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L'approccio neoclassico alla valutazione dei beni ambientali. Una ...

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LIBRI E RICERCHE 25<br />

valore commerciale, mentre altri <strong>beni</strong>, come l’oro e le pietre<br />

preziose, pur non avendo alcuna utilità, abbiano un<br />

valore commerciale molto alto 4 . Le motivazione <strong>alla</strong> base<br />

di questa dicotomia tra utilità di scopo e valore del bene<br />

costituiscono una delle questioni più importanti dell’economia,<br />

nota come la teoria del valore.<br />

Il problema era già stato affrontato dagli economisti<br />

classici i quali collegarono l’incremento di valore di un<br />

bene <strong>alla</strong> quantità di lavoro necessaria per produrlo, per<br />

cui un bene avrebbe un valore elevato se la sua produzione<br />

richiede molto lavoro, e un valore scarso o nullo se ne<br />

richiede poco o affatto 5 . Per Immler, proprio la nozione<br />

astratta di valore, poiché basa il criterio di <strong>valutazione</strong> di<br />

ogni bene prodotto esclusivamente sul lavoro umano, ha<br />

escluso completamente il contributo fondamentale del<br />

mondo fisico e delle risorse naturali al sistema produttivo 6 .<br />

Il valore d’uso delle merci, annullandosi completamente nel<br />

valore di scambio, finisce con lo scomparire. Nella logica<br />

misuratrice che caratterizza il pensiero economico classico,<br />

infatti, un oggetto vale solo se viene scambiato sul mercato,<br />

per cui ciò che è rilevante non è la sua utilità di scopo ma<br />

il lavoro necessario per produrlo. Di conseguenza, tutto il<br />

valore di un bene è rappresentato dal valore di scambio che<br />

diventa l’unica ricchezza riconosciuta e misurabile, indipendente<br />

d<strong>alla</strong> natura e dai suoi vincoli 7 .<br />

Ma la teoria del valore-lavoro presentava molte debolezze<br />

e fu soggetta a molte critiche soprattutto da parte<br />

degli economisti della scuola marginalista che proposero<br />

4<br />

D. Ricardo, Sui principi dell’economia politica e della tassazione,<br />

Mondadori, Milano 1979.<br />

5<br />

Questo spiega l’elevato valore dell’oro la cui ricerca ed estrazione<br />

richiedono molto lavoro e lo scarso valore dell’acqua i cui costi di adduzione<br />

sono molto modesti.<br />

6<br />

P. Bevilacqua, La natura produttiva. Ovvero delle origini materiali<br />

della ricchezza, prefazione a H. Immler, Economia della natura.<br />

Produzione e consumo nell’era ecologica, Donzelli, Roma 1996, p. VII.<br />

7<br />

Come lo stesso Immler asserisce, non si vuole con questo sminuire<br />

il ruolo dell’uomo nella creazione di nuovo valore, ma non si deve<br />

nemmeno trascurare il fatto che il lavoro umano possiede queste capacità<br />

solo in collaborazione con le forze della natura. Ricorda l’autore<br />

che la produzione, in realtà, non è creazione di nuovo, ma è semplice<br />

manipolazione della produttività della natura (H. Immler, Economia<br />

della natura cit.).

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