roberta lanfredini - scienzaefilosofia.it
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S&F_n. 2_2009<br />
escrezione (o riproduzione infin<strong>it</strong>a dell’uguale) e cannibalismo, m<strong>it</strong>osi (o uso di se stessi)<br />
e uso dell’altro, sembrano insomma le due principali e più antiche armi di lotta contro la<br />
morte che la v<strong>it</strong>a possegga: esse dirigono l’individuo, alternativamente, contro se stesso<br />
(come fa la m<strong>it</strong>osi, che conduce al sacrificio di se stessi per riprodursi), oppure contro gli<br />
altri membri del mondo vivente, o ancora contro i membri del proprio stesso gruppo<br />
(come fanno, rispettivamente, la predazione e quella particolare “predazione interna alla<br />
specie” che è il cannibalismo). E’ proprio quest’aspetto interattivo basato sull’alternanza<br />
fra riproduzione‐escrezione, o in senso lato social<strong>it</strong>à (che spinge l’individuo a volgersi<br />
contro se stesso a usare se stesso e a sacrificarsi a vantaggio della propria riproduzione),<br />
e predazione nei confronti degli altri viventi (che lo spinge a volgersi contro altri esseri,<br />
talora della propria stessa specie, al fine di sopravvivere individualmente), ossia<br />
sull’alternanza intensiva e a circu<strong>it</strong>o fra i due più potenti strumenti di lotta contro la<br />
morte che la v<strong>it</strong>a abbia inventato, l’elemento che caratterizza l’ambiente “naturale” in<br />
cui si muove l’essere umano, e che più d’ogni altro lo ha selezionato così com’è: infatti<br />
questa modal<strong>it</strong>à interattiva, nell’uomo, è intercorsa fra derivati altamente differenziati,<br />
e in alcuni casi r<strong>it</strong>uali e metaforici, della predazione e della m<strong>it</strong>osi (o riproduzioneescrezione),<br />
quali sono, rispettivamente, il cannibalismo (specie nei suoi aspetti più<br />
r<strong>it</strong>ualizzati) e la social<strong>it</strong>à (specie nei suoi aspetti comunicativi e riferibili alla coscienza e al<br />
linguaggio simbolico); la sessual<strong>it</strong>à, poi, specie nella sua forma di sessual<strong>it</strong>à perenne, ha<br />
più che altro consent<strong>it</strong>o di “mettere in circu<strong>it</strong>o”, ossia di modulare reciprocamente a<br />
seconda delle circostanze, queste due armi di lotta per la v<strong>it</strong>a più antiche, fondamentali e<br />
“di base”, che sono appunto la m<strong>it</strong>osi e la predazione, l’auto‐sacrificio per la riproduzione<br />
e il sacrificio dell’altro per la propria sopravvivenza individuale. Tale “circu<strong>it</strong>o”, a sua<br />
volta, ha consent<strong>it</strong>o alla nostra specie di rendere molto più rapida tutta la sua<br />
evoluzione: infatti attraverso un’interazione sociale di carattere predatorio (di per sé<br />
molto più rapida, violenta e intensiva di qualunque altra) le caratteristiche, o<br />
“variazioni”, che in termini darwiniani vengono prodotte dall’individuo, potendo<br />
configurarsi alternativamente sempre in due soli modi fondamentali, ossia come<br />
predazione (la quale è veicolata principalmente dall’individuo) oppure come social<strong>it</strong>à (la<br />
quale è veicolata principalmente dal gruppo), sono state rapidissimamente selezionate<br />
dal gruppo stesso e sono perciò r<strong>it</strong>ornate all’individuo: ciò, o sotto forma di premio (la<br />
sopravvivenza), oppure di punizione (l’estinzione). Ora, come si può intuire, nell’amb<strong>it</strong>o<br />
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