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Numero 8 Estate 2010 - Webdiocesi

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luglio-agosto <strong>2010</strong>Primo Piano 3san vito in festa A 93 anni ogni mattina alle 7 sale sull’altare per celebrare l’EucaristiaDon Antonio Termite, sacerdote da settant’anniIn tanti modi il Signore havoluto benedire la nostradiocesi e particolarmentela nostra comunità sanvitesenell’anno sacerdotale appenaconcluso. Uno di questisegni della sua benevolenzaè stato certamente il 70° anniversariodell’ordinazionesacerdotale del caro Don AntonioTermite, a cui la nostracomunità benedettina è moltolegata fin dagli inizi delsuo sorgere. Alla venerandaetà di 93 anni egli puntualmentealle sette del mattinosale l’altare, il suo Golgota,come egli dice, per celebrareil sacrificio dell’Eucaristia.Questo altare è il puntodi forza della sua vita, pietrasolida di appoggio di tutto se stesso… E questonon solo dal punto di vista spirituale, maanche “storico”. Infatti sull’altare della nostrachiesa il giorno seguente la sua ordinazione,per una settimana Don Antonio celebrò “inprivato”, come era d’uso, prima di cantareMessa solenne “in pubblico” nella festa degliApostoli Pietro e Paolo. E - grande novità – inquesta celebrazione a porte chiuse fu assistitonon da un confratello, come dovuto, mada una donna: la vicentina Alba Orsola, unadelle nostre prime sorelle, che di lì a qualcheanno avrebbe preso il nome di Suor Maura.È una vita proprio lunga e carica di storiaquella di Don Antonio! Ad ogni compleannogli piace sottolineare di essere nato durantela prima guerra mondiale nel giorno delladisfatta di Caporetto (22 ottobre 1917). Glianni della sua formazione – tra il Seminariodiocesano di Ostuni e quello regionale diMolfetta - si compirono proprio tra le dueguerre e conobbero l’impegno severo delloDon Giuseppe Massaro nasce nel1926 a San Vito dei Normanni.All’età di 12 anni, nel 1938, entranel Seminario di Brindisi, proseguendo glistudi liceali a Molfetta. Consegue la Licenzain Teologia a Napoli, presso il Seminario deiGesuiti “San Luigi” della Pontificia FacoltàTeologica. Viene ordinato sacerdote il 16 luglio1950 da mons. Francesco De Filippis.Nominato Cancelliere della Curia Arcivescovile,insegna Religione presso alcuni Istitutiscolastici, diviene Assistente diocesanodell’Azione Cattolica per il Settore adulti,operando anche nell’ambito della PastoraleFamiliare. Canonico del Capitolo Cattedrale,da molti anni è Rettore della Chiesa SanDomenico o del Cristo di Brindisi.Sessant’anni di vita dedicati al sacerdozio:una tappa importante per don GiuseppeMassaro che, in questa intervista, ci raccontagli anni più belli vissuti al servizio diDio in un arco di tempo che lo ha reso testimone,oltre che dei grandi cambiamentisociali, anche del nuovo volto assunto dallaChiesa in poco più di mezzo secolo.Com’è nata la tua vocazione al sacerdozio?«La vocazione è nata, oserei dire, all’ombradella parrocchia che frequentavo a SanVito dei Normanni, in particolare grazie adun santo sacerdote, mons. Passante, che sapevacoltivare bene le vocazioni sacerdotalima anche religiose. In quegli anni, infatti,eravamo 20 seminaristi. Era facile scoprirela vocazione dei ragazzi e lui sapeva individuarequelle giuste. Fu proprio mons. Passantea inviarmi in Seminario. È stato unodi quei sacerdoti che non si ripetono piùanche se, fortunatamente, fra tanti cambiamenti,la santità non passa mai di moda».Alla luce di quali fondamenti hai vissutoil tuo sacerdozio?«Nella mia vita ho avuto la fortuna di conosceresei Vescovi e le loro figure, il lorostile, il loro zelo, tutto questo influiva moltosu noi giovani sacerdoti. Ho vissuto lamia scelta sul modello del loro esempio,facendomi guidare dalla loro vita e dal loroesempio».Qual è stato il momento più significativo,più bello, vissuto in questi 60 anni?«Sicuramente il 25esimo anniversario disacerdozio, come anche il 50esimo, ma ilConcilio Vaticano II è stato uno dei momentipiù significativi: ho vissuto il passaggio tradue epoche diverse, con tutte le difficoltàche ne scaturirono a causa della mentalitàdel tempo, piuttosto chiusa, ma con tantenovità che segnarono una Chiesa nuova.Tutti noi sacerdoti, soprattutto i più giovani,dovremmo conoscere bene i documenti delConcilio».Qual è il dono più importante che lavita sacerdotale ti ha regalato?«Penso che il regalo più bello e importantesia stato l’aver conservato la fedeltà almio impegno sacerdotale nonostante i tantimomenti difficili che ci sono stati. Oggi nonè facile mantenere la fedeltà a Dio, pensiamo,ad esempio, a quanti sacerdoti abbandonanoquesta strada. Aver mantenuto fedealla vita sacerdotale è un dono di Dio, il piùbello che potesse farmi».In 60 anni hai assistito ai cambiamentisociali e culturali che hanno caratterizzatola società e sei stato tra i sacerdotiche hanno visto nascere una Chiesa“nuova” a partire dal Concilio VaticanoII. Che cosa è cambiato, secondo te, daDon Antonio Termite con Benedettine di San Vito dei Normanniallora?«Ho vissuto prima della guerra, durantee dopo la guerra. Si è verificato un totalecapovolgimento e una grande perditadi valori che non sono stati più recuperati.Sessant’anni fa eravamo certamente poveri,ma era una povertà che si accettava, la genteera contenta a differenza di oggi dove sicerca il benessere in quantità sempre maggioree non si è mai soddisfatti. È cambiatoanche il volto della Chiesa ed è maturato unmodo di vederla completamento diverso. IlConcilio Vaticano II è stata una grande novitàa livello pastorale, ma nulla è cambiatonel Vangelo, eppure si diffonde sempre piùuna secolarizzazione della Parola di Dio. Lepiazze sono piene ma le chiese sempre piùvuote, il mondo è lontano da Dio e questonon è sicuramente positivo per la Chiesa dioggi.Il Papa, a questo proposito, sta incrementandomolto l’evangelizzazione dei popoliperché proprio in Europa si sta abbandonandola fede: pensiamo alla Spagna e allaFrancia che vivono una piena autonomiadella morale, ad esempio praticando l’aborto,al di là di qualsiasi legge divina; e ancheil nostro Paese non è lontano da questa realtà.Guardiamo all’Africa, invece, che, pursegnata dalla povertà e da tanti problemi,è molto più ricca di noi nella fede. Ripeto,questo scenario non è positivo per la Chiesa».Se potessi rivolgerti ai sacerdoti delnostro tempo, in particolare ai giovani,cosa diresti loro?«Direi a tutti di amare la Chiesa perchéessa cammina anche con le nostre gambe,e soprattutto di non farla soffrire. Non dovremmomai farla soffrire a causa del nostrocomportamento, è meglio piuttosto privarcistudio e della preghiera tra tante difficoltàe privazioni. E quando l’arcivescovo Mons.Tommaso Valeri lo ordinò sacerdote in chiesamadre il 23 giugno 1940, l’Italia da pochigiorni era entrata nella seconda guerra mondiale.Tuttavia Don Antonio racconta i suoianni giovanili come carichi di entusiasmo epassione, non privi di gustosi aneddoti.Come tanti sacerdoti sanvitesi, anch’eglipoté godere della vicinanza e del bell’esempiodell’arciprete mons. Francesco Passante,che aveva molto a cuore le vocazioni sacerdotalie religiose.Il ministero di Don Antonio, vissuto secondouno stile silenzioso ed efficace, lo ha vistoimpegnato in Ostuni come docente in Seminarioe molto più a lungo come responsabiledell’Ufficio Amministrativo Diocesano. Uncompito non facile e spesso poco gratificante,svolto con responsabilità e competenza,grande precisione e scrupolosità. Anche inSan Vito Don Antonio si dedicò all’insegnamentodella religione nella scuola media statalee in modo disinteressato poté mettere lesue energie e la sua preparazione a disposizionedi molti studenti con lezioni private dilatino e matematica.Legato da profonda stima e amicizia spiritualea Padre Enrico Zoffoli, padre passionistae grande maestro di filosofia e teologia,con la sua guida Don Antonio fondò nellanostra città il circolo filosofico “S. Tommasod’Aquino”: un gruppo di laici impegnatinell’approfondimento di temi legati alla vitadi fede. E per molti anni il “cenacolo” si raccolsenella sua casa per conoscere e approfondirela Parola di Dio.I nostri ricordi più recenti vanno al 60° anniversariodella sua ordinazione, che vollecelebrare in silenzio nella nostra chiesa conuna “tre giorni” da lui stesso organizzata sultema della vocazione sacerdotale: egli vollepresenti i seminaristi con i loro superiori ededucatori. La presenza dei giovani sacerdotie seminaristi diveniva un segno bello dicontinuità e manifestava l’amore vero e profondodell’anziano sacerdoteverso la vita del seminario.In quei giorni di dieci annifa Don Antonio era convintoche non sarebbe andatomolto avanti nel camminodella vita… Invece il Signoreha voluto saziare di beni isuoi giorni ed ha voluto coronarei suoi settanta anni disacerdozio con una gioiosacelebrazione presieduta dalnostro arcivescovo il 24 giugnoscorso in Chiesa Madrenella solennità della Nativitàdi San Giovanni Battista.Nella sua omelia Mons.Talucci ha voluto mettere inluce la vocazione del Battistacome colui che ha indicatoGesù come il Cristo ai suoidiscepoli e alle folle. Anche Don Antonio nelsuo ministero poco appariscente ha saputoessere in modo esigente educatore e indicatoredella via di Cristo Signore a tante generazioni.Ma il ministero sacerdotale non si esauriscein un “curriculum”! Infatti il caro DonAntonio, pur nel ridimensionamento delleenergie fisiche, coglie oggi insieme a noi, chegodiamo del suo servizio, il frutto più belloe più maturo di tanta grazia: la celebrazionevissuta e pregata dell’Eucaristia, ogni giornocome se fosse la prima e l’ultima! E oltre ilquotidiano … l’attesa del giorno del Signore,la domenica, con la cura dell’omelia, preparatae “sofferta” per comunicare la paroladella fede a quelli che ogni volta immancabilmenteegli saluta dicendo: “Cari fedeli cristiani…”!Comunità Suore Oblate Benedettinedi San Vito dei Normannianniversario Don Giuseppe Massaro, già cancelliere della Curia, sacerdote da sessant’anni«Ho vissuto il passaggio tra due epoche»Don Giuseppe Massaronoi di qualcosa, mai che la sofferenza dellaChiesa dipenda dall’agire di noi sacerdoti.Dovremmo guardare al bene di tutti enon vedere solo il nostro bisogno. Sento diconsigliare questo: facciamo in modo chenon sia mai nostra la colpa del dolore dellaChiesa».Don Giuseppe ti ringraziamo per questaintervista e ti rinnoviamo gli auguriper i tuoi 60 anni di sacerdozio!«Ringrazio il Signore e naturalmente anche“Fermento” per questa attenzione».Daniela Negro


4Speciale Anno Sacerdotaleluglio-agosto <strong>2010</strong>formazioneConvegno promosso dall’Opera Vocazioni ecclesiastiche svoltosi a S. Maria del CasaleIl Sacerdote, un dono di Dio per la sua ChiesaNella foto (da sin.) la Presidente diocesana OVE, Rosalba Manes e l’ArcivescovoLo scorso 15 giugno abbiamovissuto comecomunità del seminario,amici dell’O.V.E. e rappresentantidegli operatoripastorali e delle varie aggregazionilaicali della diocesi,un momento di confrontoe riflessione sulla figura delsacerdote, ciò che egli rappresentaper la comunità e ildono grande che Dio pensaper la Chiesa nella sua persona.Il tema del convegno è statoappunto: “Sacerdote donodi Dio per la Chiesa - La comunitàparrocchiale in ascolto della vocazione”;relatrice del dibattito è stata RosalbaManes, biblista, consacrata nell’OrdoVirginum e docente presso l’IstitutoTeologico “S. Pietro” di Viterbo, la qualecon grande semplicità e immediatezzaha saputo coinvolgere tutti noi e ci hatrasmesso quella delicatezza e quellacura delle vocazioni proprie di unadonna di fede che mette il servizio dellaParola, e quindi di Dio, al primo postonella propria vita.Non è stato affatto un convegno “formale”;al contrario è stato molto vivacee interessante, preceduto da un brevemomento di preghiera in cui abbiamoascoltato Rosalba cantare una suacanzone, scoprendo così che, oltre cheessere una preparata biblista, è ancheuna brillante compositrice.La relazione è stata divisa in più parti,ognuna delle quali spiegava i vari ambitiin cui la vocazione sacerdotale nasce,cresce, si matura e si esplica, prendendocome modello le “vocazioni” di varipersonaggi biblici (Giona e Paolo).Si è fatto poi riferimento all’importanzache assumono alcuni punti di riferimentonel corso di una maturazionevocazionale, quali la famiglia, primonucleo della fede, la comunità parrocchiale,culla e sostegno delle vocazioni,le tante persone che il Signore pone alnostro fianco per aiutarci a comprenderemeglio il progetto che Egli ha pensatoper ciascuno di noi e, partendo dalpresupposto che nessuno può formarsida solo, è chiaro il perché sia importanteaffidarsi e cercare tali figure educative.Elemento fondamentale, imprescindibile,senza il quale qualsiasi sforzosarebbe vano o fine a sé stesso è la preghierache alimenta e fortifica le vocazioni,le guida e le sorregge nel camminodi fede. Essa è affidamento del“misero e incompleto” progetto umano,troppo legato al guadagno o all’efficienzaoppure all’egoismo, al pieno erealizzante progetto di Dio, che rendel’uomo libero e consapevole di questasua completa e vera libertà.Al termine della relazione, dopo leparole conclusive affidate al padre Arcivescovo,è stata consegnata ai presentiuna scheda preparata da Rosalba,con delle domande di sintesi e verificasulla tematica affrontata nel convegno,nell’intenzione di lasciare una tracciaper la riflessione e per la progettazionedell’attività vocazionale che siamo chiamatia vivere nelle nostre parrocchie.In fin dei conti è stata un’esperienzaintensa di “comunione” intorno ad ununico centro: Cristo che si rivela nellavocazione. Ogni chiamata infatti è rivelazionedi Cristo e atto di fiducia reciprocotra Dio e l’uomo: Dio si fida dellecapacità dell’uomo, l’uomo si affida allacustodia di Dio.Questa è stata la prima (speriamo diuna lunga serie) esperienza di questogenere e bisogna ammettere che ladiocesi ha risposto con molto slancio,interesse e passione e ciò non può cherenderci fiduciosi per il futuro dellevocazioni nel nostro territorio; infatti ilSignore non termina mai di chiamare…ciò che cambia nel corso dei tempi è larisposta dell’uomo a questa chiamata.Che il Signore ci aiuti ad investire congioia, per questo fine, tutte le nostreenergie!Matteo Notarnicolaseminarista, 16 anniAconclusionedell’Anno Sacerdotalel’Opera VocazioniEcclesiastiche (O.V.E.)ha desiderato offrire un suoproprio contributo sul temaproposto dal Santo Padre,attraverso un convegnodiocesano.Solitamente al termine diogni anno pastorale l’OVEvive gli esercizi spiritualiin due pomeriggi. Questoanno, considerata la vicinanzadel tema scelto dalPapa con la spiritualità propriadell’Opera, ha pensatodi organizzare un convegnorivolto a tutta la comunitàdiocesana e, in particolare,a tutti gli operatori pastorali,a tutte le aggregazionilaicali ed ai movimenti.<strong>Numero</strong>sa è stata la partecipazione– erano infattipresenti rappresentanti diquasi tutti i comuni delladiocesi - e soprattutto moltosentita.Il momento centrale delconvegno è stata la riflessionedella biblista RosalbaManes, originaria della diocesidi San Severo.La relazione è stata introdottada Anna Maria DeMatteis, Presidente diocesanadell’OVE, dopo unbreve momento di preghieraguidato da don Alessan-Nella foto Rosalba Manesdro Luperto, Rettore delSeminario Arcivescovile“Benedetto XVI”.L’intervento della relatrice,brillante e ricco di contenuti,è stato precedutodalla visione di un brevevideo del Centro nazionalevocazioni- su alcune figuresacerdotali attualmente impegnatinel loro Ministero.Al termine dell’interventola relatrice ha dato parolaall’assemblea per domandee riflessioni scaturitedall’ascolto. Gli interventisono stati davvero numerosied interessanti.Ha concluso l’incontro ilPadre Arcivescovo dandoun suo personale contributoal tema affrontato e ringraziandol’OVE per l’iniziativaproposta, la relatriceper la sua bella esposizioneed i convenuti così attenti epartecipi.Anna Maria De MatteisPresidente O.V.E.testimonianzaDall’incontro internazionale con il Papa a RomaCon Pietro in comunione ecclesialefratelli nel Sacerdozio, nellaprossima solennità del SacratissimoCuore di Gesù, venerdì 19 “Carigiugno 2009 – giornata tradizionalmentededicata alla preghiera per la santificazionedel clero –, ho pensato di indire ufficialmenteun “Anno Sacerdotale” in occasionedel 150° anniversario del “dies natalis” diGiovanni Maria Vianney, il Santo Patronodi tutti i parroci del mondo. Tale anno, chevuole contribuire a promuovere l’impegnod’interiore rinnovamento di tutti i sacerdotiper una loro più forte ed incisiva testimonianzaevangelica nel mondo di oggi, siconcluderà nella stessa solennità del <strong>2010</strong>”.Con queste parole, il Santo Padre BenedettoXVI annunciava alla Chiesa universalel’indizione dell’Anno sacerdotale.C’eravamo anche noi a Roma, un gruppo di 23 sacerdotiaccompagnati dall’Arcivescovo mons. Rocco Talucci, perrinnovare la nostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa dinanzi alSuccessore di Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI.Il nostro Pellegrinaggio è iniziato mercoledì 9 giugno.Nell’aula Paolo VI abbiamo partecipato ad un pomeriggiodi testimonianze e contributi artistici sul tema: “Sacerdotioggi”. Un’occasione di incontro promossa dai preti delMovimento dei Focolari e del Movimento Schoenstatt incollaborazione con l’ICCRS (Rinnovamento CarismaticoCattolico Internazionale) e altre realtà aggregative ecclesiali.Abbiamo vissuto tre momenti: Uomini di Dio – iconedi Cristo; Fratelli tra i fratelli: nell’unico Popolo; Profeti diun mondo nuovo. A conclusione la celebrazione dei Vespripresieduti dal card. Claudio Hummes, Prefetto della Congregazioneper il Clero.La giornata di giovedì 10 giugno ci ha visti la mattina nellaBasilica di S. Paolo fuori la Mura per la meditazione tenutadal Cardinale Marc Oullet, Arcivescovo di Québec in Canadae per la Celebrazione Eucaristica presieduta dal CardinaleTarcisio Bertone, Segretario di Stato e per l’AdorazioneRoma. L’Arcivescovo col gruppo di preti alla conclusione dell’Anno sacerdotaleEucaristica.Per sua scelta il nostro Arcivescovo non ha voluto sedersitra i vescovi concelebranti condividendo in mezzo ai suoisacerdoti l’Eucaristia. Scelta che personalmente ho moltoapprezzato e che mi ha anche arricchito. Ancora più incisivaè stata la sua presenza quando durante l’AdorazioneEucaristica lo abbiamo visto intento a scrivere una lettera.Era la lettera che personalmente ha consegnato venerdì 18giugno a tutti i sacerdoti della diocesi nella Giornata di Santificazionedel Clero.La sera ci siamo radunati in Piazza San Pietro per la grandeVeglia “Con Pietro in comunione ecclesiale”. Attraversotestimonianze e canti abbiamo accolto il Santo Padre ilquale ha risposto a braccio alle domande che gli venivanorivolte da cinque sacerdoti in rappresentanza dei cinquecontinenti: don José Eduardo Oliveira y Silva provenientedall’America, precisamente dal Brasile; Mathias Agnerodall’Africa precisamente dalla Costa d’Avorio; don KarolMiklosko dall’Europa, precisamente dalla Slovacchia, missionarioin Russia; don Atsushi Yamashita dall’Asia, precisamentedal Giappone; don Anthony Denton, dall’Australia.La Veglia si è conclusa con l’Adorazione Eucaristica e laBenedizione impartita dal Santo Padre in unaPiazza S. Pietro contemplativa e silenziosa.Venerdì 11 giugno, abbiamo vissuto la solenneconcelebrazione eucaristica presiedutadal Santo Padre nella Solennità del SacratissimoCuore di Gesù. Si è trattato della celebrazioneeucaristica con il maggior numero di concelebrantimai avvenuta a Roma, circa 15.000. Sono stati circa 400, tradiaconi e sacerdoti, i ministri che hanno provveduto alladistribuzione della santa Comunione.Il rito prevedeva alcune particolarità, a motivo della straordinarietàdella circostanza:- Il rito dell’aspersione con l’acqua benedetta come attopenitenziale. 4 Cardinali concelebranti si sono uniti al SantoPadre per aspergere l’assemblea. Si è pensato a questorito considerando la solennità del Sacro Cuore e il riferimentoal sangue e all’acqua sgorgati dal Cuore del Signorea salvezza del mondo e anche per riprendere il tema dellapurificazione, sul quale in diverse circostanze il Santo Padreè ritornato ultimamente.- Dopo l’omelia noi sacerdoti abbiamo rinnovato le promessesacerdotali come nel giorno del Giovedì Santo allaMessa crismale.- Al termine della celebrazione, prima della benedizioneconclusiva, il Santo Padre ha rinnovato l’atto di affidamentoe di consacrazione dei sacerdoti alla SS. Vergine, secondo laformula usata in occasione del suo recente pellegrinaggio aFatima. Tale atto è avvenuto davanti all’immagine originaledella Madonna “Salus populi romani”, a motivo del significatoparticolare di tale immagine a Roma.- Un grande arazzo con l’immagine del Santo Curato d’Arsera collocato alla loggia centrale della Basilica.- Il Santo Padre ha usato per la celebrazione il calice appartenutoa San Giovanni Maria Vianney e ad oggi conservatonella parrocchia di Ars.La carica spirituale che abbiamo raccolto da questa esperienzaci aiuti a mantenere fedeltà al Signore e alle comunitàa noi affidate. Di ritorno in pullman ci siamo scambiatipensieri e testimonianza da condividere tra confratelli.Sento forte nel cuore il desiderio di condividere con i mieiconfratelli sacerdoti questo pensiero: c’è bisogno di piùamicizia e meno comunione. La comunione è già presentein noi, in una maniera sacramentale; l’amicizia è una sceltaumana e cristiana.don Paolo Zofra


luglio-agosto <strong>2010</strong>Speciale Anno Sacerdotale 5il testimoneCento anni fa divenne Arcivecovo di BrindisiMons. Tommaso Valeripastore in anni difficiliNell’anno sacerdotale, appena concluso, Fermentoha dato opportuno rilievo ad alcune figure di sacerdotidiocesani, la cui memoria è in benedizionenel popolo di Dio. Oltre agli altri sacerdoti, operatorinel sociale, ricordati nel mio libro «La Pastorale del cuore»,non deve mancare il ricordo dei vescovi. Un nostro laicoimpegnato, l’avv. Stefano Cavallo, ha dato risalto al presule,S.E. mons. Orazio Semeraro, evidenziandone preclare virtùdi mente e di cuore. Di lui, docente liceale di disciplineumanistiche, Rettore del Seminario diocesano, Vicario Generaledell’Arcidiocesi e poi Vescovo, in Calabria e Brindisi,ebbe grande stima l’Arcivescovo mons. Tommaso Valeri,che qui intendo ricordare nell’anno centenario dell’iniziodel suo ministero episcopale di arcivescovo di Brindisi eAmministratore perpetuo di Ostuni. La data centenaria,infatti, ricorda l’elezione a guida dell’Arcidiocesi il 22 aprile1910: inizio di un ministero lungo 32 anni, fino al 14 agosto1942. Gli succederà l’amabile ed amatissimo Presule mons.Francesco De Filippis, mentre era amministratore apostolicol’arcivescovo di Taranto, mons. Ferdinando Bernardi.Mons. Fra Tommaso Valeri, ofm, amava conservare, conil saio francescano, il distintivo dell’Ordine Minoriticonell’appellativo di “Fra Tommaso” e nel logo dello stemmaepiscopale, sormontato dalle braccia incrociate del Crocifissoe di San Francesco d’Assisi, con il motto “Pax in virtute”.Indossava gli abiti prelatizi non paonazzi, ma colorcenere come il grigio del saio francescano.I miei ricordi dell’Arcivescovo Valeri risalgono al 1936,all’inizio del percorso seminariale. Lo ricordo mentre nellacappella mi rivestiva della prima talare, insieme ad altri 8compagni, tra cui mons. Beniamino Elefante, con il qualegiungemmo al sacerdozio. Mi sembra ieri, quando di buonmattino il suo fido cameriere Pasquino veniva a svegliarmiper servire la messa nella cappellina dell’episcopio, allapresenza delle due suore Missionarie d’Egitto, che lo accudivano;oppure quando nei pontificali in Cattedrale, reggevolo strascico da caudatario, anch’esso di colore grigio delfrancescano dei frati minori.Mi scuso per questi riferimenti personali, legati alla conoscenzadel primo vescovo, rimasti impressi nella memoria.Li rammento perché fu lui a riaprire il Seminario diBrindisi per le classi prima e seconda ginnasiale, mentre iltriennio restava ad Ostuni, sotto la guida di mons. OrazioSemeraro.Ricordi lontani nel tempo, ma indelebili – si sa – cometutti i ricordi d’infanzia. Fra Tommaso viveva lo spiritofrancescano dell’umiltà nel tenore di vita semplice e modesto.I brindisini lo incontravano nella breve passeggiatapomeridiana in città, accompagnato dal segretario PadreDomenico Bacci, ofm, oratore facondo, scrittore, docentenel Liceo “Marzolla”.Per queste note non ho compiuto ricerche d’archivio, madel vescovo che mi conferì il sacramento della Confermazionee mi rivestì della talare ho avuto nelle mani la suaPrima Lettera Pastorale, datata 15 agosto 1910.Mi piace trarre un breve profilo della sua personalità diPastore e di testimone fedele di comunione con il Vicariodi Cristo, che lo elesse e che volle scongiurare di esimerlodalla grave responsabilità: «Con l’animo angustiato corsialla città eterna per gittarmi ai piedi del Vicario di Cristoe pregarlo di allontanare da me, per amore di Dio, il calicedoloroso. Il mio voto sincero non fu esaudito» (p. 4)E quindi, disponendosi all’obbedienza, confida nellagrazia del Signore e chiede alla comunità diocesana il sostegnoper il servizio apostolico con l’«aiuto prezioso esapiente dei Rev.mi canonici. Io non ignoro – scrisse - legloriose tradizioni di tanti uomini preclari per altezza d’ingegno,per vastità di dottrina e per santità di vita». E cita, inproposito, i «Brindisini illustri», del can. Pasquale Camassa(p. 18). Ripensando con accenti nostalgici «l’amato mioOrdine, la diletta Provincia delle Sacre Stimmate, la Vernaove vestii questo abito santo» (p. 23), mons. Valeri domandapreghiere e, «di cuore – scrive alla comunità brindisina– vi anticipo la benedizione coma la può dare un fratello,un Padre, un vescovo francescano» (p. 24).Fra Tommaso aprì il cuore di padre ai sacerdoti ed ai candidatial sacerdozio, riaprendo il seminario di Brindisi. «Lastoria si ripete», si potrebbe dire, pensando al nuovo seminariovoluto da mons. Rocco Talucci nel cuore della diocesi.Mons. Valeri, del resto, predilesse il mistero eucaristico,celebrando due Congressi eucaristici interdiocesani, ilprimo nel 1931, il secondo nel 1937, 50° anniversario dellasua ordinazione sacerdotale. A quest’ultimo partecipaida ministrante, accanto al Vescovo di Conversano. Mons.Gregorio Falconieri e ricordo – a conclusione – la solennebenedizione eucaristica in piazza Duomo, impartita dallaLoggia del Seminario dall’arcivescovo di Otranto, mons.Cornelio Sebastiano Cuccarollo, Cappuccino, allora Primate-Metropolitadel Salento.Un tempo funestato dalla prima guerra europea, mentregià si addensavano i nembi del secondo conflitto mondiale.Non fu un periodo facile per il suo episcopato, in unacittà che ospita strutture militari e che di fatto dette un altotributo di vite sacrificate per la Patria come fanno memoriale sue vestigia ed i suoi monumenti. Nel suo ministero prevalselo spirito di pace e di riconciliazione, che il vescovotoscano aveva ereditato dal Serafico Padre, San Francesco,col saluto «Pace e Bene».Angelo CatarozzoloiniziativeA San Michele S.noSe i preti determinanola toponomasticaSan Michele Salentino haricordato ed onorato isacerdoti che hanno fatto lastoria cittadina con l’intitolazionedi nuove vie con targheartigianali in terracottarealizzate dal Maestro CosimoGiuliano.L’Amministrazione comunale,di concerto con il ParrocoDon Tony Falcone, ha intitolato- nel corso di una cerimoniapubblica - la stradinache divide la Chiesa di SanMichele Arcangelo dall’Oratorioa Don Pietro Galetta; lastrada denominata “SacerdoteGaletta” a “Don DonatoSpina” e “Via Don Luigi Greco”una nuova strada nonancora denominata nei pressidel Palazzetto dello Sport.Durante la stessa cerimoniaè stata anche intitolata laPiazzetta antistante la Chiesadi San Michele Arcangeloa Papa Giovanni Paolo II.Prima della scopertura delletarghe nella Chiesa Parrocchialesi è tenuto un incontroal quale hanno presoparte: il Parroco Don TonyFalcone, l’Arciprete di SanVito dei Normanni Don AntonioRosato, Don AntonioChionna, il Prof. VincenzoPalmisano, il Sindaco AlessandroTorroni ed il vicesindaco,Maria Stella Menga.Il Sindaco Alessandro Torroninel suo intervento ha ricordatole figure di Don DonatoSpina e di Don PietroGaletta che hanno, durantela loro vita e la loro presenzaa San Michele Salentino,abbracciato con tenacia, edeterminatezza le istanzedella comunità che si andavaformando. «Contribuendonon solo a mantenere attivale due Chiese all’epocaesistenti (la Chiesa Madre ela Chiesa della Madonna diPompei), ma adoperandosi,come nell’opera di Don PietroGaletta, alla costruzionedella nuova Chiesa, quella diSan Michele Arcangelo, piùidonea contenere la popolazionedi San Michele che eranotevolmente cresciuta».Don Donato Spina ha rappresentatocome consiglierela frazione di San Michelenel Consiglio Comunale diSan Vito, battendosi strenuamente,prima per la crescitasociale, chiedendo insistentementela presenza di unafarmacia, di un medico e diuna ostetrica e lavorandoall’alfabetizzazione dei cittadini.Il ricordo di Don Luigi Grecoe della sua figura è statotracciato invece dal vicesindacoMaria Stella Menga chene ha ricordato l’impegnosoprattutto sotto il profiloculturale. Don Luigi Grecoarrivò a San Michele Salentinodopo il secondo conflittomondiale, affrontando conpazienza, umiltà e amore lenumerose difficoltà di unapiccola comunità che uscivadal periodo bellico.Vincenzo De LeonardisPrestigioso premioper il Coro “San Leucio”Il Coro Polifonico Arcivescovile “San Leucio” ha vinto laIX edizione del Premio Salentino tenutosi a Copertino(Le) il 4 luglio scorso.Il Festival musicale nazionale cristiano per cori, tenutosinella gremita Piazza del Popolo alla presenza di mons. DomenicoCaliandro, Vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli,ha segnato la riconferma del “San Leucio” al 1° postodel podio, in una magica serata dal tema: “nella pace…. lacreazione canta l’Amore di Dio”.Ben otto i cori provenienti da tutta la Puglia che si sonoavvicendati eseguendo brani a carattere sacro-classicoliturgico;ma il “coro delle meraviglie”, il Polifonico “SanLeucio” ha emozionato ed incantato la giuria, formata dadocenti di conservatorio, giornalisti e musicisti, eseguendomagistralmente il brano Jesus is my life, testo di MadreTeresa di Calcutta su musica di Mons. Marco Frisina.Diretto dal brillante musicista M° Gianpaolo Argentieried accompagnato dalle voci soliste di Floriana Lanzillotti(soprano) e del M° Alessio Leo (tenore), il Polifonico si ècosì aggiudicato il dipinto della prof.ssa Irene Cipressa ela borsa di studio che costituivano il primo premio; l’OrchestraSalentum, diretta dal M° Cotardo, ha animato l’interamanifestazione presentata da Francesca Fialdini, notovolto di “A Sua immagine” (Rai Uno) e Enrico Selleri (TV2000).La serata si è conclusa con la partecipazione della cantanteLinda e del giornalista di Rai Uno Vincenzo Mollica.Il Coro “San Leucio” si riconferma, quindi, una delle eccellenzedi Brindisi, riportando alla città l’ambito riconoscimento,che già aveva conquistato nel 2006 con il 1° postodi “Pacem in terris” e nel 2007 con il 2° posto di “Andthe glory of the lord”.Anna Rita di Sansebastiano, Presidente dell’Associazione musicale-culturale “San Leucio” ha evidenziato come«dal 1993 ad oggi il Coro ha contribuito ad accrescere lasensibilità musicale di quanti, numerosi, hanno affollatoi concerti, affrontando con ineguagliabile professionalitàrepertori sempre più complessi, ma con grande attenzioneai temi della solidarietà e del sostegno ai più deboli».Pubblicazione quindicinaleReg. Tribunale Brindisi n. 259 del 6/6/1978Questo periodicoè associato allaUnione StampaPeriodica ItalianaDirezione: Piazza Duomo 12 - BrindisiTel. 340/2684464 - Fax 0831/524296fermento@diocesibrindisiostuni.itDirettore Responsabile: Angelo SconosciutoCoordinatore di Redazione: Giovanni MorelliHanno collaborato: Daniela Negro, Cecilia Farina, Maria Paola Chimienti,don Alberto Diviggiano, don Fabio Ciollaro, don Alessandro LupertoFoto: SIR, Mario Gioia, C. Anna Corsa, Angelo Pacifico, Gianni Di CampiSpedizione in abbonamento postaleart. 2 - comma 20 - legge 662/96Abbonamento annuale € 15,00conto corrente postale n. 2784160intestato a:ASSOCIAZIONE CULTURALE FERMENTOPiazza Duomo, 12 - 72100 BrindisiResponsabile del trattamento dei dati personali:Angelo SconosciutoStampa Martano Editrice s.r.l.Viale delle Magnolie, 23 - Z.I. BARI - Tel. 080/5383820Questo periodicoè associato allaFederazione ItalianaSettimanali Cattolici


6 Vita Diocesanaluglio-agosto <strong>2010</strong>ministeri Conferiti da Padre Arcivescovo, il 13 giugno scorso, nel Santuario di JaddicoNuovi lettori e accoliti in diocesiIl 13 giugno scorso, presso il Santuariodiocesano di Santa Maria Madre dellaChiesa a Jaddico, l’Arcivescovo ha istituitoun Lettore e quattro Accoliti. Il neolettore è Felice Prete della parrocchia di SanMichele Arcangelo in San Michele Salentino.I nuovi accoliti, invece, sono: GerardoMontinaro della parrocchia Ave Maris Stellain Brindisi, Giovanni Mele della parrocchiaSanti Giovanni Battista e Irene in Veglie, SalvatoreAntonucci e Vito Chimienti della parrocchiaSS. Rosario in Veglie.Don Giovanni Apollinare, che in diocesiè il delegato arcivescovile per i diaconi permanentie i ministeri istituiti, ci spiega chisono i ministri istituiti. «Per comprenderequali sono i loro compiti, occorre partire dalConcilio Vaticano II, quando la Chiesa, nellariflessione dei Padri conciliari, ha riscoperto il ruolo e ilcompito dei laici nella totalità del cammino ecclesiale. Perqualche tempo, infatti, la missione dei laici era racchiusaesclusivamente nell’esercizio delle cose temporali, lasciandoal clero il compito della liturgia e del culto».«Subito dopo il Concilio» – spiega ancora don Apollinare- «papa Paolo VI con il motu proprio “Ministeria quaedam”,del 15 agosto 1972, ha reintrodotto nella prassi ecclesiale iministeri istituiti conferiti ai laici. I laici che nella vita dellecomunità parrocchiali avvertano la chiamata alla condivisonecon i ministri ordinati offrono il servizio nella liturgiacome Lettori e come Accoliti. Questi servizi sono doni delloSpirito per il bene della Chiesa e sono esercitati con responsabilitàdentro la comunità e in comunione con la Chiesa».Quali caratteristiche deve avere chi si prepara a diventareLettore o Accolito e quale percorso formativo deveseguire per divenirne idoneo?«Il periodo storico che si attraversa è difficile e ai fedeli èchiesta una maggiore formazione. Con ciò non si affermache nel passato la formazione era assente, ma solo che oggil’accresciuta sensibilità chiede una maggiore sostanzialitàdi presentazione del dato di fede che non è solo culturale,ma ha dentro anche lo spessore spirituale che è l’amore alSignore e ai fratelli. Questa sottolineatura chiede la qualificazionedei laici che s’incamminano per i ministeri istituiti.Coloro che sono resi idonei dalle comunità parrocchiali alcammino di preparazione, sono conosciuti dentro il loro territoriocome uomini di provata fede e sensibilità ecclesiale,di profonda sensibilità umana e capacità di relazioni per sapercondividere con i fratelli i doni del Signore. L’habitat naturaledei ministeri è la comunità che si scopre chiamata allaministerialità nella comunione attorno ad alcune attenzione:la preghiera comune, l’ascolto prolungato della Parola, la celebrazionedei sacramentiIl percorso formativo chiesto ed auspicabile per i ministeriistituiti è la frequenza di alcuni corsi presso l’Istituto Superioredi Scienze Religiose in diocesi (per il diaconato permanentequesto iter è obbligatorio), la condivisione diocesanainsieme agli altri amici ed un cammino su alcune tematicheformative e spirituali insieme al delegato arcivescovile. Questifratelli vivono anche il percorso formativo nella comunitàparrocchiale di appartenenza e nel gruppo associativo o movimento».Quali sono i loro compiti nelle rispettive comunità parrocchiali,e quale il loro ruolo in diocesi?«Questi ministeri sono esercitati in particolare nelle loro parrocchiee sul territorio cittadino per la corresponsabilità chevivono con i pastori e i fratelli e sorelle nella fede. Non sonodei super laici, ma fratelli accanto. Per specificare il compitodi questi amici è utile il richiamo al documento sui ministeri:“Il Lettore è istituito per l’ufficio, a lui proprio, di leggere laparola di Dio nell’assemblea liturgica. Pertanto, nella Messa enelle altre azioni sacre spetta a lui proclamare le letture dellaSacra Scrittura (ma non il Vangelo); in mancanza del salmista,recitare il salmo interlezionale; quando non sono disponibiliné il diacono né il cantore, enunciare le intenzioni dellapreghiera universale dei fedeli; dirigere il canto e guidare lapartecipazione del popolo fedele; istruire i fedeli a ricevere degnamentei Sacramenti. Egli potrà anche - se sarà necessario- curare la preparazione degli altri fedeli, quali, per incaricotemporaneo, devono leggere la Sacra Scrittura nelle azioni liturgiche.Affinché poi adempia con maggiore dignità e perfezionequesti uffici, procuri di meditare assiduamente la SacraScrittura.Il lettore, sentendo la responsabilità dell’ufficio ricevuto, siadoperi in ogni modo e si valga dei mezzi opportuni per acquistareogni giorno più pienamente il soave e vivo amore ela conoscenza della Sacra Scrittura, onde divenire un più perfettodiscepolo del Signore” (Ministeria quaedam, V). Comepossiamo notare non è l’esercizio del privatizzare la proclamazionedella Parola di Dio nelle assemblee liturgiche, ma èsoprattutto attenzione e sensibilità da curare a livello personalee a far vivere negli altri la medesima attenzione e cura.L’Accolito deriva da una parola greca che significa “seguire”,“accompagnare”. Nel documento d’istituzione dei ministerisi afferma: “l’Accolito è istituito per aiutare il Diacono e perfare da ministro al Sacerdote. È dunque suo compito curareil servizio dell’altare, aiutare il Diacono e il Sacerdote nelleazioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della SantaMessa; inoltre, distribuire, come ministro straordinario, laSanta Comunione tutte le volte che i ministri non vi sono onon possono farlo per malattia, per l’età avanzata o perchéimpediti da altro ministero pastorale, oppure tutte le volte cheil numero dei fedeli, i quali si accostano alla Sacra Mensa, ètanto elevato che la celebrazione della Santa Messa si protrarrebbetroppo a lungo. Nelle medesime circostanze straordinariepotrà essere incaricato di esporre pubblicamente all’adorazionedei fedeli il Sacramento della Santissima Eucaristia epoi di riporlo; ma non di benedire il popolo. Potrà anche - inquanto sia necessario - curare l’istruzione degli altri fedeli, iquali, per incarico temporaneo, aiutano il Diacono e il sacerdotenelle azioni liturgiche portando il messale, la croce, i ceriecc., o compiendo altri simili uffici. Egli eserciterà tanto piùdegnamente questi compiti, se parteciperà alla SantissimaEucaristia con una pietà sempre più ardente, si nutrirà di essae ne acquisterà una sempre più profonda conoscenza.L’accolito, destinato in modo speciale al serviziodell’altare, apprenda tutte quelle nozioniche riguardano il culto pubblico divino e sisforzi di comprenderne l’intimo e spiritualesignificato: in tal modo potrà offrirsi, ognigiorno, completamente a Dio ed essere, neltempio, di esempio a tutti per il suo comportamentoserio e rispettoso, e avere inoltre unsincero amore per il corpo mistico di Cristo, opopolo di Dio, e specialmente per i deboli e imalati” (Ministeria quaedam, VI).Anche per l’Accolito il servizio non è soloesercizio liturgico, ma attenzione amorosaverso l’Eucaristia e i fratelli e sorelle che vivononel dolore e nella sofferenza fisica.Inoltre deve aver cura dei deboli, dei poveri edegli infermi attraverso l’esercizio della carità,dell’assistenza e dell’aiuto, nonché ovviamenteportando loro la Santa Comunione.Anche attraverso il loro impegno acquista concretezza il fattoche non si può in una comunità condividere il pane celestese non si condivide la fatica, il lavoro e la sofferenza di chiè in difficoltà per il pane terreno.Certo se questa loro sensibilità è concreta nel rapporto ravvicinatocon il proprio territorio parrocchiale ciò sarà veroanche nella esperienza della diocesi dove ogni ministero eservizio trova pienezza nella persona del Vescovo e nella comunionesi respira una Chiesa tutta ministeriale».I nuovi ministri istituitiQual è la differenza tra ministeri istituiti ed i servizi e ministeridi fatto?«La differenza è già nell’affermazione “ministero istituito”,cioè riconosciuto e reso ufficiale dalla Chiesa. Esso non ètransitorio, ma stabile nella vita della persona, salvo difficoltà.I ministeri di fatto sono tanti nella comunità e sonoesercitati per un periodo di tempo e in occasioni particolari.I ministeri di fatto sono: i ministri straordinari dell’Eucaristia,il servizio nella catechesi, il cantore e l’organista, il ruolodi coordinamento da esercitare in un campo specifico dellapastorale, il servizio di promozione per la carità negli ambitidella vita sociale e politica e ogni attenzione esercitata peramore di Cristo e dei fratelli. Tutto perché si manifesti in ognispazio di vita la dimensione missionaria della Chiesa».È corretto affermare che il ministro istituito rappresentauna forma di valorizzazione del Laicato?«È giusto affermarlo, ma non è esclusivo. Tengo a precisareche i ministeri non vanno interpretati nell’orizzonte umanodella promozione, della ricompensa per meriti acquisiti,né come qualcosa che potrebbe ulteriormente affaticare lastruttura ecclesiale. Essi sono doni del Signore per la crescitadella Chiesa a livello vocazionale e comunionale. Per questoi laici nei ministeri istituiti alimentano la spiritualità dellagratuità. I laici non solo coloro che eseguono dei servizi dentrola Chiesa e in nome di essa nella vita sociale. I laici sonoprotagonisti di evangelizzazione per il dono del battesimo inogni ambito della vita esercitati nella comunione ecclesiale.Ai nostri tempi un ruolo efficace è quello educativo che nonsi può improvvisare. Alla maturità umana, spirituale ed ecclesialedei laici viene chiesta anche la sensibilità culturaleper le accresciute scienze conoscitive dello sviluppo umano,come amore alla vita. Ancora una sensibilità è chiesta ai laicil’apertura alla mondialità e l’attenzione all’ambiente da viveree relazionarsi come custodi. Per questo non occorre averequalifica ma attenzione a ciò che ci circonda».Giovanni Morelliriti di ammissione Tre giovani seminaristi ammessi all’Ordine sacroUn “eccomi” pronunciato davanti a tutta la comunitàTre giovani seminaristi della diocesisono stati ammessi tra i candidatiall’Ordine sacro dall’Arcivescovo,S.E. mons. Rocco Talucci. Si tratta di AlessandroDonno della parrocchia San Nicoladi Brindisi (ammesso nel corso della celebrazionedel 26 giugno u.s.); Giulio Nobile,della parrocchia santuario Santi Cosma eDamiano di Ostuni (ammesso nella celebrazionedel 27 giugno u.s.); Diego Zurlo,della parrocchia SS. Annunziata di Mesagne(ammesso durante la celebrazione del28 giugno u.s.).Il rito di Ammissione permette ai candidatidi esprimere, in libertà, la volontà dicontinuare il cammino di formazione presbiteralee di impegnarsi a fare propri i trattidi Gesù Buon Pastore. Il rito di Ammissionerappresenta un vero e proprio “giro di boa”nel cammino del candidato; pur essendoestremamente sobrio e semplice nei segniesteriori, il rito ha in sé un significato interioremolto forte per chi lo compie. Durantela celebrazione, di fronte al Vescovo e allacomunità parrocchiale, il candidato vienechiamato per nome e risponde con il suoprimo “eccomi”, ricevendo successivamenteuna particolare esortazione e benedizioneda parte del Vescovo.Quell’eccomi pronunciato dal candidatorichiama quello di Maria: una semplice parolache racchiude in sè tutti i sentimenti, legioie, le aspettative e le trepidazioni di chisceglie di seguire e affidarsi al Signore lungola strada della vocazione al sacerdozio. Tuttoparte da Dio, è Lui che chiama a seguirloe prepara per ognuno una strada. E conil Rito di Ammissione il candidato non solosceglie di mettersi nelle mani del Signore,bensì anche in quelle della sua Chiesa, cheattraverso il Vescovo e gli educatori ne riconoscela chiamata e l’idoneità, e si impegnaad accompagnarli lungo il cammino.In questo modo la sua vocazione, da “fattoprivato” diventa qualcosa che interessatutta la comunità credente, e il giovane chesceglie di dire il suo primo “sì” ufficiale alSignore si sente così accompagnato e sostenutonon soltanto dal clero e dal seminario,ma da tutta la Chiesa.L’Ammissione di Giulio Nobile


luglio-agosto <strong>2010</strong>Vita Diocesana7seminario Tre giorni intensamente vissuti alla ricerca della “bella notizia”Un campo vocazionale per ragazziDal 26 al 29 giugno si è svolto presso il Seminario diBrindisi il campo vocazionale per ragazzi desiderosidi vivere tre giorni di intensa vita comunitaria, masoprattutto volenterosi di ascoltare la voce del Signore, checontinuamente chiama. Il campo è stato pensato in base aquello proposto dal Centro Nazionale Vocazioni, ma il temaè stato adattato dai noi giovani seminaristi, insieme aglieducatori.Vi hanno partecipato venti ragazzi di età compresa tra gliundici e i sedici anni, provenienti da alcuni paesi della nostradiocesi: Brindisi, Ostuni, Guagnano, Locorotondo, Leverano,Mesagne, San Vito dei Normanni, Veglie. Ci siamoritrovati nel pomeriggio del 26 giugno; subito dopo l’arrivodei ragazzi vi è stato un breve incontro per presentarci e introdurrel’argomento principale del campo e poi ci siamorecati in chiesa per ringraziare il Signore, con la preghieradella sera. Dopo cena ci siamo conosciuti meglio attraversodei giochi che oltre a farci divertire, ci hanno permesso dicostruire uno spirito di squadra, per essere uniti come ci hainsegnato il Signore.Il mattino dopo abbiamo iniziato la nuova giornata daltema: “La bella notizia di chi segue il proprio sogno”, avendocome brano evangelico di riferimento quello della guarigionedei due ciechi. Dopo l’incontro ci sono state le attivitàdivisi per gruppi di età e poi la S. Messa. Dopo pranzo lavisione del film “La musica nel cuore” e poi ancora giochi.Dopo cena ci siamo avviati tutti insieme lungo le strade diBrindisi, per una passeggiata in centro conclusasi, a sorpresa,con la visita al nostro Arcivescovo, che nonostante l’oratarda non ha voluto rinunciare ad affacciarsi alla finestradell’Episcopio per salutarci!E così siamo giunti al terzo giorno, dal tema: “La bella notiziadi chi crede che l’impossibile è accaduto”, sul brano dellaRisurrezione. Nel pomeriggio abbiamo ricevuto la visitadel nostro Arcivescovo, che ha voluto nuovamente salutarcie donarci la sua benedizione. Poi abbiamo avuto un momentodi raccoglimento nella cappella per l’adorazione. Inserata abbiamo assistito al concerto dei volontari del corodell’AVIS di Brindisi, svoltosi nel nostro auditorium.Il tempo è volato e siamo giunti presto all’ultimo giorno,che ha avuto per tema: “La bella notizia di chi ama e basta”,sull’Inno alla Carità di S. Paolo. Tante sono state le riflessionifatte e condivise dai ragazzi, a conferma di come siastata bella e coinvolgente l’esperienza. Molti ragazzi hannoespresso la volontà di voler approfondire la conoscenza delSeminario in modi diversi, ma la cosa più importante è statache ognuno ha espresso il desiderio di voler curare il rapportocon il Signore, nostro “tutto” e nostro primo amico.Accanto alla centralità della Parola di Dio è stato bello accompagnarele nostre giornate e i nostri incontri con dellecanzoni tratte dal repertorio di alcuni cantautori italiani,che ci hanno aiutato ancora di più a riflettere. Come nonricordare, infine, l’esperienza di servizio fatta da ognunodi noi seminaristi accanto agli amici, a pranzo e a cena,nei canti, nella liturgia, nei giochi e in tante altre occasioni,segni semplici, ma efficaci di quella totale gratuità a cui èchiamato il sacerdote.La celebrazione della S. Messa nella solennità dei santiapostoli Pietro e Paolo, alla presenza di tanti genitori edamici, ha concluso nel modo migliore il nostro campo,esperienza formativa e divertente, perché ci ha aiutati a crescerenell’ambito della formazione spirituale ed umana.Un’esperienza, amici, da rifare! A proposito, invito tutti iragazzi che hanno voglia di mettersi in gioco, a fare questotipo di esperienze che il Seminario propone: vi assicuro cheimpareremo a dire a tutti con il cuore: “Ho una bella notizia:io l’ho incontrato! ”.Riccardo Rotaseminaristavia appia Una Pentecoste tra quelle muraCarcere, cenacolo per un giornoLa cappella del carcere di Brindisi © Claudia Anna CorsaIl carcere, luogo di sofferenzae, talvolta, anchedi disperazione, in cui siconosce la privazione di unbene tanto prezioso comequello della libertà. Luogoin cui le lacerazioni, le contraddizionidi una vita, chespesso ha toccato il fondo,emergono in tutta la loro virulenza.Luogo di deserto,dove sembra che l’ariditàabbia il sopravvento persinosui sentimenti. Luogo dovelo spazio è insufficiente, laqualità della vita molto bassa,le condizioni di lavoroimpossibili, la dignità dellapersona continuamente calpestata,la speranza per il futuroscomparsa.Questo luogo, in cui sembrache la speranza sia sconfittadalla sfiducia, può diventare “un luogotempodi grazia del Signore”, dove siproclama la libertà e vengono fasciatii cuori spezzati, attraverso l’annunciodella misericordia del nostro Dio, Padrebuono.Dio che non volta le spalle al peccatore,che non vuole la sua morte, anzidesidera che il peccatore si converta eviva, ha dimostrato ancora una volta ilsuo amore, la sua bontà, la sua misericordiaverso i peccatori chiamando trefratelli detenuti a ricevere i sacramentidell’Eucaristia e della Cresima.Sabato 26 giugno, infatti, per la CasaCircondariale di Brindisi è stato ungiorno particolare, di grazia. Tre fratellireclusi (C.M.,T.D. e A.G.) hanno ricevonoil sacramento della Cresima e unodi loro (C.M.) anche quello dell’Eucaristia.Alle 9,15 Sua Ecc.za mons. Rocco Talucci,accompagnato dalla Direttrice,dal Comandante e dal Cappellano si èrecato nella Cappella dove ad attenderlo,oltre ai tre detenuti che dovevano riceverei sacramenti, c’erano i volontari,il coro della Parrocchia di Bozzano e ifamiliari di uno dei detenuti.Purtroppo, anche se volentieri avrebberofatto corona ai loro compagni, glialtri detenuti, per disposizione di undecreto ministeriale, non hanno potutopartecipare alla cerimonia.Nell’omelia l’Arcivescovo, oltre ad affermarel’importanza dei sacramentie della particolarità del luogo in cuistavano per essere amministrati, si èsoffermato soprattutto sul senso dellalibertà e della vita nuova. Partendo daldiscorso di Gesù nella sinagoga di Nazareth“Lo Spirito del Signore è su dime..mi ha mandato a portare ai prigionierila liberazione”, mons. Talucci haparlato del senso della vera libertà e haaffermato che ciò che conta è la libertàinteriore più che quella fisica perchési può essere liberi stando in catene, incarcere e si può essere schiavi standofuori. Una libertà che porta al rinnovamento,al cambiamento della vita, adun futuro sereno e pieno di luce.Questo è stato l’augurio che l’Arcivescovoha affidato al Cappellano conpreghiera di portarlo a tutti i detenutiche non erano presenti fisicamente, malo erano col cuore.Un detenuto ha scelto come padrinoil fratello, gli altri hanno scelto due volontari.Al termine della Messa, in ricordo diquesto giorno, sono stati consegnati aitre detenuti, una pergamena, alcuni librie degli oggetti religiosi.Col cuore pieno di gioia e di commozioneil Vescovo, e dopo di lui tutti ipresenti, hanno abbracciato i tre fratellidetenuti che con il cuore pieno di gioia,ma con un filo di tristezza sul volto,hanno ripreso la via della cella.Per un giorno il carcere si è trasformatoin cenacolo!P. Giovanni Fabiano O.de.MCappellano casa circondarialeAgenda diocesanaCentro diocesano vocazioniESERCIZI SPIRITUALI VOCAZIONALI. Dal 22 al 24luglio si terranno gli Esercizi spirituali vocazionalisul tema “Tu mi scruti e mi conosci”. L’iniziativa èrivolta a ragazzi e ragazze in ricerca vocazionale,giovani, giovani-adulti e seminaristi. Gli esercizi sisvolgeranno a Ostuni presso il Centro di Spiritualità“Madonna della Nova”. Adesioni entro il 18 luglio.Azione CattolicaCAMPO SERVIZIO GIOVANI (18-30 anni). SI terrà aBrindisi dal 5 all’8 agosto priossimi. Si tratta diun’esperienza di spiritualità e di servizio in cui igiovani potranno mettersi in gioco in prima personanel servizio ai più bisognosi.CAMPO ITINERANTE GIOVANI-ADULTI e ADULTI (dai30 anni in su). Si terrà in Toscana dal 16 al 19 agostoprossimi. Si tratta di un viaggio alla ricerca di sé,dell’altro e di Dio, nella suggestiva cornice dei luoghiche hanno ispirato alcune figure di santità.CAMPO DIOCESANO UNITARIO. Si tratta di una iniziativarivolta agli Educatori Acr e del Settore Giovani,agli Animatori dei gruppi Adulti e dei gruppi famiglia,e ai Responsabili associativi. Si svolgerà dal 20al 22 agosto (19-22 agosto per l’Acr) presso il Centrodi Spiritualità “Madonna della Nova”, di Ostuni.Tutte le informazioni sul sito dell’Azione Cattolica:www.acbrindisiostuni.itLa Nostra FamigliaE...STATE AL PASSO. Dall’1 al 5 agosto, l’IstitutoSecolare delle Piccole Apostole della Carità propone,per i giovani dai 18 anni in su, un percorso culturalee spirituale alla scoperta del viaggio come metaforadella vita.Informazioni: Luisa Minoli, LUISA.MINOLI@PL.LNF.IT,(telefono: 031 625111 - www.lanostrafamiglia.it)Fraternità di BosePROPOSTE ESTATE <strong>2010</strong> ALLA FRATERNITA’ DI OSTUNI.26-31 luglio “Siate lieti nel Signore!” - La lettera aiFilippesi.9-14 agosto “Un uomo secondo il cuore di Dio” - Lestorie di David. Entrambi gli incontri saranno guidatida Daniele Moretto, monaco di Bose.Per giovani (19-30 anni): 16-21 agosto Gli incontridi Gesù “L’uomo che ci insegna a vivere” con LudwigMonti, monaco di Bose23-28 agosto “Beati i poveri nello spirito” Il discorsodella montagna (Mt 5-7) con Davide Varasi, monaco diBose. Maggiori informazioni su www.boseostuni.it


8Vita Diocesanaluglio-agosto <strong>2010</strong>il ricordo L’omelia pronunciata dal Vicario generale alle esequie celebrate giovedì 8 luglio ad OstuniPiccole apostole della Carità senza “zia Santina”Il 7 luglio scorso, all’età di 98 anni, è tornata alla casa delPadre la signorina Santina Colucci, da tutti conosciutacome “zia Santina”. Originaria di Ostuni, era una laica consacratadell’Istituto secolare delle Piccole Apostole della Caritàfondato da don Luigi Monza. Ad Ostuni, e a “La Nostra Famiglia”in particolare, zia Santina era una vera e propria istituzione.Si era stabilità lì fin dal 22 ottobre del 1957, primaancora, cioè, che la struttura venisse inaugurata dall’alloraPresidente della Repubblica Grochi (marzo 1958).Di seguito, pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciatada mons. Giuseppe Satriano, Vicario generale, nel corsodella messa funebre celebrata nella parrocchia di San LuigiGonzaga.“zia Santina” ColucciCara Zia Santina,preferisco leggere una lettera intrisa del sapore dellaParola ascoltata, più che parlare a braccio.Rinunciare all’idea di poter ancora accarezzare con losguardo, su questa terra, il tuo volto e la tua vita, è qualcosache tocca il cuore di tanti di noi che ti hanno conosciuta eamata, e che hanno goduto della gioia intima di sapersi riamatie ricordati dal tuo cuore di madre e sorella.Del resto perché se le altre Piccole Apostole vengono quasisempre chiamate con il proprio nome o l’appellativo di Signorinaa te è stato riservato questo attributo affettivo?La risposta credo sia immediata per tutti: nella relazionecon te, al di là dei tanti parenti di sangue, tu hai saputo disegnarerelazioni autentiche, forti, sincere, appassionate diVangelo e sempre ricolme di intercessione orante.Ora è giunto il momento di lasciarci, ma non per tua decisione,bensì in obbedienza alla volontà di Colui che, chiamandotialla vita ti ha invitata ad una sequela significativache sin dalla giovinezza ha segnato il tuo pellegrinaggioterreno, rendendoti per noi tutti punto indiscusso di riferimento,consigliera efficace, porto sicuro dove trovare ristoro,consolazione e speranza.Pertanto non posso non continuare a chiamarti “Zia”. Glianni per te sembravano non passare e nel nostro immaginariola tua vita, così segnata da un amore grande per il Signoree per quel santo sacerdote di don Luigi Monza, che mi haieducato a conoscere, era destinata a non tramontare.Perdonami se ti faccio arrossire, tu non avresti amato sentirmolto parlare di te e allora guardo al Vangelo e alla Parolaascoltata attraverso cui è il Signore a parlarci tra le righe dite.Il brano evangelico che rischiara questa giornata di lutto edi gioia al tempo stesso, è chiaro ed inequivocabile nel sottolinearecon forza che tutti noi, chiamati come credenti,al discepolato e alla sequela del Maestro, siamo mandati anarrare, con la vita, la nostra fiducia in Lui, Salvatore nostro,mediante un esistenza libera da orpelli e sovrastrutture, poverada ogni ricchezza umana per essere segno di quella solidarietàliberante che sana l’uomo dai suoi mali e lo guariscedai disturbi del peccato.È questo invito che tu hai seguito più di 50 anni fa, quandonell’entusiasmo hai voluto fare della tua esistenza un dononelle mani di Dio mediante l’adesione generosa al carisma diquell’ umile pretino del nord, don Luigi, che in te aveva scortoi semi di una primavera rigogliosa dello Spirito.Perdonami, Zia Santina, ci sono ricascato nuovamente edho parlato di te.Torno dunque al Vangelo, dove l’evangelista Matteo invitatutti noi a cogliere come il seguire il Maestro e l’annunciare ilRegno nasce da una consapevolezza che mai ci deve abbandonare:tutto è grazia!Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date...Certo, una vita che riceve amore, che avverte come Oseanella prima lettura, il fremere del cuore di Dio e dalla suapassione per l’uomo, si sente rigenerata e non può non rispondereche con un esistenza senza freni, interamente offertaalla causa del Regno.È qui che casca l’asino!Questo fremere del Cuore di Dio a noi è quasi sempre sconosciutoper la sordità del cuore, troppo spesso invischiatonei compromessi terreni dove più che scorgere un orizzontedi luce, ci ritroviamo avviluppati dallo sterile faticare deigiorni e dal vuoto egoismo delle nostre scelte.La scommessa è alta e bella, dare senso alla vita, regalandoa tutti e a ciascuno la serena certezza di un Dio che ci accompagnae si fa carico del nostro andare.Quanto è meraviglioso scorgere come nel cuore dei bambinitutto questo vien colto con maggiore immediatezza everità.Perdonami Zia Santina ma ho sbirciato tra le lettere dei tuoipiccoli nipotini ospitati proprio accanto alle tue stanze. Indue letterine ho letto queste parole:Cara zia Santina sono Luciana, vorrei dirti che mi è dispiaciutomolto quando ci è stato detto che non c’eri più.Dopo un po’ ho capito però che anche Gesù voleva unapersona come te. Io so solo una cosa che anche Gesù tiha voluto vicino a Lui. Ma non solo Lui, anche don LuigiMonza voleva starti vicino. Ciao, con affetto LucianaCarissima Zia Santina sono Ilaria, non so se ti ricordi dime, perché tu hai conosciuto tanti bambini. Ti ringraziodi tutto ciò che mi hai dato. Mi dispiace per ciò che è accadutoma so che stai bene nelle mani di Gesù. Mi erotanto affezionata e non vedevo l’ora di tornare a casaquando uscivamo per salutarti e stare un po’ con te. Oraso che non ti posso vedere, ma credo che tu da lassù miriesci a vedere. Ti ringrazio ancora molto, ti voglio tantobene. . . e ti auguro buona fortuna lassù.Quanto è meraviglioso cogliere, tra le righe di queste parolesemplici, come la certezza di una amore grande, sereno epacificatore ha toccato il cuore di questi fanciulli.E’ questo l’annuncio del Regno che anche noi siamo chiamatia testimoniare con la vita: Dio è vicino ad ogni uomo enon lo lascia solo, mai, anche dinanzi alla croce.Tu, Zia cara e amata, ci hai insegnato questo modo di esserecredenti e con la tua religiosità, scevra da ogni polverosoatteggiamento, ci additi un cammino di fede da fare fino incima, sino alla fine, come Gesù, animati solo dalla Carità diDio.È dall’alto di questa cima che guardando indietro, avvertiamoquanto grande sia stata la tua esistenza di donna, di credentee di consacrata pur nei limiti della natura umana e neldiscreto vivere dei tuoi giorni.Scusami, sono davvero imperdonabile e mi sembra quasi disentirlo ancora il rimprovero insieme alla carezza della tuamano, che immancabilmente sfiora il mio volto. Sì, hai ragione. .tu non hai fatto niente, ha fatto tutto Gesù!È vero Zia Santina, fa tutto Lui se lo lasciamo fare.Grazie allora perché hai reso il tuo cuore realtà accoglienteal mistero di Dio e dell’uomo.Con te in ciclo ci sentiamo più sicuri. A te affidiamo le nostrepreghiere e per te preghiamo perché il buon Gesù chehai sempre contemplato nell’icona della Croce stenda la suamano e a Sè ti attragga, per sempre, nella sua pace infinita.Parti anima cristiana, da questo mondo, nel nome di DioPadre che ti ha creata, nel nome di Gesù Cristo, Figlio delDio vivo che è morto per te sulla croce, nel nome dello Spiritoche ti è stato dato in dono.Arrivederci Santina, il tuo nome scritto nei cieli, risplendanella luce e nella gloria dei santi. Amen.Mons. Giuseppe Satrianomissioni Un gruppo della diocesi sarà a Laisamis e nei villaggi viciniVicini alla Chiesa sorella di MarsabitNel quadro delle attivitàdi vicinanza missionariache la nostra vitadiocesana pone in esserequasi ogni anno, c’è daregistrare la partenza disingoli o di gruppi di personedella nostra diocesiper il Brasile, il Kenya oaltre zone dove sono presentiprogetti di collaborazione.Nello scorso giugnodon Peppino Apruzzi haraggiunto il Brasile e dal20 luglio al 13 agosto, ungruppo composto da Sacerdotie Laici si recheràin Kenya per una esperienzadi condivisionecon la Chiesa sorella diMarsabit.Il gruppo, composto da don GiuseppeSatriano e dai seminaristi del Seminariodi Molfetta, Stefano Bruno eAntonio De Marco, visiterà Laisamis,Marsabit, Nanyuki e lo slum di Koroghochoa Nairobi, nell’intento di meglioaccostare e comprendere le diversetipologie di presenza missionaria.A loro, nei giorni successivi si aggiungeràdon Donato Panna, parrocoa Materdomini insieme ad un gruppodi laici della Vicaria di Mesagne e delSalento.Le ricchezze spirituali e pastoraliespresse dal cammino di fratelli nellafede in queste zone del Kenya può costituireun’autentica risorsa di riflessioneper i percorsi ecclesiali delle nostrecomunità. La diocesi di Marsabit,com’è noto, è gemellata con la nostraChiesa di Brindisi-Ostuni, alla qualeè legata da un rapporto decennaledi scambi e collaborazione, maturatigrazie alla presenza, a Laisamis,di nostri sacerdoti fidei donum (donDonato Panna, don Fernando Paladini,don Giuseppe Satriano). Lo stessoVescovo della diocesi africana, mons.Peter Kiara, più volte nel corso degliultimi tempi ha fatto visita al nostroPastore mons. Rocco Talucci.La Redazione di Fermento, interpretandoi sentimenti dell’intera comunitàdiocesana, accompagna il viaggiodi questi amici con la preghiera. Unampio resoconto della loro visita inAfrica sul prossimo numero del nostrogiornale, in uscita a settembre.Nomine dell’ArcivescovoBRINDISICALAMO don Piero, Parroco “S. Lorenzo da Brindisi”RANDINO don Antonio, Vicario parr.le “S. Vito martire”DE MITA don Piero, Co-Parroco “Cuore Immacolato di Maria”PRETE don Giovanni, Assistente-economo Seminario ArcivescovileOSTUNIPALMA Mons. Cosimo, Rettore “S. Francesco”APOLLINARE don Giovanni, Parroco “Maria Ss. Annunziata”GRECO don Francesco, Vicario parr.le “S. Luigi Gonzaga”LEGROTTAGLIE don Franco, Collaboratore “Madonna del Pozzo”LOCOROTONDOCONVERTINI don Giuseppe, Ammin.re parr.le “S. Marco”GIANNOCCARO don Giacomo, Rettore “Maria Ss.ma Addolorata”GALIZIA don Claudio, Vicario parr.le “S. Giorgio martire”MESAGNESOLIBERTO don Cosimo, Parroco “Ss. Annunziata”VEGLIESCHENA don Cosimo, Vicario parr.le “S. Antonio abate”SAN DONACICAPUTO don Angelo, Rettore “S. Luigi” in San DonaciFINA don Marco, Cappellano “S. Antonio” in San DonaciALTRI INCARICHICENACCHI don Claudio, Direttore Apostolato della preghieraFALCONE don Emanuele, Anno sabbatico


luglio-agosto <strong>2010</strong>Parrocchie & Associazioni9INTERVENTi Una nota del vice presidente della Società italiana di Bioetica e Comitati EticiConsultori, medici obiettori e delibere regionaliRiceviamo e pubblichiamo una riflessione del dottor PietroLacorte, Vice presidente della Società Italiana di Bioetica eComitati Etici (SIBCE).Non era mai accaduto che una pubblica amministrazione,in un atto deliberativo, avesse dichiarato qualicittadini avessero diritto a partecipare ad un concorso sullabase di principi etici professati o meno.È accaduto nella regione Puglia con la delibera n°735 del15/03/<strong>2010</strong>.Gli amministratori regionali hanno interpretato in modosingolare lo spirito della Legge 194 la quale, pur nel consentirel’aborto in istituti di cura, in determinate condizioni(art.4), e con il fine di combattere l’aborto clandestino peri rischi che esso comporta, si propone di restringerne il ricorsoattraverso l’attività di consultori, nei quali si possa,attraverso un dialogo sereno con diverse figure professionali,aiutare la donna a superare le ragioni che la induconoad un atto che sopprime una vita umana e che genera,quasi sempre, profonde lacerazioni interiori in chi lo compie.Nei consultori quindi non si prevede di attuare l’aborto,per la esecuzione del quale occorre vi sia disponibilità dioperatori sanitari non obbiettori di coscienza negli istitutidi cura; si attuano bensì condizioni idonee per una ponderatariflessione prima di una decisione gravida di graviresponsabilità morali per una vita che si sopprime (art.1comma a).Viene spontaneo allora domandarsi quali ragioni abbianoindotto i componenti la giunta regionale ad una deliberache discrimina i sanitari sulla base, non solo delle loro convinzionimorali, ma anche di loro doveri deontologici, consideratoil fatto che ogni medico, nell’atto della iscrizioneall’ordine, giura di difendere ogni vita umana dal concepimentofino alla sua conclusione naturale.La legge 194 è una di quelle leggi che, volute dalla maggioranzadel popolo italiano al solo fine di evitare rischiper la salute della donna, quelli legati agli aborti clandestini,è disposta a disattendere i principi etici legati alla difesadella vita, ove occorrano determinate condizioni, e dopoun colloquio con la donna al fine “di esaminare le possibilisoluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere lecause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza(comma a art.5)”.Si può accettare allora che amministratori pubblici possanodiscriminare quei medici che intendono osservare leloro convinzioni etiche e rispettare un giuramento connaturatoalla loro specifica professione, nell’attuazione di unalegge che primariamente intende difendere il nascituro?(art.1 comma a).L’assessore Fiore ha affermato che, “se una donna si rivolgead un consultorio pubblico per una interruzione di gravidanzae trova un medico obiettore, finisce per rivolgersiad un medico o ad una struttura privata, dove l’interruzioneviene fatta ma non si avvia ad un percorso che portaad evitare che si ripeta l’aborto.. , un percorso di crescitaverso l’uso della contraccezione”, che sarebbe meglio definire“procreazione cosciente e responsabile” come vienechiaramente espresso nel primo comma dell’articolo 1 dellalegge 194.Per quali motivi l’assessore ritiene che tale percorso siapercorribile nei consultori solo con il contributo di mediciabortisti e non anche invece di medici obiettori, i quali peraltro, sono più motivati per un colloquio che miri a “contribuirea far superare le cause che potrebbero indurre ladonna all’interruzione della gravidanza” (comma d art. 2),in ragione delle loro convinzioni etiche, e ad offrire consigliidonei per una procreazione responsabile nel futuro?O ritiene comunque che la donna preferisca di evitare diincontrare in un consultorio medici obiettori, al fine di nonessere dissuasa dalla propria decisione?Se così è, per quale motivo la legge 194 ritiene necessarioil colloquio in un consultorio prima della decisione definitivadi attuare un aborto dopo una settimana, “salvo chenon sussistano condizioni di urgenza” (art.5 comma c). Lospieghi l’Assessore, prima di definire “sepolcri imbiancati”quanti ritengono doverosa l’osservanza integrale della legge194. Ma a parte ogni considerazione in merito, possonogli amministratori pubblici disattendere i principi della costituzione(art 2-3-19-31) nonché le norme sancite nell’articolo18 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomoe quelli sanciti nell’articolo 9 della Convenzione europeasui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali?Quali giustificazioni possono addurre i componenti dellaGiunta regionale che hanno approvato la delibera in questione,in particolare quanti di loro si proclamano uominidi fede, quella fede che non concede sconti nella difesadella vita? Nella loro giustificabile preoccupazione di amministratori,i quali devono assicurare l’attuazione delleleggi dello stato, non hanno forse esagerato nel preoccuparsipiù di assicurare un aborto, comunque deciso, anzichédi cercare di rimuoverne le cause?E’ lecita o no una tale domanda da parte di un cittadino,e di un medico in particolare?Pietro Lacortebrindisi In scena i giovani del gruppo di San Giustino“Forza venite gente”, è musicalsan pancrazio Consolidata iniziativa“La città dei ragazzi”Ottimo centro estivoIl gruppo giovani che ha portato in scena il musical © G. EspositoÈstato portato in scena il 26 giugno, ilmusical “Forza Venite Gente!” cheha visto protagonisti i ragazzi delgruppo giovani della parrocchia San Giustinode Jacobis di Brindisi.Il musical aveva come trama la storia diun padre angosciato dalle scelte del propriofiglio , Francesco d’Assisi, che abbandonatutte le sue ricchezze per abbracciare“sorella Povertà”. Un padre che non approvaqueste scelte e pensa che il figlio siauscito fuori di senno perché parla con gliuccelli, gli alberi, il lupo.Sul palco si è quindi assistito a soliloqui,dialoghi, balletti con tanti personaggi: SanFrancesco, Santa Chiara, Frate Leone, la“Cenciosa”, gli uccelli, le suore, le vedove,l’Angelo Biondo, Cappuccetto Rosso, SorellaPovertà, il Diavolo, Sorella Morte, glialberi animati, i frati e così via.Personaggi tutti splendidamente interpretatida questi ragazzi, con una scenografiaben studiata che riproduceva l’ambientedell’epoca con suppellettili semplicied essenziali, così come semplice ed essenzialeera la vita di San Francesco. Bellissimii costumi, con colori e dettagli studiati,frutto dell’impegno e del lavoro dialcune mamme dei ragazzi.Momenti di recitazione intensa, a voltedrammatica, spesso emozionante, si sonoalternati a balletti e canti, strappando applausial pubblico che ne ha apprezzatol’originalità, la spontaneità e la bravura.Allo spettacolo ha assistito anche l’Arcivescovo.Introdotto dal discorso del parroco,Don Francesco Caramia, che ha spiegatoquanto impegno ci fosse stato da partedi questi giovani e da chi li ha guidati edistruiti, il musical ha avuto la durata di dueore. Alla fine, mons. Talucci è salito sul palcoper ringraziare personalmente i ragazzi,affermando che la vita di San Francesco èun esempio per tutti, perché umiltà e bontànobilitano l’animo di ognuno di noi!L’ultima immagine di questa rappresentazioneha riproposto questi ragazzi tuttiin fila con una rosa bianca in mano, donodelle loro catechiste e dei loro genitori,simbolo della loro genuinità e spontaneità,quasi un augurio che nella vita possanosempre conservare questa loro innocenzae purezza.Federica PignataroLa Parrocchia SS. Pancrazio e Francescod’Assisi (Chiesa Madre) di S. PancrazioSalentino da molti anni organizzail Centro <strong>Estate</strong> ragazzi per togliere i minoridalla strada e soprattutto per offrire ad essiesperienze formative, socializzanti, solidali,sportive, musicali, teatrali, culturali e artistico-pratichesecondo un preciso progettoeducativo.L’iniziativa si è svolta dal 16 giugno al 9 luglio.Per il secondo anno consecutivo la Parrocchiaha vissuto tale esperienza in collaborazionecon l’Assessorato ai Servizi Sociali econ l’Istituto Professionale per i Servizi sociali“Morvillo-Falcone” di Brindisi, medianteil coordinamento globale del Prof. LorenzoCaiolo.Il progetto di quest’anno è stato intitolato“La città dei ragazzi <strong>2010</strong>. Viaggio nel mondodi Gianni Rodari: Avventure con Cipollino”ed è stato attuato con numerose attività educative,pratiche, esperienziali, solidali; conescursioni nel Salento tra bellezze storicoculturali,naturali, agricole, pastorali e marine.I ragazzi sono stati impegnati in viaggialla riscoperta degli antichi mestieri, degliambienti tradizionali contadini, dei centristorici urbani, dei giochi del passato, in iniziativemultimediali e pratiche di educazionealla mondialità, alla solidarietà e alla pace,nonchè mirate a prevenire pensieri e comportamentidi razzismo e di qualsiasi formadi discriminazione e pregiudizio.Si è trattato di un vero e proprio lavoro formativointegrale, perché con i multiformi interventi,capace di coinvolgere e svilupparetutte le dimensioni e relazioni storiche dellapersona umana.Tale progetto ha coinvolto oltre 180 ragazzi,spesso anche i loro genitori, e oltre 40 giovanianimatori-educatori, oltre a vari collaboratori.Sono stati 25 giorni intensi di lavoro educativocon i ragazzi e molti di più con glianimatori-educatori presso i locali scolasticicomunali e quelli parrocchiali di Via Mons.Lacarra e in tanti altri luoghi a seconda dellaspecificità delle esperienze formative e degliobiettivi educativi previsti.Il Parroco don Arcangelo si è reso spessopresente con la parola, il consiglio, la testimonianzae l’invito alla lode e alla preghiera…La mattina del 9 luglio in Chiesa Madregrande e sentita Liturgia e Preghiera di Ringraziamentoe la sera lunga manifestazionefestosa pubblica a Piazza Unità d’Italia peroffrire a tutta la cittadinanza, occasioni estimoli di crescita e la sintesi del camminocompiuto dai protagonisti.don Michele Arcangelo Martina


10Vita di Chiesaluglio-agosto <strong>2010</strong>CARITAS Rapporto 2009 su progetti e attività in Italia e nel mondoDa sempre a servizio dei poveriL’otto per mille alla ChiesaSEGNI CONCRETI ANCHENELLA NOSTRA DIOCESIe famiglie che bussano alla«Lporta delle nostre Fondazioniantiusura sono in aumento». Lo hadetto mons. Alberto D'Urso, segretariodella Consulta nazionale antiusura"Giovanni Paolo II", presentando il 22giugno a Roma la relazione annualeall'assemblea generale della Consulta,sul tema "Crisi, solidarietà e speranza".Un quadro allarmante. Secondoun'indagine della Banca d'Italia delfebbraio <strong>2010</strong>, "la percentuale dellefamiglie che risulta avere un prestitodi qualsiasi natura è del 27,8%" (increscita di quasi due punti percentualirispetto alla fine del 2006: 26,1%),e questo dato conferma "la tendenzaall'aumento in atto dal 2000" (incui la quota delle famiglie indebitaterisultava del 24%). E ciò, ha spiegatomons. D'Urso, «ha interessato tutte letipologie di finanziamento, ad esclusionedei prestiti per ragioni professionali».«Il valore medio del debitocomplessivo delle famiglie indebitate- ha ricordato - è di 41.266 euro». Èuna «fotografia significativa» dell'attualesituazione socio-economica dellefamiglie italiane, che si rivolgonoalle 27 Fondazioni antiusura associatealla Consulta, presenti sul territorionazionale.L'attività della Consulta antiusura.Nel 2009, ha riferito il segretarionazionale, la Consulta antiusura haaperto «12 nuove pratiche (oltre unconsiderevole numero di richieste viainternet di aiuti)». Sono state «assunte25 delibere (di cui 10 per abbandonoo rifiuto di assistenza)». Inoltre,sono state «completate erogazioni etrattative già in corso a fine esercizio2008» e sono stati «garantiti altri7 finanziamenti con fondi statali di490.000 euro e 2 finanziamenti confondi regionali di 106.000 euro». Infine,«il monte finanziamenti garantitidall'inizio dell'attività è salito complessivamentea 3.677.000 euro (di cui3.571.000 con fondi statali)». Ma, haprecisato, «dietro ogni numero ci sonopersone, famiglie, sofferenze, dolori,che solo con il nostro intervento hannotrovato soluzione e un'ancora disalvezza», strappando «gli interessatialle grinfie degli usurai». Non sfuggenemmeno «il valore sociale e moraleche la nostra opera assume e dellaquale lo Stato dovrebbe tenere conto».«Continueremo - ha proseguitomons. D'Urso - a vigilare e a chiederela collaborazione di tutti» affinché «ilFondo prevenzione venga finanziato»adeguatamente per «una correttaprogrammazione degli interventi».Ospiti alla mensa della Caritas diocesana © S. LicchelloCirca 32 milioni dieuro (31.713.990) utilizzatinel 2009 perprogetti e attività in Italia enel mondo, per risponderealle grandi emergenze economico-socialie umanitariee ad una quotidianità di vicinanzaa chi soffre. Sono lecifre contenute nel Rapportoannuale 2009 di Caritas italiana.Di questi 32 milioni,19.542.041 sono stati utilizzatiin Italia, 8.725.797 nelmondo, 3.446.151 per le spesecomplessive di gestione.Caritas italiana ha cercato diconcretizzare, nel corso del2009, il tema dell'anno pastorale:"Scegliere di animare. Percorsidi discernimento per parrocchie e territori".Un anno intenso di lavoro a serviziodei poveri.Tremila volontari in Abruzzo. Dainumeri contenuti nel Rapporto emergeche il 97% delle Caritas diocesane haattivato un Centro d'ascolto, mentre il71% ha attivato un Osservatorio dellepovertà e il 69% il Laboratorio Caritasparrocchiali. Sono stati 3.089 i volontariinviati dalle 16 Delegazioni regionaliCaritas nelle tendopoli e tra le popolazioniabruzzesi terremotate, da aprile2009 a marzo <strong>2010</strong>. 23.032 personehanno fatto offerte a Caritas italianaper il terremoto in Abruzzo, consentendoledi raccogliere e impiegare (ancheper gli anni futuri) 32.075.520 di euro.Tra le strutture realizzate o in fase direalizzazione, centri di comunità, ediliziasociale abitativa, scuole, edifici perservizi sociali e caritativi, centri socialiparrocchiali. In Italia 1.273 giovani prestanoservizio civile in 82 Caritas diocesane,a cui si aggiungono 56 all'estero,mentre in autunno sono stati immessiin servizio altri 987 giovani in Italia e 76all'estero.125 progetti anti-crisi. Sono statiinvece 195 i progetti otto per mille presentatida 114 Caritas diocesane, per unvalore di circa 12 milioni di euro richiestialla Cei e una compartecipazionedelle diocesi di 9,5 milioni di euro. 125progetti specifici sono stati monitoratida Caritas italiana e realizzati dalle Caritasdiocesane nel 2009, per far frontealle conseguenze della crisi su personee famiglie. Sono state, inoltre, organizzate50 giornate di formazione. Sul fronte"comunicazione" spicca l'aumentodel 109,5% degli accessi al sito www.caritasitaliana.it rispetto al 2008 (pari auna media di 1.521 utenti unici quotidiani)e le oltre 3 mila presenze Caritassu carta stampata, radio-tv e internet.Sul versante delle politiche sociali, èentrata nel vivo l'attività dei tavoli di lavorosu Aids; rom, sinti e camminanti;salute mentale e ospedali psichiatricigiudiziari. Nel 2009 sono state condottedue ricerche sul rapporto tra giovani evolontariato e tra famiglie e crisi. È statoanche promosso, insieme a Fondazioneculturale Responsabilità etica eCentro culturale Ferrari, l'Osservatorioregionale e nazionale sul costo del credito,promotore di una ricerca sull'accessoal credito legato ai mutui per lacasa. Riguardo al complesso fenomenodell'immigrazione, un evento significativoè stato, in maggio, l'incontro delCoordinamento nazionale immigrazionea Lampedusa, proprio nel periododelle discussioni più infuocate sull'approvazionedel "pacchetto sicurezza"."Zero poverty" in Europa e progettiin 80 Paesi. Il 2009 è stato anche l'annodella preparazione, nell'ambito dellarete di Caritas Europa, della campagna"Zero Poverty", lanciata in vista del<strong>2010</strong>, Anno europeo di lotta alla povertàe all'esclusione sociale. Sul versanteinternazionale, in 80 Paesi del mondosono stati realizzati decine di progettie 280 microprogetti. Caritas italiana haanche aderito all'iniziativa "Stand Up!",della Campagna Onu del millennio, cheha portato 820.800 di italiani ad alzarsialzandosi in piedi contro la povertànell'ottobre 2009. Il lavoro di animazioneha trovato espressione anche nellapartecipazione alla campagna "Crea unclima di giustizia", dedicata alle relazionitra crisi ambientali, povertà e conflittie lanciata da Caritas internationalis eCidse su scala globale. La campagna èculminata nelle azioni di sollecitazionee pressione sui governi partecipantialla Conferenza Onu sul clima, svoltasiin dicembre a Copenaghen.USURA Povertà delle famiglie, disoccupazione giovanile e gioco d’azzardoEcco le nuove piaghe socialiPromuovere la cultura preventiva.«Gravi preoccupazioni - ha aggiuntopadre Massimo Rastrelli, fondatoree presidente nazionale dellaConsulta antiusura - ci vengono daldilagante gioco d’azzardo e dal fattoche a gestirlo, organizzarlo e promuoverlosia anche lo Stato». Quindi,ha proseguito il segretario nazionale,«è altrettanto importante l’attivitàche tutte le Fondazioni e la Consultaandranno a svolgere per contrastarela dissennata moda di considerare ilgioco» (“Gratta e vinci”, “Superenalotto”…)«la soluzione ai problemi finanziari»anziché «ispirare la vita di ciascunoalla sobrietà modulandola inbase alle proprie risorse». In quest’ottica,ha spiegato, «le Fondazioni e laConsulta devono promuovere la culturapreventiva nelle scuole, nei circoliculturali, nei media», assicurandocosì «un servizio sempre più incisivoin favore delle famiglie e dei più deboli».Infine, mons. D’Urso ha parlatodel ruolo della Chiesa nel Sud Italia:«Quanto affermano i vescovi italiani,nel documento ‘Chiesa italiana e Mezzogiorno:sviluppo nella solidarietà’, èimportante», così come, ha concluso,«l’apporto che le Fondazioni dannoper la lotta alla criminalità in generee all’usura in particolare».Nel cuore della cittàdi Brindisi, invia Conserva n.39, dopo aver attraversatoPorta Lecce e prima di immettersisu Corso Roma,sorge un grande caseggiatocon intonaco colorato,perfettamente inserito tracondomìni, negozi, bare attività artigianali. Dal1999, anno in cui fu acquistatodalla diocesi coni fondi dell’otto per mille,quel palazzo è sede dellaCaritas diocesana.Brindisi, città di mare, èda sempre crocevia di personee, nel recente passato,punto di approdo per tantidisperati della Terra. È cittàmulticulturale e multietnica,dove è normalevedere, lungo le strade delcentro come in quelle diperiferia, uomini e donneprovenienti da Eritrea, Sudan,Costa d’Avorio, Senegal,Gambia, Mali, Niger,Nigeria, Kenya, Somalia,Iraq, Iran, e Afghanistan.Salvatore Licchello, segretariopresso la Caritasdiocesana, ci racconta laquotidianità vissuta inquel Palazzo della Carità.«Ogni giorno vengonodistribuiti oltre 150 pasticaldi, non solo a stranieri,ma anche ad anziani e famigliedella città». I pastivengono serviti a turni di30 per volta sia a pranzoche a cena. Tra questi sonocompresi anche quelli peril servizio a domicilio, distribuitiattraverso i Servizisociali o tramite le famigliestesse che ritirano il pastoper consumarlo in casa.Proprio grazie ai fondi rivenientidall’otto per mille,durante lo scorso annola sede della Caritas è statainteressata da lavori di ristrutturazionee adeguamentonormativo che hapermesso la realizzazionedi una cucina e di una salapranzo più rispondentealle esigenze degli operatorivolontari e degli ospiti,la ristrutturazione deiservizi igienici, dei locali edegli ambienti comuni.La mensa è stata riapertail 22 settembre 2009 conuna sobria ma significativacerimonia di benedizionee inaugurazionepresieduta dall’Arcivescovoalla presenza di tutte leautorità civili e militari delterritorio.Tra i servizi attivi pressoil Palazzo della Carità,oltre quello di mensa gestitodai volontari delleparrocchie brindisine, vi èil Centro di ascolto per tuttequelle persone bisognosedi aiuto o che, semplicemente,si sentono sole;vi sono a disposizione ledocce per gli utenti; vi èun servizio di distribuzioneindumenti; uno sportellolegale; un ambulatoriomedico; aule per uncorso di alfabetizzazionerivolto a stranieri e tenutoda alcune insegnanti dellescuole brindisine.Le porte della sede Caritassono aperte 365 giorniall’anno, dal lunedì al venerdìdalle ore 8 alle ore 18e il sabato e la domenicadalle ore 8 alle ore 14.Entrando nella sede dellaCaritas tra le primissimepersone che si incontranoc’è Adele Tundo, “mammaAdela” come la chiamanotutti i giovani immigrati.Adele, qui, è una vera epropria istituzione: «Ogniimmigrato viene accompagnatodal momento incui entra in Caritas e fino aquando va via» - ci racconta.«Lo straniero ha dirittoall’assistenza sanitaria,anche se clandestino, noioffriamo ciò di cui ha bisogno;è importante seguirloin tutto, anche aiutandolonell’inserimento abitativoe lavorativo. La prima cosache consiglio loro quandoarrivano è la conoscenzadella lingua italiana. Cerchiamodi accompagnarlianche nelle pratiche burocratichee di aiutarli perfar sì che non prendanoaltre strade».Le risorse dell’otto permille, unite alla passionedei volontari, rappresentanospesso l’unica possibilità,per tanti fratelli, asentirsi accolti e amati..Tra le testimonianze piùsignificative raccolte nelgiardino della sede Caritas,c’è quella di LaminTrawally, un bel ragazzodi 23 anni originario delGambia. «Nel mio Paesec’è una dittatura militare,ci racconta Lamin - Appenagiunto a Brindisi, sonovenuto qui in Caritas, masiccome non volevo trascorrerele mie giornatevagando senza far nulla,ho deciso di andare inAustria, anche se dopopochissimo tempo sonoritornato a Brindisi. Quimi sento a casa, anche senon è come proprio comeil mio Paese dove per oranon posso tornare; stobene e sono anche fortunatoperché sono tra i piùvicini a coloro che operanoin Caritas. Lavoro allagiornata, seguo il corso diitaliano e assisto anche unanziano accompagnandolonelle passeggiate opassando qualche ora incasa a fargli compagnia».Lamin sogna di diventareun musicista, ma primadi ogni cosa vorrebbe proseguirecon gli studi medisuperiori.Piccoli sogni, simili aquelli di tantissimi altrigiovani immigrati comelui in cerca di un presentee di un futuro migliori.Il mandato evangelicoad accogliere e aiutare lostraniero ha bisogno anchedelle opere e dei gesticoncreti. La nostra firmaper l’otto per mille allaChiesa cattolica è un gestoche non costa nulla e cheaiuta a tenere accesi sognie speranze.Giovanni Morelli


luglio-agosto <strong>2010</strong>Vita di Chiesa 11Reso noto il tema per laGiornata della Pace 2011ibertà religiosa, via per la pace”: è“L questo il tema scelto da BenedettoXVI per la celebrazione della 44ª Giornatamondiale della pace (1° gennaio 2011). Accento,dunque, sulla libertà religiosa, in untempo in cui nel mondo questa viene limitata,marginalizzata e negata, per arrivarealla persecuzione e alla violenza contro leminoranze.Radicata nella dignità dell’uomo. “Lalibertà religiosa – si legge nella nota diffusail 13 luglio dalla Sala Stampa della SantaSede in cui si spiegano i motivi di questascelta – essendo radicata nella stessa dignitàdell’uomo, ed orientata alla ricercadella ‘immutabile verità’, si presenta comela ‘libertà delle libertà’. È quindi autenticamentetale quando è coerente alla ricercadella verità e alla verità dell’uomo. Essaconsente infatti di escludere la ‘religiosità’del fondamentalismo, della manipolazionee della strumentalizzazione della verità edella verità dell’uomo. Poiché tutto ciò chesi oppone alla dignità dell’uomo si opponealla ricerca della verità, e non può essereconsiderato come libertà religiosa. Essa cioffre inoltre una visione profonda della libertàreligiosa, che amplia gli orizzonti di‘umanità’ e di ‘libertà’ dell’uomo, e consentea questo di stabilire una relazioneprofonda con se stesso, con l’altro e con ilmondo. La libertà religiosa è in questo sensouna libertà per la dignità e per la vitadell’uomo… Come ha affermato lo stessoBenedetto XVI all’Assemblea Generale delleNazioni Unite (18 aprile 2008) ‘i dirittiumani debbono includere il diritto di libertàreligiosa, compreso come espressionedi una dimensione che è al tempo stessoindividuale e comunitaria, una visione chemanifesta l’unità della persona, pur distinguendochiaramente fra la dimensione dicittadino e quella di credente’”.“Un cammino della pace”. La nota ribadiscel’attualità del tema della Giornata2011 che si pone in continuità con quelliscelti dal Pontefice, dal 2006 ad oggi: “Laverità (Nella verità, la pace, 2006), la dignitàdella persona umana (La personaumana, cuore della pace, 2007), l’unitàdella famiglia umana (Famiglia umana,comunità di pace, 2008), la lotta contro lapovertà (Combattere la povertà, costruirela pace, 2009) e infine la custodia del creato(Se vuoi coltivare la pace, custodisci ilcreato, <strong>2010</strong>). Un percorso che affonda leradici nella vocazione alla verità dell’uomo(capax Dei), e che, avendo come stella polarela dignità umana, giunge alla libertà diricercare la verità stessa”. Un tema, questodel 2011, che rappresenta “il compimentodi un ‘cammino della pace’ nel quale ilPapa ha preso per mano l’umanità, conducendolapasso dopo passo ad una riflessionesempre più profonda”.Diritti bisognosi di protezione. “Oggi –si legge nella nota – sono molte le aree delmondo in cui persistono forme di limitazionealla libertà religiosa, e ciò sia dove lecomunità di credenti sono una minoranza,sia dove le comunità di credenti non sonouna minoranza, eppure subiscono formepiù sofisticate di discriminazione e di marginalizzazione,sul piano culturale e dellapartecipazione alla vita pubblica civile epolitica”. “È inconcepibile – sono ancoraparole di Benedetto XVI all’Onu – che deicredenti debbano sopprimere una partedi se stessi – la loro fede – per essere cittadiniattivi; non dovrebbe mai essere necessariorinnegare Dio per poter goderedei propri diritti. I diritti collegati con lareligione sono quanto mai bisognosi di essereprotetti se vengono considerati in conflittocon l’ideologia secolare prevalente ocon posizioni di una maggioranza religiosadi natura esclusiva. L’uomo – conclude lanota vaticana – non può essere frammentato,diviso da ciò che crede, perché quelloin cui crede ha un impatto sulla sua vita esulla sua persona. Il rifiuto di riconoscere ilcontributo alla società che è radicato nelladimensione religiosa e nella ricerca dell’Assoluto– per sua stessa natura, espressionedella comunione fra persone – privilegerebbeindubbiamente un approccio individualisticoe frammenterebbe l’unità dellapersona. Per questo: Libertà religiosa, viaper la pace”.Il Papa crea dicasteroper nuova evangelizzazioneNella celebrazione dei Primi Vespri dellaSolennità dei Santi Apostoli Pietro ePaolo, il Papa ha offerto alcune riflessionisulla vocazione missionaria della Chiesa edha ricordato che il Servo di Dio GiovanniBattista Montini, quando fu eletto Successoredi Pietro, nel pieno svolgimento delConcilio Vaticano II, «scelse di portare ilnome dell’Apostolo delle genti» e nel 1974«convocò l’Assemblea del Sinodo dei Vescovisul tema dell’evangelizzazione nel mondocontemporaneo, e circa un anno dopopubblicò l’Esortazione apostolica “Evangeliinuntiandi”».Riferendosi successivamente al VenerabileGiovanni Paolo II, Benedetto XVI ha affermatoche egli «ha rappresentato “al vivo”la natura missionaria della Chiesa, con iviaggi apostolici e con l’insistenza del suoMagistero sull’urgenza di una “nuova evangelizzazione”:(...) È a tutti evidente che ilmio Predecessore ha dato un impulso straordinarioalla missione della Chiesa, soprattuttoper il genuino spirito missionarioche lo animava e che ci ha lasciato in ereditàall’alba del terzo millennio».«Raccogliendo questa eredità» - ha dettoil Papa - «ho potuto affermare, all’inizio delmio ministero petrino, che la Chiesa è giovane,aperta al futuro».«Le sfide dell’epoca attuale» - ha sottolineatoil Santo Padre - «sono certamenteal di sopra delle capacità umane (...). Manon c’era - e non c’è - solo la fame di cibomateriale: c’è una fame più profonda, chesolo Dio può saziare. Anche l’uomo del terzomillennio desidera una vita autentica epiena, ha bisogno di verità, di libertà profonda,di amore gratuito».«Vi sono regioni del mondo» - ha proseguitoil Pontefice - «che ancora attendonouna prima evangelizzazione; altre chel’hanno ricevuta, ma necessitano di un lavoropiù approfondito; altre ancora in cuiil Vangelo ha messo da lungo tempo radici,dando luogo ad una vera tradizionecristiana, ma dove negli ultimi secoli - condinamiche complesse - il processo di secolarizzazioneha prodotto una grave crisi delsenso della fede cristiana e dell’appartenenzaalla Chiesa».«In questa prospettiva» - ha detto ancorail Papa - «ho deciso di creare un nuovoOrganismo, nella forma di “PontificioConsiglio”, con il compito precipuo di promuovereuna rinnovata evangelizzazionenei Paesi dove è già risuonato il primo annunciodella fede e sono presenti Chiese diantica fondazione, ma che stanno vivendouna progressiva secolarizzazione della societàe una sorta di “eclissi del senso diDio”, che costituiscono una sfida a trovaremezzi adeguati per riproporre la perenneverità del Vangelo di Cristo».brindisiUn significativo incontro il 15 giugnoEcumenismo, una verificaE’ morto il vaticanistaGiuseppe De CarliIl cammino ecumenico, che ha vistoinsieme in Brindisi i fratelli ortodossi,i valdesi e noi cattolici conuna riflessione settimanale sulla letteraai Romani nei tempi forti di Avvento edi Quaresima, ha avuto una serata diverifica e programmazione per il nuovoanno pastorale il 15 giugno scorso pressola chiesa Valdese che è in Brindisi invia Congregazione.Tutti abbiamo notato la fruttuositàdella preghiera con la riflessione biblicavissuta nel corso dell’anno e ci siamodati tempi più opportuni e contenutidiversi per il prossimo anno pastorale<strong>2010</strong>/11. L’appuntamento ecumenicodiventerà mensile, si protrarrà per tuttol’anno, la lectio divina sarà sui Salmi, iluoghi dell’incontro saranno le rispettivenostre chiese, che ospiteranno ene cureranno l’animazione. Inoltre,pensando che non basta la sola preghiera,che deve necessariamente trovareespressione nella carità, abbiamodeciso di preparare un depliant chepossa descrivere brevemente la storiadelle nostre Chiese e comunicare gliappuntamenti più importanti, per darel’opportunità a quanti vogliono accostarsialla preghiera secondo la propriatradizione cristiana di poterlo fare (peresempio alle badanti, agli immigrati…).Questi pochi passi sono il frutto di unaneonata commissione ecumenica dellaVicaria di Brindisi, voluta dall’ultimoConsiglio Pastorale Vicariale che hacome referente don Adriano Migliettae come componenti Adele Tundo e unrappresentante di “Casa Betania”, PadreArsenio, Padre Giovanni e un laico ortodosso,il pastore Winfrid Pfannkuke eun laico valdese.Tutti abbiamo ringraziato il Signoreper averci dato questa possibilità di crescitanella spiritualità e nella fraternità!Don Adriano Migliettamorto il 13 luglio alÈ Policlinico Gemelli diRoma, dove era ricoverato,Giuseppe De Carli, vaticanistadella Rai e responsabilenegli ultimi anni della struttura“Rai Vaticano”. De Carliera nato a Lodi nel 1952ed era stato corrispondentedel Tg1 a partire dagli anniNovanta. È stato commentatore di fatti religiosi per ilquotidiano romano “Il Tempo” e autore di diversi libri. Lasalma è rimasta esposta nella camera mortuaria del PoliclinicoGemelli mentre i funerali hanno avuto luogo nellacittà natale di Lodi.


forum fisc-cisf Rispondono gli esponenti di quattro partiti politici (Pd, Udc, Pdl, Lega nord)Quanto ci costano i nostri figli?Una riflessione sulle politiche familiarie la natalità, avendo presenti i valoriin campo, ma anche cercando di delinearepiste concrete d’impegno. Al forum“Il costo dei figli: quali sfide, quali azioni”,organizzato dalla Fisc (Federazione italianasettimanali cattolici) e dal Cisf (Centro internazionalestudi famiglia), si sono confrontati,a Roma, esponenti politici dei diversischieramenti: Anna Serafini (Pd), Luisa Santolini(Udc), Massimo Polledri (Lega Nord),Beatrice Lorenzin (Pdl). Punto di partenza,l’indagine sul “costo dei figli” realizzata neimesi scorsi dal Cisf e presentata dal sociologoPierpaolo Donati. Aprendo il confronto, ilpresidente della Fisc, don Giorgio Zucchelli,ha rimarcato la volontà che sta dietro a questiappuntamenti, ossia affrontare «tematicheemergenti per documentarsi e proporreun arricchimento culturale».Il silenzio della politica. «L’inverno demograficoè a livello europeo, e forse mondiale»,ha riconosciuto Luisa Santolini, denunciandola «deriva preoccupante» rappresentatada quanti affermano che «la famiglia va superataperché non è economicamente vantaggiosa».«Questo tema – secondo l’esponentedell’Udc – dovrebbe essere in cimaal dibattito in Italia», mentre così non è perla «miopia assoluta di ogni parte politica»,che si traduce in «incapacità di cogliere isegni dei tempi». D’accordo con la Santolinisull’insufficienza della politica è BeatriceLorenzin: nonostante la famiglia sia «il primoammortizzatore sociale», è «molto più‘moderno’ parlare d’altro». Mentre MassimoPolledri usa l’immagine di un «grande ospizio»per definire l’Italia di domani, erede di«una cultura in cui chi ha figli è ignorante epovero». «Sarebbe bello poter dire che l’uomoe la donna si completano mettendo almondo i figli – ha sottolineato il deputatoleghista -, ma non c’è più una cultura deldiritto naturale e della persona che si devesviluppare». Fare figli, ha rimarcato Polledri,è «l’unico vero motore dello sviluppo economicoe della ricchezza, però non viene percepito».Gli ha fatto eco Lorenzin, affermandol’importanza di «investire sulla famigliacome promotrice di un valore aggiunto» al dilà dell’appartenenza, dell’essere “laici o cattolici”.Una nuova cultura. Per Anna Serafini unadelle cause principali delle denatalità «non èl’egoismo degli individui o la perdita di valoredella famiglia, quanto piuttosto la difficoltàdi vedere un futuro chiaro«, e quindi «diprogettare». In secondo luogo, sempre tra lecause, la difficoltà della relazione educativa,con una «percezione d’inadeguatezza». Edè da tener presente che non è il lavoro femminilea compromettere la natalità, anzi, alcontrario, «in questo periodo si fanno più figliladdove le donne lavorano». Certo, «unodei problemi della natalità è legato al lavorofemminile», ha rimarcato Lorenzin, maquesto perché «alla famiglia è rimasto tuttol’onere dei figli ed essa è stata depredata sulpiano fiscale». L’indicazione dell’esponentePdl per cambiare rotta passa attraverso l’attivazionedi «misure di politica attiva, un’organizzazionedei servizi e dei tempi». Riguardoalla responsabilità genitoriale, «dobbiamoaiutare i ragazzi a non aver paura di diventaregenitori», ha aggiunto Lorenzin, riconoscendoche «nessuno ha più educato allaresponsabilità». Pertanto, accanto al welfare,è indispensabile «creare una nuova culturadella famiglia».Come invertire la rotta. Dunque, quali “ricette”per invertire una rotta che, altrimenti,porta al declino? «Modificare la spesa sociale»,redistribuendola «a favore delle famigliecon figli», è la risposta della Serafini,che chiede di rivedere, a tal fine, «gli assegni© G. Di Campifamiliari e l’imposizione fiscale», ma anchedi scrivere «i livelli essenziali delle famiglie»per un welfare che agisca di conseguenza. Eanche se le finanze sono limitate, «ciò nontoglie che dinanzi al bilancio si possano farescelte prioritarie», ha sottolineato Lorenzin,ricordando che su welfare e servizi sociali«già oggi la differenza si vede a livello di entilocali». Le iniziative a favore della famigliaper il Pdl passano dalla “riforma del lavorofemminile”, del “welfare” e degli “ammortizzatorisociali”. Proprio sull’autonomia deglienti locali fa leva la Lega, con Polledri che haillustrato come il federalismo fiscale possaessere «indirettamente a sostegno della famiglia»,poiché «si vedrà quanto un’amministrazioneinveste in sociale, in asili e cosìvia», e, «nella terza parte dei decreti attuatividel federalismo fiscale, si dovrà parlareproprio di redistribuzione». Ma se sulla necessitàdi una redistribuzione a favore dellefamiglie tutti sono d’accordo, Santolini invitaa chiarire quali siano le ricette. «Sì alle deduzioniper i figli a carico, no alle detrazioni, epersonalmente sono contraria al quozientefamiliare», ha dichiarato l’esponente Udc.Si può partire anche con poco, «dai redditipiù bassi e con cifre ridotte», ma «un segnaleculturale va dato». Bisogna cominciare apensare alla famiglia, e su questo sono tuttid’accordo.Francesco RossiSCHEDAIl 53,4% delle famiglie in Italia (24milioni circa) non ha figli: questouno dei primi dati che emergonodalla ricerca. «L’Italia – ha sottolineatoal forum Pierpaolo Donati – dacirca 30 anni ha rinunciato a investiresui figli», consumando le risorseche doveva invece lasciare loro: perquesto «le nuove generazioni si trovanosempre più in difficoltà».Forum FISC-CisfContro «una visione occidentaleche vede i figli solo come portatoridi diritti individuali», senza il coinvolgimentodella società, l’indagineritiene i figli un “bene relazionale”.«Se una popolazione rinuncia a sopravvivere,non solo non si avrannopiù risorse, ma si perde la reciprocitàdel dono della vita tra le generazioni»,e il risultato sono «pochi figlimolto isolati ed egocentrici».Il sociologo si è poi addentrato suicosti per l’allevamento e l’accrescimentodei figli, giungendo ad affermareche «la mancanza di risorsemateriali incide sulla denatalitàmeno dei fattori culturali e psicologici,quali la paura di generare, l’incertezzanel futuro, la percezione diun’inadeguatezza educativa».riflessioni Appunti da condividere con altre famiglieNoi, nella «Casa della tenerezza»facile vivere con degli ideali quando c’èÈ la fede che accomuna. Non è altrettantofacile quando non c’é la fede nella coppia.Salvare la coppia e la famiglia è salvarela società: se abbiamo famiglie sane, abbiamouna società sana, perché la famiglia è ilcuore della società.La famiglia entra in crisi quando mancail senso della tenerezza, ossia quando nonci si sente amati dall’altro. La tenerezzanon è qualcosa di sdolcinato, come farsile coccole; la parola tenerezza deriva dalverbo tendere (l’uno verso l’altra). Bisognacercare l’altro non per dirgli, ma per dargliqualcosa. Prevale, a volte, la logica dellasolitudine o quella della competizione, edè assente lo stupore della tenerezza. Moltecoppie vivono il sentimentalismo della tenerezza,cioè si amano solo quando tuttova bene. La tenerezza del sentimento è unostato dell’anima, è sentirsi amati e amare.La coppia che si rinnova nella tenerezza èuna coppia felice, quindi, occorre ritrovarelo stupore di essere, lo stupore di amare,senza confondere il sentimentalismo con ilsentimento di tenerezza verso l’altro.La tenerezza, inoltre, diventa scelta divita nella misura in cui la si sceglie comeprogetto dominante. Secondo una scuoladi pensiero sono quattro i sentimenti dominanti,tre dei quali sono negativi: la collera,la paura e la tristezza; ed uno solo è positivo:la tenerezza.La collera è il sentimento di chi pensa chelui è sempre a posto mentre gli altri sononell’errore. A livello di coppia, se uno è collerico,la colpa è sempre dell’altro. La collerarende impossibile un dialogo tra pari;verso i figli, i genitori arrabbiati avranno unatteggiamento negativo; mentre sarebbepiù opportuno condannare l’azione negativadel figlio e non la persona che ha sbagliato,rispettando la persona e mostrandoautorità e non autoritarismo. La collera dellacoppia genera figli collerici.La paura, intesa come ansia, è negativa,non si gioisce mai di niente, si vive sottol’incubo che possa succedere qualcosa. Lagelosia patologica è la gelosiache nasce dall’ansia edall’insicurezza.La tristezza, intesa comedepressione, di chi vedesempre nero, fa male anchealla salute e spesso viene somatizzata.Il 50% delle coppie sono dominate dallacollera, il 20% dalla paura, il 20% dalla tristezza.Chi sceglie la tenerezza si pone in modoopposto alla paura, alla tristezza ed allacollera, soprattutto se guidato dalla fede.L’arte della tenerezza è l’arte dello stuporee della bellezza. Il problema per i figli è sefarsi dominare dai tre sentimenti negativiche ereditano dai genitori o piuttosto impararel’arte della tenerezza.È da Dio che dobbiamo imparare l’artedella tenerezza. Imparare da Dio la tenerezzavuol dire alimentarsi alle sorgentidella tenerezza. Se io ho un’immagine diDio collerico, o triste, o ansioso, avrò di mee degli altri un’immagine distorta. Il Papa ciinsegna che Dio è Amore “Deus Caritas est”.L’immagine della Trinità è data nella famigliada marito e moglie: spirito amante, spiritoamato e spirito d’amore. La tenerezzadiventa così il cuore della famiglia.Se la coppia sceglie la tenerezza comeprogetto di vita, essa deve lasciarsi plasmaredallo Spirito Santo. che deve essere invocatoogni giorno dalla coppia dei coniugi. Inquesto modo si capirà meglio il sacramentonuziale che vive nella forza dello SpiritoSanto.“Amatevi di tenerezza, voi che vi amate”dice Salomone.Nicola Distante e Mirella Carratta(Dagli appunti raccolti durante un incontrocon don Carlo Rocchetta, assistente spiritualepresso il Centro familiare “Casa della tenerezza”di Montemorcino [Perugia], nel corsodel campo scuola estivo).


16Speciale Pellegrinaggio diocesanoluglio-agosto <strong>2010</strong>luglio-agosto <strong>2010</strong>Speciale Pellegrinaggio diocesano 17reportage 150 fedeli della diocesi, dal 1° al 7 luglio hanno preso parte al pellegrinaggio a Fatima, Villafranca del Bierzo e Santiago de CompostelaPellegrini a Maria attraverso San Lorenzo da Brindisi e San GiacomoAdele Tundo © S. LicchelloSulla tomba dell’illustre concittadinoUna giornata densa di significato e diemozioni è stata quella trascorsa aVillafranca del Bierzo, piccolo comunespagnolo situato nella provincia di León,la cui origine è legata al camino del Santiago:dopo il rinvenimento del corpo di san Giacomonell’813 iniziarono i primi pellegrinaggi esorsero alcuni centri dove i pellegrini potevanoriposare e curarsi in caso di malattia.Uno dei primi villaggi fondato da pellegrinifrancesi fu appunto Villafranca, cioè “villaggiodei francesi” a cui si aggiunse in seguito“del Bierzo” per distinguerla dalle molte altrelocalità con nome Villafranca. Viene anchedetta la “piccola Compostela” in quanto,essendo una delle ultime tappe del caminoFrancés, la sua chiesa di Santiago con la Portadel Perdono godeva di un particolare privilegioconcesso dal papa spagnolo CallistoIII (1455÷1458): i pellegrini che, giunti a Villafrancadel Bierzo, non erano più in grado,per essersi ammalati, di raggiungere la metafruivano ugualmente dell’indulgenza visitandola chiesa.A Villafranca del Bierzo c’è la chiesa della“Annunciata” dove sono conservate le spogliedi San Lorenzo da Brindisi, al secoloGiulio Cesare Russo (nato a Brindisi, il 22luglio 1959, morto a Belém, il 22 luglio 1619)presbitero dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini,proclamato santo da papa LeoneXIII nel 1881 e dottore della Chiesa, con il titolodi “doctor apostolicus” da papa GiovanniXXIII nel 1959.Qui, dopo che S.E. monsignor Rocco Talucciha celebrato la Santa Messa, è stato postodinanzi al sepolcro del Santo un grande cerola cui fiamma rimarrà sempre accesa, offertodall’Associazione S. Lorenzo da Brindisi,a testimonianza dell’affetto dei brindisiniverso l’illustre concittadino, uomo di fede edi virtù, eccezionale conoscitore della Bibbiache citava a memoria anche in ebraico,famoso predicatore in ogni parte della terrae soprattutto rispettato anche dai suoi avversariper l’evidente coerenza tra le parole ela vita. Sette suore francescane scalze, gelosecustodi delle spoglie di S. Lorenzo hannoassistito dalle grate a tutta la cerimonia e poihanno dialogato con alcuni di noi.Oggi molti consacrati vivono da rassegnati,affondando nella mediocrità spirituale,ma le clarisse di Villafranca, attratte da quelSignore che aveva conquistato il cuore di S.Francesco e Santa Chiara esprimevano solarità,pace e gioia. Che cosa induce unagiovane donna a fare una scelta estrema, aritirarsi in luoghi appartati, avvolti nel silenzio,ad allontanarsi dal frastuono giornaliero,a rinunciare persino alle libertà a noitanto care? Dietro le grate le clarisse con larinuncia, l’umiltà, la povertà e l’obbedienzaesprimono un invito per i propri simili e perla stessa comunità ecclesiale a non perderemai di vista la suprema vocazione che è distare sempre con il Signore; con la preghieraintercedono per la salvezza del mondo, perseguonol’obiettivo che è sempre più in altoe affrettano la crescita del Regno di Dio sullaterra. Noi, invece, in un mondo frastornato ecaotico abbiamo perso il gusto e la responsabilitàdel prendere l’iniziativa, ci accontentiamodegli obiettivi raggiunti, rinunciandoa divenire interpreti, inconsapevoli, a volte,che la rigenerazione della Chiesa e del mondointero passa attraverso una conversioneche riguarda la sensibilità e la mentalità eche solo noi, con l’impegno, la partecipazione,il dialogo, la sensibilità tipicamente femminile,potremo concorrere ad una rinascitadella spiritualità e con il nostro “genio” di cuiGiovanni Paolo II ha parlato nella “Mulierisdignitatem” , migliorare la società di oggi.Tina MonacoSan Giacomo, un incontro emozionanteLe cronache di viaggi, oggi, sono riportateda poche parole e molte immagini:testimonianze fotografiche,filmiche, “telefonini che”, che registranotutto e molto meglio di quanto possa uscireda una penna, seppure in mano a personeesperte. Ai marchingegni di oggi non puòsfuggire nulla di ciò che colpisce la vista ol’udito, ma non possono nulla su quanto simuove dentro l’animo e il cuore di chi vaalla ricerca di momenti di vita inconsueti,straordinari.Ed ecco che si ricorre di nuovo alle parole,se si riesce a trovarle, quando dall’esterioritàappariscente, fenomenale, si devepassare al paesaggio intimo spirituale,anch’esso attratto, conquistato dalla extraordinarietà.Parlo delle emozioni, degli stati d’animo,delle più intense sensazioni che prendonoforma dentro di noi quando ci si trovaimmersi in situazioni inconsuete. Tutto ciòche attraverso i sensi passa all’anima e alcuore ha un suo percorso speciale che puòscavare solchi profondi e lasciare impronteperenni o anche labili tracce.Quando si parte come “pellegrino” e noncome turista, si ha già la consapevolezza didoversi immergere in un’atmosfera di imprevedibilisuggestioni, nonostante quelminimo di informazioni che ci siamo procurato.Qui, a Santiago de Compostela, iopersonalmente ho subito un “sequestro”dei miei sentimenti, catturati totalmentedalla figura di San Giacomo che mi si èrivelato, da subito, come un amico fidato,suscitando in me simpatia, confidenza,benevolenza, familiarità, non riverenzaossequiente e timida sottomissione. Tantoche mi batteva forte il cuore quando l’hoabbracciato e mi è venuto spontaneo dar-Gli due, tre “pacche” sulla spalla, propriocome si fa con parenti e amici veri, fraterni,e mi è rimasto dentro un senso di gioconditàparticolare, che non trovo parolead esprimere.È stato come se avessi accondisceso, consapevolmente,ad un richiamo, ad un invitoad incontrarmi con l’Apostolo Giacomo,che mi ha dato in cambio la certezza chemi avrebbe non solo raccomandato a Dio,ma mi avrebbe accompagnato per tutti igiorni che il Signore mi ha assegnato di vivereancora su questa terra. Ho scoperto,oltre a quella vera, di averla dentro di mela famosissima “Collina della gioia”, tenutaancora viva e vegeta dal continuo calpestiodei pellegrini che da ogni parte del mondorispondono al richiamo del santo Giacomode Compostela, amico e sicuro mallevadoredella misericordia divina.Dal batticuore dell’incontro con Santiago,dalla deferente riverenza al cospettodi San Lorenzo da Brindisi, dalla affezionefiliale alla Madre Maria Immacolata di Fatimae dal sentimento di antica devozionea Sant’Antonio di Padova è scaturita dalfondo del cuore una immensa gratitudineal Signore che mi ha dato le forze necessariea vivere questi eventi al seguito delpellegrino Rocco Talucci, nostro pastorediocesano, e dei sacerdoti accompagnatorie concelebranti col Vescovo. Ma è scaturitoanche un pensiero di profonda riconoscenzaall’esperto don Alberto Diviggiano,guida e sostegno prezioso nel corso anchedi questa esperienza significante carità,fede, solidarietà e premura per la oculatascelta culturale, degna cornice della profondapietà che ha pervaso tutti.Carmelo PerrucciFatima, quell’invito costante alla conversione dei cuoriIl pellegrinaggio diocesano a Fatima e Santiago svoltosidall’1 al 7 luglio <strong>2010</strong>, è stato un’esperienza preziosa epositiva che ha lasciato sensazioni e ricordi incancellabili.La sera del 4 luglio siamo giunti a Cova da Iria, in Portogallo,dove nel 1917 è apparsa la Madonna a tre pastorelli delluogo.Il nostro primo pensiero, appena giunti, è stato quello diandare al luogo delle apparizioni; varcando il grande colonnato,che racchiude la spianata dove si radunava la follain attesa dell’evento miracoloso, si intravede una costruzionemolto piccola: la Cappellina delle Apparizioni. Accantoad essa una statua della Madonna alta 1.10 metri, posta sudi una colonna di marmo, esattamente nel luogo in cui erapiantato il leccio su cui la Beata Vergine Maria appariva ai trebambini.Anche il pellegrino più distratto intuisce che è lì il cuorepulsante di Fatima; luogo privilegiato dove Maria ha sconvoltoancora una volta, i pensieri degli uomini del secoloappena trascorso, apparendo come Regina del Rosario a trepiccoli e poveri analfabeti che avevano come occupazionequella di pascolare un misero gregge.Appena giunti davanti a quella Cappellina, le preoccupazioni,le ansie, le amarezze, le stanchezze si sono allontanatedi colpo. Tutto è stato messo nel cuore della Madre che rimettenelle mani del Figlio. Non c’è bisogno di chiedere, Leisa già quello di cui abbiamo bisogno; si contempla nel silenzioil mistero della sua presenza accanto al tabernacolo: è lìche il cielo e la terra si toccano!La domanda più scontata che ci si pone è perché nelle apparizionimariane sono privilegiati i bambini, gli umili.Forse non sono necessarie le risposte dei grandi teologi: èla stessa logica dell’Incarnazione. Gesù ha detto che se nondiventeremo come bambini non entreremo nel Regno deibilanciRipensando al pellegrinaggio appena conclusoÈ l’esperienza vissuta che diventa annuncioCieli.Il Magnificat è svelato e realizzato sotto i nostri occhi:“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.Tutto ciò non è esente dal dolore!In una delle apparizioni è apparsa l’Addolorata accanto alFiglio sofferente.Nel Vangelo di Giovanni ci viene detto che Maria stava lìsotto la croce; non è scappata impazzita dal dolore, ha sorrettoe pregato per il Figlio.Solo chi lo ha provato, sa che quello è il dolore più atrocedel mondo, reggere il Figlio morto nelle proprie braccia. Labellezza, la giovinezza, la speranza annientate dall’odio satanico.Quante madri si sono rivolte disperate a Lei per attingereforza, per ricevere aiuto e sostegno, per poter intravedere lavittoria finale della vit, sulla morte e il trionfo del Cuore Immacolatodi Gesù e Maria , sul nostro mondo bisognoso diamore e di pace.Con una cerimonia semplicissima, dopo la fiaccolata dellasera, (qualche minuto prima della mezzanotte), la Madonnaviene tolta dalla colonna e riposta nella Cappellina per essererimessa al suo posto di buon mattino, pronta ad accoglierepellegrini di tutto il mondo. Ella ci aspetta trepidantee paziente , a ognuno di noi, come ogni buona madre, donaqualcosa che si scoprirà nel corso del tempo.Volgendo lo sguardo sulla sinistra, si intravede sulle gradinatedella imponente Basilica, l’altare dove ha celebrato ilPapa Benedetto XVI, durante il recentissimo viaggio apostolicodel maggio scorso, in occasione del 10° anniversario dellabeatificazione dei due fratellini Giacinta e Francesco Marto.Essi riposano nella Basilica accanto all’altare maggiore edal 2006 insieme a Lucia, morta a Coimbra nel 2005.La mattina seguente, dopo la Santa Messa ci siamo recatiad Aljustrel e alle case dei pastorelli.Una bella opportunità si è prospettata ai fedeli laicidella diocesi, che hanno colto come dono del Signorel’esperienza, anche se breve, del Camminodi Santiago, la visita devota a Villafranca del Bierzo, dovegiacciono le spoglie mortali del nostro illustre concittadinoS. Lorenzo da Brindisi, l’incontro con la Madonnina di Fatima,regina dei nostri cuori, il rispetto del luogo in cui vennealla luce e fu battezzato S. Antonio da Padova. Alla profonditàespressa dai luoghi sacri, si è integrata la visita storicoeducativa dei più bei monumenti e chiese del Portogallo.Per grazia del Signore, abbiamo avuto la presenza amicaledel nostro Padre Arcivescovo e di 8 sacerdoti che con umilepazienza hanno accolto tutti i limiti umani dei partecipanti,mettendosi al servizio di ognuno.«È l’esperienza vissuta che diventa annuncio di esperienzae ci trasforma in uomini e donne nuove, ora cambiatinon solo esteriormente ma dal profondo»: questo è ciò chemons. Talucci ci ha comunicato al termine del viaggio, enoi faremo tesoro di queste parole che ci accompagnerannonel quotidiano rapportarci con il prossimo.Il pellegrino che entra nella Basilica di Santiago de Compostela,vi giunge per onorare le spoglie mortali di un Apostoloe trova, invece, la presenza predominante di Cristoche consola il cuore di chi lo cerca. Tutta la vita di Cristoriecheggia dai portali che istruiscono il pellegrino dall’internodando una comprensione profonda del mistero trinitario.Il pellegrino di Santiago usava ricamarsi sul mantello unaconchiglia simbolo della seconda nascita, dell’illuminazionedella resurrezione, essa rappresenta il tempo da dedicarealla riflessione sulla natura dei sentimenti corporei, morali,etici e spirituali. La conchiglia la ritroviamo anche sullostemma di Papa Benedetto XVI, e sulla casula usata nellaliturgia dell’inizio del pontificato di papa Giovanni Paolo II,il grande pellegrino in ogni parte del mondo.Eravamo in 10 provenienti dalla parrocchia S. Lorenzoda Brindisi, 9 laici (Maria, Rita, Iolanda, Mino, Rita, Teresa,Maria, io e mio marito Antonio) ed il parroco don Giovanni,ma con noi, nei nostri cuori c’era tutta la comunità parrocchiale,felici di recarci ad onorare i resti mortali del titolaredella nostra parrocchia, desiderio che da tempo custodivamonei nostri cuori e che finalmente abbiamo realizzato.In queste località, nel 1916, prima delle apparizioni mariane,era apparso loro per tre volte l’Angelo della Pace. In unodi questi posti vi è una lapide in cui sono incise le parole:“Non temete”.Questa frase è ricorrente nella Storia della Salvezza, l’abbiamosentita pronunciare più volte dagli Angeli, è rassicurante,c’è Dio di mezzo che regge saldamente le sorti del mondo.A poche centinaia di metri sorgono le case dei pastorelli,anche quello luogo “frequentato” dagli Angeli. Un gruppodi statue di marmo bianco ricorda l’avvenimento accadutonell’orto della casa di Lucia.All’ingresso di questa casa, alcuni di noi, hanno incontratouna vecchietta novantenne, seduta sotto un leccio, di nomeMaria degli Angeli. La nostra guida ci ha detto che è una nipotedi Suor Lucia, ma al di là delle parentele, quello che colpisceè stato vedere con quanta serenità sgranava il rosariocon le sue mani consumate dall’artrite e dal lavoro nei campi,con quel suo sguardo di cielo, dolce, che pazientementesi sottopone al rito delle foto senza lasciarsi distrarre dallasua preghiera.Il giorno dopo, terminata la Messa concelebrata dal nostroPadre Arcivescovo e dai sacerdoti presenti, abbiamo lasciamoFatima con gli occhi inumiditi e con la segreta promessadi ritornarci.Ed i segreti di cui si è tanto parlato e ipotizzato?Non vi è nulla di segreto: è tutto chiaro: la Madonna ci invitaalla conversione, alla riparazione, alla penitenza e allapreghiera prediletta.Il Rosario che ella aveva nelle sue mani, bianco e splendentedi luce, ce lo ha indicato come arma e medicina per sconfiggerela guerra e l’odio.Marilena PetruzziLa sosta devota davanti alla Madonna diFatima, il rosario, la processione, la fiaccolatae la preghiera personale contemplativa,tempo in cui ognuno di noi ha postotutte le debolezze ai suoi piedi e Lei comeMadre misericordiosa, ha assorbito tutte lenostre difficoltà, preoccupazioni e peccati, ridonandoci serenità,pace interiore ed un amore profondo.Oggi è il cuore che parla rivivendo tutte le emozioni, l’animoinebriato, ora canta di gioia, tralasciando e separandole piccole difficoltà e i disagi incontrati dalla profonditàdell’esperienza vissuta, per dare forza e incisività alle emozioniche si sono susseguite.Le numerose tappe, non hanno fiaccato il corpo, se purprovato da ritmi intensi, ma hanno innalzato lo spirito avette nuove, e da queste nuove vette ora gode di un panoramaaffascinante e dal quale non vuole staccarsi.Salire sulla vetta non è un’impresa facile, ma è ancora piùdifficile ritornare nella valle dove ogni pellegrino è chiamatoad operare dando testimonianza del vissuto, dell’incontroche traspare dallo sguardo che talvolta perso nei ricordi,cerca nuovamente quelle vibrazioni che ritornano amplificatesolo quando, toccando l’animo degli altri, lo fanno vibrarealla stessa intensità.Carmen Ingrosso


18Attualità & Territorioluglio-agosto <strong>2010</strong>territorio Riflettori sempre accesi sulla vicenda del rigassificatore e dello sviluppo complessivoBrindisi vuole costruire il proprio futuroRiflettori accesi come non mai sulla vicendadel rigassificatore. In diciotto giorni appenasi sono consumati «passaggi» destinati a nonrestare lettera morta. Il 7 luglio è stato pubblicato sulsito del ministero per l’ambiente il decreto che formalizzail parere positivo espresso dalla CommissioneTecnica di valutazione d’impatto ambientale(Via) nello scorso dicembre 2009 per il rigassificatoreche la Brindisi Lng intende costruire nel capoluogo.Il decreto prevede la necessità di adeguamenti progettualida parte della Brindisi Lng, dopo approfondimentidi carattere tecnico, ambientale e compensativo.Il decreto “Via”, in ogni caso, consente allaBrindisi Lng di avviare al più presto la procedura diconvalida dell’autorizzazione unica, in precedenzasospesa dal ministero dello sviluppo economico inattesa del completamento della procedura di valutazionedi impatto ambientale. Giova ricordare checontro la realizzazione del rigassificatore a Brindisi– al quale era stato dato il via libera negli anni scorsisia dal governo di centrodestra sia da quello di centrosinistra– si sono schierati la Regione Puglia e glienti locali, chiamati dal presidente di ConfindustriaMarinò a dialogare ora con Brindisi Lng perché, asuo dire, quello descritto nel decreto ministeriale sarebbe“un nuovo impianto”. Il presidente di ConfindustriaBrindisi ha invitato ad una «fase di dialogo fraIstituzioni locali e Brindisi LNG, al fine di ottimizzarein una logica costruttiva le ricadute sull’economiaprovinciale», mentre Comune e Regione avevano annunziatoaltre reazioni nella manifestazione del 19giugno precedente.«Brindisi vuole costruire il proprio futuro. Versoun’economia rinnovata. Lavoro e salute: due diritti“inviolabili” e due emergenze» è stato il filo conduttoredel corteo svoltosi in quel sabato di giugno, ottavamanifestazione dalla fine del 2005.La manifestazione intendeva rivendicare «il dirittodi decidere l’assetto e l’utilizzazione del territorio»,l’«innovazione dell’economia locale», la «bonificadelle aree industriali» e «la compatibilità ambientaledegli insediamenti industriali esistenti». Inoltre, siintende ribadire «la ferma opposizione al rigassificatoreprogettato a Capobianco», nonchè «la richiestadi una consistente riduzione del carbone», il «fortepotenziamento dei controlli pubblici ambientali» edil «rispetto del territorio di Brindisi».«La manifestazione si tiene per sottolineare l’esigenzadi un sempre più incisivo rinnovamentodell’economia locale che favorisca l’occupazione -spiegarono le associazioni promotrici -, per chiedereuna consistente riduzione del carbone e per confermarela più ferma e corale opposizione al progettatorigassificatore». Dalla diocesi, in quelle ore, fu diffusaanche una nota di riflessione che pubblichiamoaccanto.(a. scon.)Il contributodella Chiesa diocesanaLa Chiesa diocesana di Brindisi-Ostuni, in occasione della manifestazionedi domani, sabato 19 giugno che ha come tema “Brindisivuole costruire il proprio futuro”, intende esprimere il suo apprezzamentoper quanti, istituzioni, amministrazioni pubbliche, imprese,associazioni e singoli cittadini, sono impegnati per la costruzione di unfuturo migliore del proprio territorio.Ogni processo economico, sociale o politico deve mirare al rispetto perla dignità dell’uomo “creato a immagine e somiglianza di Dio”, alla salvaguardiadel creato, alla difesa del lavoro e della salute, considerati diritti“inviolabili”.La Chiesa diocesana sostiene la partecipazione democratica dei cittadiniai processi decisionali che riguardano il futuro; auspica l’impegno atrasmettere alle giovani generazioni i principi del rispetto, della solidarietàe della fratellanza; conferma la fiducia e la vicinanza sia alle istituzioni,che alle imprese presenti sul territorio e rinnova l’invito a decisionigiuste, equilibrate e sagge che, attraverso il dialogo e il confronto, abbianocome fine ultimo il perseguimento del bene comune, nella garanziadel lavoro e della sicurezza.Appaiono quanto mai profetiche le parole scritte, oltre quarant’anni fa,da papa Paolo VI nell’enciclica Popolorum Progressio: “Eredi delle generazionipassate e beneficiari del lavoro dei nostri contemporanei, noi abbiamodegli obblighi verso tutti, e non possiamo disinteressarci di coloroche verranno dopo di noi a ingrandire la cerchia della famiglia umana. Lasolidarietà universale […] è un dovere”.La Chiesa, «esperta in umanità», fedele alla sua Dottrina Sociale, sostienelo sviluppo sostenibile e intende richiamare tutti a stili di vita improntatialla sobrietà. Se è legittimo protestare per i danni causati all’ambienteda uno sfruttamento non equilibrato delle risorse energetiche, è altresìauspicabile che ciascuno prenda consapevolezza che ogni suo piccologesto può contribuire al peggioramento o al miglioramento dell’ambientenaturale e della vita dell’uomo.Le parole scritte dal Santo Padre Benedetto XVI, nel Messaggio per laGiornata Mondiale della Pace di quest’anno, rappresentano per ciascunoun monito e un impegno immediato. Scrive il Pontefice: “Auspico, pertanto,l’adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralità dell’essereumano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sullaresponsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento deglistili di vita e sulla prudenza, virtù che indica gli atti da compiere oggi, inprevisione di ciò che può accadere domani”.locorotondo La tragica scomparsa del sindaco PetrelliL’addio al servitore della comunitàDall’alto delle verdi pendici di Locorotondoscorgo quel trenino rosso chesfila silenzioso nel silenzio assolatodi una verde campagna, al triste rintocco dellecampane della Chiesa di San Giorgio. Unoscenario unico!Luoghi incantati dove il bianco delle casetteviene sormontato dalle cupole delle chiese,mentre una comunità laboriosa continuaa scrivere la sua storia. Una storia che mi hacoinvolto e che, certamente, in questi giorni,avrei voluto vivere diversamente.Ma si sa: la Storia trascende la vita degli uominie, a volte, ne diventiamo parte anche senon vorremmo.Quante storie, quante vite, quante emozioni!Tanti volti scorrevano davanti a quella bara:una comunità di uomini e donne che tributavano il proprioomaggio al loro primo cittadino. Ma forse di più: un popoloche si interrogava su un triste evento del quale non riuscivaa darsi spiegazioni. Dalla frenetica vitalità amministrativa ecommerciale al silenzio delle serrande chiuse per lutto cittadino!Dalla “Serra” un mesto corteo si dirige verso il paese accompagnandoil proprio Sindaco dinanzi al Comune e poinella stupenda Chiesa Madre.Un bagno di folla, tante Autorità, molti applausi, ma tantopopolo. Quel popolo che Giorgio Petrelli amava e che servivada medico, da volontario e anche da Sindaco. Una storia vissutaed ascoltata nel racconto dei parenti,degli amici, delleautorità.Una storia che riguarda tutti, che è storia dei singoli, che èStoria di una Comunità.Giacomo Vito EpifaniSegretario ComunaleIn un comunicato stampadiramato appena ricevutala notizia del tragico evento,S.E. mons. Rocco Talucci haespresso il suo cordoglio allafamiglia del dottor Giorgio Petrelli,sindaco di Locorotondo,improvvisamente scomparso aseguito di un incidente stradaleavvenuto sulla S.S. 16 all’altezzadello svincolo per Monopoli.Mons. Rocco Talucci, assicurandopreghiere di suffragioper l’anima del dottor Petrelli,si è dichiarato vicino all’interacomunità cittadina di Locorotondo,l’unico comune dellaprovincia di Bari che ricadesotto la giurisdizione dell’Arcidiocesidi Brindisi-Ostuni.Appresa la notizia dellamorte, S.E. l'Arcivescovo ha informatoil Consiglio Pastoralediocesano che si trovava riunitoa Brindisi, congiutamentealla Commissione Sinodalee al Consiglio presbiterale, invitandotutti alla preghiera.Mons. Talucci, nel comunicato,ha ricordato il contributoe la collaborazioneforniti dal sindaco nel corsodei recenti lavori di restaurodella Chiesa matrice di Locorotondo,riaperta al cultoil 22 maggio scorso con unacelebrazione presieduta dallostesso Arcivescovo e alla qualeaveva partecipato anche ildottor Giorgio Petrelli.Il rito delle esequie è statocelebrato il 26 giugno u.s. dalparroco della Chiesa madre,don Franco Pellegrino, e concelebratodai parroci dellealtre parrocchie (don LuigiConvertini e don EmanueleFalcone) e dai sacerdoti operantisul territorio di Locorotondo.Così come previsto dalla legge,in casi di questo tipo, a reggerele sorti del comune, finoalla prossima consultazioneelettorale, sarà il vicesindacoTommaso Scatigna.Difendersi dal caldo estivoIstruzioni per l’usoLa stagione estiva, per la maggior parte delle persone,soprattutto più piccoli, è il periodo più amatodell’anno più amato. Le alte temperature, però, e le ondatedi caldo rappresentano un grave rischio per i soggettipiù anziani. A tal proposito, l’IS.P.E.DI.S. (Istituzioneper la Prevenzione dell’Emarginazione e del Disagiosociale) della città di Brindisi ha promosso il ProgettoEmergenza Caldo <strong>2010</strong> - Come difendersi, in collaborazionecon l’Assessorato Politiche Sociali, i Servizi FarmaceuticiS.r.l. (Farmacia Comunale) e le associazioni divolontariato.Si tratta di un opuscolo contenente utili consigli perfronteggiare il caldo ed è rivolto particolarmente allepersone oltre i 65 anni, anche affetti da specifiche patologie,ai disabili e a coloro che soffrono disturbi mentali.Oltre a delineare quali sono i maggiori rischi provocatidal caldo (i colpi di calore o i collassi da calore), vengonosuggerite le modalità di primo soccorso, alcuni accorgimentinecessari da considerare nelle fasce orarie piùcalde nonché le principali regole riguardanti la giustaalimentazione da condurre nei mesi estivi.Non mancano, inoltre, alcune indicazioni per rivolgersi,in caso di emergenza, all’assistenza sanitaria garantitadal Servizio di Continuità Assistenziale svolto dai Medicidi Medicina Generale.Per coloro che vivono soli in casa o che restano nellecittà, è garantito il Servizio di Teleassistenza (24 ore su24 attivo tutto l’anno) che prevede l’installazione di unapparecchio nell’abitazione collegato alla Centrale Operativa,tramite la linea telefonica, per riceve eventualisegnalazioni di allarme che l’anziano può inviare.L’opuscolo, realizzato per offrire una guida pratica aisoggetti anziani del nostro territorio maggiormenteesposti alle conseguenze della stagione estiva, è disponibilepresso le parrocchie della città di Brindisi.Daniela Negro


luglio-agosto <strong>2010</strong>Attualità & Territorio 19ESTATE IN ZONAPiccola guida per chi resta nel brindisino in queste settimaneTante iniziative per diverse sensibilitàDalla cultura allamusica, dal cinemaalla tradizionee allo sport: saranno questii temi che faranno da cornicealla stagione estiva giàiniziata, con una serie dieventi organizzati dai comunidel nostro territorio,per un’estate all’insegnadi un ricco e variegato programma.Vi segnaliamo, diseguito, alcune delle iniziativeproposte dal Cartellone<strong>Estate</strong> <strong>2010</strong>.Salento Finibus Terrae:il festival internazionale del cortometraggio,di scena ogni anno, sisvolgerà dal 17 luglio all’1 agostonelle cittadine dell’Altosalento, inparticolare a San Vito dei Normannipresso la Villa Comunale (17-18luglio), ad Ostuni in Piazza dellaLibertà (25-26 luglio), a Carovignonel Castello Dentice di Frasso (27-28 luglio), nuovamente a San Vitodei Normanni nel Chiostro dei Domenicanie nella Villa Comunale(29-31 luglio), concludendosi nellaserata dell’1 agosto a Riva MarinaResort di Specchiolla.Brindisi proporrà, fino al 26 settembre,presso Palazzo Granafei-Nervegna, la mostra fotografica “IMari dell’uomo” a cura di FolcoQuilici; il 23 luglio andrà in scenail musical “Miracolo” presso il ParcoManiglio al rione Bozzano e, il24-25 luglio si svolgerà la XII edizionedel Festival Blues in piazzaSanta Teresa. Per gli appassionati dicinema, invece, il 30 luglio, a PiazzaDuomo, sarà proiettato il filmmuto “City Lights”- Le luci dellacittà con esecuzione delle musichedi Chaplin ad opera dell’OrchestraSinfonica Tito Schipa di Lecce. Inambito culturale, il 24 agosto, saràpresentato il libro di Luciano DeCrescenzo “Ulisse era un fico” inun incontro con l’autore presso l’exConvento di Santa Chiara. Dal 29agosto al 6 settembre la città vivrài festeggiamenti in onore dei santipatroni San Teodoro d’Amasea eSan Lorenzo da Brindisi con la tradizionaleProcessione nelle acquedel porto e spettacolo pirotecnico(4 settembre). Infine, fino al 13 settembre,sarà esposta, nel CastelloUna bella immagine di Ostuni, la “città bianca”Alfonsino, la mostra d’arte “IntramoeniaExtrart” in collaborazionecon il Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali.Ad Ostuni, sul fronte culturale,si rinnova l’edizione <strong>2010</strong> dellakermesse letteraria “Un’emozionechiamata libro”, che anchequest’anno vedrà la partecipazionedei big della letteratura italiana: dal19 luglio all’11 agosto, nel chiostrodi Palazzo San Francesco, la curatricedella manifestazione AnnaMaria Mori e il sindaco DomenicoTanzarella ospiteranno, in otto serate,alcuni noti scrittori quali WalterVeltroni, Ilvo Diamanti, GustavoCharmet, Marida Lombardo Pijola,Barbara Schiavulli, Michela Marzanoe Teresa De Sio.Il 22 agosto si svolgerà la XII edizionedel Trofeo Sant’Oronzo memorialDon Elio Antelmi,campionato di staffetta sustrada e, come di consueto,tra culto religioso e folkloresi celebreranno, dal 24 al 27agosto, i festeggiamenti inonore di Sant’Oronzo conla tradizionale Cavalcataper le vie della città bianca.Infine, dall’11 al 18 settembre,Ostuni sarà teatro discena del XV festival azzurro“Marinando” organizzatoin collaborazione conil Ministero per le Politicheagricole e forestali.Spettacolo, sport e musica...unitiall’arte e alla cultura faranno parteanche del programma organizzatodalla città di Mesagne che propone,tra le iniziative, alcune mostredi opere pittoriche nella splendidacornice del Castello: dal 7 al 22 agostonelle Sale Nobili l’esposizionesarà curata dall’Associazione culturale“Le ali di Mirna” e dal 22 al 29agosto in mostra le opere di GiulianoRadaelli nella Sala Torrione.Per la serie di eventi “Incontro conl’autore”, il 22 agosto, presso il Conventodei Cappuccini, Rodia presenterà“Ulivi in terra di Brindisi”, e,il 28 agosto, si svolgerà l’evento “Lapalma d’oro”, premio città di Mesagne,organizzato dalla Pro Loco.Daniela NegroA scuolaLa Giunta Regionaledella Puglia, con Deliberazionen . 1198 del 25maggio <strong>2010</strong>, pubblicatanel Bollettino Ufficiale n.98 del 3 giugno <strong>2010</strong>, haapprovato il CalendarioScolastico regionale perl’anno <strong>2010</strong>/2011.Per gli studenti pugliesiil prossimo anno scolasticocomincerà il 20 settembre<strong>2010</strong> e termineràl'8 giugno 2011. Le attivitàeducative nelle scuoledell’infanzia si concluderannoinvece il 30 giugno2011.Le lezioni saranno sospese,oltre che in concomitanzadelle festivitànazionali canoniche,per le vacanze nataliziedal 23 dicembre <strong>2010</strong>al 6 gennaio 2011, perle vacanze pasquali dal21 al 26 aprile 2011, il 2novembre <strong>2010</strong> e per laricorrenza del Santo Patrono.Le istituzioni scolastiche,nell’ambito dellaloro autonomia organizzativa,possono disporreadattamenti al calendarioscolastico stabilito dallaRegione in relazione alleesigenze derivanti dall’attuazionedel proprio pianodell’offerta formativa,fermo restando il limiteinderogabile dello svolgimentodi almeno 200giorni di lezione.giornata mondiale del turismO Il MessaggioTurismo e biodiversitàIl turismo “non può sottrarsi alla sua responsabilitànella difesa della biodiversità,ma, al contrario, deve assumerviun ruolo attivo”. È il richiamo contenuto nelMessaggio del Pontificio Consiglio dellaPastorale per i Migranti e gli Itineranti inoccasione della Giornata mondiale del turismoche si celebrerà il prossimo 27 settembre.Tema della Giornata, nel <strong>2010</strong> proclamatodall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite"Anno Internazionale della biodiversità”,è appunto su “Turismo e biodiversità”. NelMessaggio, firmato dal presidente e dal segretariodel dicastero, gli arcivescovi AntonioMaria Vegliò e Agostino Marchetto, si affermache lo sviluppo del turismo “deve essereinevitabilmente accompagnato dai principidi sostenibilità e rispetto della diversità biologica”.Rammentando i “tre gravi pericoli”che incombono sugli ecosistemi ed “esigonouna soluzione urgente: il cambiamentoclimatico, la desertificazione e la perdita dibiodiversità”, il testo sottolinea che “di tuttoquesto si è seriamente preoccupata la comunitàinternazionale”. Anche la Chiesa “vuoleunirvi la sua voce, nel ruolo che le è proprio,partendo dalla convinzione” che essa stessa“ha una responsabilità per il creato e devefar valere questa responsabilità anche nellasfera pubblica”.La Chiesa, precisa il Messaggio, “deve difenderenon solo la terra, l’acqua e l’aria”, ma“deve proteggere soprattutto l’uomo controla distruzione di se stesso”. Pertanto, “senzaentrare nella questione di soluzioni tecnicheconcrete”, essa ribadisce “la responsabilitàdell’essere umano nella preservazionedi un ambiente integro e sano per tutti”. “Ilcontatto con la natura è importante” prosegueil testo, e il turismo “si deve sforzare dirispettare e valorizzare la bellezza del creato”,avvicinandosi al quale “può essere occasioneper promuovere o accrescere l’esperienzareligiosa”. Diventa allora “urgente e necessaria”la ricerca di “un equilibrio tra turismo ebiodiversità”. Di qui la necessità di “strategiepartecipative e condivise, in cui siano coinvolti”governi, istituzioni internazionali, associazioniprofessionali del settore e Ongper un “turismo sostenibile” che “proteggale risorse naturali e culturali, e sia aiuto realenella lotta contro la povertà”. Un ruolo significativospetta anche ai turisti, che devonoessere “informati sui benefici reali” della“conservazione della biodiversità ed educatial turismo sostenibile”.“Uno sforzo importante, che in modo particolaredeve realizzare la pastorale del turismo- conclude il Messaggio, è “l’educazionealla contemplazione, che aiuti i turisti a scoprirela traccia di Dio nella grande ricchezzadella biodiversità”.


20Libriluglio-agosto <strong>2010</strong>ETICA ECOMUNICAZIONEdi eticadell’informazioneè una sfi-“Parlareda inedita. Ci sono deglistudi in proposito, pocoutili però di fronte allaconcretezza del lavoroche si svolge ogni giornonelle redazioni e pocoutili a fronte del cambiamentoin atto.Non ha più senso e neppureserve discettare diobiettività dei giornalisti,di regole, di principi che,se presentano un grandefascino, hanno allo stessotempo lo svantaggio di restareslegati dalla realtà”.Con queste parole FabrizioMastrofini, giornalistaed esperto d’informazionereligiosa, presentail suo ultimo libro “Infoetica.L’informazione e lesue logiche” pubblicatoda Edizioni DehonianeBologna (Edb). Nell’introduzioneal testo, l’autorericorda che “parlaredi etica nell’informazionevuol dire riuscire a coniugareproblemi concretie una visione di fondosull’importanza della comunicazionenella vitaquotidiana”. L’informazione,infatti, è “un sistemache non ci offre scelta”perché “siamo inseriti inun contesto comunicativoe informativo dietro ilquale si nascondono rilevantiinteressi economicie finanziari che influenzanoprofondamente imeccanismi di lavoro e irapporti di lavoro a tutti ilivelli”.Decifrare i contenuti.La prefazione al volume èstata affidata a padre FedericoLombardi, direttoredella Sala stampa vaticana,il quale spiega come“spesso si tende semplicisticamentea ridurrela questione dell’eticanell’informazione a quelladelle notizie vere o falseo più o meno rispettosedella dignità della persona”.Nuova frontiera. L’attenzionedell’autore sisofferma con insistenzasul rapporto tra media epubblico.Secondo Mastrofini, infatti,la tecnologia consente“un rapporto nuovotra produzione d’informazionee di comunicazionee fruizione, attivando uncircuito nuovo di dialogo,interazione, interscambio,produzione comune e innovativadei contenuti”.DON SAVERIO MARTUCCISACERDOTE DI DIO,PRETE PER TUTTIs c o v oL’Arcive-RoccoTalucci, che haconosciuto donSaverio Martucciquando giàaveva lasciato laguida pastoraledella parrocchiadi S. Mariain Mesagne loha consideratocome «figuraclassica di sacerdoteapertoalla “salvezzadelle anime”nella fedeltà albuon Pastore ealla sua Chiesa».Del resto,poche righeoltre, è sempre il presulediocesano, che scrive: «Lastima dei fedeli tutti, l’affettodei giovani che si ritengonoancora suoi allievi,l’amicizia dei sacerdoti chelo vedevano saggio consigliere,il compiacimentopastorale dell’Arcivescovo,il riconoscimento delle autoritàcivili, la gratitudinedelle suore che serviva conpaternità, formano l’ereditàche io ho ricevuto dal giornodel mio ingresso in diocesi».Era giusto dunque, chequanti gli sono stati vicinoper più tempo ed hannogoduto della sua amicizia edella sua ricchezza interioredessero maggiore testimonianzae che tutte questerighe fossero raccoltein «Don Saverio Martucci.Sacerdote di Dio, prete ditutti» (Tau editrice, pp. 95,€. 5,00) libro ancora frescodi inchiostro, al quale hannocontribuito in manieradeterminante la Vicaria diMesagne e la Famiglia Martucci,don Claudio Macchitellaed Ivano Rolli.Nell’introduzione, è propriodon Claudio Macchitellaa scrivere che «a buonragione don Saverio è statodavvero segno di quel“buon pastore che dona lavita per le sue pecorelle”.Egli l’ha donata quotidianamenteper ben 52 annicome pastore e guida dellacomunità parrocchiale diSanta Maria in Bethlem inMesagne». E se la scarnacronologia può non offrirel’esatta dimensione del ministerodi don Saverio sonoproprio «Ricordi e Gratitudini»,che ne descrivonoappieno, come i fili di unarazzo, la personalità e leragioni del suo essere preteed educatore a tutto tondo.Si susseguono dunque, condifferenti sensibilità di lettura,i contributi di mons.Settimio Todisco e di mons.Angelo Catarozzolo, di donPietro De Punzio e di P.Angelo Muri (che pubblicaanche un componimento),di don Alberto Diviggianoe P. Carmelo Vetrugno. Edopo i presbiteri, ecco le testimonianzedei laici AldoVangi e Tonino Carparelli,con una poesia in vernacolo;ecco quelle di Maria DeGuido e di una religiosa, SrIrene Valsecchi, ecco quindiMina Carrozzo Di Belloed Elena Calò, nonchè iversi di Irene Carluccio ele lunghe lettere di Cosimoe Patrizia e di GiancarloDistante; ecco, di seguito,i versi di Giulia Ciacciolie le riflessioni di PompeoMolfetta, Germano Randino,Sandrino Distante,Mina Facecchia, Ida Di Dioe di un gruppo di Amici. Achiudere, prima di una bencurata storia per immagini,lo scritto degli ex ragazzidi Santa Maria, «i bambini(ormai grandi e maturi),degli anni cinquanta, deglianni sessanta, degli annisettanta e una buona partedei ragazzi degli anni ottanta»:è lo scritto, forse, menoelegante stilisticamente,ma è quello che più autenticamentelascia intenderecosa fosse la vita quotidiananella Parrocchia di SantaMaria, tra Tempi forti eTempo Ordinario, con unparroco lì, per mezzo secolo,pronto a far vedere allaparte di popolo di Dio chegli era stata affidata, giovanie giovanissimi in primis,il Cristo di sempre, che erala sua prima ragion d’essere«prete per tutti».(a. scon.)DON DANIELE CAVALIERETESTIMONE DI FEDE,PROMOTORE DI CULTURANel maggio 2008 durantel’ordinazione di 29 diaconiBenedetto XVI ha detto chei sacerdoti sono “collaboratori dellagioia degli altri e testimoni e dispensatoridella speranza”. Innanzituttoquindi la missione della gioia.Quando un vescovo consacra i nuoviordinandi pone le mani sul lorocapo, esprimendo così l’invocazionea Dio perché effonda il suo Spirito sudi loro e li trasformi, rendendoli partecipidel Sacerdozio di Cristo, testimonie dispensatori saggi e generosi,dolci e forti, rispettosi e convinti. Laloro vita diventa modello dell’amoredi Dio, amore primo e più grande,unico e totalizzante, dentro il qualevivere, purificare, illuminare e santificaretutte le altre relazioni.Così don Daniele Cavaliere ha spesola sua vita. La sua vocazione nascein una comunità e la sua missione èconsistita nell’annunciare e testimoniareCristo a tutti in modo apertoe semplice. Da qui il desiderio e lanecessità della Scuola “G. F. MaiaMaterdona”, una scuola che forma econsente la crescita, di ricordare unmodello riconosciuto per una comunitàattraverso un libro, Sulle traccedel passato. Don Daniele Cavaliere. Testimonedi Fede, promotore di cultura (Locopress,Mesagne <strong>2010</strong>). Un modello che havissuto come protagonista il proprio tempoed il proprio territorio e la scuola che haun’esigenza educativa primaria si assume,si deve assumere, il compito di far crescerei giovani nelle proprie radici storico-culturaliper poter guardare con spirito criticoma costruttivo la società in cui si vive.Don Daniele Cavaliere ha attraversato esegnato vicende storiche, strutture politiche,aggregazioni sociali e religiose in momentidi grande significato storico comebene viene ricordato nel primo capitolo dellibro. Quindi il profilo biografico dettagliatodal quale risulta che nato a Mesagne il 20giugno 1909, dove muore il 5 agosto 1990,diviene sacerdote il 23 settembre 1933.Arruolatosi nel 1941 come volontario nelservizio di cappellano militare viene destinatoin Cirenaica e poi in Inghilterra doveè fatto prigioniero. Proprio l’esperienzadella guerra e poi di cappellano della CasaCircondariale di Brindisi lo segnano moltissimo.Il 12 febbraio 1955 riceve l’incaricodi arciprete curato della Collegiata di “Tuttii Santi” in Mesagne, dove rimane fino al1984, anno in cui va in pensione sempreoperando nella convinzione di un sacerdoziocome servizio e ministero illuminatosoprattutto verso i giovani siano pureseminaristi o studenti o ancora i giovanidell’Azione Cattolica.Nel 1935 infatti viene nominato vice assistentediocesano della Gioventù Italiana diAzione Cattolica poi Segretario della GiuntaDiocesana e Commissario Arcivescoviledella Federazione Diocesana di Azione Cattolica,Assistente Diocesano della G.C.A.C.e vice assistente della G.F.A.C.E’ stato un sacerdote molto dedito al dialogoe molto presente nella CISL, attento acomprendere la complessità del mondo dellavoro. Per molti aspetti la sua presenza nelsindacato può essere considerata anomala.Nel 1985 partecipa come delegato al CongressoConfederale della CISL sottolineandoil valore della solidarietà come impegnosindacale tanto che la “Unità” titola in primapagina Clima conciliare al Congressodella CISL. Un prete meridionale riscaldal’assemblea prima dell’intervento di Craxi.Secondo don Daniele il dirigente sindacaleha l’obbligo di essere un pastore tra i lavoratoriattraverso il Vangelo del “signor lavoro”,come afferma nei suoi ricchi e numerosiscritti donati dal nipote alla BibliotecaComunale di Mesagne “U. Granafei”.Il libro passa poi all’esame dei ricordi dichi ha conosciuto e si è formato con donDaniele Cavaliere il tutto intessuto su preziosidocumenti storici ritrovati nell’archiviodi Stato di Brindisi, in quello dellaCuria arcivescovile e della Chiesa Matricedi Mesagne ed in archivi privati, ma ancorauna volta il valore delle carte travalicala storia del singolo individuo per indicareimportanti aspetti storici, artistici e culturalidi una terra e di un’epoca attraverso unuomo, don Daniele, che è stato forte ramodi una Chiesa solida, generosa e amorevolesoprattutto attraverso la parola, la divulgazione,la scrittura. Da qui le sue numerosee fertili pubblicazioni: Prima, da istituzionedi procreazione a concezione personalistica…, Il senso dell’amore …, La società èunione di persone …, Epiclesi, vita, parola,azione …, Essere perfetti …, Perfezione, spiritodi fede …, Azione Cattolica …, Il lievito…, Martirio …, Sulla solidarietà, Il coraggiodi uscire …, L’Anno Mariano, Ecco tua madre…, La Beata Vergine abbracciando …,Pellegrina di fede …, La Beata Vergine, armonia…, Il mistero di Maria è un misterounico …, Il metodo teologico post-conciliare…, Non solo un adempimento formale…, DeGasperi alla domanda se la DC andasse …,Dall’autunno caldo a oggi…, Reducismo,Due correnti di umanità…, Far crescere lanostra libertà…, La morte è la fine della conflittualità,Equitazione: l’arte del cavalcare”,Cavalleria, Equitazione, Maestra di vita.Katiuscia Di Rocco


luglio-agosto <strong>2010</strong>Cultura21mesagneI risultati illustrati nel corso del XIX Colloquio sui Beni culturali ecclesiasticiCompletato il restauro della Santissima AnnunziataIl 25 giugno, nella chiesa Santissima Annunziata di Mesagne,ha avuto svolgimento il XIX Colloquio sui Beni Culturaliavente a tema Il compiuto restauro della chiesa dellaSantissima Annunziata in Mesagne.I lavori, coordinati dal prof. Antonio Mario Caputo, sonostati aperti dagli interventi introduttivi del dr. Franco Scoditti,sindaco di Mesagne e del rev. don Cosimo Soliberto, parrocodella Santissima Annunziata. Ilaria Demitri, tutor diocesanaper i beni culturali, ha illustrato con ampiezza storia e persistenzeproprie della chiesa della Santissima Annunziata.La relatrice si è soffermata sull’arrivo dei frati domenicani aMesagne, sicuramente provenienti da Brindisi, tra il 1517 e il1520. L’arciprete Centurione Sangiorgio diede loro in uso lachiesetta extra moenia della Santissima Annunziata e localiannessi. Il primo locus di frati fu spazzato via dalla guerra,dalla fame e dalla peste che seguirono i due saccheggi diMesagne, l’uno ad opera degli spagnoli, l’altro dei francesi,il 1529. Il 23 settembre del 1530 si ha la ratifica della secondadonazione a beneficio dei domenicani: per molto tempovissero di elemosine non avendo rendite ma furono così cospicueda poter permettere di costruire una nuova chiesa e ilconvento. Nel 1548 fu demolita l’antica chiesetta dell’Annunziatae ne fu costruita altra, sull’area dell’attuale vico A. Corsi,a tre navate, affrescata da Gianserio Straffella di Copertino,con tre cappelloni principali e altri minori. Uno dei pochielementi ancora presenti della suddetta chiesa, inserito nellaparete esterna delle mura del coro a metà del XIX secolo, èl’elegante portale con rosone dello scultore Francesco Bellottodi Nardò che lo firmò e datò 1555. Accanto alla chiesa fueretto il convento che occupava un area di 3.500mq. in unazona di nuova espansione detta –ancora oggi- Borgo Nuovo– per differenziarla dal vecchio borgo situato a sud-ovestdella Porta Piccola. Lu “Buriu Nuevu”si estendeva dalla PortaGrande alla via che portava a Brindisi, passando dinnanzi alconvento e alla chiesa: un nuovo borgo quindi al di fuori dellemura. Dimorare nei pressi di un convento domenicano eravantaggioso poiché i padri non rifuggendo il mondo ma anziaccostandosi ad esso sia con il culto ma anche con la scuola,la cultura, la pratica delle arti e dei mestieri, l’agricoltura,fornivano occasioni di benessere sociale ed economico. L’aumentodemografico rese necessario ampliare la preesistentechiesa su progetto del leccese Giuseppe Cino che a Mesagneaveva già lavorato per la chiesa di Sant’Anna e per la Matrice;la posa della prima pietra è documentata il 16 ottobre 1701. Ilcompletamento della volta a lamia si ebbe nel 1720 ma nonresse i danni del terremoto del 20 febbraio 1743 che interessòtutto il Salento. All’ingegnere Pasquale Margoleo nel 1745fu assegnata la direzione dei lavori di risanamento. Nel 1750i cittadini mesagnesi poterono ammirare la chiesa completata:afferma Antonio Profilo “la chiesa di forma ottagonalee ad una nave ha la lunghezza di trenta metri e l’ampiezzadi circa undici ed è forse la più vasta delle chiese di Mesagne”.Al sopraggiungere del XIX secolo con le soppressioni degliordini religiosi per le leggi napoleoniche e murattiane i domenicanidovettero abbandonare il convento di Mesagne.La confraternita di San Leonardo nel 1848 determinò nuovafunzionalità alla chiesa che divenne parrocchia il 1930 su voleredell’arcivescovo Tommaso Valeri.L’ing. Luigi D’Amato ha illustrato il complesso interventodi restauro a vantaggio della chiesa della Santissima Annunziataevidenziando la professionalità delle maestranze impegnatein un’intrapresa non facile e non semplice.Ha concluso i lavori S. E. Mons. Rocco Talucci, arcivescovodi Brindisi – Ostuni, rilevando come il complesso, caro allamemoria del beato Bartolo Longo, sia punto di riferimentoper la devozione rosariana.L’intervento di restauro, reso possibile dall’intervento dellaConferenza Episcopale Italiana, restituisce un punto di riferimentoimportante, a un tempo, sia per le peculiarità storicoartisticheche quale patrimonio di fede e religiosità.Giacomo CaritoDESIDERIO DI COSE GRANDIDal 22 al 28 agosto la XXXI edizione del Meeting di Riminil cuore dell’uomo desidera cose“Igrandi, ed è proprio questa inquietudine,questa sete di infinito”che “lo spinge al compimento di sé”contraddicendo “la concezione puramentematerialistica della vita” cheoggi rischia di cancellarne “l’umanità”.Emilia Guarnieri, da 18 anni presidentedella Fondazione Meeting perl’amicizia fra i popoli, ha spiegato cosìil tema della XXXI edizione dell’evento“Quella natura che ci spinge a desiderarecose grandi è il cuore”, in programmaa Rimini dal 22 al 28 agosto.Oltre cento gli incontri in calendario:dibattiti, conferenze, mostre, spettacolie manifestazioni sportive. Ildialogo cattolici-ortodossi, la libertàreligiosa e la responsabilità “politica”degli Stati, la presenza religiosa nellospazio pubblico, la tutela della vita,l’educazione, l’informazione, la riformadella giustizia e il rapporto traeconomia e società saranno alcuni deitemi affrontati.Il programma completo è su www.meetingrimini.org.Tra Ulisse e Caligola. Presentandol’evento, Guarnieri ha affermato, riprendendoil titolo della conversazionein programma il primo giorno delMeeting con la presidente d’IrlandaMary McAleese: «Le forze che cambianola storia sono le stesse che cambianoil cuore dell’uomo». La stessa giornatasi concluderà con lo spettacolo“Caligola e la luna”, tratto dal celebredramma di Albert Camus, nella ricorrenzadei cinquant’anni dalla morte,perché, ha precisato la presidentedella Fondazione, «il desiderio dellaluna di Caligola, così come la volontàdell’Ulisse dantesco di oltrepassare lecolonne d’Ercole», dicono «l’ardenteanelito di ricerca che per i cristiani èsostenuto dalla speranza di una rispostaintravista, quella della fede», mache «è presente in tutti gli uomini epuò aiutarli ad incontrarsi».I sei “segreti. Sei, secondo JosephH.H.Weiler, University Professor – NewYork University, da anni affezionatofrequentatore del Meeting, i “segreti”del successo dell’appuntamento, «straordinariacombinazione di vitalità egravitas». Anzitutto «la sua unicità»,ossia l’essere «una festa per la mentee per l’anima allestita nello spazio econ i numeri di una fiera commerciale».Quindi «la sua apertura intellettuale»che testimonia «fiducia e impegnonella ricerca della verità», e il suospirito “pro-life” nel quale “«si incontranoe incrociano tutte le generazioni».«Una sorta di gravitas, di sottesaserietà», e la sua «gratuità, espressa inuna civiltà dominata prepotentementedall’io dalla presenza di migliaia di volontari,»sono ulteriori “ingredienti” disuccesso. Infine «lo spirito di don Giussaniche continua ad aleggiare anchegrazie al suo successore, don Carrón».Presentata la rassegnaChiese aperteSi è svolta l’8 luglioscorso, nell’auditorium“mons. ElioAntelmi” del palazzo Arcivescoviledi Brindisi, unaconferenza stampa durantela quale mons. RoccoTalucci ed il Commissariodell’Azienda di PromozioneTuristica FrancescoNacci, hanno presentato ilprogramma “Chiese aperte”che va ad inserirsi nelpiù ampio progetto di “Cittàaperte <strong>2010</strong>”.Le Chiese della nostradiocesi resteranno apertedal 17 luglio al 12 settembretutti i fine settimanadalle ore 17 alle ore 23 (fattaeccezione per il Santuariodi Santa Maria del Casaleche sarà aperto dalle ore17 alle ore 21).Il servizio (comprese leguide in più lingue) saràsvolto dall’Associazioneculturale “Ar.Tur – Luoghid’arte e d’accoglienza” inesclusiva per l’Arcidiocesidi Brindisi-Ostuni.A Brindisi le Chiese cheresteranno aperte sono laCattedrale, la Chiesa delleScuole Pie e Santa Mariadel Casale.Ad Ostuni, invece, la Concattedrale,la Chiesa diSan Francesco d’Assisi, laChiesa di San Giacomo inCompostela, la Chiesa diSanta Maria della Stellae la Mostra dei tesori dellaCattedrale.Infine, a Carovigno resteràaperta la Chiesa delCarmine.<strong>Estate</strong>, un tempo per gli altriIl tempo, la nostra quarta dimensione, èciò che più ci manca nella vita quotidiana.In questo tempo di vacanze, che diventafrenetico come quello del lavoro, e chenon ci libera dall’altro nemico, lo stress,permettetemi due riflessioni sul tempo.Contro il tempo che passa non possiamofar nulla: possiamo solo tentare di passarlonel migliore dei modi.E se “il perder tempo a chi più sa più spiace”,come diceva Dante, una persona cheha speso tutto il suo tempo per gli Ultimifu la Beata Madre Teresa di Calcutta, dellaquale il 26 agosto ricorre il centenario dellanascita; ecco cosa diceva sul tempo: “Trovail tempo di pregare; trova il tempo per ridere:è la fonte del potere; è il più grandepotere sulla Terra: è la musica dell’anima.Trova il tempo per giocare, per amare e essereamato; trova il tempo di dare: è il segretodell’eterna giovinezza; è il privilegiodato da Dio. La giornata è troppo corta peressere egoisti. Trova il tempo per leggere.Trova il tempo per essere amico. Trova iltempo per lavorare: è la fonte della saggezza;è la strada della felicità; è il prezzodel successo. Trova il tempo per essere caritatevole:è la chiave del Paradiso “Ed ecco cosa scriveva, invece, Kalhil Gibrannel suo “Il profeta”: “E un astronomodisse: ’Parlaci del Tempo’. E lui rispose:“Vorreste misurare il tempo, l’incommensurabilee l’immenso; vorreste regolare ilvostro comportamento e dirigere il corsodel vostro spirito secondo le ore e le stagioni.Del tempo vorreste fare un fiumeper sostare presso la sua riva e guardarlofluire. Ma l’eterno che è in voi sa che la vitaè senza tempo e sa che l’oggi non è che ilricordo di ieri e il domani il sogno di oggi,e ciò che in voi è canto e contemplazionedimora quieto entro i confini di quel primoattimo in cui le stelle furono disseminatenello spazio. Chi di voi non sente che la suaforza d’amore è sconfinata? E chi non senteche questo autentico amore, benché sconfinato,è racchiuso nel centro del proprioessere, e non passa da pensiero d’amorea pensiero d’amore, né da atto d’amore adatto d’amore? E non è forse il tempo, cosìcome l’amore, indiviso e immoto? Ma secol pensiero volete misurare il tempo instagioni, fate che ogni stagione racchiudatutte le altre e che il presente abbracci ila l m a n a c c opassato con il ricordo e il futuro con l’attesa”.Concludiamo con un altro pensiero inonore di Madre Teresa, che scriveva: “L’uomoè irragionevole, illogico, egoista. Nonimporta, amalo. Se fai il bene, ti attribuirannosecondi fini egoistici: non importa,fa’ il bene. Se realizzi i tuoi obiettivi, troveraifalsi amici e veri nemici: non importa,realizzali. Il bene che fai verrà domani dimenticato:non importa, fa’ il bene. L’onestàe la sincerità ti rendono vulnerabile:non importa, sii franco e onesto. Da’ almondo il meglio di te e ti prenderanno acalci: non importa, da’ il meglio di te”.Buona estate.Ferdinando Sallustio


22Chiesa & Arte - Locorotondoluglio-agosto <strong>2010</strong>chiesa madre Il 22 maggio scorso è stata restituita alla comunità civicaSan Giorgio, la storia di un popolo fedeleLLa chiesa di San Giorgio martire fu edificata tra il 1578e il 1579 sui resti di un preesistente edificio di culto antecedenteil 1195; la cinquecentesca costruzione era apianta basilicale con tre navate e senza transetto.Nel 1775 si diede avvio a un radicale ripensamento delcomplesso; si demolì l’antico, ormai insufficiente data la crescitademografica di Locorotondo, dando inizio ai lavori perla nuova chiesa, eretta tra il 1790 e il 1825 e consacrata nel1829.La facciata neocinquecentesca si articola su due ordini,divisi verticalmente da due serie di colonne. Al culminedel secondo ordine è un timpano triangolare decorato daun bassorilievo avente a soggetto “San Giorgio e il drago” e,all’estremità, le statue dei santi Pietro e Paolo.Ai quattro angoli del campanile sono le statue della Veronicae delle Tre Marie, provenienti dalla chiesa pre-esistente.La cupola, dal profilo ribassato, era originariamente ricopertada policrome maioliche smaltate distrutte, il 1841, daun fulmine. L’interno si articola su di un impianto a crocegreca con presbiterio allungato e rialzato sul sottostante succorpo;l’insieme è caratterizzato da sobrietà e chiarezza neoclassicapur con precedenze ancora barocche.Sulla sinistra della navata è il cappellone del Santissimo Sacramento;di grande interesse appaiono le quarantadue formellein pietra viva, raffiguranti scene del Vecchio e NuovoTestamento, scolpite tra il 1591 e il 1613.Il ricchissimo altare presenta, nelle sue forme barocche,l’alternarsi di marmi, pietre dure e argento lavorato a sbalzo;su di esso è l’Ultima Cena dipinta il 1841 dal pittore napoletanoGennaro Maldarelli (1796-1858).Il patrimonio figurativo e scultoreo della chiesa, molto ricco,comprende il secentesco affresco, staccato, raffiguranteSan Donato Vescovo.Nell’altare dedicato all’Assunta è il dipinto raffigurante laMadonna Assunta in Cielo del 1838, sempre del Maldarelli,autore il 1840 del San Giorgio che uccide il drago e il 1839 delL’interno della Chiesa madre © Silvio SimeoneSan Michele arcangelo e la caduta degli angeli ribelli. Altrodipinto rilevante, attribuibile a Barnaba Zizzi (1762-1828), èLa morte di San Giuseppe.Fastoso è l’altare marmoreo della Madonna del Rosario,realizzato il 1764, con una tela e quindici ovali del pittoremartinese Francesco de Mauro. Prossimi agli ingressi sonosia il battistero a marmi policromi dello scultore napoletanoFedele Caggiano, autore dell’altare maggiore il 1861, che ilcenotafio di Vitantonio Montanaro (1694-1779), promotoredella ricostruzione della chiesa, opera del napoletano PasqualeRicca, realizzato il 1847.Alla bottega di Francesco De Mauro sembrano attribuibili Ilmartirio di san Bartolomeo e Gesù dopo la flagellazione allacolonna. A maestranze pugliesi del XIX secolo sono assimilabilisia La resurrezione di Gesù sia la rappresentazione diGesù al tempio. Ottocentesche sono le tele con rappresentazionedi San Vito, San Luigi Gonzaga, San Biagio vescovo.In Locorotondo è molto vivo il culto per san Giorgio martiredi cui nella Cattedrale di Brindisi si conserva la reliquiadel braccio; la diffusione della devozione verso questo santomilitare pare di non dubbia provenienza orientale. Giorgiosconfiggendo il drago si propone come allegoria della ragioneche vince sull’istinto; la ragione, rafforzata dalla fede, sipersonificava nelle armate di Bisanzio a lungo unico argineal dilagare dell’Islam e, in seguito, nel duro lavoro che il contadinopone in essere per strappare alla macchia e al boscoterre coltivabili. I terrazzamenti della Valle d’Itria rimandanoa questo incessante operare dell’uomo; la terra forniscecosì supporto alimentare alla crescita demografica e, al contempo,la materia prima per l’abitare diffuso nelle campagnequi punteggiate dai trulli. Nel segno di san Giorgio la naturaselvaggia è a un tempo sacralizzata e posta sotto il controllodella ragione.Il 22 maggio <strong>2010</strong>, la chiesa è stata restituita alla comunitàdopo attenti lavori di restauro, diretti dall’arch. DomenicoSasso, in concomitanza con l’antica celebrazione del “dono”a san Giorgio, memoria e rendimento di grazie con riferimentoagli eventi del 1647-9 ossia ai tumulti popolari in Locorotondo,alla repressione che ne seguì, allo scampo che sivolle ottenuto dal santo patrono.Antonella Goliasanta maria del soccorso È opera risalente al XVII secoloCappella mariana nel cuore della cittadinaNel centro storico di Locorotondosorge, nell’omonima piazzetta, lapiccola cappella di Santa Mariadel Soccorso, armoniosamente inseritanell’intreccio delle candide stradine dellacittà antica. L’edificio fu costruito, indicativamentefra il 1627 e il 1632 per volontàdel barone del tempo, Giovanni GiacomoBorrassa il quale, per l’edificazione, impiegòi fondi donati da un certo Borgerioper restaurare una più antica cappella, ormaidiroccata, sita nei pressi dell’attuale.L’edificio risalta per il contrasto del luminosobianco della calce con cui sono dipintele pareti e il caldo grigio bruno dellapietra locale utilizzata per alcuni dettagliarchitettonici.La facciata, dall’aspetto pulito e lineare,presenta al centro il portale d’ingresso,con architrave in pietra, sormontato dauna lunetta con cornice; al di sopra è postolo stemma del barone Borrassa circondatoda un cartiglio decorato ai lati da duemascheroni e sovrastato da una piccolaapertura circolare. In alto vi è un campanilea vela culminante in una croce di ferro.L’interno, ad aula unica, presenta unaltare in pietra sul quale campeggia, incastonatain una cornice lapidea, la telaseicentesca della Madonna del Soccorsoraffigurata secondo l’iconografia tradizionale.Sullo sfondo di un suggestivo paesaggio,avvolto in una luce crepuscolare,è rappresentata la Vergine che, se con lamano sinistra sorregge teneramente ilBambino, con il braccio destro è nell’attodi scagliare il bastone sul maligno, dallesembianze mostruose, accovacciatoai suoi piedi. Sulla sinistra è un bambinoche con lo sguardo invoca la protezione diMaria, porgendo la manina destra a Gesùche dolcemente ricambia il suo sguardo.Dalle fonti si deduce che Giulio Cesare,figlio del barone Borrassa, pretese il patronatodella cappella. Ne conseguì unacontroversia con il clero risolta nel 1639quando il barone rinunciò a tutti i suoidiritti sulla cappella. Da quel momento sidecise che la festa in onore della Madonnasarebbe stata celebrata il 5 agosto, giornoin cui si ricorda Santa Maria della Neve.Nella chiesetta era collocata una tela, raffiguranteSan Vito martire, oggi conservatanella chiesa madre di San Giorgio.Erika AndriolaLa chiesa dell’AddolorataUna chiesa intitolata all’Addolorata, sitain prossimità dell’oratorio dell’Annunziata,esisteva a Locorotondo almeno daiprimi dell’Ottocento; già allora era sede dellaconfraternita dei Sette Dolori o dell’Addolorata,la cui attività è documentata dal1764.Fu nel 1855 che il sacerdote Don LeonardantonioCurri promosse l’abbattimentodell’antico castello e l’edificazione in quelluogo della nuova chiesa dell’Addolorata.Tale scelta voleva cancellare dalla memoriapopolare le atrocità commesse in quelleprigioni dai duchi Caracciolo di MartinaFranca, governanti di Locorotondo fra XVIIe XIX secolo.I lavori, realizzati da Fabio Pentassuglia,furono ultimati il 1858.La facciata è divisa in due ordini da unacornice marcapiano, con la parte corrispondentealla navata centrale leggermenteavanzata. Nell’ordine inferiore, tra due coppiedi lesene decorate con capitelli dorici, siapre il portale con architrave, su cui è l’iscrizione“REAL COLLEGIODEI SETTE DOLORI 1855”,decorato da una cornice.L’ordine superiore è alleggeritoda una finestra chesi apre tra due coppie dilesene con capitello ionico.La facciata è conclusada un timpano, dalle formeclassicheggianti e croceapicale; al centro campeggial’effige del cuoretrafitto, inserito in un’arme sormontata da unacorona aggettante.La decorazione esternaè impreziosita da due antiche statue inpietra, collocate agli angoli dell’edificio, raffigurantile sibille Delfica ed Eritrea, probabilmenteprovenienti dall’ecclesia mater.All’interno la chiesa è divisa in tre navatecon transetto e una piccola abside in corrispondenzadella navata centrale. Di notevoleinteresse è la coperturacon volte a stella dellazona presbiterale al cuicentro è l’altare maggiorein marmo dalle formecontemporanee. Il piccolotransetto, rivestito daun coro ligneo, presentauna cantoria nella zonaabsidale.Ai lati dell’ingresso, lacontrofacciata presentadue nicchie i cui sono lestatue lignee di Sant’AntonioAbate e del CristoRisorto, datate 1888 e firmatedal locorotondeseAntonio Semeraro.Un pilastro cruciforme, con alto basamento,separa le navate laterali da quella centrale;la decorazione interna si articola siasu due altari laterali, caratterizzati da morbideforme barocche, che a statuaria inseritain nicchie ed edicole.L’altare sinistro è dedicato al SantissimoSacramento, soggetto dell’immagine al disopradella mensa. L’altare destro, dedicato alCristo Morto, presenta, al posto del paliotto,il simulacro del Cristo deposto e, al di sopradella mensa, una nicchia con la statua ligneadel Cristo Crocifisso.Particolare interesse riveste il corredo distatue; al XVII secolo paiono riconducibilisia la piccola statua in pietra di Sant’AntonioAbate che i manichini vestiti aventi asoggetto San Gaetano con il Bambino Gesù,l’Addolorata e la Madonna della Croce.Malgrado gli accurati studi condotti dall’architettoPasquale Montanaro, in occasionedel centocinquantesimo anniversario dellaconfraternita e dei restauri da lui stessocurati, al momento non esiste un’esaurientepubblicazione su questa piccola ma interessantechiesa confraternale. È auspicabileche questo luogo sia al più presto oggettodi nuove e più approfondite analisi storicoartistiche.Maria Concetta Velardi


luglio-agosto <strong>2010</strong>Sport 23intervista A colloquio con il noto telecronista della Rai Bruno Pizzul«Lo sport torni agenzia educativa»Un bel calcio, una bellasquadra, ma sopratuttola valorizzazionedei propri giovani. Questosecondo Bruno Pizzulil segreto della vittoria dellaSpagna ai mondiali in Sudafrica.Non solo calcio giocatodunque, ma anche un’idea disport che possa essere ancheun’occasione di formazione ecrescita.«La finale come capitaspesso e volentieri quando ilrisultato è così importante –spiega il telecronista - non èstata altamente spettacolare,però indubbiamente è statauna gara molto molto combattuta,con gli olandesi cheper la terza volta hanno persouna finale mondiale e che hannoimpostato la partita così come dovevano,forse con qualche eccesso dirudezza, qualche intervento davveromolto pesante. Ma per il resto la partitaha seguito il copione atteso, conla Spagna a mantenere il controllodella situazione, con la solita grandedifficoltà di tradurre in gol il gran volumedi gioco sviluppato». Eppure unguizzo ha risolto la partita: «alla fine,quando stavano scadendo i supplementariIniesta che è uno degli elementipiù rappresentativi del centrocampospagnolo ha sbloccato lasituazione. Non è stata dunque unapartita di grande spettacolarità peròha regalato emozioni fino all’ultimofregiandosi del primo titolo mondiale.Era tra le favorite e ha tenuto fedeal pronostico».Sintesi tra campioni e gruppo, questaè la Spagna secondo il celebregiornalista sportivo «ma soprattuttoespressione credibile di un calcioche in questi anni ha sempre privilegiatola tecnica individuale, il palleggio,la valorizzazione dei giovani,il brogliaccio tattico è quello delBarcellona, quindi gran possessodi palla, e, certo, non sempre si puòvincere, ma la qualità dei giocatoriSan Leucioe l’efficacia del gioco della Spagna ètestimoniato da questa vittoria e dalfatto che le formazioni di club spagnolecontinuino ad essere ai verticidel calcio internazionale».Indubbiamente la Spagna è statamolto brava e continua ad esserlonella valorizzazione dei proprigiovani, un tratto che la distinguedecisamente dall’Italia: «Sì è vero enon è facile trovare quelle che sonole cause per rimediare, ma di certol’organizzazione del settore giovaniledalle nostre parti in qualche manieradeve essere rivisto. Occorre che ci siauna maggiore attenzione nella valorizzazionedella tecnica individuale,mentre da noi i ragazzini fin quandosono più che bambini vengono trattatiquasi come se fossero dei professionisti,si dà grande valore all’aspettofisico, atletico, i giri di campo evia dicendo e poco forse alla presadi confidenza con il pallone che è lostrumento di gioco fondamentale».Questi mondiali si sono tenuti inSudafrica, un paese non casualeverrebbe da dire. Si è riusciti atrasmettere dei messaggi simbolicial di là di quello che è stato ilcalcio giocato?«La speranza è che una volta finita laribalta dei mondiali tutto non cadanel dimenticatoio. E’ chiaro che abbiamoparlato e continuiamo a parlaredi problemi del Sudafrica, macredo di poter dire che possa essereestesa all’intera Africa questa necessitàdi attenzione da parte del mondoverso quelli che sono i problemiche angosciano questo straordinarioe incredibile continente che però èancora alle prese con molti problemidi carattere economico, sociale esanitario e via dicendo. Sicuramentel’impatto è stato molto molto forte alivello di emozione personale per lecose che abbiamo visto, quegli occhidei bambini resteranno incisi nellamemoria di tutti noi ed è chiaro chevanno aiutati e vanno portati avantianche i tentativi di miglioramento esuperamento di quelli che sono ataviciproblemi che angosciano quellaterra e quel continente. Indubbiamentesotto questo profilo il mondialeci ha dato delle opportunità, hasuscitato delle attenzioni nelle nostrecoscienze».Proprio in quest’ottica come sipuò investire allora in calcio ededucazione a livello mondiale?«È di fondamentale importanza, orapuò sembrare una fase fatta e con unpizzico di retorica che anche il calcioche è lo sport più diffuso e di piùfacile apprendimento può diventareuna formidabile agenzia educativaper la formazione dei singoli individuied anche perché metta in motodei meccanismi di solidarietà ed attenzionereciproca che sono naturalinel mondo dello sport. Questo è unproblema che ovviamente deve esserecoltivato portato avanti laggiù, maserve molto anche dalle nostre parti,lo sport come agenzia educativa. Varecuperato il momento fondamentalmentepositivo dell’aggregazionegioiosa nel nome proprio del calcioper abituare i ragazzi fin da quandosono tali a stare assieme, a conoscerei propri problemi a sopportarsi,alla fine per sentirsi migliori anchesotto il profilo umano. E’ chiaro chepoi anche lo sport può subire dellecontaminazioni per il troppo denaro,gli interessi esasperati ma è chiaroche in un momento in cui siamo allaricerca disperata di agenzie educativecredibili anche lo sport deve recuperarequesto suo fondamentalevalore».Francesca LozitoSpagna, squadradi grande talentoSpagna, come tantipronosticavano. Spagnacampione, come nonera mai accaduto. Vinceil Mondiale la squadradi maggior talento, conun gioco maturo e compiuto,un organico pienodi campioni bene assortitie mai primedonne.Onore all’Olanda, cheesce sconfitta anche allasua terza finale. Eppure,come quattro anni prima,quando erano statigli azzurri protagonisti,anche questa finale nonè stata bella, ma tirata edemozionante sì, finita increscendo, con clamoroseoccasioni sprecate neisecondi 45 regolamentari.Non sono bastati i 90minuti per una Spagnapadrona del campo, conXavi a dominare la scena,con Pujol e Pique che davanogaranzie in retrovia,ma come in tutto il Mondialeavara sottoporta(anche prima dell’ultimoatto, tutte le partite eranostate vinte solo 1-0).Di fronte aveva un’Olandache, dietro il duo dei fenomeniRobben-Snejder,evidenziava un nervosismoinconsueto, che ancorprima dell’espulsionedi Heitinga, poteva costarglil’inferiorità numerica.Alla fine il giocatore piùuniversale di tutti, AndreasIniesta, erede degliOrange del calcio totale,fenomeno del Barcellona,ha deciso meritatamentela sfida, orientando ancheil Pallone d’Oro versola Catalogna, nonostantel’annata magica nell’Interdi Snejder e la strapotenzatecnico-atletica di Robbennel Bayern.riflessioni Mondiali alla Spagna nel continente delle grandi contraddizioniSpenti i riflettori, cosa rimane dei mondiali di calcio?Dopo che le mani meravigliose di Iker Casillas hannotolto la Coppa del Mondo dai piedi degli undiciscarponi in arancione domenica notte a Joburg, cisi chiede quanto rimarrà di questo campionato nelle mentie nei cuori dei milioni di spettatori che nel mondo l’hannoseguito. Naturalmente non ci riferiamo ai gesti atletici,come le prodezze di Ramon o la grinta dei giovani talenticome Mueller, né alle brutte e belle figure, come l’arbitroWebb che all’essere uomo ha preferito mostrarsi ominicchioo i giocatori spagnoli che si scambiavano le bandierecatalane, basche o asturiane a segnare che la vittoria eradavvero di tutti. Stiamo pensando piuttosto a che cosa rimarràdell’idea di Africa a chi per una volta ha rincorso ilpallone, almeno con gli occhi, verso Sud.Oggi in Sudafrica molti si chiedono se le spese effettuateper ospitare i mondiali siano state proporzionate, se stadicosì grandi saranno davvero riempiti nei prossimi anni almenocol rugby. Alcune voci si chiedono se l’investimentopubblicitario per far conoscere il Paese e la sua economianon sia stato eccessivo e se non si dovesse destinare il denaroverso il sistema scolastico, tuttora in difficoltà in alcunezone del Paese, o verso altri scopi sociali.In realtà il rischio che spenti i riflettori, l’idea di Africa sidissolva nel buio è forte. Il calcio e la macchina della pubblicitàmacinano tutto e finito un carosello ne propongonoun altro. Nel 1978 il mondiale servì ai colonnelli argentiniper irridere le loro vittime e il mondo, oggi la presenza diMandela offre un segnale esplicito in tutt’altra direzione, némanca chi come Casillas – sì, ancora lui – ha versato, imitatodai compagni di squadra, buona parte del premio per lavittoria, ad una iniziativa per i bambini in Sierra Leone. Mail timore che waka waka rimanga solo un ballo e non unapresa di coscienza rimane.È compito di chi può scrivere, allora, raccontare i fiori chesbocciano nell’Africa del <strong>2010</strong>. Il più bello e tormentato,sbocciato durante i mondiali è quello della Guinea Conakryche è tornata a votare in modo libero dopo cinquant’anni.Dopo l’indipendenza dalla Francia nel 1958, il Paese havisto la dittatura sanguinaria di Sekou Touré. Gli è successoil generale Lansana Conté, che ha guidato il Paese primada dittatore e poi da presidente, con elezioni formalmentelibere, ma viziate dai militari e dal partito di governo. Allamorte di Conté, un gruppo di militari ha preso il potere creandola Cndd, la Commissione nazionale per lo sviluppo ela democrazia, promettendo elezioni libere in due anni. Ilsuo leader, il capitano Dadis Camara ha avviato un’azioneefficace e probabilmente sincera contro alcuni privilegi egruppi di potere. Ha dichiarato guerra ai trafficanti di droga,mettendo in carcere personaggi eccellenti come il figliodell’ex dittatore Conté, ma ha inanellato gravi errori, proponendosicome unico difensore del popolo. Prese di posizionegoffe contro governi e ambasciatori stranieri e la ‘minaccia’di candidarsi alle presidenziali per evitare l’arrivo diavventurieri disonesti, gli hanno fatto perdere il consensodentro e fuori il Paese. Delle difficoltà hanno approfittatocoloro che nella Cndd contavano solo sostituirsi al vecchiogruppo di potere. La tensione crebbe, sino ad arrivare al28 settembre scorso, quando un gruppo di militari spara ecommette un eccidio durante la manifestazione delle ‘forzevive’ del Paese nello stadio della capitale che chiedevanoelezioni presto e senza la candidatura di Dadis. Questinega di avere ordinato di sparare, va a visitare i malati, manon punisce nessuno dei responsabili. Da molti viene consideratoconnivente, ma in realtà è probabile che la stragesia stato un atto di ribellione di un gruppo di militari controdi lui. Dadis tenta una mediazione personale per evitareuna degenerazione ancora più sanguinosa. Il malcontento,infatti, sta alimentando la tensione etnica. Un mese dopola strage, i responsabili sparano a Dadis e ai suoi. Alcunimuoiono, Dadis viene gravemente ferito e trasferito inMarocco per essere curato. Ma la prova di forza fallisce. Ilpotere passa nelle mani del numero due della giunta checonvoca elezioni sotto una supervisione internazionale. Ilsacrificio di Dadis in qualche modo ha creato le condizioniperché più nessuno possa pensare di poter trattenere impunementeil potere.Due settimane fa si è finalmente votato. I risultati sarannodichiarati ufficialmente il 18 luglio e comporteranno losvolgimento di un secondo turno. Molto rimane incerto,sia sull’esito del ballottaggio, sia sulla reale ‘liberazione’ daigruppi di potere, ma è un fatto che il quadro politico appareirreversibilmente cambiato e più aperto, dopo un percorsoin cui chi ha lavorato per la democrazia ha agito senza violenza,smentendo le previsioni di chi vedeva in Guinea laprossima guerra africana.Raccontare l’Africa dei mondiali è raccontare anche questo.Lo faremo ancora. Con trepidazione e fierezza.Riccardo Moro

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