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12 gazzetta blocco 23-30.pdf - La Gazzetta del Medio Campidano

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25 giugno 2010 <strong>23</strong>


24 25 giugno 2010 Cultura & Società<br />

Piertoni cacciatore di leoni<br />

Piertoni era un bambino coraggioso, cui piaceva andare a caccia<br />

di leoni, e così, un bel giorno, prese fucile, pistola, arco e frecce,<br />

spada e pugnale e si inoltrò nella foresta. Con queste armi, pensava,<br />

li caccerò tutti.<br />

Ma cammina cammina il fucile, la pistola, l’arco e le frecce, la<br />

spada e il pugnale cominciarono a pesare e Piertoni decise di<br />

poggiare arco e frecce per terra. Li prenderò al ritorno, si disse.<br />

Così vado più leggero.<br />

<strong>La</strong> foresta era fitta e scura, ma Piertoni avanzava con coraggio,<br />

ed ecco a un certo punto il leone. Piertoni imbracciò il fucile,<br />

prese la mira e… alt!<br />

- Ehi - chiese il leone - tu chi sei?<br />

- Sono Piertoni e sono a caccia di leoni. Ora caccio te.<br />

- Piertoni - rispose il leone - vuoi scherzare? Vuoi ammazzare<br />

un povero leoncino come me? Se lo farai, lascerai il mio papà e<br />

la mia mamma senza il loro bimbo. Potrebbero soffrirne moltissimo<br />

e forse morire di dolore.<br />

- È vero - esclamò Piertoni. - Tu cosa mi consigli?<br />

- Devi andare a caccia di leoni grandi, non di leoni bimbi - rispose<br />

il leoncino.<br />

- E’ una buona idea - disse Piertoni. - E poi quelli grandi hanno<br />

la pelliccia più grande.<br />

- Sicuro - fece il leoncino - è proprio così.<br />

Piertoni riprese la sua caccia e, cammina cammina, sentì che il<br />

fucile, la pistola, la spada e il pugnale pesavano troppo. Mise per<br />

terra la spada pensando che, per togliere la pelliccia al leone,<br />

sarebbe bastato il pugnale.<br />

- <strong>La</strong> riprenderò al mio ritorno - si disse.<br />

Proprio in quel momento vide un leone grandissimo, con una<br />

grossa criniera, che riposava all’ombra di un albero. Piertoni imbracciò<br />

rapidamente il fucile, prese la mira e… alt!<br />

- Ehi - brontolò il leone - che vuoi?<br />

- Sono Piertoni e sono a caccia di leoni.<br />

- Vuoi cacciare i leoni?<br />

- Sicuro, ho anche il fucile e la pistola!<br />

- E vorresti cacciare un leone come me?<br />

- Certo - rispose Piertoni. - Perché, non sei d’accordo?<br />

- Oh - fece il leone - non ho niente in contrario, io, ma il mio<br />

bimbo, poverino, cosa direbbe? Resterebbe senza il papà e potrebbe<br />

anche morire di fame o essere divorato dai lupi.<br />

- Tu hai un leone bimbo?<br />

- Ho due gemelli, un maschietto e una femminuccia. E tutti e<br />

due bellissimi.<br />

- Hai ragione - rispose Piertoni - non posso mica cacciarti, perché<br />

farei piangere i tuoi leoncini e anche la loro mamma. Tu cosa<br />

mi consigli?<br />

- Facile - consigliò il leone - vai avanti, fino a quando incontrerai<br />

i leoni che non hanno bimbi. Sono sicuro che potrai cacciarli.<br />

Piertoni riprese la sua strada e, cammina cammina, sentiva che<br />

il fucile, la pistola e il pugnale pesavano sempre più. Però non<br />

poteva disfarsene, in quanto il pugnale gli serviva per scuoiare il<br />

leone e la pistola quando il fucile era scarico. Mentre pensava<br />

queste cose vide un grossissimo leone appollaiato su un albero.<br />

Disegno di Valeria Castellucci<br />

Prese velocemente la mira, ma il leone non si mosse.<br />

- Ehi, tu - fece Piertoni - svegliati, sono venuto a cacciarti!<br />

Il leone aprì gli occhi e lo guardò incuriosito.<br />

- Cosa hai detto?<br />

- Che sono qui per cacciarti. Perciò svegliati.<br />

- Perché mi vuoi cacciare?<br />

- Perché gli altri leoni piangono, e tu no.<br />

- Tu vorresti sparare a un povero leone mezzo addormentato,<br />

che tutti i giorni deve portare a spasso il nipotino e insegnargli a<br />

cacciare?<br />

- Ma il tuo nipotino non ha il papà?<br />

- Ce l’ha, ce l’ha, ma è via per lavoro, poveretto. Purtroppo anche<br />

i leoni devono lavorare, e io devo badare a lui. Mi capisci,<br />

vero?<br />

- Si, ti capisco - rispose Piertoni - ma a questo punto non so più<br />

cosa fare.<br />

- Vai avanti - suggerì il leone. - Sono sicuro che ne troverai uno<br />

che non ha nipotini cui pensare.<br />

- Farò così - disse Piertoni salutando e riprendendo la strada.<br />

Cammina cammina, uscì dalla foresta e arrivò a un ruscelletto<br />

dove l’acqua scorreva limpida. Poco lontano dalla riva un grosso<br />

leone si stava stiracchiando. Piertoni imbracciò il fucile, prese la<br />

mira e… alt!<br />

- Che fai? - chiese il leone.<br />

- Sono Piertoni - rispose il bimbo - e sono a caccia di leoni. Non<br />

dirmi anche tu che non ti posso cacciare, eh?<br />

- Perché mai dovrei dirti che non puoi?<br />

- Tu non hai figli, nipoti, mogli o parenti, vero?<br />

- Certo che no. Sono solo e vecchio, tanto vecchio che la mia<br />

pelliccia è tutta spelacchiata, vedi. Nessuno vuole né me né la<br />

mia pelliccia, e allora vivo solo, qui vicino al ruscello. Puoi cacciarmi,<br />

se vuoi, ma sei troppo lontano da casa e non ce la faresti<br />

a portare fin là la pelliccia. Mi spiace proprio.<br />

- E’ vero, sono molto lontano da casa - rispose Piertoni. - Cosa<br />

mi consigli?<br />

- Non so, prova a cacciare qualche volpe - suggerì il leone - o<br />

qualche farfalla, che è più leggera. Ecco, se vuoi, là c’è un passero.<br />

Piertoni prese nuovamente la mira, ma faceva fatica a tenere<br />

bene il fucile, che gli pesava tantissimo.<br />

- Vuoi che ti aiuti? - chiese il leone.<br />

- No. È che sono stanco - rispose Piertoni. - Caccerò un’altra<br />

volta. Ora torno a casa.<br />

- Vuoi che ti accompagno?<br />

- Ce la faccio da solo, grazie. Ciao, leone.<br />

- Ciao, Piertoni.<br />

Piertoni si voltò e prese la strada <strong>del</strong> ritorno. Aveva camminato<br />

per molte ore in mezzo alla foresta e la stanchezza gli piegava le<br />

gambe. Giunse fin dove aveva lasciato la spada, e si fermò a<br />

raccoglierla. Ma la spada pesava tanto e le gambe gli facevano<br />

male.<br />

- Sono proprio stanco - si disse. - Mi riposerò solo un momento.<br />

Sedette per terra, si appoggiò con la schiena al tronco di un albero<br />

e… e gli occhi gli si chiusero. Si addormentò in un istante. I<br />

leoni <strong>del</strong>la foresta gli si accostarono in silenzio.<br />

- E’ proprio un bel bambino - disse uno.<br />

- Ed è molto coraggioso - disse un altro. - Guardate quante armi<br />

ha!<br />

- E’ meglio riportarlo subito a casa - disse un terzo - altrimenti<br />

prenderà freddo. Lo carico sulla mia groppa. Voi prendete le sue<br />

armi.<br />

Il leone lo caricò sulla groppa e galoppò come il vento. Altri<br />

leoni dietro di lui saltavano leggeri senza sollevare un’ombra di<br />

polvere e, strada facendo, raccolsero l’arco e le frecce che Piertoni<br />

aveva posato prima. Galopparono a lungo, uscirono dalla<br />

foresta e si fermarono dinanzi a una casa con il tetto rosso. Fu in<br />

quel momento che Piertoni, trasportato su un materasso di nuvole<br />

e criniere, si svegliò ritrovandosi abbracciato a uno di quei<br />

leoni che prima aveva voluto cacciare.<br />

- Sei arrivato - disse il vecchio leone spelacchiato.<br />

- Grazie - gli rispose Piertoni scendendo dalla sua groppa. A<br />

guardarlo bene, non sembrava affatto spelacchiato.<br />

- Ti hanno accompagnato fin qua? - chiese il papà di Piertoni<br />

apparendo sulla soglia.<br />

- Sì, papà, siamo amici. E’ vero?<br />

I leoni ruggirono tutti insieme, agitarono criniere e code in segno<br />

di saluto e si allontanarono verso la foresta. Piertoni entrò in<br />

casa, aveva molta fame e si sedette a tavola.<br />

- Non li ho cacciati - disse - perché anche loro hanno i bimbi, e<br />

i bimbi hanno molto bisogno <strong>del</strong> papà e <strong>del</strong>la mamma, vero?<br />

Era proprio vero, caspita!<br />

San Gavino: “Una scuola plurigalattica”,<br />

quando il mondo <strong>del</strong> sociale incontra l’arte <strong>del</strong> teatro<br />

Sabato 19 giugno, l’associazione “Delfino”, costituita<br />

da un gruppo di genitori con figli disabili,<br />

e “I Teatranti”, gruppo teatrale nato nel 2004 e<br />

composto da Simone Utzeri, Simonetta Concu,<br />

Roberto Ziantoni, <strong>La</strong>ura Muru e Sonia Saiu, hanno<br />

sollevato il sipario ai loro spettatori. Lo spettacolo<br />

è iniziato con un filmato proiettato su un<br />

grande schermo, che riprendeva il gruppo dei ragazzi<br />

“diversamente abili” e “I teatranti” nelle<br />

prove. <strong>La</strong> sintesi <strong>del</strong> laboratorio teatrale che si è<br />

tenuto per circa 6 mesi prima di portare l’opera<br />

sul palcoscenico. Se l’esperimento teatrale è andato<br />

in scena lo si deve alla collaborazione di<br />

Federica Demontis in arte Miss Froggy, che ha<br />

confezionato gli abiti scenici, pieni di estro creativo,<br />

mentre la scenografia è stata progettata dal<br />

pittore Marco Pascalis. Oltre ai ragazzi <strong>del</strong>l’associazione<br />

Delfino hanno preso parte alla realizzazione<br />

<strong>del</strong> laboratorio teatrale anche gli educatori<br />

dei ragazzi. Eccezionali sono state le esibizioni,<br />

una più bella <strong>del</strong>l’altra, che hanno catalizzato<br />

l’attenzione <strong>del</strong> pubblico intrattenendolo e<br />

divertendolo allo stesso tempo. Entusiasmante alchimia<br />

tra teatranti e giovani attori in erba. I fratelli<br />

Dario, Daniel e Diego Porcu sono stati bravi<br />

nella scena <strong>del</strong> “Robot difettoso”, un’interpretazione<br />

davvero indimenticabile e di grande umorismo.<br />

Tutti i ragazzi hanno recitato in modo gioioso e<br />

partecipativo e sono stati registi di se stessi. Il<br />

pubblico li ha acclamati come dei veri professionisti.<br />

Si è vista l’esperta mano de “I Teatranti”,<br />

che con la loro professionalità hanno reso possibile<br />

il progetto, che è stato un banco di prova per<br />

ragazzi con difficoltà superabili e non cosi’ insormontabili.<br />

E “Superabilis” è anche il nome <strong>del</strong><br />

pianeta intergalattico in cui viene ambientata<br />

l’opera scritta e diretta dagli stessi teatranti, giusto<br />

a ricordare che i limiti sociali, fisici e mentali<br />

stanno solo nell’occhio di chi guarda. I ragazzi<br />

diversamente abili hanno bisogno di interagire,<br />

esprimersi, divertirsi e il teatro è un ottimo modo<br />

perché ogni differenza si appiani.<br />

Alessandra Saiu


Cultura & Società<br />

25 giugno 2010 25<br />

Il focolare è un simbolo, una cosa di importanza fondamentale<br />

attorno al quale una volta si riuniva la famiglia al completo.<br />

Nelle serate invernali vi si era tutti attorno a cogliere<br />

il calore <strong>del</strong> fuoco scoppiettante e a raccontarsi le vicende<br />

<strong>del</strong>la giornata appena trascorsa. Ognuno raccontava le proprie<br />

e i bambini parlavano dei giochi e dei bisticci con i coetanei:<br />

così, nel silenzio <strong>del</strong>la sera, in un ambiente scarsamente<br />

illuminato, si seguiva con gli occhi la fiammella accesa<br />

<strong>del</strong> caminetto e si lasciavano passare i minuti.<br />

Che tempi! Senza il frastuono di radio e televisione, che talora<br />

contribuiscono a dividere la buona armonia <strong>del</strong>la famiglia,<br />

favorendo divisioni e disgregazioni. Che bei tempi, quando<br />

il genitore veniva sollecitato dai più piccoli a raccontare<br />

“is contus”, racconti veri o inventati, che piacevano ai bambini<br />

e ai grandi. L’inizio <strong>del</strong> racconto era sempre uguale:<br />

“C’era una volta...”<br />

Coloro che raccontavano erano di norma i genitori, la mamma,<br />

oppure il babbo. I bambini seguivano attenti le parole e,<br />

se c’erano pause a loro parere troppo lunghe, sollecitavano:<br />

“E poi?” E stavano vicinissimi, per non perdere il filo <strong>del</strong><br />

racconto. Questa, che vi scrivo qui, è una storia che mi è<br />

stata raccontata quando ero ancora bambino L’ho conservata<br />

per anni nella mia memoria e sono felice di poterla far<br />

conoscere a voi, bambini e non più bambini di oggi. Eccola:<br />

“C’era una volta... anzi, c’erano una volta due fratelli, uno bello<br />

sveglio e con i piedi per terra e l’altro un po’ così, anche con<br />

la testa fra le nuvole, che non sempre capiva ciò che il fratello<br />

diceva. Abitavano in campagna, dove custodivano un piccolo<br />

gregge di pecore, in una piccola casetta. Il fratello sveglio,<br />

dovendo andare in paese a fare <strong>del</strong>le provviste alimentari, prima<br />

di partire, chiese all’altro di scuotere una pianta stracarica<br />

di pere, di tenere quelle buone per la mamma e di dare quelle<br />

scadenti o con i vermi alle pecore.<br />

Così, quando l’uno partì a far compere, l’altro salì sulla pianta,<br />

sotto la quale erano già giunte le pecore, e, prima di iniziare il<br />

lavoro, ordinò al gregge: “Le pere sane non mangiatele perché<br />

le portiamo a mamma, mangiate solo le pere scadenti!”<br />

Quando ebbe finito di scuotere l’albero e si staccò l’ultimo<br />

frutto scese soddisfatto dalla pianta ma con amara sorpresa<br />

constatò che le pecore si erano mangiate tutte le pere, buone<br />

o scadenti, e che per la mamma non ne erano rimaste. Solo<br />

una pecorella, piccola e malsana, conservava un grappolo di<br />

pere che le si erano impigliate tra le corna. Lui, vedendo lo<br />

sconcio, che lui stesso inconsciamente aveva provocato, indirizzò<br />

la sua rabbia contro le pecore disobbedienti e, preso<br />

un grosso bastone, cominciò a bastonarle fino a ucciderle tutte,<br />

tranne una, quella malaticcia con il grappolo di pere tra le<br />

RACCONTO BREVE<br />

Il Focolare<br />

di Antioco Isu<br />

corna. Così, soddisfatto di ciò che aveva fatto, rimase in attesa<br />

che il fratello tornasse.<br />

Questo, di ritorno con le provviste, appena vide le pecore<br />

tutte morte fu colto da comprensibile disperazione e, non<br />

potendo incolpare dinanzi ai genitori l’autore <strong>del</strong> massacro,<br />

che in fondo era un suo familiare, prese la decisione di scappare<br />

dall’ovile.<br />

“Tira via la porta e seguimi” disse, e l’altro, non sempre in<br />

grado di capire il vero significato <strong>del</strong>le parole, scardinò la<br />

porta e si avviò con quella sulle spalle. <strong>La</strong> porta sulle spalle?<br />

Quando l’uno si accorse <strong>del</strong>la porta, che l’altro portava, pensò<br />

di nasconderla nel bosco, che si intravedeva ancora lontano.<br />

Camminarono per ore, e quando finalmente vi giunsero<br />

decisero di ripararsi dal sole sotto quegli alberi altissimi.<br />

Mentre riposavano gli giunsero rumori simili all’avvicinarsi<br />

di una mandria di animali grossi e poi urla di comando. I due<br />

fratelli, colti da giustificato timore, decisero di arrampicarsi<br />

per nascondersi sopra un albero gigantesco: dal di sotto nessuno<br />

infatti avrebbe potuto vederli.<br />

Lo fecero appena in tempo. Subito dopo arrivarono una decina<br />

di uomini a cavallo, armati fino ai denti e carichi di pesanti<br />

bisacce. Si fermarono, smontarono e liberarono i cavalli<br />

dai bagagli. Era l’ora <strong>del</strong> pasto e quegli uomini appena arrivati<br />

dovevano avere una grande fame, che si apprestarono a<br />

soddisfare: così ci fu chi preparava un fuoco enorme e chi<br />

scuoiava gli animali che durante la notte precedente erano<br />

stati razziati, e pecore, agnelli e persino una grossa vitella<br />

venivano infilzati su grossi spiedi e messi ad arrostire al grande<br />

fuoco.<br />

<strong>La</strong> carne arrostiva e il suo profumo gradevole giungeva ai<br />

due fratelli digiuni da molte ore. Ma non potevano partecipare<br />

al banchetto pena il rischio di essere uccisi e anche loro<br />

arrostiti. I banditi stesero una stuoia su cui deposero carne e<br />

bevande e il capo diede ordine di mangiare. Non usavano<br />

forchette, ma grossi coltelli per infilzare i grossi pezzi di carne,<br />

e ridevano chiassosi, senza timore di essere uditi, perché<br />

si credevano soli. Invece non lo erano, c’erano i due fratelli<br />

affamati e stanchi, costretti a stare immobili in una scomoda<br />

posizione sopra quell’albero.<br />

Gli schiamazzi durarono a lungo. Finita la cena più che abbondante<br />

i banditi si stesero a riposare, e fu allora che il capo<br />

si avvicinò ai cavalli, raccattò una grossa bisaccia, la trascinò<br />

per qualche metro e si accostò a una grossa roccia, che si apriva<br />

e si chiudeva al suo comando. Vi depose il contenuto che<br />

era nella bisaccia, oro, monili, persino lingotti d’oro e d’argento,<br />

collane, anelli e altri oggetti preziosi in grande quantità.<br />

I due malcapitati sopra l’albero, meravigliati e increduli,<br />

assistettero in silenzio. Il capo ordinò alla roccia di chiudersi<br />

e finalmente anche lui si stese a terra a a riposare.<br />

Sopra la stuoia era rimasto tanto cibo da sfamare ancora molte<br />

persone, pensavano quei due sopra l’albero. Erano stanchi<br />

e affamati, dovevano tenersi e tenere la porta. Improvvisamente<br />

questa gli sfuggì di mano e rovinò a terra strappando<br />

nella sua caduta rami e frasche. I banditi sussultarono dinanzi<br />

a tanto rumore, pensarono di essere aggrediti e scapparono sui<br />

loro cavalli abbandonando tutto quanto era per terra. I due<br />

fratelli, anch’essi impauriti, quando finalmente furono sicuri<br />

che i banditi erano scomparsi, scesero piano piano dall’albero<br />

e con grande meraviglia videro, da vicino, ciò che i banditi<br />

nella fretta avevano abbandonato: carne, indumenti, oro e oggetti<br />

preziosi, fruste, stivali e altro. I due, molto prudenti, presero<br />

solo le cose che gli servivano: la carne che mangiarono<br />

sulla via di ritorno a casa, e gioielli e oro in quantità.<br />

All’arrivo trovarono le carcasse <strong>del</strong>le pecore uccise e i genitori,<br />

ancora piangenti, perché pensavano che dopo il massacro<br />

<strong>del</strong>le pecore i figli fossero stati rapiti e che non c’erano più<br />

speranze di ritrovarli. Invece ora loro due tornavano a casa,<br />

abbracciavano i genitori e raccontavano la grande avventura<br />

di cui erano stati protagonisti. E mostravano il carico di cose<br />

preziose che avevano portato a casa. Di nuovo insieme, decisero<br />

di ricomprare le pecore e di ricostruire la porta utilizzando<br />

parte <strong>del</strong> tesoro.<br />

Ma fecero tutto in silenzio, come se non fosse mai successo<br />

nulla, per evitare di far sapere in giro cose che avrebbero potuto<br />

giungere alle orecchie di quei banditi e quindi di correre<br />

il rischio di gravi vendette a danno loro e dei loro genitori.<br />

VILLANOVAFORRU<br />

30 GIUGNO 1409 : I FATTI D’ARME DI “SEDDA SA BATALLA”<br />

Il lungo e apparente prolisso<br />

prologo <strong>del</strong>la puntata precedente<br />

è servito per introdurre<br />

una riflessione sui fatti<br />

d’arme accaduti in quel<br />

tempo. <strong>La</strong> località <strong>del</strong>lo<br />

scontro fu appunto talmente<br />

epocale che ancora oggi è<br />

ricordata e chiamata “su<br />

bruncu de sa batalla”: richiamandomi<br />

a questo nome<br />

introduco il motivo <strong>del</strong> mio<br />

scrivere. Molti anni fa, in<br />

occasione di alcuni sopralluoghi<br />

ispettivi da me effettuati<br />

nelle campagne intorno<br />

a Villanovaforru in preparazione<br />

di un importante<br />

rilievo topografico svolto<br />

per un Ente pubblico, mi imbattei<br />

in una località che il<br />

segnalatore a cui mi ero rivolto<br />

per riconoscere i luoghi,<br />

mi riferì essere chiamata<br />

“ Sedda de sa batalla”:<br />

effettivamente il toponimo è<br />

riportato nelle tavolette IGM<br />

<strong>del</strong> 25.000 a conferma <strong>del</strong>la<br />

sua autenticità ( tav. I N.E.<br />

Lunamatrona F° 225 Cd’I).<br />

Il mio successivo tentativo<br />

di avere maggiori ragguagli<br />

storici sulla curiosa assonanza<br />

con la più celebre “brun-<br />

cu de sa batalla” non sortì<br />

alcun risultato, ovviamente<br />

per mia insipienza di ricercatore<br />

e l’impossibilità ad<br />

acquisire dagli archivi storici<br />

maggiori notizie.<br />

All’inconveniente ci ha pensato<br />

l’esimio ricercatore<br />

Aldo Aveni Cirino, giovane<br />

studioso nonchè competente<br />

archivista, che recentemente<br />

ha pubblicato un suo<br />

lavoro sul tema e a cui rimando<br />

il curioso lettore per<br />

una più approfondito studio<br />

(Collana miscellanea sarda<br />

Arxiu de tradicions 2° vol.<br />

a cura di Joan Armanguèj<br />

Herrero, edizione PTM pag.<br />

5 e seg.). Il lavoro di Aveni<br />

Cirino ipotizza, fondatamente<br />

ed in modo argomentato,<br />

che subito dopo lo scontro di<br />

Sanluri, Guglielmo, visto<br />

che la sua fanteria affrettatamente<br />

utilizzata, era stata<br />

rotta dalla cavalleria di Martino,<br />

non ritenne opportuno<br />

l’utilizzo di un contrattacco<br />

dei suoi senza il supporto<br />

<strong>del</strong>la stessa, preferendo lo<br />

sganciamento <strong>del</strong> suo restante<br />

esercito (comunque ancora<br />

temibile e numeroso) per<br />

assestarsi nel castello di<br />

Monreale.<br />

<strong>La</strong> manovra fu lunga e attenta.<br />

Per evitare un ulteriore e<br />

fatale scontro con l’incalzante<br />

Martino, preferì un lungo<br />

aggiramento <strong>del</strong>le allora boscate<br />

colline di Marmilla e<br />

fu in questa fase che probabilmente<br />

le masnade di Martino<br />

si incrociarono nuovamente<br />

con quelle Giudicali,<br />

che rintuzzando l’attacco inflissero<br />

un pesante aut aut all’inseguimento<br />

che il principe<br />

catalano pensava facilonamente<br />

di attuare (op. cit.<br />

pag. 15).<br />

Sono ipotesi che lo stesso<br />

Aveni Cirino sottolinea, devono<br />

ancora essere suffragate<br />

da ricerche archeologiche<br />

sul campo e dalle cartacee<br />

negli scaffali di polverosi archivi,<br />

ma nulla toglie che i<br />

fatti possano essersi svolti<br />

così. Se ciò fosse, ci troveremo<br />

di fronte a due episodi<br />

bellici coevi l’uno all’altro,<br />

il primo, più importante, che<br />

di Sergio Tocco<br />

l’agiografia <strong>del</strong>lo storico<br />

vincitore non ha mancato<br />

appunto di enfatizzare e sottolineare,<br />

perpetuandolo ai<br />

posteri. Il secondo volutamente<br />

sconosciuto e dimenticato,<br />

in cui le truppe <strong>del</strong>l’invasore<br />

ne buscarono di<br />

santa ragione, a riprova storicamente<br />

dimostrata, che la<br />

partita tra Aragona e Arborea<br />

era ancora militarmente<br />

aperta e che forse con un Sovrano<br />

locale, desideroso più<br />

di conservare il Regno dei<br />

suoi avi che quello di affrettatamente<br />

monetizzarlo, la<br />

storia avrebbe potuto avere<br />

altro corso.<br />

Nel 1420 Guglielmo cedette<br />

i suoi diritti regali e dinastici<br />

firmandone la sua cessione<br />

e rinuncia perenne al<br />

trono d’Arborea il 17 Agosto<br />

di quell’anno, dietro corrispettivo<br />

di 100 mila fiorini<br />

d’oro. Finisce così il glorioso<br />

e antico regno d’Arborea<br />

che durava da 520 anni.<br />

Gli storici territori <strong>del</strong>l’antico<br />

Giudicato furono<br />

infeudati secondo<br />

il sistema <strong>del</strong><br />

rinnovo dinastico e<br />

al feudatario fu<br />

concesso il titolo<br />

di marchese d’Oristano.<br />

Ma durò<br />

poco. Pochi decenni<br />

dopo una ribellione<br />

<strong>del</strong> marchese<br />

Leonardo Alagon,<br />

discendente <strong>del</strong>la<br />

casa Arborea, contro<br />

i soprusi vice<br />

regi, portò all’apertura<br />

<strong>del</strong>le<br />

ostilità e il popolo,<br />

che ancora sognava<br />

la cacciata <strong>del</strong>l’invasore,<br />

innalzando<br />

le insegne<br />

<strong>del</strong>l’albero deradicato<br />

e al grido “Arborea…<br />

Arborea” prese le<br />

armi e si unì alla rivolta, che<br />

comunque fu duramente repressa<br />

con la sfortunata battaglia<br />

di Macomer.<br />

Da allora i re spagnoli per<br />

evitare qualunque richiamo<br />

all’antico Regno Giudicale<br />

ed ad Oristano, foriero di rivolte<br />

all’ordine costituito,<br />

nel 1478 incamerò il titolo<br />

fra quelli inalienabili, unendolo<br />

indissolubilmente alla<br />

stessa Corona. Così è arrivato<br />

fino a noi. Oggi il marchese<br />

di Oristano, signore di<br />

Burgos e conte di Goceano<br />

è S.A.R. Vittorio Emanuele<br />

IV di Savoia. Con buona<br />

pace di tutti.


26<br />

25 giugno 2010<br />

Rubriche<br />

AMBIENTE E SICUREZZA<br />

Sicurezza,<br />

ovverosia tutto ciò che ha<br />

a che vedere con la possibilità<br />

che in azienda si verifichi<br />

un infortunio sul lavoro;<br />

igiene, ovverosia tutto<br />

ciò che riguarda lavorazioni<br />

che possano comportare,<br />

per i lavoratori, l’insorgenza<br />

di malattie professionali.<br />

Sono queste le principali<br />

parole chiave rispetto alle<br />

quali e intorno alle quali<br />

ciascun Datore di lavoro<br />

dovrebbe costruire il proprio<br />

- personale - sistema<br />

di sicurezza, che peraltro<br />

oggi potrebbe anche essere<br />

certificato da una “terza<br />

parte” secondo la norma<br />

tecnica UNI EN ISO<br />

18001, così come già avviene<br />

per la certificazione<br />

di qualità (UNI EN ISO<br />

9001) e la certificazione<br />

ambientale (UNI EN ISO<br />

14001).<br />

In fondo l’esperienza insegna<br />

che laddove il datore di<br />

lavoro ha fatto redigere un<br />

approfondito e completo<br />

Documento di Valutazione<br />

PESTE E CORNA<br />

di Edmunduburdu<br />

LIBERTÀ? FATE LA CARITÀ, PER FAVORE!<br />

Ho avuto un incubo, avevo<br />

da cambiare Maserati e<br />

guardaroba per l’estate e<br />

cellulari con nuove funzioni.<br />

E accompagnare la moglie<br />

a Tokyo, Bangkok e<br />

Ankara. Però meglio i problemi<br />

dei controlli agli aeroporti<br />

e <strong>del</strong> fuso orario<br />

che, quando sei costretto a<br />

casa, vedere dibattiti in tivù<br />

o rompiscatole che chiedono<br />

soldi per sclerosi e bimbi<br />

affamati, protezione di<br />

merli balene e panda o l’8<br />

per mille. E di chi non vuole<br />

le intercettazioni, poi!<br />

Mi vogliono togliere la libertà!<br />

Mi sono svegliato sudato<br />

fradicio, e non penso che<br />

dipenda soltanto dal caldo<br />

di stanotte. Era il terrore<br />

d’essere diventato ricco.<br />

Sì, avevo ragione in quell’incubo,<br />

tutti i santi giorni<br />

a chiedere per scuole e handicappati<br />

e terremotati. E<br />

quell’8 per mille... lo dessero<br />

a me!<br />

Era il 1929 quando il buon<br />

Pio XI definì il buon Benito<br />

uomo <strong>del</strong>la provvidenza:<br />

infatti, con i patti lateranensi,<br />

la Chiesa ebbe dallo<br />

Stato italiano un qualcosa<br />

come un miliardo e 750<br />

milioni di lire, parte in contanti<br />

e parte in titoli, a compenso<br />

dei beni che le erano<br />

stati confiscati con<br />

l’Unità d’Italia. Una cifra<br />

SICUREZZA NELLE AZIENDE<br />

pari a un nostro mezzo pil attuale?<br />

Più o meno. Qualcuno<br />

li definì patti tra manganello<br />

e aspersorio: il Benito, dopo<br />

marce e manganellate, ebbe<br />

la benedizione <strong>del</strong> papa il<br />

quale, oltre ai soldini, ottenne<br />

pure la certificazione <strong>del</strong><br />

cattolicesimo come religione<br />

di stato. Si regna e governa<br />

quando Stato e Chiesa vanno<br />

a braccetto, l’uno assolve dai<br />

peccati l’altro. Con il Bettino<br />

il cattolicesimo ha cessato<br />

d’essere religione di stato<br />

e così ora alla Chiesa si dà<br />

quell’8 ampiamente pubblicizzato.<br />

Un miliarduccio di<br />

euro da destinare all’aiuto dei<br />

deboli. Ma non tutto, pare,<br />

solo il 20%. Il rimanente 80%<br />

per altri scopi e per i costi<br />

pubblicitari.<br />

Soldi contro benedizioni.<br />

Scuole, centri di ricerca, terremotati<br />

o affamati contano<br />

poco, non ricambiano benedizioni.<br />

Politica e Chiesa fanno<br />

scelte di convenienza e<br />

perpetuano così il loro potere.<br />

Il duce, senza la benedizione<br />

di Pio XI e il controllo<br />

<strong>del</strong>l’informazione, sarebbe<br />

sopravvissuto così a lungo?<br />

E quanti, tra gli altri dopo di<br />

lui, avrebbero avuto vita facile<br />

se non fossero scesi a<br />

patti?<br />

Una volta la Chiesa pretendeva<br />

le decime, faceva inquisizioni,<br />

torturava e condannava<br />

a morte o assolveva dai<br />

di Andrea Alessandro Muntoni*<br />

dei Rischi (DVR), comprendente<br />

procedure e istruzioni<br />

tecniche per lo svolgimento<br />

<strong>del</strong>le attività lavorative nonchè<br />

per l’uso di macchine,<br />

attrezzature e impianti, gli<br />

infortuni e le malattie professionali<br />

hanno un indice di<br />

frequenza più basso, a parità<br />

di settore produttivo considerato,<br />

rispetto a quanto avviene<br />

nelle aziende in cui non<br />

esiste alcun sistema di sicurezza<br />

e salute e tanto meno<br />

un DVR.<br />

Certo è che la redazione <strong>del</strong><br />

DVR è condizione necessaria<br />

ma non sufficiente per<br />

poter assicurare e garantire<br />

nel tempo, nei luoghi di lavoro,<br />

adeguate condizioni di<br />

salute e sicurezza per gli addetti<br />

e, talora, indirettamente,<br />

di terzi (allievi nelle scuole,<br />

pazienti nelle case di cura,<br />

utenti negli uffici pubblici).<br />

Al fine di dare attuazione alle<br />

norme di legge vigenti è necessario,<br />

tra l’altro, che il<br />

Datore di lavoro nomini almeno<br />

le seguenti figure, anche<br />

in relazione all’organizzazione<br />

<strong>del</strong> lavoro e al numero<br />

complessivo di unità produttive<br />

o luoghi di lavoro in<br />

cui operano i lavoratori subordinati:<br />

un Responsabile<br />

<strong>del</strong> Servizio Prevenzione e<br />

Protezione (RSPP), che deve<br />

essere uno specialista in materia<br />

di igiene e sicurezza sul<br />

lavoro, uno o più Addetti al<br />

Servizio Prevenzione e Protezione,<br />

uno o più Preposti,<br />

un Medico Competente, uno<br />

o più Addetti alla Gestione<br />

<strong>del</strong>le Emergenze, uno o più<br />

Addetti al Primo Soccorso.<br />

Tutte le figure succitate, oltre<br />

a possedere attitudini e<br />

capacità adeguate alle mansioni<br />

ed incarichi che devono<br />

svolgere, devono seguire<br />

adeguati corsi di formazione,<br />

informazione e addestramento<br />

e periodicamente corsi di<br />

aggiornamento.<br />

Senza il contributo attivo,<br />

costante e puntuale e responsabile<br />

di tutte queste figure,<br />

unitamente a quello <strong>del</strong> Rappresentante<br />

dei <strong>La</strong>voratori<br />

per la Sicurezza, il sistema di<br />

sicurezza aziendale è pressochè<br />

inefficace ed inefficiente,<br />

perchè basato su un documento<br />

(il DVR, quando<br />

c’è!) che nessuno conosce e<br />

conseguentemente nessuno<br />

applica.<br />

Da un lato il risultato è, come<br />

confermato dalle statistiche<br />

<strong>del</strong>l’INAIL, un elevato numero<br />

di infortuni e malattie<br />

professionali e dall’altro,<br />

come confermato dalle sentenze<br />

di cassazione, la frequente<br />

condanna dei Datori<br />

di lavoro, dei Dirigenti e dei<br />

Preposti per negligenza, imperizia<br />

e imprudenza e più in<br />

generale per il mancato rispetto<br />

<strong>del</strong>le norme di legge<br />

vigenti, ancora troppo poco<br />

applicate o applicate male,<br />

più per assolvere formalmente<br />

a un obbligo che per conseguire<br />

chiari e dichiarati<br />

obiettivi di qualità aziendale,<br />

senza i quali nessuna realtà<br />

produttiva può raggiungere<br />

risultati di eccelenza o<br />

quanto meno accettabili, anche<br />

in relazione alle richieste<br />

e necessità <strong>del</strong>l’attuale<br />

mercato <strong>del</strong> lavoro e <strong>del</strong> sempre<br />

più competitivo MER-<br />

CATO di beni e servizi.<br />

*Ingegnere ambientale<br />

peccati in cambio di donazioni<br />

e pentimenti. Come un<br />

qualsiasi tiranno, re o imperatore,<br />

faceva le guerre. E<br />

non ammetteva voci fuori dal<br />

coro, come per esempio per<br />

Copernico, che parlava di sistema<br />

eliocentrico: ora, dopo<br />

molti secoli, ci ha ripensato<br />

e ne ha ritumulato le ossa,<br />

con tutti gli onori, all’interno<br />

di una cattedrale in Polonia.<br />

Come un tirannello qualsiasi<br />

continua a pontificare<br />

nascondendo le proprie colpe<br />

e solo i più umili riescono<br />

ancora a parlare di onestà<br />

e di dignità.<br />

Vivo assillato dai dubbi, le<br />

mie certezze vacillano, la<br />

mia vita è un inferno. Ecco,<br />

sì, l’inferno, il vecchio<br />

Wojtyla diceva che è dentro<br />

di noi, intendendo che i nostri<br />

errori ci creano sofferenza.<br />

Ratzinger assicura che<br />

l’inferno (ultraterreno?) sarà<br />

molto duro per quanti, membri<br />

<strong>del</strong>la Chiesa, usano violenze,<br />

mentre il nostro premier<br />

soffre, lamenta che è un<br />

inferno governare con questa<br />

nostra vecchia costituzione.<br />

Eliminarla? Modificarla?<br />

Ringiovanirla? Allunga troppo<br />

i tempi, i dibattiti diventano<br />

estenuanti, non si riesce<br />

più a decidere e il governo<br />

<strong>del</strong> fare non può fare le riforme<br />

necessarie per il paese.<br />

Però il governo <strong>del</strong> fare è<br />

riuscito finalmente a far approvare,<br />

al Senato, la legge<br />

sulle intercettazioni.<br />

Con la fiducia, perchè i<br />

senatori hanno fiducia nel<br />

premier. E anche noi, che<br />

finalmente potremo parlare<br />

al telefono con la nostra<br />

amante o chiamare la pescheria<br />

sotto casa perchè<br />

ci tenga da parte mezzo<br />

chilo di sardine senza il timore<br />

di essere intercettati.<br />

Perché chi mangia aragoste<br />

deve sapere che io<br />

mangio sardine? Che ci<br />

frega <strong>del</strong>le cricche, di chi<br />

ghigna alle 3.32 pensando<br />

agli affari che farà all’Aquila<br />

con il terremoto<br />

e di chi regala case e macchine?<br />

Che ci frega di magistrati<br />

e pm e indagini?<br />

Altro che 75 giorni e 72<br />

ore! Neanche un minuto,<br />

per le intercettazioni che<br />

ci fanno spendere soldi.<br />

Eh, cosa dici, molti stati<br />

all’estero le fanno senza<br />

sborsare un soldo? Eh, no,<br />

non raccontiamo balle,<br />

sono cose che inventano i<br />

giornali comunisti per<br />

riempire le loro pagine di<br />

maldicenze. E allora è giusto<br />

che li multino o li chiudano<br />

per sempre!<br />

<strong>La</strong> libertà è un bene prezioso,<br />

tant’è che ormai la<br />

si compra con i soldi. E io,<br />

che ne ho pochi ma sono<br />

prudente, metterò da parte<br />

l’8 per mille tutto per lei.<br />

I SASSOLINI DI ZIU SARBADORICU<br />

TOCCAT A TOCCO<br />

UN’ATARA BORTA<br />

Ebbene tziu Sarbadoricu, anche<br />

questa tornata elettorale è<br />

passata lasciandosi alle spalle<br />

molti contusi, <strong>del</strong>usi e confusi.<br />

<strong>La</strong> netta vittoria <strong>del</strong> centrosinistra<br />

nel <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong><br />

ha riconfermato Fulvio<br />

Tocco alla guida <strong>del</strong>la Provincia,<br />

il che dovrebbe significare<br />

una certezza sulla continuità<br />

politica.<br />

«Sa manu in su fogu no dda<br />

pongu poita zertesa in politiga<br />

no nci nd’est prus. Su populu<br />

però est sovranu: hat detzidiu sa cumpositzioni de su<br />

Contzilu e is elettus dèpint rispetai sa volontadi decretada de<br />

su votu democraticu».<br />

Certamente, ma c’è da rilevare parimenti che la metà degli<br />

elettori non è andata a votare, forse perché <strong>del</strong>le Provincie<br />

non gl’importa un fico secco?<br />

«Deu, arrìbau a custu puntu, pensu chi is Provincias abarrìnt<br />

in pei e, duncas, speru chi is amministradoris non sprechint<br />

su dinai in cosas chi cun su svilupu non c’intrant nudda».<br />

Fulvio Tocco è stato riconfermato alla grande e il tentativo<br />

portato avanti da Federazione <strong>Campidano</strong>, alla prova dei fatti,<br />

si è rivelato velleitario dacché partiva con le “ruote sgonfie”,<br />

nel senso che non aveva alcun radicamento nella società,<br />

ma presentava solo un gruppo di candidati con diversa<br />

storia ed estrazione politica che vantava solo il coraggio di<br />

aver contrastato il presidente. In altre parole: non aveva i<br />

requisiti politici per scardinare lo zoccolo duro <strong>del</strong> Pd.<br />

«Una persona de pròntesa comenti de Efisiu Meloni, ddu<br />

dèpiat cumprendiri ca una bona parti de su Pdl non ddu podia<br />

votai, essèndiri fintzas a pagu mesis prima unu personaggiu<br />

importanti de su Pd. Imoi Meloni tenit sa responsabilidadi<br />

de guidai s’opositzioni e podidèssiri chi, esercitendi<br />

beni sa parti, fra cinc’annus ddu podiri arrènesciri s’alternantzia».<br />

Anche se in altri tempi lei con Tocco ha duellato con la penna,<br />

ora che ha appena iniziato il secondo mandato cosa vorrebbe<br />

suggerirgli.<br />

«A parti is duellus, pensu chi Tocco abàrrat tostorrudu coment’e<br />

prima po’ difendiri sa “Provincia Verde”. Fairi cosa<br />

bona e giusta chi agiudat is agricoltoris a organizai is filieras<br />

po’ valorizai is loris e is trigus de sa Marmilla, s’oll’e olia de<br />

su Linas, sa canciofa de Samassi, su procu nieddu e s’arangiu<br />

de Biddexirdu, su latti, sa petz’e craba e de brabei de su<br />

guspinese e is tamatigas de Serramanna. S’agricoltura de sa<br />

Provincia nostra pòdiri superai sa crisi scèti aìci. Speru chi<br />

s’opositzioni appògiri su progetu, poita atrus prus credìbilis<br />

no nci nd’est».<br />

Piser


Rubriche<br />

25 giugno 2010 27<br />

SAPERNE DI PIÚ<br />

<strong>La</strong> legge sulle<br />

intercettazioni, in questi<br />

giorni al centro <strong>del</strong> dialogo<br />

tra il Presidente <strong>del</strong><br />

Consiglio e quello <strong>del</strong>la<br />

Camera, non convince<br />

l’Europa. L’11 giugno un<br />

portavoce <strong>del</strong>la Commissione<br />

Europea aveva fatto<br />

sapere che la Commissione,<br />

sebbene non possa entrare<br />

nel merito di leggi<br />

non ancora approvate dai<br />

parlamenti nazionali, era<br />

molto vigile “su ogni situazione<br />

che possa creare<br />

problemi”. Molto più<br />

esplicita, il 15 giugno<br />

l’Osce (Organizzazione<br />

per la Sicurezza e la Cooperazione<br />

in Europa) ha<br />

pesantemente criticato in<br />

un comunicato stampa<br />

pubblicato sul sito istituzionale<br />

il disegno di legge<br />

IL COMMENTO<br />

Oggi, come<br />

ieri, a piccoli<br />

passi, con un susseguirsi<br />

di leggi, ripercorriamo<br />

strade già note; strade<br />

che portarono alla dittatura.<br />

In nome <strong>del</strong>la riservatezza,<br />

<strong>del</strong>la privacy si tappa<br />

la bocca alla stampa ledendo<br />

così il diritto dei cittadini<br />

ad essere informati.<br />

Durante il fascismo nessuno<br />

sapeva <strong>del</strong>le tanti<br />

amanti di Mussolini, la<br />

stampa di regime non ne<br />

parlava, si bisbigliava, si<br />

alludeva alla potenza mascolina<br />

<strong>del</strong> Duce solo nei<br />

corridoi dei palazzi <strong>del</strong> potere.<br />

L’uomo <strong>del</strong>la Provvidenza,<br />

tanto caro alle<br />

alte gerarchie <strong>del</strong>la chiesa,<br />

doveva apparire al popolo<br />

il custode <strong>del</strong>la sacra famiglia<br />

e non il puttaniere<br />

quale era. Nello stesso<br />

Da quando l’attuale amministrazione<br />

si è insediata al<br />

palazzo comunale sono accaduti<br />

diversi avvenimenti<br />

oscuri, ovvero carichi di<br />

una certa gravità che però<br />

non hanno provocato,<br />

come sarebbe stato normale<br />

auspicare, alcuna conseguenza<br />

sul piano <strong>del</strong>la chiarezza<br />

istituzionale.<br />

Citiamo solo gli ultimi avvenimenti,<br />

tra loro legati da<br />

un filo rosso che li accomuna.<br />

Dal mese di marzo a oggi,<br />

con cadenza press’a poco<br />

mensile, appaiono misteriosamente,<br />

nei diversi uffici<br />

<strong>del</strong> palazzo comunale,<br />

volantini anonimi che tira-<br />

di Alessandro Bordigoni<br />

L’EUROPA NON AMA LA LEGGE BAVAGLIO<br />

sulle intercettazioni approvato<br />

dal senato a larga maggioranza<br />

(164 voti favorevoli<br />

e 25 contrari). Nella nota,<br />

il <strong>del</strong>egato per la libertà dei<br />

media Dunja Mijatovic ha<br />

chiesto all’Italia di abbandonare<br />

o modificare il disegno<br />

di legge affinché rispetti “gli<br />

standard internazionali sulla<br />

libertà di espressione”. <strong>La</strong><br />

<strong>del</strong>egata si è detta “preoccupata<br />

<strong>del</strong> fatto che il Senato<br />

abbia approvato una legge<br />

che potrebbe seriamente<br />

ostacolare il giornalismo investigativo<br />

in Italia nonostante<br />

i diversi ammonimenti<br />

venuti dal mio ufficio. Questo<br />

denota una tendenza alla<br />

criminalizzazione <strong>del</strong> lavoro<br />

giornalistico.” I giornalisti,<br />

secondo l’Osce, dovrebbero<br />

essere lasciati liberi di<br />

informare i loro lettori e<br />

di Rinaldo Ruggeri<br />

spettatori su tutte le notizie<br />

di pubblico interesse, decidendo<br />

in autonomia come<br />

condurre un’inchiesta in<br />

modo responsabile. Il comunicato<br />

prosegue evidenziando<br />

come “Il progetto di legge,<br />

così come è adesso, contraddice<br />

le raccomandazioni<br />

<strong>del</strong>l’Osce, soprattutto perché<br />

proibisce l’uso di alcune fonti<br />

confidenziali e materiali<br />

che possono essere necessari<br />

per importanti indagini<br />

giornalistiche al servizio <strong>del</strong>la<br />

democrazia”. Gli aspetti<br />

più problematici di questa<br />

legge, secondo la Mijatovic<br />

sono tre: i divieti e le restrizioni<br />

alla pubblicazione di<br />

documenti prima <strong>del</strong>l’inizio<br />

dei processi, le pene severe<br />

(450.000 euro per gli editori<br />

e 30 giorni di carcere e<br />

10.000 euro per i giornalisti)<br />

IN NOME DELLA PRIVACY<br />

modo la stampa di regime in<br />

Germania mai parlò <strong>del</strong>le<br />

perversioni sessuali <strong>del</strong><br />

Fuhrer. Con la caduta <strong>del</strong> regime<br />

fascista e di quello nazista<br />

e con il ripristino <strong>del</strong>la<br />

libertà di stampa abbiamo<br />

saputo degli eccidi, dei massacri<br />

e degli stermini fatti in<br />

nome di una etica superiore:<br />

patria e famiglia. In fondo<br />

era prevedibile che un<br />

puttaniere ed un pervertito<br />

non potevano che dare ai<br />

popoli quello che hanno<br />

dato: lutti e miseria. Per evitare<br />

gli errori <strong>del</strong> passato,<br />

per evitare che un solo uomo<br />

sia padrone <strong>del</strong> destino di<br />

tanta gente, la democrazia<br />

liberale ha elaborato teorie<br />

e regole che impediscono, se<br />

applicate e rispettate, il formarsi<br />

dei regimi totalitari.<br />

L’assalto alla libertà di<br />

stampa, alla Carta Costituzionale<br />

e ai giudici è un attacco<br />

alla democrazia. Le<br />

elezioni non eleggono un<br />

dittatore, che tutto può, possono<br />

eleggere un Presidente<br />

<strong>del</strong> Consiglio che governa<br />

nel rispetto <strong>del</strong>le leggi e<br />

degli organismi preposti a<br />

far rispettare le regole. Invece<br />

si vaneggia, si pretende<br />

che la stampa, quella<br />

scritta e quella parlata, sia<br />

stampa di regime che tessa<br />

solo e sempre gli elogi <strong>del</strong><br />

capo. In una democrazia la<br />

stampa è libera a 360 gradi,<br />

può esaltare o criticare il<br />

potere, se la stampa non<br />

gode di questa prerogativa<br />

siamo in una semidemocrazia<br />

o in aperto fascismo. In<br />

base a quale principio divino<br />

il Presidente <strong>del</strong> Consiglio<br />

può decidere quello che<br />

il cittadino deve sapere o<br />

non sapere. <strong>La</strong> monarchia<br />

VILLACIDRO<br />

Clima torbido in municipio<br />

no in ballo amministratori<br />

comunali presenti e passati,<br />

professionisti, dipendenti,<br />

segretario generale, producendo<br />

un clima inquietante<br />

e tossico tra i dipendenti<br />

ma anche nella popolazione<br />

tutta. Non possiamo,<br />

a quanto ci risulta, parlare<br />

di presenza mafiosa in<br />

senso stretto ma di sicuro<br />

si può parlare di stile e procedura<br />

mafiosi.<br />

Chi ha un po’ di dimestichezza<br />

con il linguaggio di<br />

questa onorata società non<br />

potrà non ravvisare in quegli<br />

anonimi scritti un certo<br />

codice tipicamente mafioso<br />

destinato, evidentemente,<br />

a chi ha orecchie per intendere,<br />

criptico e misterioso<br />

per i più, certamente<br />

comprensibile per i destinatari…<br />

Bene farebbe l’amministrazione<br />

comunale, sindaco in<br />

testa, a dissociarsi pubblicamente<br />

da questo torbido<br />

clima e condannare esplicitamente,<br />

con un documento<br />

scritto rivolto alla<br />

cittadinanza, lo stile mafioso<br />

di questi volantini.<br />

E sarebbe cosa buona e giusta<br />

-se già non si è fattoavviare<br />

una discreta, quanto<br />

determinata, inchiesta<br />

che getti luce su questo<br />

cono d’ombra che sta avvelenando<br />

la vita amministrativa<br />

<strong>del</strong> paese.<br />

previste per chi pubblica il<br />

contenuto <strong>del</strong>le intercettazioni<br />

prima dei processi, e<br />

infine la possibilità di una<br />

condanna ad una pena detentiva<br />

per chi, senza essere un<br />

giornalista, registra o filma<br />

una persona senza il suo consenso.<br />

Il portavoce <strong>del</strong> ministero<br />

degli esteri Maurizio<br />

Massari ha fatto sapere che<br />

“Da parte italiana è stata fatta<br />

notare con fermezza<br />

l’inopportunità di tale intervento”.<br />

L’Osce è un’organizzazione<br />

internazionale che<br />

promuove la giustizia, la cooperazione,<br />

il dialogo politico<br />

e la pace in Europa.<br />

Comprende 56 stati membri,<br />

il che ne fa la più vasta organizzazione<br />

regionale per<br />

la sicurezza. L’Italia ne fa<br />

parte fin dal 1973, anno <strong>del</strong>la<br />

sua prima convocazione.<br />

assoluta non esiste più e anche<br />

i sudditi ubbidienti sono<br />

merce estinta. Tutti siamo<br />

cittadini con doveri e diritti,<br />

paghiamo le tasse e abbiamo<br />

il diritto di sapere e<br />

di conoscere. Soprattutto<br />

abbiamo il diritto di sapere<br />

tutto sugli uomini pubblici<br />

perché ad essi affidiamo il<br />

governo <strong>del</strong> nostro paese e<br />

quindi anche i nostri destini<br />

personali. Se si privilegia la<br />

privacy si scelgano altri mestieri<br />

meno importanti, non<br />

è obbligatorio nella vita fare<br />

il Presidente <strong>del</strong> Consiglio,<br />

il dirigente di una banca o il<br />

dirigente d’azienda. Chi<br />

esercita un potere in campo<br />

politico, finanziario o economico<br />

per conto di una comunità,<br />

a quella comunità<br />

deve rispondere, la quale, a<br />

sua volta, ha il diritto di rivoltarlo<br />

come un calzino.<br />

I villacidresi assistono distratti<br />

a questi oscuri giochi<br />

sotterranei, i giornalisti<br />

locali si muovono in una<br />

palude cangiante e insidiosissima,<br />

i dipendenti comunali<br />

si muovono sospettosi,<br />

inquieti, timorosi.<br />

Insomma, appare urgente<br />

lasciarsi investire tutti, nelle<br />

proprie diverse funzioni<br />

e competenze, da una sana<br />

ventata di indignazione per<br />

riportare la vita <strong>del</strong>la politica<br />

e <strong>del</strong>l’amministrazione<br />

civica sui binari <strong>del</strong>la trasparenza<br />

e <strong>del</strong>la democratica<br />

convivenza.<br />

Lo chiede Villacidro. Lo richiede<br />

il buon senso.<br />

Gian Paolo Marcialis<br />

IL DITO NELL’OCCHIO di Sisinnio Mura<br />

UNA RIFORMA<br />

IMPOSSIBILE?<br />

1. Abolizione <strong>del</strong> bicameralismo e introduzione di un’unica<br />

Assemblea Nazionale di 300 membri.<br />

2. Introduzione nella Carta costituzionale <strong>del</strong> sistema elettorale<br />

proporzionale, che preveda: il voto di preferenza degli<br />

elettori; l’ordine alfabetico dei candidati di ciascuna<br />

lista; l’esclusione dalla candidatura dei parlamentari uscenti,<br />

di coloro che abbiano già svolto due mandati e di coloro<br />

che abbiano subìto condanne o abbiano procedimenti penali<br />

in corso per reati non colposi; l’applicazione di tali<br />

norme anche nell’elezione dei consigli regionali, la cui composizione<br />

numerica, in proporzione alle rispettive popolazioni,<br />

è stabilita fra un minimo di 30 e un massimo di 60<br />

consiglieri.<br />

3. Il trattamento economico complessivo (tutto compreso)<br />

dei parlamentari non superiore alla media dei trattamenti<br />

dei parlamentari dei paesi <strong>del</strong>l’Unione Europea. Quello dei<br />

consiglieri regionali non superiore ai due terzi di quello dei<br />

parlamentari.<br />

<strong>La</strong> carica di parlamentare e quella di consigliare regionale<br />

sono incompatibili con qualsiasi altra carica pubblica e con<br />

qualsiasi attività professionale o comunque retribuita.<br />

Abolizione dei privilegi pensionistici dei parlamentari e dei<br />

consiglieri regionali. <strong>La</strong> loro pensione è calcolata in base<br />

agli stessi requisiti di età e contribuzione previsti per tutti i<br />

cittadini.<br />

4. Abolizione <strong>del</strong>le provincie. Competenze e personale assegnati<br />

alle regioni e ai comuni, anche in temporaneo esubero<br />

alle rispettive piante organiche.<br />

5. I patrimoni di qualsiasi natura e composizione al di sopra<br />

di un limite prestabilito (un milione di euro?) sono assoggettati<br />

a imposizione fiscale progressiva annuale nella<br />

misura dall’1% al 5%. L’evasione fiscale o contributiva è<br />

punita col carcere, col recupero totale di quanto evaso e,<br />

nei casi più gravi, anche con la confisca parziale o totale<br />

dei beni <strong>del</strong>l’evasore.<br />

6. Abolizione <strong>del</strong> concordato con la Chiesa cattolica e di<br />

tutti i privilegi economici ad essa accordati. Libertà religiosa<br />

per tutti in uno Stato laico e pluralista. I rapporti politici<br />

e diplomatici con lo stato <strong>del</strong> Vaticano sono quelli<br />

normali fra stati indipendenti e sovrani.<br />

7. Invariate le altre parti <strong>del</strong>la Costituzione vigente.<br />

Ho esposto sinteticamente un’ipotesi di riforma costituzionale<br />

che, a mio parere, risolverebbe la maggior parte dei<br />

problemi che opprimono la nostra comunità nazionale. Non<br />

oso sperare che molti siano d’accordo con me. Ma supponiamo<br />

che la stragrande maggioranza dei cittadini sia d’accordo<br />

con la riforma ipotizzata o con una non molto diversa.<br />

(In proposito sarebbe interessante conoscere l’opinione<br />

dei Lettori.) Rimarrebbero comunque da stabilire le modalità<br />

di approvazione e attuazione. “Qui sta l’inciampo!”,<br />

direbbe l’Amleto <strong>del</strong> celebre soliloquio. Perché ad approvarlo<br />

dovrebbe essere il parlamento in carica, che mai e poi<br />

mai l’approverebbe, se non costretto sotto la minaccia dei<br />

forconi di un intero popolo in rivolta. In questo caso, però,<br />

non si tratterebbe di una riforma ma di una rivoluzione, di<br />

cui non mi pare che esistano le minime condizioni. Siamo<br />

un popolo prevalentemente intontito dalle chiacchiere televisive,<br />

dalla miopia dei piccoli egoismi, dall’incapacità di<br />

indignarci tutti insieme per cose di interesse generale, rassegnato<br />

a tutto e al peggio. Ma non disarmiamo definitivamente.<br />

Cari Lettori, su la testa!


28<br />

25 giugno 2010<br />

Rubriche, Opinioni e commenti<br />

GUSPINI<br />

<strong>La</strong> parrocchiale di San Nicolò e i suoi presbiteri<br />

Fare memoria dei presbiteri che hanno caratterizzato la vita parrocchiale<br />

<strong>del</strong>la comunità di San Nicolò. Una memoria che dal<br />

passato remoto risale lungo i secoli sino ai nostri giorni. Questo<br />

è stato il tema <strong>del</strong> convegno svoltosi il 3 giugno nel salone<br />

Murgia. Ha fatto gli onori di casa don Angelo Pittau, parroco<br />

<strong>del</strong>la chiesa, alla presenza di numerosi preti, suore e laici, giunti<br />

per ricordare e confermare un’esperienza di comunità che affonda<br />

le sue radici nel XVI secolo. Don Angelo Pittau ha ripercorso<br />

le vicende storiche e ha fatto memoria dei parroci che nei<br />

secoli si sono succeduti, evidenziando le caratteristiche e i carismi<br />

di ciascuno, non tacendo le molte difficoltà affrontate dalla<br />

comunità parrocchiale con l’arrivo dei Piemontesi, col fascismo<br />

e con un certo comunismo che ha tentato di cancellare anche<br />

l’idea di Dio. Claretta <strong>La</strong>mpis ha ricordato don Raffaele<br />

Cabitza, parroco nella prima metà <strong>del</strong> XX secolo. Lo ha descritto<br />

come uomo attento ai bisogni dei molti poveri, dei bambini<br />

e dei giovani. <strong>La</strong> testimonianza ha scavato nel passato cogliendo<br />

anche il lato umoristico <strong>del</strong>l’arcigno prete. Tarcisio Agus<br />

ha fatto memoria <strong>del</strong> periodo nel quale è nato l’oratorio San<br />

Domenico Savio, ricordando l’esperienza formativa per molti<br />

degli uomini che assumeranno, successivamente, incarichi importanti<br />

a sevizio <strong>del</strong>la comunità guspinese. Il primo prete ricordato<br />

è stato don Michele Pinna, fondatore <strong>del</strong>l’Oratorio e<br />

poi parroco per molti anni, quindi è stata la volta di don Tonino<br />

Meloni e don Liberale Carta che, non solo, hanno continuato<br />

l’opera <strong>del</strong> fondatore, ma l’hanno fatta crescere e irrobustire.<br />

Fausto Delogu ed Isa Saba hanno riproposto alcuni aspetti <strong>del</strong>l’esperienza<br />

che la comunità parrocchiale ha fatto guidata da<br />

don Salvatore Spettu, per aderire il più possibile al vangelo alla<br />

luce dei tempi nuovi e <strong>del</strong> Concilio Ecumenico Vaticano II.<br />

Hanno ripercorso le tappe fondamentali mettendo in evidenza i<br />

passaggi cruciali e la fatica necessaria a discernere per proporre<br />

in modo nuovo il messaggio <strong>del</strong>la salvezza. Imprescindibile la<br />

guida illuminante di don Salvatore Spettu, uomo colto, lungimirante,<br />

attento e animato da una fede profonda sempre testimoniata,<br />

anche quando la malattia ne ha minato il fisico. <strong>La</strong><br />

testimonianza di Sara Cappai e Sandro Garau ha ripercorso le<br />

vicende dei vice-parroci e <strong>del</strong>le attività svolte con i circoli giovanili,<br />

con i ragazzi e nella catechesi. Hanno ricordato don Giampaolo<br />

Spada, don Giampaolo Zedda, oggi vescovo <strong>del</strong>la diocesi<br />

di Iglesias, don Giuseppe Floris, don Giovanni Coni, don Peppangelo<br />

Perria, don Nico Massa, don Elvio Tuveri e don Corrado<br />

Melis. È emerso il percorso svolto dalla comunità nel quale<br />

la vivacità, l’attenzione alle problematiche e la discussione continua<br />

tra clero e laici non è stata mai banale o inutile, ma significativa<br />

sotto la spinta dei documenti <strong>del</strong> Concilio Ecumenico<br />

Vaticano II. I giovani e meno giovani sono stati i protagonisti<br />

ascoltati dai presbiteri ed in cammino con loro. Boezio Boi ha,<br />

invece, ricordato il compianto don Dario Sanna. È stato l’intervento<br />

<strong>del</strong>l’amico, <strong>del</strong> coetaneo, <strong>del</strong> fratello e figlio. È emersa la<br />

figura di un prete attento, misericordioso e vicino alle vicende<br />

<strong>del</strong>la comunità che lo ha visto nascere e crescere, partire per la<br />

sua missione e tornare a confortare e confessare i compaesani.<br />

È morto, come aveva immaginato e sperato, coccolato dalla sua<br />

comunità, partendo per l’ultimo viaggio dalla stessa parrocchia<br />

nella quale aveva ricevuto i primi sacramenti ed era stato ordinato<br />

prete <strong>del</strong>la Chiesa di Dio, più di cinquant’anni prima. Iride<br />

Peis ha fatto memoria di don Fiorenzo Pau, primo parroco <strong>del</strong>la<br />

Il pubblico presente al convegno<br />

parrocchia di San Pio X e dei suoi successori, don Francesco<br />

Murgia e don Pietro Fanari, ripercorrendo le tappe più significative<br />

che hanno permesso alla comunità di uscire dalla cripta<br />

per celebrare nella chiesa finalmente rinnovata. <strong>La</strong> stessa ha<br />

ricordato don Petronio Floris, cappellano <strong>del</strong>la chiesa di Santa<br />

Barbara a Montevecchio e quindi primo parroco a San Giovanni<br />

Bosco nel quartiere di Is Boinargius.<br />

L’ultimo dei laici ad intervenire è stato il neo sindaco di Guspini,<br />

Rossella Pinna che ha messo in evidenza l’importanza di<br />

fare memoria e scavare tra i tesori nascosti nella comunità. Ha<br />

riconosciuto l’importanza <strong>del</strong>le opere portate avanti dalle parrocchie<br />

soprattutto nei confronti <strong>del</strong>le nuove e vecchie povertà.<br />

Il vescovo <strong>del</strong>la diocesi di Ales e Terralba, mons. Giovanni<br />

Dettori, ha concluso il convegno ammettendo di aver scoperto<br />

una serie di aspetti a lui sconosciuti sia <strong>del</strong> percorso fatto sino<br />

ad ora dalla comunità parrocchiale sia dai suoi preti. Ha ringraziato<br />

don Angelo Pittau e i laici auspicando che continuino a<br />

camminare sulla strada tracciata dal Messaggio di Cristo.<br />

Sandro Renato Garau<br />

INVITO ALLA MUSICA<br />

di Alessandro Scanu*<br />

IL MELODRAMMA<br />

IN PALCOSCENICO: “TURANDOT”<br />

DI GIACOMO PUCCINI<br />

VILLACIDRO PICCOLI GIORNALISTI CRESCONO<br />

“Monumenti aperti” a scuola!<br />

Atto Terzo<br />

Il giardino <strong>del</strong>la reggia,<br />

vastissimo, tutto rialzi ondulati,<br />

cespugli e profili<br />

bronzei di divinità, illuminati<br />

dal riflesso degli incensieri.<br />

Il Principe è disteso sui gradini<br />

<strong>del</strong> padiglione che porta<br />

alle stanze regali di Turandot.<br />

Nel silenzio notturno,<br />

dalle più remote lontananze,<br />

giungono le voci<br />

degli Araldi che, battendo<br />

di porta in porta, intimano<br />

pena di morte, che sia rivelato<br />

il nome <strong>del</strong>l’Ignoto. <strong>La</strong><br />

notte rimanda altre voci vicine<br />

e lontane.<br />

Calaf ricanta fra sè qualcuna<br />

<strong>del</strong>le parole che ha udito.<br />

E’ certo che nessuno<br />

conosce il suo nome e pensa<br />

al trionfo che l’aspetta<br />

con l’alba, a Turandot, il<br />

cui amore sveglierà con un<br />

bacio.<br />

Ombre sempre più fitte e<br />

numerose strisciano fra i<br />

cespugli: è una folla, con in<br />

testa Ping, Pong e Pang.<br />

Inutili le promesse seducenti<br />

dei tre ministri-donne<br />

splendide, tesori, gloria,<br />

a patto che il Principe fugga<br />

lontano; inutili le minacce,<br />

con il popolo armato di<br />

pugnali che stringe furibondo.<br />

Ma ecco, trascinati dagli<br />

sgherri, Timur e Liù. <strong>La</strong><br />

sera prima sono stati visti<br />

assieme al Principe, devono<br />

conoscerlo. Come d’incanto<br />

appare Turandot e<br />

interroga il vecchio, muto,<br />

intontito dal dolore, mentre<br />

la folla si prostra intimorita.<br />

Ecco allora Liù farsi<br />

avanti all’improvviso e dire<br />

che essa soltanto conosce il<br />

Principe.<br />

Timur nega. Liù lo guarda<br />

con infinita tenerezza dicendogli<br />

che terrà sempre segreto<br />

il suo nome, motivo per lei<br />

di tanta <strong>del</strong>izia.<br />

Invano si tenta di farla parlare<br />

con la forza, perché tace<br />

ostinata. Turandot, stupita da<br />

tale forza d’animo, le domanda<br />

da cosa le venga: “È<br />

l’amore: tanto amore, segreto,<br />

inconfessato” che si fa abnegazione<br />

dolcemente sofferta.<br />

Per un attimo la Principessa<br />

appare turbata e affascinata<br />

dalle parole che ha udito.<br />

Un’attimo soltanto: si strappi<br />

il segreto, si chiami il boia<br />

per la tortura, fa eco Ping.<br />

Allora, per timore di non resistere,<br />

Liù strappa il pugnale<br />

dalla cintola di un soldato<br />

e s’uccide, dopo aver predetto<br />

che anche Turandot all’alba<br />

amerà il suo Signore.<br />

Il vecchio Timur, come impazzito,<br />

si alza, si inginocchia<br />

piangente davanti alle<br />

spoglie di Liù, vaticina che<br />

il <strong>del</strong>itto sarà espiato da tutti.<br />

Un timore superstizioso<br />

s’impadronisce <strong>del</strong>la folla e<br />

il corpo di Liù viene pietosamente<br />

sollevato. Il corteo funebre<br />

si allontana con Timur<br />

che per l’ultima volta cammina,<br />

mano nella<br />

mano,accanto alla sua compagna,<br />

perdendosi nella notte.<br />

Qui termina la stesura originale<br />

e completa di Puccini e<br />

seguono le trentasei pagine<br />

elaborate da Francesco Alfano.<br />

Sono rimasti soli, di fronte<br />

l’uno all’altro: Turandot ed<br />

il Principe. Vincendone la resistenza,<br />

egli la bacia freneticamente,<br />

e sotto tanto impeto<br />

la Principessa non ha<br />

più voce, non ha più forza,<br />

non ha più volontà. E’ l’alba,<br />

Turandot “Principessa di<br />

gelo” tramonta e nasce la<br />

donna che confessa di essere<br />

stata turbata fin dal primo<br />

momento da quell’uomo, tormentata<br />

e divisa fra due terrori<br />

uguali: vincerlo o essere<br />

vinta.<br />

Solo un residuo <strong>del</strong>l’orgoglio<br />

trascorso la induce a supplicarlo<br />

di andarsene, ma questi,<br />

sicuro <strong>del</strong>l’amore che li<br />

unisce, le rivela tranquillamente<br />

il suo nome: è Calaf,<br />

figlio di Timur, e non teme<br />

la prova finale.<br />

Turandot si rivolge a tutti i<br />

presenti. Conosce il nome <strong>del</strong><br />

Principe Ignoto: è Amore.<br />

L’Opera si chiude nel giubilo<br />

generale, con gli amanti<br />

stretti in un lungo abbraccio.<br />

*Tenore<br />

Editrice<br />

Nei giorni 5 e 6 giugno<br />

2010 c’è stata la manifestazione<br />

“Monumenti<br />

Aperti”. Nella nostra<br />

scuola, Piazza Municipio,<br />

si è parlato dei Mercedari<br />

a Villacidro, <strong>del</strong>la scuola<br />

degli anni ’40, <strong>del</strong>l’utilità<br />

<strong>del</strong>le erbe aromatiche e<br />

dei lavori che abbiamo<br />

fatto durante questi anni.<br />

Incomincio col raccontarvi<br />

un po’ di storia. I Mercedari<br />

arrivarono a Villacidro<br />

intorno al 1636.<br />

Grazie al lascito di Giovanni<br />

Cannas fu costruito<br />

il loro convento. Il convento<br />

era molto ricco ed<br />

era disposto su due piani.<br />

C’erano la scuderia, le<br />

celle, i bagni, un frutteto,<br />

i magazzini con le scorte<br />

alimentari e una cisterna<br />

per l’acqua dalla capacità<br />

di 7300 litri che ancora<br />

oggi si trova nel cortile<br />

<strong>del</strong>la nostra scuola, che<br />

dal convento ebbe origine.<br />

Nel 1832 Monsignore<br />

Raimondo Tore diede inizio<br />

all’istruzione a Villacidro e<br />

un mercedario fu il primo<br />

maestro. Nel 1858 lo Stato<br />

fece abolire molti conventi<br />

fra i quali quello di Villacidro.<br />

I pochi frati rimasti vennero<br />

trasferiti a Cagliari nella<br />

chiesa di Bonaria.<br />

Negli anni ’30 gli edifici religiosi,<br />

convento e chiesa, lasciarono<br />

spazio alla casa comunale<br />

e alla scuola elementare.<br />

A scuola potevano andare<br />

solo i bambini più fortunati,<br />

gli altri aiutavano i genitori<br />

a casa e in campagna.<br />

Chi andava a scuola aveva<br />

dei maestri molto severi che<br />

usavano diverse punizioni:la<br />

bacchetta, le orecchie d’asino<br />

e i ceci sui quali i bambini<br />

dovevano inginocchiarsi.<br />

Le bambine usavano il grembiule<br />

bianco e i maschietti<br />

quello nero. Si usavano cartelle<br />

di pelle o di cartone<br />

pressato che contenevano un<br />

astuccio di legno con dentro<br />

il pennino, il temperalapis e<br />

la matita. Per scaldarsi si utilizzava<br />

uno scaldino di ferro<br />

con dentro la brace ardente.<br />

<strong>La</strong> scuola si faceva anche all’aperto<br />

per approfondire le<br />

lezioni di scienze. I miei<br />

compagni più piccoli, per arricchire<br />

il percorso scientifico,<br />

hanno organizzato il laboratorio<br />

<strong>del</strong>le erbe aromatiche.<br />

Lì si potevano assaggiare:<br />

il pane aromatizzato, il<br />

vino invecchiato, la marmellata<br />

fatta in casa e si poteva<br />

godere di un profumo buonissimo.<br />

Agli ospiti più simpatici<br />

(tutti) veniva regalato<br />

un vasetto di sale<br />

aromatizzato. Tutti insieme<br />

abbiamo allestito anche una<br />

stanza con tutti i lavori realizzati<br />

in questi anni e anche<br />

una sala multimediale. Auguro<br />

a chi resterà in questa<br />

scuola di fare ancora dei bei<br />

lavori. Io andrò alla scuola<br />

media dove vivrò nuove<br />

esperienze che potrò raccontarvi<br />

nel mio prossimo articolo.<br />

Emanuele Saiu<br />

Classe V A, P.zza Municipio


Rubriche, Opinioni e commenti<br />

25 giugno 2010 29<br />

IL MIO PUNTO DI VISTA<br />

di Antonio Loru<br />

IL PUNTO<br />

di Adriano Marci<br />

Panem et circenses.<br />

(Giovenale, Satire, 10-81)<br />

<strong>La</strong> nozione di cultura (dal<br />

verbo latino còlere, coltivare)<br />

nella storia occidentale è<br />

stata a un certo punto intesa<br />

come culto, cioè estesa a<br />

quei comportamenti che imponevano<br />

cura verso gli dei.<br />

Oggi sembra estendersi al<br />

culto dei politici e dei loro<br />

mandatari sociali, che mi<br />

sembra, ben poco abbiano di<br />

superno e celeste.<br />

Il concetto moderno di cultura<br />

può essere inteso come<br />

quel bagaglio di conoscenze<br />

ritenute fondamentali e che<br />

vengono trasmesse di generazione<br />

in generazione. Nella<br />

lingua italiana assume due<br />

significati principali, diversi<br />

ma complementari:<br />

- l’umanesimo ha sempre presentato<br />

la cultura come la formazione<br />

individuale tesa a<br />

coltivare l’animo umano; in<br />

tale accezione essa assume<br />

una valenza quantitativa, e<br />

una persona può essere più o<br />

meno colta;<br />

- l’antropologia moderna<br />

rappresenta la cultura come<br />

l’insieme dei costumi, <strong>del</strong>le<br />

credenze,<br />

degli atteggiamenti, dei valori,<br />

degli ideali e <strong>del</strong>le abitudini<br />

<strong>del</strong>le diverse popolazioni<br />

o società <strong>del</strong> mondo, e<br />

dunque guarda all’individuo<br />

così come alle collettività di<br />

cui i singoli fanno parte.<br />

Dunque culture al plurale;<br />

cosi come tante sono le arti,<br />

i mezzi e gli strumenti più o<br />

meno adatti a crearla. Per<br />

non allungare il brodo. Il comune<br />

di Villacidro ha recentemente<br />

bandito un concorso<br />

per l’assegnazione dei locali<br />

<strong>del</strong> Caffè Letterario, che<br />

DALLE NOSTRE PARTI: SA MESA DE IS TURROIS<br />

L’amministrazione comunale di Villacidro e la cultura<br />

di fatto esclude ogni possibilità<br />

che questi possano, a dispetto<br />

<strong>del</strong>la bontà dei progetti,<br />

essere assegnati a chi davvero,<br />

per pura passione civile<br />

e competenze, voglia promuovere<br />

cultura a Villacidro e nel<br />

suo territorio. Per un semplice<br />

motivo: nessuna associazione<br />

culturale, (vera) è in grado di<br />

metterci di proprio, almeno<br />

cinquemila euro al mese per la<br />

gestione, più trenta, forse quarantamila<br />

euro, sull’unghia,<br />

(vedere le condizioni <strong>del</strong> bando<br />

per credere) per la messa a<br />

norma dei locali.<br />

Prima che venisse messo a<br />

concorso il Caffè, (più o meno<br />

due anni fa) in qualità di presidente<br />

<strong>del</strong> Circolo Amici <strong>del</strong><br />

Cinema di Villacidro, affiliato<br />

FICC e FIC, assieme ad altri<br />

due soci fondatori - tra i quali<br />

un ingenuo, promotore <strong>del</strong>la<br />

lista civica (?) che ha poi vinto<br />

le ultime elezioni e attualmente<br />

esprime i nostri amministratori<br />

- ho fatto richiesta<br />

per avere (gratuitamente o a<br />

costi sostenibili, per le associazioni<br />

senza fini di lucro come<br />

la nostra) in utilizzo dei locali,<br />

tra i quali poteva essere il<br />

Caffè, allora abbandonato e<br />

inutilizzato, da destinare a<br />

sede <strong>del</strong>la cinefila. Richiesta<br />

reiterata più volte, nelle forme<br />

burocratiche previste. Nessuna<br />

risposta. Forse che questi<br />

spazi fisici e culturali, come in<br />

altri contesti geografici è lecito<br />

dubitare capita o sia capitato,<br />

verranno usati come spòglie,<br />

bottino di guerra, da dividere<br />

tra i combattenti, a vario<br />

titolo e grado, le battaglie<br />

elettorali dei vincitori? E dunque,<br />

quella moda, così sciagurata,<br />

che pare a volte nel nostro<br />

Belpaese esserci, di compensare<br />

con incarichi e spazi<br />

È trascorso esattamente un anno da quando la mia vita ha intrapreso<br />

una svolta con un sogno che aspettavo da sempre: entrare<br />

un giorno a far parte di una testata giornalistica. Un anno di<br />

gioie, di tensioni, di colpi di scena, di continue scoperte, ma<br />

sopratutto d’infinite soddisfazioni. Ho coronato il mio sogno,<br />

un sogno che, oramai avevo chiuso dentro un cassetto e che non<br />

avrei mai pensato si potesse riaprire avverandosi sul serio.<br />

Fu grande la gioia che provai il giorno in cui mi laureai in “Scienze<br />

<strong>del</strong>la comunicazione” all’università di Sassari: avevo concluso<br />

gli studi nonostante gli innumerevoli ostacoli che esso comportò.<br />

Ma la mia tenacia, la caparbietà e il desiderio di raggiungere<br />

il mio obiettivo mi permisero di superare quelle difficoltà e<br />

dire finalmente: ce l’ho fatta! Tuttavia, dopo un po’, lo sconforto<br />

prese il sopravvento e tutta la grinta accumulata ogni giorno<br />

sembrava più lieve. <strong>La</strong> difficoltà nel trovare un impiego stava<br />

affievolendo tutta quell’autostima che mi ero conquistata in tanti<br />

anni di studi, considerati oramai inutili.<br />

Ed ecco che, come un fulmine a ciel sereno, la mia vita assume<br />

colori diversi, pieni di luce e di speranza. Tutto cambiò il giorno<br />

in cui superai le soglie <strong>del</strong>la redazione, quando, ancora inebriata<br />

da quel forte odore <strong>del</strong>la carta stampata e di cui me ne innamorai<br />

al primo respiro, fui accolta dal direttore, colui che per anni aveva<br />

fatto parte dei miei sogni irrealizzabili e che la mia fantasia<br />

aveva attribuito un’immagine completamente diversa. So con<br />

certezza che per me è stato un grande onore e già quello mi<br />

ripagava di tutto. Non dimenticherò mai nemmeno la calorosa<br />

accoglienza che mi è stata offerta da persone così straordinarie<br />

e, al tempo stesso così vere. Persone che hanno creduto in me e<br />

Io, giornalista<br />

culturali, i trombettisti che<br />

hanno soffiato nelle trombe dei<br />

candidati divi, ha magari inconsapevolmente<br />

funzionato<br />

anche qui da noi? Se così fosse,<br />

ma non credo - non voglio<br />

crederci - che vi piaccia o no,<br />

vi dico cosa, in proposito, ne<br />

penso.<br />

Questi incarichi e questi spazi<br />

- a salvaguardia <strong>del</strong> prestigio<br />

degli enti - vanno assegnati<br />

per concorso pubblico di esami<br />

e titoli e per bontà dei progetti<br />

culturali proposti. Titoli,<br />

ovviamente certificati, non<br />

semplicemente autocertificati;<br />

perché il millantatore in questi<br />

casi è sempre pronto e in<br />

agguato. In ogni caso, esami<br />

seri e severi, secondo protocolli<br />

di accertamento scientifico<br />

<strong>del</strong>le competenze. Non bisogna<br />

in alcun caso, (neanche inconsapevolmente)<br />

creare le<br />

condizioni per far sì che questi<br />

enti siano di fatto utilizzati<br />

come ricompensa di servigi<br />

resi, non alla comunità, nel suo<br />

astratto generale, ma alla cordata<br />

che ha scalato le vette <strong>del</strong><br />

potere locale. Si deve cioè essere<br />

previdenti, fosse anche<br />

solo perché il successo politico,<br />

può portare alla ribalta nelle<br />

istituzioni culturali il galoppino<br />

di turno, ma l’improvvida<br />

gestione <strong>del</strong>l’ente affidata<br />

al maldestro potrà essere pagata<br />

a caro prezzo, nelle future<br />

tornate elettorali, con la<br />

sconfitta figlia <strong>del</strong>le promesse<br />

di progressi non realizzati;<br />

anzi, risulterà poi evidente<br />

l’indiscutibile degrado prodotto<br />

dall’insipienza <strong>del</strong> presuntuoso,<br />

col risultato di riportare<br />

in auge, richiamato dal popolo<br />

a gran voce, il tiranno<br />

appena cacciato, che pure, se<br />

non responsabile di tutti i mali,<br />

qualche errore, magari, l’aveva<br />

anche fatto. Perché la cultura<br />

è una cosa seria, complessa,<br />

difficile, faticosa.<br />

Ci vuole ben più <strong>del</strong>le parole<br />

in libertà. Per promuoverla<br />

servono idee, che solo la lunga<br />

frequentazione intelligente<br />

con le arti, possono produrre.<br />

Consentire alle arti spazi pubblici,<br />

alla lunga paga, se davvero<br />

si ha a cuore il progresso<br />

civile <strong>del</strong>la comunità. Restituisce<br />

cittadini, persone più sensibili,<br />

avvezze a trovarle, le<br />

idee, quando vi sono, meno disposte<br />

a farsi pigliare per il<br />

culo dai vuoti discorsi <strong>del</strong> retorastro<br />

di turno - odierno gerarchino<br />

- che la sfanga grazie<br />

al rincitrullimento mediatico,<br />

la televisizzazione forzata alla<br />

quale siamo universalmente<br />

sottoposti, purtroppo non riconosciuta<br />

da chi, fin dal suo inizio,<br />

in questo mondo è stato<br />

gettato.<br />

Infine una domanda al Signor<br />

Sindaco e ai Signori Assessori<br />

competenti.<br />

Se un’associazione che prova<br />

a fare cultura, nel senso umanistico<br />

- ma anche antropologico<br />

<strong>del</strong>la parola - deve esporsi<br />

così tanto economicamente,<br />

quanto pagano, (per esempio)<br />

le nostre beneamate società<br />

calcistiche, per l’utilizzo degli<br />

impianti sportivi, che ritengo<br />

valgano e abbiano costi di gestione<br />

molto superiori al Caffè<br />

Letterario? Più in particolare:<br />

quanto pagano il Villacidro<br />

e la Villacidrese, per l’utilizzo<br />

<strong>del</strong>lo stadio comunale?<br />

Quanto costa all’anno alla comunità<br />

il glorioso e ristrutturato<br />

campo sportivo? Gradirei<br />

una risposta pubblica, e in ogni<br />

caso, chiunque può accedere a<br />

questi dati, e noi, fintanto che<br />

la legge ancora lo consentirà,<br />

lo faremo.<br />

che giorno dopo giorno hanno aumentato sempre più il desiderio<br />

di realizzare la mia missione: diventare un giorno una vera<br />

giornalista. Non ce l’avrei mai fatta se non avessi avuto il loro<br />

appoggio incondizionato. Ho scoperto una nuova famiglia: un’altra<br />

mamma, dolce e forte al tempo stesso, capace di alleviare<br />

ogni tristezza e di trasformare, con le sue confortanti parole,<br />

ogni incertezza in assoluta verità; due straordinarie compagne<br />

di viaggio e ora anche di vita e soprattutto il mio mentore, professionale,<br />

gentile, disponibile, colui che ha creduto in me dandomi<br />

la possibilità di coronare il mio grande sogno. Sono tante<br />

le sensazioni e le immagini di quei mitici istanti che per sempre<br />

hanno cambiato il percorso <strong>del</strong>la mia esistenza dandone il suo<br />

senso più autentico. Dal quel giorno la mia vita da lenta, insofferente,<br />

inappagata e immutabile che era, ha preso un ritmo irrefrenabile,<br />

e non mi ha più fermata, aprendo, di fronte ai miei<br />

occhi, la strada giusta per seguire la mia felicità.<br />

Vorrei concludere con una frase che a me ha incoraggiato moltissimo:<br />

la vita è un’occasione che si deve cercare di sfruttare al<br />

massimo. Nella vita si può scegliere di combattere o di lasciarsi<br />

trascinare dal flusso naturale <strong>del</strong>le cose: se decidi di lottare, la<br />

vita può essere dura, ma se recepisci dentro di te i messaggi e sai<br />

di essere sulla strada giusta, le opportunità ti si presentano da<br />

sole, com’è accaduto a me, collaborando con la <strong>Gazzetta</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong>, scoprendo, con una nuova famiglia, le innumerevoli<br />

opportunità e gioie che questa straordinaria avventura<br />

ogni giorno continua a darmi.<br />

Grazie di cuore!<br />

Marcella Pistis<br />

UN RE SENZA POPOLO<br />

DI CHI È RE?<br />

Nel centro sinistra, per il “successo” di Graziano Milia a Cagliari,<br />

c’è poco da esultare. Il vero vincitore è stato il “partito<br />

dei non votanti” con il 63/% dei non voti al primo turno e<br />

addirittura il 76% nel ballottaggio. Al conteggio c’è poi da<br />

aggiungere quanti hanno deposto nell’urna la scheda bianca o<br />

l’hanno fatta annullare: riferendoci sempre a Cagliari questi<br />

sono stati circa 20.000 nel primo turno pari al 9% e 3.500 nel<br />

ballottaggio (il 3%). Poiché non possiamo attribuire ad alcuno<br />

questa “vittoria” se non ad una possibile presa di coscienza da<br />

parte <strong>del</strong> corpo elettorale che non ha potuto esprimere “liberamente”<br />

il proprio voto, possiamo però affermare che questo è<br />

stato il naufragio e la sconfitta dei due “grandi” partiti in lizza.<br />

Una buona parte di responsabilità non può che ricadere sul<br />

desolante e degradante quadro nazionale che sicuramente ha<br />

nauseato una buon numero di elettori dei due schieramenti e<br />

lo si è visto in tutte le province. Per quanto riguarda Cagliari,<br />

come ha scritto Marco Travaglio sul quotidiano “Il fatto quotidiano”<br />

di qualche settimana fa , la scelta di Milia è stata molto<br />

discutibile e penalizzante. Infatti, prima <strong>del</strong>la polemica <strong>del</strong> noto<br />

opinionista, tantissimi elettori si erano già chiesti come mai,<br />

fatto salvo il giusto garantismo che si deve nei confronti di<br />

una persona che non ha una condanna passata in giudicato, il<br />

PD, coerentemente con le sue battaglia sulla moralizzazione e<br />

sulle legittime contestazioni al partito di Berlusconi, non abbia<br />

ritenuto opportuno non candidare un personaggio con una<br />

condanna in secondo grado sul groppone, condanna che tra<br />

l’altro ha previsto l’ allontanamento dai pubblici uffici per un<br />

discreto numero di anni. Ma se quello che conta per i vertici di<br />

un partito è vincere comunque, l’obbiettivo è stato raggiunto,<br />

anche alla faccia dei giudici (rossi o neri?). Ma la vittoria di<br />

Milia la si deve in buona parte al centro-destra. Infranta la<br />

grande unità che ha caratterizzato lo schieramento <strong>del</strong> Cavaliere,<br />

prima da Fini a livello nazionale, poi ad altri livelli ha<br />

colpito anche Cagliari. Voci bene informate raccontano appunto<br />

di una diatriba tra Cicu e Massidda, pezzi da novanta <strong>del</strong> Pdl<br />

sardo. Si dice che Cicu avesse bisogno di piazzare un suo pezzo<br />

ai vertici <strong>del</strong>la Provincia (in ballo anche la presidenza <strong>del</strong>l’Unione<br />

<strong>del</strong>le province Italiane) e che Massidda, stanco di<br />

fare navetta tra Cagliari e Roma, cercasse stabilità nel capoluogo<br />

sardo. <strong>La</strong> cosa naturalmente si sarebbe potuta risolvere<br />

in famiglia se lo scandalo <strong>del</strong>la “cricca” non avesse travolto<br />

Verdini che per un attimo avrebbe perso il controllo <strong>del</strong>la situazione.<br />

Persone informate dicono che <strong>del</strong> problemino si sia<br />

interessato Berlusconi di persona, che abbia espresso il suo<br />

pensiero ma che alla fine abbia lasciato fare. Infatti, questa<br />

volta, come si è potuto notare, non è sceso in campo. Il partito<br />

degli assenteisti ha fatto il resto, la lezione servirà anche per il<br />

futuro? Un re senza popolo di chi è re?<br />

I LETTORI<br />

SEGNALANO<br />

VILLACIDRO<br />

FILI ELETTRICI AD ALTO RISCHIO<br />

Già segnalammo un inconveniente provocato dai rami nella<br />

via Isch’e Bidda, incrocio con via Cavour: due cartelli<br />

stradali completamente invisibili perché celati da folti rami<br />

di pino. Questa volta vogliamo segnalare un inconveniente<br />

che può, a lungo andare, risultare oltremodo pericoloso. I<br />

rami dei pini, infatti, stanno rendendo oltremodo precario<br />

lo stato di diversi fili elettrici che hanno la disgrazia di<br />

trovarsi in quel tratto di spazio. I rami hanno premono sui<br />

fili e pian piano ne stanno minando la sicurezza. Potrebbero<br />

spezzarsi da un momento all’altro, con tutte le conseguenze<br />

(funeste) che ne deriverebbero.<br />

L’amministrazione comunale? L’Enel? <strong>La</strong> protezione Civile?<br />

I Vigili <strong>del</strong> fuoco? Chi troverà il tempo per interessarsi<br />

di questa faccenda?<br />

Gian Paolo Marcialis


30<br />

25 giugno 2010<br />

Rubriche, Opinioni e commenti<br />

<strong>La</strong> gallina prataiola<br />

e la cornacchia grigia<br />

a Guspini<br />

Nel maggio <strong>del</strong> 2008, andato in pensione da alcuni mesi,<br />

mi sono dedicato alla mia grande passione: fotografare<br />

la natura, in particolare gli animali a rischio di estinzione,<br />

causa l’uomo e la cornacchia grigia (CORVUS CORO-<br />

NE). In un agro di Guspini, con una modesta macchina<br />

fotografica, ho iniziato con un uccello molto difficile da<br />

incontrare, la gallina prataiola (TETRAX TETRAX , sa<br />

pudda media). Dopo lunghi appostamenti, e armato di tanta<br />

pazienza, ho visto la femmina sbucare a una decina di<br />

metri da me, con l’ala a penzoloni, tattica usata da molti<br />

uccelli per distogliere l’attenzione <strong>del</strong> predatore dal nido<br />

nelle vicinanze. Naturalmente andai nella parte opposta,<br />

spostandomi in macchina, lentamente, così da non mettergli<br />

paura. Vedendo all’interno di una piccola buca poco<br />

profonda, 5 uova, senza fermarmi mi sono allontanato e a<br />

“distanza di binocolo” ho controllato se l’animale tornasse<br />

o meno nel suo nido. Capita spesso che disturbata abbandoni<br />

la nidiata. Durante la cova ho fatto <strong>del</strong>le foto al<br />

maschio, intento a mettere in mostra tutta la sua bellezza,<br />

in particolare il collo, che io chiamo cravatta nera, assomiglia<br />

a un COBRA ed emette il suo richiamo. Così<br />

facendo attira a se qualche femmina per accoppiarsi. Ho<br />

avuto modo di assistere anche alla lite di due maschi che<br />

si contendevano il territorio, sono volate tante penne e<br />

tanta polvere! <strong>La</strong> mia presenza però li ha disturbati e i<br />

due contendenti hanno finito la lotta. Purtroppo <strong>del</strong>le cinque<br />

5 uova che erano nel nido, solo un pullo è sopravissuto<br />

agli attacchi di un predatore: la cornacchia grigia. E’<br />

un uccello molto intelligente e opportunista, dato che si<br />

ciba aimè anche dei pulli <strong>del</strong>la gallina prataiola e di qualsiasi<br />

uccello, pernici, quaglie; addirittura prende con il<br />

becco il nido <strong>del</strong> passero lo porta per terra e mangia le<br />

uova o i piccoli. In un certo senso fa le veci dei Falconiformi,<br />

per non parlare dei danni alle colture, ai vigneti,<br />

RHINUS OEDICNEMUS) erano tanti tanto da lasciarci<br />

senza parole. In lontananza vedevo la gallina, loro inizialmente<br />

vedevano una zolla di terra, a poco a poco i<br />

loro occhi hanno messo a fuoco, un esclamazione di stupore<br />

ha fatto partire in volo ventuno prataiole, col sibilo<br />

<strong>del</strong>le ali, provocato da una penna (remigante) più piccola<br />

rispetto alle altre. Per quanto riguarda questo magnifico<br />

uccello, in Italia vive solo in Sardegna, un piccolo gruppo<br />

stanziava in Puglia, purtroppo ora non più. Noi siamo<br />

dei “privilegiati”, certo che se le autorità s’impegnassero<br />

a salvaguardare l’ambiente lasciandolo integro, così<br />

da salvare i nidi, creando una sorta di mini parco, così<br />

che anche i cacciatori non sbaglino, potremmo continuare<br />

a vantarci <strong>del</strong> nostro primato faunistico!<br />

Teodorico Medau<br />

L’INTERVENTO<br />

agli orti e ai giardini. Un pomeriggio durante un appostamento<br />

in macchina ho visto 4 cornacchie che si buttavano in<br />

picchiata, a turno, uno alla volta, sopra un sasso, così mi sembrava<br />

da lontano. Avvicinandomi ho visto che non era una<br />

pietra ma bensì la gallina che affrontava senza paura gli<br />

attacchi dei corvidi, loro furbi, usano la tattica di attaccare la<br />

madre, per distogliendola dal pullo che poverino stava fermo<br />

mimetizzato come se fosse una piccola zolla di terra. Malgrado<br />

la partita sia stata impari, quattro contro uno, posso<br />

garantire comunque la sua salvezza perché tutti i giorni sono<br />

andato a monitorare la situazione, mantenendomi sempre in<br />

disparte per non disturbare la loro vita. Ho alcuni amici appassionati<br />

naturalisti con i quali ci siamo dati appuntamento<br />

in una giornata di agosto per vedere insieme la vita <strong>del</strong>la gallina<br />

prataiola. Prima vedemmo un gruppo di Occhioni (BUdi<br />

Sergio Pibiri<br />

BALLOTTAGGI: CHE BATOSTA<br />

AL CENTRODESTRA!<br />

Il segretario regionale <strong>del</strong> Pd<br />

Silvio <strong>La</strong>i ha avuto buoni<br />

motivi per gioire la schiacciante<br />

vittoria conseguita al<br />

ballottaggio <strong>del</strong>le provinciali.<br />

Se al primo turno il risultato<br />

dava un sostanziale pareggio<br />

tra le coalizioni maggiori,<br />

al secondo il centrodestra<br />

ha subito una sonora<br />

batosta che probabilmente<br />

metterà in subbuglio i vertici<br />

dei partiti. Non essere stati<br />

capaci di capovolgere lo striminzito<br />

risultato di cinque<br />

anni fa, nonostante il Pd traballasse<br />

come un pugile suonato<br />

a causa <strong>del</strong>le divisioni<br />

interne, è sinonimo di preoccupante.<br />

<strong>La</strong> minuscola rimonta,<br />

dal 7 a 1 iniziale al 6<br />

a 2 di oggi, lascia sostanzialmente<br />

le cose come prima.<br />

Anzi, il ko di Cagliari necessita<br />

più di un fisiologico<br />

chiarimento. Lo stupore di<br />

molti militanti è grande: non<br />

riescono a capire come mai<br />

il centrodestra si sia comportato<br />

come chi assume<br />

un’overdose di stupefacenti<br />

e va in paranoia. Eppure i<br />

dati <strong>del</strong> primo turno facevano<br />

presagire una buona affermazione<br />

al ballottaggio,<br />

anche perché partiva favorito<br />

dalla spaccatura fra Roberto<br />

Deriu ed Efisio Arbau a<br />

Nuoro, rivelatrice di una mai<br />

sopita lotta correntizia nel Pd;<br />

e dalla lista <strong>del</strong>l’Idv con l’ex<br />

presidente <strong>del</strong>la Regione Federico<br />

Palomba contrapposto<br />

all’uscente Graziano Milia<br />

giacché condannato in primo<br />

grado dai giudici <strong>del</strong> capoluogo.<br />

Insomma, vi erano tutti gli<br />

elementi per vincere facile<br />

dato che poteva vantare <strong>del</strong>la<br />

leadership di Berlusconi a<br />

Palazzo Chigi e di Ugo Cappellacci<br />

alla Regione. Però il<br />

giocattolo non ha funzionato<br />

lo stesso. Immagino quanto<br />

sia stato grande lo sconcerto<br />

di Giuseppe Farris costretto<br />

ora a capire le ragioni <strong>del</strong>la<br />

sua sconfitta. Tempi non lusinghieri<br />

neppure per il coordinatore<br />

regionale <strong>del</strong> Pdl<br />

Mariano Delogu che fra un<br />

anno dovrà affrontare, con<br />

questi dati sconfortanti, le<br />

amministrative di Cagliari. E’<br />

verosimile che nel Pdl si vada<br />

alla resa dei conti fra gli ex<br />

An ed ex Fi, forse tintinneranno<br />

le sciabolate e l’esito <strong>del</strong><br />

confronto potrebbe essere<br />

persino sorprendente. Di certo<br />

non sarà facile stabilire in<br />

armonia le cause <strong>del</strong>la disfatta.<br />

Non basterà dire, come ha<br />

già fatto Delogu, “la colpa è<br />

di tutti”. Per quanto sia arduo<br />

fare i conti in casa d’altri, mi<br />

par di capire che il centrodestra<br />

paga il fio per l’incoerenza<br />

dimostrata dal gruppo dirigente,<br />

defilatosi per l’imbarazzo<br />

di dover chiedere di andare<br />

a votare per confermare<br />

le Province che, un anno fa,<br />

sostenevano di abolirle. E’ verosimile,<br />

quindi, che buona<br />

parte degli elettori <strong>del</strong> centrodestra<br />

non siano andati a votare<br />

proprio per questa ragione:<br />

le Province le ritengono<br />

inutili. Infatti, da un’attenta<br />

lettura dei dati si evince che<br />

al ballottaggio, sbalordendo<br />

persino i più incalliti pessimisti,<br />

il centrodestra è stato penalizzato<br />

dallo stesso suo elettorato<br />

poiché decine di migliaia<br />

di loro hanno disertato i seggi.<br />

Circola l’ipotesi che molti<br />

<strong>del</strong> centrodestra non siano andati<br />

a votare per mandare un<br />

monito agli strateghi <strong>del</strong>la coalizione,<br />

rei di aver infilato<br />

una serie di errori, quasi con<br />

calcolo masochista. Tra i più<br />

eclatanti si possono citare il<br />

caso di Giorgio Massidda a<br />

Cagliari, non affrontato a tempo<br />

e a luogo; il cosiddetto<br />

“rinnovamento” tentato in una<br />

logica politica da prima Repubblica,<br />

candidando a sindaco<br />

di Iglesias l’ultrasettantenne<br />

Paolo Fogu; infine l’inconcepibile<br />

esperimento messo in<br />

campo con estrema superficialità<br />

nel <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong>, sostenendo<br />

il candidato a presidente<br />

di una lista civica (Efisio<br />

Meloni) che fino a tre mesi<br />

prima sedeva gli scranni <strong>del</strong>la<br />

maggioranza di centrosinistra<br />

e appoggiava il diessino Fulvio<br />

Tocco.<br />

Tuttavia, credo abbia avuto il<br />

suo peso anche l’inconsistente<br />

politica che esprime Cappellacci,<br />

caratterizzatosi finora<br />

più da sindacalista in affanno<br />

correndo da un ministero<br />

all’altro per elemosinare un<br />

poco d’assistenza, anziché da<br />

vero leader <strong>del</strong> cambiamento<br />

impegnato a costruire quel<br />

nuovo mo<strong>del</strong>lo di sviluppo<br />

che egli stesso propagandava,<br />

un anno e mezzo fa, in campagna<br />

elettorale. Ad ogni buon<br />

conto, la netta vittoria <strong>del</strong> centrosinistra<br />

va letta con positività<br />

perché contiene un segnale<br />

di avvertimento per la giunta<br />

Cappellacci; come dire: noi<br />

elettori <strong>del</strong> centrodestra ti abbiamo<br />

suonato in tempo i tre<br />

classici squilli di tromba. Forse<br />

si esagera quando si afferma<br />

che gli elettori non contano<br />

nulla.<br />

REGIONE<br />

Povertà ed esclusione sociale:<br />

nasce un fondo amico<br />

Combattere la povertà e l’esclusione sociale con la concessione<br />

di piccoli prestiti a tutte le persone che hanno difficoltà<br />

a ottenere credito dal sistema tradizionale. Questo, in estrema<br />

sintesi, l’obiettivo che si è proposto la Regione col sistema<br />

<strong>del</strong> microcredito.<br />

Un aiuto alle piccole imprese in fase d’avvio o già costituite,<br />

ma con elevato rischio finanziario e con oggettive difficoltà<br />

di accesso al credito ordinario. Le risorse disponibili ammontano<br />

a 41 milioni di euro, ma non è escluso che, in caso di<br />

necessità, il fondo possa essere rimpinguato. E probabilmente<br />

lo sarà, visto che in soli <strong>12</strong> giorni sono già arrivate quasi<br />

500 domande. “Stiamo andando oltre le previsioni <strong>del</strong>la vigilia<br />

-commenta soddisfatto l’assessore <strong>del</strong> lavoro Franco<br />

Manca -, nonostante mi aspettassi comunque un buon riscontro”.<br />

Significa che gli imprenditori sardi credono nel Microcredito.<br />

I numeri parlano chiaro: nei primi giorni di giugno,<br />

la Sfirs (società “in house” <strong>del</strong>la Regione, chiamata a gestire<br />

il fondo) ha ricevuto 483 domande “a sportello” per un impegno<br />

di spesa pari a 11 milioni 552 mila euro.<br />

<strong>La</strong> provincia di Cagliari fa la parte <strong>del</strong> leone (34,16 per cento<br />

<strong>del</strong>le richieste, pari a 165 domande per 3,9 milioni di euro),<br />

seguita dalle province di Nuoro (86 domande) e Ogliastra<br />

(84), per poco più di due milioni di euro ciascuna. Il settore<br />

<strong>del</strong> piccolo commercio, quello che una volta era il re dei centri<br />

abitati, con 115 domande, pari al <strong>23</strong>,81 per cento, sembra<br />

quello più attento alla proposta <strong>del</strong>la Regione, ma anche i<br />

servizi al turismo e il manifatturiero approfittano <strong>del</strong>l’interessante<br />

proposta.<br />

“Sapevo che c’era un forte interesse nei confronti di questo<br />

provvedimento- aggiunge l’assessore Manca- perché avevamo<br />

il polso <strong>del</strong>la situazione, tuttavia non avrei immaginato<br />

una risposta così immediata in poco tempo. L’auspicio è quello<br />

di registrare un consolidamento <strong>del</strong> nostro tessuto imprenditoriale,<br />

che è fatto essenzialmente di piccole e piccolissime<br />

aziende. Stiamo andando lungo la linea <strong>del</strong> credito integrativo<br />

rispetto a quello ordinario, e il mercato sta offrendo buone<br />

risposte”.<br />

Santina Ravì

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