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Rivista N 26 SETTEMBRE 2006 - Adaci

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OSSERVATORIO<br />

Enrico Zingales<br />

Energia SOS (?)tenibile<br />

Molti ne sanno poco. Il problema, irrisolto, è una mina vagante. Un autorevole report internazionale passa<br />

in rassegna le possibili alternative, poco convincenti.<br />

6<br />

Il grido di emergenza è stato lanciato all’inizio del <strong>2006</strong>,<br />

quando uno scontro commercial-politico tra Paesi ex<br />

URSS stava per lasciare senza luce alcuni di loro<br />

oppure, in loro vece, l’Italia. Poi, vicende di vario<br />

genere hanno fatto salire di uno scalino il prezzo del<br />

petrolio. Ma in cima a quello scalino c’era un bel<br />

pianerottolo, comodo e grande, perché da quello la<br />

quotazione del greggio non è più scesa. In condizioni<br />

come queste, il mercato dell’energia – sedicente libero<br />

- cerca di allocare le risorse ottimizzando, ma<br />

l’optimum è difficile da cogliere da parte<br />

dell’utilizzatore. Un fatto è certo: quando la domanda di<br />

base rimane crescente il mercato cessa di essere<br />

competitivo. E negli ultimi decenni la domanda di<br />

energia, prevalentemente ricadente sul greggio, è<br />

triplicata, senza che le disponibilità si siano sviluppate<br />

in proporzione. Il prezzo non incontra competizione e<br />

mancano fondate prospettive di cambiamento, sia a<br />

medio che a lungo termine, perciò il mercato globale<br />

non reagisce, entra in fibrillazione, attende invano un<br />

ripensamento benevolo dei Paesi produttori e, alla fine,<br />

va in tilt, ‘fallisce’, cioè non risponde più, poiché<br />

mancano gli investimenti. Questi non devono<br />

obbligatoriamente consistere nell’esplorazione di nuovi<br />

giacimenti petroliferi, ma potrebbero essere indirizzati<br />

nell’area del carbone, del gas, del nucleare, nelle fonti<br />

naturali, anche nel petrolio.<br />

Anche molti Buyers ne sanno poco<br />

Nel frattempo l’energia si appresta a diventare merce<br />

scarsa e, in Italia, più cara rispetto ai mercati che la<br />

circondano. Quella disponibile è ‘sporca’, e quella<br />

pulita è di là da venire. Nel futuro dell’Europa nel suo<br />

insieme c’è comunque una crisi energetica, con<br />

prezzi in aumento. I costi di produzione sono e<br />

rimangono bassi, ma il sistema delle borse merci<br />

favorisce la omogeneizzazione e la massificazione<br />

della quotazione, vale a dire l’adeguamento sempre al<br />

livello superiore vigente nei mercati contigui. E per<br />

mercati contigui si intendono oggi non solo quelli<br />

circostanti, ma tutti quelli raggiungibili. Il problema è<br />

frequentemente ignorato dagli Approvvigionamenti di<br />

molte Aziende, nelle quali l’acquisto di energia è<br />

addirittura allocato presso le Direzioni tecniche, di<br />

Stabilimento, che ne sono i consumatori – come di<br />

tutte le altre materie prime – oppure presso<br />

l’Amministrazione, che provvede a pagarlo – come<br />

tutte le altre acquisizioni. Il disinteresse dei Buyers si<br />

manifesta anche nello scarso desiderio di saperne e<br />

capirne di più, visto il modesto entusiasmo che<br />

dimostrano verso le Giornate di Studio<br />

sull’argomento. Nessuno ha più dubbi che l’energia<br />

rappresenti per i prossimi anni uno dei problemi<br />

n. <strong>26</strong><br />

Approvvigionare<br />

Settembre <strong>2006</strong><br />

prevalenti per l’industria manifatturiera in particolare e<br />

per la vita civile in generale. È un tema strategico, che<br />

non è di competenza esclusiva né degli<br />

Approvvigionamenti né di altra funzione aziendale,<br />

bensì dell’Azienda nel suo complesso, nella quale<br />

solo un gioco di équipe può definire i comportamenti<br />

da tenere. È una delle tante prospettive di fronte alle<br />

quali l’Azienda è pressoché ininfluente, ma che non<br />

deve essere subita passivamente senza conoscerne i<br />

perché e senza cercare di evitarne le conseguenze<br />

peggiori, né tantomeno ignorata. Del resto abbiamo<br />

appreso, nelle riunioni dei Gruppi Analisi Mercato di<br />

ADACI, che alcune medie Aziende sono riuscite ad<br />

ottenere, dal mercato locale dei distributori di energia,<br />

condizioni migliori di quelle correnti e comunque<br />

favorevolmente compatibili con i propri programmi e<br />

budget.<br />

Una rassegna autorevole, ma pessimista<br />

L’energia dovrebbe essere pulita, naturalmente.<br />

Rinnovabile, possibilmente, in modo da metterci<br />

tranquilli sulle possibilità di sviluppo. E magari a buon<br />

mercato. Se questo è l’obiettivo finale, e lontano, vi è<br />

un mix di condizioni intermedie tra le quali bisognerà<br />

fare delle scelte. Il tema è svolto brevemente ma con<br />

dovizia di informazioni, dall’Institute of Science in<br />

Society nel suo “<strong>2006</strong> Energy Report” (www.isis.org.uk).<br />

L’ISIS è un Istituto sponsorizzato da una<br />

ventina di Fondazioni, Autorità e Personalità di diversi<br />

Paesi, in primo luogo del Regno Unito, ma anche USA,<br />

Paesi europei, Giappone, Australia e Nuova Zelanda.<br />

Senza entrare nella complessa tecnicalità delle<br />

argomentazioni, ne diamo qui di seguito un breve<br />

cenno.<br />

NUCLEARE: «L’energia nucleare è estremamente poco<br />

economica…e l’ulteriore problema è quello della<br />

sicurezza»…«mentre lo smaltimento di enormi quantità<br />

di rifiuti pericolosi radioattivi rimane attualmente un<br />

problema irrisolto». Quanto alla rinnovabilità, le riserve<br />

di uranio estraibili economicamente sarebbero<br />

sufficienti, ai consumi attuali, per meno di un secolo. È<br />

chiaro che un incremento nei consumi della materia<br />

prima ridurrebbe di conseguenza il periodo di tempo.<br />

Le nuove tecnologie nucleari sono ancora da<br />

sperimentare e la loro sperata economicità si basa su<br />

assunti ancora da dimostrare.<br />

BIOFUEL: La produzione della materia prima si<br />

porrebbe in competizione con l’uso agricolo e<br />

alimentare del territorio. Ed andrebbe a tutto scapito<br />

del Terzo Mondo. Il suo ciclo produttivo richiede l’uso<br />

di fertilizzanti e pesticidi derivati dal petrolio,

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