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c<br />
recensioni<br />
Pat Metheny<br />
What’s It All About<br />
Nonesuch<br />
Ho sentito p<strong>ar</strong>l<strong>ar</strong>e della chit<strong>ar</strong>ra<br />
b<strong>ar</strong>itona qualche tempo fa in<br />
occasione dell’uscita del primo<br />
CD dedicato a questo strumento<br />
da p<strong>ar</strong>te di Pat Metheny. P<strong>ar</strong>lo di<br />
One Quiet Night. Devo dire che<br />
il lavoro mi lasciò del tutto indifferente:<br />
non ero catturato dal<br />
suono, e l’uso di uno strumento<br />
‘diverso’ non dava nessun valore<br />
aggiunto al lavoro del chit<strong>ar</strong>rista.<br />
Recentemente mi sono riavvicinato<br />
con curiosità a questo suono<br />
anche perché, avendo avuto<br />
modo di prov<strong>ar</strong>e più chit<strong>ar</strong>re<br />
b<strong>ar</strong>itone, ne ho compreso infine<br />
la ‘diversità’. È una chit<strong>ar</strong>ra sulla<br />
quale non puoi suon<strong>ar</strong>e tante<br />
note, ma devi dos<strong>ar</strong>e il tocco e<br />
scegliere quelle poche e giuste<br />
che siano in grado di complet<strong>ar</strong>e<br />
la tua idea musicale. Gu<strong>ar</strong>da<br />
caso, proprio in corrispondenza<br />
delle mie ricerche e dei miei<br />
studi, ecco uscire What’s It All<br />
About, secondo capitolo di Metheny<br />
dedicato alla chit<strong>ar</strong>ra b<strong>ar</strong>itona.<br />
In questo CD l’approccio è<br />
fulminante: non credo sia dovuto<br />
al mio interesse attuale per questa<br />
musica, ma il suono e l’atmosfera<br />
sono completamente diversi<br />
dal precedente. Si rimane rapiti<br />
da tocco, suono e melodia in un<br />
crescendo di emozioni che accompagna<br />
l’ascoltatore fino alla<br />
fine del disco.<br />
L’apertura è di grande livello<br />
con una cover di “The Sound of<br />
Silence” di Paul Simon, anche se<br />
questo è l’unico brano suonato<br />
con più strumenti e devia un po’<br />
da quello che s<strong>ar</strong>à il cammino<br />
di tutta l’opera. Interpreto questa<br />
scelta come una soluzione<br />
‘commerciale’, per permettere<br />
all’album di esordire con un brano<br />
più ‘facile’ e ascoltabile. Con<br />
il secondo brano entriamo nel<br />
vivo del lavoro: “Cherish” ci regala<br />
subito quello che cerchiamo e<br />
quello che ci aspettiamo, ma sopratutto<br />
ci prep<strong>ar</strong>a ad “Alfie”, un<br />
<strong>ar</strong>rangiamento di un brano di Burt<br />
Bach<strong>ar</strong>ach di ben 7:46. Si p<strong>ar</strong>te<br />
con poche note e inizia il viaggio.<br />
Il brano cresce misura dopo misura<br />
e ci lascia immersi in una<br />
doccia di note, da cui con difficoltà<br />
riusciamo a sfuggire. Ecco,<br />
confesso che prima di and<strong>ar</strong>e<br />
avanti ho ascoltato per tre volte<br />
di seguito questa traccia.<br />
Il resto prosegue sulla stessa<br />
linea, con due segnalazioni p<strong>ar</strong>ticol<strong>ar</strong>i:<br />
una “G<strong>ar</strong>ota de Ipanema”<br />
così lenta da rendere difficile l’identificazione<br />
della melodia (forse<br />
questo potrebbe essere un<br />
pregio) e una “And I Love Her”<br />
divertente ma poco convincente,<br />
che chiude tutto il lavoro. Forse<br />
per il finale avrei fatto una scelta<br />
diversa!<br />
Una nota: il CD si conclude<br />
con dieci brani, ma su iTunes<br />
sono presenti due bonus track:<br />
“’Round Midnight” e “This Ne<strong>ar</strong>ly<br />
Was Mine” (forse il mio consiglio<br />
di chiudere in maniera diversa<br />
non era così sbagliato…).<br />
Certo, se non si è proprio appassionati<br />
e curiosi, il disco potrebbe<br />
risult<strong>ar</strong>e noioso, anche se<br />
in macchina è un buon compagno<br />
di viaggio e diventa un’ottima<br />
colonna sonora. Ma, ad onor del<br />
vero, questo tipo di ascolto penalizza<br />
il grande suono che invece<br />
si percepisce in un buon impianto<br />
domestico.<br />
La chit<strong>ar</strong>ra utilizzata è sempre<br />
quella della leggend<strong>ar</strong>ia Linda<br />
Manzer. Non provate ad and<strong>ar</strong>e<br />
sul suo sito con il desiderio di<br />
possederne una, perché la sua<br />
lista di attesa è ormai chiusa da<br />
tempo, tant’è che lei stessa suggerisce<br />
di rivolgersi al suo amico<br />
liutaio Tony Duggan, che fa a suo<br />
dire buone chit<strong>ar</strong>re ed immediatamente<br />
disponibili. Ho p<strong>ar</strong>lato<br />
dell’<strong>ar</strong>gomento e delle Manzer<br />
con Alex De Grassi, che invece<br />
mi suggeriva di prov<strong>ar</strong>e (e trov<strong>ar</strong>e)<br />
le b<strong>ar</strong>itone di Lance McCollum.<br />
Il liutaio purtroppo non è più<br />
tra noi, ma le sue chit<strong>ar</strong>re continuano<br />
ad essere leggenda.<br />
Tornando alla b<strong>ar</strong>itona di Pat<br />
Methney, è accordata una quinta<br />
sotto l’accordatura stand<strong>ar</strong>d della<br />
normale chit<strong>ar</strong>ra, ovvero (p<strong>ar</strong>tendo<br />
dalla sesta corda): La (A) - Re<br />
(D) - Sol (G) - Do (C) - Mi (E) -<br />
La (A), con le due corde centrali<br />
accordate un’ottava sopra rispetto<br />
alle altre. Non si tratta quindi<br />
di una ‘Nashville Tuning’, che<br />
prevederebbe anche la quinta e<br />
sesta corda accordate un’ottava<br />
sopra (in questo caso rispetto<br />
all’accordatura stand<strong>ar</strong>d b<strong>ar</strong>itona),<br />
ma una ‘v<strong>ar</strong>iante’ Metheny.<br />
Le corde usate sono delle D’Add<strong>ar</strong>io<br />
con la seguente scalatura<br />
(dalla prima corda): .017, .026w,<br />
.016, .022, .056, .065.<br />
E se ora volete ciment<strong>ar</strong>vi, il<br />
mondo della b<strong>ar</strong>itona è vostro e<br />
questo disco potrà essere sicura<br />
fonte d’inspirazione.<br />
Reno Brandoni<br />
Rolando Biscuola<br />
Sciam<br />
<strong>Fingerpicking</strong>.net<br />
Sono passati ormai cinque<br />
anni da quando, nel 2006, Rolando<br />
Biscuola si è affermato<br />
nel concorso New Sounds of<br />
Acoustic Guit<strong>ar</strong>, Premio Wilder-<br />
Davoli, all’Acoustic Guit<strong>ar</strong> Meeting<br />
di S<strong>ar</strong>zana.<br />
Il chit<strong>ar</strong>rista meranese impressionò<br />
subito giuria e pubblico<br />
per la sua tecnica, la grande<br />
sicurezza nel proporsi e la ricercatezza<br />
delle sue composizioni.<br />
Classe 1964, Rolando è sempre<br />
stato musicalmente molto<br />
attivo, fin dagli anni ottanta a<br />
Bologna (dove conosce un altrettanto<br />
giovane Sergio Altamura,<br />
con cui collabora), per<br />
poi torn<strong>ar</strong>e nella propria regione<br />
dove, sia in veste da solista che<br />
in versione jazz trio (il Rolando<br />
Biscuola Acoustic Trio, con<br />
Christine Plaickner al flauto e<br />
Roby Mazzei al basso), calcherà<br />
le scene delle principali manifestazioni<br />
musicali.<br />
È a S<strong>ar</strong>zana, comunque, che<br />
Biscuola si afferma a livello nazionale,<br />
conquistandosi con<br />
merito gli inviti a p<strong>ar</strong>tecip<strong>ar</strong>e ai<br />
principali festival chit<strong>ar</strong>ristici in<br />
giro per la penisola.<br />
12<br />
chit<strong>ar</strong>ra acustica 7 duemilaundici