o_1964li4qv164okoe1j1q1lk21lcka.pdf
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
M. MORIGI, REPVLICANISMVS GEOPOLICVS FONTES ORIGINES ET VIA, P. 97 di 159<br />
negative, era sempre preponderante), la celebrazione del primo decennale<br />
del regime presentava le potenzialità per assurgere ad uno dei momenti<br />
topici nella sua edificazione mitopoietica. Un’occasione di “costruzione<br />
del mito” che orientò decisamente Mussolini - consapevole del rapporto<br />
dialettico fra correnti artistiche modernistiche e fascismo ed altresì anche<br />
consapevole che, anche a costo di rischiare esiti propagandistici più incerti<br />
e meno controllabili, se si volevano colpire i cuori e le menti dei fruitori<br />
dell’evento era necessario ricorrere a soluzioni estetico-espositive<br />
decisamente innovative e in linea con le pretese rivoluzionarie del<br />
fascismo - verso l’impiego massiccio di architetti ed artisti modernisti.<br />
“La mostra - ebbe a dire Mussolini - [ deve essere] estremamente<br />
moderna… e audace, senza la melanconica raccolta di passati stili<br />
decorativi”. 88 E così in effetti fu. La mostra del decennale della rivoluzione<br />
fascista del 1932 impiegò per la sua realizzazione architetti, pittori e<br />
scultori in assoluta prevalenza di ispirazione modernista, a tal punto che<br />
l’organo ufficiale del PNF, con evidente orgoglio, li descrisse come “una<br />
schiera di artisti dell’avanguardia”. 89 La svolta dell’intransigente ed<br />
esclusivista accettazione della tronfia romanità archeologica era ormai alle<br />
porte ma per l’ultima ( e forse anche per la prima) volta il regime volle<br />
presentarsi, anziché come una ridicola riedizione di passate e millenarie<br />
glorie, come una soluzione di continuità rispetto al passato.<br />
Un’esperienza politica ed estetica come quella del fascismo non poteva<br />
pretendere nulla di meno che un’ autocelebrazione che impiegasse<br />
procedimenti espressivi di stampo avanguardistico. Già all’entrata della<br />
mostra della rivoluzione fascista si volle che il visitatore subisse uno<br />
shock emotivo. Gli architetti razionalisti Adalberto Libera e Mario De<br />
Renzi avevano completamente nascosto la vecchia facciata del Palazzo<br />
delle Esposizioni, nel quale si teneva la mostra, e vi avevano sovrapposto<br />
una parete metallica davanti alla quale si protendevano quattro giganteschi<br />
fasci sempre metallici dell’altezza di 25 metri. Alle due estremità di<br />
questo imponente colonnato littorio si ergevano due gigantesche X, ancora<br />
rivestite di metallo, dell’altezza di sei metri. Ma se l’entrata doveva<br />
costituire un impegnativo biglietto da visita, il coinvolgimento estetico-<br />
88 M. S. Stone, The Patron State. Culture & Politics in Fascist Italy, Princeton (N.J.),<br />
Princeton University Press, 1998, p.141.<br />
89 Ibidem.