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OSSERVATORIO<br />
Enrico Zingales<br />
Energia SOS (?)tenibile<br />
Molti ne sanno poco. Il problema, irrisolto, è una mina vagante. Un autorevole report internazionale passa<br />
in rassegna le possibili alternative, poco convincenti.<br />
6<br />
Il grido di emergenza è stato lanciato all’inizio del <strong>2006</strong>,<br />
quando uno scontro commercial-politico tra Paesi ex<br />
URSS stava per lasciare senza luce alcuni di loro<br />
oppure, in loro vece, l’Italia. Poi, vicende di vario<br />
genere hanno fatto salire di uno scalino il prezzo del<br />
petrolio. Ma in cima a quello scalino c’era un bel<br />
pianerottolo, comodo e grande, perché da quello la<br />
quotazione del greggio non è più scesa. In condizioni<br />
come queste, il mercato dell’energia – sedicente libero<br />
- cerca di allocare le risorse ottimizzando, ma<br />
l’optimum è difficile da cogliere da parte<br />
dell’utilizzatore. Un fatto è certo: quando la domanda di<br />
base rimane crescente il mercato cessa di essere<br />
competitivo. E negli ultimi decenni la domanda di<br />
energia, prevalentemente ricadente sul greggio, è<br />
triplicata, senza che le disponibilità si siano sviluppate<br />
in proporzione. Il prezzo non incontra competizione e<br />
mancano fondate prospettive di cambiamento, sia a<br />
medio che a lungo termine, perciò il mercato globale<br />
non reagisce, entra in fibrillazione, attende invano un<br />
ripensamento benevolo dei Paesi produttori e, alla fine,<br />
va in tilt, ‘fallisce’, cioè non risponde più, poiché<br />
mancano gli investimenti. Questi non devono<br />
obbligatoriamente consistere nell’esplorazione di nuovi<br />
giacimenti petroliferi, ma potrebbero essere indirizzati<br />
nell’area del carbone, del gas, del nucleare, nelle fonti<br />
naturali, anche nel petrolio.<br />
Anche molti Buyers ne sanno poco<br />
Nel frattempo l’energia si appresta a diventare merce<br />
scarsa e, in Italia, più cara rispetto ai mercati che la<br />
circondano. Quella disponibile è ‘sporca’, e quella<br />
pulita è di là da venire. Nel futuro dell’Europa nel suo<br />
insieme c’è comunque una crisi energetica, con<br />
prezzi in aumento. I costi di produzione sono e<br />
rimangono bassi, ma il sistema delle borse merci<br />
favorisce la omogeneizzazione e la massificazione<br />
della quotazione, vale a dire l’adeguamento sempre al<br />
livello superiore vigente nei mercati contigui. E per<br />
mercati contigui si intendono oggi non solo quelli<br />
circostanti, ma tutti quelli raggiungibili. Il problema è<br />
frequentemente ignorato dagli Approvvigionamenti di<br />
molte Aziende, nelle quali l’acquisto di energia è<br />
addirittura allocato presso le Direzioni tecniche, di<br />
Stabilimento, che ne sono i consumatori – come di<br />
tutte le altre materie prime – oppure presso<br />
l’Amministrazione, che provvede a pagarlo – come<br />
tutte le altre acquisizioni. Il disinteresse dei Buyers si<br />
manifesta anche nello scarso desiderio di saperne e<br />
capirne di più, visto il modesto entusiasmo che<br />
dimostrano verso le Giornate di Studio<br />
sull’argomento. Nessuno ha più dubbi che l’energia<br />
rappresenti per i prossimi anni uno dei problemi<br />
n. <strong>26</strong><br />
Approvvigionare<br />
Settembre <strong>2006</strong><br />
prevalenti per l’industria manifatturiera in particolare e<br />
per la vita civile in generale. È un tema strategico, che<br />
non è di competenza esclusiva né degli<br />
Approvvigionamenti né di altra funzione aziendale,<br />
bensì dell’Azienda nel suo complesso, nella quale<br />
solo un gioco di équipe può definire i comportamenti<br />
da tenere. È una delle tante prospettive di fronte alle<br />
quali l’Azienda è pressoché ininfluente, ma che non<br />
deve essere subita passivamente senza conoscerne i<br />
perché e senza cercare di evitarne le conseguenze<br />
peggiori, né tantomeno ignorata. Del resto abbiamo<br />
appreso, nelle riunioni dei Gruppi Analisi Mercato di<br />
ADACI, che alcune medie Aziende sono riuscite ad<br />
ottenere, dal mercato locale dei distributori di energia,<br />
condizioni migliori di quelle correnti e comunque<br />
favorevolmente compatibili con i propri programmi e<br />
budget.<br />
Una rassegna autorevole, ma pessimista<br />
L’energia dovrebbe essere pulita, naturalmente.<br />
Rinnovabile, possibilmente, in modo da metterci<br />
tranquilli sulle possibilità di sviluppo. E magari a buon<br />
mercato. Se questo è l’obiettivo finale, e lontano, vi è<br />
un mix di condizioni intermedie tra le quali bisognerà<br />
fare delle scelte. Il tema è svolto brevemente ma con<br />
dovizia di informazioni, dall’Institute of Science in<br />
Society nel suo “<strong>2006</strong> Energy Report” (www.isis.org.uk).<br />
L’ISIS è un Istituto sponsorizzato da una<br />
ventina di Fondazioni, Autorità e Personalità di diversi<br />
Paesi, in primo luogo del Regno Unito, ma anche USA,<br />
Paesi europei, Giappone, Australia e Nuova Zelanda.<br />
Senza entrare nella complessa tecnicalità delle<br />
argomentazioni, ne diamo qui di seguito un breve<br />
cenno.<br />
NUCLEARE: «L’energia nucleare è estremamente poco<br />
economica…e l’ulteriore problema è quello della<br />
sicurezza»…«mentre lo smaltimento di enormi quantità<br />
di rifiuti pericolosi radioattivi rimane attualmente un<br />
problema irrisolto». Quanto alla rinnovabilità, le riserve<br />
di uranio estraibili economicamente sarebbero<br />
sufficienti, ai consumi attuali, per meno di un secolo. È<br />
chiaro che un incremento nei consumi della materia<br />
prima ridurrebbe di conseguenza il periodo di tempo.<br />
Le nuove tecnologie nucleari sono ancora da<br />
sperimentare e la loro sperata economicità si basa su<br />
assunti ancora da dimostrare.<br />
BIOFUEL: La produzione della materia prima si<br />
porrebbe in competizione con l’uso agricolo e<br />
alimentare del territorio. Ed andrebbe a tutto scapito<br />
del Terzo Mondo. Il suo ciclo produttivo richiede l’uso<br />
di fertilizzanti e pesticidi derivati dal petrolio,