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Introduzione al canto "La quiete dopo la tempesta". - Biagio Carrubba

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Le figure retoriche del<strong>la</strong> poesia.<br />

Le figure retoriche del<strong>la</strong> poesia sono: l'inversione, <strong>la</strong> metafora, l'anafora, interrogative<br />

retoriche e apostrofe e <strong>la</strong> poesia è fitta di <strong>al</strong>litterazioni.<br />

Il linguaggio poetico e le più belle espressioni poetiche.<br />

<strong>La</strong> poesia è fitta di parole ed espressione poetiche qu<strong>al</strong>i: "Ecco il sereno/ rompe là da<br />

ponente, <strong>al</strong><strong>la</strong> montagna; /sgombrasi <strong>la</strong> campagna,/ e chiaro nel<strong>la</strong> v<strong>al</strong>le il fiume<br />

appare./…/ Piacer figlio d'affanno;/ gioia vana, ch'è frutto/ del passato timore, onde<br />

si scosse/ e paventò <strong>la</strong> morte/ chi <strong>la</strong> vita abborria/…. O natura cortese, sono questi i<br />

doni tuoi/ questi i diletti sono/ che tu spargi ai mort<strong>al</strong>i/.<br />

<strong>La</strong> bellezza del<strong>la</strong> poesia.<br />

<strong>La</strong> bellezza del<strong>la</strong> poesia deriva d<strong>al</strong> tono evocativo, <strong>la</strong>mentoso, ma insieme di protesta<br />

e di sfida del Leopardi contro <strong>la</strong> morte e contro <strong>la</strong> natura che egli considera ostile agli<br />

uomini. Il tono accorato e m<strong>al</strong>inconico rivolto verso l'indefinito è evidentemente<br />

rivolto a Dio, perché è Lui il creatore del<strong>la</strong> natura. <strong>La</strong> natura è solo il simbolo di DIO;<br />

essa, in quanto cosa creata, non ha nessuna volontà propria e quindi non può<br />

intervenire né a favore né a sfavore degli uomini; essa esegue solo le leggi natur<strong>al</strong>i<br />

che Dio le ha imposto. Dunque Dio rimane per Leopardi l’unico antagonista; sia <strong>la</strong><br />

natura che <strong>la</strong> morte non sono <strong>al</strong>tro che mere apparenze del<strong>la</strong> volontà di Dio. Io penso<br />

che DIO, nel suo regno, abbia già spiegato <strong>al</strong> Leopardi il motivo per cui ancora non<br />

sia intervenuto a s<strong>al</strong>vare l'umanità d<strong>al</strong><strong>la</strong> distruzione fin<strong>al</strong>e: siamo noi viventi che<br />

ancora oggi non conosciamo questo giorno. Comunque a noi viventi rimane <strong>la</strong><br />

speranza che prima o poi il Buon Dio potrà programmare il suo arrivo sul<strong>la</strong> terra e<br />

questo avverrà prima che noi riusciremo a contare le stelle ad una ad una.<br />

<strong>Biagio</strong> <strong>Carrubba</strong> e Carmelo Santaera.<br />

Scritta nel 1998 da <strong>Biagio</strong> <strong>Carrubba</strong>; ricorretta da <strong>Biagio</strong> <strong>Carrubba</strong> e Carmelo<br />

Santaera nel 2008.<br />

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