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universita' degli studi di genova facolta' di medicina e chirurgia

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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI GENOVA<br />

FACOLTA' DI MEDICINA E CHIRURGIA<br />

“CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA”<br />

POLO DI LA SPEZIA<br />

Relatore: Dott. Gian Carlo Canese<br />

Studente: Daniele Bilotti<br />

Matr. 3145683<br />

Correlatore : Dott.ssa Giovanna Rizzo<br />

Anno Accademico 2009-2010


INDI<br />

CE<br />

INDICE<br />

Ringraziamenti<br />

Prefazione<br />

Introduzione<br />

Pag. 3<br />

Pag. 5<br />

Pag. 6<br />

Capitolo Primo<br />

Evoluzione storica delle funzioni<br />

infermieristiche e legislazione<br />

Pag. 12<br />

1.1. Evoluzione infermieristica storica Pag. 12<br />

1.2. Evoluzione legislazione infermieristica Pag. 22<br />

2. Capitolo Secondo<br />

Pag. 356<br />

Responsabilità infermieristiche ed errore<br />

terapeutico<br />

3. Capitolo terzo<br />

Pag. 55<br />

Farmaco e sue somministrazioni<br />

3.1. Farmaco, farmacocinetica ed i loro effetti Pag. 55<br />

3.2. Assorbimento e vie <strong>di</strong> somministrazione ( Pag. 64<br />

pregi e <strong>di</strong>fetti)<br />

3.3 La terapia Pag. 72<br />

3.4 La terapia orale Pag. 76<br />

4. Capitolo Quarto<br />

Pag. 81<br />

governo clinico e clinical pathways<br />

4.1 Il Governo clinico. Pag. 81<br />

4.2 Clinical pathways Pag. 99<br />

5. Capitolo Quinto<br />

Pag. 110<br />

Educazione terapeutica nella<br />

somministrazione del farmaco<br />

Conclusioni Pag. 142<br />

Allegati<br />

Bibliografia<br />

Pag.147<br />

Pag.159<br />

Sitografia Pag. 168<br />

2


Ringraziamenti<br />

Prima <strong>di</strong> tutti voglio ringraziare Dio.<br />

Illuminandomi mi Ha dato l' opportunità <strong>di</strong> percorrere questo<br />

stupendo cammino che oggi, infine, mi ha portato a scrivere e<br />

<strong>di</strong>scutere questa Tesi Universitaria.<br />

Lo ringrazio per avermi dato l' occasione <strong>di</strong> entrare nel cuore dei<br />

pazienti e Ringrazio perché ognuno <strong>di</strong> loro sono allo stesso tempo<br />

rimasti nel mio cuore.<br />

Ringrazio i miei strepitosi genitori Gerardo e Michelina che mi hanno<br />

sostenuto con anima, cuore mente ed anche in maniera economica,<br />

per far si che completassi gli <strong>stu<strong>di</strong></strong>.<br />

Ce l' ho messa tutta per non deludervi, essere orgogliosi <strong>di</strong> me e<br />

comunque non sarà solo una vita abbastanza lunga per potervi <strong>di</strong>re<br />

grazie…...<br />

Ringrazio <strong>di</strong> cuore il mio Direttore Universitario, nonché Relatore <strong>di</strong><br />

Tesi: il<br />

Dott. Gian Carlo Canese che con cuore <strong>di</strong> padre ci ha<br />

cresciuto, inculcandoci lo spirito della professione infermieristica.<br />

Le Tutors : Daniela Corbari e Maria Zermira Monti che con la loro<br />

professionalità e simpatia ci hanno stimolato e<br />

educato durante<br />

tutto il nostro percorso formativo .<br />

Soprattutto voglio ringraziare in modo del tutto speciale la mia Tutor,<br />

la dott.ssa. Giovanna Rizzo, mi ha insegnato molto trasmettendomi<br />

tanta della sua esperienza oltre che della propria professionalità.<br />

3


Ringrazio il mio grande amico, l' Ing: Giovanni Bonanini. E tutti i<br />

miei Compagni <strong>di</strong> corso per l’amicizia donatomi in questo percorso<br />

<strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> insieme…<br />

Grazie a tutti coloro che hanno creduto in me ………. .<br />

PREFAZIONE<br />

4


“L’assistenza è un’arte;<br />

e, se deve essere realizzata come un’arte,<br />

richiede una devozione totale ed<br />

una dura preparazione,<br />

come per qualunque opera<br />

<strong>di</strong> pittore o scultore;<br />

con la <strong>di</strong>fferenza che non si ha a che fare<br />

con una tela o un gelido marmo,<br />

ma con il corpo umano,<br />

il tempio dello spirito <strong>di</strong> Dio.<br />

E’ una della belle Arti<br />

Anzi, la più bella delle Arti Belle”<br />

Florence Nightingale<br />

INTRODUZIONE<br />

5


Uno dei perni centrali che rientrano nella professione Infermieristica<br />

è la gestione e somministrazione del farmaco.<br />

Lo definisco perno centrale perché è un' attività molto delicata che<br />

porta a dei rischi molto seri sia per l’ operatore che per il paziente<br />

coinvolto. Ovvero: uno sbaglio qualsiasi può<br />

creare un danno al<br />

paziente, o ancora peggio mettere in serio pericolo la<br />

vita dello<br />

stesso.<br />

Come tale, questo errore, fa gravare sul' infermiere durante la<br />

somministrazione della terapia, un altissimo grado <strong>di</strong> responsabilità<br />

portando con se tutte le complicanze del caso.<br />

Tale<br />

“grado” è ovviamente regolato e <strong>di</strong>sciplinato da norme ben<br />

precise che chiariscono in maniera netta la responsabilità che ha l'<br />

infermiere sotto gli aspetti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne penale, civile e <strong>di</strong>sciplinare in<br />

caso <strong>di</strong> errore durante la somministrazione del farmaco oltre alla<br />

gestione anche le relative modalità <strong>di</strong> conservazione. Infatti il rischio<br />

farmacologico, preoccupa a livello sia nazionale che internazionale<br />

tutto il personale sanitario.<br />

Come rileva un articolo su Medscape 1 dove analizza i dati più recenti<br />

e cerca <strong>di</strong> fare un punto della situazione.<br />

Già nel 1999 l’Institute of Me<strong>di</strong>cine statunitense aveva pubblicato un<br />

1 Medscape è una risorsa web per i me<strong>di</strong>ci e altri professionisti della salute<br />

6


apporto secondo il quale si registrano negli USA circa 7000 decessi<br />

l’anno per errori <strong>di</strong> somministrazione dei farmaci. Successivamente<br />

il rapporto del 2006 ha mostrato che la situazione non è affatto<br />

migliorata da allora 2 .<br />

In Italia il tema è stato ripetutamente segnalato e monitorato dalla<br />

Società Italiana <strong>di</strong> Farmacia Ospedaliera (SIFO), che all'argomento<br />

ha tra l'altro de<strong>di</strong>cato un<br />

convegno lo scorso autunno, durante il<br />

quale si è deciso <strong>di</strong> investire a fondo per garantire una sempre<br />

maggiore sicurezza.<br />

Per la precisione, non solo in ospedale si verificano episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> errori<br />

<strong>di</strong> somministrazione dei farmaci, ma a volte gli stessi pazienti<br />

sbagliano nella auto-somministrazione del farmaco.<br />

Matthew Grissinger 3 , esperto in analisi della sicurezza in me<strong>di</strong>cina,<br />

2 Hahn KL. The “Top 10” drug errors and how to prevent them. Medscape 2007.<br />

3 Matthew Grissinger, RPH, FASCP Direttore, Programmi Segnalazione errori. Matthew<br />

Grissinger ha una vasta esperienza in assistenza a lungo termine, <strong>di</strong> assistenza domiciliare, comunità e<br />

farmacia (http://www.ismp.org/about/staff.asp)<br />

7


ha identificato i farmaci maggiormente coinvolti in errori da parte dei<br />

pazienti, il cui uso errato li porta ogni anno a numerose visite al<br />

pronto soccorso. Esempio: insulina, anticoagulanti, amoxicillina,<br />

aspirina, trimethoprim-sulfametoxazolo, paracetamolo, ibuprofene,<br />

cefalexina e penicillina.<br />

Sovradosaggi non intenzionali causano il 40 per cento delle visite al<br />

pronto soccorso dovute a errori <strong>di</strong> assunzione <strong>di</strong> farmaci, seguiti dagli<br />

effetti collaterali e dalle reazioni allergiche.<br />

Gli errori più comuni sono: assumere dosaggi sbagliati o in orari<br />

sbagliati, <strong>di</strong>menticare <strong>di</strong> prendere il farmaco, interrompere<br />

deliberatamente la terapia. Ad<strong>di</strong>rittura alcuni sbagliano <strong>di</strong> netto il<br />

farmaco assumendo un farmaco al posto <strong>di</strong> un' altro o ad<strong>di</strong>rittura due<br />

volte lo stesso.<br />

In ospedale La somministrazione della terapia è effettuata dagli<br />

8


Infermieri che sotto prescrizione me<strong>di</strong>ca somministrano il farmaco al<br />

paziente.<br />

Praticamente questi operatori sono il trait d' union che unisce la<br />

terapia prescritta dal me<strong>di</strong>co al paziente. Ma non è così semplice<br />

come si potrebbe pensare.<br />

Infatti spesso i ritmi frenetici della corsia, la troppa burocrazia, i<br />

tempi ristretti che si possono creare in seguito ad una emergenza,<br />

sempre in agguato in un reparto e la mancanza <strong>di</strong> personale, ridotto<br />

sempre al minimo per ridurre i costi, portano l' infermiere ad uno<br />

stato <strong>di</strong> stress e deconcentrazione che alzano in maniera esponenziale<br />

il rischio <strong>di</strong> errori clinici.<br />

Comunque guar<strong>di</strong>amo più affondo quali sono le me<strong>di</strong>cazioni<br />

"incriminate" somministrate in ospedale: insulina, morfina, cloruro<br />

<strong>di</strong> potassio, albuterolo, eparina, vancomicina, cefazolina,<br />

paracetamolo, warfarin, furosemide.<br />

9


Tra gli errori che vengono commessi in corsia, tra i più comuni<br />

possono essere inclusi: lo scambio <strong>di</strong> farmaci con confezioni simili (<br />

ve<strong>di</strong> il ckl), confondere farmaci <strong>di</strong>versi ma con nomi somiglianti,<br />

errori nello scrivere e nel leggere le abbreviazioni delle unità <strong>di</strong><br />

misura delle dosi...<br />

Talvolta gli errori possono essere imputabili a prescrizioni scritte a<br />

mano con una grafia poco comprensibile, ad etichette ambigue o a<br />

personale non adeguatamente preparato.<br />

Oltre ai precedenti fattori in grado <strong>di</strong> aumentare gli errori in corsia,<br />

possiamo prendere in esami altri passaggi chiave in cui si può<br />

verificare un errore. E sono: acquisizione <strong>di</strong> informazioni sul paziente<br />

e/o su uno specifico farmaco, comunicazione tra operatori sanitari e<br />

con i pazienti, confusione creata da etichette, confezioni e nomi dei<br />

farmaci, conservazione e <strong>di</strong>stribuzione dei farmaci,<br />

somministrazione, eccessiva lunghezza dei turni, competenza dello<br />

staff, livello <strong>di</strong> educazione terapeutica del paziente, qualità dei<br />

sistemi <strong>di</strong> controllo (identificazione <strong>degli</strong> errori, ed analisi e<br />

interventi per ridurli).<br />

Esistono anche fattori ambientali che possono incidere e sono: scarsa<br />

illuminazione, rumore, interruzioni.<br />

In alcuni casi gli errori possono essere evitati con un passaggio in più<br />

10


tra la prescrizione e la somministrazione, ad esempio con una<br />

richiesta <strong>di</strong> conferma da parte del farmacista al me<strong>di</strong>co che ha scritto<br />

la prescrizione.<br />

Una corretta comunicazione è, infatti, un fattore determinante:<br />

abbreviazioni, calligrafie illeggibili, or<strong>di</strong>ni verbali e ambigui,<br />

problemi in prescrizioni via fax o via computer, o ad<strong>di</strong>rittura<br />

telefoniche, sono tutte fonti <strong>di</strong> possibili incomprensioni e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

errore.<br />

Un altro modo <strong>di</strong> prevenire possibili errori, secondo l’opinione <strong>di</strong><br />

Henry Cobb 4 , è tentare <strong>di</strong> ridurre il carico <strong>di</strong> stress dei farmacisti<br />

ospedalieri, il cui numero è spesso insufficiente. Identificazione delle<br />

fonti <strong>di</strong> stress, risposte anticipate, sistemi <strong>di</strong> supervisione e feedback<br />

e personale competente e numericamente adeguato possono ridurre<br />

il numero <strong>di</strong> errori dovuti ad accumulo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni, confusione e orari<br />

non stop.<br />

4 Professore associato del College of Pharmacy della University of Georgia,<br />

11


CAPITOLO PRIMO<br />

1.1 evoluzione infermieristica storica.<br />

“Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai<br />

nulla del proprio presente.” 5<br />

L' Infermieristica è una <strong>di</strong>sciplina scientifica, che per essere chiamata<br />

con l’ aggettivo scienza, deve rispondere e sod<strong>di</strong>sfare i “cinque<br />

requisiti” che una materia deve avere, proprio per essere nominata<br />

scienza.<br />

Questi requisiti sono:<br />

1) Campo <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o.<br />

2) Metodo.<br />

3) Scopo,<br />

4) Campo <strong>di</strong> applicazione.<br />

5) Ragione storica <strong>di</strong> esistere.<br />

Perciò, applicando queste voci alla Materia Infermieristica, si può<br />

notare che queste trovano facilmente una risposta.<br />

Nello specifico l' infermieristica ha come campo <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o l' Uomo, il<br />

metodo si basa sul processo <strong>di</strong> assistenza, per quanto riguarda lo<br />

scopo è rendere la persona autonoma, identificando e sod<strong>di</strong>sfacendo i<br />

bisogni della persona me<strong>di</strong>ante un processo educativo.<br />

5 Frase <strong>di</strong> Indro Montanelli<br />

12


Il campo <strong>di</strong> applicazione è ovviamente l' ambiente <strong>di</strong> vita e ultimo ma<br />

non meno importante è la ragione storica <strong>di</strong> esistere. Infatti l'<br />

infermiere è sempre stato presente nella storia e ha sempre avuto una<br />

ragione storica per esistere; anche se non' è del tutto vero che l'<br />

infermiere è sempre esistito. Più correttamente è il processo<br />

assistenziale che è sempre esistito, fin dai tempi dell' uomo<br />

primitivo, 6 dove la donna curava i figli e l' uomo ferito che tornava<br />

dalla caccia.<br />

Successivamente si parla <strong>di</strong> assistenza con il popolo egizio che<br />

ad<strong>di</strong>rittura nella loro cultura me<strong>di</strong>ca mettevano in atto ed eseguivano<br />

i primi interventi chirurgici che ovviamente venivano erogati solo alle<br />

persone più ricche o ai Faraoni, lo stesso valeva per l' assistenza <strong>di</strong><br />

6 R. F. Craven, C. J. Hirnle – “Principi Fondamentali dell’assistenza infermieristica”Casa <strong>di</strong>trice<br />

Ambrosiana 2007<br />

13


ase 7 .<br />

L' evoluzione dell'assistenza continua ed arriviamo nell’antica Grecia<br />

dove esistevano luoghi <strong>di</strong> cura <strong>di</strong> gran bellezza naturale, dove erano<br />

prestate cure, solo a persone facoltose, in grado <strong>di</strong> affrontare le spese.<br />

Queste cure venivano erogate nelle IATERIA o IATERION 8 .<br />

Questi, erano luoghi favolosi, costruiti in mezzo alla natura, dove i<br />

sacerdoti e i me<strong>di</strong>ci, usavano come farmaco filtri <strong>di</strong> erbe me<strong>di</strong>che,<br />

guarivano le persone ricche liberandole dai demoni che infliggevano<br />

loro malanni.<br />

Nel concetto greco della malattia è sempre stato rivelato la <strong>di</strong>fferenza<br />

dall’aspetto fisico del corpo e quello spirituale voluto dagli dei.<br />

Anche se la nascita del pensiero scientifico si può far risalire alla<br />

comparsa delle prime scuole me<strong>di</strong>che in Italia (Scuola <strong>di</strong> Crotone e<br />

Scuola <strong>di</strong> Sicilia), è in Grecia che avviene la completa e definitiva<br />

7 G. Armocida B. Zenobio – “Storia della me<strong>di</strong>cina” – Biblioteca Masson 2002<br />

8 E. Manzoni – “Storia e filosofia dell’assistenza infermieristica” – Masson 2000<br />

14


emancipazione del me<strong>di</strong>co sul sacerdote con la costituzione del<br />

concetto <strong>di</strong> "clinica".<br />

Nell'antica Grecia la me<strong>di</strong>cina veniva praticata nei Ginnasi 9 , nelle<br />

Palestre e negli jatreia: il ginnasio era il luogo in cui i giovani<br />

venivano formati culturalmente e fisicamente, mentre nella palestra<br />

si allenavano gli atleti veri e propri.<br />

L'uno e l'altra consentirono un certo sviluppo della <strong>chirurgia</strong> in<br />

seguito alle non infrequenti lesioni in cui gli atleti incorrevano<br />

nell'esecuzione <strong>degli</strong> esercizi fisici 10 .<br />

Tutti coloro che lavoravano in queste strutture avevano conoscenze<br />

abbastanza approfon<strong>di</strong>te <strong>di</strong> traumatologia e massoterapia; i me<strong>di</strong>ci,<br />

che solitamente visitavano in strutture pubbliche o private (jatreia),<br />

venivano chiamati dal ginnasiarca solo nei casi più gravi.<br />

Ora si passa ad un periodo storico molto complicato quanto<br />

importante che riguarda il Me<strong>di</strong>oevo. In questo periodo si<br />

registrarono importanti segnali <strong>di</strong> una progressiva specializzazione<br />

dell’arte me<strong>di</strong>ca. Si cominciarono a creare i primi rifugi per derelitti e<br />

forestieri chiamati xenodochia e vennero create le prime infermerie<br />

chiamate nosocomia nelle quali si prestavano cure agli ammalati. 11<br />

Questi erano i primi abbozzi <strong>degli</strong> ospedali inizialmente collegati ai<br />

monasteri e poi progressivamente <strong>di</strong>ventarono autonomi.<br />

Nello stesso periodo nacquero le Misericor<strong>di</strong>e associazioni <strong>di</strong><br />

9 G. Armocida B. Zenobio – “Storia della me<strong>di</strong>cina” Biblioteca Masson 2002<br />

10 C. Calamandrei – “L’assistenza infermieristica – Storia, teoria, meto<strong>di</strong>” – NIS 1993<br />

11 G. Armocida B. Zenobio – “Storia della me<strong>di</strong>cina”<br />

15


volontariato <strong>di</strong> impronta cristiana impegnate nel soccorso dei<br />

citta<strong>di</strong>ni.<br />

Progressivamente però, si determina una carenza numerica <strong>di</strong><br />

religiosi: suore e frati, furono richiamati nei monasteri dalle regole<br />

rigide del loro or<strong>di</strong>ne.<br />

Diventa necessario, ora più che mai, l’impiego <strong>di</strong> personale laico<br />

pagato con un misero compenso, quin<strong>di</strong> vengono reclutati ex<br />

carcerati, prostitute e povera gente.<br />

L’assistenza decade a livelli vergognosi e malati appoggiati su<br />

pagliericci sporchi, insieme ad altri, persino <strong>di</strong> sesso e patologia<br />

<strong>di</strong>versa. I santi riformatori dell’assistenza sono i primi a credere che<br />

l’assistenza, cosi come concepita, non basti più, serve un’assistenza<br />

specifica: l' assistenza infermeristica.<br />

16


Questi santi sono: Giovanni Ciudad nato nel 1495<br />

morto ex soldato <strong>di</strong> ventura, giocatore, vagabondo è quasi messo a<br />

morte con l’accusa <strong>di</strong> rapina. Provo’ <strong>di</strong> persona, rinchiuso in un<br />

manicomio, quanto fu il degrado organizzativo, e com’erano trattati i<br />

malati <strong>di</strong> mente, egli cerco’ <strong>di</strong> migliorare l’aspetto della gestione<br />

organizzativa dell’assistenza,facendo dormire i pazienti in letti puliti,<br />

migliorando l’alimentazione in modo piu’ appropriato, i mo<strong>di</strong> delle<br />

degenza, istituendo corsie e <strong>di</strong>videndole per patologia e sesso.<br />

Miglioro’ il trattamento nei manicomi, prese il nome <strong>di</strong> Giovanni <strong>di</strong><br />

Dio e fondo’ la confraternita dei Fatebenefratelli. Camillo De Lellis<br />

(1550-1614). Anch' esso era un soldato <strong>di</strong> ventura,<br />

manigoldo,attaccabrighe. Fu ferito in battaglia e come esito gli rimase<br />

una piaga cronica 12 . Nel suo girovagare si rivolse al convento <strong>di</strong> San<br />

Giovanni Rotondo, dove fu curato con molta de<strong>di</strong>zione e<br />

amorevolmente dai frati. Li ringrazio’ e ritorno’ alla sua vita <strong>di</strong><br />

sempre.<br />

Torno’ a Roma, dopo poco tempo la piaga si riaprì, rincontrata<br />

12 E. Manzoni – “Storia e filosofia dell’assistenza<br />

infermieristica” Masson<br />

17


l’incuria nell’ospedale in cui era ospite,capì quanto lavoro bisognasse<br />

fare e quanto fosse importante de<strong>di</strong>carsi al malato. Volle far<br />

assistenza presso l’ospedale San Giacomo <strong>degli</strong> incurabili per “porsi<br />

al servizio dei malati per solo amor <strong>di</strong> Dio”.<br />

Vincenzo De Paoli (1581-1660).<br />

Francese, fu grande<br />

innovatore dell’assistenza, devoto del Papa, durante un suo viaggio fu<br />

ferito e si accorse <strong>di</strong> quanto degrado ci fosse e <strong>di</strong> come tristemente<br />

erano trattati i malati.<br />

Lottò per migliorare le cure, all’interno <strong>degli</strong> ospedali, ma era<br />

convinto che bisognasse farlo dando soprattutto rispetto all’uomo nel<br />

suo ambiente naturale.<br />

Sacerdote convinto si de<strong>di</strong>cò alla carità. Ora si comincia a parlare <strong>di</strong><br />

assistenza in un periodo storico che parte dal 1700 fino ai giorni<br />

nostri dove si nota come l' evoluzione dell' assistenza abbia fatto un<br />

passo enorme e come si è capito che l' assistenza infermieristica non<br />

debba essere effettuata da persone normali ignoranti in materia, ma<br />

che serve una figura specializzata che prenda in mano l' intera<br />

assistenza del paziente.<br />

Questa figura è l' Infermiere. Nel 700 la popolazione in Europa è<br />

18


influenzata da una corrente <strong>di</strong> pensiero chiamata ILLUMINISMO 13<br />

che si propone <strong>di</strong> liberare l’umanità dal peso delle credenze e abolisce<br />

i privilegi del clero, rende piu’ efficace l’amministrazione dello stato.<br />

Le concezioni illuministiche investono anche il settore dell’ assistenza<br />

e alla carità cristiana si sostituisce una solidarietà laica fondata sulla<br />

ragione.<br />

Si da importanza alle esigenze igieniche, si costruiscono ospedali con<br />

pa<strong>di</strong>glioni separati, ben illuminati e arieggiati.<br />

Gli ospedali grazie ai progressi della me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong>ventano luoghi <strong>di</strong><br />

cura veri e propri.<br />

Le infermiere vengono considerate delle domestiche, il compito<br />

principale consiste nelle pulizie, tutto viene gestito dalla Capo<br />

Infermiera che <strong>di</strong>venta la padrona <strong>di</strong> casa; nello stesso tempo esiste<br />

la <strong>stu<strong>di</strong></strong>o da parte dei me<strong>di</strong>ci del corpo umano, con sperimentazione<br />

sull’uomo soprattutto sul malato <strong>di</strong> mente.<br />

Ma negli ospedali regna il caos, personale non qualificato, il<br />

<strong>di</strong>sinteresse, il lucro sono sovrani.<br />

FLORENCE NIGTHGALE 14 1820-1910 .<br />

Appartiene ad una famiglia ricchissima inglese, nasce a Firenze, e<br />

13 C. Calamandrei – “L’assistenza infermieristica – Storia, teoria, meto<strong>di</strong>” – NIS 1993<br />

14 Gilbert Sinoué Titolo: La signora della lampada<br />

19


grazie agli insegnamenti del padre ed al suo impegno ottiene<br />

un’istruzione completa.<br />

Animata da una profonda fede religiosa, identifica l’assistenza agli<br />

ammalati come un modo per rendersi utile al prossimo, fortemente<br />

contrastata in questo dalla famiglia e dal proprio ambiente sociale<br />

per la cattiva reputazione delle infermiere del tempo. Fond nel 1860<br />

la prima scuola per infermiere al Saint Thomas Hospital. Fonda la<br />

concezione della moderna Assistenza infermieristica.<br />

L'assistenza infermieristica è l’uso adeguato dell’aria fresca, della<br />

luce, della pulizia, del calore, della tranquillità e della giusta scelta<br />

nella somministrazione della <strong>di</strong>eta.<br />

Tutto con la minor spesa <strong>di</strong> energia da parte dell’ ammalato 15 .<br />

Negli USA, fino al 1870 l’assistenza era gestita in un modo orribile, i<br />

malati vivevano in luoghi malsani, tre in due letti, assistiti da<br />

carcerate o da prostitute senza alcuna cognizione d’assistenza. Fu<br />

questo il motivo che spinse alcune infermiere della scuola Florence<br />

Nightingale ad aprire e <strong>di</strong>rigere scuole <strong>di</strong> Formazione<br />

infermieristiche. Adelaide Nutting 16 fu la prima infermiera chiamata<br />

ad insegnare alla Columbia University <strong>di</strong> New York, mentre Isabella<br />

Hampton 17 si de<strong>di</strong>cò alle scuole <strong>di</strong> formazione ospedaliere.(norme<br />

igiene). In Italia subito dopo l’unificazione del Regno, abbiamo una<br />

nazione povera, dove la situazione nei gran<strong>di</strong> ospedali era <strong>di</strong>sastrosa,<br />

la preparazione infermieristica era inesistente.<br />

15 Dal libro: “Notes on Nursing: What it is and What it is Not” <strong>di</strong> FLORENCE NIGTHGALE<br />

16 www.nurses.info/personalities_adelaide_nutting.htm<br />

17 http://www.me<strong>di</strong>calarchives.jhmi.edu/papers/robb.html<br />

20


L’organizzazione seguiva ancora il co<strong>di</strong>ce napoleonico oppure le<br />

regole dei vari or<strong>di</strong>ni religiosi, che venivano impiegati negli ospedali<br />

per consuetu<strong>di</strong>ne o per convenienza: le suore costavano molto meno<br />

del personale laico ed erano apprezzate per la loro <strong>di</strong>sciplina.<br />

Partendo già dall’epoca fascista dove la formazione infermieristica<br />

viene regolata a livello nazionale.<br />

Nel 1959 gli infermieri riescono ad ottenere con una legge dello stato<br />

la n. 1049 l’istituzione dei Collegi IP.AS.VI. Enti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto a tutela<br />

della professione. Negli anni 60' con l’arrivo delle tecnologie arrivano<br />

anche le specializzazioni.<br />

Si promuove la formazione universitaria e nascono le Scuole Speciali<br />

per Dirigenti dell’ Assistenza Infermieristica.<br />

Nel 1971 con la legge 124 anche gli uomini possono accedere alla<br />

professione, chiusura delle scuole convitto.<br />

Nel 1974 D.P.R. 225 “Mansionario”, eliminato dalla 42/99 18 .<br />

Con la legge 341/90 gli infermieri hanno ottenuto il D.U. in Scienze<br />

Infermieristiche. Anno accademico 2002-2003 parte il primo corso<br />

<strong>di</strong> laurea in Infermieristica. Voglio inoltre precisare che l' evoluzione<br />

e la ricerca <strong>di</strong> un' assistenza è maturata sopratutto in campo bellico.<br />

18 Benci L, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc Graw Hill, 2002<br />

21


Infatti nei tempi antichi l’unico esercito a vantare una vera e propria<br />

struttura <strong>di</strong> soccorso organizzata fu quello romano dove l’assistenza<br />

ai feriti avveniva <strong>di</strong>rettamente sul campo <strong>di</strong> battaglia poiché il me<strong>di</strong>co<br />

aveva in dotazione anche cassette <strong>di</strong> Pronto Soccorso contenente<br />

bende strumenti chirurgici e linimenti Nel Me<strong>di</strong>oevo.<br />

In epoca Napoleonica il Barone Jean Dominique Larrey ebbe<br />

l’intuizione <strong>di</strong> organizzare un sistema <strong>di</strong> ambulanze volanti per<br />

permettere il trattamento rapido dei feriti sul campo <strong>di</strong> battaglia e un<br />

loro eventuale trasporto verso gli ospedali da campo.<br />

Durante la Prima Guerra Mon<strong>di</strong>ale, ed in seguito nelle guerre <strong>di</strong><br />

Corea e Vietnam, i me<strong>di</strong>ci militari si lamentarono dell’inefficacia <strong>di</strong><br />

evacuazione ed assistenza imme<strong>di</strong>ata ai feriti. 19<br />

1.2 Evoluzione legislazione infermieristica 20<br />

Come abbiamo già citato nel precedente sottocapitolo, l' evoluzione<br />

storica assistenziale fa nascere la necessità <strong>di</strong> attribuire la stessa a<br />

personale qualificato e specializzato cioè la figura dell' infermiere<br />

(nurse).<br />

Per fare ciò, comunque, nasce il bisogno <strong>di</strong> creare nuove leggi in<br />

grado regolamentare la formazione l' assistenza e la tutela sul lavoro<br />

infermieristica.<br />

19 E. Manzoni “Storia e filosofia dell’assistenza infermieristica” Masson 2000<br />

20 Benci L, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc Graw Hill, 2002<br />

22


Inizialmente abbiamo visto che nel 1959 gli infermieri che prima non<br />

erano tutelati da nessuno, riescono ad ottenere con una legge dello<br />

stato: la n. 1049 l’istituzione dei Collegi IP.AS.VI. che sono enti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritto a tutela della professione infermieristica. Nel 1960 arrivano le<br />

prime tecnologie e con esse nascono le prime specializzazioni<br />

infermieristiche.<br />

Inoltre si promuove la formazione universitaria e nascono le Scuole<br />

Speciali per Dirigenti dell’ Assistenza Infermieristica. Nel 1971 con la<br />

legge 124 anche gli uomini, possono accedere alla formazione e<br />

successivamente praticare la professione.<br />

Di conseguenza, quin<strong>di</strong>, c' è stata la chiusura delle scuole convitto<br />

dove erano ammesse solo donne. Esempi <strong>di</strong> una scuola convitto: fu<br />

aperta nell’ospedale Santo Spirito una delle se<strong>di</strong> della scuola Convitto<br />

San Vincenzo De Paoli, con sede provinciale presso il San Camillo e<br />

facente capo agli Ospedali Riuniti <strong>di</strong> Roma.<br />

23


Nel 1974 D.P.R. 225 “Mansionario”, eliminato dalla 42/99. 21 Con la<br />

legge 341/90 gli infermieri hanno ottenuto il D.U. in Scienze<br />

Infermieristiche. Anno accademico 2002-2003 parte il primo corso<br />

<strong>di</strong> laurea in Infermieristica.<br />

Prima <strong>di</strong> vedere nel dettaglio ed in or<strong>di</strong>ne, dalla prima alla più<br />

recente le gran<strong>di</strong> leggi che hanno cambiato e <strong>di</strong>sciplinato la<br />

professione sanitaria del' infermiere voglio riportare un articolo<br />

scritto da Willem Tousjin, 22 nella rivista <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto delle professioni<br />

sanitarie, 4, 2001.<br />

Riportato anche da Luca Benci nel' “L’evoluzione dell’autonomia e<br />

della responsabilità giuri<strong>di</strong>ca dell’infermiere e dell’ostetrica”, dove<br />

Willem Tousjin ci mette davanti ad una verità che tutti sapiamo ma<br />

che abbiamo paura <strong>di</strong> riconoscere.<br />

Scorrendo nelle lettura dell' articolo ci si crea nella mente un' idea<br />

generale ma concreta <strong>di</strong> come l' evoluzione <strong>di</strong> una professione<br />

sanitaria sia stata e lo è ancora oggi molto contrastata.<br />

“La caratteristica peculiare è la posizione assolutamente dominante<br />

assunta sull’intero settore dalla professione me<strong>di</strong>ca.<br />

Nei settori in cui operano le altre professioni intellettuali, come il<br />

<strong>di</strong>ritto o l’ingegneria-architettura, non esiste nulla <strong>di</strong> simile alla<br />

dominanza che la professione me<strong>di</strong>ca ha esercitato, a partire dalla<br />

21 “Manuale giuri<strong>di</strong>co professionale per l' esercizio del nursing” Luca Benci seconda e<strong>di</strong>zione.<br />

22 Professore Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia <strong>di</strong> Torino<br />

Corso <strong>di</strong> laurea specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche<br />

24


fine dell’Ottocento, su un numero crescente e ormai assai elevato <strong>di</strong><br />

occupazioni sanitarie. Il concetto <strong>di</strong> dominanza professionale in<strong>di</strong>ca<br />

appunto la relazione <strong>di</strong> potere che la professione me<strong>di</strong>ca ha<br />

instaurato nei confronti delle altre occupazioni sanitarie e che ha<br />

assunto varie forme: dominanza gerarchica, nelle gran<strong>di</strong><br />

organizzazioni sanitarie come gli ospedali, dominanza<br />

funzionale, attraverso il controllo delle fasi cruciali del processo <strong>di</strong><br />

cura (la <strong>di</strong>agnosi e la scelta della terapia), dominanza scientifica,<br />

attraverso il controllo del sapere me<strong>di</strong>co e della stessa definizione <strong>di</strong><br />

salute e malattia, dominanza istituzionale, attraverso il controllo<br />

delle istituzioni-chiave del settore sanitario (Facoltà <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina,<br />

altre scuole sanitarie, organi <strong>di</strong> governo <strong>di</strong> vario tipo)”. 23<br />

La più puntuale sociologia delle professioni ha da tempo analizzato le<br />

relazioni tra le professioni sanitarie che si sono intrecciate nel corso<br />

della storia.<br />

In Italia – come nel resto del mondo il termine “sanitario” ha sempre<br />

evocato la figura me<strong>di</strong>ca, gli atti me<strong>di</strong>ci e gli atti sanitari erano in un<br />

qualche modo sinonimi e si era arrivati a confondere la sanità con la<br />

me<strong>di</strong>cina.<br />

La professione me<strong>di</strong>ca era l’unica professione sanitaria realmente<br />

riconosciuta per secoli o anche millenni.<br />

23 Willem Tousjin, Rivista <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto delle professioni sanitarie, 4, 2001<br />

25


Basti pensare che il primo documento <strong>di</strong> carattere storico<br />

deontologico riferito alla professione me<strong>di</strong>ca – Il giuramento <strong>di</strong><br />

Ippocrate 24 – viene fatto risalire dagli storici in un’epoca<br />

comprendente tra il quarto e il quinto secolo avanti Cristo.<br />

Nello scorso secolo il me<strong>di</strong>co è stato affiancato, per alcuni decenni, da<br />

due figure professionali importanti: lo speziale (in seguito<br />

farmacista) e la levatrice (in seguito ostetrica/o).<br />

Al primo era devoluta la preparazione <strong>di</strong> preparati galenici in<br />

un’epoca <strong>di</strong> pre industrializzazione del farmaco e alla seconda era<br />

devoluta la competenza presso che assoluta sui parti fisiologici. 25<br />

Queste due figure professionali hanno subito nel corso dei decenni<br />

dello scorso secolo, un processo <strong>di</strong> involuzione professionale che ha<br />

portato da un lato, alla trasformazione del farmacista in una figura<br />

con caratteristiche prevalentemente commerciali e dall’altro<br />

l’ostetrica ha subito un forte ri<strong>di</strong>mensionamento nella sua autonomia<br />

dovuta alla me<strong>di</strong>calizzazione e alla ospedalizzazione del parto.<br />

Il me<strong>di</strong>co è tornato quin<strong>di</strong> a essere l’unico professionista sanitario.<br />

Nel 1980 si sono professionalizzati i biologi, nel 1990 gli psicologi.<br />

24 E. Manzoni “Storia e filosofia dell’assistenza infermieristica” Masson 2000<br />

25 Benci L, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc Graw Hill, 2002<br />

26


La svolta reale si ha però nel 1999 con l’approvazione della legge 42 e<br />

l’uscita dall’alveo della ausiliarietà delle professioni sanitarie ex<br />

<strong>di</strong>plomate con in prima fila infermieri e ostetriche.<br />

Le innovazioni normative<br />

L’esercizio professionale dell’infermiere e dell’ostetrica – e <strong>di</strong> tutte le<br />

professioni sanitarie ex ausiliarie 26 - ha subito importanti mo<strong>di</strong>fiche<br />

in questi ultimi anni.<br />

In or<strong>di</strong>ne cronologico inverso dobbiamo citare le due leggi<br />

fondamentali che hanno determinato un cambiamento<br />

fondamentale: la legge 10 agosto 2000, n. 251 27 “Disciplina delle<br />

professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione,<br />

della prevenzione, nonché della professione ostetrica” e la legge 26<br />

febbraio 1999, n. 42 “Disposizioni in materia <strong>di</strong> professioni<br />

sanitarie”.<br />

La legge 251/2000 verrà con tutta probabilità ricordata come la legge<br />

che ha istituito la <strong>di</strong>rigenza infermieristica e la laurea (domani laurea<br />

specialistica), ma contiene norme inerenti anche all’esercizio<br />

professionale.<br />

Al primo comma dell’art. 1 infatti si legge testualmente:<br />

“Gli operatori delle professioni sanitarie dell’area delle scienze<br />

infermieristiche e della professione ostetrica svolgono con<br />

26 Benci L., Professioni sanitarie non più ausiliarie, Rivista <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto delle professioni sanitarie, 1,<br />

1999<br />

27 “Manuale giuri<strong>di</strong>co professionale per l' esercizio del nursing” Luca Benci seconda e<strong>di</strong>zione.<br />

27


autonomia professionale attività <strong>di</strong>rette alla prevenzione, alla cura<br />

e salvaguar<strong>di</strong>a della salute in<strong>di</strong>viduale e collettiva, espletando le<br />

funzioni in<strong>di</strong>viduate dalle norme istitutive dei relativi profili<br />

professionali nonché dagli specifici co<strong>di</strong>ci deontologici e utilizzando<br />

metodologie <strong>di</strong> pianificazione per obiettivi dell’assistenza”. 28<br />

Alcune <strong>di</strong> queste norme – segnatamente il richiamo al profilo<br />

professionale e al co<strong>di</strong>ce deontologico<br />

– sono ripetitive <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge che già in<strong>di</strong>cavano come<br />

criteri per l’esercizio professionale queste fonti normative,<br />

mentre altre sono una novità assoluta.<br />

– Da un punto <strong>di</strong> vista generale l’affermazione che l’infermiere<br />

agisce con “autonomia professionale” riveste un’importanza<br />

tale che travalica l’attribuzione <strong>di</strong> singoli ambiti.<br />

In realtà, a ben vedere, tutto il percorso che il legislatore ha voluto<br />

imprimere alla evoluzione infermieristica ed ostetrica era<br />

profondamente intriso <strong>di</strong> autonomia professionale: la formazione<br />

universitaria, l’abrogazione del mansionario, il richiamo al co<strong>di</strong>ce<br />

deontologico ecc.<br />

Il fatto però che l’affermazione sia <strong>di</strong>retta e contenuta in una legge<br />

or<strong>di</strong>naria dello Stato ha l’effetto <strong>di</strong> un pieno riconoscimento al<br />

percorso fino a qui svolto.<br />

28 251/2000 riferimento trascritto da http://www.camera.it/parlam/leggi/00251l.htm<br />

28


Altra affermazione – nuova o in realtà parzialmente nuova – è data<br />

dalla previsione legislativa della metodologia <strong>di</strong> lavoro da adottare<br />

nell’ambito della professione infermieristica. 29<br />

L’infermiere infatti deve utilizzare “metodologie <strong>di</strong> lavoro per<br />

obiettivi dell’assistenza”.<br />

E’ sinceramente strano che all’interno <strong>di</strong> una legge or<strong>di</strong>naria si<br />

scenda nel dettaglio tipico <strong>degli</strong> atti regolamentari, strumenti questi<br />

ultimi che meglio si prestano, data la loro duttilità e versatilità, a<br />

scendere in particolari <strong>di</strong> carattere professionale (posto che sia giusto<br />

e opportuno scendere in questi ambiti da parte del legislatore).<br />

Così però è stato e non si può non prendere atto che il legislatore ha<br />

voluto mandare un messaggio forte: la classica metodologia <strong>di</strong> lavoro<br />

per compiti deve essere abbandonata e abbracciare quella, che il<br />

mondo professionale aveva già in realtà teorizzato da molti anni, <strong>di</strong><br />

metodologia per obiettivi.<br />

Il terzo comma dell’art. 1, si riallaccia <strong>di</strong>rettamente al primo comma.<br />

Recita testualmente:<br />

“Il Ministero della sanità, previo parere della Conferenza permanente<br />

per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome <strong>di</strong> Trento<br />

e <strong>di</strong> Bolzano, emana linee guida per:<br />

a) l’attribuzione in tutte le aziende sanitarie della <strong>di</strong>retta<br />

responsabilità e gestione delle attività <strong>di</strong> assistenza infermieristica e<br />

delle connesse funzioni;<br />

29 Spiegazione tratta da: Benci L, “Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc<br />

Graw Hill, 2002”<br />

29


) la revisione dell’organizzazione del lavoro, incentivando modelli <strong>di</strong><br />

assistenza personalizzata.” 30<br />

Ancora una volta il legislatore fa’ ricorso allo strumento delle linee<br />

guida per regolamentare alcune parti dell’organizzazione sanitaria.<br />

Il punto sub b) si ricollega <strong>di</strong>rettamente a quanto specificato<br />

dall’articolo: modelli <strong>di</strong> assistenza personalizzata e metodologia <strong>di</strong><br />

pianificazione per obiettivi sono infatti facce della stessa medaglia.<br />

Questi due punti fanno probabilmente capire bene quale sia il fine<br />

ultimo <strong>di</strong> tutto questo processo legislativo in corso: il cambiamento e<br />

il miglioramento qualitativo dell’assistenza infermieristica.<br />

Questo infatti è confermato dal secondo comma dell’art. 1 laddove si<br />

prevede che lo Stato e le regioni devono promuovere la valorizzazione<br />

e la responsabilizzazione delle funzioni e del ruolo delle professioni<br />

infermieristico-ostetriche con il fine <strong>di</strong> integrare “l’organizzazione del<br />

lavoro della sanità in Italia con quelle <strong>degli</strong> altri Stati dell’Unione<br />

europea”. 31<br />

Di grande importanza la previsione del comma a) laddove si specifica<br />

che in tutte le aziende sanitarie l’organizzazione del lavoro deve<br />

prevedere la “<strong>di</strong>retta responsabilità e gestione delle attività <strong>di</strong><br />

assistenza infermieristica e delle connesse funzioni”.<br />

30 251/2000 riferimento trascritto da http://www.camera.it/parlam/leggi/00251l.htm<br />

31 Legge 251/2000 riferimento trascritto da<br />

http://www.camera.it/parlam/leggi/00251l.htm<br />

30


Il dettato normativa è fin troppo chiaro: tutto ciò che attiene – in<br />

senso stretto e in senso lato – alla professione infermieristica deve<br />

essere gestito <strong>di</strong>rettamente dalla professione infermieristica stessa.<br />

Come altre volte è accaduto, a tutt’oggi non sono state emanate le<br />

linee guida previste dalla legge 251/2000.<br />

Resta l’importanza della previsione legislativa.<br />

Non è possibile in questa sede non richiamare anche la legge<br />

42/1999, atto normativo che, come è largamente noto, ha<br />

rivoluzionato l’esercizio professionale previgente basato sul<br />

sistema mansionariale.<br />

La legge 42/1999 ha posto alla base dell’esercizio professionale tre<br />

criteri guida ben precisi e un limite dai contorni meno precisi.<br />

L’infermiere deve quin<strong>di</strong> agire in base ai dettami del profilo<br />

professionale, ex DM 14 settembre 1994, 739, al contenuto <strong>degli</strong><br />

or<strong>di</strong>namenti <strong>di</strong>dattici <strong>di</strong> base e post base e del co<strong>di</strong>ce deontologico. Il<br />

limite posto dalla legge stessa è dato dalle “competenze previste per<br />

la professione me<strong>di</strong>ca”, quin<strong>di</strong> dall’atto me<strong>di</strong>co 32 .<br />

Bisogna precisare che non esiste una definizione in positivo <strong>di</strong> atto<br />

me<strong>di</strong>co, quanto piuttosto una definizione <strong>di</strong> ambiti residuali<br />

contenute in varie leggi 33 .<br />

32 Benci L, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc Graw Hill, 2002<br />

33 Motta G., Magliona B., Le nuove professioni sanitarie: una riforma incompiuta?, Sanità<br />

pubblica e me<strong>di</strong>cina pratica, 9, 2000<br />

31


Resta però inelu<strong>di</strong>bile la necessità <strong>di</strong> definire con esattezza o quanto<br />

meno con meno approssimazione il concetto <strong>di</strong> atto me<strong>di</strong>co, essendo<br />

esso posto come limite all’autonomia delle professioni sanitarie non<br />

me<strong>di</strong>che.<br />

Registriamo inoltre importanti novità relative alla pubblicazione<br />

<strong>degli</strong> or<strong>di</strong>namenti <strong>di</strong>dattici dei corsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> laurea, sia<br />

triennale che specialistica, recepiti con i decreti ministeriali 2 aprile<br />

2001 “Determinazione delle classi delle lauree universitarie delle<br />

professioni sanitarie” e “Determinazione delle classi delle lauree<br />

specialistiche delle professioni sanitarie” pubblicate in Gazzetta<br />

ufficiale del 5 giugno 2001.<br />

Con questi provve<strong>di</strong>menti si sancisce la fine definitiva delle<br />

professioni sanitarie non me<strong>di</strong>che come professioni sanitarie<br />

<strong>di</strong>plomate, venendo esse promosse al rango delle professioni<br />

sanitarie laureate.<br />

Come è ben noto il processo <strong>di</strong> professionalizzazione non può<br />

esaurirsi nell’ambito della produzione <strong>di</strong> testi normativi, essendo<br />

32


necessario invece il contributo fattivo e positivo <strong>di</strong> tutte le professioni<br />

sanitarie coinvolte.<br />

Il processo normativo in corso non può non determinare una<br />

ridefinizione <strong>di</strong> competenze, resasi già in realtà necessaria<br />

dall’entrata in vigore della legge 42/1999 34 . Su questa lunghezza<br />

d’onda si muove anche l’autorità politica se pure con toni e accenti<br />

non giuri<strong>di</strong>camente corretti 35 .<br />

E’ interessante vedere come alcune Regioni si siano date determinate<br />

con<strong>di</strong>zioni organizzative <strong>di</strong> nuove realtà assistenziali. Il riferimento è<br />

alle Regioni dell’Emilia Romagna, con l’esperienza delle lungo<br />

degenze post acuzie e alla Toscana con l’esperienza <strong>degli</strong> ospedali <strong>di</strong><br />

comunità.<br />

Il tratto comune <strong>di</strong> queste due esperienze è dato dalla esistenza <strong>di</strong><br />

modelli assistenziali <strong>di</strong> carattere residenziale caratterizzati dalla<br />

assenza della presenza me<strong>di</strong>ca in modo continuativo.<br />

La Regione Emilia Romagna, nella “<strong>di</strong>rettiva per i criteri <strong>di</strong><br />

organizzazione della funzione <strong>di</strong> lungo degenza post acuzie….” del 28<br />

luglio 1997 in<strong>di</strong>ca un modello chiaro <strong>di</strong> organizzazione <strong>di</strong> questa<br />

tipologia <strong>di</strong> reparti ospedalieri, sull’esperienza delle Nursing Homes<br />

anglosassoni.<br />

Si legge nella <strong>di</strong>rettiva che “la responsabilità organizzativa e<br />

gestionale deve essere <strong>di</strong> norma affidata al personale infermieristico,<br />

34 Benci L., Professioni sanitarie non più ausiliarie, Rivista <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto delle professioni sanitarie, 1,<br />

1999<br />

35 Il riferimento è all’intervista che il Ministro Veronesi al Sole 24 ore del 13 ottobre 2000<br />

33


ferma restando la supervisione e responsabilità clinica dei singoli<br />

me<strong>di</strong>ci responsabili dei degenti…..” 36 .<br />

A livello apicale, è sempre la <strong>di</strong>rettiva che lo in<strong>di</strong>ca, “la responsabilità<br />

dell’organizzazione dell’assistenza è conferita al personale<br />

infermieristico con funzioni <strong>di</strong>rigenziali”.<br />

L’organizzazione <strong>di</strong> questo tipo è sembrata alla Regione la “logica più<br />

coerente” rispetto ad altre possibili in relazione all’obiettivo che si<br />

prefigge. Organizzazioni simili sono attuate in Toscana per gli<br />

ospedali <strong>di</strong> comunità, nati sull’onda dei Country Hospital.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> organizzazione, tesa a deme<strong>di</strong>calizzare parte<br />

dell’assistenza sanitaria e a rispondere a<br />

specifici bisogni della<br />

popolazione, risulta del tutto facilitata dal percorso<br />

professionalizzante della professione infermieristica, tendente ad<br />

attribuire una maggiore autonomia e responsabilità all’infermiere. 37<br />

36 L’evoluzione dell’autonomia e della responsabilità giuri<strong>di</strong>ca dell’infermiere edell’ostetrica<br />

Luca Benci<br />

.<br />

37 Benci L, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc Graw Hill, 2002<br />

Motta G., Magliona B., Le nuove professioni sanitarie: una riforma incompiuta?,<br />

Sanità pubblica e me<strong>di</strong>cina pratica,<br />

34


CAPITOLO SECONDO<br />

Responsabilità Infermieristiche ed Errore<br />

Terapeutico<br />

Ho approfon<strong>di</strong>to, nel precedente capitolo, l' evoluzione delle funzioni<br />

infermieristiche, basandomi anche sulla stessa storia evolutiva dell'<br />

assistenza.<br />

Quin<strong>di</strong>, conoscendo ed imparato dal<br />

passato, oggi possiamo<br />

affermare che l’infermieristica ha finalmente acquisito una posizione<br />

<strong>di</strong> professione intellettuale che le conferisce un notevole<br />

ampliamento dei livelli d’autonomia d’esercizio ma anche<br />

parallelamente un ugual livello <strong>di</strong> correlate responsabilità <strong>di</strong> natura,<br />

non soltanto assistenziale e clinica, ma anche etica, deontologica e<br />

giuri<strong>di</strong>ca.<br />

L’abolizione del mansionario (con la legge 42/1999) ha determinato,<br />

da un lato l’abbattimento <strong>di</strong> muri fino ad allora invalicabili, dettati<br />

dalle regole mansionariali,( dettate dal DPR 225/74), dall’altro anche<br />

la per<strong>di</strong>ta delle sicurezze rappresentate da quelle stesse regole che<br />

traducevano l’esercizio professionale in griglie predefinite <strong>di</strong> attività.<br />

Il professionista Infermiere oggi<br />

si trova nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduare:<br />

2. I bisogni dei suoi assistiti,<br />

3. Elaborare percorsi assistenziali nei quali egli <strong>di</strong>viene in grado<br />

35


d’integrarsi con altri professionisti della salute in un rapporto<br />

d’equipe paritetico 38 .<br />

L’Infermiere che applica la scienza infermieristica, adegua i propri<br />

interventi alle prove <strong>di</strong> miglior efficacia, verifica, valuta ed ottimizza<br />

le proprie capacità <strong>di</strong> rispondere efficacemente ai bisogni <strong>degli</strong><br />

assistiti.<br />

L’enorme ampliamento concettuale della prospettiva professionale,<br />

ha provocato in molti casi, una sorta <strong>di</strong> destabilizzazione <strong>degli</strong> assetti<br />

professionali e della capacità dei singoli <strong>di</strong> inserirsi in questo mutato<br />

scenario.<br />

La mancanza <strong>di</strong> chiare linee <strong>di</strong> demarcazione dell’agire professionale,<br />

ha creato incertezze, dubbi, timori circa le possibili implicazioni<br />

giuri<strong>di</strong>che correlate all’assunzione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong><br />

professionisti che si riprovano a non essere più ausiliari.<br />

Le implicazioni giuri<strong>di</strong>che sono inoltre <strong>di</strong>rettamente proporzionali<br />

all' errore che un operatore compie nei confronti del paziente.<br />

Quin<strong>di</strong> questa responsabilità che viene messa nelle mani dell'<br />

infermiere fa nascere, proprio per tutelare sia l'operatore stesso che il<br />

paziente, la gestione del rischio clinico o risk management che<br />

significa proprio: “possibilità <strong>di</strong> subire un danno come conseguenza<br />

38 Paritetico:agg. [f. -a; pl.m. -ci, f. -che] basato su con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> parità (www.sapere.it)<br />

36


<strong>di</strong> un errore” 39<br />

“Evitare l’errore è un ideale meschino: se non o siamoaffrontare<br />

problemi che siano così <strong>di</strong>fficili da rendere l’errore quasi<br />

inevitabile, non vi sarà, allora, sviluppo della conoscenza.<br />

In effetti è dalle nostre teorie più ar<strong>di</strong>te - incluse quelle che sono più<br />

erronee - che noi impariamo <strong>di</strong> più.<br />

Nessuno può evitare <strong>di</strong> fare errori: cosa<br />

grande è imparare da essi” (Popper, 1972) 40 .<br />

In questo trattato <strong>di</strong> tesi universitaria, voglio specificare, quanto sia<br />

importante l' errore clinico e sottolineare il rapporto stretto tra<br />

infermiere-errore, perché quest' ultimo, in verità, accompagna turno<br />

dopo turno ogni azione che compie l' operatore, sia <strong>di</strong>rettamente sul<br />

paziente, oppure, in secondo piano ma non meno importante, nella<br />

gestione della documentazione infermieristica.<br />

Uno dei rapporti più stretti infermiere-errore che ho preso come<br />

ispirazione per scrivere questa tesi è il rischio clinico nella<br />

somministrazione dei farmaci.<br />

39 “ Errore clinico e gestione del farmaco: il ruolo dell' infermiere nella gestione del rischio” <strong>di</strong><br />

Francesco Falli e Massimo Cariolato<br />

40 Karl Raimund Popper (Vienna, 28 luglio 1902 – Londra, 17<br />

settembre 1994) è stato un filosofo e epistemologo austriaco, naturalizzato<br />

britannico. È considerato uno dei più influenti filosofi del Novecento. (definizione data da:<br />

wikipe<strong>di</strong>a.org)<br />

37


La Farmaco vigilanza si occupa della rilevazione e valutazione delle<br />

reazioni avverse a farmaci ed è finalizzata ad identificare i potenziali<br />

rischi al fine <strong>di</strong> minimizzarli e se possibile eliminarli.<br />

Le reazioni avverse, definite nel Dlgs. 95/2003 come risposte ad un<br />

farmaco che siano nocive e non intenzionali e che avvengono alle dosi<br />

normalmente usate nell’uomo per la profilassi, la <strong>di</strong>agnosi, la terapia<br />

o per ripristinare, correggere o mo<strong>di</strong>ficare le funzioni fisiologiche,<br />

possono essere attese o inattese in base a quanto riportato nel<br />

riassunto delle caratteristiche del prodotto in relazione alla loro<br />

natura e gravità.<br />

Accanto alle reazioni avverse, legate alle proprietà specifiche della<br />

terapia farmacologica, esistono eventi avversi legati all’errore e<br />

quin<strong>di</strong> potenzialmente prevenibili ed evitabili.<br />

Come detto prima è importante non perdere l’opportunità <strong>di</strong><br />

imparare da ciò che gli errori possono insegnare.<br />

Per definire meglio il termine errore voglio proporre una definizione<br />

38


data dal National Coor<strong>di</strong>nating Council for Me<strong>di</strong>cation Error<br />

Reporting and Prevention (NCCMERP): “per errore <strong>di</strong> terapia<br />

si intende ogni evento avverso, indesiderabile, non intenzionale,<br />

prevenibile che può causare o portare ad un uso inappropriato del<br />

farmaco o ad un pericolo per il paziente.<br />

Tale episo<strong>di</strong>o può essere dovuto ad errore <strong>di</strong> prescrizione, <strong>di</strong> trasmissione<br />

della prescrizione, etichettatura, confezionamento o<br />

denominazione, allestimento, <strong>di</strong>spensazione, <strong>di</strong>stribuzione,<br />

somministrazione, educazione, monitoraggio ed uso” 41 .<br />

Se la FV valuta le reazioni avverse a farmaci legate alle proprietà<br />

farmacologiche e quin<strong>di</strong> intrinseche al farmaco stesso, la valutazione<br />

dell’errore <strong>di</strong> terapia si basa prevalentemente sulle modalità <strong>di</strong><br />

impiego del farmaco e sul rischio clinico che ne può derivare. È molto<br />

importante definire il termine <strong>di</strong> errore.<br />

Sopratutto definirlo nel campo della somministrazione dei farmaci.<br />

Infatti la somministrazione dei farmaci fa gravare sull' infermiere una<br />

grande fetta percentuale <strong>di</strong> responsabilità, come <strong>di</strong>chiarato dalla<br />

legge 739 del 1994 42 .<br />

Innumerevoli sono gli <strong>stu<strong>di</strong></strong> effettuati sulla gestione del rischio clinico<br />

nella somministrazione dei farmaci, tutto questo per capire come si<br />

possano ridurre le statistiche dove riportano migliaia <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> errori<br />

determinati da terapie sbagliate. Riconosco la mia brevissima vita all'<br />

41 National Coor<strong>di</strong>nating Council for Me<strong>di</strong>cation Error Reporting and Prevention CPMERP.<br />

www.nccmerp.org<br />

42 Dichiarazione elaborata secondo il DM 739/94 l' infermiere resposabile dell' assistenza<br />

generale infermieristica.<br />

39


interno <strong>di</strong> una unità ospedaliera, ma tutto ciò non mi stupisce affatto.<br />

Durante il tirocinio pratico da allievo infermiere, ho notato che<br />

esistono molte lacune che riguardano l' approccio al grande capitolo<br />

del rischio abbinato alla somministrazione della terapia. Spesso, si<br />

arriva alla conclusione che la scienza giusta, insegnataci in sede<br />

universitaria, sono quasi, se non totalmente, travisate a livello pratico<br />

dagli infermieri <strong>di</strong> ruolo.<br />

Quando si entra all' interno <strong>di</strong> un reparto ospedaliero, si è pieni <strong>di</strong><br />

sete <strong>di</strong> sapere e voglia <strong>di</strong> unire le teorie universitarie con la pratica.<br />

Perciò vengono fornite agli infermieri <strong>di</strong> turno tantissime domande<br />

non solo su come gestire un paziente, ma anche domande che<br />

riguardano la responsabilità e la terapia, sopratutto su come gestirla<br />

e come conservare i farmaci.<br />

Ma l' unica spiegazione che ci è concessa la maggior parte delle volte<br />

dagli infermieri è un timido: “ Si è sempre fatto così.......”, oppure: “<br />

Gli effetti <strong>di</strong> questo farmaco..... chie<strong>di</strong>li al me<strong>di</strong>co”, “questo ¼ <strong>di</strong><br />

pastiglia senza blister è sicuramente il betabloccante, ormai sono<br />

40


esperta/o, possiamo somministrarlo al paziente”.<br />

Oppure presentano un' imbarazzato silenzio quando gli si chiede se<br />

un farmaco va somministrato al paziente a stomaco vuoto o pieno.<br />

Potrei continuare all' infinito, a citare memorabili versetti recitati in<br />

corsia. Sono proprio queste frasi che a noi allievi ci fanno riflettere ed<br />

a volte critichiamo gli infermieri, anche perché basandoci sui nostri<br />

<strong>stu<strong>di</strong></strong> universitari cerchiamo <strong>di</strong> portare un pochino <strong>di</strong> innovazione<br />

senza mai imporre o pretendere nulla.<br />

Ma le reazioni sono molto <strong>di</strong>verse dalla collaborazione o apprensione<br />

che un allievo si poteva aspettare.<br />

Infatti risposte come:”<br />

Ecco, è arrivato lui/lei dall' università e ci vuole insegnare a noi, io<br />

sono trent'anni che lavoro qui”, “ti cre<strong>di</strong> che dopo che ti sei laureato,<br />

<strong>di</strong> essere un' infermiere migliore <strong>di</strong> noi che siamo usciti con il<br />

<strong>di</strong>ploma?”.<br />

Non sono le sole, anche se siamo nel 2010 tanti me<strong>di</strong>ci che<br />

dovrebbero aver capito che cos' è la scienza infermieristica trattano<br />

gli infermieri come segretari e questi, spesso, vengono richiamati<br />

severamente se non gli viene portato all' istante un documento, senza<br />

tenere conto che gli infermieri sono occupati ad erogare assistenza<br />

infermieristica a qualche paziente .<br />

Conclusa questa <strong>di</strong>gressione voglio parlare proprio delle statistiche e<br />

<strong>di</strong> come si <strong>di</strong>stinguono gli errori in corsia. Alcuni <strong>stu<strong>di</strong></strong> condotti negli<br />

41


USA e in Australia 43 hanno <strong>di</strong>mostrato che fino al 16,6 % dei pazienti<br />

ricoverati in ospedale è colpito da un evento avverso.<br />

Un articolo pubblicato nel<br />

2003 sul New England Journal of<br />

Me<strong>di</strong>cine 44 riporta i risultati <strong>di</strong> uno <strong>stu<strong>di</strong></strong>o <strong>di</strong> coorte prospettico<br />

condotto su pazienti ambulatoriali per valutare tassi, tipi, gravità e<br />

preve<strong>di</strong>bilità <strong>degli</strong> eventi avversi a farmaci.<br />

Il 39% <strong>degli</strong> eventi avversi a farmaci riportati nello <strong>stu<strong>di</strong></strong>o era<br />

prevenibile o migliorabile. In Olanda si stima che la percentuale <strong>degli</strong><br />

errori <strong>di</strong> terapia sia compresa tre il 12% ed il 20% del totale <strong>degli</strong><br />

errori.<br />

Da uno <strong>stu<strong>di</strong></strong>o condotto nel Regno Unito più <strong>di</strong> metà <strong>degli</strong> eventi<br />

registrati risulta dovuta ad errori legati all’uso dei farmaci e ad una<br />

gestione clinica in reparto non corretta 45 .<br />

43 U.S.A: Brennan TA, Leape LL, Laird MN, et al. Incidence of adverse events and negligence in<br />

hospitalised patients. N Engl JMed 1991; 324: 370-6. Australia: Wilson RM, Runciman WB, Gibberd<br />

RW, et al. The quality in Australian health care study. Med J Aust 1995; 163: 458-71.<br />

44 New England Journal of Me<strong>di</strong>cine 2003<br />

45 Woloshynowych M, Neale G, Vincet C. Adverse events in hospitalised patients: a pilot study<br />

42


Il collegio IPASVI in un articolo intitolato: “Professione e<br />

responsabilità Errori professionali e profili <strong>di</strong> responsabilità <strong>degli</strong><br />

infermieri ” riporta statistiche che presentano numeri altissimi.<br />

Secondo l' IPASVI, 320.000 persone ogni anno su 8 milioni <strong>di</strong><br />

ricoverati sono vittime <strong>di</strong> errori legati a terapie sbagliate o <strong>di</strong>sservizi<br />

strutturali; circa 35000 i decessi in seguito a manovre sbagliate,<br />

<strong>di</strong>agnosi scorrette e ritar<strong>di</strong> negli interventi; 12000 le cause pendenti<br />

davanti ai tribunali contro professionisti e strutture sanitarie; 10<br />

miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro l’anno vengono sborsati a titolo <strong>di</strong> risarcimento<br />

danni 46 .<br />

Queste sono cifre altissime, ma dobbiamo comunque pensare come<br />

abbiamo gia detto che l’esperienza negativa deve trasformarsi in<br />

qualcosa <strong>di</strong> utile, trasformandola in qualcosa <strong>di</strong> costruttivo.<br />

and preliminary fin-<strong>di</strong>ngs. Clinical Governance Bullettin, Vol. 1, N. 2 settembre 2000, pag. 2-3.<br />

46 Professione e responsabilità Errori professionali e profili <strong>di</strong> responsabilità <strong>degli</strong> infermieri<br />

articolo del collegio IPASVI<br />

43


La gestione del rischio deve partire da un' azione combinata che<br />

coinvolge ed educa tutti gli operatori sanitari.<br />

Solo in questo modo è possibile creare una base su cui lavorare per<br />

abbassare il rischio clinico. Ovviamente per attuare una buona<br />

educazione, bisogna valutare tutti i punti ed ogni dato possibile.<br />

Ora (prendendo in considerazione l' aspetto psicologico), an<strong>di</strong>amo a<br />

classificare secondo protocolli internazionali, gli: “episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> rischio”<br />

o classificazione del comportamento umano:<br />

1. skill-based error: (assenza, mancanza <strong>di</strong> attenzione<br />

relativa ad azioni routinarie). Tipo <strong>di</strong> comportamento<br />

riscontrabile in situazioni <strong>di</strong> routine.<br />

2. rule-based error:(non rispetto <strong>di</strong> norme, anche <strong>di</strong><br />

buona pratica, definite per prevenire gli errori o<br />

ridurre gli esiti avversi).<br />

Il problema che si pone all’in<strong>di</strong>viduo è <strong>di</strong> identificare la giusta norma<br />

per ogni specifica situazione attenendosi ad un modello mentale <strong>di</strong><br />

tipo causale.<br />

3. knowledge-based error: (sbagliata pianificazione dovuta a<br />

conoscenze o esperienza inadeguata).<br />

È la situazione che richiede il maggior impiego <strong>di</strong> conoscenze e<br />

l’attivazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> processi mentali che dai simboli<br />

porteranno all’elaborazione <strong>di</strong> un piano per raggiungere gli obiettivi.<br />

L’errore può nascere ad ogni livello <strong>di</strong> comportamento, ma <strong>di</strong>verse<br />

sono le cause: l’interpretazione errata dello stimolo a livello skillbased,<br />

scelta <strong>di</strong> una norma non adeguata per i comportamenti<br />

44


ule-based, pianificazione <strong>di</strong> una strategia non adatta a raggiungere<br />

gli obiettivi specifici della situazione a livello knowledge-based 47 .<br />

Sulla base del modello proposto da Rasmussen, Reason 48 <strong>di</strong>stingue<br />

tra errori d’esecuzione e tra azioni compiute secondo le intenzioni e<br />

delinea così tre <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> errore:<br />

• errori <strong>di</strong> esecuzione che si verificano a livello <strong>di</strong> abilità (slip). In<br />

questa categoria vengono classificate tutte le azioni eseguite in modo<br />

<strong>di</strong>verso da come pianificato.<br />

• errori d’esecuzione provocati da un fallimento della memoria<br />

(laspes).<br />

L’azione ha un risultato <strong>di</strong>verso a causa <strong>di</strong> un fallimento della<br />

memoria.<br />

• errori non commessi durante l’esecuzione pratica dell’azione<br />

(mistakes).<br />

Si tratta <strong>di</strong> errori pregressi che si sviluppano durante i processi <strong>di</strong><br />

pianificazione <strong>di</strong> strategie.<br />

Possono essere <strong>di</strong> due tipi:<br />

1. rule-based: si è scelto <strong>di</strong> applicare una regola o una procedura che<br />

non permette il conseguimento dell’obiettivo;<br />

2. knowledge-based: sono errori che riguardano la conoscenza che<br />

porta a ideare percorsi che non permettono <strong>di</strong> raggiungere l’obiettivo.<br />

È evidente che questa analisi ci richiama ad un nostro preciso ambito<br />

47 Rasmussen, 1987; Runcinan et al., 1993.<br />

48 James Reason: professore emerito dell'Università <strong>di</strong> Manchester dove è stato docente <strong>di</strong><br />

psicologia dal. 1976 al 2001.<br />

45


<strong>di</strong> competenza, responsabilità ed autonomia. 49<br />

La competenza, la perfetta conoscenza del proprio campo e delle leggi<br />

proprie <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong>sciplina, costituisce il primo in<strong>di</strong>scutibile<br />

obbligo morale.<br />

In ambito sanitario l’errore dovuto a incompetenza può recare grave<br />

danno alla salute.<br />

Esercitare la professione infermieristica oggi richiede la necessità <strong>di</strong><br />

dominare un ampio orizzonte <strong>di</strong> conoscenze, <strong>di</strong> competenze e <strong>di</strong><br />

abilità. Il livello <strong>di</strong> competenza raggiunto richiama alla responsabilità<br />

che l’infermiere deve/può assumere.<br />

Il termine<br />

responsabilità include il concetto deontologico <strong>di</strong><br />

impegno: è responsabile chi risponde delle proprie azioni, ossia colui<br />

che possiede la capacità, raggiungibile da parte <strong>di</strong> ogni essere umano,<br />

<strong>di</strong> prendere coscienza delle proprie azioni e <strong>di</strong> non rinnegarle.<br />

Nessuna persona nasce già in possesso <strong>di</strong> quel bagaglio <strong>di</strong> conoscenze<br />

49 “L' errore umano” J.Reason, 1990<br />

46


teoriche e pratiche che lo renderanno un in<strong>di</strong>viduo maturo e quin<strong>di</strong><br />

responsabile <strong>di</strong> riconoscere i propri limiti e quin<strong>di</strong> richiedere<br />

l’intervento <strong>di</strong> esperti.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co, il richiamo al livello <strong>di</strong> competenza<br />

raggiunto fa propria una tendenza irreversibile nell’attuale analisi<br />

della responsabilità<br />

professionale: la “critica al mansionismo”; il parametro prevalente<br />

cui è rapportata l’azione professionale nelle aule <strong>di</strong> giustizia è<br />

l’efficacia dell’azione verso il raggiungimento del risultato più che un<br />

piano operativo definito da un preciso ed omogeneo ambito <strong>di</strong><br />

competenze e mansioni.<br />

Dentro tale approccio, la conoscenza dei propri limiti risulta<br />

in<strong>di</strong>spensabile per l’infermiere che deve sviluppare capacità <strong>di</strong><br />

autovalutazione. 50<br />

Un’indagine condotta da nove State Boards ofNursing 51 (Il Kansas<br />

State Board of Nursing (KSBN) è l'agenzia <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> infermieristica<br />

regolamentazione Kansas '.<br />

La sua missione <strong>di</strong>chiarata è quella <strong>di</strong> "proteggere la salute pubblica,<br />

sicurezza e benessere dei citta<strong>di</strong>ni del Kansas attraverso il processo <strong>di</strong><br />

Licensure e regolamento.")ha permesso <strong>di</strong> identificare gli errori più<br />

frequenti, classificati poi in una tassonomia che racchiude otto<br />

categorie.<br />

Le otto categorie <strong>di</strong> errori infermieristici che rappresentano un largo<br />

50 IPASVI professione e responsabilità.<br />

51 agenzia <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> infermieristica regolamentazione Kansas<br />

47


ange <strong>di</strong> possibili errori e fattori contributivi o causativi sono le<br />

seguenti:<br />

• Mancanza <strong>di</strong> attenzione<br />

• Mancanza <strong>di</strong> interesse fiduciario<br />

• Giu<strong>di</strong>zio inappropriato<br />

• Mancanza <strong>di</strong> interventi nell’interesse del paziente<br />

• Errori terapeutici<br />

• Mancanza <strong>di</strong> prevenzione<br />

• Sbagli o equivoci <strong>di</strong> altri operatori<br />

• Errori <strong>di</strong> documentazione<br />

Ve<strong>di</strong>amoli brevemente 52 .<br />

Per prima cosa la mancanza <strong>di</strong> attenzione è un buon esempio <strong>di</strong> una<br />

categoria <strong>di</strong> errori particolarmente rilevante nell’assistenza<br />

infermieristica perché la sicurezza del paziente <strong>di</strong>pende dal livello <strong>di</strong><br />

attenzione <strong>degli</strong> infermieri alle con<strong>di</strong>zioni cliniche del paziente e alla<br />

risposta alla terapia.<br />

La mancanza <strong>di</strong> attenzione può essere causata da problemi a livello <strong>di</strong><br />

sistema quali livelli <strong>di</strong> organico insufficienti, elevato turnover,<br />

improvvisa mo<strong>di</strong>fica delle con<strong>di</strong>zioni dei pazienti senza incremento<br />

52 IPASVI professione e responsabilità.<br />

48


dello “nursing staff”.<br />

La mancanza <strong>di</strong> interesse fiduciario è legata al fatto che ogni<br />

infermiere sviluppa un rapporto <strong>di</strong> fiducia con il paziente ed i<br />

familiari che si fidano delle conoscenze, delle abilità e dell’assistenza<br />

data. 53 L’agente morale <strong>di</strong> riferimento è l’infermiera. È comunemente<br />

riconosciuto che una buona pratica assistenziale è quella che vede le<br />

azioni infermieristiche a <strong>di</strong>fesa del paziente. Così l’agente morale si<br />

può considerare mancante quando non persegue l’interesse del<br />

paziente (l’infermiera non chiama il me<strong>di</strong>co se i segni vitali del<br />

paziente sono critici). 54<br />

Il giu<strong>di</strong>zio inappropriato richiama alla competenza infermieristica <strong>di</strong><br />

identificare la natura della situazione clinica e perseguire il processo<br />

<strong>di</strong> assistenza infermieristica utilizzando la conoscenza della<br />

situazione clinica.<br />

Gli errori si verificano quando ad esempio si mal interpretano segni e<br />

sintomi del paziente.<br />

La mancanza <strong>di</strong> interventi nell’interesse del paziente richiama al<br />

concetto della colpa specifica <strong>di</strong> negligenza. Il venir meno del<br />

concetto <strong>di</strong> prendersi cura delle persone affidate.<br />

Per quanto riguarda gli errori terapeutici, si identificano sette<br />

tipologie <strong>di</strong> errori: 55<br />

53 Benner P., In<strong>di</strong>vidual, Practice, and System Causes of Errors in Nursing, Jona, 2002, 32:509-<br />

523.<br />

54 Martini M., Aspetti me<strong>di</strong>co-legali nelle scienze infermieristiche, Utet, Torino, 1992.<br />

55 Benner P., In<strong>di</strong>vidual, Practice, and System Causes of Errors in Nursing, Jona, 2002, 32:509-523<br />

49


• Sbagliare la dose del farmaco<br />

• Sbagliare gli orari <strong>di</strong> somministrazione sia<br />

aumentandone che riducendone la frequenza<br />

• Incremento <strong>di</strong> velocità <strong>di</strong> somministrazione<br />

• Sbagliare concentrazione o dosaggio <strong>di</strong> somministrazione<br />

• Sbagliare via <strong>di</strong> somministrazione<br />

• Sbagliare farmaco<br />

• Sbagliare paziente<br />

La prevenzione del potenziale errore terapeutico è l’aspetto che<br />

maggiormente implica il ruolo <strong>degli</strong> infermieri. L’azione<br />

infermieristica è interme<strong>di</strong>aria tra il paziente e gli altri operatori<br />

sanitari, infine, l’infermiera è l’ultima persona che arriva il paziente e<br />

che può prevenire e riconoscere il potenziale errore terapeutico.<br />

La Joint Commission on Accre<strong>di</strong>tation of Healthcare Organizations<br />

(è un settore privato sede negli Stati Uniti senza fini <strong>di</strong> lucro. La<br />

Commissione mista gestisce programmi <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento per un<br />

50


canone <strong>di</strong> abbonamento ospedali e ad altre organizzazioni <strong>di</strong><br />

assistenza sanitaria.<br />

La Commissione mista accre<strong>di</strong>ta più <strong>di</strong> 17.000 organizzazioni<br />

sanitarie e programmi negli Stati Uniti. ) 56 La missione <strong>di</strong>chiarata <strong>di</strong><br />

questa organizzazione è: "<br />

Per migliorare costantemente l'assistenza sanitaria per il pubblico, in<br />

collaborazione con altri soggetti interessati, valutando le<br />

organizzazioni sanitarie e stimolandolo a eccellere nel fornire cure<br />

sicure ed efficaci <strong>di</strong> altissima qualità e valore” 57 . Perciò in base alla<br />

loro missione hanno identificato le seguenti fonti <strong>di</strong> errori<br />

58 terapeutici:<br />

• Farmaci con nomi simili<br />

• Farmaci con confezione simile<br />

• Farmaci che non sono comunemente usati o prescritti<br />

• Farmaci <strong>di</strong> uso comune a cui alcuni pazienti sono allergici<br />

dove impera ancora l’eccessiva variabili<br />

• Farmaci che richiedono test per assicurare che vengano mantenuti<br />

livelli appropriati.<br />

La mancanza <strong>di</strong> prevenzione identifica la prevenzione <strong>di</strong><br />

complicanze, <strong>di</strong> errori, <strong>di</strong> minacce alla sicurezza del paziente<br />

(prevenzione delle infezioni e delle complicanze da allettamento)<br />

quali significativi obiettivi <strong>di</strong> una buona assistenza infermieristica. 59<br />

Per quanto riguarda gli sbagli o gli equivoci <strong>di</strong> altri operatori, questa<br />

56 "American Society for Healthcare Engineering"<br />

57 http://www.jointcommission.org/AboutUs/Fact_Sheets/joint_commission_facts.htm Facts<br />

About The Joint Commission, The Joint Commission Web site<br />

58 Ufficio <strong>di</strong> Presidenza A.N.I.N.<br />

59 Assistenza infermieristica specialistica. Procedure, protocolli e linee guida<br />

a cura <strong>di</strong> Ufficio <strong>di</strong> Presidenza A.N.I.N.<br />

51


categoria include tutti gli sbagli creati da confusione o errori <strong>di</strong> altri<br />

operatori che producono un intervento errato.<br />

Tipico è la prescrizione verbale del me<strong>di</strong>co; inutile richiamare alla<br />

responsabilità con<strong>di</strong>visa tra le due professioni perché, così come<br />

richiamato dal magistrato nella sentenza della Cassazione Penale<br />

n. 60 1878/2000 dove a seguito del decesso <strong>di</strong> una paziente per una<br />

prescrizione sostitutiva <strong>di</strong> un farmaco non corretta (verbale, errata<br />

nel dosaggio essendo questo <strong>di</strong>verso da quello del farmaco sostituito),<br />

ha stabilito che oltre ai precisi obblighi <strong>di</strong> garanzia del me<strong>di</strong>co, nei<br />

confronti del paziente, l’infermiere è tenuto a chiedere chiarimenti al<br />

me<strong>di</strong>co, essendo esigibile da parte dell’infermiere che l’attività <strong>di</strong><br />

preparazione del flacone non sia prestata in modo meccanicistico,<br />

ma in modo collaborativo con il me<strong>di</strong>co non per sindacare circa<br />

l’efficacia ma per richiamare i dubbi avanzati circa il dosaggio in<br />

presenza <strong>di</strong> variazione dello stesso.<br />

60 Assistenza infermieristica specialistica. Procedure, protocolli e linee guida<br />

a cura <strong>di</strong> Ufficio <strong>di</strong> Presidenza A.N.I.N<br />

52


Infine, per quanto riguarda gli errori <strong>di</strong> documentazione, l’articolo<br />

richiama alla cancellazione <strong>di</strong> procedure e trattamenti prima che<br />

questi siano completati; documentare azioni non effettuate (falso<br />

ideologico in atto pubblico) 61 , documentare in modo erroneo e<br />

alterare la documentazione (falso materiale in atto pubblico).<br />

Quanto detto ci deve stimolare ad acquisire un approccio<br />

metodologico nuovo per gestire gli errori professionali, per evitare <strong>di</strong><br />

nasconderli e banalizzarli ma per apprendere dall’errore. 62<br />

Solo così gli infermieri nel loro agire quoti<strong>di</strong>ano mantengono un<br />

comportamento eticamente responsabile orientato a garantire la<br />

miglior assistenza possibile; in secondo luogo emerge come una<br />

buona pratica clinica ci impone <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzare e omogeneizzare i<br />

comportamenti al fine <strong>di</strong> ridurre quelle aree grigie dell’assistenza<br />

infermieristica dove impera ancora l’eccessiva variabilità<br />

professionale: anche i co<strong>di</strong>ci penale e civile prevedono, tra gli<br />

obblighi delle professioni sanitarie, quello <strong>di</strong> dominare e contribuire<br />

61 Benci L., Manuale giuri<strong>di</strong>co professionale per l’esercizio del nursing, Mc Graw-Hill, Milano, 1998.<br />

62 Collegio IPASVI Professione e responsabilità 4 2° parte Errori professionali e profili <strong>di</strong><br />

responsabilità <strong>degli</strong> infermieri<br />

53


a <strong>di</strong>ffondere le informazioni rispetto al proprio patrimonio<br />

conoscitivo tra cui ad esempio i protocolli e le linee guida.<br />

Per quanto riguarda invece gli errori basati su mancanza o minore<br />

abilità e conoscenze, si deve fare appello all’impegno morale <strong>di</strong> ogni<br />

singolo professionista rispetto alla manutenzione della propria<br />

formazione e del proprio patrimonio conoscitivo oltre che definire<br />

percorsi <strong>di</strong> accoglimento e inserimento dei neoprofessionisti. 63<br />

Ancora, tali riflessioni sono state possibili perché era <strong>di</strong>sponibile una<br />

bibliografia ampia a cui fare riferimento: come professione sanitaria<br />

non possiamo più esimerci dal raccogliere dati, catalogarli,<br />

classificarli, analizzarli e <strong>di</strong>vulgarli. Solo così contribuiamo, oltre<br />

che alla nostra crescita, anche al consolidamento del nostro<br />

patrimonio <strong>di</strong>sciplinare. 64<br />

63 Vanzetta M, Valicella F., Errori e assistenza infermieristica, in Management Infermieristico<br />

2003; 3: 28-35.<br />

64 Collegio IPASVI Professione e responsabilità 4 2° parte Errori professionali e profili <strong>di</strong><br />

responsabilità <strong>degli</strong> infermieri<br />

54


CAPITOLO TERZO<br />

Farmaco e sue somministrazione<br />

3.1. Farmaco, farmacocinetica ed i loro effetti.<br />

Una volta che il me<strong>di</strong>co ha prescritto il farmaco, il responsabile della<br />

sua corretta somministrazione, come definito dal DM 739/94 65 , è l'<br />

infermiere.<br />

Il profilo professionale dell’infermiere, in<strong>di</strong>viduato dal D.M. 14<br />

settembre 1994, n. 738 prevede, tra le altre,<br />

che l’infermiere<br />

“garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni <strong>di</strong>agnostico<br />

terapeutiche” (cfr. art. 1, n. 3, lettera d), d.m. 739/94).<br />

E’ opportuno sottolineare come tale funzione sia l’unica che non<br />

viene svolta in assoluta autonomia ma è riconducibile a prescrizione<br />

me<strong>di</strong>ca.<br />

L’autonomia e la responsabilità dell’infermiere circa questa funzione<br />

consistono nello svolgimento delle procedure e nelle valutazioni<br />

necessarie per garantire la correttezza dell’applicazione, laddove<br />

l’abrogato mansionario in termini del tutto <strong>di</strong>versi attribuiva<br />

all’infermiere un ruolo (apparentemente) esecutivo; si parlava infatti<br />

<strong>di</strong> “somministrazione dei me<strong>di</strong>cinali prescritti ed esecuzione dei<br />

seguenti trattamenti <strong>di</strong>agnostici e curativi or<strong>di</strong>nati dal me<strong>di</strong>co”<br />

65 Dal D.M. 739/94 www.ministerodella salute.gov<br />

55


Sono in<strong>di</strong>cati in letteratura infermieristica una serie <strong>di</strong><br />

controlli generali da effettuarsi al fine <strong>di</strong> eliminare o ridurre al<br />

minimo la possibilità <strong>di</strong> insorgenza <strong>di</strong> errori nel corso del processo <strong>di</strong><br />

somministrazione della terapia.<br />

Questi controlli comprendono:<br />

la registrazione della prescrizione;<br />

la regola delle 7G.<br />

Per registrazione della prescrizione si intende la necessità <strong>di</strong><br />

avere una prescrizione me<strong>di</strong>ca (scritta) reperibile nella cartella clinica<br />

e/o nella cartella infermieristica. Nella prescrizione <strong>di</strong> un farmaco<br />

devono comparire sette elementi che garantiscono un’adeguata<br />

completezza <strong>di</strong> informazioni rispetto a ciò che si sta somministrando<br />

e alla persona a cui lo si somministra:<br />

1) il nome della persona;<br />

2) la data della prescrizione;<br />

3) il nome del farmaco;<br />

4) il dosaggio;<br />

5) la via <strong>di</strong> somministrazione;<br />

6) la frequenza <strong>di</strong> assunzione;<br />

7) la firma <strong>di</strong> chi ha prescritto la terapia. 66<br />

Con il termine "farmaco" si in<strong>di</strong>ca: una sostanza o un<br />

composto che viene usato per la prevenzione, la cura o la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

66 Pearce Evelyn, Manuale <strong>di</strong> Nursing, Utet, 1985.<br />

56


una determinata malattia 67 .<br />

Quando somministra i farmaci, l’infermiere deve essere consapevole<br />

che il farmaco, a causa della sua composizione chimica e della sua<br />

azione fisiologica, può dare luogo a più effetti.<br />

Quin<strong>di</strong> l' atto della terapia ha come scopo quello <strong>di</strong> portare all’interno<br />

dell’organismo una sostanza curativa attraverso le <strong>di</strong>verse vie<br />

utilizzabili affinché possa agire e dare il risultato terapeutico<br />

desiderato.<br />

La terapia farmacologia si basa sulla somministrazione <strong>di</strong> principi<br />

attivi che agiscono con <strong>di</strong>versi meccanismi sul sintomo e/o sulla<br />

causa della malattia; tali principi attivi sono in genere ad<strong>di</strong>zionati ad<br />

eccipienti che ne mo<strong>di</strong>ficano le caratteristiche organolettiche,<br />

rendendoli il più gradevoli possibili alla persona e favorendone<br />

l’assorbimento e la <strong>di</strong>stribuzione nell’organismo.<br />

Perché sia efficace il farmaco viene somministrato in dosi adeguate e<br />

idonee a raggiungere determinate concentrazioni nel sangue e nei<br />

tessuti.<br />

Tali concentrazioni devono essere mantenute costanti nelle 24 ore<br />

ricorrendo, se necessario, a più somministrazioni nel corso della<br />

67 Definizione data dal sito: http://www.galenotech.org/biofarm1.htm<br />

57


giornata. 68 L’infermiere non deve stabilire il dosaggio dei farmaci per<br />

i pazienti (compito del me<strong>di</strong>co), ma deve essere consapevole delle<br />

dosi normali, nonché dei criteri per stabilirle.<br />

Infatti la corretta<br />

somministrazione del farmaco <strong>di</strong>pende dalla<br />

capacità dell’infermiere <strong>di</strong> calcolare e misurare accuratamente il<br />

dosaggio.<br />

Chi prescrive il farmaco e il paziente si affidano all’infermiere per il<br />

controllo del dosaggio prima della somministrazione del farmaco. 69<br />

Il sistema più frequentemente usato nella misura dei farmaci è quello<br />

metrico.<br />

I farmaci però, non sono sempre commercializzati nell’unità <strong>di</strong><br />

misura in cui vengono poi prescritte.<br />

Esempio : vancomicina 1g.<br />

La farmacia fornisce fiale da 500 mg. Quin<strong>di</strong>: 1,0 g. corrisponde a<br />

68 TERAPIA, FARMACI, LORO SOMMINISTRAZIONE E SMALTIMENTO Avvocato<br />

Giannantonio Barbieri su Professione Infermiere, perio<strong>di</strong>co del Collegio IPASVI della Provincia <strong>di</strong><br />

Bologna, n. 1/2006<br />

69 “Errore clinico e gestione del farmaco: il ruolo dell’infermiere nella<br />

gestione del rischio.” Di: Francesco Falli e Massimo Cariolato.<br />

58


1000 mg. Quin<strong>di</strong> 1000mg/500mg.=2fiale.<br />

Per quanto riguarda i bambini, essi metabolizzano ed eliminano i<br />

farmaci in modo <strong>di</strong>fferente dagli adulti. Per cui sono state concepite<br />

varie formule che riguardano il peso, l’età, superficie del corpo. Per<br />

stabilire il dosaggio adatto ai bambini si può usare il monogramma <strong>di</strong><br />

West raramente usato e consiste nel calcolare:<br />

Dose del bambino= area <strong>di</strong> superficie corporea del bambino<br />

(mq)/1,75 mq x dose dell’adulto. Il più usato in pe<strong>di</strong>atria è dose<br />

pe<strong>di</strong>atrica= superficie corporea (SC) m² x dose/m². 70<br />

Un' altro esempio <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferente metabolizzazione ed eliminazione<br />

dei farmaci riguarda la grande popolazione rappresentata dalle<br />

persone anziane. Infatti non esistono formule speciali per calcolare i<br />

dosaggi dei farmaci destinati agli anziani.<br />

Va ricordato che il metabolismo e il grado <strong>di</strong> eliminazione<br />

nell’anziano sono molto alterati e quin<strong>di</strong> il rischio <strong>di</strong> sovra dosaggi è<br />

molto alto. 71<br />

Dopo la somministrazione, il farmaco viene assorbito, <strong>di</strong>stribuito,<br />

metabolizzato ed eliminato. Da tali processi<br />

<strong>di</strong>pende quale<br />

percentuale della dose somministrata raggiunge il sito d’azione. Essi<br />

sono influenzati da <strong>di</strong>versi fattori<br />

quali l’area della superficie<br />

corporea, il contenuto in acqua e grasso del corpo e le riserve<br />

proteiche.<br />

70 “Elementi <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>atria per infermieri” <strong>di</strong> Teresa De Toni<br />

71 fattori determinanti le mo<strong>di</strong>ficazioni nella farmacocinetica<br />

http://www.galenotech.org/farmco<strong>di</strong>n6.htm<br />

59


Quando si prescrivono i farmaci, come esempio gli antibiotici, lo<br />

scopo è quello <strong>di</strong> raggiungere un livello ematico costante del farmaco<br />

entro un range <strong>di</strong> tempo terapeutico sicuro.<br />

Il paziente e l’infermiere devono seguire uno schema <strong>di</strong> dosaggio<br />

regolare e le dosi prescritte vanno somministrate a intervalli corretti<br />

(giusto orario) 72 . Anche la conoscenza <strong>degli</strong> intervalli temporali<br />

relativi al farmaco è utile per prevederne gli effetti.<br />

L' azione <strong>di</strong> un farmaco all' interno <strong>di</strong> un' organismo si <strong>di</strong>vide<br />

in quattro fasi:<br />

4. Esor<strong>di</strong>o dell’azione - periodo <strong>di</strong> tempo trascorso dopo la<br />

somministrazione del farmaco prima che questo <strong>di</strong>a origine a<br />

una risposta;<br />

5. Picco dell’azione – tempo che occorre affinché il farmaco<br />

raggiunga la sua più alta concentrazione e quin<strong>di</strong> la sua<br />

72 Ripreso dalla regola delle 7G<br />

60


massima efficacia.<br />

6. Durata dell’azione – arco temporale durante il quale il<br />

farmaco è presente in concentrazione ancora sufficiente<br />

elevata da dare luogo a una risposta;<br />

7. Plateau – concentrazione sierica nel sangue raggiunta e<br />

mantenuta dopo dosi ripetute e fisse.<br />

Finito <strong>di</strong> esaminare anche la farmacocinetica, adesso pren<strong>di</strong>amo in<br />

considerazione gli effetti che può avere un qualsiasi farmaco<br />

introdotto nell' organismo.<br />

Tali effetti sono sud<strong>di</strong>visi in:<br />

EFFETTI TERAPEUTICI<br />

L’effetto terapeutico è la risposta fisiologica, voluta o prevista,<br />

prodotta dal farmaco. Esempio<br />

se somministro un <strong>di</strong>uretico, mi<br />

aspetto che la <strong>di</strong>uresi oraria e totale del paziente aumenti, creando <strong>di</strong><br />

conseguenza un abbassamento della pressione sanguigna. Ciascun<br />

farmaco possiede un dato effetto terapeutico per il quale viene<br />

prescritto. Uno stesso farmaco può avere più effetti terapeutici (x es.<br />

l’aspirina che oltre ad avere un effetto anti-aggregante, viene usata<br />

per le nevralgie e per gli stati febbrili).<br />

EFFETTI COLLATERALI<br />

C' è la possibilità, inoltre che un farmaco causi effetti secondari non<br />

voluti. Gli effetti collaterali possono essere innocui oppure dannosi .<br />

61


Se gli effetti collaterali del farmaco sono superiori ai suoi effetti<br />

terapeutici, chi lo prescrive può decidere <strong>di</strong> far sospendere al paziente<br />

l’assunzione.<br />

EFFETTI TOSSICI<br />

Dopo l’assunzione prolungata <strong>di</strong> un farmaco ad alte dosi, dopo<br />

l’ingestione <strong>di</strong> farmaci per applicazione esterna o quando un farmaco<br />

si accumula nel sangue a seguito <strong>di</strong> compromissione del metabolismo<br />

o dell’eliminazione, può comparire un effetto tossico ( che può anche<br />

portare alla morte) .<br />

REAZIONI IDIOSINCRASICHE<br />

I farmaci possono causare effetti impreve<strong>di</strong>bili, il paziente reagisce<br />

eccessivamente a un farmaco o presenta reazione <strong>di</strong>versa da quella<br />

normale. A volte è possibile prevedere quali pazienti possono<br />

presentare una risposta i<strong>di</strong>osincrasia. Per esempio nell’anziano alcuni<br />

tranquillanti portano ad agitazione e delirio.<br />

REAZIONI ALLERGICHE<br />

La reazione allergica<br />

è una risposta impreve<strong>di</strong>bile al farmaco<br />

somministrato. L’esposizione alla dose iniziale <strong>di</strong> un farmaco può<br />

provocare una risposta <strong>di</strong> sensibilizzazione immunologica. Il farmaco<br />

agisce in questo caso come un antigene e induce la produzione <strong>di</strong><br />

62


anticorpi.<br />

In caso <strong>di</strong> somministrazione ripetuta, il paziente va incontro a una<br />

risposta allergica verso il farmaco, verso i suoi eccipienti o verso un<br />

suo metabolita.<br />

La reazione allergica può essere lieve o grave. I sintomi allergici<br />

variano secondo il paziente e il farmaco. Tra i vari farmaci gli<br />

antibiotici hanno un’elevata incidenza <strong>di</strong> reazioni allergiche.<br />

Le reazioni gravi, ovvero l’anafilassi (shock anafilattico), sono<br />

caratterizzate da un’improvvisa costrizione dei muscoli bronchiolari,<br />

da edema della laringe, da spiccati sibili, <strong>di</strong>spnea.<br />

Può manifestarsi grave ipotensione e necessità <strong>di</strong> ricorrere a misure<br />

<strong>di</strong> rianimazione . se un paziente conosce la sua allergia a qualche<br />

farmaco deve segnalarlo e, ciò deve essere annotato in cartella in<br />

apposito spazio ben evidente a tutte le persone coinvolte<br />

nell’assistenza.<br />

I pazienti con evidente conoscenza <strong>di</strong> allergia a un determinato<br />

farmaco dovrebbero portare un cartellino identificativo. Solitamente<br />

in<strong>di</strong>vidui che sanno <strong>di</strong> andare in schok anafilattico per <strong>di</strong>versi fattori,<br />

portano con se una siringa precaricata, simile a quelle penne per auto<br />

somministrarsi l' insulina, ma carica <strong>di</strong> adrenalina.<br />

TOLLERANZA E DIPENDENZA DA FARMACI<br />

La tolleranza ai farmaci si verifica quando il paziente assume lo<br />

stesso farmaco per un lungo periodo <strong>di</strong> tempo e necessita <strong>di</strong> dosi più<br />

63


alte per ottenere lo stesso effetto. Con il trascorrere del tempo il<br />

paziente che usa sempre lo stesso farmaco va incontro a tolleranza<br />

(esempio della morfina, un antidolorifico oppiaceo). La <strong>di</strong>pendenza<br />

da farmaci invece può essere psicologica o fisiologica.<br />

1) psicologica: avviene quando il paziente desidera il farmaco<br />

perché pensa <strong>di</strong> trarne beneficio.<br />

2) Fisiologica: invece avviene quando il paziente presenta<br />

reazioni negative se non assume il farmaco (astinenza) .<br />

INTERAZIONE FRA FARMACI<br />

Quando un farmaco mo<strong>di</strong>fica l’azione <strong>di</strong> un altro farmaco si verifica<br />

un’interazione tra farmaci. Le interazioni sono frequenti nei pazienti<br />

che assumono più farmaci. Un farmaco può potenziare o <strong>di</strong>minuire<br />

l’azione <strong>di</strong> un altro farmaco, può alterare le modalità<br />

<strong>di</strong><br />

metabolizzazione o eliminazione. Due farmaci<br />

se somministrati<br />

simultaneamente possono avere un effetto sinergico o ad<strong>di</strong>tivo.<br />

Nella reazione sinergica l’azione dei due farmaci è maggiore rispetto<br />

all’assunzione separata (alcool più antidepressivi). A volte l’effetto<br />

sinergico è voluto dal me<strong>di</strong>co (<strong>di</strong>uretici e vaso<strong>di</strong>latatori).<br />

3.2. Assorbimento e vie <strong>di</strong> somministrazione (pregi e<br />

<strong>di</strong>fetti).<br />

La via <strong>di</strong> somministrazione scelta per un farmaco <strong>di</strong>pende dalle sue<br />

64


proprietà, dall’effetto desiderato e dalle con<strong>di</strong>zioni fisiche e mentali<br />

del paziente.<br />

L’infermiere è la persona più adatta per giu<strong>di</strong>care quale sia la via<br />

migliore e preferita dal paziente.<br />

Le vie <strong>di</strong> somministrazione sono: orale (boccale sottolinguale),<br />

sottocutanea, intramuscolo ed endovena. Si può somministrare<br />

farmaci attraverso la cute ( topica o transdermica). Si possono<br />

somministrati attraverso le mucose (naso, occhi, vagina, retto ecc.),<br />

oppure per via inalatoria (aerosol,nebulizzatori).<br />

Solitamente la via <strong>di</strong> somministrazione più pratica e comoda è quella<br />

orale (capsule, compresse, confetti, sciroppi, emulsioni, sospensioni,<br />

soluzioni) che richiede soltanto la <strong>di</strong>sponibilità del paziente. Non<br />

mancano tuttavia possibili inconvenienti.<br />

Alcuni farmaci, spesso <strong>di</strong> uso molto comune, determinano irritazioni<br />

della mucosa gastrointestinale: i salicitati (aspirina®), ad esempio, a<br />

dosi elevate, possono aumentare i sintomi <strong>di</strong> un'ulcera, provocare<br />

65


emorragie gastrointestinali e gastriti erosive; altri farmaci non<br />

possono essere assunti per via orale in quanto verrebbero inattivati o<br />

<strong>di</strong>strutti dagli enzimi del succo gastrico e/o dalla forte aci<strong>di</strong>tà (per<br />

esempio l' insulina che essendo una proteina verrebbe smantellata<br />

dagli enzimi gastrici); altri ancora, infine, non sono assorbibili dalla<br />

mucosa gastro-intestinale.<br />

Infatti, la maggior parte dei farmaci vengono assorbiti dalla mucosa<br />

gastrointestinale per semplice <strong>di</strong>ffusione, però questo processo è<br />

ampiamente legato allo stato elettrico delle molecole dei farmaci<br />

introdotti, a sua volta notevolmente influenzato dal succo gastrico.<br />

Per esempio, la chini<strong>di</strong>na, molto usata nella terapia delle aritmie<br />

car<strong>di</strong>ache, nell'ambiente acido dello stomaco assume una forte carica<br />

elettrica che ne riduce sensibilmente l'assorbimento 73 ; il farmaco sarà<br />

assorbito e potrà svolgere la sua azione terapeutica solo quando<br />

entrerà in circolo transitando per l'intestino.<br />

Ora passiamo ad elaborare una ad una le vie <strong>di</strong> accesso <strong>di</strong> un farmaco<br />

nell' organismo:<br />

assorbimento gastrointestinale: il fatto che la velocità <strong>di</strong><br />

assorbimento attraverso la mucosa gastrointestinale <strong>di</strong>penda dal<br />

tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssoluzione delle compresse (o delle altre forme<br />

farmaceutiche solide utilizzare nella somministrazione orale dei<br />

farmaci), ha consentito <strong>di</strong> realizzare preparazioni ad azione<br />

73 www.galenotech.org/biofarm1.htm<br />

66


prolungata che consentono un lento ed uniforme assorbimento delle<br />

sostanze attive per perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> otto e più ore, con intuitivi vantaggi non<br />

solo verso il paziente ma anche per l' infermiere, come :<br />

somministrazioni <strong>di</strong>stanziate nel tempo ed eliminazione <strong>degli</strong><br />

inconvenienti sempre possibili quando un farmaco raggiunge troppo<br />

rapidamente un'alta concentrazione nell'organismo.<br />

assorbimento per via cutanea: la somministrazione per via<br />

cutanea è in<strong>di</strong>cata per azioni locali; comunque, il controllo<br />

dell'assorbimento attraverso gli strati più interni della pelle, permette<br />

<strong>di</strong> ottenere anche effetti sistemici<br />

via iniettiva: la somministrazione <strong>di</strong> farmaci per via iniettiva<br />

(endovenosa, sottocutanea, intramuscolare, flebo, ecc.) presenta,<br />

rispetto a quella orale, alcuni vantaggi fondamentali. Innanzitutto, il<br />

farmaco iniettato evita il filtro epatico (passaggio obbligato dopo<br />

l'assorbimento gastrointestinale) dove può subire trasformazioni tali<br />

che lo possono inattivare. Inoltre, il dosaggio può essere stabilito più<br />

accuratamente, ottenendo effetti terapeutici più rapi<strong>di</strong> e controllabili;<br />

infine, le vie iniettive costituiscono l'unica alternativa possibile<br />

quando il paziente non vuole o non può assumere farmaci per via<br />

orale.<br />

Le vie iniettive presentano tuttavia svantaggi notevoli che non<br />

devono essere trascurati.<br />

Le iniezioni endovenose, pur permettendo dosaggi accuratissimi ed<br />

67


effetti imme<strong>di</strong>ati, possono dare, più <strong>di</strong> qualsiasi altra via <strong>di</strong><br />

somministrazione, reazioni sfavorevoli ed impreve<strong>di</strong>bili.<br />

Per questo, la somministrazione <strong>di</strong> farmaci per via endovenosa deve<br />

essere evitata a meno che vi siano motivi particolari per preferirla,<br />

come ad esempio nell'anestesia chirurgica, dove le sostanze iniettate<br />

devono essere accuratamente dosate e la somministrazione avviene<br />

nel corso dell'intervento in funzione della risposta del paziente;<br />

oppure quando è necessaria la somministrazione <strong>di</strong> volumi elevati <strong>di</strong><br />

farmaco (fleboclisi).<br />

Le iniezioni sottocutanee sono spesso utilizzate per la<br />

somministrazione <strong>di</strong> farmaci e garantiscono un assorbimento<br />

abbastanza uniforme, ma la via parenterale più frequente è<br />

indubbiamente quella intramuscolare che consente un rapido<br />

assorbimento dei farmaci in soluzione acquosa; d'altra parte, quando<br />

i farmaci sono in soluzione oleosa o in particolari forme deposito,<br />

possono essere ottenuti assorbimenti lenti ed uniformi.<br />

via rettale: la somministrazione per via rettale offre buone<br />

possibilità alternative quando il paziente non può utilizzare la via<br />

orale; tuttavia, l'assorbimento rettale dei farmaci è spesso troppo<br />

irregolare ed incompleto per garantire una adeguata affidabilità<br />

quando la terapia esige regolarità ed accuratezza nei dosaggi.<br />

via inalatoria: la grande superficie <strong>di</strong> assorbimento sviluppata dal<br />

letto vasale polmonare costituisce un'ottima sede per i rapido<br />

assorbimento dei farmaci allo stato gassoso o per soluzioni<br />

68


atomizzate <strong>di</strong> farmaci che possono essere inalate come aerosol ed<br />

entrare facilmente in circolo, oppure per svolgere la loro azione<br />

localmente, come avviene per l'epinefrina nel trattamento dell'asma<br />

bronchiale.<br />

Gli svantaggi <strong>di</strong> questa via <strong>di</strong> somministrazione sono tuttavia<br />

rilevanti, essenzialmente per l'azione irritante <strong>di</strong> molti farmaci sugli<br />

epiteli polmonari.<br />

Ecco <strong>di</strong> seguito una tabella riassuntiva dove vengono menzionati tutti<br />

i pregi e <strong>di</strong>fetti dal punto <strong>di</strong> vista infermieristico delle varie vie <strong>di</strong><br />

somministrazione dei farmaci.<br />

Tabella riassuntiva 74<br />

Via <strong>di</strong> somministrazione<br />

Svantaggi<br />

Orale/<br />

sottolinguale<br />

boccale/<br />

/controin<strong>di</strong>cazioni/accorgiment<br />

i<br />

Evitare <strong>di</strong> usarla nei pazienti con<br />

alterazioni della funzione<br />

Facile e comoda da<br />

gastrointestinale (per esempio,<br />

somministrare,<br />

economica,<br />

nausea, vomito) riduzione della<br />

può provocare effetti locali o<br />

sistemici.<br />

motilità (dopo anestesia o<br />

infiammazione dell’intestino) e<br />

resezione<br />

gastrointestinale<br />

chirurgica. Alcuni farmaci vengono<br />

74 Tabella elaborata e mo<strong>di</strong>ficata su base della tabella riportata sul sito<br />

http://www.galenotech.org/biofarm1.htm<br />

69


<strong>di</strong>strutti dalle secrezioni gastriche,<br />

pazienti con <strong>di</strong>fficoltà a deglutire<br />

<strong>di</strong>sfagia, i farmaci per os non possono<br />

essere somministrati a pazienti in<br />

aspirazione gastrica e sono<br />

controin<strong>di</strong>cati prima <strong>di</strong> taluni esami o<br />

dell’intervento chirurgico. Il paziente<br />

confuso o privo <strong>di</strong> coscienza può non<br />

volere o non essere capace <strong>di</strong><br />

inghiottire il farmaco o <strong>di</strong> tenerlo<br />

sotto la lingua. I farmaci orali<br />

possono irritare il rivestimento del<br />

tratto gastrointestinale, cambiare<br />

colore ai denti o avere un gusto<br />

sgradevole.<br />

Via sottocutanea (s.c.),<br />

Rischio <strong>di</strong> infezioni, farmaci costosi:<br />

intramuscolare<br />

(i.m.),<br />

queste vie si evitano in pazienti con<br />

endovenosa (e.v.) e<br />

intradermica .Si ha un<br />

assorbimento più rapido<br />

rispetto alla via orale o topica.<br />

L’infusione e.v. è utile in<br />

situazioni critiche. Se la<br />

perfusione periferica è scarsa<br />

tendenza a sanguinare.<br />

Rischio <strong>di</strong> danno tissutale con le<br />

iniezioni s.c.<br />

Le vie i.m. ed e.v. possono essere<br />

pericolose perché l’assorbimento del<br />

farmaco è rapido. Possono indurre<br />

nei pazienti ansia.<br />

70


la via e.v. viene preferita a<br />

quella i.m.<br />

Cute : topica e transdermica.<br />

Le applicazioni estese<br />

possono<br />

L’applicazione topica procura<br />

principalmente un effetto<br />

locale. È indolore, gli effetti<br />

collaterali sono limitati. La<br />

transdermica fornisce un<br />

prolungato effetto sistemico<br />

essere voluminose, i pazienti con<br />

abrasioni cutanee corrono il rischio <strong>di</strong><br />

rapido assorbimento del farmaco e <strong>di</strong><br />

effetti sistemici.<br />

La transdermica la scia una sostanza<br />

oleosa<br />

con limitati effetti collaterali.<br />

Mucose : occhi, naso, vagina,<br />

Dalle mucose<br />

le sostanze vengono<br />

retto, boccale e sottolinguale<br />

Le soluzioni acquose si<br />

assorbono con molta facilità e<br />

sono in grado <strong>di</strong> provocare<br />

effetti sistemici. Le mucose<br />

sono un alternativa se vi sono<br />

assorbite rapidamente (sono molto<br />

irrorate <strong>di</strong> capillari)<br />

L’introduzione per via rettale o<br />

vaginale a volte è fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />

Vi sono controin<strong>di</strong>cazioni in casi <strong>di</strong><br />

interventi chirurgici rettali o vaginali,<br />

controin<strong>di</strong>cazioni orali.<br />

Inalazione:<br />

l’inalazione<br />

Alcune sostanze a uso locale<br />

assicura un rapido sollievo ai<br />

problemi respiratori locali.<br />

provocano gravi effetti sistemici e<br />

locali. (irritazione polmonare).<br />

Rapido accesso <strong>di</strong> gas<br />

anestetici.<br />

71


Dischi intraoculari. Non<br />

necessita <strong>di</strong> frequenti<br />

Reazioni locali (lacrimazione ecc)<br />

Ansia per il paziente.<br />

somministrazioni(come<br />

i<br />

colliri), si può portare mentre<br />

si dorme.<br />

3.3 La terapia.<br />

Abbiamo approfon<strong>di</strong>to gli aspetti principali che l' infermiere deve<br />

conoscere per effettuare una corretta somministrazione dei farmaci;<br />

ora an<strong>di</strong>amo ad esaminare il vero e proprio atto della<br />

somministrazione<br />

del<br />

farmaco.<br />

L' infermiere per portare a termine correttamente il suo compito <strong>di</strong><br />

somministrazione della terapia deve ricordarsi un metodo semplice e<br />

specifico che facilita <strong>di</strong> netto questa funzione molto delicata, ed è la<br />

72


famosa e sopracitata regola delle 7G:<br />

1 Giusto farmaco: il farmaco che si sta somministrando deve<br />

essere quello effettivamente prescritto.<br />

2 Giusta dose: il farmaco deve essere somministrato nella dose<br />

prescritta.<br />

3 Giusta via <strong>di</strong> somministrazione: il farmaco deve essere<br />

somministrato per la via prescritta<br />

4 Giusto orario: il farmaco deve essere somministrato con la<br />

frequenza prescritta e all' ora in<strong>di</strong>cata dai protocolli in uso.<br />

5 Giusto Paziente: il farmaco deve essere somministrato alla<br />

persona alla quale è stato prescritto<br />

6 Giusta registrazione: si registra nella documentazione clinica<br />

dell' avvenuta somministrazione ( o non avvenuta con le<br />

relative motivazioni)<br />

7 Giusto controllo: sia su tutte le fasi <strong>di</strong> gestione della terapia,<br />

ovvero dalla lettura della prescrizione alla somministrazione,<br />

sia in merito all' esecuzione <strong>di</strong> eventuali controlli successivi<br />

(per esempio, la rilevazione della pressione arteriosa nel caso<br />

<strong>di</strong> somministrazione <strong>di</strong> un anti ipertensivo). 75<br />

Perciò l'infermiere trascrive la prescrizione sulla scheda della<br />

somministrazione <strong>di</strong> farmaci (Meglio sarebbe se il me<strong>di</strong>co scrivesse<br />

<strong>di</strong>rettamente la somministrazione del farmaco con le in<strong>di</strong>cazioni sulla<br />

75 Tratto da: “responsabilità infermieristiche nella somministrazione dei farmaci<br />

capitolo 1 pag 3<br />

73


scheda della terapia del paziente ).da un punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co l’atto<br />

della somministrazione si <strong>di</strong>stingue in due momenti:<br />

1) L’atto della prescrizione, <strong>di</strong> competenza me<strong>di</strong>ca,<br />

2) L’atto della somministrazione <strong>di</strong> competenza<br />

infermieristica.<br />

Se questi due momenti vengono tenuti <strong>di</strong>stinti, l’infermiere<br />

risponderà solo <strong>degli</strong> errori legati alla somministrazione.<br />

La trascrizione della prescrizione comprende; nome e cognome del<br />

paziente, numero <strong>di</strong> stanza e letto, la data <strong>di</strong> inizio e fine della<br />

terapia, nome e dosaggio del farmaco, orario e via <strong>di</strong><br />

somministrazione.<br />

L’infermiere deve somministrare terapie prescritte dal me<strong>di</strong>co e<br />

controllare se è scritto il dosaggio e se è presente la firma del me<strong>di</strong>co<br />

prescrivente.<br />

Se manca anche solo una <strong>di</strong> questi due fattori andate dal me<strong>di</strong>co per<br />

chiarire oppure rifiutatevi <strong>di</strong> fare la terapia.<br />

Comunque non è così semplice, per questa fase <strong>di</strong> ricezione della<br />

prescrizione, esistono <strong>di</strong>versi punti che l' infermiere deve osservare<br />

per garantire una<br />

successiva somministrazione del farmaco in<br />

maniera idonea.<br />

An<strong>di</strong>amoli ad esaminare:<br />

1. per ogni farmaco che l’infermiere somministra è necessaria<br />

una prescrizione farmaceutica.<br />

74


2. controllare con attenzione tutte le prescrizioni trascritte,<br />

confrontandole con quelle <strong>di</strong> chi ha prescritto il farmaco.<br />

Qualsiasi trascrizione macchiata illeggibile va nuovamente<br />

controllata con il prescrivente.<br />

3. assicurarsi che la prescrizione contenga i seguenti elementi: la<br />

data in cui è stata scritta, il nome e il dosaggio del farmaco da<br />

somministrare , la via <strong>di</strong> somministrazione e la firma <strong>di</strong> chi ha<br />

prescritto il farmaco.<br />

4. valutare l’anamnesi <strong>di</strong> allergia del paziente. Se il farmaco è<br />

controin<strong>di</strong>cato, avvisare chi lo ha prescritto.<br />

5. occorre conoscere dei farmaci l’azione e lo scopo, il dosaggio e<br />

via <strong>di</strong> somministrazione in<strong>di</strong>cata, intervallo <strong>di</strong> tempo prima<br />

della comparsa dell’azione, effetti collaterali e implicazioni<br />

relative alla somministrazione e al controllo richiesto<br />

all’infermiere .<br />

6. somministrare il farmaco negli orari stabiliti in base al<br />

frazionamento della posologia.<br />

La preme<strong>di</strong>cazione prima dell’intervento va somministrata entro<br />

un tempo specifico. L’insulina va somministrata a <strong>di</strong>stanza<br />

opportuna prima del pasto.<br />

7. la prescrizione verbale consiste in un farmaco o in una<br />

prescrizione terapeutica ricevuti dall’infermiere in presenza <strong>di</strong><br />

chi prescrive il farmaco. Vanno comunque riportate in cartella<br />

con il nome <strong>di</strong> chi le ha prescritte.<br />

75


3.4. La terapia orale<br />

Specificamente, dato che l' obbiettivo della mia tesi è quello <strong>di</strong> creare<br />

un vademecum farmaceutico per abbassare il rischio clinico nella<br />

somministrazione dei farmaci per via orale,<br />

descriverò il modo<br />

corretto per garantire al paziente una corretta assunzione del<br />

farmaco.<br />

Tenendo conto anche delle specifiche linee guida.<br />

Con somministrazione per via orale si intende: l’assunzione per bocca<br />

e la successiva deglutizione <strong>di</strong> un farmaco.<br />

Questa modalità <strong>di</strong> somministrazione richiede normalmente che il<br />

paziente sia cosciente, collaborante e con riflesso della deglutizione<br />

presente.<br />

I farmaci impiegati si presentano sotto forma solida (compresse,<br />

capsule, confetti, polveri ecc.) o fluida (sciroppi, gocce, gel ecc.)<br />

L’assorbimento del farmaco somministrato per via orale è molto<br />

variabile in quanto <strong>di</strong>pende da quattro punti fondamentali:<br />

1) proprietà fisiche e chimiche del farmaco;<br />

2) velocità <strong>di</strong> svuotamento gastrico (è maggiore con il paziente in<br />

posizione laterale dx);<br />

3) variazioni del ph nelle varie porzioni del tratto <strong>di</strong>gerente;<br />

4) irrorazione ematica della superficie d’assorbimento.<br />

In particolare, a livello gastrico l’assorbimento è influenzato dalla<br />

presenza <strong>di</strong> cibo nello stomaco (migliore quando è vuoto ma allo<br />

stesso tempo più pericoloso per la possibile irritazione della<br />

76


parete dello stomaco), mentre a livello intestinale è influenzato<br />

dalla velocità <strong>di</strong> transito (migliore quando il transito non è<br />

accelerato, se il paziente presenta <strong>di</strong>arrea ricor<strong>di</strong>amoci che il<br />

transito è accelerato).la somministrazione per via orale può avere<br />

effetti gastrointestinali indesiderati come nausea, vomito ,<br />

irritazione gastrica che può causare anche ulcere.<br />

L’infermiere deve controllare la capacità del paziente <strong>di</strong> deglutire<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza:<br />

Valutazione della capacità del paziente <strong>di</strong> deglutire.<br />

• Chiedere al paziente <strong>di</strong> ripetere alcuni suoni che richiedono gli<br />

stessi movimenti muscolari della deglutizione: “mi-mi-mi-(per<br />

le labbra) ; “le-le-le” (per la lingua); “ga-ga-ga” (per il palato<br />

molle e la faringe).<br />

• Valutare il riflesso della deglutizione inducendo il paziente a<br />

far scivolare la lingua all’in<strong>di</strong>etro lungo il palato.<br />

• Sistemare pollice e in<strong>di</strong>ce sulla laringe del paziente e<br />

chiedergli <strong>di</strong> deglutire: in con<strong>di</strong>zioni normali la laringe si<br />

eleva.<br />

Allutazione della tosse del paziente<br />

Fare due respiri lenti e profon<strong>di</strong> inspirando attraverso il naso ed<br />

espirando attraverso<br />

la bocca.<br />

Inspirare per una terza volta e trattenere il fiato contando fino a<br />

tre. Tossire con forza per due o tre volte consecutive senza<br />

77


inspirare tra un colpo <strong>di</strong> tosse e l’altro (in questa fase bisogna far<br />

uscire tutta l’aria dai polmoni).<br />

Valutazione del riflesso faringeo del paziente<br />

• Valutare il riflesso faringeo colpendo la parete posteriore<br />

della faringe con un abbassalingua.<br />

• Non ricercare mai il riflesso faringeo ij un paziente con<br />

tosse o deglutizione compromesse.<br />

Per proteggere le vie aeree controllare che il paziente presenti<br />

tutti e tre i riflessi: faringeo, della deglutizione e della tosse. Tutto<br />

questo è documentato da linee guida create specificamente per<br />

valutare le funzioni sensoriali <strong>di</strong> un paziente.<br />

LINEE GUIDA<br />

1. Valutare le funzioni sensoriali del paziente, compresa la vista,<br />

l’u<strong>di</strong>to, tatto, e la coor<strong>di</strong>nazione fisica. I deficit sensoriali e<br />

della coor<strong>di</strong>nazione possono compromettere, infatti, la<br />

capacità del paziente <strong>di</strong> vedere i farmaci, <strong>di</strong> aprire i flaconi e <strong>di</strong><br />

leggere le etichette.<br />

2. Spesso il paziente assume per bocca più <strong>di</strong> un farmaco<br />

contemporaneamente. L’infermiere deve valutare le potenziali<br />

interazioni <strong>di</strong> ciascun farmaco con il cibo o altri farmaci. Se<br />

sorge qualche dubbio, consultarsi sempre con il farmacista.<br />

3. Valutare quali farmaci possono essere assunti con il cibo;<br />

78


alcuni infatti vanno assunti a stomaco vuoto per potenziarne<br />

l’assorbimento;altri invece possono irritare il rivestimento<br />

gastrico e vanno sempre assunti assieme al cibo.<br />

4. Per ogni farmaco per bocca o per via topica raccogliere le<br />

informazioni che riguardano: azione, scopo, dosaggio normale<br />

e via <strong>di</strong> somministrazione, effetti collaterali frequenti, tempo<br />

<strong>di</strong> comparsa dell’effetto ed effetto massimo, implicazioni per<br />

l’assistenza infermieristica.<br />

5. Per ogni farmaco somministrato per bocca o per via topica<br />

rivedere nella prescrizione il nome del paziente, quello del<br />

farmaco, la sua concentrazione, il momento della<br />

somministrazione e la zona <strong>di</strong> applicazione.<br />

6. Prima <strong>di</strong> applicare un farmaco topico, lavare qualsiasi<br />

superficie che possa essere contaminata da sangue, liqui<strong>di</strong><br />

corporei, secreti o escreti.<br />

7. Usare guanti puliti monouso quando si applicano i farmaci<br />

topici per prevenire il rischio che la cute dell’infermiere li<br />

assorba. (Non solo con il rischio dello stesso <strong>di</strong> creare una<br />

sensibilizzazione al farmaco: ma assorbendo una parte del<br />

principio attivo, il paziente assorbirà il farmaco con una dose<br />

sbagliata).<br />

8. Seguire i consigli della casa farmaceutica produttrice per<br />

applicare correttamente il farmaco.<br />

9. Quando si usano farmaci topici, controllare prima della<br />

somministrazione le allergie del paziente, in particolare ai<br />

79


conservanti e ai profumi.<br />

10. Se il paziente è mentalmente e fisicamente capace, prepararlo<br />

alla <strong>di</strong>missione istruendolo sulle tecniche <strong>di</strong> auto<br />

somministrazione.<br />

80


CAPITOLO QUARTO<br />

Governo clinico e clinical pathways<br />

4.1 Il Governo clinico.<br />

“Il governo clinico non è né un’innovazione né un déjà vu”. 76<br />

Cos' è il governo clinico? Per Governo Clinico si intende un<br />

“approccio integrato per l’ammodernamento del SSN, che pone al<br />

centro della programmazione e gestione dei servizi sanitari i bisogni<br />

dei citta<strong>di</strong>ni e valorizza il ruolo e la responsabilità dei me<strong>di</strong>ci e <strong>degli</strong><br />

altri operatori sanitari per la promozione della qualità” 77 .<br />

In altre parole il governo clinico rappresenta una politica sanitaria<br />

che mette al centro della propria attenzione l’efficacia e<br />

l’appropriatezza clinica delle prestazioni, creando le con<strong>di</strong>zioni<br />

necessarie per fare in modo che la valutazione della qualità <strong>di</strong> queste<br />

ultime <strong>di</strong>venti parte integrante dell’attività istituzionale dei servizi e<br />

non, com’è stato solitamente, un fatto occasionale, episo<strong>di</strong>co e<br />

volontaristico.<br />

76 Frase <strong>di</strong> Roberto Grillo <strong>di</strong>rettore asl<br />

77 Definizione del ministero della salute<br />

http://www.salute.gov.it/qualita/paginaInternaQualita.jsp?id=232&<br />

menu=qualita<br />

81


Potremmo pensare che questa definizione sia stata coniata ai giorni<br />

nostri; per porre rime<strong>di</strong>o ad un' idea generale formatasi nella mente<br />

delle persone che ormai negli ospedali, non si pensi più a curare la<br />

salute dei pazienti, ma piuttosto, a far quadrare un bilancio<br />

economico.<br />

Infatti, ho notato che sempre più pazienti, parlando con loro in<br />

corsia, ascoltando le loro storie e raccogliendo le loro critiche, sono al<br />

corrente della situazione economica negli ospedali, cercando <strong>di</strong><br />

rivolgersi <strong>di</strong> conseguenza (almeno ché non siamo costretti a rimanere<br />

vicino ai familiari), alle ASL che non sono in “rosso” (come l' ASL<br />

ligure) 78 .<br />

I pazienti hanno l' enorme paura che nelle ASL in deficit, me<strong>di</strong>ci ed<br />

infermieri, abbiano a propria <strong>di</strong>sposizione per risparmiare, materiale<br />

scadente per <strong>di</strong>agnosticare e curare malattie. Oppure che non<br />

ricevano un adeguato livello <strong>di</strong> assistenza.<br />

Forse tutto questo è anche nato dal fatto che le cose sono cambiate: i<br />

pazienti <strong>di</strong> oggi, per la maggior parte anziani, erano abituati ad un<br />

sistema <strong>di</strong> erogazione <strong>di</strong> assistenza sanitaria <strong>di</strong>verso, la mutua,<br />

ovvero:<br />

dove le spese delle prestazioni sanitarie, da parte delle<br />

vecchie USL (unità sanitaria locale), venivano pagate non dallo stato,<br />

ma dalla classe <strong>di</strong> lavoratori e quin<strong>di</strong>, venivano fornite prestazioni<br />

qualitativamente migliori 79 .<br />

78 Dato elaborato dallo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o e visione dei grafici Istat sul debito delle Asl.<br />

79 “Argomenti <strong>di</strong> economia per le professioni sanitarie” <strong>di</strong>: Marinella D’Innocenzo, Stefano<br />

82


Parlando <strong>di</strong> USL, un' altra fonte <strong>di</strong> preoccupazione che ha portato le<br />

persone, ( allo stesso tempo i pazienti), a consolidare nella loro mente<br />

l' ideologia sopracitata, è stato proprio il successivo cambiamento del<br />

nome USL, con il d.lg. 502/92 in aziende sanitarie locali (ASL) 80 . Il<br />

termine “Azienda”, potrebbe far intuire alla gente che non ci si stà<br />

più rivolgendo ad una struttura sanitaria, incentrata sui bisogni della<br />

persona, dove un futuro paziente potrà trovare qualità sia nei più<br />

semplici strumenti <strong>di</strong>agnostici; ma anche nei processi assistenziali.<br />

Ma che si rivolga ad una azienda vera e propria, dove uno <strong>degli</strong><br />

obiettivi fondamentali è arrivare a fine anno, presentando un bilancio<br />

positivo, applicando la regola economica che con il minimo spreco <strong>di</strong><br />

risorse (denaro), bisogna erogare il massimo delle prestazioni. Ed<br />

anche il vecchio “paziente” che una volta era ricoverato in reparto ora<br />

viene chiamato “utente” o “cliente” 81 .<br />

In realtà gia più <strong>di</strong> un secolo fa, Florence Nightingale in<strong>di</strong>cava, con<br />

una consapevolezza che all’epoca non era certamente <strong>di</strong> molti, questa<br />

affermazione:<br />

“It may seem a strange principle to enunciate as the very<br />

first requirement in a hospital that it should do the sick no<br />

harm”.82<br />

Trippetti casa e<strong>di</strong>trice Mc grow-hill<br />

80 DECRETO LEGISLATIVO 30 <strong>di</strong>cembre 1992, n.502<br />

81 “Argomenti <strong>di</strong> economia per le professioni sanitarie” <strong>di</strong>: Marinella D’Innocenzo, Stefano<br />

Trippetti casa e<strong>di</strong>trice Mc grow-hill<br />

82 Florence Nightingale, Notes on Hospitals (1863).<br />

83


Tradotto letteralmente significa: “Può sembrare strano un principio<br />

<strong>di</strong> enunciare l'esigenza prima in un ospedale che deve fare i malati<br />

del male”.<br />

Già in quell’epoca la Nightingale reclamava la necessità <strong>di</strong> garantire<br />

ai pazienti <strong>di</strong> non trovarsi a dover soffrire per le indesiderate<br />

conseguenze dell’assistenza loro prestata, in aggiunta a quelle dovute<br />

alla loro malattia.<br />

L’affermazione della Nightingale in<strong>di</strong>ca il problema, oggi quanto mai<br />

al centro dell’attenzione, della “gestione del rischio”. Ovvero come<br />

garantire la sicurezza dei pazienti all’interno <strong>di</strong> contesti<br />

inevitabilmente “pericolosi” quali possono essere gli ambiti<br />

assistenziali 83 .<br />

Mai come ora queste affermazioni ritrovano un riscontro in questa<br />

realtà moderna dove, ricollegandoci alle precedenti affermazioni,<br />

l’attenzione principale dei sistemi sanitari sembra essere concentrata<br />

principalmente sulla necessità <strong>di</strong> contenere i costi operando sugli<br />

assetti gestionali e organizzativi, con l’esplicito intento <strong>di</strong> recuperare<br />

margini <strong>di</strong> efficienza operativa.<br />

Via via stà cambiando ideologia basandosi sulla consapevolezza che<br />

l’efficacia clinica delle prestazioni e l’appropriatezza del loro utilizzo<br />

nella pratica, debbano rappresentare un interesse primario.<br />

Si è visto, infatti, come fosse trascurata una <strong>di</strong>mensione<br />

assolutamente rilevante ed essenziale della qualità dell’assistenza,<br />

83 Marco Rossi, infermiere affermazione elaborata dal suo articolo sulla rivista on-line<br />

Infermieri ...Scoperte Scientifiche e ?Infermieristica e scoperte in campo me<strong>di</strong>co<br />

84


vale a <strong>di</strong>re, la capacità dei servizi e <strong>degli</strong> operatori <strong>di</strong> mantenere<br />

performance professionali su standard accettabili in termini <strong>di</strong><br />

risultati clinici ottenuti e <strong>di</strong> appropriatezza nell’uso <strong>degli</strong> interventi.<br />

Ed è per questo che si presta maggiore attenzione a come realmente<br />

vengono assistiti i pazienti, attenzione che nel mondo anglosassone<br />

viene definita “clinical governance”, sottolineando, in questo modo,<br />

l’importanza della funzione clinico-assistenziale dell’attività dei<br />

servizi, e quin<strong>di</strong> delle <strong>di</strong>verse figure professionali che ne sono<br />

responsabili <strong>di</strong>rettamente.<br />

La qualità non può essere promossa attraverso l’applicazione <strong>di</strong><br />

norme o sanzioni; può fondarsi solo su un patto con i professionisti<br />

sanitari che li veda protagonisti e responsabili delle azioni ma anche<br />

della definizione delle strategie e della valutazione dei risultati.<br />

Il termine governo clinico compare per la prima volta in un<br />

documento inglese intitolato “ A first class service 84 : Quality in the<br />

new national healt service “, in cui viene introdotto il concetto <strong>di</strong><br />

“clinical governance”, ovvero <strong>di</strong> un contesto in cui i servizi sanitari si<br />

rendono responsabili del miglioramento continuo della qualità<br />

dell’assistenza e mantengono elevati livelli <strong>di</strong> prestazioni creando un<br />

ambiente che favorisce l’espressione dell’eccellenza clinica nel limite<br />

delle risorse <strong>di</strong>sponibili.<br />

84 da “A first Class Service”, 1998 <strong>di</strong> Donalds<br />

85


Nel particolare Donaldson 85 lo definisce: “ “il sistema attraverso il<br />

quale le organizzazioni<br />

sanitarie si rendono responsabili per il<br />

miglioramento continuo dei loro servizi e garantiscono elevati<br />

standards <strong>di</strong> performance assistenziale, assicurando le con<strong>di</strong>zioni<br />

ottimali nelle quali viene favorita l’eccellenza clinica”. D.B.<br />

Freedman 86 ci fornisce un' altra definizione <strong>di</strong> governo clinico: “può<br />

essere considerato un cambiamento generale della cultura del<br />

sistema che fornisce i<br />

mezzi per lo sviluppo delle capacità<br />

organizzative necessarie a erogare un servizio <strong>di</strong> assistenza<br />

sostenibile, responsabile, centrato sui pazienti e <strong>di</strong> qualità”. 87<br />

85 Donaldson: Chief Me<strong>di</strong>cal Officeron.<br />

86 D.B. Freedman<br />

87 D.B. Freedman dall' articolo “analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico”<br />

86


L’OMS (organizzazione mon<strong>di</strong>ale della sanità) “The principles of<br />

quality assurance” del 1983 <strong>di</strong>vide la qualità in 4 aspetti principali:<br />

• qualità tecnica dei professionisti<br />

• uso delle risorse - efficienza<br />

• gestione del rischio<br />

• sod<strong>di</strong>sfazione dei pazienti 88<br />

.Cioè parlare <strong>di</strong> governo clinico oggi, si intende assicurare la<br />

qualità,efficacia, sicurezza,<br />

centralità del paziente, tempestività,<br />

efficienza delle prestazioni.<br />

Per erogare i migliori risultati possibili in salute e l’uso efficiente<br />

delle risorse, vengono impiegate metodologie e strumenti quali:<br />

1)Formazione continua<br />

2)le linee guida ed i profili <strong>di</strong> assistenza basati su prove <strong>di</strong> efficacia,<br />

3)la gestione del rischio clinico,<br />

4)Au<strong>di</strong>t clinici<br />

5)Me<strong>di</strong>cina basata sull’Evidenza: EBM, EBHC e EBN<br />

6)Gestione dei Reclami e dei contenziosi<br />

7) Comunicazione e gestione della documentazione.<br />

8) Ricerca e sviluppo<br />

9)Esiti<br />

10)Collaborazione multi<strong>di</strong>sciplinare<br />

www.salute.gov.it<br />

88 ripreso dall' articolo dell' OMS “The principles of quality assurance”<br />

87


11)Coinvolgimento dei pazienti<br />

12)Valutazione del personale 89<br />

Tutto ciò costruito a partire dalla cartella clinica integrata<br />

informatizzata, la valorizzazione<br />

del personale e la relativa<br />

formazione, la integrazione <strong>di</strong>sciplinare e multiprofessionale, la<br />

valutazione sistematica delle performance per introdurre innovazioni<br />

appropriate ed con il coinvolgimento <strong>di</strong> tutti i soggetti, compresi i<br />

volontari e la comunità.<br />

In questa ottica, il ministro della Salute Livia Turco, in una au<strong>di</strong>zione<br />

alla Camera dei Deputati del 23 gennaio 2007 90 , parla del Governo<br />

clinico come <strong>di</strong> “un importante elemento che può contribuire ad<br />

integrare una serie <strong>di</strong> elementi e questioni ormai giunte a<br />

maturazione:<br />

• l’esigenza <strong>di</strong> assicurare omogeneità, per qualità e quantità,<br />

nonché per requisiti minimi <strong>di</strong> sicurezza e garanzie <strong>di</strong> efficacia,<br />

alle prestazioni erogate su tutto il territorio nazionale;<br />

• la necessità <strong>di</strong> passare spe<strong>di</strong>tamente a percorsi <strong>di</strong>agnosticoterapeutico-assistenziali<br />

costruiti sulla appropriatezza e sulla<br />

centralità del paziente;<br />

• il dovere <strong>di</strong> procedere con rapi<strong>di</strong>tà all’innalzamento dei livelli<br />

<strong>di</strong> sicurezza delle prestazioni attraverso la introduzione <strong>di</strong><br />

tecnologie <strong>di</strong> prevenzione del rischio <strong>di</strong> malpractice;<br />

89 Piano d’in<strong>di</strong>rizzo per la Riabilitazione del Ministero della salute<br />

90 "Governo clinico, qualità e sicurezza delle cure” del Ministero della Salute<br />

88


• l’urgenza <strong>di</strong> cominciare a costruire il secondo pilastro della<br />

sanità pubblica, quello della me<strong>di</strong>cina del territorio, a partire<br />

dalla riorganizzazione e promozione delle cure primarie e della<br />

integrazione socio-sanitaria, con particolare riferimento alla<br />

presa in carico e alla continuità della assistenza nell’arco delle<br />

24 ore e sette giorni su sette;<br />

• la opportunità <strong>di</strong> aprire il sistema, nella sua interezza, alla<br />

cultura della valutazione, puntando con decisione sulla<br />

utilizzazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> esito e valutazione in termini <strong>di</strong><br />

obiettivi <strong>di</strong> salute conseguiti, più che <strong>di</strong> mera sommatoria <strong>di</strong><br />

prestazioni erogate;<br />

• l’esigenza <strong>di</strong> aumentare la trasparenza del sistema, a<br />

cominciare dalla rivalutazione del merito professionale, e dalla<br />

ridefinizione delle norme sul reclutamento della <strong>di</strong>rigenza e<br />

sulla progressione delle carriere. Si tratta <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione<br />

imprescin<strong>di</strong>bile per assicurare alla sanità pubblica le migliori<br />

competenze, rilanciare le politiche del personale, incidere sul<br />

rapporto perverso tra sanità e cattiva politica, ridare fiducia ai<br />

citta<strong>di</strong>ni;<br />

• l’urgenza <strong>di</strong> dare effettività alla tanto declamata centralità del<br />

paziente, nella consapevolezza che il sistema è chiamato ad un<br />

impegno che va la <strong>di</strong> la della corretta informazione nei suoi<br />

confronti.” 91<br />

91 ripreso dal ministero della salute http://www.salute.gov.it/qualita/<br />

89


Per ottenere i risultati desiderati, occorre che le capacità tecnicocliniche<br />

siano adeguatamente supportate da un ambiente funzionale<br />

al raggiungimento <strong>degli</strong> obiettivi clinici dei servizi.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un impegno multi<strong>di</strong>sciplinare, che deve trovare la clinica,<br />

sia tra chi nei servizi ha responsabilità cliniche e chi ha in<br />

collaborazione sia tra operatori clinici, sia tra chi nei servizi ha<br />

responsabilità cliniche e chi ha invece responsabilità organizzative e<br />

manageriali.<br />

E’ proprio in questa specifica connotazione culturale che le linee<br />

guida possono trovare nel governo clinico il contesto<br />

idoneo alla realizzazione delle loro potenzialità come strumenti per la<br />

promozione dell’efficacia e dell’appropriatezza clinica.<br />

Per essere utilizzate come strumento <strong>di</strong> valutazione della qualità delle<br />

prestazioni erogate, le linee guida devono poter fornire in<strong>di</strong>catori<br />

misurabili <strong>degli</strong> aspetti rilevanti e critici dei processi assistenziali.<br />

A tal fine, devono presentare specifiche caratteristiche e requisiti:<br />

devono essere valide dal punto <strong>di</strong> vista scientifico, con<strong>di</strong>vise dai<br />

destinatari ed esplicitamente orientate ad affrontare problemi<br />

assistenziali nel loro insieme.<br />

Proprio perché il governo clinico ha come obiettivo il miglioramento<br />

della qualità dell’assistenza, non si può, in questo caso, non parlare<br />

dell’uso delle informazioni scientifiche 92 come riferimento per le<br />

92 Evidence-based me<strong>di</strong>cine dall' articolo <strong>di</strong> Marco Rossi<br />

90


decisioni cliniche, al fine <strong>di</strong> orientarle verso una maggiore efficacia ed<br />

appropriatezza clinica.<br />

Tuttavia il governo clinico non si limita solo ad applicare<br />

praticamente i principi dell’ ”Evidence-Based Me<strong>di</strong>cine”, ma fa in<br />

modo che il riferimento alle informazioni scientifiche <strong>di</strong>sponibili<br />

<strong>di</strong>venti parte integrante delle modalità operative dell’intera<br />

organizzazione.<br />

L' Evidence-Based Me<strong>di</strong>cine ( EBM) è un movimento culturale che si<br />

è progressivamente <strong>di</strong>ffuso a livello internazionale, favorito da alcuni<br />

fenomeni che hanno contribuito ad una crisi dei modelli tra<strong>di</strong>zionali<br />

della me<strong>di</strong>cina. 93<br />

E’ in questo contesto che s’inserisce il principio <strong>di</strong> “imparare<br />

dall’esperienza” 94 , il quale implica non solo un’analisi dei processi<br />

assistenziali sulla base delle evidenze scientifiche nell’ambito della<br />

valutazione dell’efficacia <strong>degli</strong> interventi sanitari, ma implica anche<br />

93 Definizione del GIMBE: grupo Italiano per la me<strong>di</strong>cina basata sulle evidenze.<br />

94 Articolo Marco Rossi su: Infermieri ...Scoperte Scientifiche e ? Infermieristica e<br />

scoperte in campo me<strong>di</strong>co<br />

91


l’adozione <strong>di</strong> meccanismi e strumenti d’identificazione ed analisi<br />

<strong>degli</strong> errori e delle loro cause, attraverso una politica <strong>di</strong> sorveglianza<br />

per identificare quei fattori che inducono a commettere errori.<br />

Imparare dalle esperienze significa anche porsi nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

poter apprendere da quelle altrui, me<strong>di</strong>ante una comparazione tra le<br />

prestazioni erogate da team <strong>di</strong> operatori e da servizi così da<br />

raggiungere migliori risultati clinici.<br />

E’ proprio in questo contesto che possiamo introdurre il concetto <strong>di</strong><br />

“responsabilizzazione”, verso la qualità come dovere istituzionale, che<br />

il governo clinico richiede ai professionisti.<br />

Parlare <strong>di</strong> responsabilizzazione significa: “porsi l’obiettivo <strong>di</strong> una<br />

buona qualità dell’assistenza nei confronti del sistema all’interno del<br />

quale si opera, non come generico compito professionale del singolo<br />

operatore, ma come impegno dei team nel loro insieme, attraverso la<br />

scelta responsabile <strong>di</strong> sottoporsi a forme <strong>di</strong> controllo e monitoraggio<br />

delle proprie prestazioni secondo principi <strong>di</strong> valutazione<br />

professionalmente con<strong>di</strong>visi.” 95<br />

Infine, un altro importante aspetto che caratterizza il concetto <strong>di</strong><br />

“governo della pratica clinica” è quello della partecipazione: un<br />

processo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione e partecipazione attiva <strong>degli</strong> utenti<br />

all’attività dei servizi corrisponde non solo a un generico <strong>di</strong>ritto del<br />

paziente, ma soprattutto ad una delle con<strong>di</strong>zioni necessarie per il<br />

raggiungimento <strong>degli</strong> obiettivi clinici desiderati.<br />

95 Definizione data da Marco Rossi<br />

92


Partecipazione dell’utenza significa, in concreto avviare una politica<br />

<strong>di</strong> comunicazione e informazione con il pubblico, affinché migliori la<br />

consapevolezza rispetto a quanto può aspettarsi dagli interventi<br />

sanitari <strong>di</strong>sponibili e dalla tipologia <strong>di</strong> offerta dei servizi; significa<br />

anche migliore comunicazione con il paziente per una maggiore<br />

collaborazione con gli operatori; significa, infine, mettere il paziente<br />

in grado <strong>di</strong> operare delle scelte, laddove varie opzioni <strong>di</strong>agnosticoterapeutiche<br />

siano possibili e il problema sia trovare quella più adatta<br />

alle esigenze e alle preferenze del singolo.<br />

Come definito dal ministero della salute Le linee guida vengono<br />

definite dall’Institute of Me<strong>di</strong>cine che (IOM) che “è<br />

un'organizzazione in<strong>di</strong>pendente senza scopo <strong>di</strong> lucro che opera al <strong>di</strong><br />

fuori del governo o <strong>di</strong> enti pubblici.” 96 “raccomandazioni, elaborate<br />

in modo sistematico, con lo scopo <strong>di</strong> supportare ed orientare me<strong>di</strong>ci<br />

e pazienti nelle decisioni concernenti le modalità assistenziali più<br />

appropriate in specifiche situazioni cliniche”. 97<br />

Esse rappresentano uno strumento essenziale del governo clinico<br />

finalizzato alla promozione della buona pratica clinica e a favorire<br />

l’approccio multi<strong>di</strong>sciplinare e la collaborazione interprofessionale<br />

nel processo <strong>di</strong> miglioramento continuo della qualità.<br />

I principali fattori che hanno favorito la produzione <strong>di</strong> linee guida,<br />

sono:<br />

• il fenomeno della variabilità nella pratica clinica,<br />

96 Da: “About the IOM” The Institute of Me<strong>di</strong>cine (IOM) of the national academis.<br />

http://www.iom.edu/About-IOM.aspx<br />

97 “Analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico” del Ministero della salute<br />

93


• gli ampi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo necessari per ottenere l’evidenza su<br />

aspetti clinici specifici,<br />

• la necessità <strong>di</strong> sintetizzare l’evidenza,<br />

• la necessità <strong>di</strong> supporto alle decisioni clinico assistenziali. 98<br />

Un aspetto particolarmente rilevante, però, è quello relativo alla<br />

qualità delle linee guida; infatti se è vero che negli ultimi tempi<br />

abbiamo assistito ad una vasta proliferazione <strong>di</strong> linee guida, è anche<br />

vero che solo una piccola parte <strong>di</strong> esse risulta <strong>di</strong> qualità; non è raro,<br />

per esempio, riscontrare su una specifica con<strong>di</strong>zione clinica<br />

raccomandazioni <strong>di</strong>scordanti che <strong>di</strong>sorientano l’operatore sanitario.<br />

Pertanto, il processo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> linee guida richiede un<br />

approccio metodologico particolarmente complesso e rigoroso, che<br />

tiene conto <strong>di</strong> precisi criteri che ne determinano la qualità. A tal<br />

proposito esistono <strong>di</strong>versi strumenti per l’elaborazione e la<br />

valutazione delle linee guida.<br />

Tra questi ricor<strong>di</strong>amo AGREE che è “una collaborazione<br />

internazionale <strong>di</strong> ricercatori e responsabili politici che cercano <strong>di</strong><br />

migliorare la qualità e l'efficacia delle linee guida <strong>di</strong> pratica clinica<br />

attraverso la definizione <strong>di</strong> un quadro con<strong>di</strong>viso per il loro sviluppo,<br />

comunicazione e valutazione.” 99<br />

98 “Analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico” del Ministero della salute<br />

99 Da: “Introduction What is AGREE? Dal sito ufficiale: http://www.agreecollaboration.org/intro/”<br />

94


Esso costituisce un metodo <strong>di</strong> elaborazione - valutazioneaggiornamento<br />

delle linee guida applicabile a tutte le aree cliniche<br />

(promozione della salute, <strong>di</strong>agnosi, terapia) e ai <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong><br />

contesto (nazionale, regionale, locale). 100<br />

La qualità delle linee guida, inoltre, è con<strong>di</strong>zionata dal livello <strong>di</strong><br />

evidenza <strong>di</strong>sponibile sullo specifico argomento clinico.<br />

Infatti, il livello <strong>di</strong> evidenza per le raccomandazioni <strong>di</strong> una linea guida<br />

viene classificato nel seguente modo:<br />

A. Basato su <strong>stu<strong>di</strong></strong> randomizzati controllati o sistematic reviews<br />

B. Basato su “robusti” <strong>stu<strong>di</strong></strong> sperimentali o osservazionali<br />

C. Basato sul consenso e l’opinione <strong>di</strong> esperti a livello nazionale<br />

D. Basato sul consenso e l’opinione <strong>di</strong> esperti a livello locale<br />

Le linee guida dovranno altresì possedere i seguenti<br />

requisiti: 101<br />

1. Chiare in<strong>di</strong>cazioni dell’obiettivo, della popolazione target e del<br />

contesto clinico<br />

necessario per la loro applicazione<br />

100 “Analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico” del Ministero della salute<br />

101 “Analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico” del Ministero della salute<br />

95


2. Chiare in<strong>di</strong>cazioni su chi ha formulato le linee guida<br />

3. Appropriata rappresentazione delle <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline coinvolte nel<br />

gruppo tecnico <strong>di</strong> lavoro<br />

4. Chiare metodologie <strong>di</strong> come l’evidenza è stata ricercata e valutata<br />

5. Chiare in<strong>di</strong>cazioni su come sono state formulate le linee guida dal<br />

gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />

6. Il livello <strong>di</strong> evidenza a supporto delle raccomandazioni<br />

7. In<strong>di</strong>cazioni sui tempi <strong>di</strong> aggiornamento delle linee guida<br />

8. Considerazioni <strong>di</strong> tipo costo-efficacia e dell’efficacia clinica delle<br />

raccomandazioni<br />

Altro strumento fondamentale del governo clinico è rappresentato<br />

dai percorsi assistenziali o percorsi assistenziali integrati, che<br />

possono essere definiti “i piani assistenziali integrati che delineano il<br />

processo <strong>di</strong> assistenza per una particolare con<strong>di</strong>zione<br />

dall’ammissione sino alla <strong>di</strong>missione”. 102<br />

Essi includono anche gli aspetti organizzativi legati al processo<br />

assistenziale, e sono adattati alla realtà locale.<br />

Essi, quin<strong>di</strong> incorporano le linee guida, fanno riferimento ad espliciti<br />

standard, coinvolgono <strong>di</strong>fferenti figure professionali, migliorando la<br />

comunicazione inter<strong>di</strong>sciplinare, evitando duplicazioni <strong>di</strong><br />

informazioni e trattamenti, riducendo la variabilità nella pratica<br />

clinica.<br />

102 Definizione data dal ministero della salute www.ministerodellasalute.gov<br />

96


Abbiamo parlato ampiamente del governo clinico, dalla sua nascita,<br />

su cosa si basa e abbiamo accurato che pone al centro del processo<br />

sanitario assistenziale il paziente.<br />

Per concludere voglio proporre una visione pratica <strong>di</strong> come è formato<br />

un governo clinico in Italia riportando un <strong>di</strong>scorso del Ministro della<br />

Salute Girolamo Sirchia scritto nel 2004 103 :<br />

“L’attuazione del governo clinico è responsabilità del Capo<br />

Dipartimento che, con l’aiuto <strong>di</strong> personale amministrativo,<br />

pre<strong>di</strong>spone e sottopone all’Amministrazione dell’Ente (Ospedale o<br />

ASL) un piano d’azione triennale che miri, nell’ambito <strong>di</strong> un budget<br />

assegnato con ampia facoltà <strong>di</strong> spesa, a trattare il maggior numero <strong>di</strong><br />

casi e a garantire l’out come del trattamento.<br />

Nel caso, ad esempio <strong>di</strong> una car<strong>di</strong>o<strong>chirurgia</strong>, è responsabilità del<br />

Capo Dipartimento assicurare all’Amministrazione dell’Ospedale un<br />

numero minimo <strong>di</strong> interventi (ad esempio by-pass aorto-coronarico)<br />

con mortalità a 30 giorni inferiore al 2%, nel rispetto delle risorse<br />

economiche <strong>di</strong>sponibili.<br />

Perché questo obiettivo possa essere conseguito, è necessario che il<br />

Capo Dipartimento mantenga con azione sistematica le Linee guida<br />

razionalmente e internazionalmente validate e utilizzi appieno le<br />

possibilità correttive offerte dal controllo <strong>di</strong> gestione, <strong>di</strong> cui il<br />

<strong>di</strong>partimento deve essere dotato.<br />

Il programma <strong>di</strong> Clinical Governance non può prescindere da una<br />

103 http://documenti.camera.it/Leg14/dossier/Testi/AS0302b.htm<br />

97


sistematica azione <strong>di</strong> aggiornamento del personale in tutte le sue<br />

forme, da un sistematico sostegno della cultura della qualità, da<br />

incentivi che premino la partecipazione del personale ai programmi<br />

<strong>di</strong> miglioramento delle qualità e che premino il conseguimento <strong>degli</strong><br />

obiettivi prefissati.<br />

I vantaggi <strong>di</strong> un buon sistema <strong>di</strong> governo sono numerosi, sia in<br />

termini <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> salute, sia in termini economici. Si pensi solo<br />

ai vantaggi <strong>di</strong> evitare le conseguenze della non-qualità, la quale infatti<br />

genera costi aggiuntivi, mentre la qualità genera risparmi. 104<br />

Il conferimento del governo clinico ai poteri e alla responsabilità del<br />

Capo Dipartimento ha l’innegabile vantaggio <strong>di</strong> riportare la decisione<br />

in capo ai me<strong>di</strong>ci, pur nel rispetto dei vincoli <strong>di</strong> bilancio e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

ridurre l’atteggiamento economicistico oggi ampiamente lamentato<br />

in sanità e dovuto al fatto che la decisione è nelle mani del potere<br />

amministrativo.<br />

E’ perciò opportuno ricordare che, contrariamente a quanto alcuni<br />

pensano, il governo clinico non si contrappone alla norma ISO 9000,<br />

ma la integra utilmente negli ambiti me<strong>di</strong>ci.<br />

Infatti la norma ISO non ha l’ambizione <strong>di</strong> determinare la qualità del<br />

prodotto o del servizio, ma solo <strong>di</strong> creare le premesse operative<br />

perché, operando in un sistema organizzato con regole ben precise, il<br />

raggiungimento della qualità dei prodotti o servizi sia possibile; il<br />

104 “governo clinico” <strong>di</strong> Girolamo Sirchia tratto dal sito<br />

www.salute.gov.it/rassegna/ilPunto.jsp?id=3<br />

98


governo clinico aggiunge alla macchina basata sulla norma ISO la<br />

finalizzazione e la competenza clinica necessaria all’obiettivo<br />

specifico” 105 .<br />

4.2 Clinical pathways<br />

I percorsi assistenziali (in inglese per lo più clinical o critical<br />

pathways) possono essere definiti come piani multi<strong>di</strong>sciplinari ed<br />

interprofessionali relativi ad una specifica categoria <strong>di</strong> pazienti in<br />

uno specifico contesto locale e la cui attuazione è<br />

valutata me<strong>di</strong>ante in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> processo e <strong>di</strong> esito. 106<br />

Ovvero: I critical pathways sono strumenti fondamentali usati nei<br />

sistemi managed care e case management. Essi si costruiscono con<br />

la collaborazione <strong>di</strong> tutto il team assistenziale <strong>di</strong> un ospedale. Sono la<br />

versione abbreviata del percorso ospedaliero del cliente in base al<br />

DRG o al caso tipo. Forniscono le informazioni necessarie per erogare<br />

un assistenza <strong>di</strong> qualità con un buon rapporto costo efficacia. Ciascun<br />

reparto ospedaliero sviluppa i propri critical pathways 107 .<br />

105 (Girolamo Sirchia Ministro della Salute – Roma, 13 maggio2004)<br />

106 Woolf, 1990; Cana<strong>di</strong>an Me<strong>di</strong>cal Association, 1995; Pearson et al, 1995; Wall e Proyect,<br />

1998<br />

107 Wieczorek P., Developing Critical Pathways for Operating Room, Aorn Journal<br />

December, 2(6), 1995.<br />

99


Un critical pathway è un piano scritto che funziona come guida per<br />

un’assistenza del paziente efficiente e puntuale, essi possono essere<br />

comparati ad una cartina stradale che orienta ogni <strong>di</strong>sciplina sugli<br />

interventi essenziali e sui risultati che debbono essere raggiunti in un<br />

determinato giorno o in un determinato periodo <strong>di</strong> tempo 108 .<br />

I critical pathways aiutano il team assistenziale a<br />

raggiungere i risultati attesi in un appropriato numero <strong>di</strong> giorni <strong>di</strong><br />

degenza e vengono costruiti per pazienti o popolazioni <strong>di</strong> pazienti che<br />

andranno incontro a esperienze cliniche simili e che richiederanno<br />

trattamenti, servizi e risorse simili.<br />

Essi sono sviluppati in base alle esperienze e conoscenze dei membri<br />

team assistenziale. Li si potrebbe anche considerare linee guida<br />

clinico-organizzative. Un percorso assistenziale è il macro processo<br />

108 Byron Smith G., Danforth D.A.,Owens P.J., Role restructuring: nurse, case manager ad<br />

educator, Nursing administration Quarterly, 19(1), 1994.<br />

100


che corrisponde alla intera gestione <strong>di</strong> un problema <strong>di</strong> salute.<br />

Si può<br />

considerare un sinonimo <strong>di</strong> percorso <strong>di</strong>agnostico-terapeutico, ma la<br />

parola assistenziale include anche l’assistenza alla persona per la cura<br />

<strong>di</strong> sé e<br />

per eventuali <strong>di</strong>sabilità e il sostegno psico-emozionale e<br />

sociale. Idealmente la gestione dei percorsi assistenziali dovrebbe<br />

riguardare sia la componente territoriale, sia quella ospedaliera. 109<br />

Infatti dovrebbe.<br />

Ma con le risorse a <strong>di</strong>sposizione e le scelte <strong>di</strong> allocazione delle stesse;<br />

portano comunque la maggior parte delle volte a focalizzarci solo sul<br />

contesto ospedaliero o solo sul territorio.<br />

Migliorandone una a <strong>di</strong>scapito <strong>di</strong> un' altro.<br />

Si parla <strong>di</strong> linee guida perché i clinical pathways si basano su:<br />

11. standard <strong>di</strong> assistenza <strong>di</strong> specifiche popolazioni <strong>di</strong> pazienti,<br />

sulle migliori evidenze scientifiche e su dati <strong>di</strong> benchmarking;<br />

12. specificano il periodo <strong>di</strong> riferimento e il flusso temporale con<br />

date e tempi per il raggiungimento dei risultati attesi (giorni,<br />

nei reparti per acuti; ore, minuti, nelle aree critiche; visite, per<br />

l’assistenza domiciliare; perio<strong>di</strong>, per pazienti cronici);<br />

13. usano i DRG per <strong>di</strong>agnosi me<strong>di</strong>che, insieme alle <strong>di</strong>agnosi<br />

infermieristiche e alle linee guida;<br />

109 Definizione tratta dalla rivista Siryo rivista specializzata in scienze infermieristiche ostertiche, dall'<br />

articolo “i percorsi assistenziali midwifery Clinical pathways” <strong>di</strong> Freancesca Franchi<br />

101


I DRG o: Diagnosi s-related group o più semplicemente DRG, è<br />

l'equivalente in italiano Raggruppamenti Omogenei <strong>di</strong><br />

Diagnosi oppure ROD.<br />

Esso è un sistema che permette <strong>di</strong> classificare tutti i pazienti <strong>di</strong>messi<br />

da un ospedale (ricoverati in regime or<strong>di</strong>nario o day hospital) in<br />

gruppi omogenei per assorbimento <strong>di</strong> risorse impegnate.<br />

Tale aspetto permette <strong>di</strong> quantificare economicamente tale<br />

assorbimento <strong>di</strong> risorse e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> remunerare ciascun episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

ricovero. Una delle finalità del sistema è quella <strong>di</strong> controllare e<br />

contenere la spesa sanitaria. 110<br />

I critical pathways prevedono in dettaglio tutte le attività previste<br />

per trattare quel caso specifico secondo la migliore sequenza<br />

110 Definizione data dal libro “Argomenti <strong>di</strong> economia per le professioni sanitarie” Marinella<br />

D’Innocenzo, Stefano Trippetti casa e<strong>di</strong>trice Mc Grow-Hill<br />

102


temporale in relazione agli esiti da conseguire; in questo modo è<br />

possibile verificare quoti<strong>di</strong>anamente gli scostamenti e assumere le<br />

decisioni necessarie per correggerle.<br />

Si tratta <strong>di</strong> strumenti secondo cui per ogni singola <strong>di</strong>agnosi sono<br />

formulati <strong>degli</strong> out comes, (cioè prestazioni sanitarie che sono il<br />

risultato <strong>degli</strong> output che sono rappresentati dai ricoveri, visite<br />

prevenzioni e gli in put che sono le risorse de<strong>di</strong>cate alla sanità.) 111 , ai<br />

quali corrispondono <strong>degli</strong> interventi chiave relativi ad una serie <strong>di</strong><br />

elementi assistenziali generali (consulenze, accertamenti,<br />

trattamenti, nutrizione, farmaci, attività, sicurezza, educazione e<br />

pianificazione della <strong>di</strong>missione) (Zander 1992) 112<br />

quin<strong>di</strong> i percorsi assistenziali, (clinical pathways), hanno lo<br />

scopo <strong>di</strong> eliminare il più possibile i ritar<strong>di</strong> e gli sprechi, contenere le<br />

variazioni non necessarie nei trattamenti, assicurare la continuità e il<br />

coor<strong>di</strong>namento dell’assistenza, ridurre al minimo i rischi per i<br />

pazienti, (prevenzione del rischio) e migliorare gli esiti.<br />

Per un buon percorso assistenziale è necessario che: 113<br />

1) vi sia un approccio interprofessionale, multi<strong>di</strong>sciplinare e talvolta<br />

anche possibile basate sulle evidenze scientifiche ;<br />

2) vi sia l ’ adattamento e la con<strong>di</strong>visione locale delpiano ;<br />

111 Definizione tratta da “Il processo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> salute” del <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> Economia e<br />

Meto<strong>di</strong> Quantitativi dell' università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Genova.<br />

112 Definizione <strong>di</strong> Zander 1992. tratta da IL CASE MANAGEMENT Newsletter Collegio Ipasvi<br />

della Spezia, marzo 2007 A cura <strong>di</strong> Patrizia Nunziante<br />

113 I punti a susseguirsi sono trattis dall' articolo del collegio IPASVI <strong>di</strong> Gorizia: “I percorsi<br />

clinico-assistenziali: quali evidenze per un’assistenza <strong>di</strong> qualità?” redatto dalla Dott.ssa Gloria<br />

MORETTO<br />

103


3) il percorso sia sud<strong>di</strong>viso in fasi <strong>di</strong> durata definita;<br />

4) sia specificata la sequenza <strong>degli</strong> atti dei professionisti coinvolti<br />

(chi deve fare che cosa quando ) nelle <strong>di</strong>verse fasi ;<br />

5)sia valutata l ’ attuazione del percorso me<strong>di</strong>ante<br />

vali<strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> processo e possibilmente anche <strong>di</strong> esito ;<br />

6) sia promosso il coinvolgimento <strong>degli</strong> utenti.<br />

Essendo strumenti coincisi e generali che includono dei piani<br />

standar<strong>di</strong>zzati, non tutti i pazienti seguono meticolosamente il piano.<br />

Per questo si utilizzano i copathways che permettono <strong>di</strong> affrontare<br />

una comorbilità e gli algoritmi per il trattamento <strong>di</strong><br />

varianze<br />

frequenti.<br />

I critical pathways migliorano e facilitano la comunicazione con il<br />

paziente e coor<strong>di</strong>nano il processo <strong>di</strong> cura e sono un valido mezzo per<br />

esaminare e valutare il processo <strong>di</strong> assistenza e le sue conseguenze.<br />

Per ottimizzare la comunicazione alcune istituzioni forniscono al<br />

paziente una copia semplificata del critical pathways; ciò stimola il<br />

paziente a porre delle domande e quin<strong>di</strong> a stabilire un <strong>di</strong>alogo con<br />

l’equipe assistenziale 114 .<br />

I critical pathways possono essere un potente strumento per<br />

prevenire le cause <strong>di</strong> “malpractice” (cura sbagliata), perché<br />

testimoniano la conduzione <strong>degli</strong> interventi secondo gli standard<br />

assistenziali.<br />

114 June Forkner, Clinical Pathways: benefits and liabilities, Nursing Management,<br />

novembre 1996.<br />

104


Con i critical pathways e con l’uso delle mappe <strong>di</strong> cura, nei paesi in<br />

cui sono stati adottati, si è superato il processo <strong>di</strong> nursing, non come<br />

metodo scientifico, ma come metodo mono <strong>di</strong>sciplinare ridondante<br />

nella prospettiva <strong>di</strong> una presa in carico globale della persona 115 .<br />

Tutto questo non è nato per caso e anche se è una strategia nata da<br />

poco, il clinical pathways ha una storia precisa che è in<strong>di</strong>spensabile<br />

per comprenderne l' evoluzione. Dunque:<br />

L’opportunità dello sviluppo e dell’applicazione <strong>di</strong> percorsi<br />

assistenziali è stato sostenuta anche dal comitato <strong>di</strong> esperti 116<br />

convocato dal prestigioso Institute of Me<strong>di</strong>cine americano.<br />

I percorsi assistenziali sono comparsi in un periodo relativamente<br />

recente, insieme all’affermarsi della managed care.<br />

La managed care nasce negli Stati Uniti intorno agli anni trenta del<br />

secolo scorso, quando le compagnie petrolifere, le società per la<br />

realizzazione <strong>di</strong> opere pubbliche, l’industria estrattiva mineraria, ecc.<br />

cominciarono ad avvertire la necessità <strong>di</strong> contrattare con le<br />

organizzazioni sanitarie pacchetti predefiniti <strong>di</strong> prestazioni per i<br />

propri <strong>di</strong>pendenti 117 .<br />

I primi percorsi assistenziali si ispirarono alla tecnica dei critical<br />

pathways (percorsi critici)usata nel mondo industriale per<br />

115 Antullo A., Case Management, in Benci L. Manuale giuri<strong>di</strong>co professionale per l’esercizio<br />

del nursing, e<strong>di</strong>zione McGraw-Hill, Milano 2001.<br />

116 Commettee on the Quality of Health Care in America<br />

117 Fairfield et al, 1997; Robinson e Steiner, 1998.<br />

105


ottimizzare i tempi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Il percorso critico è la sequenza <strong>di</strong> attività, dall’or<strong>di</strong>ne dei materiali ai<br />

fornitori alla consegna del prodotto, che dà luogo ad una durata<br />

minima del processo produttivo Ci si è resi presto conto che i percorsi<br />

assistenziali potevano servire non solo a migliorare l’efficienza e la<br />

continuità delle cure e a ridurre la variabilità, ma anche a favorire<br />

l’applicazione delle conoscenze scientifiche sull’efficacia <strong>degli</strong><br />

interventi.<br />

Approfon<strong>di</strong>to il quadro storico voglio concludere esaminando gli<br />

aspetti positivi (vantaggi) e negativi (svantaggi) che hanno i clinical<br />

pathways.<br />

Hanno il vantaggio <strong>di</strong> favorire la continuità <strong>degli</strong> interventi e<br />

l’integrazione tra unità organizzative ed anche talvolta tra<br />

organizzazioni <strong>di</strong>verse e <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire così gli inconvenienti per i<br />

pazienti alle interfacce.<br />

La ricostruzione ed analisi dei percorsi assistenziali, come <strong>di</strong><br />

qualunque processo, permette <strong>di</strong> identificare lentezze e attese<br />

riducibili, attività poco utili o troppo costose, ripetizioni, rischi<br />

evitabili. La scomposizione dell’intero percorso assistenziale in fasi<br />

obbliga a chiarire i criteri clinici e organizzativi applicati per inserire<br />

o “arruolare” l’utente in una fase e per “trasferirlo” alla fase<br />

successiva. Rispetto ad altre forme <strong>di</strong> gestione per processi, i<br />

percorsi assistenziali hanno il vantaggio <strong>di</strong> dare importanza<br />

fondamentale ai criteri <strong>di</strong> appropriatezza professionale <strong>degli</strong><br />

106


interventi e agli esiti <strong>di</strong> salute e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> richiamare l’attenzione sul<br />

fatto che il vero prodotto <strong>di</strong> una organizzazione sanitaria non sono le<br />

prestazioni (i prodotti o out put), ma gli esiti (gli out come).<br />

In effetti la <strong>di</strong>ffusione dei percorsi assistenziali è stata favorita dall’<br />

“ondata della EBM” che ha reso più <strong>di</strong>sponibili e più accettabili<br />

rassegne sistematiche e linee guida che tengono conto delle evidenze<br />

scientifiche.<br />

Non sono pochi poi i vantaggi dei percorsi assistenziali per gli utenti,<br />

anche se <strong>di</strong> solito non sono realizzati completamente.<br />

I<br />

percorsi assistenziali rendono più facile l’omogeneità delle<br />

informazioni che i professionisti sanitari offrono agli utenti sull’iter<br />

del piano <strong>di</strong> cura.<br />

Dall’applicazione dei percorsi assistenziali ci si può ragionevolmente<br />

attendere una rilevante <strong>di</strong>minuzione della variabilità ingiustificata<br />

nei comportamenti dei professionisti sanitari, un aumento della<br />

produttività, ed anche un miglioramento della sicurezza per i pazienti<br />

(<strong>di</strong>minuzione delle complicazioni) e <strong>degli</strong> esiti.<br />

In conclusione, i percorsi assistenziali possono essere considerati uno<br />

strumento per migliorare l’efficienza nell’uso <strong>di</strong> risorse scarse senza<br />

compromettere la qualità professionale dell’assistenza, che anzi può<br />

migliorare 118<br />

Va detto che un buon percorso assistenziale va continuamente<br />

118 Wall e Proyect, 1998.<br />

107


ipensato alla luce delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> applicazione, dei risultati<br />

ottenuti e <strong>di</strong> nuove eventuali acquisizioni e quin<strong>di</strong> implica il suo<br />

continuo aggiornamento.<br />

Il principale svantaggio è che i professionisti sanitari considerino che<br />

i percorsi assistenziali portino ad una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> flessibilità ed<br />

autonomia e ad una me<strong>di</strong>cina tipo “libro <strong>di</strong> ricette <strong>di</strong> cucina” poco<br />

sensibile alle caratteristiche in<strong>di</strong>viduali del singolo paziente.<br />

In realtà, come si è già accennato, le raccomandazioni professionali<br />

<strong>di</strong> un buon percorso assistenziale dovrebbero sì essere quelle più<br />

accre<strong>di</strong>tate alla luce delle evidenze scientifiche ma:<br />

Il singolo<br />

professionista è comunque autorizzato a scostarsi dalle<br />

raccomandazioni, quando pensa non adatte al caso particolare.<br />

Basta che lo <strong>di</strong>chiari e ne spieghi i motivi, anche per contribuire<br />

all’aggiornamento e alla maggiore articolazione del percorso; i<br />

percorsi devono in certo qual senso essere considerati sempre<br />

provvisori, soggetti a verifiche e a continui aggiornamenti, in<br />

<strong>di</strong>pendenza dai risultati della loro applicazione e <strong>di</strong> eventuali nuove<br />

acquisizioni conoscitive o tecnologiche.<br />

La possibilità <strong>di</strong> dare luogo ad un confronto (<strong>di</strong> fare bench marking)<br />

<strong>degli</strong> esiti può portare i professionisti insicuri a non impegnarsi.<br />

Altri ostacoli <strong>di</strong>pendono da carenze organizzative: limitatezza delle<br />

risorse <strong>di</strong>sponibili al momento (ma occorrerebbe essere capaci <strong>di</strong><br />

progettare a lungo termine), <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> adeguare i sistemi<br />

informativi, ritar<strong>di</strong> nell’“allineare” gli incentivi economici e <strong>di</strong><br />

108


carriera in modo che favoriscano l’applicazione dei percorsi. Inoltre<br />

talvolta i percorsi possono comportare per la singola organizzazione<br />

notevoli cambiamenti ed anche costi aggiuntivi, almeno<br />

inizialmente.<br />

109


CAPITOLO QUINTO<br />

Educazione terapeutica nella somministrazione dei farmaci<br />

Educare deriva dal latino. educare, intensivo <strong>di</strong> educere ‘trarre fuori,<br />

allevare’, comp. <strong>di</strong> ex- ‘fuori’ e ducere ‘trarre’. 119 cioè specifica l'<br />

educazione come un processo interattivo dove il messaggio educativo<br />

non passa in maniera passiva da insegnante ad allievo; ma l'<br />

educazione è un processo attivo che porta ad una collaborazione tra<br />

insegnante e allievo. Solo in questo modo il messaggio educativo può<br />

trasferirsi in maniera impeccabile e rimanere immagazzinata nella<br />

mente. Esistono due tipi <strong>di</strong> educazione:<br />

La pedagogia è “l’arte e la scienza <strong>di</strong> insegnare ai bambini” e<br />

L’andragogia “l’arte e la scienza <strong>di</strong> aiutare gli adulti ad apprendere” 120<br />

. Entrambe hanno i soliti obbiettivi, ma pertanto, avendo a che fare<br />

con due tipologie <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> persone con <strong>di</strong>verso bagaglio <strong>di</strong><br />

esperienza il processo educativo sarà <strong>di</strong>fferente per raggiungere gli<br />

obbiettivi prefissati.<br />

L' educazione è una parte integrante del processo infermieristico e l'<br />

infermiere per attuarla deve avere dei requisiti fondamentali, e sono<br />

sono:<br />

119 definizione data dal vocabolario on-line <strong>di</strong> sapere.it<br />

120 M.Knowles psicologo<br />

110


essere, saper essere e saper fare. V. Henderson afferma che:<br />

“l’infermiere deve avere una base teorica <strong>di</strong> conoscenza<br />

per mettere in pratica un’assistenza in<strong>di</strong>vidualizzata e<br />

umana ed essere capace <strong>di</strong> risolvere problemi su base<br />

scientifica” 121 .<br />

L' educazione terapeutica è un compito prettamente infermieristico<br />

ed esistono varie definizioni per descrivere in cosa consiste per<br />

esempio: “Educazione terapeutica non è insegnare, istruire,<br />

informare, consigliare, persuadere... è l’arte <strong>di</strong> aiutare gli adulti ad<br />

apprendere” , oppure: “è l’arte <strong>di</strong> aiutare gli adulti ad apprendere”,<br />

“è motivare la persona a cambiare” 122<br />

Queste affermazioni sono molto importanti e devono essere impresse<br />

nella mente dell' operatore sanitario e sono regolate nello specifico,<br />

come definito dal Co<strong>di</strong>ce Deontologico Art.1.2 : “l’assistenza<br />

infermieristica è servizio alla persona e alla collettività. Si realizza<br />

attraverso interventi specifici, autonomi e complementari, <strong>di</strong> natura<br />

121 George J.B., “Le teorie del nursing”<br />

122 definizione data da Knowles e K.King.<br />

111


tecnica, relazionale ed educativa.” 123<br />

Tutto il processo <strong>di</strong> nursing formato dalle fasi <strong>di</strong> Accertamento,<br />

<strong>di</strong>agnosi infermieristica, pianificazione obbiettivi , attuazione <strong>degli</strong><br />

obbiettivi e valutazione, sono incentrate a riportare il paziente in una<br />

fase autonoma, dove lo stesso, ha imparato a conoscere la malattia e<br />

le potenziali complicanze, riesce a gestire i presi<strong>di</strong> sanitari e la terapia<br />

domiciliare.<br />

Tutto questo riportato ovviamente in un contesto sociale, poiché, il<br />

paziente non deve essere solo educato all' auto cura: ma deve essere<br />

in grado <strong>di</strong> vivere in armonia con le persone nel contesto sociale <strong>di</strong><br />

tutti i giorni.<br />

Perciò l' infermiere educa e rassicura il paziente rispondendo ai suoi<br />

dubbi e vanificando le paure <strong>di</strong> essere “<strong>di</strong>verso” dalle altre persone,<br />

oppure che sia <strong>di</strong> “peso” ai suoi parenti che in caso <strong>di</strong> emergenza<br />

dovrebbero gestire tutta la sua vita.<br />

Nonostante ciò Assal ,<br />

ci da una definizione realistica <strong>di</strong><br />

come avvenga l' educazione terapeutica: mettendo in risalto la<br />

leggerezza del personale sanitario quando si parla <strong>di</strong> mettere in<br />

pratica l' educazione terapeutica: “...l’esperienza attuale mostra<br />

costantemente come gli operatori sanitari tendano a informare che<br />

123 Co<strong>di</strong>ce deontologico Art.1.2<br />

112


cosa è la malattia, quali sono i meto<strong>di</strong> terapeutici,<br />

quale<br />

comportamento bisogna adottare, piuttosto che aiutare i pazienti ad<br />

acquisire le appropriate capacità necessarie alla gestione quoti<strong>di</strong>ana<br />

della loro malattia...”. 124<br />

L’organizzazione mon<strong>di</strong>ale della sanità (OMS), invece, definisce così<br />

l' educazione terapeutica (ETP): “L’educazione terapeutica deve<br />

permettere al paziente <strong>di</strong> acquisire e mantenere le capacità che gli<br />

permettono <strong>di</strong><br />

realizzare una gestione ottimale della propria<br />

malattia.” 125<br />

L’ETP è pertanto un processo continuo integrato nell’assistenza<br />

sanitaria.<br />

Essa è centrata sul paziente... include l’informazione<br />

l’appren<strong>di</strong>mento dell’autogestione della cura... Essa è finalizzata ad<br />

aiutare i pazienti e le loro famiglie a comprendere la malattia e il suo<br />

trattamento, a cooperare con gli operatori sanitari....”<br />

In realtà dobbiamo <strong>di</strong>stinguere che l' educazione terapeutica oggi è<br />

effettuata a tutti i pazienti sia con patologie acute che patologie<br />

croniche.<br />

Proprio questa <strong>di</strong>stinzione permette <strong>di</strong> capire le <strong>di</strong>fficoltà per un<br />

infermiere <strong>di</strong> eseguire una corretta educazione terapeutica e<br />

riconoscerne attraverso la valutazione i punti critici e gli errori che<br />

effettua il paziente o l' infermiere stesso.<br />

124 Assal et al. Docente universitario, <strong>di</strong>abetologo e consulente dell' OMS. Dalle sue riflessioni<br />

nacque la Educazione terapeutica.<br />

125 Definizione dell' Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della Sanità (OMS)<br />

113


La gestione della <strong>di</strong>agnosi e della terapia delle malattie acute e la<br />

cura del paziente<br />

affetto da malattia cronica richiedono due<br />

impostazioni cliniche molto <strong>di</strong>fferenti... Gli operatori sanitari che se<br />

ne occupano devono pertanto possedere due identità professionali<br />

ben <strong>di</strong>stinte.<br />

Mentre il modello assistenziale della me<strong>di</strong>cina acuta è notevolmente<br />

efficace, la qualità delle malattie croniche lascia molto a desiderare...<br />

126<br />

JP Assal nel 1999 riporta una statistica molto importante per quanto<br />

riguarda l' assunzione dei farmaci da parte dei pazienti cronici.<br />

Ovviamente si prendono in considerazione molto <strong>di</strong> più i pazienti<br />

cronici perché hanno bisogno tutta la vita <strong>di</strong> determinati<br />

farmaci e quin<strong>di</strong> l' educazione terapeutica va modellata per l' arco <strong>di</strong><br />

una vita intera.<br />

Una percentuale che varia da 30-80% dei pazienti con malattia<br />

cronica manifesta una<br />

scarsa compliance o non segue affatto il<br />

trattamento prescritto.<br />

A questo punto, sorge una domanda:<br />

Perché il paziente non<br />

dovrebbe seguire una prescrizione data dal me<strong>di</strong>co e che gli serve per<br />

vivere?<br />

Sempre Assal ci regala una risposta molto interessante e che fa<br />

riflettere molto sull' argomento<br />

“... al paziente cronico il me<strong>di</strong>co<br />

proibisce mille attività, ne impone cento altre.<br />

126 “Considerazioni sui meto<strong>di</strong> della me<strong>di</strong>cina convenzionale” Jean-Philippe Assal, Alain Golay,<br />

114


Chiede <strong>di</strong> prendere a orari definiti decine <strong>di</strong> pillole al giorno.<br />

Ci sono patologie la cui terapia richiede al paziente tre ore <strong>di</strong> impegno<br />

al giorno.<br />

Altre, come il <strong>di</strong>abete, chiedono una decina <strong>di</strong> atti fra misurazioni e<br />

iniezioni. E questo ogni giorno per tutta la vita.<br />

Il me<strong>di</strong>co fa bene, ma fa presto a scrivere su un foglio: faccia quattro<br />

controlli della glicemia e tre insuline al giorno”. 127<br />

Questo tipo <strong>di</strong> stress del paziente lo porta inevitabilmente a non<br />

seguire in maniera corretta o ad<strong>di</strong>rittura nulla, la terapia prescritta,<br />

creandosi non solo danni alla salute con il rischio <strong>di</strong> acutizzare una<br />

patologia gia cronica; ma danneggia inevitabilmente la fase educativa<br />

che l' infermiere attua su <strong>di</strong> lui.<br />

Il risultato è che lo stress del paziente si trasferisce anche sull<br />

infermiere e sull' equipe che lo sta educando.<br />

Infatti:<br />

Le équipes <strong>degli</strong> operatori sanitari che si occupano<br />

dell’assistenza a lungo termine sono molto spesso vittime<br />

della<br />

sindrome del burn-out. 128<br />

127 Articolo “Parla il professor Assal” della rivista modus<br />

128 Freudenberger, 1980; Pines et al., 1981; Maslach, 1979<br />

115


Una ricerca infermieristica svoltasi in quest'anno (2010), condotta<br />

da: Patrizia Fabbri e Angela Sartini dal titolo:”le strategie per<br />

migliorare l' aderenza terapeutica nella popolazione adulta” mettono<br />

in evidenza alcune conclusioni basandosi su: una revisione della<br />

letteratura<br />

scientifica per verificare se ci sono evidenze che<br />

supportino metodologie mirate<br />

all’educazione terapeutica e in<br />

particolare a migliorare l’aderenza dei pazienti verso la terapia<br />

farmacologica, e ricercare eventuali strategie per il miglioramento<br />

della non adesione”. 129<br />

Quin<strong>di</strong> hanno tratto queste conclusioni: “Per anni si è sempre<br />

ricercata la perfetta soluzione al problema, ma sembra che nessun<br />

intervento sia migliore dell’altro,<br />

forse perché molte variabili<br />

possono influire sulla decisione <strong>di</strong> assumere farmaci.<br />

Intuitivamente si può ritenere che un intervento combinato<br />

129 Articolo del centro <strong>stu<strong>di</strong></strong> EBN redatto da Patrizia Fabbri e Angela Sartini dal titolo “LE<br />

STRATEGIE PER MIGLIORARE L’ADERENZA TERAPEUTICA NELLA<br />

POPOLAZIONE ADULTA”<br />

116


(comportamentale ed educativo), possa essere <strong>di</strong> maggior aiuto per<br />

migliorare le modalità e l’aderenza <strong>di</strong> assunzione, e <strong>di</strong> conseguenza<br />

migliorare lo stato <strong>di</strong> salute, ma più dati devono essere <strong>stu<strong>di</strong></strong>ati<br />

attraverso meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca standar<strong>di</strong>zzati, per confermare questa<br />

ipotesi.<br />

Interventi per migliorare l’aderenza <strong>di</strong> assunzione dei farmaci, basati<br />

sulle evidenze scientifiche, potrebbero inoltre ritardare lo sviluppo <strong>di</strong><br />

complicanze e contribuire a ridurre i costi sanitari.” 130<br />

Ora ve<strong>di</strong>amo nello specifico l' applicazione della farmacologia nella<br />

educazione del paziente.<br />

“Il processo infermieristico è una cornice concettuale che gli<br />

infermieri impiegano per guidare le prestazioni sanitarie. Noi<br />

considereremo come il processo infermieristico si può applicare alla<br />

terapia farmacologica.<br />

Prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere come il processo infermieristico si applica alla<br />

terapia farmacologica, occorre riassumere i punti chiave del processo<br />

stesso.<br />

Nella sua forma più semplice, il processo infermieristico può essere<br />

visto come una procedura circolare con cinque momenti<br />

fondamentali:<br />

1)valutazione iniziale,<br />

2) analisi (che include la <strong>di</strong>agnosi infermieristica),<br />

130 Conclusioni tratte dall' articolo<strong>di</strong> Patrizia Fabbri e Angela Sartini dal titolo “LE STRATEGIE PER<br />

MIGLIORARE L’ADERENZA TERAPEUTICA NELLA POPOLAZIONE ADULTA” centro <strong>stu<strong>di</strong></strong> EBN<br />

117


3) pianificazione,<br />

4) attuazione<br />

5) valutazione dei risultati.<br />

1)Valutazione iniziale. La valutazione iniziale consiste nella raccolta<br />

dei dati sul paziente. Questi dati servono per identificare problemi<br />

me<strong>di</strong>ci reali o potenziali. Il database prodotto durante la valutazione<br />

iniziale rappresenta le fondamenta per passare alle fasi successive.<br />

Metodologie importanti per la valutazione iniziale sono le domande<br />

al paziente, la storia me<strong>di</strong>ca e sull’utilizzo <strong>di</strong> farmaci, l’esame fisico,<br />

l’osservazione del paziente e gli esami <strong>di</strong> laboratorio.<br />

Analisi: la <strong>di</strong>agnosi infermieristica. In questa fase, l’infermiere<br />

analizza i dati raccolti per scoprire problemi me<strong>di</strong>ci reali o potenziali.<br />

Questi problemi possono essere fisiologici, psicologici, o sociali.<br />

Ciascun problema è categorizzato nella forma <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi<br />

infermieristica, che può essere definita come un problema me<strong>di</strong>co<br />

reale o potenziale verso il quale l’infermiere è qualificato e<br />

autorizzato al trattamento.<br />

Una <strong>di</strong>agnosi infermieristica completa è costituita da due<br />

affermazioni:<br />

8 una affermazione sul problema me<strong>di</strong>co reale o potenziale del<br />

paziente, seguita da:<br />

9 una affermazione sulla probabile causa o sui fattori <strong>di</strong> rischio<br />

del problema.<br />

118


Tipicamente, le due affermazioni sono separate dall’allocuzione<br />

correlato a , come nel seguente esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi infermieristica<br />

su un farmaco: “mancata aderenza al regime prescritto (problema)<br />

correlato a incapacità alla auto-somministrazione del farmaco (la<br />

causa).”<br />

2)Pianificazione. Nella fase <strong>di</strong> pianificazione, l’infermiere delinea<br />

interventi specifici <strong>di</strong>retti a risolvere o a prevenire i problemi<br />

identificati nella fase precedente. Il piano deve essere<br />

in<strong>di</strong>vidualizzato per ciascun paziente. Quando si fa un piano <strong>di</strong> cura,<br />

l’infermiere deve definire gli obiettivi, evidenziare le priorità,<br />

identificare gli interventi infermieristici e stabilire i criteri per<br />

valutare il successo finale. In aggiunta agli interventi infermieristici,<br />

il piano dovrebbe includere anche interventi <strong>di</strong> altri professionisti<br />

sanitari. La pianificazione è un processo in <strong>di</strong>venire che può essere<br />

cambiato con la conoscenza <strong>di</strong> nuovi dati.<br />

3)Attuazione (intervento). L’attuazione del piano inizia applicando<br />

gli interventi pianificati. Alcuni interventi si attuano in<br />

collaborazione mentre altri sono in<strong>di</strong>pendenti. Gli interventi<br />

collaborativi richiedono un or<strong>di</strong>ne da parte del me<strong>di</strong>co, mentre ciò<br />

non è necessario per gli interventi in<strong>di</strong>pendenti. Oltre ad attuare gli<br />

interventi, questa fase coinvolge l’azione coor<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> altri membri<br />

dello staff sanitario. L’attuazione è completa con l’osservazione e la<br />

registrazione dei risultati. La registrazione dovrebbe essere<br />

scrupolosa e precisa.<br />

119


4)Valutazione dei risultati. Questa fase serve per determinare il<br />

grado <strong>di</strong> successo del trattamento. La valutazione si fa analizzando i<br />

dati raccolti durante l’attuazione. La valutazione dovrebbe<br />

identificare gli interventi che devono continuare, quelli che invece<br />

devono cessare e nuovi potenziali interventi da attuare.<br />

La<br />

valutazione completa il primo ciclo del processo infermieristico e<br />

pone le basi per l’inizio <strong>di</strong> un eventuale nuovo ciclo.<br />

Applicazione del processo infermieristico nella terapia<br />

farmacologica<br />

Avendo descritto il processo infermieristico, possiamo adesso vedere<br />

come esso si applica alla terapia farmacologica. Bisogna ricordare che<br />

l’obiettivo finale in terapia farmacologica è <strong>di</strong> ottenere il massimo<br />

beneficio con il minimo danno. Per ottenere ciò, dobbiamo tenere in<br />

considerazione le caratteristiche uniche <strong>di</strong> ciascun paziente. Cioè<br />

dobbiamo in<strong>di</strong>vidualizzare la terapia. Il processo infermieristico si<br />

adatta bene a questo scopo. Per applicare il processo infermieristico<br />

in terapia farmacologica, per prima cosa bisogna avere solide basi<br />

conoscitive <strong>di</strong> farmacologia. Inoltre, si può vedere che applicare il<br />

processo infermieristico alla terapia farmacologica è, in gran parte,<br />

un esercizio <strong>di</strong> buon senso.<br />

Valutazione pre-somministrazione<br />

La valutazione pre-somministrazione stabilisce i dati <strong>di</strong> base che<br />

occorrono per tagliare la terapia farmacologica su misura del singolo<br />

120


paziente. Attraverso l’identificazione delle variabili che possono<br />

influenzare la risposta in<strong>di</strong>viduale ai farmaci, possiamo adattare il<br />

trattamento per massimizzare i benefici e minimizzare i danni. La<br />

valutazione pre-somministrazione ha quattro obiettivi fondamentali:<br />

5 - Raccolta dei dati <strong>di</strong> base che occorrono per valutare le<br />

risposte terapeutiche<br />

6 - Raccolta dei dati <strong>di</strong> base che occorrono per valutare gli effetti<br />

avversi<br />

7 - Identificazione dei pazienti ad alto rischio<br />

8 - Valutazione della capacità del paziente alla auto-cura.<br />

I primi tre obiettivi sono specifici del particolare farmaco che deve<br />

essere utilizzato.<br />

Quin<strong>di</strong>, per raggiungere questo obiettivo, l’infermiere deve conoscere<br />

la farmacologia del farmaco in questione. Il quarto obiettivo si<br />

applica più o meno ugualmente a tutti i farmaci – anche se può essere<br />

più importante per alcuni farmaci rispetto ad altri.<br />

Metodologie importanti per la raccolta dati includono l’intervista al<br />

paziente e ai suoi familiari, osservazione del paziente, esame fisico,<br />

analisi <strong>di</strong> laboratorio, la storia me<strong>di</strong>ca del paziente e la storia<br />

farmacologica del paziente.<br />

La storia farmacologica dovrebbe includere i farmaci prescritti, i<br />

farmaci da banco, le me<strong>di</strong>cazioni vegetali, e farmaci presi per<br />

obiettivi non me<strong>di</strong>ci (alcool, nicotina, caffeina, droghe illegali).<br />

Dovrebbero essere annotate anche precedenti reazioni avverse a<br />

121


farmaci, tra cui reazioni allergiche ed <strong>di</strong> i<strong>di</strong>osincrasia.<br />

Dati <strong>di</strong> base che servono per valutare l’effetto terapeutico. I farmaci<br />

vengono somministrati per ottenere una risposta desiderata. Per<br />

sapere se abbiamo ottenuto quella risposta, occorre stabilire<br />

misurazioni <strong>di</strong> base dei parametri che la terapia vuole cambiare. Per<br />

esempio, se stiamo somministrando un farmaco per abbassare la<br />

pressione sanguigna, dobbiamo conoscere la pressione prima del<br />

trattamento. Senza questa informazione, non abbiamo nessun<br />

riferimento per sapere se il farmaco ha fatto effetto oppure no. E se<br />

non sappiamo se il farmaco ha agito, non c’è nessuna giustificazione<br />

alla sua utilizzazione. Da questo esempio, dovrebbe essere ovvio che,<br />

per sapere quali misurazioni <strong>di</strong> base fare, bisogna conoscere il motivo<br />

dell’uso del farmaco.<br />

122


Questa conoscenza deriva dalla farmacologia.<br />

Dati <strong>di</strong> base che servono per valutare gli effetti avversi. Tutti i<br />

farmaci producono effetti avversi. Nella maggioranza dei casi, gli<br />

effetti avversi che un determinato farmaco può produrre sono noti. In<br />

molti casi, lo sviluppo <strong>di</strong> un effetto avverso sarà totalmente ovvio<br />

anche in assenza <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> base. Per esempio, non ci serve nessun<br />

dato <strong>di</strong> base speciale per sapere che la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> capelli che segue la<br />

chemioterapia antitumorale è stata causata dai farmaci. Comunque,<br />

in altri casi, i dati <strong>di</strong> base servono per capire se un effetto avverso c’è<br />

stato oppure no.<br />

Per esempio, alcuni farmaci possono alterare la funzionalità epatica.<br />

Per sapere se un farmaco ha compromesso la funzione epatica,<br />

dobbiamo conoscere tale funzione prima dell’utilizzazione del<br />

farmaco. Senza questa informazione, non potremo mai sapere da<br />

misurazioni successive se una <strong>di</strong>sfunzione epatica era preesistente o è<br />

stata causata dal farmaco. Chiaramente, in casi come questo, è<br />

necessario raccogliere i dati <strong>di</strong> base. Come già evidenziato, conoscere<br />

quali sono i dati da raccogliere ci deriva <strong>di</strong>rettamente dalla<br />

conoscenza del farmaco da utilizzare.<br />

Identificazione dei pazienti ad alto rischio. A causa delle sue<br />

caratteristiche in<strong>di</strong>viduali, un determinato paziente può essere ad<br />

alto rischio <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> risposte avverse ad un determinato<br />

farmaco. Quali sono le caratteristiche in<strong>di</strong>viduali che pre<strong>di</strong>spongono<br />

un paziente ad una reazione avversa <strong>di</strong>pende dal farmaco preso in<br />

123


considerazione. Per esempio, se un farmaco è eliminato dal corpo<br />

soprattutto per escrezione renale, un in<strong>di</strong>viduo con funzione renale<br />

alterata sarà a rischio <strong>di</strong> accumulo <strong>di</strong> questo farmaco a livelli tossici.<br />

Allo stesso modo, se un farmaco è eliminato attraverso il fegato, un<br />

in<strong>di</strong>viduo con alterata funzione epatica sarà a rischio <strong>di</strong> accumulo del<br />

farmaco a livelli tossici. Il messaggio è che, per identificare un<br />

paziente a rischio, bisogna conoscere la farmacologia del farmaco<br />

somministrato.<br />

Molteplici fattori possono aumentare il rischio del paziente per effetti<br />

avversi verso un determinato farmaco. Sono state appena citate<br />

l’alterata funzione epatica e renale. Altri fattori sono età,<br />

composizione corporea, gravidanza, <strong>di</strong>eta, ere<strong>di</strong>tà genetica, uso<br />

contemporaneo <strong>di</strong> altri farmaci, e praticamente qualsiasi altra<br />

con<strong>di</strong>zione fisiopatologica.<br />

Quando vengono identificati fattori che mettono a rischio il paziente,<br />

bisognerebbe <strong>di</strong>stinguere tra fattori che mettono il paziente a rischio<br />

estremamente elevato da fattori <strong>di</strong> rischio moderato o basso.<br />

Dovrebbero essere usati i termini controin<strong>di</strong>cazione e precauzione<br />

per fare questa <strong>di</strong>stinzione.<br />

Una controin<strong>di</strong>cazione è definita come una con<strong>di</strong>zione preesistente<br />

che preclude l’uso <strong>di</strong> un determinato farmaco a meno <strong>di</strong> circostanze<br />

<strong>di</strong>sperate.<br />

Per esempio, una grave reazione allergica alla penicillina avvenuta<br />

precedentemente (che può mettere in pericolo la vita del paziente)<br />

124


appresenta una controin<strong>di</strong>cazione all’ulteriore uso della penicillina –<br />

a meno che il paziente non abbia una infezione che può essere fatale e<br />

che non possa essere controllata con altro antibiotico.<br />

Una precauzione, al contrario, può essere definita come una<br />

con<strong>di</strong>zione preesistente che aumenta significativamente il rischio <strong>di</strong><br />

una reazione avversa ad un determinato farmaco, ma non fino al<br />

punto da mettere a rischio la vita del paziente. Per esempio, una<br />

precedente reazione allergica blanda alla penicillina porterà all’uso<br />

ulteriore della penicillina con precauzione.<br />

Quin<strong>di</strong>, in un caso come quello riportato, il farmaco potrà essere<br />

usato, ma deve essere esercitata una attenzione maggiore che in un<br />

caso normale. Preferibilmente dovrebbe essere usato qualche altro<br />

farmaco.<br />

Valutazione della capacità del paziente alla cura <strong>di</strong> se stesso.<br />

Qualora la terapia ha successo, il paziente deve essere capace <strong>di</strong> auto<br />

somministrarsi le me<strong>di</strong>cazioni prescritte a domicilio. Quin<strong>di</strong> deve<br />

essere valutata la sua capacità per la cura <strong>di</strong> se stesso.<br />

Se il paziente si rivela incapace a fare ciò, devono essere prese delle<br />

misure alternative. Molteplici fattori possono influenzare la capacità<br />

<strong>di</strong> auto-cura e la probabilità <strong>di</strong> aderenza al regime prescritto.<br />

Paziente con una <strong>di</strong>minuzione della acuità visiva o con una limitata<br />

destrezza manuale possono essere incapaci <strong>di</strong> auto-me<strong>di</strong>carsi,<br />

soprattutto se la tecnica <strong>di</strong> somministrazione è complessa. Pazienti<br />

con una limitata abilità intellettuale possono essere incapaci <strong>di</strong><br />

125


comprendere o <strong>di</strong> ricordare cosa devono fare. Pazienti con gravi<br />

malattie mentali (per es. depressione, schizofrenia) possono non<br />

comprendere o non avere le motivazioni necessarie per l’autome<strong>di</strong>cazione.<br />

Alcuni pazienti possono non avere i sol<strong>di</strong> necessari per comprare i<br />

farmaci. Altri possono non riuscire a prendere farmaci a causa <strong>di</strong><br />

avversione in<strong>di</strong>viduale o culturale verso <strong>di</strong> essi. Tra i pazienti<br />

geriatrici una ragione comune <strong>di</strong> fallimento è la convinzione che i<br />

farmaci a quella determinata dose non sono necessari. Una<br />

valutazione seria consentirà <strong>di</strong> identificare tutti questi fattori,<br />

consentendo all’infermiere <strong>di</strong> tenerne conto nella formulazione della<br />

<strong>di</strong>agnosi infermieristica e del piano <strong>di</strong> cura per quel paziente.<br />

Analisi e <strong>di</strong>agnosi infermieristica<br />

Con riguardo alla terapia farmacologica, la fase <strong>di</strong> analisi del<br />

processo infermieristico si pone tre obiettivi.<br />

1) Bisogna giu<strong>di</strong>care l’appropriatezza del regime prescritto.<br />

2) Bisogna identificare i potenziali problemi <strong>di</strong> salute che il<br />

farmaco può causare.<br />

3) Bisogna capire la capacità del paziente alla propria cura.<br />

Come ultimo anello nella catena della <strong>di</strong>fesa del paziente contro<br />

una terapia inappropriata, l’infermiere deve analizzare i dati<br />

raccolti durante la valutazione per capire se il trattamento<br />

126


proposto ha una ragionevole probabilità <strong>di</strong> essere efficace e<br />

sicuro.<br />

Questo giu<strong>di</strong>zio viene effettuato considerando la <strong>di</strong>agnosi me<strong>di</strong>ca,<br />

le azioni conosciute del farmaco prescritto, una eventuale risposta<br />

precedente del paziente al farmaco e la presenza <strong>di</strong><br />

controin<strong>di</strong>cazioni.<br />

L’infermiere dovrebbe <strong>di</strong>scutere l’appropriatezza del farmaco se:<br />

1) il farmaco no ha delle azioni risapute che possano far beneficiare il<br />

paziente con una determinata <strong>di</strong>agnosi me<strong>di</strong>ca,<br />

2) il paziente non ha risposto in passato allo stesso farmaco,<br />

3) il paziente ha avuto in passato una grave reazione avversa a quel<br />

farmaco e<br />

4) il paziente è affetto da una con<strong>di</strong>zione o sta usando un farmaco che<br />

controin<strong>di</strong>ca il farmaco prescritto.<br />

Se qualcuna <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni sono presenti, l’infermiere si<br />

dovrebbe consultare con il me<strong>di</strong>co per capire se il farmaco debba<br />

essere somministrato.<br />

127


L’analisi deve identificare potenziali effetti avversi e interazioni<br />

farmacologiche. Ciò si ottiene sintetizzando le conoscenze del<br />

farmaco in questione ed i dati raccolti durante la fase <strong>di</strong> valutazione.<br />

Le conoscenze sul farmaco in<strong>di</strong>cheranno gli effetti avversi che è<br />

probabile tutti i pazienti possano sviluppare. I dati in<strong>di</strong>viduali del<br />

paziente potranno in<strong>di</strong>care ulteriori effetti avversi ed interazioni a cui<br />

quel particolare paziente è pre<strong>di</strong>sposto.<br />

Una volta che gli effetti avversi e le interazioni potenziali sono stati<br />

identificati, può essere formulata una <strong>di</strong>agnosi infermieristica<br />

pertinente.<br />

Per esempio, se è probabile che il trattamento causi una depressione<br />

respiratoria, una appropriata <strong>di</strong>agnosi infermieristica sarebbe<br />

“alterato scambio gassoso correlato alla terapia farmacologica”.<br />

L’analisi deve caratterizzare la capacità del paziente ad auto curarsi.<br />

L’analisi dovrebbe in<strong>di</strong>care i potenziali impe<strong>di</strong>menti alla auto-cura<br />

(per es. alterazione visiva, ridotta destrezza manuale, alterata<br />

funzione cognitiva, insufficiente comprensione del regime prescritto)<br />

in modo che questi fattori vengano citati nel piano <strong>di</strong> cura. In grado<br />

variabile, quasi tutti i pazienti non avranno familiarità con l’autome<strong>di</strong>cazione<br />

e con il regime terapeutico.<br />

Quin<strong>di</strong>, una <strong>di</strong>agnosi infermieristica applicabile a quasi tutti i<br />

pazienti sarà “insufficiente conoscenze in relazione al regime<br />

farmacologico”.<br />

128


Pianificazione<br />

La pianificazione consiste nel definire gli obiettivi, stabilire le<br />

priorità, identificare gli interventi specifici e stabilire i criteri per<br />

valutare il successo. Una buona pianificazione consentirà <strong>di</strong><br />

promuovere effetti farmacologici benefici. Di importanza anche<br />

maggiore, una buona pianificazione consentirà <strong>di</strong> prevenire gli effetti<br />

avversi – invece che <strong>di</strong> reagire dopo che si sono sviluppati.<br />

Definire gli obiettivi. In tutti i casi, l’obiettivo della terapia<br />

farmacologica è <strong>di</strong> ottenere il massimo beneficio con il minimo<br />

danno. Cioè si vuole utilizzare i farmaci in modo da massimizzare le<br />

risposte terapeutiche prevenendo o minimizzando le reazioni e le<br />

interazioni avverse. L’obiettivo della pianificazione è <strong>di</strong> formulare le<br />

vie per raggiungere questo scopo.<br />

Stabilire le priorità. Ciò richiede la conoscenza del farmaco e delle<br />

caratteristiche uniche del paziente – e nonostante queste conoscenze<br />

stabilire le priorità può essere <strong>di</strong>fficile. La priorità più elevata viene<br />

data alle con<strong>di</strong>zioni che mettono in pericolo la vita (per es., shock<br />

anafilattico, fibrillazione ventricolare).<br />

Tali con<strong>di</strong>zioni possono essere indotte dai farmaci oppure possono<br />

essere il risultato <strong>di</strong> una malattia. Una alta priorità è data anche a<br />

reazioni che causano un grave <strong>di</strong>sagio acuto ed a reazioni che<br />

determinano danni a lungo termine.<br />

Dal momento che non è possibile gestire tutti i problemi<br />

129


contemporaneamente, quelli meno gravi devono aspettare finché il<br />

paziente e lo staff sanitario non abbiano il tempo e la possibilità <strong>di</strong><br />

de<strong>di</strong>carsi ad essi.<br />

Identificare gli interventi. Il cuore della pianificazione è<br />

l’identificazione <strong>degli</strong> interventi infermieristici. Questi possono<br />

essere <strong>di</strong>visi in quattro gruppi principali:<br />

14. somministrazione dei farmaci,<br />

2) interventi per migliorare gli effetti terapeutici,<br />

3) interventi per minimizzare gli effetti e le interazioni avverse e<br />

4) l’educazione del paziente.<br />

Quando si pianifica la somministrazione dei farmaci, l’infermiere<br />

deve considerare il dosaggio e la via <strong>di</strong> somministrazione ed anche<br />

fattori meno ovvi come il tempo <strong>di</strong> somministrazione in relazione ai<br />

pasti e alla somministrazione <strong>di</strong> altri farmaci.<br />

E’ anche importante il tempo in relazione agli effetti collaterali. Per<br />

esempio, se un farmaco causa sedazione, può essere desiderabile dare<br />

il farmaco la sera prima <strong>di</strong> andare a dormire, invece che al mattino o<br />

durante il giorno.<br />

Misure non farmacologiche possono contribuire agli effetti<br />

terapeutici e dovrebbero essere inclusi nella pianificazione. Per<br />

esempio, la terapia farmacologica dell’ipertensione dovrebbe essere<br />

associata con la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso (nei pazienti obesi), la restrizione<br />

salina, e la cessazione del fumo.<br />

130


Gli interventi per prevenire o minimizzare gli effetti avversi sono <strong>di</strong><br />

importanza ovvia.<br />

Quando si pianificano questi interventi, bisognerebbe <strong>di</strong>stinguere tra<br />

le reazioni che si sviluppano prontamente e quelle che si sviluppano<br />

in un secondo momento. Alcuni farmaci possono causare reazioni<br />

avverse gravi (per es., shock anafilattico) subito dopo la<br />

somministrazione. Quando si devono somministrare questi farmaci,<br />

bisogna accertarsi che i mezzi per gestire queste reazioni siano<br />

prontamente <strong>di</strong>sponibili.<br />

Le reazioni ritardate possono essere spesso minimizzate, o<br />

ad<strong>di</strong>rittura evitate.<br />

La pianificazione dovrebbe includere <strong>degli</strong> interventi a questo scopo.<br />

Una educazione del paziente ben pianificata è fondamentale per il<br />

successo.<br />

Il piano dovrebbe considerare la capacità del paziente<br />

all’appren<strong>di</strong>mento, e dovrebbe rispondere a ciò che segue: tecniche <strong>di</strong><br />

somministrazione, dosaggio e tempi, durata del trattamento, metodo<br />

<strong>di</strong> conservazione dei farmaci, misure per promuovere l’effetto<br />

terapeutico e misure per minimizzare gli effetti avversi.<br />

Stabilire i criteri <strong>di</strong> valutazione. E’ ovvio il bisogno <strong>di</strong> stabilire i<br />

criteri per misurare le risposte farmacologiche desiderate. Senza<br />

questi criteri no si può stabilire se i farmaci sono stati utili. E quin<strong>di</strong>,<br />

non si hanno basi razionali per cambiare il dosaggio o per decidere<br />

131


quanto deve durare il trattamento. Se il farmaco deve essere<br />

utilizzato a domicilio dal paziente, devono essere pianificate delle<br />

visite <strong>di</strong> controllo.<br />

Attuazione<br />

L’attuazione del piano <strong>di</strong> cura in terapia farmacologica ha quattro<br />

componenti principali:<br />

• somministrazione dei farmaci,<br />

• educazione del paziente,<br />

3) interventi per promuovere gli effetti terapeutici<br />

4) interventi per minimizzare gli effetti avversi.<br />

Valutazione<br />

Lungo il corso della terapia farmacologica, il paziente deve essere<br />

valutato per:<br />

• le risposte terapeutiche,<br />

2) le reazioni e le interazioni avverse del farmaco,<br />

3) l’aderenza al regime prescritto,<br />

4) sod<strong>di</strong>sfazione verso il trattamento.<br />

La frequenza della valutazione <strong>di</strong>pende dalla durata della terapia e<br />

dagli effetti avversi. Così come la valutazione iniziale, anche quella<br />

finale si basa su esami <strong>di</strong> laboratorio, osservazione del paziente,<br />

esame fisico e intervista del paziente.<br />

132


Le conclusioni che si traggono dalla valutazione servono per<br />

mo<strong>di</strong>ficare gli interventi infermieristici ed il regime farmacologico.<br />

Le risposte terapeutiche sono valutate paragonando lo stato attuale<br />

del paziente con i dati <strong>di</strong> partenza. Per valutare il trattamento,<br />

bisogna conoscere il motivo della utilizzazione del farmaco, i criteri <strong>di</strong><br />

successo (definiti dalla pianificazione), e i tempi atten<strong>di</strong>bili della<br />

risposta (alcuni farmaci agiscono in minuti, mentre per altri<br />

occorrono settimane per vedere effetti positivi).<br />

La necessità <strong>di</strong> anticipare e valutare gli effetti avversi è evidente. Per<br />

fare queste valutazioni, bisogna conoscere i probabili effetti avversi,<br />

come si manifestano, e i tempi probabili.<br />

Il metodo <strong>di</strong> monitoraggio <strong>di</strong>pende dall’effetto avverso atteso. Per<br />

esempio, se ci si attende l’ipotensione, verrà monitorata la pressione<br />

sanguigna; se ci si attende una costipazione, verrà monitorata la<br />

funzione intestinale; e così via.<br />

Dal momento che alcuni effetti indesiderati potrebbero essere fatali<br />

se non presi in tempo, è inutile enfatizzare ulteriormente<br />

l’importanza del loro monitoraggio e dell’essere preparati a trattarli<br />

rapidamente.<br />

La valutazione dell’aderenza è desiderabile in tutti i pazienti – ed è <strong>di</strong><br />

valore speciale quando la terapia fallisce o quando gli effetti avversi<br />

sono inaspettatamente gravi.<br />

Tra i meto<strong>di</strong> per valutare l’aderenza ci sono la misurazione della<br />

133


concentrazione plasmatica del farmaco, l’intervista del paziente, ed il<br />

conteggio delle pillole.<br />

La valutazione dovrebbe consentire <strong>di</strong> sapere se il paziente ha<br />

compreso quando deve prendere i farmaci, il dosaggio da assumere, e<br />

la tecnica <strong>di</strong> somministrazione.<br />

La sod<strong>di</strong>sfazione del paziente per la terapia farmacologica migliora la<br />

qualità <strong>di</strong> vita e l’aderenza del paziente. Se il paziente non è<br />

sod<strong>di</strong>sfatto, un regime che altrimenti sarebbe stato efficace non viene<br />

preso come da prescrizione.<br />

Tra i fattori <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione ci sono effetti collaterali inaccettabili,<br />

posologia scomoda, somministrazione <strong>di</strong>fficoltosa e costo elevato.<br />

Quando la valutazione mette in evidenza insod<strong>di</strong>sfazione, dovrebbe<br />

essere attuato un tentativi <strong>di</strong> cambiamento del regime per renderlo<br />

più accettabile” 131 .<br />

Durante gli <strong>stu<strong>di</strong></strong> universitari ci si occupa molto <strong>di</strong> questa fase,<br />

riguardante l' educazione del paziente.<br />

Riassumendo, ogni forma <strong>di</strong> cambiamento, problema o abitu<strong>di</strong>ne del<br />

paziente è preso in considerazione e valutato per creare il miglior<br />

piano assistenziale personalizzato dove l' ammalato è il centro <strong>di</strong><br />

questo lavoro non solo infermieristico ma che può spesso riguardare<br />

un' equipe <strong>di</strong> professionisti.<br />

131 Tratto da “Pharmacology for nursing care”, Richard A. Lehne, Ed. Sanders Elsevier<br />

134


Leggendo sui libri <strong>di</strong> nurse cosa vuol <strong>di</strong>re essere infermiere, con le<br />

relative responsabilità giuri<strong>di</strong>che e soffermandomi sulle frasi come l'<br />

infermiere è il responsabile oppure che l' infermiere educa alla salute,<br />

mi sorge spontanea una domanda:<br />

“ L' infermiere che adesso è in corsia conosce tutto questo? Effettua l'<br />

educazione terapeutica?” queste domande le ho applicate<br />

esaminando punto per punto un turno “tipo” in una corsia <strong>di</strong><br />

ospedale. Effettivamente ho notato che qualcosa non andava sempre<br />

per il verso giusto.<br />

Non c' è da stupirsi perché in un reparto succedono tante cose in una<br />

volta che possono avere la priorità e che portano via molto tempo<br />

perciò nonostante la volontà poi <strong>di</strong> eseguire correttamente alcune<br />

prestazioni, un po' per lo stress, un po' per la <strong>di</strong>sorganizzazione<br />

generale i servizi infermieristici non sono erogati in maniera<br />

piuttosto idonea.<br />

Comunque non bisogna neanche nascondersi <strong>di</strong>etro questa idea,<br />

quin<strong>di</strong>, ho deciso <strong>di</strong> trarre dalle domande precedentemente citate, un<br />

questionario applicato su un punto car<strong>di</strong>ne che apporta sull'<br />

infermiere molta responsabilità: la somministrazione del farmaco per<br />

via orale.<br />

Per la parte del questionario riguardante la conoscenza sui farmaci,<br />

ho scelto quelli che sono maggiormente somministrati per via orale<br />

in corsia.<br />

Quin<strong>di</strong> ho preso in esame: l’ acido acetilsalicilico (car<strong>di</strong>oaspirina/<br />

135


aspirina). Un ACE inibitore: ramipril (triatec). Un beta-bloccante:<br />

bisoprorolo (car<strong>di</strong>cor). Diuretico: furosemide (Lasix). Un<br />

anticoagulante: farfari so<strong>di</strong>co (couma<strong>di</strong>n). Un tranquillante:<br />

bromazepam (lexotan). Due anti<strong>di</strong>abetici (metformina-glicazide). Un<br />

antidolorifico Ketorolac trometamina (lixidol). Ho messo anche una<br />

domanda che mi incuriosiva molto: il luan gel è applicato in maniera<br />

sterile sul catetere vescicale?<br />

La domanda in questione mi destava una certa curiosità, in quanto, si<br />

parla spesso <strong>di</strong> procedure sterili e volevo sapere come la pensavano<br />

gli infermieri <strong>di</strong> corsia. Poi ho proposto una serie <strong>di</strong> domande<br />

riguardanti la legislazione infermieristica.<br />

Ecco il questionario che ho proposto <strong>di</strong> compilare agli infermieri <strong>di</strong><br />

corsia:<br />

Luangel: secondo Lei è applicato in maniera sterile sul catetere vescicale?<br />

NO<br />

20%<br />

SI<br />

80,00%<br />

136


Non conosce dopo quanto compare l'esor<strong>di</strong>o dell'azione<br />

Trometamina<br />

Metformina<br />

Tavor<br />

Eutirox<br />

Couma<strong>di</strong>n<br />

Lasix<br />

Car<strong>di</strong>cor<br />

Triatec<br />

Aspirina<br />

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />

Non conosce a quale categoria <strong>di</strong> farmaco appartiene<br />

Trometamina<br />

Metformina<br />

Tavor<br />

Eutirox<br />

Couma<strong>di</strong>n<br />

Lasix<br />

Car<strong>di</strong>cor<br />

Triatec<br />

Aspirina<br />

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />

Non conosce gli effetti collaterali<br />

Trometamina<br />

Metformina<br />

Tavor<br />

Eutirox<br />

Couma<strong>di</strong>n<br />

Lasix<br />

Car<strong>di</strong>cor<br />

Triatec<br />

Aspirina<br />

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />

137


Non conosce le interazioni con gli altri farmaci<br />

Trometamina<br />

Metformina<br />

Tavor<br />

Eutirox<br />

Couma<strong>di</strong>n<br />

Lasix<br />

Car<strong>di</strong>cor<br />

Triatec<br />

Aspirina<br />

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />

Non conosce le interazioni con gli alimenti<br />

Trometamina<br />

Metformina<br />

Tavor<br />

Eutirox<br />

Couma<strong>di</strong>n<br />

Lasix<br />

Car<strong>di</strong>cor<br />

Triatec<br />

Aspirina<br />

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />

Non conosce se provoca effetti tossici<br />

Trometamina<br />

Metformina<br />

Tavor<br />

Eutirox<br />

Couma<strong>di</strong>n<br />

Lasix<br />

Car<strong>di</strong>cor<br />

Triatec<br />

Aspirina<br />

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />

138


Non sa se può avere effetti sulla tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza<br />

Trometamina<br />

Metformina<br />

Tavor<br />

Eutirox<br />

Couma<strong>di</strong>n<br />

Lasix<br />

Car<strong>di</strong>cor<br />

Triatec<br />

Aspirina<br />

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />

Non conosce dopo quanto si manifesta il picco d'azione<br />

Trometamina<br />

Metformina<br />

Tavor<br />

Eutirox<br />

Couma<strong>di</strong>n<br />

Lasix<br />

Car<strong>di</strong>cor<br />

Triatec<br />

Aspirina<br />

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />

Chi è il responsabile della detenzione dei campioni farmaceutici?<br />

Nessuna risposta<br />

20%<br />

Infermiere<br />

20%<br />

Caposala<br />

40%<br />

Me<strong>di</strong>co<br />

30%<br />

139


La somministrazione e la detenzione <strong>di</strong> farmaci guasti o imperfetti è<br />

regolamentata da:<br />

Nessuna risposta<br />

30%<br />

Art 443 C.p<br />

40%<br />

D.P.R. 261/94<br />

20%<br />

Art 54 C.p<br />

10%<br />

La legge 42/99:<br />

non ha risposto<br />

20%<br />

È il profilo professionale<br />

infermieristico<br />

10%<br />

Abolisce il mansionario e regola<br />

la competenza e la responsabilità<br />

professionale<br />

50%<br />

Costituisce il mansionario<br />

infermieristico<br />

20%<br />

La somministrazione dei farmaci deve seguire:<br />

Nessuna risposta<br />

20%<br />

il prontuario farmaceutico<br />

20%<br />

La regola delle 7G<br />

60%<br />

140


L'art 54 C.p.:<br />

Nessuna risposta<br />

20%<br />

Ci permette <strong>di</strong> somministrare<br />

farmaci in caso <strong>di</strong><br />

necessità/pericolo imminente <strong>di</strong><br />

vita.<br />

10%<br />

Ci permette <strong>di</strong> <strong>di</strong>luire i farmaci<br />

per il turno successivo.<br />

20%<br />

Non ci consente <strong>di</strong><br />

somministrare farmaci per<br />

nessun motivo.<br />

50%<br />

141


CONCLUSIONI<br />

I risultati del questionario compilato dagli infermieri <strong>di</strong> reparto,<br />

hanno evidenziato la loro parziale conoscenza sui farmaci e sulla loro<br />

gestione.<br />

In particolare metto in evidenza le alte percentuali che in me<strong>di</strong>a<br />

sfiorano il 80%, riguardanti il non riconoscimento delle potenziali<br />

complicanze, riguardanti l'assorbimento del farmaco nell' organismo;<br />

come l' interazione con altri farmaci o alimenti.<br />

Oppure, altre alte percentuali <strong>di</strong> operatori che non sono in grado<br />

(come <strong>di</strong>chiarato nel test), <strong>di</strong> riconoscere gli effetti tossici e collaterali<br />

che potrebbe avere il principio attivo.<br />

Legato all' argomento “somministrazione” gli operatori sanitari sono<br />

stati chiamati a rispondere a delle domande sulla legislazione<br />

infermieristica.<br />

Questo argomento ha dato paradossalmente dei risultati migliori.<br />

Infatti una scarsa maggioranza ha risposto correttamente alle<br />

domande sulle leggi.<br />

Malgrado questo, una fetta grande <strong>di</strong> minoranza, è convinta che la<br />

142


legge 42/99 costituisca il mansionario (20%). un timido 10% mi ha<br />

risposto che è il profilo professionale. Un' altro 20% non ha risposto.<br />

Un 40% è convinto che il caposala sia il responsabile della detenzione<br />

dei farmaci campione.<br />

Un operatore, nonostante sia ben espresso nel questionario, che i<br />

farmaci sono tutti somministrati per via orale, alla domanda: “l<br />

esor<strong>di</strong>o dell' azione del farmaco dopo quanto tempo compare?” mi ha<br />

risposto testuali parole “<strong>di</strong>pende dalla via <strong>di</strong> somministrazione”.<br />

Dopo aver letto questo ho pensato che una possibile origine a tutti<br />

questi errori sia anche lo scarso interesse in quello che si sta facendo<br />

o nel leggere le cose.<br />

Ho pensato che se questo/a infermiere/a, invece che il questionario,<br />

avesse avuto tra le mani una prescrizione me<strong>di</strong>ca e avesse letto come<br />

spesso accade con svogliatezza: cosa sarebbe successo?<br />

Avrebbe potuto capire male la via <strong>di</strong> somministrazione <strong>di</strong> un kcl o <strong>di</strong><br />

insulina.<br />

C' è un dato che risalta molto: il 60% <strong>degli</strong> infermieri riconosce<br />

giustamente che la terapia deve seguire la regola delle 7G.<br />

Ma allora perchè non sanno gli effetti collaterali legati ad ognuna <strong>di</strong><br />

queste 7 voci?<br />

Un' alta percentuale (80%), <strong>degli</strong> operatori sanitari, <strong>di</strong>chiara che il<br />

farmaco Luan gel è applicato in maniera sterile per effettuare il<br />

cateterismo vescicale.<br />

Questo non è assolutamente vero e porta l' infermiere a commettere<br />

errori <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio clinico che alzano la percentuale <strong>di</strong> infezioni<br />

143


nosocomiali annue.<br />

Un paziente rischia <strong>di</strong> entrare in Pronto soccorso per una patologia e<br />

uscirne fuori con una in più, molto probabilmente che aggrava il<br />

quadro clinico della malattia <strong>di</strong> base: come le infezioni delle vie<br />

urinarie, causata dalla scorretta manovra <strong>di</strong> inserimento del catetere.<br />

Questo sembra non avere relazione con la somministrazione dei<br />

farmaci orali.<br />

Invece è ben correlato ed è un chiaro esempio <strong>di</strong> come vengano<br />

eseguite le operazioni infermieristiche in reparto; come per il<br />

cateterismo così per la somministrazione dei farmaci.<br />

Per questo mi è venuta l' idea <strong>di</strong> proporre uno strumento economico e<br />

<strong>di</strong> facile consulto che riesca a <strong>di</strong>minuire il rischio clinico sulla<br />

somministrazione dei farmaci.<br />

Infatti fino ad oggi i reparti più avanzati sono dotati <strong>di</strong> computer<br />

collegati alla farmacia dove l' infermiere deve solo rilevare il co<strong>di</strong>ce a<br />

barre del paziente, tramite un' apposita pistola che legge i co<strong>di</strong>ci a<br />

barre.<br />

Dopo <strong>di</strong> che il computer che ha elaborato il co<strong>di</strong>ce del paziente, si<br />

collega alla prescrizione me<strong>di</strong>ca che dalla farmacia fa arrivare<br />

<strong>di</strong>rettamente in reparto la terapia. Tutto ciò per <strong>di</strong>mezzare il rischio<br />

clinico.<br />

Questo potrebbe risultare molto bello e utile ma non toglie all'<br />

infermiere la responsabilità sulla gestione del paziente dopo la<br />

somministrazione, con le relative complicanze.<br />

Senza togliere che questo metodo porta ad un oneroso <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

144


udget.<br />

In questo mio elaborato, per questioni <strong>di</strong> tempistica ho concluso <strong>di</strong><br />

basarmi solamente sui maggiori farmaci somministrati per via orale,<br />

ho preso in considerazione i farmaci orali più usati e realizzando un<br />

vademecum infermieristico <strong>di</strong> facile consultazione (lettura a griglia)<br />

che esamini il farmaco in toto sotto i punti <strong>di</strong> vista della gestione e<br />

responsabilità giuri<strong>di</strong>ca infermieristica.<br />

145


Di seguito ho riportato un' esempio <strong>di</strong> pagina del vademecum che<br />

prende in considerazione il farmaco Lasix 30 cpr da 25mg<br />

Principio attivo Farmaco<br />

alternativo<br />

Forma farmaco<br />

Assunzione<br />

Furosemide<br />

Periodo <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà<br />

e<br />

conservazione<br />

5 anni a<br />

confezionamento<br />

integro. Proteggere<br />

dalla luce.<br />

Furosemide, <strong>di</strong>uremid<br />

<strong>di</strong>uresix, torasemide,<br />

tauzil.<br />

Effetti<br />

terapeutici<br />

Diuretico dell' ansa<br />

Compresse Orali<br />

Interazioni farmaci e<br />

alimenti<br />

Farmaci: La<br />

somministrazione orale <strong>di</strong><br />

furosemide e <strong>di</strong> sucralfato<br />

devono essere <strong>di</strong>stanziate <strong>di</strong><br />

almeno 2 ore, in quanto il<br />

sucralfato riduce<br />

l´assorbimento intestinale<br />

della furosemide, riducendone<br />

<strong>di</strong> conseguenza l´effetto.La<br />

concomitante<br />

somministrazione <strong>di</strong><br />

antinfiammatori non steroidei,<br />

incluso l´acido acetilsalicilico,<br />

può ridurre l´effetto della<br />

furosemide.<br />

Alimanti: La possibilità e<br />

l´eventuale grado <strong>di</strong><br />

alterazione dell´assorbimento<br />

della furosemide<br />

somministrata insieme al cibo<br />

sembrano <strong>di</strong>pendere dalla sua<br />

formulazione farmaceutica.<br />

Stomaco vuoto<br />

Effetti collaterali<br />

Disidratazione,<br />

squilibrio<br />

idroelettrolitico,<br />

ipopotassemia,<br />

ipovolemia, sete,<br />

cefalea, stato<br />

confusionale<br />

alterazioni ritmo<br />

car<strong>di</strong>aco tetania,<br />

miastenia, <strong>di</strong>sturbi<br />

gastrointestinali<br />

Sovradosaggio Antidoto Tolleranza <strong>di</strong>pendenza<br />

ipovolemia,<br />

<strong>di</strong>sidratazione,<br />

emoconcentrazione,<br />

aritmie car<strong>di</strong>ache<br />

(comprendendo blocco<br />

A-V e fibrillazione<br />

ventricolare).<br />

I sintomi <strong>di</strong> questi<br />

<strong>di</strong>sturbi sono costituiti<br />

da ipotensione grave<br />

(fino allo shock),<br />

insufficienza renale<br />

acuta, trombosi, stati <strong>di</strong><br />

delirio, paralisi<br />

flaccida, apatia e stato<br />

confusionale.<br />

Non è noto alcun antidoto<br />

specifico per la<br />

furosemide. Tuttavia si<br />

può tentare <strong>di</strong> limitare<br />

l´assorbimento sistemico<br />

del principio attivo<br />

me<strong>di</strong>ante provve<strong>di</strong>menti<br />

come la lavanda gastrica<br />

o tali da ridurre<br />

l´assorbimento (ad es.<br />

carbone attivo). Devono<br />

essere corretti gli<br />

squilibri clinicamente<br />

rilevanti del bilancio<br />

idroelettrolitico.<br />

/ /<br />

146


ALLEGATI<br />

QUESTIONARIO DI CONOSCENZA SULE IMPLICAZIONI NELLA<br />

SOMMINISTRAZIONE<br />

DELLA TERAPIA ORALE IN OSPEDALE<br />

Università <strong>degli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> Genova<br />

Studente del terzo anno CL: Daniele Bilotti<br />

Il seguente questionario verrà compilato in forma anonima. Bisogna<br />

solo in<strong>di</strong>care l' età, il sesso, gli anni <strong>di</strong> servizio e la propria U.O.<br />

Tenete conto che le domande sono relative ai maggiori farmaci usati<br />

in ambito ospedaliero espressi non solo con il nome<br />

commerciale ma anche con il principio attivo e<br />

somministrati PER VIA ORALE. Le modalità <strong>di</strong> compilazione<br />

del seguente questionario è semplice: bisogna segnare con la penna<br />

una sola delle risposte e giustificarla se richiesto. Vi ringrazio in<br />

anticipo per la vostra collaborazione. Cor<strong>di</strong>ali saluti.<br />

ETÀ SESSO ANNI DI<br />

ANZIANITÀ<br />

DI SERVIZIO<br />

M<br />

F<br />

UNITÀ<br />

OPERATIVA<br />

147


FARMACO: acido acetilsalicilico<br />

(car<strong>di</strong>oaspirina/aspirina)<br />

QUESITO<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

148


FARMACO: ramipril (Triatec)<br />

QUESITO<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

149


FARMACO:<br />

bisoprololo (Car<strong>di</strong>cor)<br />

QUESITO<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

150


FARMACO: furosemide ( Lasix)<br />

QUESITO<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

151


FARMACO: warfarin so<strong>di</strong>co (Couma<strong>di</strong>n)<br />

QUESITO<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

152


FARMACO: Levotiroxina so<strong>di</strong>ca (Eutirox)<br />

QUESITO<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no


FARMACO: lorazepam (Tavor)<br />

QUESITO<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no


FARMACO: bromazepam (Lexotan)<br />

QUESITO<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no


FARMACO:<br />

QUESITO<br />

metformina<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no


QUESITO<br />

FARMACO:<br />

Glicazide<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no


FARMACO: Ketorolac Trometamina (Lixidol)<br />

QUESITO<br />

RISPOSTE<br />

1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />

farmaco appartiene?<br />

Si<br />

2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />

no<br />

3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />

4 Conosce le interazioni con gli<br />

altri farmaci?<br />

5 Conosce le interazioni con gli<br />

alimenti?<br />

6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />

tossici?<br />

Si<br />

Si<br />

Si<br />

no<br />

no<br />

no<br />

7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />

sulla<br />

tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />

8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />

tempo si deve raggiungere?<br />

9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />

quanto tempo compare?<br />

Si<br />

no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no<br />

30' 45' 60' 120' 180' no


10 Secondo Lei il Luan gel: è applicato in SI NO<br />

maniera sterile sul catetere vescicale?<br />

Domande sulla legislazione.<br />

1 Secondo il D.Lgs. n. 541/1992<br />

richiamano l'art. 201 del T.U.<br />

delle leggi sanitarie del 1934, n.<br />

1265, chi è il responsabile della<br />

detenzione dei campioni<br />

farmaceutici?<br />

2 La somministrazione e la<br />

detenzione <strong>di</strong> farmaci guasti o<br />

imperfetti è regolamentata:<br />

Infermiere me<strong>di</strong>co caposala<br />

Art. 443 C.p. Art. 54 C.p. D.P.R. 261/94<br />

3 La legge 42/99 Abolisce il Costituisce il<br />

mansionario e mansionario<br />

regola la infermieristico<br />

competenza e la<br />

responsabilità<br />

professionale<br />

4 La somministrazione dei<br />

farmaci deve seguire:<br />

La regola delle<br />

7G<br />

È il profilo<br />

professionale<br />

infermieristico<br />

Il mansionario Il prontuario<br />

farmaceutico<br />

5 Art 54 C.p: Ci permette <strong>di</strong><br />

somministrare<br />

farmaci in caso<br />

<strong>di</strong><br />

necessità/pericol<br />

o imminente <strong>di</strong><br />

vita.<br />

Non ci consente<br />

<strong>di</strong><br />

somministrare<br />

farmaci per<br />

nessun motivo.<br />

Ci permette <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>luire i farmaci<br />

per il turno<br />

successivo.


Bibliografia<br />

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SMALTIMENTO Avvocato Giannantonio Barbieri su<br />

Professione Infermiere, perio<strong>di</strong>co del Collegio IPASVI della<br />

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ore del 13 ottobre 2000 dove si leggeva testualmente:


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riforma incompiuta?, Sanità pubblica e me<strong>di</strong>cina pratica, 9,<br />

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27. “About the IOM” The Institute of Me<strong>di</strong>cine (IOM) of the<br />

national academis.<br />

28. “Analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico” del<br />

Ministero della salute<br />

29. “Argomenti <strong>di</strong> economia per le professioni sanitarie” <strong>di</strong>:<br />

Marinella D’Innocenzo, Stefano Trippetti casa e<strong>di</strong>trice Mc<br />

grow-hill<br />

30. “Considerazioni sui meto<strong>di</strong> della me<strong>di</strong>cina convenzionale”


Jean-Philippe Assal, Alain Golay, Stephane Jacqueme<br />

31. “Elementi <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>atria per infermieri” <strong>di</strong> Teresa De Toni<br />

32. “Errore clinico e gestione del farmaco: il ruolo dell’infermiere<br />

nella gestione del rischio.” Di: Francesco Falli e Massimo<br />

Cariolato<br />

33. “governo clinico” <strong>di</strong> Girolamo Sirchia<br />

34. “Introduction What is AGREE? Dal sito ufficiale.<br />

35. “Parla il professor Assal” della rivista modus<br />

36. “Pharmacology for nursing care”, Richard A. Lehne, Ed.<br />

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38. 1Dufay E, Schmitt E, Kettani C, Calop J. Un réseau<br />

épidémiologique de l’erreur mé<strong>di</strong>camenteuse: le réseau<br />

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40. Articolo del centro <strong>stu<strong>di</strong></strong> EBN redatto da Patrizia Fabbri e<br />

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ed, Mc Graw Hill, 2002


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43. Benci L., Professioni sanitarie non più ausiliarie, Rivista <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritto delle professioni sanitarie, 1, 1999<br />

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57. fattori determinanti le mo<strong>di</strong>ficazioni nella farmacocinetica<br />

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73. Motta G., Magliona B., Le nuove professioni sanitarie: una<br />

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dell’assistenza infermieristica” – Casa E<strong>di</strong>trice Ambrosiana<br />

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