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San Giorgio in Bosco - Webdiocesi

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Alcuni scorci degli affreschi del soffitto della chiesa di <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> <strong>in</strong> <strong>Bosco</strong><br />

UN PO’ DI STORIA<br />

Menzionata dal 972, la località è divenuta Comune due secoli fa<br />

L’importanza ritrovata<br />

Dal 1876 al 2005 dal paese sono partiti ventimila emigranti<br />

Oggi la parrocchia ha recuperato tutto il suo prestigio:<br />

è l’unica ancora autonoma del vicariato di Piazzola<br />

E’ di appena un mese fa la<br />

pubblicazione del terzo volume<br />

relativo alla storia di<br />

<strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> <strong>in</strong> <strong>Bosco</strong>. Paolo<br />

Miotto ha f<strong>in</strong>almente<br />

concluso un lavoro decennale<br />

dando alle stampe 130<br />

anni di migrazioni a <strong>San</strong><br />

<strong>Giorgio</strong> <strong>in</strong> <strong>Bosco</strong>. Il paese<br />

emigrato: ventimila partenze<br />

dal 1876 al 2005.<br />

Edito a cura del Comune,<br />

lo studio affronta l’orig<strong>in</strong>e<br />

di un fenomeno che ha colpito<br />

il paese più di altri nel<br />

contesto dell’Alta Padovana.<br />

“Sono 20.322 i sangiorgesi<br />

partiti def<strong>in</strong>itivamente<br />

negli ultimi 130 anni - scrive<br />

l’autore -, che salgono a<br />

33.749 se si considerano<br />

anche coloro che sono arrivati<br />

o ritornati nello stesso<br />

periodo. Si tratta di numeri<br />

che per vari decenni hanno<br />

concorso a fare di <strong>San</strong><br />

<strong>Giorgio</strong> <strong>in</strong> <strong>Bosco</strong> il paese<br />

col più alto tasso di mobilità<br />

permanente dell’<strong>in</strong>tero<br />

distretto di Cittadella, sia<br />

per valori assoluti, che relativi”.<br />

Ben si comprende, dunque,<br />

il desiderio degli amm<strong>in</strong>istratori<br />

pubblici di fare<br />

del loro Comune il<br />

“Centro veneto per la documentazione<br />

e lo studio<br />

dell’emigrazione”. Come<br />

appare legittimo il progetto<br />

di realizzare un museo<br />

dell’emigrazione, che raccolga<br />

testimonianze un po’<br />

da tutti i cont<strong>in</strong>enti. Al riguardo<br />

già si è raccolto<br />

parecchio materiale ed è<br />

stato <strong>in</strong>dividuato l’edificio<br />

ospitante.<br />

Non resta che attendere<br />

generosi contributi da parte<br />

di enti pubblici e privati<br />

cittad<strong>in</strong>i.<br />

DUECENTO ANNI<br />

DI AUTONOMIA<br />

Il Comune di <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong><br />

si appresta a celebrare ormai<br />

i due secoli dalla sua<br />

fondazione. Come <strong>in</strong> altri<br />

casi nel Veneto, esso ha<br />

avuto orig<strong>in</strong>e con la promulgazione<br />

del Codice Napoleonico<br />

nel 1806, Codice<br />

che quattro anni dopo estese<br />

la giurisdizione di questo<br />

centro su <strong>San</strong>t’Anna<br />

Moros<strong>in</strong>a, su Paviola con<br />

Ramusa, su Lobia con Persegara<br />

e Cogno.<br />

Ma è su Cogno - ridotta<br />

ormai a piccola frazione -<br />

che bisogna puntare l’attenzione<br />

per sapere qualcosa<br />

di più sulle antiche orig<strong>in</strong>i<br />

del centro abitato.<br />

Questa località, dove oggi<br />

troviamo un oratorio amorevolmente<br />

custodito dalla<br />

gente del posto, è ricordata<br />

f<strong>in</strong> dal 972. In antico il territorio<br />

era <strong>in</strong>fatti percorso<br />

dal tracciato viario, che<br />

congiungeva la città di Padova<br />

alla Valsugana. Più<br />

tardi fu pure costeggiato da<br />

un’altra via romana, chiamata<br />

appunto “Strada del<br />

Cogno”, che si immetteva<br />

nella Postumia, fatta costruire<br />

dai Romani nel 148<br />

a. C. Ecco perché numerosi<br />

sono i reperti venuti alla luce<br />

e risalenti all’epoca precristiana.<br />

<strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> <strong>in</strong> <strong>Bosco</strong>, <strong>in</strong><br />

senso stretto, compare soltanto<br />

nella seconda metà<br />

del Duecento. Il toponimo,<br />

tuttavia, rimanda senza<br />

dubbio a una presenza di<br />

popolazioni longobarde.<br />

Queste, una volta <strong>in</strong>tegratesi<br />

con i Franchi, scomparvero<br />

del tutto come realtà<br />

autonoma, ma lasciarono<br />

<strong>in</strong>tatto il ricordo del loro<br />

santo più amato. All’epoca<br />

<strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> gravitava<br />

nell’orbita della pieve di<br />

<strong>San</strong> Donato, ben più antica<br />

della stessa Cittadella.<br />

Quando, dopo la dom<strong>in</strong>azione<br />

padovana dei Carraresi,<br />

subentrò quella veneziana,<br />

il paesetto entrò a far<br />

parte della sede podestarile<br />

di Cittadella assieme alle<br />

sue attuali frazioni. È nel<br />

corso del C<strong>in</strong>quecento e<br />

del Seicento che il paese si<br />

caratterizza per la presenza<br />

di importanti famiglie patrizie<br />

lagunari. I Moros<strong>in</strong>i,<br />

i Marcello, i Bembo, i Cittadella-Vigodarzere<br />

vi acquistarono<br />

molti terreni<br />

dove fecero costruire<br />

La pala “<strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> e il drago”, probabilmente dip<strong>in</strong>ta<br />

da Girolamo Da Ponte nel 1562<br />

splendide ville, <strong>in</strong> parte tuttora<br />

esistenti. Territorio ricco<br />

d’acqua, <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong><br />

ebbe la fortuna di vedere<br />

avviata un’economia agricola<br />

fruttuosa, con mul<strong>in</strong>i,<br />

segherie, pile di riso e altro<br />

ancora, il tutto direttamente<br />

gestito dai signori del luogo<br />

o dati <strong>in</strong> affitto.<br />

Caduta nel 1797 Venezia,<br />

anche l’economia del<br />

paese rallentò, e di molto,<br />

perché vi si diffuse il brigantaggio,<br />

s<strong>in</strong>tomo di malessere<br />

sociale e di mancanza<br />

di prospettive per il<br />

futuro. Né le cose cambiarono<br />

con l’annessione al<br />

Regno d’Italia, dopo il<br />

1866. Ecco perché si arriverà,<br />

nei decenni successivi,<br />

all’imponente fenomeno<br />

dell’emigrazione, che tanta<br />

parte ha avuto nella storia<br />

recente di <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong>.<br />

UNA PARROCCHIALE<br />

FIN DAL DUECENTO<br />

Sicuramente la parrocchiale<br />

più antica risale alla seconda<br />

metà del Duecento e tale<br />

rimase, anche se rimaneggiata,<br />

f<strong>in</strong>o al 1700. Nel corso<br />

di quel secolo si pensò di<br />

costruire un nuovo edificio,<br />

più grande e consono alle<br />

mutate esigenze liturgiche,<br />

nonché per rispondere ai<br />

desideri della popolazione.<br />

La chiesa attuale venne<br />

consacrata nel 1752 e <strong>in</strong>grandita<br />

cent’anni dopo,<br />

quando assunse l’aspetto<br />

che tuttora conserva.<br />

Sulla facciata c’è l’immancabile<br />

affresco raffigurante<br />

<strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> che uccide<br />

il drago, ma la tela certamente<br />

più preziosa è all’<strong>in</strong>terno.<br />

Qui si può ammirare<br />

una preziosa e bella pala di<br />

Jacopo da Bassano che sviluppa<br />

lo stesso tema.<br />

Oggi, nel vicariato di<br />

Piazzola, <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> <strong>in</strong><br />

<strong>Bosco</strong> - con i suoi tremila<br />

abitanti - è l’unica parrocchia<br />

autonoma, segno, anche<br />

questo, di una ritrovata<br />

e accresciuta importanza,<br />

dal punto di vista demografico,<br />

ma anche da quello<br />

organizzativo e sociale.<br />

Carlo Nardetto<br />

Importante pala di uno dei “Da Ponte”<br />

Nell’Alta Padovana <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> si può<br />

considerare tra i più fortunati. Infatti, il<br />

santo risulta titolare dell’antica pieve di<br />

Tremignon. Inoltre ha lasciato il suo nome<br />

ad altri tre paesi: <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> <strong>in</strong><br />

Brenta, <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> <strong>in</strong> <strong>Bosco</strong> e <strong>San</strong><br />

<strong>Giorgio</strong> delle Pertiche (quest’ultimo nella<br />

diocesi di Padova).<br />

Il toponimo rimanda al periodo della<br />

dom<strong>in</strong>azione longobarda (568-774). E il<br />

fatto che i tre paesi menzionati si trov<strong>in</strong>o<br />

molto vic<strong>in</strong>i, conferma ancora una volta<br />

che furono i Longobardi a occupare quest’ampia<br />

parte di terra padovana, spaccando<br />

<strong>in</strong> due la diocesi patav<strong>in</strong>a, la quale<br />

riavrà un corridoio per collegarsi con<br />

l’Altopiano di Asiago molto più tardi.<br />

Il patrono e titolare della parrocchiale di<br />

<strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> <strong>in</strong> <strong>Bosco</strong>, secondo la Leggenda<br />

aurea, fu martirizzato nel 303, durante<br />

le persecuzioni di Diocleziano. Ufficiale<br />

della legione romana, si sarebbe trovato<br />

un giorno ad attraversare una città<br />

della Lidia (nell’attuale Turchia). Qui un<br />

drago terrorizzava uom<strong>in</strong>i e animali, che<br />

divorava senza pietà. Il santo guerriero lo<br />

affrontò e lo uccise, riuscendo poi a convertire<br />

e a battezzare tutti gli abitanti.<br />

Il suo culto <strong>in</strong> Oriente è rimasto a lungo<br />

localizzato <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a e presso i copti<br />

dell’Egitto. Di qui è passato poi a Costant<strong>in</strong>opoli<br />

per diffondersi <strong>in</strong> Occidente prima<br />

delle crociate. Da allora egli è divenuto il<br />

tipo ideale di palad<strong>in</strong>o, il paragone e il<br />

modello di tutte le virtù cavalleresche.<br />

Nella parrocchiale di <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> <strong>in</strong><br />

<strong>Bosco</strong>, la pala <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> e il drago attirò<br />

l’attenzione degli studiosi nei primi<br />

anni Ottanta. Vi è raffigurata la lotta tra il<br />

martire cristiano e l’orribile bestia. È un<br />

S. <strong>Giorgio</strong> proteso <strong>in</strong> avanti, che accompagna<br />

lo slancio del cavallo, conficcando<br />

una lunga lancia nelle fauci aperte del<br />

drago. Il simbolo del male, rovesciato a<br />

terra e di schiena, tenta con le zampe di<br />

difendersi. Sulla destra, una pr<strong>in</strong>cipessa,<br />

dal volto m<strong>in</strong>uto e arrotondato, osserva<br />

la scena avvolta <strong>in</strong> una veste a velature<br />

sovrapposte: viola, rosse, aranciate.<br />

La pala, però, versava <strong>in</strong> condizioni<br />

miserevoli. Una pat<strong>in</strong>a nera impediva di<br />

leggere il dip<strong>in</strong>to, che <strong>in</strong> più parti risultava<br />

staccato dal suo supporto, pieno di<br />

muffe e <strong>in</strong>crostazioni.<br />

Il parroco del tempo, don Marcello<br />

Amadio, si <strong>in</strong>teressò <strong>in</strong> prima persona al<br />

recupero della tela, che, nella mani<br />

esperte di Mirella Simonetti di Bologna è<br />

stato prima accuratamente studiato e poi<br />

restaurato. Tutto questo lavoro è oggi<br />

raccolto nel volume <strong>San</strong> <strong>Giorgio</strong> nella<br />

storia e nell’arte. E se la Simonetti ha riportato<br />

alla luce una pala c<strong>in</strong>quecentesca<br />

di pregevole fattura, Ennio Toniato,<br />

conosciuto e apprezzato artista di <strong>San</strong><br />

<strong>Giorgio</strong>, si è preoccupato di verificare<br />

un’ipotesi importante: che la pala <strong>in</strong> questione<br />

sia opera di un “Da Ponte”, la famosa<br />

famiglia di pittori c<strong>in</strong>quecenteschi,<br />

orig<strong>in</strong>ari di Bassano. Forse proprio di Jacopo<br />

Da Ponte.<br />

Con tutta probabilità, il quadro risale<br />

al 1562 ed è opera di Girolamo Da Ponte,<br />

il figlio più giovane di Jacopo.<br />

C. N.<br />

IL VESCOVO CESARE NOSIGLIA È IN VISITA ALLA PARROCCHIA DI SAN GIORGIO IN BOSCO DA GIOVEDÌ 11 A DOMENICA14 DICEMBRE

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