br />

a <strong>Legnago</strong> <strong>nel</strong> 1837 per svolgervi la professione di medico, che <strong>nel</strong>le sue<br />

memorie tracciò un vivace affresco dell’entusiasmo determinato dalle novità<br />

introdotte da Pio IX <strong>nel</strong> suo Stato: un trasporto diffusosi soprattutto tra i giovani<br />

che tra il 1847 e il 1848 decisero di intraprendere viaggi <strong>nel</strong>le principali<br />

città delle Legazioni, cosa che fece anche lui, per provare una libertà sconosciuta<br />

<strong>nel</strong> Lombardo-Veneto.<br />

<strong>Verona</strong>: la bella addormentata del Lombardo-Veneto<br />

La “primavera dei popoli” ebbe l’Italia quale indiscussa protagonista iniziale.<br />

La rivoluzione scoppiò a Palermo, contagiò pian piano le altre città<br />

della penisola dove la pressione popolare costrinse i regnanti a concedere<br />

statuti e riforme liberali ed infine deflagrò nuovamente a Parigi e a Vienna.<br />

Quest’ultima insurrezione ebbe ripercussioni dirette sul Lombardo-Veneto:<br />

approfittando del temporaneo vuoto di potere, in breve tempo insorsero le<br />

due principali città, Milano e Venezia, seguite poi da tutte le altre.<br />

E <strong>Verona</strong>? <strong>Il</strong> 1848 veronese è sintetizzabile in poche righe: il 18 di marzo<br />

giunse da Milano, da dove era fuggito a causa dell’insurrezione popolare, il<br />

vicerè Ranieri Giuseppe d’Asburgo Lorena che subito prese alloggio all’albergo<br />

Due Torri; <strong>nel</strong> pomeriggio si radunò una folla inneggiante a Pio IX e<br />

alla libertà che dopo aver manifestato in piazza delle Erbe e in piazza dei<br />

Signori si diresse verso l’alloggio del vicerè; dopo tre ore di dimostrazione<br />

un grosso temporale disperse la folla e annacquò definitivamente la forza<br />

propulsiva della rivoluzione scaligera.<br />

Si è molto discusso sul grado di “sonnolenza” che pervadeva la società veronese<br />

e sul moderatismo che contraddistinse gli uomini di ispirazione liberale<br />

che si incaricarono di guidare la folla come cause primarie del venir meno di<br />

una possibile insurrezione a <strong>Verona</strong>. Di fatto i Veronesi non erano stati preparati<br />

alla sommossa: erano privi di capi capaci di combattere e in grado di<br />

guidarla <strong>nel</strong>l’unico frangente <strong>nel</strong> quale questa avrebbe avuto reali possibilità<br />

di successo, visto lo sbandamento del comando austriaco che in ogni caso<br />

riuscì a far sempre mantenere alla propria guarnigione un atteggiamento<br />

non aggressivo per evitare che la protesta degenerasse. La mattina del 19<br />

venne istituita una commissione civica che finì però per agire in accordo con<br />

il comando austriaco, convinta che quest’ultimo avrebbe comunque conces-<br />

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