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Un Paese<br />
a Sei Corde<br />
<strong>ar</strong><br />
nuove musiche, magnifiche e diverse. Uno sgu<strong>ar</strong>do,<br />
un sorriso e p<strong>ar</strong>te un nuovo gioco di note in cui la<br />
melodiosità è la regola sempre rispettata. Uno spettacolo<br />
che dà un significato nuovo e accessibile alla<br />
chit<strong>ar</strong>ra acustica contemporanea, definizione che<br />
mette sempre un po’ di soggezione. Imperdibile!<br />
Ma siamo giunti all’ultimo fine settimana di questo<br />
incredibile festival che ci ha tenuto compagnia<br />
in quest’estate dal clima bizz<strong>ar</strong>ro. Sotto una pioggia<br />
battente, siamo saliti fino alla chiesa di S. Giacomo<br />
di Soriso per assistere al secondo e ultimo concerto<br />
della sezione Chit<strong>ar</strong>ra Femminile Singol<strong>ar</strong>e della<br />
rassegna. Dopo una brava e delicata Silvia Faggion<br />
che ha aperto la serata, è stata una delle più<br />
acclamate signore della chit<strong>ar</strong>ra classica a salire<br />
sulla scena. Anabel Montesinos con il suo <strong>ar</strong>dore<br />
spagnolo ci ha regalato uno spettacolo fatto di<br />
grande bravura, sublime interpretazione, ma anche<br />
tanta simpatia. Tra le sue dita, un classico come<br />
“Asturias” ha acquistato un vigore e una personalità<br />
sconosciuti alle nostre latitudini. Ma, per sorprenderci<br />
ancor di più, ecco, per noi inaspettato, anche<br />
suo m<strong>ar</strong>ito, il bravissimo M<strong>ar</strong>co Tamayo, con cui<br />
ha duettato su brani dei Beatles (!!!) e Paganini prima<br />
di proporci il loro ormai irrinunciabile “Rondò alla<br />
Turca” di Moz<strong>ar</strong>t, suonato a quattro mani su di una<br />
sola chit<strong>ar</strong>ra. Assolutamente spettacol<strong>ar</strong>e. Quale<br />
modo migliore per attir<strong>ar</strong>e l’attenzione anche dei più<br />
distratti verso il mondo della chit<strong>ar</strong>ra classica?<br />
Ci siamo. È <strong>ar</strong>rivato l’ultimo appuntamento. Lidia<br />
Robba e Domenico Brioschi, gli instancabili ideatori<br />
e organizzatori hanno voluto salut<strong>ar</strong>ci lasciandoci<br />
con un’ultima, grande emozione. L’ultimo concerto<br />
è quello di Pierre Bensusan. I suoi brani hanno rappresentato<br />
momenti di un’intensità unica, ma quello<br />
che ci ha colpito p<strong>ar</strong>ticol<strong>ar</strong>mente è stata la capacità<br />
di trasfigur<strong>ar</strong>si durante la loro esecuzione. Non<br />
suonava la chit<strong>ar</strong>ra, diventava chit<strong>ar</strong>ra. Diventava<br />
musica. Questo forse il segreto della sua unicità.<br />
Un ultimo, lunghissimo bis per questo grandissimo<br />
<strong>ar</strong>tista e siamo davvero alla fine, di questa serata<br />
e di tutta la manifestazione. Saluti e ringraziamenti<br />
sono affidati ad un c<strong>ar</strong>tellone per non lasci<strong>ar</strong> spazio<br />
alla commozione. Ormai gli spettatori più assidui<br />
sono diventati amici e ci si dà appuntamento per il<br />
prossimo anno, pronti a scoprire altri incredibili musicisti.<br />
In quest’edizione abbiamo ascoltato chit<strong>ar</strong>risti<br />
meravigliosi scoprendo nuove sonorità e luoghi a<br />
volte sconosciuti. «Certo che ne abbiamo percorsa<br />
di strada: più o meno 1150 Km!» «No! Sono solo<br />
1149!» tuona una voce possente dall’alto… Ma è<br />
solo Domenico, da sopra una scala, che sta smontando<br />
le luci.<br />
Patrizia & Mauro Gattoni<br />
Foto di Patrizia Mattioli<br />
Roberto Aqu<strong>ar</strong>i<br />
M<strong>ar</strong>io Giovannini<br />
Vol<strong>ar</strong>e in alto: Alberto Ziliotto, Lorenzo favero e Nick Mantoan<br />
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chit<strong>ar</strong>ra acustica 7 duemilaundici