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Albert Lee<br />
al Liri Blues<br />
<strong>ar</strong><br />
Ascolt<strong>ar</strong>e Lee che si lancia nei veloci break strumentali<br />
al termine della sua “Country Boy” fa pens<strong>ar</strong>e<br />
ad un acrobata, qualcuno che sia sempre lì,<br />
a mezz’<strong>ar</strong>ia, sul punto di cadere, ma in equilibrio<br />
costante grazie a una tecnica che ha pochi rivali al<br />
mondo.<br />
Dopo aver accompagnato giganti del calibro di<br />
Eric Clapton ed Emmylou H<strong>ar</strong>ris, ha intrapreso una<br />
c<strong>ar</strong>riera solista che lo ha consacrato a livello mondiale<br />
fin dagli anni ’80; ancora oggi suona in tutto il<br />
mondo con gli Hogan’s Heroes del mitico chit<strong>ar</strong>rista<br />
steel Gerry Hogan, è proprio con questa formazione<br />
che lo ammiriamo al Festival Blues di Isola del Liri<br />
e lo incontriamo per una veloce chiacchierata prima<br />
dello show, di cui scriveremo brevemente al termine<br />
dell’intervista. Alla fine della cena sua e della band,<br />
albert si avvicina e ci concede qualche minuto prima<br />
di salire sul palco.<br />
L’intervista<br />
Ciao Albert, grazie del tempo che ci dedichi!<br />
È un piacere.<br />
Difficile f<strong>ar</strong>ti qualche domanda che non ti sia già<br />
stata fatta, iniziamo quindi dalle cose basil<strong>ar</strong>i:<br />
vuoi dirci qualcosa rigu<strong>ar</strong>do ai tuoi inizi? Cosa<br />
ascoltavi e chi erano i tuoi idoli, quelli che ti<br />
hanno spinto verso la chit<strong>ar</strong>ra?<br />
All’inizio, negli anni ’50 in Inghilterra, non è che ci<br />
fosse poi molta scelta per un ragazzino per quanto<br />
rigu<strong>ar</strong>da la musica da ascolt<strong>ar</strong>e: c’era il rock’n’roll,<br />
il blues, il country, tutta musica americana nella<br />
quale, in quegli anni, la chit<strong>ar</strong>ra iniziava a ritagli<strong>ar</strong>si<br />
uno spazio importante. Fra quelli che inizialmente<br />
mi hanno colpito di più ci furono Don Rich, James<br />
Burton, Buddy Emmons e Jimmy Briant, tutti giganti<br />
della sei corde che hanno oggi un posto nella storia.<br />
Senza dimentic<strong>ar</strong>e Chet Atkins, lo ascoltavo sui<br />
suoi dischi o come turnista su quelli di altri <strong>ar</strong>tisti,<br />
una vera leggenda.<br />
In effetti il tuo stile si è sviluppato in modo p<strong>ar</strong>ticol<strong>ar</strong>e,<br />
la tecnica ibrida plettro-dita oggi tanto<br />
usata non doveva essere così nota a quel tempo,<br />
come hai fatto?<br />
Più che altro non la usava nessuno! Tutto ciò che<br />
ho suonato, oltre alle v<strong>ar</strong>ie ispirazioni di cui sopra,<br />
è venuto spontaneo, in modo naturale, non avevo<br />
grandi esempi o insegnanti da seguire; quindi se<br />
ascoltavo un passaggio fingerpicking e volevo riprodurlo<br />
mentre avevo in mano il plettro, cercavo di utilizz<strong>ar</strong>e<br />
le dita che restavano libere, medio, anul<strong>ar</strong>e,<br />
e a volte il mignolo, per suon<strong>ar</strong>e fraseggi <strong>ar</strong>peggiati.<br />
Sono un autodidatta nel vero senso della p<strong>ar</strong>ola.<br />
Hai avuto modo di ascolt<strong>ar</strong>e anche Jerry Reed?<br />
Lui utilizzava quella tecnica.<br />
Sì, ma a quel punto ero già un musicista formato,<br />
il mio stile era completo più o meno come lo si<br />
ascolta oggi.<br />
Quindi eri già un professionista negli anni ’60?<br />
Sì, la mia prima band, gli Head Hands & Feet furono<br />
abbastanza popol<strong>ar</strong>i in Inghilterra, con loro il<br />
mio fraseggio era già sviluppato… la band si sciolse<br />
presto, ma sono sempre sorpreso di scoprire quanti<br />
chit<strong>ar</strong>risti dell’ambito country di oggi abbiano i nostri<br />
dischi e mi dicano di averli ascoltati spesso!<br />
Essendo tu uno dei più noti chit<strong>ar</strong>risti country di<br />
sempre viene da pens<strong>ar</strong>e che quando ti sei spostato<br />
negli USA tu sia andato a vivere a Nashville.<br />
No, in effetti la mia scelta fu Los Angeles, c’era<br />
molto lavoro allora come turnista e se avevano bisogno<br />
di me a Nashville mi spostavo da lì. Ho avuto<br />
la fortuna di incontr<strong>ar</strong>e grandi musicisti come Emmylou<br />
H<strong>ar</strong>ris, lei mi chiese di entr<strong>ar</strong>e nella band<br />
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chit<strong>ar</strong>ra acustica 7 duemilaundici