21.11.2014 Views

Diario di viaggio - Iulm

Diario di viaggio - Iulm

Diario di viaggio - Iulm

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

30 settembre - 9 ottobre 2010<br />

La IULM parte alla scoperta <strong>di</strong> Tokyo<br />

Do<strong>di</strong>ci studentesse della facoltà <strong>di</strong> “Arti, mercati e patrimoni della cultura” e il<br />

Professore <strong>di</strong> “Economia dell’arte e della cultura” Guido Ferilli con un’esperienza da<br />

raccontare.<br />

Uno sguardo introduttivo sul Giappone<br />

Tutto ha inizio con l’intuizione del nostro Professore <strong>di</strong> Economia dell’anno accademico 2009-<br />

2010, Guido Ferilli: proporre a tutti gli<br />

studenti dell’università IULM, ed in<br />

particolare a noi frequentanti del corso<br />

<strong>di</strong> laurea in “Comunicazione nei mercati<br />

dell’arte e della cultura”, un <strong>viaggio</strong><br />

stu<strong>di</strong>o a Tokyo della durata <strong>di</strong> 10 giorni.<br />

FOTO DI GRUPPO DAVANTI AL BUDDHA GIGANTE<br />

Da questa esperienza, i cui ingre<strong>di</strong>enti<br />

fondamentali sono stati interesse socioculturale<br />

e spirito <strong>di</strong> gruppo, abbiamo<br />

sviluppato un <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> <strong>viaggio</strong> che<br />

speriamo possa darvi una panoramica<br />

sulla città del Sol Levante, ma<br />

soprattutto stuzzicare la vostra curiosità<br />

per una cultura così affascinante,<br />

soprattutto per noi occidentali.<br />

Sfogliando un qualsiasi libro <strong>di</strong> geografia, ve<strong>di</strong>amo che<br />

il Giappone è un arcipelago costituito da numerose isole <strong>di</strong> origine vulcanica <strong>di</strong>sposte lungo il<br />

continente asiatico, dalla Siberia orientale fino quasi a Taiwan, e che il territorio è sud<strong>di</strong>viso in 47<br />

prefetture amministrative.<br />

Il Giappone, però, è anche un concetto, un’idea, un’insieme <strong>di</strong> icone: i<br />

templi buddhisti, il flower design detto “ikebana”, i giar<strong>di</strong>ni Zen, i<br />

“kimono”, le arti marziali ma anche il “sushi”, i videogiochi, i “manga”, il<br />

“karaoke”…<br />

L’immagine del famoso monte Fuji (Fuji-san, come lo chiamano i<br />

giapponesi), con la cima innevata sullo sfondo, il treno che sfreccia a<br />

grande velocità tra i ciliegi in fiore e in primo piano una fanciulla in kimono è tipicamente MADE<br />

IN JAPAN. Arti, mestieri, e tra<strong>di</strong>zioni convivono in perfetta armonia con lo sviluppo della<br />

tecnologia moderna e con la natura montuosa e ricca <strong>di</strong> foreste. Queste che sembrano a noi visitatori<br />

delle perfette contrad<strong>di</strong>zioni sono, invece, orgoglio <strong>di</strong> un popolo che ha sempre colto la sfida tra<br />

innovazione tecnologica e uno spiccato senso della tra<strong>di</strong>zione. A partire dagli anni’60 dell’


Ottocento, per emergere dall’isolamento imposto dal governo nell’arco dei tre secoli precedenti, i<br />

giapponesi hanno compiuto un notevole sforzo sia per modernizzarsi sia per non perdere la propria<br />

identità storico-culturale e ,cercando <strong>di</strong> valorizzarla, hanno raggiunto quel primato socio-economico<br />

che li caratterizza in tutto l’Oriente. A ciò ha contribuito anche la loro attitu<strong>di</strong>ne conservatrice nel<br />

mondo lavorativo.<br />

MAMMA E BIMBI RIPRESI PRESSO IL MORI ART MUSEUM<br />

NELL’INSTALLAZIONE DI KURIBAYASHI TAKASHI<br />

L’educazione dei bambini e il sistema scolastico ci<br />

aiutano a comprendere meglio la loro concezione <strong>di</strong><br />

vita, tanto più <strong>di</strong>stante da svaghi e <strong>di</strong>vertimenti, quanto<br />

più rispettosa dell’armonia sociale. Se è vero che noi<br />

occidentali ci liberiamo dalle imposizioni dell’infanzia<br />

per godere solo in età adulta <strong>di</strong> una relativa libertà, in<br />

Giappone i bambini sono trattati con maggiore<br />

indulgenza all’interno delle mura domestiche, regno<br />

delle donne, che gestiscono anche le finanze e gli<br />

stipen<strong>di</strong> dei mariti, mentre ricevono un’educazione più<br />

rigida nelle scuole. Nei sei anni <strong>di</strong> scuola elementare e nei tre <strong>di</strong> scuola me<strong>di</strong>a inferiore, le<br />

sollecitazioni a conformarsi alle regole e alla <strong>di</strong>sciplina del gruppo tendono a prevaricare sulle<br />

inclinazioni in<strong>di</strong>viduali. Nelle scuole superiori il carico <strong>di</strong> lavoro è impegnativo e soprattutto nel<br />

periodo dello “ jiken jigoku”, il cosiddetto inferno degli esami, molti studenti non riescono a<br />

dormire più <strong>di</strong> cinque ore per notte. Inoltre, un gran numero <strong>di</strong> ragazzi frequenta le scuole private <strong>di</strong><br />

ripetizione, le “juku”, per altre tre ore al giorno rispetto al normale orario scolastico. Giunti<br />

all’università, i giovani trascorrono quattro anni <strong>di</strong> relativa libertà prima <strong>di</strong> intraprendere<br />

l’avventura lavorativa: le aziende addestrano i nuovi <strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong>rettamente sul campo e le<br />

università giapponesi, essendo <strong>di</strong> alto livello, garantiscono a chi le ha frequentate <strong>di</strong> ottenere spesso<br />

delle ottime posizioni lavorative, una volta terminato il ciclo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>.<br />

La volontà <strong>di</strong> creare delle collaborazioni nella <strong>di</strong>dattica e nella ricerca tra l’università IULM e<br />

alcune istituzioni giapponesi, ci ha permesso <strong>di</strong> scoprire realtà studentesche <strong>di</strong>fferenti dalle nostre.<br />

L’università Bunka, specializzata nel fashion design, la prestigiosa Waseda e la residenza degli<br />

artisti Tokyo Wonder Site, spiegano bene come la società del futuro investa nei giovani. Ragazze in<br />

<strong>di</strong>visa “alla marinara”, laboratori scolastici iper tecnologici de<strong>di</strong>cati alla moda e alla<br />

settimana del design sono solo alcuni degli aspetti che ci hanno affascinato e che ci<br />

riconducono ai nuovi concetti <strong>di</strong> Economia e sviluppo, in cui si pone l’attenzione<br />

soprattutto sugli aspetti immateriali e socio-culturali dell’esperienza quoti<strong>di</strong>ana, dove<br />

i valori con<strong>di</strong>visi e la capacità <strong>di</strong> relazione pubblica influenzano la qualità della vita<br />

in<strong>di</strong>viduale e collettiva.<br />

Durante il nostro <strong>viaggio</strong> a Tokyo abbiamo notato <strong>di</strong>versi elementi associabili a<br />

quest’idea: l’assenza <strong>di</strong> cestini della spazzatura per la strade e, nonostante questo,<br />

l’estrema pulizia, grazie ad una ra<strong>di</strong>cata educazione civica; la presenza, la sera, <strong>di</strong><br />

uomini appisolati sui tavoli dei Mc Donald’s e <strong>di</strong> ragazzi intenti a stu<strong>di</strong>are in un luogo<br />

CARTELLO IN<br />

METROPOLITANA<br />

CHE VIETA L’USO<br />

DEL CELLULARE<br />

così insolitamente tranquillo; il silenzio sui trasporti pubblici quali metropolitane e autobus, in cui<br />

anche parlare al cellulare è visto come un atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo nei confronti della quiete pubblica; la<br />

“caccia” alle apparecchiature elettroniche d’avanguar<strong>di</strong>a da parte dei più giovani; la moda che


attinge a piene mani dai manga, dai cartoni animati come Sailor Moone o Hello Kitty, ormai<br />

simbolo <strong>di</strong> un modo <strong>di</strong> vivere, e non solo <strong>di</strong> vestire, <strong>di</strong>ffuso tra i giovani, ecc.<br />

Qualche curiosità…<br />

Lingua e Scrittura<br />

• La lingua parlata è il giapponese e, nonostante il Giappone abbia<br />

adottato molti elementi della cultura cinese, inclusi i caratteri<br />

utilizzati per la scrittura, le due lingue non appartengono allo<br />

stesso ceppo linguistico. Esistono, inoltre, prove <strong>di</strong> un lontano<br />

rapporto con le lingue austronesiane parlate in Malesia,<br />

Indonesia e Filippine. La scrittura si avvale <strong>di</strong> tre alfabeti: il<br />

“kanji” usato per i sostantivi; l’“hiragana” per i verbi e gli<br />

aggettivi, e infine il “katakana” per i nomi <strong>di</strong> origine straniera.<br />

C’e inoltre una quarta forma linguistica detta “romaji”, usata nei<br />

testi pubblicitari. Con nostra grande sorpresa, la lingua inglese<br />

non è padroneggiata da tutti, nonostante i prodotti <strong>di</strong> esportazione<br />

ESEMPIO DI GRAFIA<br />

GIAPPONESE<br />

e fabbricazione giapponese quali le macchine fotografiche e moltissime altre<br />

apparecchiature elettroniche posseggano <strong>di</strong>spositivi e istruzioni principalmente in questa<br />

lingua. Questo forse perché si tratta <strong>di</strong> un mercato globale, e non nazionale, la cui presenza<br />

prescinde dalla capacità dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> parlare lingue straniere.<br />

Subcultura<br />

Il termine "Harajuku girls" è utilizzato dal linguaggio dei me<strong>di</strong>a per descrivere la<br />

tendenza dei giovani, prevalentemente donne, che popolano le strade <strong>di</strong> Harajuku,<br />

abbigliati secondo stili anche molto <strong>di</strong>versi fra loro, ma accomunati da<br />

un’evidente varietà cromatica e da una generale eccentricità. Queste ragazze<br />

<strong>di</strong>ventano così le esponenti <strong>di</strong> numerose subculture, fra le quali le più importanti<br />

sono Gothic Lolita, Ganguro e Kogal, oltre alla pratica del Cosplay ed il Revival<br />

Punk. Uno sviluppo contemporaneo delle sottoculture proprie <strong>di</strong> Harajuku è la<br />

UNA HARAJUKU GIRL corrente musicale Visual Kei, che è nata verso la fine degli anni ottanta<br />

accomunando gruppi musicali <strong>di</strong> vario genere legati da una con<strong>di</strong>visa <strong>di</strong>mensione<br />

estetica. E’ proprio negli anni ottanta che una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> artisti <strong>di</strong> strada e <strong>di</strong> adolescenti vestiti<br />

secondo fogge bizzarre, presero a radunarsi <strong>di</strong> domenica in Omotesandō e nelle strade che<br />

attraversano il parco <strong>di</strong> Yoyogi. Le strade <strong>di</strong> domenica erano chiuse al traffico ed è solo all’inizio<br />

degli anni novanta, con la loro apertura, che questi raduni artistici sono <strong>di</strong>minuiti. Ancora oggi,<br />

però, molti ragazzi continuano ad uscire e passeggiarvi.


Religione<br />

Secondo un curioso proverbio, i giapponesi nascono shintoisti, si sposano cristiani e muoiono<br />

bud<strong>di</strong>sti. Infatti la maggior parte degli abitanti della nazione pratica<br />

sia lo Shintoismo, soprattutto per il battesimo e il matrimonio, sia il<br />

Bud<strong>di</strong>smo, riservato invece alle cerimonie funebri. Benché i seguaci<br />

del Cristianesimo siano una minoranza, il matrimonio cristiano<br />

rappresenta un’originale alternativa alla cerimonia shintoista. Nei miti<br />

cosmogonici dello shintoismo, il popolo nipponico e il loro<br />

imperatore sono <strong>di</strong>scendenti degli dei. Dopo la morte, gli uomini<br />

<strong>di</strong>ventano “kami”, <strong>di</strong>vinità onnipresenti, e anche gli avi devono essere<br />

venerati come tali. Anche se oggi prevale un atteggiamento<br />

materialista e il sentimento religioso è, GIOVANE COPPIA DI SPOSI<br />

per molti una questione formale,<br />

l’influenza del Bud<strong>di</strong>smo nell’architettura, nelle arti e nella cultura, è<br />

forte. In particolare, prevale il Bud<strong>di</strong>smo Zen che, proveniente dalla<br />

Cina, si <strong>di</strong>ffuse durante il periodo Kamakura (1185-1333) grazie al<br />

TEMPIO BUDDISTA A KENCHO-JI sostegno dei samurai. Esso professa il raggiungimento dello stato <strong>di</strong><br />

illuminazione per mezzo della volontà personale e della piena<br />

consapevolezza <strong>di</strong> Sé attraverso lo “Zazen” e la <strong>di</strong>stanza dai desideri terreni.<br />

Usi e costumi<br />

Camminando per le strade <strong>di</strong> Tokyo, anche <strong>di</strong> notte, si prova una sensazione <strong>di</strong> sicurezza. Quasi<br />

tutti i quartieri urbani <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> una piccola stazione della polizia detta “koban”, che riduce al<br />

massimo gli atti <strong>di</strong> violenza e criminalità. Si noti ancora una volta l’armonia che deriva<br />

dall’autocontrollo personale e dall’adeguamento all’or<strong>di</strong>ne sociale e che impone anche la<br />

<strong>di</strong>ssimulazione dalle preoccupazioni private, sempre celate da un sorriso. Annuire con il capo<br />

significa “capisco ciò che stai <strong>di</strong>cendo”; sorridere è una questione <strong>di</strong> educazione e non significa mai<br />

“si”. Le regole comportamentali si applicano, in genere, in contesti sociali specifici, al <strong>di</strong> fuori dei<br />

quali vengono talvolta ignorate. Non è raro, infatti, notare per strada comportamenti ben poco<br />

conformi alla buona creanza, soprattutto in tarda notte. Talvolta, la comprensione fra occidentali e<br />

giapponesi è ostacolata dal fatto che la vaghezza e il sottointeso sono <strong>di</strong> gran lunga preferibili<br />

all’espressione <strong>di</strong>retta e imme<strong>di</strong>ata e la franchezza è sinonimo <strong>di</strong> maleducazione, per cui gli<br />

interlocutori fanno <strong>di</strong> tutto per evitare <strong>di</strong>vergenze. Un segno ulteriore è rappresentato dalla grande<br />

professionalità che porta le persone a scambiarsi il biglietto da visita come segno <strong>di</strong> rispetto e <strong>di</strong><br />

riconoscimento personale.<br />

Le decisioni vengono sempre prese in modo consensuale, una procedura che in ambito aziendale<br />

può richiedere comprensibilmente molto tempo, e che può spaventare gli stranieri in <strong>viaggio</strong><br />

d’affari in Giappone. Questi ultimi sono in<strong>di</strong>cati con il termine “gaijin”, una contrazione della


parola “gaikoku jin”, “persona al <strong>di</strong> fuori del paese”, che un tempo aveva una connotazione<br />

spregiativa, ma che si è trasformata in “gaijin san”.<br />

Nonostante ci siano alcune <strong>di</strong>fferenze tra una metropoli internazionale come Tokyo e il resto del<br />

paese esistono tre <strong>di</strong>vieti assoluti in ambito civile: insaponarsi nella vasca da bagno, entrare in un<br />

tempio, in un santuario o in un’abitazione privata senza essersi tolti le scarpe (i tipici tappeti<br />

“tatami” sono funzionali a questo scopo) e soffiarsi il naso in pubblico.<br />

Certamente gentili e formali nei negozi, si u<strong>di</strong>ranno ovunque le espressioni “Ireshaimasen” e<br />

“arigatou gozaimasou”, termini sempre vali<strong>di</strong> per dare il bene venuto e ringraziare!<br />

Igiene e salute<br />

I fumatori, anche se in <strong>di</strong>minuzione, rappresentano ancora la maggioranza dei giapponesi. È vietato<br />

fumare sui trasporti pubblici, che sono estremamente migliori dal punto <strong>di</strong> vista igienico e della<br />

manutenzione rispetto ai nostri (senza trascurare la puntualità!). Il <strong>di</strong>vieto è<br />

valido anche per strada, dove si trovano le smoking-area, de<strong>di</strong>cate a chi vuole<br />

fumare senza <strong>di</strong>sturbare la quiete degli altri passanti. Inoltre, solo i ristoranti<br />

delle gran<strong>di</strong> città frequentati da una clientela straniera <strong>di</strong>spongono della zona<br />

non-fumatori, ma la separazione da quella fumatori non è poi così definita.<br />

USUALE SIMBOLO DI<br />

“VIETATO FUMARE”<br />

AFFISSO IN LUOGHI<br />

PUBBLICI O SUL SUOLO<br />

NEI TRATTI PEDONALI IN<br />

CUI è VIETATO FUMARE<br />

Passeggiando per strada un turista potrebbe essere colpito dalle persone che<br />

indossano una mascherina bianca su naso e bocca, utilizzata per non infasti<strong>di</strong>re,<br />

o peggio infettare, i passanti. Un aspetto questo che è esattamente il contrario <strong>di</strong><br />

quello che riscontriamo nel mondo occidentale, dove chi è sano deve<br />

premunirsi degli strumenti che evitino <strong>di</strong> essere contagiato.<br />

Nei servizi igienici pubblici i profumatori d’ambiente e la musica <strong>di</strong> sottofondo<br />

non possono mancare. Si nota così come la tecnologia abbia investito anche nel settore dell’igiene,<br />

una vera ossessione per gli orientali. I washlet in stile occidentale sono dotati <strong>di</strong> un sistema<br />

computerizzato: se<strong>di</strong>le riscaldabile e getto d’acqua interno “stile bidet”.


Il <strong>viaggio</strong> giorno dopo giorno<br />

Giovedì 30 settembre 2010 e Venerdì 1 ottobre 2010<br />

“L’epopea del <strong>viaggio</strong>” <strong>di</strong> Alice Manni<br />

La valigia se ne sta chiusa immobile davanti al letto dalla sera prima, con il<br />

tipico atteggiamento che sta tra l'imperturbabilità e la saccenza che ha chi sa<br />

qualcosa che tu non sai e ti vuole fare capire silenziosamente <strong>di</strong> sapere<br />

qualcosa che tu non sai: come sempre le cose essenziali - trucchi, spolverino<br />

e scarpe da ginnastica - non sono al suo interno. Arrivo all’aeroporto, il<br />

ritrovo è alle Partenze. Cerco l’area <strong>di</strong> check in 9, correndo con la mia<br />

valigia color ghiaccio. Trovo tutte le ragazze del gruppo, mi faccio vedere<br />

dal professor Ferilli e inizio le nuove conoscenze con l’ansia <strong>di</strong> aver<br />

<strong>di</strong>menticato qualcosa <strong>di</strong> fondamentale a casa. Dopo la consegna dei biglietti<br />

aerei e l’imbarco delle valige, ci <strong>di</strong>rigiamo verso il gate. Passiamo i soliti<br />

controlli in cui ci invitano a separarci temporaneamente dalle scarpe e<br />

puntiamo verso la "zona cibo", dove per<strong>di</strong>amo più <strong>di</strong> un’ora per la sosta,<br />

cercando <strong>di</strong> placare la fame.<br />

Di colpo ci ren<strong>di</strong>amo conto che sono le 14,3, l’ora dell’imbarco. I muscoli<br />

facciali del prof. sembrano indulgere ad una smorfia <strong>di</strong> agitazione: inizia una<br />

corsa <strong>di</strong>sperata attraverso l’aeroporto <strong>di</strong> Malpensa alla ricerca del gate. Di<br />

lì a poco, scopriamo che fortunatamente c’è un’or<strong>di</strong>nata fila che ci permette<br />

<strong>di</strong> tirare il fiato, tranquillizzarci, comunicare e empaticamente calma al<br />

professore .<br />

Saliamo sull’aereo dai se<strong>di</strong>li<br />

rosa e lilla della compagnia<br />

aerea Emirates. Io siedo nella<br />

fila centrale, posto esterno, alla<br />

mia destra Ilaria, a sinistra<br />

Giulia. Il volo Emirates fornisce<br />

in dotazione ai suoi passeggeri:<br />

copertina beige monouso, microcuffiette<br />

monouso da usare in<br />

combo con schermo lcd<br />

SORVOLANDO BAGHDAD, DIREZIONE DUBAI!<br />

incastonato su se<strong>di</strong>le anteriore,<br />

su cui è possibile vedere ogni genere <strong>di</strong> film, emittente televisiva, canale<br />

musicale o video giochi. L’eccesso <strong>di</strong> intrattenimento mi tranquillizza<br />

imme<strong>di</strong>atamente: non mi piacciono i viaggi lunghi e questo è il <strong>viaggio</strong> più<br />

lungo che abbia mai fatto.


Ci avremmo messo sei ore per arrivare a Dubai ed altre nove da Dubai per<br />

raggiungere Tokyo. Fortunatamente avevo evitato, forse involontariamente,<br />

forse in modo inconscio, <strong>di</strong> informarmi circa la durata del <strong>viaggio</strong>. L'idea <strong>di</strong><br />

stare seduta per ore, sospesa in aria non mi ha mai fatto impazzire.<br />

Decolliamo in perfetto orario, alle 15:38, e subito mi immergo nello stu<strong>di</strong>o<br />

del touchscreen nel se<strong>di</strong>le alla ricerca <strong>di</strong> qualche film ammazza-tempo. La<br />

mia scelta cade su “Alice in wonderland”. Nelle ore successive la visione del<br />

film <strong>di</strong> Disney, una "meren<strong>di</strong>na", una cena a base <strong>di</strong> pollo, patate e tortino al<br />

cioccolato e qualche chiacchiera con le amiche.<br />

Atterriamo a Dubai <strong>di</strong> notte. Cerchiamo <strong>di</strong> capire attraverso schermi e<br />

tabelloni luminosi da quale gate partirà il nostro volo. Tutto è scritto in<br />

arabo. Superiamo i controlli<br />

ed entriamo finalmente<br />

nell'area de<strong>di</strong>cata agli esercizi commerciali duty<br />

free. Davanti a noi una<br />

cascata artificiale<br />

illuminata da tanti faretti<br />

colorati, strutture <strong>di</strong> vetro<br />

e acciaio che ricordano<br />

delle vele. All'interno<br />

negozi che vendono<br />

SCALO A DUBAI<br />

tantissimi oggetti il cui denominatore<br />

comune sembra essere l’inutilità degli stessi, con una particolare preferenza<br />

per negozi con orologi <strong>di</strong> marca e profumerie. Finiamo assonnati da<br />

“Starbucks” per un caffè. Ilaria si prende un ottimo frapuccino alla fragola e<br />

tutti stanchi morti cerchiamo <strong>di</strong> riposarci un poco seduti ai tavolini della<br />

famosa pasticceria francese “Paul” in attesa del volo successivo. E' lì che ci<br />

raggiungono il professor Pier Luigi Sacco con la moglie Lorenza, i nostri<br />

nuovi compagni <strong>di</strong> <strong>viaggio</strong>. Il tempo allo scalo passa velocemente ed è già<br />

ora <strong>di</strong> prendere l’aereo, sempre Emirates, sempre in tonalità rosa e lilla.<br />

Alla mia destra c'è sempre<br />

Ilaria e dalla parte del<br />

finestrino un simpatico<br />

africano che passa tutto il<br />

tempo del <strong>viaggio</strong> a pregare.<br />

Decolliamo, e il tempo passa<br />

<strong>di</strong>viso tra il dormiveglia e una<br />

serie <strong>di</strong> assaggi <strong>di</strong> cibo. La<br />

seconda cena del nostro<br />

<strong>viaggio</strong> è a base <strong>di</strong> cucina<br />

giapponese reinterpretata in<br />

chiave araba. Atterraggio.<br />

Nulla da <strong>di</strong>chiarare e finalmente alle 18,30 siamo a Narita!<br />

E DOPO QUASI 24 ORE DI VIAGGIO... SIAMO FINALMENTE<br />

ARRIVATE ALL'AEROPORTO DI NARITA!


TOKYO.<br />

Ci <strong>di</strong>rigiamo subito nei bagni del terminal giapponese. Ne rimaniamo<br />

letteralmente affascinate: water <strong>di</strong> ceramica intonsa decorati da piccoli tasti<br />

e un sottofondo musicale in filo<strong>di</strong>ffusione. Finito <strong>di</strong> giocare in bagno<br />

an<strong>di</strong>amo a prendere lo shuttle che ci porta all’aeroporto vero e proprio,<br />

dove, forniti i nostri autografi <strong>di</strong>gitali alla dogana, ritiriamo le valigie che<br />

troviamo già in fila accanto al nastro trasportatore. Usciamo dalla zona del<br />

ritiro bagagli e incontriamo la moglie del professore, la nostra insostituibile<br />

guida, Kiyoko Oiwa. Ci presentiamo e an<strong>di</strong>amo a prendere il treno che ci<br />

accompagnerà all’hotel. Un’altra ora e mezza e un paio <strong>di</strong> cambi.<br />

Fortunatamente non c’è tanta gente e riusciamo a sederci, sonnecchiamo<br />

<strong>di</strong>strutti. Giulia mi fa subito notare la pulizia che regna in quel treno<br />

in<strong>di</strong>candomi il pavimento. E’ davvero pulitissimo.<br />

Arriviamo ad Asakusa e appena usciamo dalla metropolitana mi risveglio dal<br />

torpore alla vista della città. Io e Lucia ci se<strong>di</strong>amo e iniziamo subito a<br />

scattare le prime foto. Siamo in un grande incrocio dove passano poche<br />

macchine e ci sono poche luci, solo qualche insegna luminosa in lontananza.<br />

Camminiamo verso l’hotel su marciapie<strong>di</strong> enormi, passiamo davanti a una<br />

serie <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici non tanto alti - è strano che <strong>di</strong>ca questo ma in fondo è proprio<br />

questa "normalità" a colpirmi. Un mini market illuminato ancora aperto con<br />

dentro gente in pie<strong>di</strong> a leggere manga è uno degli ultimi ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> quella<br />

prima notte. Continuiamo a camminare.<br />

Mi chiedo cosa sia questa linea gialla costituita da rotonde gibbosità che<br />

percorre il marciapiede <strong>di</strong>videndolo in due... forse una pista ciclabile. Dopo<br />

cinque minuti <strong>di</strong> passeggiata arriviamo ad un e<strong>di</strong>ficio alto una decina <strong>di</strong><br />

piani: un'insegna campeggia sul tetto recitando qualcosa in ideogrammi blu<br />

elettrico.<br />

LE NOSTRE STANZE E IL NOSTRO HOTEL:<br />

IL TOYOKO INN DI ASAKUSA!<br />

“ RAGAZZE BENVENUTE AL TOYOKO INN<br />

DI ASAKUSA!”<br />

La hall dell'albergo è sobria, con tavolini<br />

roton<strong>di</strong> per la colazione e un bancone da cui<br />

una ragazza in <strong>di</strong>visa rosa e nera ci accoglie<br />

sorridente. Or<strong>di</strong>natamente proce<strong>di</strong>amo alla<br />

registrazione, alla foto tessera e al pagamento<br />

della stanza. Al gruppo tocca il quinto e il sesto<br />

piano. Ritiro le chiavi e mi lancio<br />

nell’ascensore. Sono davvero stanca e ho<br />

bisogno <strong>di</strong> una doccia! L’ascensore si apre a<br />

metà <strong>di</strong> un piano, vedo la moquette blu e le<br />

porte tutte in fila. In fondo è così in ogni hotel ma qui tutto appare più<br />

rigoroso. La mia stanza è la 510, tra Giulia e Lucia. Ho subito problemi con<br />

la serratura che si apre in senso opposto la nostra, ovvero un mezzo giro da


destra a sinistra, ma i miei problemi non finisco qui: la porta si apre verso <strong>di</strong><br />

me e quin<strong>di</strong> mi ritrovo con le braccia contorte in un movimento che<br />

comprendeva il tirare la porta e il girare la chiave. Alla fine la nostra eroina<br />

(io, che a questo punto del <strong>viaggio</strong> e del racconto merito la terza persona)<br />

riesce ad entrare e la cameretta si rivela proprio carina! Un letto enorme con<br />

un piumone dalle tonalità pastello e una finestra con tende bianche, una<br />

scrivania con una piccola tv e un piccolo frigo bianco. Mi giro a sinistra e<br />

apro una porta: <strong>di</strong>etro un piccolo bagno, rialzato <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> centimetri<br />

da terra.<br />

A questo punto, apro la valigia e cerco l’arma<strong>di</strong>o...<br />

L’arma<strong>di</strong>o. Dov’è l’arma<strong>di</strong>o? Nella stanza non c’è. Apro la porta del bagno<br />

nella speranza <strong>di</strong> un vano segreto magari sfuggitomi in precedenza ma<br />

ahimè… niente arma<strong>di</strong>o. Giro nella stanza spaesata. Nella stanza non c'è<br />

traccia dell'arma<strong>di</strong>o. Apro la porta e urlo per il corridoio: “Ragazze ma non<br />

c’è l’arma<strong>di</strong>o!”. Nicole si affaccia due stanze più in là ridendo e mi conferma<br />

l’assenza del contenitore dei miei sogni. Mi butto sul letto e lascio la valigia<br />

aperta sulla moquette. Doccia e pigiama .La camera, nonostante il piccolo<br />

inconveniente dell’assenza del mobile per gli abiti,è veramente accogliente e<br />

il Toyoko Inn si rivela da subito un’ottima sistemazione considerando anche<br />

il prezzo molto conveniente. Scrivo un messaggino ai miei per avvisarli del<br />

mio arrivo. Sono in quel <strong>di</strong> Tokyo e mi lascio sprofondare in un sonno stanco<br />

e adrenalinico con l'obiettivo <strong>di</strong> ignorare il fuso orario.<br />

Alice<br />

Sabato 2 ottobre 2010<br />

“L’avventura ha inizio!” <strong>di</strong> Sara N’Guessan e<br />

Guendalina Dubbini<br />

Già dal nostro primo risveglio a Tokyo siamo rimaste colpite dall’abisso che<br />

separa le nostre abitu<strong>di</strong>ni da quelle<br />

giapponesi: abbiamo detto ad<strong>di</strong>o a<br />

cornetto e cappuccino e abbiamo<br />

provato misteriose zuppe, insalate,<br />

frittate e involtini <strong>di</strong> riso.<br />

Dopo questa prima “avventura” ci<br />

siamo ritrovate alle 8.30 nella hall<br />

TOKYO WONDER SITE: IL RESIDENZIALE<br />

dell’albergo, per partire alla scoperta<br />

D'ARTISTI DEDICATO ALLA PROMOZIONE<br />

del Tokyo Wonder Site, che si trova al DELLA CULTURA DAL CUORE DI TOKYO.<br />

centro del quartiere Shibuya.


Qui siamo state accolte dalla <strong>di</strong>sponibilissima Direttrice Kayoko Iemura che<br />

ci ha presentato la storia e la struttura <strong>di</strong> questo istituto de<strong>di</strong>cato alla<br />

creazione e alla promozione dell’arte contemporanea. TWS Shibuya opera in<br />

collaborazione con altre<br />

strutture culturali giapponesi ed<br />

internazionali, e si occupa della<br />

promozione <strong>di</strong> nuovi talenti<br />

provenienti da ogni parte del<br />

mondo, come abbiamo potuto<br />

ammirare dai cataloghi che ci<br />

sono stati offerti durante<br />

l’incontro. Dopo una prima<br />

parte introduttiva, siamo stati<br />

DURANTE LA PRESENTAZIONE DI TOKYO WONDER SITE<br />

accompagnati a visitare il TWS<br />

Aoyama: Creator-in-Residence inaugurato nel 2006. In questa sede viene<br />

offerta agli artisti <strong>di</strong> ogni genere e nazionalità la possibilità <strong>di</strong> proseguire le<br />

proprie ricerche creative e lavorare confrontandosi con altre realtà<br />

artistiche.<br />

Qui abbiamo ammirato le camere, davvero confortevoli e spaziose, e le aree<br />

comuni quali le cucine, i bagni e i salotti.<br />

In seguito ci siamo spostati verso le aree espositive, dove abbiamo potuto<br />

ammirare le opere <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi artisti<br />

per lo più <strong>di</strong> video arte.<br />

Appena uscite dall’e<strong>di</strong>ficio ci siamo<br />

rese conto che la mattinata era<br />

volata ed era già ora <strong>di</strong> pranzo, che<br />

abbiamo trascorso gustando uno<br />

dei piatti giapponesi più famosi ed<br />

amati: il tempura. Questo piatto<br />

TIPICI PIATTI GIAPPONESI: tempura, zuppa <strong>di</strong> miso<br />

ha origini antichissime: nasce già<br />

nel XVI secolo, con l’arrivo dei marinai portoghesi e dei missionari cristiani.<br />

Questa pietanza, a base <strong>di</strong> verdura e pesce fritti, deve il suo nome alla parola<br />

latina “tempora” con cui venivano<br />

in<strong>di</strong>cati i quattro perio<strong>di</strong> all’inizio <strong>di</strong><br />

ogni stagione durante i quali i<br />

cristiani si astenevano dal cibarsi <strong>di</strong><br />

carne per tre giorni (mercoledì,<br />

venerdì e sabato) e si de<strong>di</strong>cavano<br />

alla preghiera.<br />

Usciti dal ristorante ci siamo riuniti<br />

<strong>di</strong> fronte alla statua <strong>di</strong> Hachiko.<br />

LA FAMOSA STATUA DEDICATA AL CANE HACHIKO<br />

Questo cane, <strong>di</strong>ventato famoso in<br />

Occidente solo recentemente grazie all’omonimo film con Richard Gere, è<br />

sempre stato molto amato in Giappone grazie alla commovente storia <strong>di</strong> cui è


stato protagonista. Ci basti pensare che la sua morte venne riportata su tutte<br />

le prime pagine dei giornali, venne <strong>di</strong>chiarato un giorno <strong>di</strong> lutto e raccolti<br />

contributi in tutto il paese per rendere memoria al cane che aveva<br />

conquistato i cuori della nazione.<br />

Siamo quin<strong>di</strong> partite alla scoperta del quartiere amatissimo dalle fashion<br />

victims d’oriente, dove abbiamo potuto osservare una vastità infinita <strong>di</strong> stili<br />

nell’abbigliamento.<br />

Particolarissimo Shibuya 109, un palazzo alto 8 piani che ospita solo negozi<br />

<strong>di</strong> abbigliamento, da sempre fonte d’ispirazione per gli stilisti. Da<br />

SHIBUYA 109: L'ECCENTRICO CENTRO<br />

COMMERCIALE NEL CUORE DI SHIBUYA, IL<br />

QUARTIERE DELLA MODA E DEI GIOVANI<br />

sottolineare come questo sia il territorio<br />

d’eccellenza per le nostre ricerche sulle<br />

industrie culturali e creative. I negozi sono<br />

destinati ad un pubblico esclusivamente<br />

femminile e all’ultimo piano, dove ci sono<br />

una decina <strong>di</strong> ristoranti, è possibile trovare<br />

un rifugio dalla confusione e dalla frenesia<br />

che caratterizza questo incre<strong>di</strong>bile e<strong>di</strong>ficio.<br />

Dopo una passeggiata per il quartiere, giunti<br />

ormai all’ora <strong>di</strong> cena, siamo andati ad<br />

assaggiare il più <strong>di</strong>ffuso tra i piatti giapponesi all’estero: il sushi. Una<br />

pietanza a base <strong>di</strong> riso cotto<br />

con<strong>di</strong>to con aceto <strong>di</strong> riso,<br />

zucchero e sale, combinato con<br />

pesce, alghe, vegetali o uova;<br />

con un ripieno che può essere<br />

crudo, cotto o marinato, anche<br />

servito <strong>di</strong>sperso in una ciotola <strong>di</strong><br />

riso (chirashi), arrotolato in una<br />

striscia <strong>di</strong> alga, <strong>di</strong>sposto in rotoli<br />

IL MITICO E GUSTOSO SUSHI<br />

<strong>di</strong> riso o inserito in una piccola tasca <strong>di</strong> tofu.<br />

A stomaco pieno, conclusa la nostra prima e faticosa giornata a Tokyo ci<br />

siamo recati in Hotel per riposarci in vista dell’altrettanto intensa giornata<br />

successiva.<br />

Sara e Guendalina<br />

TOKYO WONDER SITE<br />

Tokyo Wonder Site, ovvero Istitute of Contemporary art and International Cultural Exchange, è una<br />

piattaforma creativa e comunicativa per i giovani artisti emergenti <strong>di</strong> Tokyo. Qui gli artisti vengono<br />

seguiti passo dopo passo nella loro affermazione e consolidamento del proprio lavoro. Oltre che


essere il trampolino <strong>di</strong> lancio per i nuovi artisti giapponesi, offre un vasto programma <strong>di</strong> scambi<br />

culturali nel mondo.<br />

Attraverso un concorso a livello nazionale si scelgono 12 talenti ogni anno (per l’anno 2010,<br />

esporranno mensilmente nella National City Hall le loro opere, insieme a quelle <strong>di</strong> altri artisti<br />

emergenti provenienti da paesi stranieri. Molto spesso questi lavori sono collocati nelle piazze o<br />

nelle strade limitrofe alla sede del Tokyo Wonder Site, cosicché camminando per strada le persone<br />

possano avere un contatto <strong>di</strong>retto con i nuovi talenti della contemporaneità.<br />

L’associazione, attraverso un residency program, offre un enorme opportunità agli artisti stranieri<br />

che hanno bisogno <strong>di</strong> uno spazio privato in cui vivere e creare, restando<br />

sempre in contatto con gli altri giovani. A questo proposito vengono<br />

forniti alloggi e appartamenti totalmente gratuiti, i quali vengono<br />

assegnati secondo le potenzialità che i membri del board vedono nella<br />

creatività dei lavori prodotti dall’artista.<br />

Il residence è aperto a personalità creative <strong>di</strong> ogni genere: architetti,<br />

musicisti, designer.<br />

RESIDENCE PROGRAM: VANO DI<br />

UN APPARTAMENTO TIPO<br />

ASSEGNABILE A GIOVANI ARTISTI<br />

La piattaforma è caratterizzata da vari progetti <strong>di</strong>versi tra loro; uno tra i<br />

più importanti è sicuramente “Creative <strong>di</strong>alogue and commitment to the<br />

environment”, che si occupa della <strong>di</strong>fesa e salvaguar<strong>di</strong>a dell’ambiente e<br />

alcuni artisti hanno deciso <strong>di</strong> realizzare dei cicli <strong>di</strong> opere orientate su<br />

questo tema. Uno tra tutti è il brasiliano Vik Muniz, il quale realizza le sue opere utilizzando dei<br />

rifiuti, che recupera nelle <strong>di</strong>scariche e il ricavato della ven<strong>di</strong>ta delle stesse è devoluto in<br />

beneficenza. Strettamente connesso a tale iniziativa è il “New creation educational program”, che<br />

vede coinvolte anche le altre università ed ha a cuore il problema della salvaguar<strong>di</strong>a dell’acqua.<br />

SHIBUYA<br />

Shibuya è uno dei 23 quartieri <strong>di</strong> Tokyo. E’ senza dubbio una delle zone più <strong>di</strong>namiche della città,<br />

nonchè fulcro <strong>di</strong> sviluppo della cultura giovanile<br />

giapponese che contribuisce a <strong>di</strong>ffondere un’immagine<br />

del Giappone quale punto d’incontro tra moda e<br />

innovazione stilistica.<br />

Il quartiere rappresenta la cultura cosiddetta meno<br />

ufficiale ma che in realtà non può essere sottovalutata in<br />

quanto è l’anima pulsante dell’universo giovanile<br />

nipponico.<br />

Shibuya è illuminata da megaschermi pubblicitari e<br />

ovunque si in<strong>di</strong>rizzi lo sguardo ci si trova sommersi da<br />

negozi con abiti all’ultimo grido, luci e suoni.<br />

UNO SCORCIO DI SHIBUYA<br />

Essendo il punto <strong>di</strong> maggior interesse per i seguaci della


moda <strong>di</strong> tutto il mondo, Shibuya e i suoi centri commerciali sono stati spesso fonte d’ispirazione<br />

anche per famosi stilisti. Uno tra i più famosi è SHIBUYA 109. Il palazzo, che aprì nell’Aprile del<br />

1979, si trova nel cuore del quartiere vicino alla stazione della metropolitana. La sua costruzione si<br />

deve all’architetto Minoru Takeyama, che progettò l’e<strong>di</strong>ficio come una sorta <strong>di</strong> “Fashion<br />

Community", il cui compito era quello <strong>di</strong> ospitare piccoli negozi per le “fashion victims” dai 13 ai<br />

30 anni.<br />

Il nome del centro commerciale, 109, deriva dagli ideogrammi giapponesi che rispettivamente<br />

formano il nome <strong>di</strong> Tokyu, ovvero il proprietario dello stabile.<br />

Il centro commerciale si presenta come una struttura moderna sud<strong>di</strong>visa in 8 piani, in cui si<br />

<strong>di</strong>stribuiscono senza sosta piccoli negozi <strong>di</strong> vestiti dai tipici marchi giapponesi appartenenti alla<br />

cultura “ kogal”, per lo più sconosciuti a noi occidentali. Questo<br />

modo <strong>di</strong> vestire segue la regola d’indossare ad esempio stivali alti,<br />

minigonne vertiginose, abbondante make-up, capelli rigorosamente<br />

tinti, abbronzature innaturali e accessori appariscenti, il tutto<br />

accompagnato da lunghissime unghie stravaganti. Insomma, uno stile<br />

che non può <strong>di</strong> certo passare inosservato.<br />

RAGAZZE CONVERSANO DAVANTI<br />

ALL’ENTRATA DEL CENTRO<br />

COMMERCIALE SHIBUYA 109<br />

Questa zona è tuttavia famosa anche per la presenza <strong>di</strong> una curiosa<br />

statua posta proprio <strong>di</strong> fronte all’uscita della metropolitana: la statua<br />

<strong>di</strong> Hachiko.<br />

Intorno al 1920 il professore Hidesamuroh Ueno, docente<br />

all'università <strong>di</strong> Tokyo aveva un cane <strong>di</strong> razza Akita, che si chiamava<br />

Hachiko (vero nome Hachi, il suffisso "ko" è un termine affettivo), il<br />

quale ogni mattina lo accompagnava alla stazione <strong>di</strong> Shibuya, ed<br />

ogni sera lo attendeva per tornare a casa. Un giorno, mentre si<br />

trovava all'università, il Professore fu colpito da infarto, e morì.<br />

Hachiko, inconsapevole della morte del padrone, continuò a recarsi<br />

ogni sera alla stazione per aspettare il suo ritorno per <strong>di</strong>eci anni, fino al giorno della sua morte. Ben<br />

presto la storia del fedelissimo Hachiko si <strong>di</strong>ffuse in tutto il Giappone, e per ricordare la sua fedeltà,<br />

nel 1934, l'artista Toru Ando costruì una statua, esattamente nel punto in cui Hachiko aveva atteso<br />

per tanto tempo il suo padrone.<br />

La statua che si trova a Shibuya ora, non è l'originale (perduta a causa del secondo conflitto<br />

mon<strong>di</strong>ale), ma una copia creata dal figlio dell'artista, Takeshi, nel 1948.


Domenica 3 ottobre 2010<br />

“L’arte prende il sopravvento” <strong>di</strong> Federica Sandrelli<br />

Il secondo giorno a Tokyo lo abbiamo passato immersi nell'arte.<br />

La mattina, verso le 9, siamo<br />

partiti con la metropolitana e ci<br />

siamo <strong>di</strong>retti verso uno dei<br />

quartiere residenziali più<br />

affascinanti, Juyukaoka. Lì<br />

abbiamo girato a pie<strong>di</strong> e ci<br />

siamo imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong>retie<br />

alla famosa galleria d'arte<br />

contemporanea giapponese “Art<br />

LA PICCOLA GALLERIA D'ARTE DI JIYUGAOKA NEL QUARTIERE<br />

RESIDENZIALE DI TOKYO<br />

Meter”. La particolarità <strong>di</strong> “Art<br />

Meter” è rappresentata dal fatto<br />

che la commercializzazione delle opere d’arte si fonda sulla misura della<br />

superficie delle stesse, espressa in valore per centimetro quadrato <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensione dell’opera. I prodotti artistici possono essere inoltre visionati,<br />

apprezzati e acquistati tramite il sito internet della galleria. Il prezzo finale<br />

delle opere verrà poi ricavato, oltre che dai centimetri, anche dal feedback<br />

che i compratori via web<br />

attribuiranno a transazione<br />

finita, a seconda del loro grado<br />

<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione. Tutto ciò ci<br />

permette <strong>di</strong> definire l’operato <strong>di</strong><br />

“Art Meter” come una delle più<br />

importanti forme o<strong>di</strong>erne <strong>di</strong><br />

democratizzazione dell’arte,<br />

data l’originalità della ven<strong>di</strong>ta<br />

CERAMICHE TIPICHE<br />

al centimetro (che permette <strong>di</strong><br />

mantenere relativamente bassi i<br />

prezzi delle opere) e la possibilità <strong>di</strong> mettere in contatto compratori e<br />

produttori in maniera molto più facile grazie all’utilizzo del web. Se poi si ha<br />

l’occasione <strong>di</strong> soggiornare a Tokyo si possono vedere <strong>di</strong>rettamente tutte le<br />

opere proposte via web nella sede della galleria da noi visitata e che presenta<br />

tra l’altro un ingresso anch’esso particolare: su <strong>di</strong> un prato campeggia il<br />

nome della galleria d'arte insieme ad una siepe potata a forma <strong>di</strong> giraffa. Lo<br />

spazio <strong>di</strong> fronte alla galleria <strong>di</strong>venta anche l’area per la realizzazione <strong>di</strong><br />

performance <strong>di</strong> artisti durante gli eventi annuali organizzati da Art Meter per<br />

il pubblico e la comunità del quartiere.


Abbiamo poi proseguito la nostra passeggiata fino all'incrocio successivo per<br />

recarci in un negozio <strong>di</strong> ceramiche tra<strong>di</strong>zionali, dove vengono esposte anche<br />

le ceramiche acquistate dalla famiglia reale per il figlio, aventi come simbolo<br />

un pulcino. Tutto ciò che viene venduto è naturalmente prodotto<br />

artigianalmente. Tornando verso<br />

la metropolitana abbiamo<br />

incrociato altre botteghe, tra cui<br />

una <strong>di</strong> oggetti per la casa. Tra i<br />

regali più gettonati, lo zucchero da<br />

thè al gusto <strong>di</strong> ciliegia e rosa e<br />

zuccherini a forma <strong>di</strong> cuori<br />

colorati.<br />

Da lì abbiamo deciso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigerci<br />

verso il quartiere Harajuku, molto<br />

particolare e soprattutto famoso in<br />

L'INGRESSO DELLA STRADA PRICIPALE DI HARAJUKU: IL<br />

QUARTIERE PIU' TRASGRESSIVO DI TOKYO, FAMOSO PER<br />

LE COSPLAY E LE GOTHIC LOLITA<br />

tutto il mondo (viene citato, ad esempio, in una canzone <strong>di</strong> Gwen Stefani) per<br />

la sperimentazione estetica dell’abbigliamento ed accessori indossati dalle<br />

persone che lo frequentano. E' una via <strong>di</strong> negozi che riflettono questi generi<br />

“<strong>di</strong> culture emergenti”, fatta eccezione per alcuni più <strong>di</strong><br />

stile europeo o vintage. E’ un luogo sempre affollato e i<br />

negozianti, come a Shibuya 109, urlano per incitarti ad<br />

entrare nel loro negozio. Qualcosa che da noi non è molto<br />

comune, ma che fa parte della loro cultura. Girando tra<br />

negozi e vie laterali ci siamo imbattute più volte in ragazze<br />

e ragazzi detti Cosplay. I Cosplay sono ragazzi che si<br />

travestono come personaggi dei fumetti o manga. Con<br />

alcuni <strong>di</strong> loro siamo riuscite anche a fare delle foto, ma<br />

non era così semplice, molti <strong>di</strong> loro ci <strong>di</strong>cevano che non<br />

potevamo ritrarli facendoci il gesto del <strong>di</strong>vieto (ottenuto<br />

incrociando le mani). Aspettando il professore e le altre<br />

UN ECCENTRICO<br />

RAGAZZO IN UN<br />

NEGOZIO DI<br />

HARAJUKU<br />

ragazze al punto <strong>di</strong> ritrovo stabilito abbiamo conosciuto tre ragazze<br />

giapponesi, molto carine, con cui abbiamo fatto delle foto. Infatti i giovani in<br />

generale sono molto curiosi <strong>di</strong> conoscere gente straniera e accettano<br />

volentieri <strong>di</strong> posare in una delle tue foto ricordo, nonostante la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

comunicazione.<br />

Infine, siamo andati a vedere il<br />

Design Festa Gallery. E' un<br />

complesso formato da due<br />

gran<strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici in cui agli artisti è<br />

data la possibilità <strong>di</strong> avere un<br />

proprio spazio per lavorare e<br />

vendere le produzioni artistiche,<br />

oltre a partecipare a tutte le<br />

iniziative collettive realizzate dal<br />

GIOVANI ARTISTI AL LAVORO AL RESIDENZIALE D'ARTISTI<br />

centro. Quando siamo arrivate


siamo state colpite da tre ragazzi che modellavano il vetro con una fiamma<br />

ossidrica ed insegnavano a chiunque lo richiedesse come farlo. Siamo entrate<br />

a guardare alcune esposizioni ed abbiamo incontrato molti artisti. Uscendo<br />

dal lato "sud" per <strong>di</strong>rigerci verso un'altra ala abbiamo incontrato alcune<br />

ragazze che ci hanno invitate al bar per farci vedere cosa avrebbero fatto.<br />

Era una performance in cui recitavano e ballavano alcune delle più famose<br />

canzoni <strong>di</strong> Michael Jackson. Le tre ragazze interagivano molto con il<br />

pubblico, spostandosi continuamente qua e là per il locale. In conclusione<br />

abbiamo visto altre due esposizioni <strong>di</strong> quadri. Uscite da lì siamo andate a<br />

cena fuori passando per un altro quartiere, quello dell'alta moda <strong>di</strong><br />

Omotesando e siamo tornate in hotel pronte per una nuova giornata.<br />

Federica<br />

HARAJUKU<br />

Anche Harajuku è una tappa fondamentale nel <strong>viaggio</strong> alla scoperta <strong>di</strong> Tokyo.<br />

L'area è nota per essere un punto focale per le tendenze giovanili<br />

estremamente innovative. Vi sono due principali strade dello shopping:<br />

Takeshita ed Omotesandō.<br />

La prima presenta soprattutto piccoli negozi che vendono articoli <strong>di</strong><br />

abbigliamento ed accessori <strong>di</strong> stile gothic lolita, visual kei, rockabilly,<br />

punk , oltre a innumerevoli punti <strong>di</strong> ristorazione take-away.<br />

Qui si viene completamente investiti da una folla <strong>di</strong> giovani e dalle urla<br />

dei commessi che attirano la clientela urlando “ KAWAIIIII!!” ovvero<br />

“carino”, definizione data a questi caratteristici negozietti e alla loro<br />

merce.<br />

La seconda zona, invece, è ricca <strong>di</strong> negozi delle gran<strong>di</strong> firme come Louis<br />

Vuitton, Chanel, Prada, Tod's, ecc, tanto che<br />

questo viale <strong>di</strong> Omotesandō è ormai noto come gli<br />

"Champs-Élysées <strong>di</strong> Tokyo".<br />

UNA RAGAZZA VESTITA DA COSPLAY<br />

Fino al 2004, un lato della strada era occupato dalla Dōjunkai Aoyama<br />

Apartments, un complesso <strong>di</strong> appartamenti in stile Bauhaus costruito nel 1927<br />

dopo il grande terremoto <strong>di</strong> Kantō del 1923. Nel 2006 questi e<strong>di</strong>fici sono stati<br />

sostituiti dalla Mori Buil<strong>di</strong>ng con il centro commerciale Omotesando Hills.<br />

Qui i vari e<strong>di</strong>fici ospitano numerose boutiques all’avanguar<strong>di</strong>a, veri e propri<br />

castelli dei desideri per donne e uomini.<br />

Tutto ciò ha contribuito a rendere questo quartiere un’area elegante e <strong>di</strong> lusso<br />

in cui gli affitti per le case sono i più alti <strong>di</strong> tutta Tokyo.<br />

GIOVANI A PASSEGGIO IN<br />

TAKESHITA STREET


DESIGN FESTA<br />

Un luogo <strong>di</strong> spiccato interesse per i sostenitori “dell’arte per tutti” è il Design Festa, una galleria<br />

d'arte aperta a giovani artisti e designer giapponesi o stranieri.<br />

Due volte all' anno nel periodo estivo, inoltre, la galleria si trasforma in un<br />

evento spettacolare, a<strong>di</strong>bendo la zona residenziale e i<br />

suoi piccoli appartamenti a luoghi <strong>di</strong> esposizione.<br />

La nostra esperienza del Design Festa è stata altamente<br />

positiva e abbiamo avuto l’opportunità <strong>di</strong> assistere ad un<br />

workshop sulla lavorazione del vetro e ad una<br />

performance <strong>di</strong> teatro-danza in cui tre ballerine si<br />

LA DESIGN FESTA GALLERY esibivano <strong>di</strong>rettamente in mezzo al pubblico, incitandolo<br />

a prendere parte allo sketch comico messo in scena.<br />

Il Festival del Design può essere riassunto così: la possibilità <strong>di</strong> vedere le più<br />

<strong>di</strong>sparate <strong>di</strong>scipline artistiche e incontrarne i creatori. Dalle live-performace alla<br />

danza, dalla musica ai film, dalla live-painting ai piccoli manufatti artigianali,<br />

tutto in un unico luogo in cui l’operazione artistica avviene sotto gli occhi<br />

incuriositi del pubblico.<br />

UNA LIVE PERFORMANCE<br />

ALLA DESIGN FESTA<br />

GALLERY<br />

Lunedì 4 ottobre 2010<br />

“Un <strong>viaggio</strong> nel tempo: tra<strong>di</strong>zione e tecnologia si<br />

incontrano” <strong>di</strong> Glenda Giussani<br />

Lunedì 4 Ottobre siamo andati a Ginza, il quartiere noto per i suoi alti<br />

grattacieli interamente de<strong>di</strong>cati alla<br />

moda e al lusso con <strong>di</strong>verse<br />

boutiques, centri commerciali,<br />

ristoranti e caffè.<br />

Questa è la zona più cara ed<br />

esclusiva della città, motivo per cui è<br />

<strong>di</strong>ventata una famosa meta dove gli<br />

abitanti <strong>di</strong> Tokyo e <strong>di</strong>ntorni amano<br />

trascorrere il week end tra le vetrine<br />

GINZA STREET<br />

dei negozi <strong>di</strong> rinomati brand come<br />

Montblanc, Bulgari, Prada, Chanel,<br />

Tiffany e naturalmente importantissime marche nipponiche come Comme des<br />

Garçons.<br />

Da non perdere il Wakō Department Store: un grande negozio <strong>di</strong> beni <strong>di</strong><br />

lusso costruito nel 1932 e famoso per la Torre dell'orologio, considerata il<br />

simbolo <strong>di</strong> Ginza; il Palazzo della Sony: un<strong>di</strong>ci piani degli oggetti elettronici<br />

più all'avanguar<strong>di</strong>a; l’Apple Store: sette piani <strong>di</strong> tutti i prodotti della famosa


.<br />

azienda americana e un teatro in cui hanno luogo le presentazioni delle<br />

novità Apple.<br />

Dopo una breve pausa pranzo, ci siamo recati al Palazzo Imperiale, nel<br />

quartiere Chiyoda nei pressi della stazione<br />

centrale <strong>di</strong> Tokyo.<br />

Il Palazzo è l'attuale residenza ufficiale<br />

dell'imperatore e della sua famiglia. Esso si<br />

trova immerso in un vasto parco dove<br />

sorgono <strong>di</strong>versi e<strong>di</strong>fici, tra cui il palazzo<br />

IL PALAZZO REALE LA TORRE FUJIMI-YAGURA Kyūden dove abita tuttora la famiglia<br />

imperiale. Il palazzo e i suoi giar<strong>di</strong>ni,<br />

che si estendono per circa 7,41 km²,<br />

sono considerati il cuore e l'anima <strong>di</strong> Tokyo.<br />

Una volta arrivati al Palazzo siamo stati dotati <strong>di</strong> au<strong>di</strong>o guide e dopo una<br />

breve presentazione (in giapponese) ci<br />

siamo<br />

avviati lungo i giar<strong>di</strong>ni, accompagnati<br />

dalle numerose guar<strong>di</strong>e che<br />

chiedevano un or<strong>di</strong>ne rigoroso (file da<br />

quattro persone l’una) e silenzio per<br />

non <strong>di</strong>sturbare i “residenti”.<br />

Dopo aver visitato i giar<strong>di</strong>ni e gli<br />

e<strong>di</strong>fici della residenza imperiale, ci<br />

siamo recati ad Akihabara, non IL PALAZZO REALE: IL FUJIMI-YAGURA<br />

lontano dal centro <strong>di</strong> Tokyo.<br />

Conosciuta anche come Akihabra Eletric Town, il quartiere della tecnologia:<br />

e<strong>di</strong>fici e grattacieli che offrono tutte le novità tecnologiche, ricoperti da<br />

pubblicità multicolor e immersi in strade che appaiono come un gran mix <strong>di</strong><br />

luci e suoni.<br />

Siamo entrati nel palazzo Yodobashi Akiba, il più grande negozio <strong>di</strong><br />

elettronica, ovvero nove piani <strong>di</strong> ogni genere <strong>di</strong> televisori, fotocamere,<br />

telecamere, computer, telefonia<br />

nonché un vastissimo<br />

assortimento <strong>di</strong> manga e fumetti<br />

<strong>di</strong> ogni genere. Siamo rimaste<br />

infatti molto colpite dalla<br />

minuzia nell’offerta: qualsiasi<br />

prodotto appartenente a questi<br />

generi lì si poteva trovare.<br />

CARTELLONE PUBBLICITARIO CON DISEGNI MANGA A fine giornata ci siamo avviati<br />

verso Asakusa, la zona del<br />

nostro albergo. Cena ed una passeggiata tra le luci delle lanterne del tempio<br />

<strong>di</strong> Asakusa, e poi a letto, pronte per un'altra intensa giornata.<br />

Glenda


GINZA<br />

GRATTACIELO IN GINZA STREET<br />

Ginza è un <strong>di</strong>stretto del quartiere Chūō, Tokyo. Si presenta come un’area<br />

commerciale <strong>di</strong> lusso, con gran<strong>di</strong> boutiques e <strong>di</strong>versi ristoranti. Il nome del<br />

quartiere deriva da “Gin” (argento), in quanto proprio in quest'area venne<br />

stabilita, nel 1612, durante il Periodo Edo, la zecca del conio dell'argento.<br />

La moderna Ginza sorge nel 1872 quando, a seguito <strong>di</strong> un terribile incen<strong>di</strong>o, il<br />

<strong>di</strong>stretto fu ricostruito a partire da alcuni e<strong>di</strong>fici in stile georgiano progettati<br />

dall'architetto irlandese Thomas Waters. Di questi e<strong>di</strong>fici in stile europeo<br />

oggi non rimangono che pochi esemplari come il palazzo che ospita la sede dei gran<strong>di</strong> magazzini<br />

Wakō. Vista da uno straniero, la zona richiama molto un tipico quartiere <strong>di</strong> shopping<br />

“all’occidentale”, data l’alta concentrazione <strong>di</strong> firme come H&M, Zara, Abercrombie & Fitch,<br />

Sephora, ecc. Ciò che colpisce, però, è l’accuratezza e il design dei negozi che sono più ampi<br />

rispetto a quelli europei e <strong>di</strong>slocati su svariati piani. Anche le vetrine attirano molto l’attenzione<br />

grazie alle idee innovative utilizzate per esporre il prodotto, come ad esempio il grande viso <strong>di</strong><br />

donna realizzato interamente in carta che troneggia dalle vetrine <strong>di</strong> Sephora, noto brand <strong>di</strong><br />

cosmetici.<br />

PALAZZO IMPERIALE<br />

Il Palazzo Imperiale <strong>di</strong> Tokyo è la residenza ufficiale dell'Imperatore del Giappone. Il complesso<br />

residenziale <strong>di</strong> oggi, che sorge sulle fondamenta del vecchio palazzo <strong>di</strong> epoca Edo, è stato costruito<br />

nel 1968 dopo un incen<strong>di</strong>o che ha totalmente <strong>di</strong>strutto la residenza dell’epoca della Restaurazione<br />

Meiji del 1868, quando l’imperatore Meiji si spostò da Kyoto per stabilire la capitale, e sede del suo<br />

governo, a Tokyo. A causa degli incen<strong>di</strong> e dei terremoti avvenuti durante il periodo Meiji il palazzo<br />

mutò il suo aspetto, con la sostituzione significativa dei ponti in legno con altri in pietra e ferro.<br />

L'architettura del palazzo venne completamente ri<strong>di</strong>segnata seguendo lo stile nazionale negli<br />

esterni. La notte del 25 maggio 1945 gran parte del palazzo venne <strong>di</strong>strutto dai bombardamenti nel<br />

corso della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, per essere poi ricostruita negli anni seguenti.<br />

Il Palazzo Imperiale è ancora oggi circondato dal fossato originale. Porte imponenti e antiche torri<br />

<strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a appaiono sul muro <strong>di</strong> cinta a intervalli regolari. Il Nijubashi, un elegante ponte a due<br />

archi conduce all’ingresso principale. Il Giar<strong>di</strong>no Orientale ospita <strong>di</strong>verse varietà <strong>di</strong> fiori che<br />

abbelliscono il giar<strong>di</strong>no in ogni stagione, offrendo al visitatore un’atmosfera <strong>di</strong> relax ideale.<br />

Il Palazzo è inserito all'interno <strong>di</strong> un vasto parco situato nel quartiere centrale <strong>di</strong> Chiyoda, vicino<br />

alla stazione <strong>di</strong> Tokyo. All'interno del complesso sorgono <strong>di</strong>verse strutture tra cui:<br />

- Il palazzo “Kyūden”, residenza privata della famiglia imperiale costruita in ferro e composta<br />

da sette <strong>di</strong>versi e<strong>di</strong>fici non visitabili però dai turisti per ovvi motivi <strong>di</strong> riservatezza.<br />

- Fujimi-yagura, una torre arroccata sopra un pen<strong>di</strong>o che in passato consentiva alle guar<strong>di</strong>e <strong>di</strong><br />

vedere ciò che accadeva al <strong>di</strong> fuori del palazzo e dare quin<strong>di</strong> l’allarme in caso <strong>di</strong> pericolo.


Ora la torre è ciò che resta dell’antico castello del periodo Edo e si <strong>di</strong>ce che da qui, nei<br />

giorni tersi e assolati, si possa scorgere la sagoma del monte Fuji.<br />

- Hausuikebori, consiste in una vasca d’acqua interamente ricoperta da fiori <strong>di</strong> loto. Esso ha<br />

una doppia funzione, decorativa e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, poiché non è<br />

altro che uno strapiombo affiancato da ripide mura <strong>di</strong>fficili<br />

da scalare.<br />

- Kyunden Totei Plaza, e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> rappresentanza dal quale<br />

si affaccia solitamente l’imperatore in occasione del primo<br />

dell’anno o del suo compleanno per salutare la nazione.<br />

AKIHABARA<br />

Conosciuta anche come Akihabara Electric Town, è famosa soprattutto per la sua grande<br />

concentrazione <strong>di</strong> negozi che vendono tutti i tipi <strong>di</strong> apparecchi elettronici, anime e videogiochi.<br />

Probabilmente è la più vasta area <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta del mondo per beni elettronici e computer, siano essi<br />

nuovi che usati. Il materiale nuovo si può trovare negli stores della strada principale, la Chou Dori,<br />

mentre l'usato <strong>di</strong> tutti i tipi (software, hardware e altro) si può trovare nelle vie<br />

sul retro. Parti <strong>di</strong> ricambio nuove per gli amanti del fai-da-te sono facilmente<br />

<strong>di</strong>sponibili in molti negozi. Attrezzi, parti elettriche, cavi, videocamere ed altro<br />

si possono trovare nei minuscoli corridoi della Soto Kanda 1 chome. I turisti<br />

stranieri tendono a visitare i gran<strong>di</strong> negozi vicino alla stazione, mentre gli<br />

abitanti locali sanno dove ottenere una varietà <strong>di</strong> scelta e <strong>di</strong> prezzi migliore<br />

allontanandosi dalla stazione.<br />

Oltre che per gli appassionati <strong>di</strong> elettronica è anche una miniera per gli<br />

appassionati <strong>di</strong> anime: qui si trovano numerosi negozi dove si possono<br />

acquistare anime, manga, dōjinshi, OST (Original Sound Track, cd contenenti<br />

tutte le musiche usate in un particolare anime), action figure, costumi per il<br />

cosplay, e locali tematici come i maid café. Come per i negozi <strong>di</strong> elettronica, si<br />

può andare da negozi multipiano (come il famoso Mandarake) a piccoli negozi specializzati.<br />

LOCALE CON IL NOME DI<br />

UN FAMOSO MANGA


Martedì 5 ottobre 2010<br />

“Una giornata tra i nostri colleghi edochiani” <strong>di</strong> Martina<br />

Bertoli<br />

La prima tappa della giornata è Shinjuku per visitare la Waseda University.<br />

Lì ci aspettava Christopher Pokarier,<br />

professore della Business School per le<br />

relazioni internazionali che dopo lo<br />

scambio con il nostro professore del<br />

biglietto da visita, importante “rito”<br />

giapponese, ci ha intrattenuto con una<br />

breve presentazione dell’Università e<br />

della sua storia.<br />

Questa università, fondata nel 1882 da<br />

Shigenobu Ōkuma, la cui statua troneggia nel cortile dell’Università, con il<br />

nome <strong>di</strong> “Tokio Senmon Gakko”, venne<br />

poi rinominata Waseda University nel<br />

1902. Si tratta <strong>di</strong> un’università privata<br />

che offre corsi in inglese per studenti<br />

provenienti dalle varie parti del mondo.<br />

Essa è conosciuta come una delle<br />

maggiori università <strong>di</strong> Tokio e ha un<br />

WASEDA UNIVERSITY: MONUMENTO CELEBRATIVO<br />

DEL FONDATORE OKUMA SHIGENOBU.<br />

IL TRADIZIONALE SCAMBIO DEI BIGLIETTI DA<br />

VISITA<br />

numero <strong>di</strong> studenti che si aggira<br />

intorno ai 50.000, provenienti sia dal<br />

Giappone che da altre 90 nazioni nel mondo.<br />

Dopo aver fatto una breve escursione nelle strutture universitarie, il<br />

professore Christopher Pokarier ci ha portato a visitare il “japanese<br />

garden” del campus, una camminata nella natura tra laghetti, steccati fatti <strong>di</strong><br />

bambù e una vegetazione verdeggiante. In seguito siamo andate a vedere un<br />

tempio scintoista nei <strong>di</strong>ntorni, dove abbiamo lanciato le monetine per<br />

esprimere un desiderio, secondo<br />

l’usanza locale. Successivamente<br />

abbiamo visitato il “Memorial<br />

Theatre<br />

Museum”<br />

dell’Università, fatto erigere dal<br />

professore Tsubouchi Shoyo,<br />

ammiratore e traduttore delle<br />

opere <strong>di</strong> Shakespeare.<br />

All’interno è conservata la<br />

FOTO DI GRUPPO CON ALCUNI STUDENTI DELLA WASEDA collezione permanente fatta <strong>di</strong><br />

UNIVERSITY<br />

ritratti <strong>di</strong> attori famosi del teatro<br />

giapponese, maschere utilizzate durante le rappresentazioni, opere <strong>di</strong>


Shakespeare, ricostruzioni dei teatri elisabettiani. All’ora <strong>di</strong> pranzo abbiamo<br />

mangiato alla mensa dell’Università come veri e propri studenti della<br />

Waseda e poi, durante una pausa nel cortile d’ingresso, abbiamo assistito al<br />

“reclutamento” delle nuove matricole da parte delle <strong>di</strong>verse associazioni<br />

studentesche “armate” <strong>di</strong> volantini e simpatiche mascotte.<br />

Dopo pranzo, ci siamo <strong>di</strong>rette molto velocemente alla metropolitana, perché<br />

avevamo l’appuntamento alla<br />

Bunka Women’s University, una<br />

spettacolare<br />

struttura<br />

architettonica immersa in un<br />

quartiere <strong>di</strong> grattacieli.<br />

L’università venne fondata nel<br />

1950 ed è oggi famosa in tutto il<br />

mondo per quanto riguarda il<br />

settore della moda. Ci ha accolti BUNKA FASHON UNIVERSITY<br />

un responsabile delle relazioni<br />

internazionali della Bunka, Andrew Morrison che ci ha accompagnato nella<br />

stanza dei tessuti, dove si trovano tutti i tessuti catalogati in base alla<br />

tipologia e alla provenienza; nella me<strong>di</strong>ateca, dove si trovano tutti i dvd<br />

compresi quelli riguardanti sfilate e stilisti e, infine, nella stanza con le<br />

creazioni <strong>di</strong> studenti dell’Università, utilizzati<br />

anche per sfilate pubbliche.<br />

IL PALAZZO DEL COMUNE A<br />

SHINJUKU<br />

Finita la visita all’Università, con una pausa al bar,<br />

siamo usciti a vedere il quartiere, dove svetta il<br />

palazzo del Tokyo Metropolitan Government che,<br />

con i suoi 243 metri <strong>di</strong> altezza, ha detenuto il titolo<br />

<strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio più alto <strong>di</strong> Tokyo dal 1991 al 1996.<br />

Siamo saliti al quarantacinquesimo piano, dove i<br />

visitatori possono godere <strong>di</strong> una panoramica<br />

dall’alto <strong>di</strong> tutta Tokyo, insieme alla possibilità <strong>di</strong><br />

comprare souvenirs.<br />

Il programma prevedeva la cena nel quartiere <strong>di</strong><br />

Asakusa, vicino al nostro albergo. Perciò abbiamo<br />

ripreso la metro e dopo aver girato nelle vie vicine<br />

alla Porta <strong>di</strong> Asakusa e al mercato giornaliero<br />

purtroppo con le claire tutte già chiuse, siamo<br />

andati in un piccolo ristorantino per mangiare<br />

l’okonomyaki, un piatto tipico giapponese che L’OKONOMYAKI<br />

unisce foglie <strong>di</strong> cavolo ad un impasto formato da<br />

acqua, farina e uova. A questi ingre<strong>di</strong>enti si aggiungono poi carne, verdure o<br />

pesce. Abbiamo gustato questo piatto sedute sul “tatami”.<br />

Martina


SHINJUKU<br />

Shinjuku è uno dei 23 quartieri <strong>di</strong> Tokyo. Nel 1698, durante il periodo Edo, Shinjuku si sviluppò<br />

come nuova (shin) stazione (shuku o juku) per presentarsi nella sua<br />

forma corrente dopo il Grande Terremoto del Kanto del 1923, dato che<br />

l'area era sismicamente stabile e si salvò alla gran parte delle<br />

devastazioni.<br />

Definito “il quartiere che non dorme mai”, in pochi chilometri quadrati<br />

raccoglie un’enorme concentrazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> magazzini, cinema,<br />

hotel, bar, terrazze con giar<strong>di</strong>ni pensili e campi da tennis. È inoltre un<br />

importante centro commerciale ed amministrativo, così come la sede<br />

<strong>di</strong> uno dei maggiori sno<strong>di</strong> dei trasporti pubblici <strong>di</strong> Tokyo, la stazione<br />

<strong>di</strong> Shinjuku. Questa zona ospita anche la sede del Palazzo del Governo<br />

Metropolitano <strong>di</strong> Tokyo o ‘Tokyo City Hall’, uno dei più alti e<strong>di</strong>fici,<br />

SHINJUKU<br />

dove viene gestita l’amministrazione pubblica e<br />

da cui si può ammirare dall’alto tutta la città. Il<br />

momento migliore per usufruire <strong>di</strong> questo spettacolo è il mattino poiché è con<br />

questa luce che si riesce persino a scorgere il monte Fuji.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio è formato da tre <strong>di</strong>versi comprensori sud<strong>di</strong>visi in trentatre piani. Nel<br />

complesso ha un aspetto moderno e a guardarlo si pensa imme<strong>di</strong>atamente ad un<br />

grattacielo d’avanguar<strong>di</strong>a anche se l’architetto che l’ha <strong>di</strong>segnato, Kenzo<br />

Tange, ha voluto ricreare in parte delle affinità con le cattedrali gotiche.<br />

Le aree principali includono Ichigaya, Okubo, Shinanomachi, Shinjuku nichome<br />

e Takadanobaba. Il quartiere ospita anche la prestigiosa Waseda University.<br />

UNO DEI GRATTACIELI DI<br />

SHINJUKU<br />

Mercoledì 6 ottobre 2010<br />

“Alla scoperta del teatro Noh” <strong>di</strong> Elisabetta Roncati<br />

A <strong>di</strong>fferenza delle altre mattine questa giornata è iniziata molto<br />

tranquillamente poiché l’appuntamento al Teatro Nazionale <strong>di</strong> Tokyo era<br />

previsto per l’ora <strong>di</strong> pranzo. Abbiamo avuto così l’occasione <strong>di</strong> visitare il<br />

meraviglioso quartiere <strong>di</strong> Asakusa in cui si trovava il nostro albergo. Questa<br />

zona è infatti considerata una delle più caratteristiche della capitale: qui si<br />

trova l’importantissimo tempio bud<strong>di</strong>sta Sensoji, il più antico luogo <strong>di</strong> culto<br />

rimasto a Tokyo.<br />

La prima costruzione che si presenta agli occhi dei visitatori è l’ imponente<br />

“Porta del Tuono”, attraversata la quale ci siamo immerse nel flusso <strong>di</strong><br />

turisti e pellegrini che percorrono la famosa Nakamise dori, ovvero la lunga<br />

via <strong>di</strong> bancarelle che conduce fino alle soglie del tempio vero e proprio. Con


nostra immensa felicità ci siamo de<strong>di</strong>cate all’acquisto <strong>di</strong> numerosi souvenirs:<br />

dai sacri amuleti che i fedeli giapponesi comprano per proteggersi dalle<br />

<strong>di</strong>vinità malvagie ad oggettini tipici che maggiormente attraggono turisti<br />

provenienti da tutte le parti del mondo .Oltre alle tra<strong>di</strong>zionali cartoline<br />

abbiamo anche acquistato bellissimi ventagli colorati, tessuti tipici e anche<br />

prodotti culinari come i “senbei”, cracker <strong>di</strong> riso cotti al momento sulla<br />

griglia e l’ottimo thè giapponese. Dopo questa lunga passeggiata finalmente<br />

siamo giunte davanti al tempio.<br />

Qui si respirava un’atmosfera <strong>di</strong> pace assoluta, nonostante le centinaia <strong>di</strong><br />

fedeli presenti, una solennità <strong>di</strong>fficilmente riscontrabile in Occidente. Sotto la<br />

guida dell’instancabile e simpatica Kyoko abbiamo effettuato il rito <strong>di</strong><br />

preghiera proprio come delle vere scintoiste: abbiamo gettato una monetina,<br />

ci siamo inchinate <strong>di</strong> fronte alle raffigurazioni degli dei battendo tre volte le<br />

mani, dopo esserci preventivamente purificate respirando i fumi dei<br />

bastoncini <strong>di</strong> incenso che avevamo acceso in una specie <strong>di</strong> pozzo all’ingresso<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio. Senza rendercene conto, rapite dall’incantevole luogo, il tempo<br />

era volato: abbiamo preso la metropolitana e dopo un ulteriore breve<br />

cammino a pie<strong>di</strong> siamo giunte <strong>di</strong> fronte all’ingresso del Teatro Nazionale <strong>di</strong><br />

Tokyo. Qui ci attendevano solerti e gentili gli addetti del teatro che<br />

prontamente ci hanno accompagnato nella sala da pranzo dove un grazioso<br />

cartello “riservato Università <strong>Iulm</strong>”segnalava i nostri posti a sedere.<br />

Finalmente abbiamo assaggiato il tipico piatto giapponese chiamato<br />

“bento”: un vassoio con <strong>di</strong>versi scomparti e coperchi che contiene riso ed<br />

orazu, ovvero <strong>di</strong>verse specialità <strong>di</strong> carne, pesce, verdure cotte o marinate,<br />

onigiri, tempura, tofu ed altri cibi a seconda della stagione. Il tutto<br />

accompagnato da un gustoso thè caldo.<br />

Concluso il pranzo, siamo andate subito nella sala dove si sarebbe svolto lo<br />

spettacolo, già affollata in quanto il teatro Noh è un piacevole passatempo<br />

della classe me<strong>di</strong>a giapponese. Erano molte, infatti, le signore abbigliate con<br />

i tra<strong>di</strong>zionali kimono. Lo spettacolo si basa soprattutto sui gesti corporei ed<br />

io ne sono rimasta tanto colpita da comprare libri su questo argomento<br />

durante l’intervallo dello spettacolo.<br />

Finita la rappresentazione, ci siamo <strong>di</strong>rette verso Omotesando, grazioso<br />

quartiere ricco <strong>di</strong> bei negozi, dove ha sede tra gli altri lo store <strong>di</strong> Hello Kitty,<br />

famoso personaggio creato dalla fantasia nipponica. Dopo una piccola<br />

merenda, camminando, siamo arrivate in una zona contrad<strong>di</strong>stinta dalla<br />

presenza <strong>di</strong> numerosi negozi <strong>di</strong> oggetti antichi, soprattutto <strong>di</strong> tessuti,<br />

acquistati da alcune <strong>di</strong> noi.<br />

Giunte ormai a sera ci siamo incamminate verso il Toyoko Inn pregustando<br />

l’escursione ai templi che ci avrebbe atteso l’indomani.


ASAKUSA<br />

Asakusa è uno dei quartieri più caratteristici e famosi <strong>di</strong> Tokyo. Situato nella parte nord-est della<br />

città, ha come suo fulcro il Tempio Sensoji, il luogo <strong>di</strong> venerazione più antico <strong>di</strong> Tokyo, de<strong>di</strong>cato a<br />

Kannon Sama, la dea bud<strong>di</strong>sta della misericor<strong>di</strong>a.<br />

La via principale del quartiere passa davanti al Kaminarimon o<br />

“Porta del tuono" con la sua chōchin, l'imponente<br />

lanterna <strong>di</strong> carta rossa. La porta immette alla<br />

famosa Nakamise dori, una lunga via sempre<br />

IL TEMPIO DI ASAKUSA, A POCHI PASSI<br />

DAL NOSTRO ALBERGO<br />

affollata <strong>di</strong> visitatori, dove si possono trovare<br />

numerose bancarelle con una vasta gamma <strong>di</strong><br />

souvenir tipici come kimono <strong>di</strong> seta, scarpe<br />

infra<strong>di</strong>to, ma anche ventagli colorati, amuleti portafortuna e prodotti culinari<br />

tipici come i “senbei”, cracker <strong>di</strong> riso preparati al momento sulla griglia e<br />

insaporiti nella salsa <strong>di</strong> soia o i “Ningyoyaki”, dolci a forma <strong>di</strong> bambola con un<br />

ripieno alla crema <strong>di</strong> fagiolini dolci. Tra le attrazioni della via, si annoverano<br />

LA LANTERNA DELLA<br />

“PORTA DEL TUONO”<br />

anche i ragazzi vestiti nei tra<strong>di</strong>zionali abiti utilizzati dai conduttori <strong>di</strong> risciò che offrono ai turisti la<br />

possibilità <strong>di</strong> visitare il quartiere con il loro caratteristico mezzo.<br />

Il quartiere, per la sua vivacità e vitalità, seppure attualmente “trascurato” a causa delle più moderne<br />

attrattive delle zone ovest della città, come Shinjuku e Shibuya, ha fornito<br />

ispirazione a famose opere artistiche e letterarie ed è ancora oggi uno dei<br />

quartieri più tra<strong>di</strong>zionali. Nel periodo Edo Yoshiwara, il famoso quartiere a<br />

luci rosse, si trovava proprio nella parte nord <strong>di</strong> Asakusa, non lontano dal<br />

tempio Sensoji. Nell’epoca Meiji, invece, la zona fece da “tester” per tutte<br />

quelle forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento provenienti dall’occidente e sconosciute alla gran<br />

parte dei giapponesi: qui fu inaugurato, infatti, il primo cinema pubblico e fu<br />

messa in scena la prima opera lirica occidentale. Questo è sempre stato un<br />

luogo rinomato per il <strong>di</strong>vertimento fino alla metà degli anni ’90 del XX secolo<br />

SIGNORE IN KIMONO<br />

quando dovette cedere lo scettro a quartieri più caotici e adatti ad un pubblico<br />

giovanile come Roppongi, Shinjuku e Shibuya.<br />

Da notare che mentre la maggior parte degli e<strong>di</strong>fici della capitale nipponica non superano i<br />

cinquant’anni <strong>di</strong> “anzianità” in questo quartiere si possono scorgere palazzi e abitazioni costruite<br />

negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso. E’ infatti proprio della cultura giapponese il ricostruire gli<br />

e<strong>di</strong>fici dopo venti o trenta anni <strong>di</strong> utilizzo ed è per questo che Tokyo è una città con una struttura in<br />

continua evoluzione. Questa particolarità è stata ad<strong>di</strong>rittura scelta come soggetto dell’installazione<br />

“Metabolizing Tokyo” dell’artista Kazuyo Sejima presentata nel Japanese Pavillon alla Biennale <strong>di</strong><br />

Venezia 2010.


TEATRO NOH<br />

Il teatro Noh è una tra<strong>di</strong>zionale forma teatrale giapponese che unisce elementi <strong>di</strong> danza, <strong>di</strong><br />

recitazione drammatica, <strong>di</strong> musica e <strong>di</strong> poesia in un’unica performance.<br />

Ha i suoi più importanti punti <strong>di</strong> riferimento in città quali Tokyo, Osaka e Kyoto, ed è praticato in<br />

tutto il Giappone da attori professionisti, quasi tutti maschi, che hanno ere<strong>di</strong>tato dai propri avi, attori<br />

da molte generazioni, il privilegio <strong>di</strong> recitare. Per interpretare i ruoli femminili si utilizzano delle<br />

maschere tipiche che consentono <strong>di</strong> riconoscere così il<br />

personaggio.<br />

Il teatro Noh si è sviluppato nel XIV e nel XV secolo, ma è<br />

durante il periodo Edo (1603-1868) che è assurto a massima<br />

fortuna. I più importanti guerrieri e feudatari sovvenzionavano le<br />

loro compagnie <strong>di</strong> recitazione e molti <strong>di</strong> loro stu<strong>di</strong>avano e<br />

recitavano il Noh.<br />

Originariamente gli spettacoli si svolgevano all’aperto ma ora<br />

sono stati spostati all’interno dei teatri, conservando però il loro<br />

TIPICHE MASCHERE TEATRALI GIAPPONESI<br />

legame con la natura attraverso le scenografie <strong>di</strong>pinte con motivi vegetali o paesaggi. Uno<br />

spettacolo può durare da una a sei ore e ogni performance è sud<strong>di</strong>visa in due parti: nella prima<br />

mezz’ora il pubblico è intrattenuto da una scenetta umoristica e il restante tempo è de<strong>di</strong>cato alla<br />

storia vera e propria.<br />

Il linguaggio utilizzato è il giapponese antico e quin<strong>di</strong> la comprensione risulta <strong>di</strong>fficile anche agli<br />

abitanti locali. In ogni caso, gli aspetti rilevanti nel teatro Noh sono i gesti corporei attentamente<br />

calibrati e la musica, motivo per cui gli attori sono accompagnati in scena da un coro e da suonatori.<br />

Giovedì 7 ottobre 2010<br />

“Nella valle dei templi” <strong>di</strong> Lucia Lucido<br />

Dopo le giornate de<strong>di</strong>cate alla visita della parte della città più frenetica e<br />

“rumorosa”, abbiamo de<strong>di</strong>cato la nostra attenzione alla visita <strong>di</strong> un’area<br />

non molto <strong>di</strong>stante da Tokyo. Abbiamo preso la metro da Asakusa, poi il<br />

treno fino a Kamakura, esattamente a Kencho-ji, luogo che accoglie dei<br />

fantastici templi. Con l’autobus abbiamo poi fatto varie tappe per visitare<br />

alcuni luoghi sacri.<br />

Appena siamo scese ci siamo trovate <strong>di</strong> fronte ad un paesaggio<br />

sorprendentemente <strong>di</strong>verso rispetto a quello a cui eravamo state abituate nei<br />

giorni precedenti: una meraviglia immersa nel verde tra le colline, con<br />

casette piccole e strette viuzze; tutto intorno trasmetteva tranquillità e<br />

serenità. Non a caso abbiamo saputo che si tratta <strong>di</strong> un’area molto


privilegiata, in cui risiedono artisti e scrittori in cerca <strong>di</strong> quella pace che non<br />

si può trovare in città.<br />

E’ qui che si trovano gli antichi templi bud<strong>di</strong>sti e shintoisti dove i giapponesi<br />

sono soliti rivolgere alle <strong>di</strong>vità preghiere accompagnate da inchini e riti.<br />

Quello che mi ha colpito maggiormente è stato il tempio bud<strong>di</strong>sta Jomyoji<br />

temple, interamente in legno con l’interno ricoperto dal tatami, infatti qui ci<br />

siamo tolte le scarpe per entrare e a pie<strong>di</strong> scalzi abbiamo percorso tutto il<br />

perimetro del tempio fino a giungere sul retro dove ci attendeva una<br />

splen<strong>di</strong>da sorpresa: un magnifico giar<strong>di</strong>no zen con un laghetto, sovrastato da<br />

colline e valli ver<strong>di</strong> in miniatura.<br />

Dopo questo momento me<strong>di</strong>tativo abbiamo ripreso l’autobus per giungere al<br />

tempio in cui avremmo partecipato alla cerimonia del thè. E’ il famoso rito<br />

giapponese che abbiamo eseguito tutte insieme sedute sul tatami dove ci<br />

viene inizialmente dato un dolce molto zuccherino da assaggiare soltanto per<br />

poi bere in tre sorsi il thè molto amaro che ci viene servito in tazze <strong>di</strong><br />

ceramica, ciascuna decorata in modo <strong>di</strong>fferente. E’ proprio la decorazione<br />

della tazza che secondo la cerimonia tra<strong>di</strong>zionale è usuale ammirare<br />

rigirandola tre volte tra le mani, prima <strong>di</strong> bere il te, per poi pulire dove si è<br />

appoggiata la bocca e riporla con il decoro rivolto verso gli altri<br />

partecipanti. Successivamente si può finire <strong>di</strong> gustare il dolce e il tutto si<br />

conclude con un inchino in segno <strong>di</strong> ringraziamento.<br />

Uscite dal tempio era ormai ora <strong>di</strong> pranzo e il Prof ci ha lasciato libere <strong>di</strong><br />

mangiare e visitare le vie del quartiere <strong>di</strong> fronte al tempio, piene <strong>di</strong> negozietti<br />

e ristoranti. Abbiamo optato <strong>di</strong> pranzare in uno <strong>di</strong> questi ed il menù era a<br />

base <strong>di</strong> spaghetti <strong>di</strong> soba in zuppe insaporite con pesce, carne, o verdure.<br />

Concluso il pranzo, abbiamo ripercorso la via principale, piena <strong>di</strong> negozi <strong>di</strong><br />

prodotti artigianali locali e souvenir per imboccare un enorme viale alberato<br />

che conduceva ad un tempio. Ci siamo trovate <strong>di</strong> fronte ad un piccolo ponte<br />

rosso sopra un corso d’acqua con fiori <strong>di</strong> loto galleggianti che permetteva<br />

l’accesso al Santuario Tsurugaoka Hachiman-gū. Anche in questo tempio<br />

abbiamo potuto ammirare l’architettura degli e<strong>di</strong>fici, le decorazioni e i<br />

rituali a cui abbiamo partecipato anche noi, scrivendo su un’apposita<br />

tavoletta <strong>di</strong> legno una preghiera firmata da tutte noi con l’augurio <strong>di</strong> tornare<br />

a visitare questo splen<strong>di</strong>do luogo. Scendendo la scalinata ho intravisto una<br />

ragazza giapponese vestita interamente <strong>di</strong> bianco con il suo futuro sposo,<br />

avvicinandoci abbiamo rivolto a loro i nostri auguri, ovviamente in<br />

giapponese su suggerimento <strong>di</strong> Kiyoko. Ci siamo affrettate verso l’ultima<br />

importante meta della giornata: il tempio Kotoku, famoso per l’enorme<br />

statua <strong>di</strong> bronzo raffigurante Amida Buddha e detta “Daibutsu”. Non<br />

essendo possibile entrare al suo interno, ci siamo limitate ad ammirarla<br />

dall’esterno ed a scattare delle magnifiche foto del nostro gruppo.


Ritornate a Tokyo, abbiamo concluso la serata tutte insieme in un locale<br />

caratteristico.<br />

KAMAKURA<br />

Kamakura è una città della prefettura <strong>di</strong> Kanagawa a circa 50 km a Sud <strong>di</strong> Tokyo.<br />

Essa si presenta come una fortezza naturale, circondata da montagne su tre lati, mentre il quarto si<br />

apre sulla baia <strong>di</strong> Sagami.<br />

Kamakura è oggi principalmente nota per i suoi templi e altari. Il tempio Kōtoku-in è<br />

particolarmente famoso per la grande statua <strong>di</strong> bronzo <strong>di</strong> Amida Buddha “Daibutsu” famosa in<br />

tutto il Paese. Uno tsunami nel XV secolo <strong>di</strong>strusse il tempio che la ospitava,<br />

ma la statua resistette e da allora si trova all'aperto.<br />

Il grande <strong>di</strong>o troneggia oggi al centro <strong>di</strong> un cortile che lo lascia ammirare in<br />

tutta la sua maestosità e si può ad<strong>di</strong>rittura entrare nel corpo <strong>di</strong> bronzo e<br />

sbirciare il paesaggio che si vede dalle fessure degli occhi del Buddha.<br />

IL VOLTO DI DAIBUTSU<br />

Oltre a questo tempio, vale la pena<br />

ricordare:<br />

- Tempio Kenchoji:<br />

Primo dei cinque templi <strong>di</strong><br />

Kamakura, il Kenchoji è stato<br />

fondato nel 1253.<br />

Questo è il tempio principale della fazione<br />

Kenchoji della setta bud<strong>di</strong>sta Rinzai. Il suo<br />

santuario principale ospita una statua in legno <strong>di</strong> L’INTENO DI UNO DEI TEMPLI DI KAMAKURA un<br />

Jizo Bosatsu seduto.<br />

Kenchoji ha 10 piccoli templi all’interno del suo complesso.<br />

All’interno del percorso che si <strong>di</strong>sloca su una vasta area si possono vedere il Bonsho, una<br />

campana designata tesoro nazionale; Hojo, il tempio principale che ospita la statua <strong>di</strong><br />

Buddah ed è uno dei templi più antichi <strong>di</strong> tutta Tokyo e, infine, lo spettacolare giar<strong>di</strong>no zen<br />

che si trova <strong>di</strong>etro la sala <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione.<br />

- Santuario Tsurugaoka Hachiman-gū:<br />

L’INTERNO DEL TEMPIO JOMYOJI<br />

Questo tempio è stato fondato nel 1063 come <strong>di</strong>visione del<br />

santuario a Kyoto. E’ bene però ricordare che questo santuario è<br />

scintoista, mentre il precedente è bud<strong>di</strong>sta.<br />

Dopo essere stato <strong>di</strong>strutto da un incen<strong>di</strong>o nel 1191, il tempio è<br />

stato ricostruito con la presente <strong>di</strong>sposizione. Dopo una lunga<br />

scalinata si conclude la salita con la visione <strong>di</strong> un grande e<strong>di</strong>ficio


interamente decorato in legno che rappresenta il luogo dove si svolgono le cerimonie. Al<br />

lato del grande tempio sono visibili alcune statue che ritraggono dragoni e dei protettori del<br />

luogo sacro.<br />

Dopo questa parte più mistica del quartiere <strong>di</strong> Kamakura, ci si può sbizzarrire in Komachi Dori,<br />

una strada che parte dall’uscita orientale della stazione <strong>di</strong> Kamakura e si <strong>di</strong>rige verso il santuario<br />

Tsurugaoka Hachiman-gū. Su entrambi i lati del pittoresco viale ci sono molti negozi <strong>di</strong> artigianato<br />

locale, souvenir e ristoranti che attirano i visitatori.<br />

Venerdì 8 ottobre 2010 e Sabato 9 ottobre 2010<br />

“Verso l’epilogo…” <strong>di</strong> Sara N’Guessan e Guendalina<br />

Dubbini<br />

Eccoci arrivati, con un po’ <strong>di</strong> nostalgia all’epilogo <strong>di</strong> questo bellissimo<br />

<strong>viaggio</strong>.<br />

Dopo colazione, chiuse le valigie e lasciate le nostre camere a cui eravamo<br />

ormai affezionate, ci siamo <strong>di</strong>rette verso il Mercatino <strong>di</strong> Asakusa, in<br />

prossimità dell’omonimo tempio, per acquistare gli ultimi regali per parenti<br />

ed amici.<br />

Affascinati dal posto ci siamo piacevolmente <strong>di</strong>lungati negli acquisti, per poi<br />

<strong>di</strong>rigerci con la metropolitana al Mori Art Museum.<br />

L’area in cui si trova il museo è situata nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong><br />

Tokyo chiamato Ropponghi, ed è una dei più gran<strong>di</strong><br />

complessi urbani del Giappone, costruita nel 2003 per<br />

volere del magnate Minoru Mori. Essa<br />

comprende uffici, appartamenti, negozi,<br />

ristoranti, sale cinematografiche, parchi,<br />

un un museo, un hotel, uno stu<strong>di</strong>o<br />

IL PALAZZO CHE OSPITA<br />

IL MUSEO MORI A<br />

ROPPONGI<br />

televisivo e un anfiteatro all'aperto. Al<br />

centro <strong>di</strong> quest'area sorge la Mori Tower,<br />

un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> 54 piani. Il 52esimo e il<br />

53esimo piano ospitano il Mori Art Museum, oggi uno dei<br />

maggiori musei <strong>di</strong> arte contemporanea del Giappone. Qui<br />

abbiamo potuto assistere alla mostra collettiva “Sensing<br />

Nature” formata da opere <strong>di</strong> Yoshioka Tokujin, Shinoda Taro<br />

MORI ART MUSEUM:<br />

IL MUSEO DI ARTE<br />

CONTEMPORANEA DI<br />

TOKYO<br />

e Kuribayashi Takashi che affrontano il tema del rapporto uomo-natura. Tra<br />

tutte le opere esposte, quella che ha suscitato maggiormente il nostro<br />

interesse e stupore è stata “Snow” <strong>di</strong> Yoshioka Tokujin: una teca a forma <strong>di</strong>


parallelepipedo <strong>di</strong> 15 metri <strong>di</strong> larghezza, piena <strong>di</strong> piume che vengono agitate<br />

da potenti ventilatori, per poi ricadere sulla base della teca come soffice<br />

neve. Essa rappresenta un punto d’incontro <strong>di</strong>namico tra natura, design e<br />

poesia.<br />

Al termine della visita c’è stata data la<br />

possibilità <strong>di</strong> ammirare dalla terrazza<br />

principale una vista mozzafiato <strong>di</strong> Tokyo a 360<br />

gra<strong>di</strong>.<br />

Per quanto riguarda il pranzo, abbiamo optato<br />

per mangiare qualcosa lungo la strada<br />

<strong>di</strong>rigendoci alla volta della zona <strong>di</strong> Roppongi<br />

in cui si trova un Hard Rock Cafè. In realtà il<br />

negozietto vicino è risultato molto interessante,<br />

perché era specializzato in capi<br />

d’abbigliamento ed accessori in stile Kawaii<br />

HARD ROCK CAFÈ A ROPPONGI (carino o cute in inglese), che alcune <strong>di</strong> noi<br />

hanno apprezzato molto. Purtroppo si era fatto tar<strong>di</strong>, così abbiamo deciso <strong>di</strong><br />

tornare in albergo per prendere le nostre valigie e poi <strong>di</strong>rigerci con calma<br />

verso l’aereoporto internazionale <strong>di</strong> Narita. Fatto il check-in abbiamo<br />

salutato e ringraziato il Prof. Ferilli per l’incre<strong>di</strong>bile esperienza offertaci e la<br />

nostra insostituibile guida e interprete Kiyoko<br />

e ci siamo imbarcate alla volta <strong>di</strong> Dubai.<br />

Appena arrivate in aereo, consumata la cena,<br />

siamo tutte crollate assonnate sui se<strong>di</strong>li ed il<br />

<strong>viaggio</strong> ci è così parso più rapido che<br />

all’andata.<br />

DURANTE IL LUNGO VOLO DI RITORNO...<br />

Arrivate a Dubai alle ore 4.00 am abbiamo fatto colazione e dato un’occhiata<br />

ai <strong>di</strong>versi negozi <strong>di</strong> questo aeroporto che non dorme mai. Giunta l’ora<br />

dell’imbarco per Milano Malpensa, sedute tutte vicine, tra un film e l’altro,<br />

abbiamo ripensato a questa magnifica esperienza che ci ha permesso <strong>di</strong><br />

conoscere un po’ meglio un popolo ed una cultura così interessanti e da cui<br />

abbiamo imparato moltissimo. Arrivati a Malpensa ci siamo sentite a casa e<br />

abbiamo subito notato la <strong>di</strong>fferenza tra le due realtà: i bagagli erano in<br />

ritardo e li abbiamo dovuti attendere, piacevole occasione per rimanere<br />

ancora un po’ insieme.<br />

Arrivati i bagagli, sfinite dal lunghissimo <strong>viaggio</strong>, ci siamo salutate e<br />

ripromesse <strong>di</strong> vederci presto.<br />

Sara e Guendalina

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!