Intervento di Alfredo Carlo Moro - Azione Cattolica Italiana
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che la vita inevitabilmente impone senza autocommiserazioni, senza cercare<br />
improbabili scorciatoie, senza ab<strong>di</strong>cazioni. In un momento storico in cui l'ottimismo<br />
beota si coniuga spesso con un catastrofismo <strong>di</strong> maniera; in cui sembra che tutto si<br />
possa ottenere con estrema facilità ed in tempi brevi; in cui la paziente attesa della<br />
maturazione e della gradualità della crescita sembra solo fuga da una vita ai cui ritmi<br />
frenetici bisogna adeguarsi; in cui l'impegno nelle piccole cose è travolto dalla<br />
tendenza a costruire solo utopici e rutilanti progetti, le riflessioni <strong>di</strong> Vittorio, e tutta la<br />
sua vita improntata a quelle convinzioni, dovrebbero costituire un punto <strong>di</strong> forte<br />
riferimento.<br />
b) Ci ha insegnato Vittorio a rispettare i valori umani e ad aver fiducia e rispetto<br />
nell’uomo, in ogni uomo. Nel 1966, nella relazione al convegno nazionale dei<br />
presidenti <strong>di</strong>ocesani <strong>di</strong> ACI, dopo aver rilevato che la Chiesa del Concilio aveva colto,<br />
nella vita degli uomini d’oggi, valori positivi e gran<strong>di</strong>, attese nascoste, possibilità <strong>di</strong><br />
ripresa, errori che possono essere sanati e che ha impegnato tutti i suoi figli a<br />
operare per la salvezza, l'or<strong>di</strong>ne e la santificazione <strong>di</strong> questa realtà ricordava che<br />
tutto ciò «richiede a ciascuno <strong>di</strong> noi la capacità <strong>di</strong> avere attenzione alla realtà<br />
dell’uomo <strong>di</strong> oggi,<br />
senza chiuderci nell’alterigia del fariseo e sapendo invece farci tutto a tutti... Non<br />
contrapponendosi... non (<strong>di</strong>venendo) fazione tra fazioni, non organizzazione <strong>di</strong><br />
potere ma sale e luce del mondo». E nella relazione del 1970 all'Assemblea<br />
nazionale dell’ACI ricordava che «per costruire la comunità non basta gridare ciò che<br />
si ritiene buono ma occorre anche apprendere la virtù dell’incontro e questo richiede<br />
fatica e amor <strong>di</strong> Dio». E citava Bonhoeffer «Dio non vuole che io modelli il prossimo<br />
secondo l'immagine che pare buona a me, cioè secondo la mia propria immagine;<br />
ma nella sua libertà <strong>di</strong> fronte a me ha fatto il mio prossimo a sua immagine. Non<br />
posso mai sapere in precedenza quale debba essere l’immagine <strong>di</strong> Dio nel prossimo;<br />
sempre <strong>di</strong> nuovo questa assumerà una forma <strong>di</strong>versa e nuova che <strong>di</strong>pende dalla<br />
libera creazione <strong>di</strong> Dio: a me può anche sembrare strana, indegna <strong>di</strong> Dio. Ma Dio<br />
crea l'altro a immagine e somiglianza del suo figliolo, del Crocifisso: anche questa<br />
immagine a me era pur parsa strana, indegna <strong>di</strong> Dio prima che l'avessi compresa». E<br />
in un articolo scritto nella giovinezza per Ricerca (agosto 1947) e significativamente<br />
intitolato “Amico <strong>di</strong> tutti” affermava «I cattolici combattono, devono combattere il male<br />
che è l'unica cosa che possono non amare; ma non possono combattere, essere<br />
nemici, degli uomini, anche quando questi sono a servizio del male, anche quando<br />
combattono la verità, la giustizia, la carità, la Chiesa. È certamente questa una delle<br />
leggi più singolari e <strong>di</strong>fficili del cattolicesimo: <strong>di</strong>fendere le proprie idee e i propri <strong>di</strong>ritti<br />
ma <strong>di</strong>fenderli amando coloro che combattono per ideali opposti... E amare vuol <strong>di</strong>re<br />
essere in ansia per la loro vita, avere a cuore il loro buon nome, sapere pregare per<br />
loro, essere capaci <strong>di</strong> offrire in ogni momento un sorriso <strong>di</strong> pace... E tutto questo non<br />
vuol <strong>di</strong>re essere fiacco».<br />
In un momento storico in cui vengono sempre più alimentate <strong>di</strong>visioni manichee del<br />
mondo; in cui lo sfruttamento dell'altro in funzione dei propri interessi sembra lo<br />
strumento privilegiato per realizzare se stesso; in cui si vanno creando tanti nemici<br />
anche per costruirsi o rafforzarsi nella propria incerta identità; in cui si ritiene che la<br />
verità possa essere testimoniata e proclamata solo agitando la clava; in cui ritorna la<br />
tentazione delle crociate come strumento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa delle proprie verità; in cui è più<br />
importante raggiungere comunque un risultato anche a costo <strong>di</strong> profonde lacerazioni<br />
piuttosto che cercare <strong>di</strong> portare avanti le proprie idee mantenendo buoni rapporti <strong>di</strong>