universita' degli studi di genova facolta' di medicina e chirurgia
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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI GENOVA<br />
FACOLTA' DI MEDICINA E CHIRURGIA<br />
“CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA”<br />
POLO DI LA SPEZIA<br />
Relatore: Dott. Gian Carlo Canese<br />
Studente: Daniele Bilotti<br />
Matr. 3145683<br />
Correlatore : Dott.ssa Giovanna Rizzo<br />
Anno Accademico 2009-2010
INDI<br />
CE<br />
INDICE<br />
Ringraziamenti<br />
Prefazione<br />
Introduzione<br />
Pag. 3<br />
Pag. 5<br />
Pag. 6<br />
Capitolo Primo<br />
Evoluzione storica delle funzioni<br />
infermieristiche e legislazione<br />
Pag. 12<br />
1.1. Evoluzione infermieristica storica Pag. 12<br />
1.2. Evoluzione legislazione infermieristica Pag. 22<br />
2. Capitolo Secondo<br />
Pag. 356<br />
Responsabilità infermieristiche ed errore<br />
terapeutico<br />
3. Capitolo terzo<br />
Pag. 55<br />
Farmaco e sue somministrazioni<br />
3.1. Farmaco, farmacocinetica ed i loro effetti Pag. 55<br />
3.2. Assorbimento e vie <strong>di</strong> somministrazione ( Pag. 64<br />
pregi e <strong>di</strong>fetti)<br />
3.3 La terapia Pag. 72<br />
3.4 La terapia orale Pag. 76<br />
4. Capitolo Quarto<br />
Pag. 81<br />
governo clinico e clinical pathways<br />
4.1 Il Governo clinico. Pag. 81<br />
4.2 Clinical pathways Pag. 99<br />
5. Capitolo Quinto<br />
Pag. 110<br />
Educazione terapeutica nella<br />
somministrazione del farmaco<br />
Conclusioni Pag. 142<br />
Allegati<br />
Bibliografia<br />
Pag.147<br />
Pag.159<br />
Sitografia Pag. 168<br />
2
Ringraziamenti<br />
Prima <strong>di</strong> tutti voglio ringraziare Dio.<br />
Illuminandomi mi Ha dato l' opportunità <strong>di</strong> percorrere questo<br />
stupendo cammino che oggi, infine, mi ha portato a scrivere e<br />
<strong>di</strong>scutere questa Tesi Universitaria.<br />
Lo ringrazio per avermi dato l' occasione <strong>di</strong> entrare nel cuore dei<br />
pazienti e Ringrazio perché ognuno <strong>di</strong> loro sono allo stesso tempo<br />
rimasti nel mio cuore.<br />
Ringrazio i miei strepitosi genitori Gerardo e Michelina che mi hanno<br />
sostenuto con anima, cuore mente ed anche in maniera economica,<br />
per far si che completassi gli <strong>stu<strong>di</strong></strong>.<br />
Ce l' ho messa tutta per non deludervi, essere orgogliosi <strong>di</strong> me e<br />
comunque non sarà solo una vita abbastanza lunga per potervi <strong>di</strong>re<br />
grazie…...<br />
Ringrazio <strong>di</strong> cuore il mio Direttore Universitario, nonché Relatore <strong>di</strong><br />
Tesi: il<br />
Dott. Gian Carlo Canese che con cuore <strong>di</strong> padre ci ha<br />
cresciuto, inculcandoci lo spirito della professione infermieristica.<br />
Le Tutors : Daniela Corbari e Maria Zermira Monti che con la loro<br />
professionalità e simpatia ci hanno stimolato e<br />
educato durante<br />
tutto il nostro percorso formativo .<br />
Soprattutto voglio ringraziare in modo del tutto speciale la mia Tutor,<br />
la dott.ssa. Giovanna Rizzo, mi ha insegnato molto trasmettendomi<br />
tanta della sua esperienza oltre che della propria professionalità.<br />
3
Ringrazio il mio grande amico, l' Ing: Giovanni Bonanini. E tutti i<br />
miei Compagni <strong>di</strong> corso per l’amicizia donatomi in questo percorso<br />
<strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> insieme…<br />
Grazie a tutti coloro che hanno creduto in me ………. .<br />
PREFAZIONE<br />
4
“L’assistenza è un’arte;<br />
e, se deve essere realizzata come un’arte,<br />
richiede una devozione totale ed<br />
una dura preparazione,<br />
come per qualunque opera<br />
<strong>di</strong> pittore o scultore;<br />
con la <strong>di</strong>fferenza che non si ha a che fare<br />
con una tela o un gelido marmo,<br />
ma con il corpo umano,<br />
il tempio dello spirito <strong>di</strong> Dio.<br />
E’ una della belle Arti<br />
Anzi, la più bella delle Arti Belle”<br />
Florence Nightingale<br />
INTRODUZIONE<br />
5
Uno dei perni centrali che rientrano nella professione Infermieristica<br />
è la gestione e somministrazione del farmaco.<br />
Lo definisco perno centrale perché è un' attività molto delicata che<br />
porta a dei rischi molto seri sia per l’ operatore che per il paziente<br />
coinvolto. Ovvero: uno sbaglio qualsiasi può<br />
creare un danno al<br />
paziente, o ancora peggio mettere in serio pericolo la<br />
vita dello<br />
stesso.<br />
Come tale, questo errore, fa gravare sul' infermiere durante la<br />
somministrazione della terapia, un altissimo grado <strong>di</strong> responsabilità<br />
portando con se tutte le complicanze del caso.<br />
Tale<br />
“grado” è ovviamente regolato e <strong>di</strong>sciplinato da norme ben<br />
precise che chiariscono in maniera netta la responsabilità che ha l'<br />
infermiere sotto gli aspetti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne penale, civile e <strong>di</strong>sciplinare in<br />
caso <strong>di</strong> errore durante la somministrazione del farmaco oltre alla<br />
gestione anche le relative modalità <strong>di</strong> conservazione. Infatti il rischio<br />
farmacologico, preoccupa a livello sia nazionale che internazionale<br />
tutto il personale sanitario.<br />
Come rileva un articolo su Medscape 1 dove analizza i dati più recenti<br />
e cerca <strong>di</strong> fare un punto della situazione.<br />
Già nel 1999 l’Institute of Me<strong>di</strong>cine statunitense aveva pubblicato un<br />
1 Medscape è una risorsa web per i me<strong>di</strong>ci e altri professionisti della salute<br />
6
apporto secondo il quale si registrano negli USA circa 7000 decessi<br />
l’anno per errori <strong>di</strong> somministrazione dei farmaci. Successivamente<br />
il rapporto del 2006 ha mostrato che la situazione non è affatto<br />
migliorata da allora 2 .<br />
In Italia il tema è stato ripetutamente segnalato e monitorato dalla<br />
Società Italiana <strong>di</strong> Farmacia Ospedaliera (SIFO), che all'argomento<br />
ha tra l'altro de<strong>di</strong>cato un<br />
convegno lo scorso autunno, durante il<br />
quale si è deciso <strong>di</strong> investire a fondo per garantire una sempre<br />
maggiore sicurezza.<br />
Per la precisione, non solo in ospedale si verificano episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> errori<br />
<strong>di</strong> somministrazione dei farmaci, ma a volte gli stessi pazienti<br />
sbagliano nella auto-somministrazione del farmaco.<br />
Matthew Grissinger 3 , esperto in analisi della sicurezza in me<strong>di</strong>cina,<br />
2 Hahn KL. The “Top 10” drug errors and how to prevent them. Medscape 2007.<br />
3 Matthew Grissinger, RPH, FASCP Direttore, Programmi Segnalazione errori. Matthew<br />
Grissinger ha una vasta esperienza in assistenza a lungo termine, <strong>di</strong> assistenza domiciliare, comunità e<br />
farmacia (http://www.ismp.org/about/staff.asp)<br />
7
ha identificato i farmaci maggiormente coinvolti in errori da parte dei<br />
pazienti, il cui uso errato li porta ogni anno a numerose visite al<br />
pronto soccorso. Esempio: insulina, anticoagulanti, amoxicillina,<br />
aspirina, trimethoprim-sulfametoxazolo, paracetamolo, ibuprofene,<br />
cefalexina e penicillina.<br />
Sovradosaggi non intenzionali causano il 40 per cento delle visite al<br />
pronto soccorso dovute a errori <strong>di</strong> assunzione <strong>di</strong> farmaci, seguiti dagli<br />
effetti collaterali e dalle reazioni allergiche.<br />
Gli errori più comuni sono: assumere dosaggi sbagliati o in orari<br />
sbagliati, <strong>di</strong>menticare <strong>di</strong> prendere il farmaco, interrompere<br />
deliberatamente la terapia. Ad<strong>di</strong>rittura alcuni sbagliano <strong>di</strong> netto il<br />
farmaco assumendo un farmaco al posto <strong>di</strong> un' altro o ad<strong>di</strong>rittura due<br />
volte lo stesso.<br />
In ospedale La somministrazione della terapia è effettuata dagli<br />
8
Infermieri che sotto prescrizione me<strong>di</strong>ca somministrano il farmaco al<br />
paziente.<br />
Praticamente questi operatori sono il trait d' union che unisce la<br />
terapia prescritta dal me<strong>di</strong>co al paziente. Ma non è così semplice<br />
come si potrebbe pensare.<br />
Infatti spesso i ritmi frenetici della corsia, la troppa burocrazia, i<br />
tempi ristretti che si possono creare in seguito ad una emergenza,<br />
sempre in agguato in un reparto e la mancanza <strong>di</strong> personale, ridotto<br />
sempre al minimo per ridurre i costi, portano l' infermiere ad uno<br />
stato <strong>di</strong> stress e deconcentrazione che alzano in maniera esponenziale<br />
il rischio <strong>di</strong> errori clinici.<br />
Comunque guar<strong>di</strong>amo più affondo quali sono le me<strong>di</strong>cazioni<br />
"incriminate" somministrate in ospedale: insulina, morfina, cloruro<br />
<strong>di</strong> potassio, albuterolo, eparina, vancomicina, cefazolina,<br />
paracetamolo, warfarin, furosemide.<br />
9
Tra gli errori che vengono commessi in corsia, tra i più comuni<br />
possono essere inclusi: lo scambio <strong>di</strong> farmaci con confezioni simili (<br />
ve<strong>di</strong> il ckl), confondere farmaci <strong>di</strong>versi ma con nomi somiglianti,<br />
errori nello scrivere e nel leggere le abbreviazioni delle unità <strong>di</strong><br />
misura delle dosi...<br />
Talvolta gli errori possono essere imputabili a prescrizioni scritte a<br />
mano con una grafia poco comprensibile, ad etichette ambigue o a<br />
personale non adeguatamente preparato.<br />
Oltre ai precedenti fattori in grado <strong>di</strong> aumentare gli errori in corsia,<br />
possiamo prendere in esami altri passaggi chiave in cui si può<br />
verificare un errore. E sono: acquisizione <strong>di</strong> informazioni sul paziente<br />
e/o su uno specifico farmaco, comunicazione tra operatori sanitari e<br />
con i pazienti, confusione creata da etichette, confezioni e nomi dei<br />
farmaci, conservazione e <strong>di</strong>stribuzione dei farmaci,<br />
somministrazione, eccessiva lunghezza dei turni, competenza dello<br />
staff, livello <strong>di</strong> educazione terapeutica del paziente, qualità dei<br />
sistemi <strong>di</strong> controllo (identificazione <strong>degli</strong> errori, ed analisi e<br />
interventi per ridurli).<br />
Esistono anche fattori ambientali che possono incidere e sono: scarsa<br />
illuminazione, rumore, interruzioni.<br />
In alcuni casi gli errori possono essere evitati con un passaggio in più<br />
10
tra la prescrizione e la somministrazione, ad esempio con una<br />
richiesta <strong>di</strong> conferma da parte del farmacista al me<strong>di</strong>co che ha scritto<br />
la prescrizione.<br />
Una corretta comunicazione è, infatti, un fattore determinante:<br />
abbreviazioni, calligrafie illeggibili, or<strong>di</strong>ni verbali e ambigui,<br />
problemi in prescrizioni via fax o via computer, o ad<strong>di</strong>rittura<br />
telefoniche, sono tutte fonti <strong>di</strong> possibili incomprensioni e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
errore.<br />
Un altro modo <strong>di</strong> prevenire possibili errori, secondo l’opinione <strong>di</strong><br />
Henry Cobb 4 , è tentare <strong>di</strong> ridurre il carico <strong>di</strong> stress dei farmacisti<br />
ospedalieri, il cui numero è spesso insufficiente. Identificazione delle<br />
fonti <strong>di</strong> stress, risposte anticipate, sistemi <strong>di</strong> supervisione e feedback<br />
e personale competente e numericamente adeguato possono ridurre<br />
il numero <strong>di</strong> errori dovuti ad accumulo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni, confusione e orari<br />
non stop.<br />
4 Professore associato del College of Pharmacy della University of Georgia,<br />
11
CAPITOLO PRIMO<br />
1.1 evoluzione infermieristica storica.<br />
“Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai<br />
nulla del proprio presente.” 5<br />
L' Infermieristica è una <strong>di</strong>sciplina scientifica, che per essere chiamata<br />
con l’ aggettivo scienza, deve rispondere e sod<strong>di</strong>sfare i “cinque<br />
requisiti” che una materia deve avere, proprio per essere nominata<br />
scienza.<br />
Questi requisiti sono:<br />
1) Campo <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o.<br />
2) Metodo.<br />
3) Scopo,<br />
4) Campo <strong>di</strong> applicazione.<br />
5) Ragione storica <strong>di</strong> esistere.<br />
Perciò, applicando queste voci alla Materia Infermieristica, si può<br />
notare che queste trovano facilmente una risposta.<br />
Nello specifico l' infermieristica ha come campo <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o l' Uomo, il<br />
metodo si basa sul processo <strong>di</strong> assistenza, per quanto riguarda lo<br />
scopo è rendere la persona autonoma, identificando e sod<strong>di</strong>sfacendo i<br />
bisogni della persona me<strong>di</strong>ante un processo educativo.<br />
5 Frase <strong>di</strong> Indro Montanelli<br />
12
Il campo <strong>di</strong> applicazione è ovviamente l' ambiente <strong>di</strong> vita e ultimo ma<br />
non meno importante è la ragione storica <strong>di</strong> esistere. Infatti l'<br />
infermiere è sempre stato presente nella storia e ha sempre avuto una<br />
ragione storica per esistere; anche se non' è del tutto vero che l'<br />
infermiere è sempre esistito. Più correttamente è il processo<br />
assistenziale che è sempre esistito, fin dai tempi dell' uomo<br />
primitivo, 6 dove la donna curava i figli e l' uomo ferito che tornava<br />
dalla caccia.<br />
Successivamente si parla <strong>di</strong> assistenza con il popolo egizio che<br />
ad<strong>di</strong>rittura nella loro cultura me<strong>di</strong>ca mettevano in atto ed eseguivano<br />
i primi interventi chirurgici che ovviamente venivano erogati solo alle<br />
persone più ricche o ai Faraoni, lo stesso valeva per l' assistenza <strong>di</strong><br />
6 R. F. Craven, C. J. Hirnle – “Principi Fondamentali dell’assistenza infermieristica”Casa <strong>di</strong>trice<br />
Ambrosiana 2007<br />
13
ase 7 .<br />
L' evoluzione dell'assistenza continua ed arriviamo nell’antica Grecia<br />
dove esistevano luoghi <strong>di</strong> cura <strong>di</strong> gran bellezza naturale, dove erano<br />
prestate cure, solo a persone facoltose, in grado <strong>di</strong> affrontare le spese.<br />
Queste cure venivano erogate nelle IATERIA o IATERION 8 .<br />
Questi, erano luoghi favolosi, costruiti in mezzo alla natura, dove i<br />
sacerdoti e i me<strong>di</strong>ci, usavano come farmaco filtri <strong>di</strong> erbe me<strong>di</strong>che,<br />
guarivano le persone ricche liberandole dai demoni che infliggevano<br />
loro malanni.<br />
Nel concetto greco della malattia è sempre stato rivelato la <strong>di</strong>fferenza<br />
dall’aspetto fisico del corpo e quello spirituale voluto dagli dei.<br />
Anche se la nascita del pensiero scientifico si può far risalire alla<br />
comparsa delle prime scuole me<strong>di</strong>che in Italia (Scuola <strong>di</strong> Crotone e<br />
Scuola <strong>di</strong> Sicilia), è in Grecia che avviene la completa e definitiva<br />
7 G. Armocida B. Zenobio – “Storia della me<strong>di</strong>cina” – Biblioteca Masson 2002<br />
8 E. Manzoni – “Storia e filosofia dell’assistenza infermieristica” – Masson 2000<br />
14
emancipazione del me<strong>di</strong>co sul sacerdote con la costituzione del<br />
concetto <strong>di</strong> "clinica".<br />
Nell'antica Grecia la me<strong>di</strong>cina veniva praticata nei Ginnasi 9 , nelle<br />
Palestre e negli jatreia: il ginnasio era il luogo in cui i giovani<br />
venivano formati culturalmente e fisicamente, mentre nella palestra<br />
si allenavano gli atleti veri e propri.<br />
L'uno e l'altra consentirono un certo sviluppo della <strong>chirurgia</strong> in<br />
seguito alle non infrequenti lesioni in cui gli atleti incorrevano<br />
nell'esecuzione <strong>degli</strong> esercizi fisici 10 .<br />
Tutti coloro che lavoravano in queste strutture avevano conoscenze<br />
abbastanza approfon<strong>di</strong>te <strong>di</strong> traumatologia e massoterapia; i me<strong>di</strong>ci,<br />
che solitamente visitavano in strutture pubbliche o private (jatreia),<br />
venivano chiamati dal ginnasiarca solo nei casi più gravi.<br />
Ora si passa ad un periodo storico molto complicato quanto<br />
importante che riguarda il Me<strong>di</strong>oevo. In questo periodo si<br />
registrarono importanti segnali <strong>di</strong> una progressiva specializzazione<br />
dell’arte me<strong>di</strong>ca. Si cominciarono a creare i primi rifugi per derelitti e<br />
forestieri chiamati xenodochia e vennero create le prime infermerie<br />
chiamate nosocomia nelle quali si prestavano cure agli ammalati. 11<br />
Questi erano i primi abbozzi <strong>degli</strong> ospedali inizialmente collegati ai<br />
monasteri e poi progressivamente <strong>di</strong>ventarono autonomi.<br />
Nello stesso periodo nacquero le Misericor<strong>di</strong>e associazioni <strong>di</strong><br />
9 G. Armocida B. Zenobio – “Storia della me<strong>di</strong>cina” Biblioteca Masson 2002<br />
10 C. Calamandrei – “L’assistenza infermieristica – Storia, teoria, meto<strong>di</strong>” – NIS 1993<br />
11 G. Armocida B. Zenobio – “Storia della me<strong>di</strong>cina”<br />
15
volontariato <strong>di</strong> impronta cristiana impegnate nel soccorso dei<br />
citta<strong>di</strong>ni.<br />
Progressivamente però, si determina una carenza numerica <strong>di</strong><br />
religiosi: suore e frati, furono richiamati nei monasteri dalle regole<br />
rigide del loro or<strong>di</strong>ne.<br />
Diventa necessario, ora più che mai, l’impiego <strong>di</strong> personale laico<br />
pagato con un misero compenso, quin<strong>di</strong> vengono reclutati ex<br />
carcerati, prostitute e povera gente.<br />
L’assistenza decade a livelli vergognosi e malati appoggiati su<br />
pagliericci sporchi, insieme ad altri, persino <strong>di</strong> sesso e patologia<br />
<strong>di</strong>versa. I santi riformatori dell’assistenza sono i primi a credere che<br />
l’assistenza, cosi come concepita, non basti più, serve un’assistenza<br />
specifica: l' assistenza infermeristica.<br />
16
Questi santi sono: Giovanni Ciudad nato nel 1495<br />
morto ex soldato <strong>di</strong> ventura, giocatore, vagabondo è quasi messo a<br />
morte con l’accusa <strong>di</strong> rapina. Provo’ <strong>di</strong> persona, rinchiuso in un<br />
manicomio, quanto fu il degrado organizzativo, e com’erano trattati i<br />
malati <strong>di</strong> mente, egli cerco’ <strong>di</strong> migliorare l’aspetto della gestione<br />
organizzativa dell’assistenza,facendo dormire i pazienti in letti puliti,<br />
migliorando l’alimentazione in modo piu’ appropriato, i mo<strong>di</strong> delle<br />
degenza, istituendo corsie e <strong>di</strong>videndole per patologia e sesso.<br />
Miglioro’ il trattamento nei manicomi, prese il nome <strong>di</strong> Giovanni <strong>di</strong><br />
Dio e fondo’ la confraternita dei Fatebenefratelli. Camillo De Lellis<br />
(1550-1614). Anch' esso era un soldato <strong>di</strong> ventura,<br />
manigoldo,attaccabrighe. Fu ferito in battaglia e come esito gli rimase<br />
una piaga cronica 12 . Nel suo girovagare si rivolse al convento <strong>di</strong> San<br />
Giovanni Rotondo, dove fu curato con molta de<strong>di</strong>zione e<br />
amorevolmente dai frati. Li ringrazio’ e ritorno’ alla sua vita <strong>di</strong><br />
sempre.<br />
Torno’ a Roma, dopo poco tempo la piaga si riaprì, rincontrata<br />
12 E. Manzoni – “Storia e filosofia dell’assistenza<br />
infermieristica” Masson<br />
17
l’incuria nell’ospedale in cui era ospite,capì quanto lavoro bisognasse<br />
fare e quanto fosse importante de<strong>di</strong>carsi al malato. Volle far<br />
assistenza presso l’ospedale San Giacomo <strong>degli</strong> incurabili per “porsi<br />
al servizio dei malati per solo amor <strong>di</strong> Dio”.<br />
Vincenzo De Paoli (1581-1660).<br />
Francese, fu grande<br />
innovatore dell’assistenza, devoto del Papa, durante un suo viaggio fu<br />
ferito e si accorse <strong>di</strong> quanto degrado ci fosse e <strong>di</strong> come tristemente<br />
erano trattati i malati.<br />
Lottò per migliorare le cure, all’interno <strong>degli</strong> ospedali, ma era<br />
convinto che bisognasse farlo dando soprattutto rispetto all’uomo nel<br />
suo ambiente naturale.<br />
Sacerdote convinto si de<strong>di</strong>cò alla carità. Ora si comincia a parlare <strong>di</strong><br />
assistenza in un periodo storico che parte dal 1700 fino ai giorni<br />
nostri dove si nota come l' evoluzione dell' assistenza abbia fatto un<br />
passo enorme e come si è capito che l' assistenza infermieristica non<br />
debba essere effettuata da persone normali ignoranti in materia, ma<br />
che serve una figura specializzata che prenda in mano l' intera<br />
assistenza del paziente.<br />
Questa figura è l' Infermiere. Nel 700 la popolazione in Europa è<br />
18
influenzata da una corrente <strong>di</strong> pensiero chiamata ILLUMINISMO 13<br />
che si propone <strong>di</strong> liberare l’umanità dal peso delle credenze e abolisce<br />
i privilegi del clero, rende piu’ efficace l’amministrazione dello stato.<br />
Le concezioni illuministiche investono anche il settore dell’ assistenza<br />
e alla carità cristiana si sostituisce una solidarietà laica fondata sulla<br />
ragione.<br />
Si da importanza alle esigenze igieniche, si costruiscono ospedali con<br />
pa<strong>di</strong>glioni separati, ben illuminati e arieggiati.<br />
Gli ospedali grazie ai progressi della me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong>ventano luoghi <strong>di</strong><br />
cura veri e propri.<br />
Le infermiere vengono considerate delle domestiche, il compito<br />
principale consiste nelle pulizie, tutto viene gestito dalla Capo<br />
Infermiera che <strong>di</strong>venta la padrona <strong>di</strong> casa; nello stesso tempo esiste<br />
la <strong>stu<strong>di</strong></strong>o da parte dei me<strong>di</strong>ci del corpo umano, con sperimentazione<br />
sull’uomo soprattutto sul malato <strong>di</strong> mente.<br />
Ma negli ospedali regna il caos, personale non qualificato, il<br />
<strong>di</strong>sinteresse, il lucro sono sovrani.<br />
FLORENCE NIGTHGALE 14 1820-1910 .<br />
Appartiene ad una famiglia ricchissima inglese, nasce a Firenze, e<br />
13 C. Calamandrei – “L’assistenza infermieristica – Storia, teoria, meto<strong>di</strong>” – NIS 1993<br />
14 Gilbert Sinoué Titolo: La signora della lampada<br />
19
grazie agli insegnamenti del padre ed al suo impegno ottiene<br />
un’istruzione completa.<br />
Animata da una profonda fede religiosa, identifica l’assistenza agli<br />
ammalati come un modo per rendersi utile al prossimo, fortemente<br />
contrastata in questo dalla famiglia e dal proprio ambiente sociale<br />
per la cattiva reputazione delle infermiere del tempo. Fond nel 1860<br />
la prima scuola per infermiere al Saint Thomas Hospital. Fonda la<br />
concezione della moderna Assistenza infermieristica.<br />
L'assistenza infermieristica è l’uso adeguato dell’aria fresca, della<br />
luce, della pulizia, del calore, della tranquillità e della giusta scelta<br />
nella somministrazione della <strong>di</strong>eta.<br />
Tutto con la minor spesa <strong>di</strong> energia da parte dell’ ammalato 15 .<br />
Negli USA, fino al 1870 l’assistenza era gestita in un modo orribile, i<br />
malati vivevano in luoghi malsani, tre in due letti, assistiti da<br />
carcerate o da prostitute senza alcuna cognizione d’assistenza. Fu<br />
questo il motivo che spinse alcune infermiere della scuola Florence<br />
Nightingale ad aprire e <strong>di</strong>rigere scuole <strong>di</strong> Formazione<br />
infermieristiche. Adelaide Nutting 16 fu la prima infermiera chiamata<br />
ad insegnare alla Columbia University <strong>di</strong> New York, mentre Isabella<br />
Hampton 17 si de<strong>di</strong>cò alle scuole <strong>di</strong> formazione ospedaliere.(norme<br />
igiene). In Italia subito dopo l’unificazione del Regno, abbiamo una<br />
nazione povera, dove la situazione nei gran<strong>di</strong> ospedali era <strong>di</strong>sastrosa,<br />
la preparazione infermieristica era inesistente.<br />
15 Dal libro: “Notes on Nursing: What it is and What it is Not” <strong>di</strong> FLORENCE NIGTHGALE<br />
16 www.nurses.info/personalities_adelaide_nutting.htm<br />
17 http://www.me<strong>di</strong>calarchives.jhmi.edu/papers/robb.html<br />
20
L’organizzazione seguiva ancora il co<strong>di</strong>ce napoleonico oppure le<br />
regole dei vari or<strong>di</strong>ni religiosi, che venivano impiegati negli ospedali<br />
per consuetu<strong>di</strong>ne o per convenienza: le suore costavano molto meno<br />
del personale laico ed erano apprezzate per la loro <strong>di</strong>sciplina.<br />
Partendo già dall’epoca fascista dove la formazione infermieristica<br />
viene regolata a livello nazionale.<br />
Nel 1959 gli infermieri riescono ad ottenere con una legge dello stato<br />
la n. 1049 l’istituzione dei Collegi IP.AS.VI. Enti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto a tutela<br />
della professione. Negli anni 60' con l’arrivo delle tecnologie arrivano<br />
anche le specializzazioni.<br />
Si promuove la formazione universitaria e nascono le Scuole Speciali<br />
per Dirigenti dell’ Assistenza Infermieristica.<br />
Nel 1971 con la legge 124 anche gli uomini possono accedere alla<br />
professione, chiusura delle scuole convitto.<br />
Nel 1974 D.P.R. 225 “Mansionario”, eliminato dalla 42/99 18 .<br />
Con la legge 341/90 gli infermieri hanno ottenuto il D.U. in Scienze<br />
Infermieristiche. Anno accademico 2002-2003 parte il primo corso<br />
<strong>di</strong> laurea in Infermieristica. Voglio inoltre precisare che l' evoluzione<br />
e la ricerca <strong>di</strong> un' assistenza è maturata sopratutto in campo bellico.<br />
18 Benci L, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc Graw Hill, 2002<br />
21
Infatti nei tempi antichi l’unico esercito a vantare una vera e propria<br />
struttura <strong>di</strong> soccorso organizzata fu quello romano dove l’assistenza<br />
ai feriti avveniva <strong>di</strong>rettamente sul campo <strong>di</strong> battaglia poiché il me<strong>di</strong>co<br />
aveva in dotazione anche cassette <strong>di</strong> Pronto Soccorso contenente<br />
bende strumenti chirurgici e linimenti Nel Me<strong>di</strong>oevo.<br />
In epoca Napoleonica il Barone Jean Dominique Larrey ebbe<br />
l’intuizione <strong>di</strong> organizzare un sistema <strong>di</strong> ambulanze volanti per<br />
permettere il trattamento rapido dei feriti sul campo <strong>di</strong> battaglia e un<br />
loro eventuale trasporto verso gli ospedali da campo.<br />
Durante la Prima Guerra Mon<strong>di</strong>ale, ed in seguito nelle guerre <strong>di</strong><br />
Corea e Vietnam, i me<strong>di</strong>ci militari si lamentarono dell’inefficacia <strong>di</strong><br />
evacuazione ed assistenza imme<strong>di</strong>ata ai feriti. 19<br />
1.2 Evoluzione legislazione infermieristica 20<br />
Come abbiamo già citato nel precedente sottocapitolo, l' evoluzione<br />
storica assistenziale fa nascere la necessità <strong>di</strong> attribuire la stessa a<br />
personale qualificato e specializzato cioè la figura dell' infermiere<br />
(nurse).<br />
Per fare ciò, comunque, nasce il bisogno <strong>di</strong> creare nuove leggi in<br />
grado regolamentare la formazione l' assistenza e la tutela sul lavoro<br />
infermieristica.<br />
19 E. Manzoni “Storia e filosofia dell’assistenza infermieristica” Masson 2000<br />
20 Benci L, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc Graw Hill, 2002<br />
22
Inizialmente abbiamo visto che nel 1959 gli infermieri che prima non<br />
erano tutelati da nessuno, riescono ad ottenere con una legge dello<br />
stato: la n. 1049 l’istituzione dei Collegi IP.AS.VI. che sono enti <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritto a tutela della professione infermieristica. Nel 1960 arrivano le<br />
prime tecnologie e con esse nascono le prime specializzazioni<br />
infermieristiche.<br />
Inoltre si promuove la formazione universitaria e nascono le Scuole<br />
Speciali per Dirigenti dell’ Assistenza Infermieristica. Nel 1971 con la<br />
legge 124 anche gli uomini, possono accedere alla formazione e<br />
successivamente praticare la professione.<br />
Di conseguenza, quin<strong>di</strong>, c' è stata la chiusura delle scuole convitto<br />
dove erano ammesse solo donne. Esempi <strong>di</strong> una scuola convitto: fu<br />
aperta nell’ospedale Santo Spirito una delle se<strong>di</strong> della scuola Convitto<br />
San Vincenzo De Paoli, con sede provinciale presso il San Camillo e<br />
facente capo agli Ospedali Riuniti <strong>di</strong> Roma.<br />
23
Nel 1974 D.P.R. 225 “Mansionario”, eliminato dalla 42/99. 21 Con la<br />
legge 341/90 gli infermieri hanno ottenuto il D.U. in Scienze<br />
Infermieristiche. Anno accademico 2002-2003 parte il primo corso<br />
<strong>di</strong> laurea in Infermieristica.<br />
Prima <strong>di</strong> vedere nel dettaglio ed in or<strong>di</strong>ne, dalla prima alla più<br />
recente le gran<strong>di</strong> leggi che hanno cambiato e <strong>di</strong>sciplinato la<br />
professione sanitaria del' infermiere voglio riportare un articolo<br />
scritto da Willem Tousjin, 22 nella rivista <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto delle professioni<br />
sanitarie, 4, 2001.<br />
Riportato anche da Luca Benci nel' “L’evoluzione dell’autonomia e<br />
della responsabilità giuri<strong>di</strong>ca dell’infermiere e dell’ostetrica”, dove<br />
Willem Tousjin ci mette davanti ad una verità che tutti sapiamo ma<br />
che abbiamo paura <strong>di</strong> riconoscere.<br />
Scorrendo nelle lettura dell' articolo ci si crea nella mente un' idea<br />
generale ma concreta <strong>di</strong> come l' evoluzione <strong>di</strong> una professione<br />
sanitaria sia stata e lo è ancora oggi molto contrastata.<br />
“La caratteristica peculiare è la posizione assolutamente dominante<br />
assunta sull’intero settore dalla professione me<strong>di</strong>ca.<br />
Nei settori in cui operano le altre professioni intellettuali, come il<br />
<strong>di</strong>ritto o l’ingegneria-architettura, non esiste nulla <strong>di</strong> simile alla<br />
dominanza che la professione me<strong>di</strong>ca ha esercitato, a partire dalla<br />
21 “Manuale giuri<strong>di</strong>co professionale per l' esercizio del nursing” Luca Benci seconda e<strong>di</strong>zione.<br />
22 Professore Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia <strong>di</strong> Torino<br />
Corso <strong>di</strong> laurea specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche<br />
24
fine dell’Ottocento, su un numero crescente e ormai assai elevato <strong>di</strong><br />
occupazioni sanitarie. Il concetto <strong>di</strong> dominanza professionale in<strong>di</strong>ca<br />
appunto la relazione <strong>di</strong> potere che la professione me<strong>di</strong>ca ha<br />
instaurato nei confronti delle altre occupazioni sanitarie e che ha<br />
assunto varie forme: dominanza gerarchica, nelle gran<strong>di</strong><br />
organizzazioni sanitarie come gli ospedali, dominanza<br />
funzionale, attraverso il controllo delle fasi cruciali del processo <strong>di</strong><br />
cura (la <strong>di</strong>agnosi e la scelta della terapia), dominanza scientifica,<br />
attraverso il controllo del sapere me<strong>di</strong>co e della stessa definizione <strong>di</strong><br />
salute e malattia, dominanza istituzionale, attraverso il controllo<br />
delle istituzioni-chiave del settore sanitario (Facoltà <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina,<br />
altre scuole sanitarie, organi <strong>di</strong> governo <strong>di</strong> vario tipo)”. 23<br />
La più puntuale sociologia delle professioni ha da tempo analizzato le<br />
relazioni tra le professioni sanitarie che si sono intrecciate nel corso<br />
della storia.<br />
In Italia – come nel resto del mondo il termine “sanitario” ha sempre<br />
evocato la figura me<strong>di</strong>ca, gli atti me<strong>di</strong>ci e gli atti sanitari erano in un<br />
qualche modo sinonimi e si era arrivati a confondere la sanità con la<br />
me<strong>di</strong>cina.<br />
La professione me<strong>di</strong>ca era l’unica professione sanitaria realmente<br />
riconosciuta per secoli o anche millenni.<br />
23 Willem Tousjin, Rivista <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto delle professioni sanitarie, 4, 2001<br />
25
Basti pensare che il primo documento <strong>di</strong> carattere storico<br />
deontologico riferito alla professione me<strong>di</strong>ca – Il giuramento <strong>di</strong><br />
Ippocrate 24 – viene fatto risalire dagli storici in un’epoca<br />
comprendente tra il quarto e il quinto secolo avanti Cristo.<br />
Nello scorso secolo il me<strong>di</strong>co è stato affiancato, per alcuni decenni, da<br />
due figure professionali importanti: lo speziale (in seguito<br />
farmacista) e la levatrice (in seguito ostetrica/o).<br />
Al primo era devoluta la preparazione <strong>di</strong> preparati galenici in<br />
un’epoca <strong>di</strong> pre industrializzazione del farmaco e alla seconda era<br />
devoluta la competenza presso che assoluta sui parti fisiologici. 25<br />
Queste due figure professionali hanno subito nel corso dei decenni<br />
dello scorso secolo, un processo <strong>di</strong> involuzione professionale che ha<br />
portato da un lato, alla trasformazione del farmacista in una figura<br />
con caratteristiche prevalentemente commerciali e dall’altro<br />
l’ostetrica ha subito un forte ri<strong>di</strong>mensionamento nella sua autonomia<br />
dovuta alla me<strong>di</strong>calizzazione e alla ospedalizzazione del parto.<br />
Il me<strong>di</strong>co è tornato quin<strong>di</strong> a essere l’unico professionista sanitario.<br />
Nel 1980 si sono professionalizzati i biologi, nel 1990 gli psicologi.<br />
24 E. Manzoni “Storia e filosofia dell’assistenza infermieristica” Masson 2000<br />
25 Benci L, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc Graw Hill, 2002<br />
26
La svolta reale si ha però nel 1999 con l’approvazione della legge 42 e<br />
l’uscita dall’alveo della ausiliarietà delle professioni sanitarie ex<br />
<strong>di</strong>plomate con in prima fila infermieri e ostetriche.<br />
Le innovazioni normative<br />
L’esercizio professionale dell’infermiere e dell’ostetrica – e <strong>di</strong> tutte le<br />
professioni sanitarie ex ausiliarie 26 - ha subito importanti mo<strong>di</strong>fiche<br />
in questi ultimi anni.<br />
In or<strong>di</strong>ne cronologico inverso dobbiamo citare le due leggi<br />
fondamentali che hanno determinato un cambiamento<br />
fondamentale: la legge 10 agosto 2000, n. 251 27 “Disciplina delle<br />
professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione,<br />
della prevenzione, nonché della professione ostetrica” e la legge 26<br />
febbraio 1999, n. 42 “Disposizioni in materia <strong>di</strong> professioni<br />
sanitarie”.<br />
La legge 251/2000 verrà con tutta probabilità ricordata come la legge<br />
che ha istituito la <strong>di</strong>rigenza infermieristica e la laurea (domani laurea<br />
specialistica), ma contiene norme inerenti anche all’esercizio<br />
professionale.<br />
Al primo comma dell’art. 1 infatti si legge testualmente:<br />
“Gli operatori delle professioni sanitarie dell’area delle scienze<br />
infermieristiche e della professione ostetrica svolgono con<br />
26 Benci L., Professioni sanitarie non più ausiliarie, Rivista <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto delle professioni sanitarie, 1,<br />
1999<br />
27 “Manuale giuri<strong>di</strong>co professionale per l' esercizio del nursing” Luca Benci seconda e<strong>di</strong>zione.<br />
27
autonomia professionale attività <strong>di</strong>rette alla prevenzione, alla cura<br />
e salvaguar<strong>di</strong>a della salute in<strong>di</strong>viduale e collettiva, espletando le<br />
funzioni in<strong>di</strong>viduate dalle norme istitutive dei relativi profili<br />
professionali nonché dagli specifici co<strong>di</strong>ci deontologici e utilizzando<br />
metodologie <strong>di</strong> pianificazione per obiettivi dell’assistenza”. 28<br />
Alcune <strong>di</strong> queste norme – segnatamente il richiamo al profilo<br />
professionale e al co<strong>di</strong>ce deontologico<br />
– sono ripetitive <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge che già in<strong>di</strong>cavano come<br />
criteri per l’esercizio professionale queste fonti normative,<br />
mentre altre sono una novità assoluta.<br />
– Da un punto <strong>di</strong> vista generale l’affermazione che l’infermiere<br />
agisce con “autonomia professionale” riveste un’importanza<br />
tale che travalica l’attribuzione <strong>di</strong> singoli ambiti.<br />
In realtà, a ben vedere, tutto il percorso che il legislatore ha voluto<br />
imprimere alla evoluzione infermieristica ed ostetrica era<br />
profondamente intriso <strong>di</strong> autonomia professionale: la formazione<br />
universitaria, l’abrogazione del mansionario, il richiamo al co<strong>di</strong>ce<br />
deontologico ecc.<br />
Il fatto però che l’affermazione sia <strong>di</strong>retta e contenuta in una legge<br />
or<strong>di</strong>naria dello Stato ha l’effetto <strong>di</strong> un pieno riconoscimento al<br />
percorso fino a qui svolto.<br />
28 251/2000 riferimento trascritto da http://www.camera.it/parlam/leggi/00251l.htm<br />
28
Altra affermazione – nuova o in realtà parzialmente nuova – è data<br />
dalla previsione legislativa della metodologia <strong>di</strong> lavoro da adottare<br />
nell’ambito della professione infermieristica. 29<br />
L’infermiere infatti deve utilizzare “metodologie <strong>di</strong> lavoro per<br />
obiettivi dell’assistenza”.<br />
E’ sinceramente strano che all’interno <strong>di</strong> una legge or<strong>di</strong>naria si<br />
scenda nel dettaglio tipico <strong>degli</strong> atti regolamentari, strumenti questi<br />
ultimi che meglio si prestano, data la loro duttilità e versatilità, a<br />
scendere in particolari <strong>di</strong> carattere professionale (posto che sia giusto<br />
e opportuno scendere in questi ambiti da parte del legislatore).<br />
Così però è stato e non si può non prendere atto che il legislatore ha<br />
voluto mandare un messaggio forte: la classica metodologia <strong>di</strong> lavoro<br />
per compiti deve essere abbandonata e abbracciare quella, che il<br />
mondo professionale aveva già in realtà teorizzato da molti anni, <strong>di</strong><br />
metodologia per obiettivi.<br />
Il terzo comma dell’art. 1, si riallaccia <strong>di</strong>rettamente al primo comma.<br />
Recita testualmente:<br />
“Il Ministero della sanità, previo parere della Conferenza permanente<br />
per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome <strong>di</strong> Trento<br />
e <strong>di</strong> Bolzano, emana linee guida per:<br />
a) l’attribuzione in tutte le aziende sanitarie della <strong>di</strong>retta<br />
responsabilità e gestione delle attività <strong>di</strong> assistenza infermieristica e<br />
delle connesse funzioni;<br />
29 Spiegazione tratta da: Benci L, “Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc<br />
Graw Hill, 2002”<br />
29
) la revisione dell’organizzazione del lavoro, incentivando modelli <strong>di</strong><br />
assistenza personalizzata.” 30<br />
Ancora una volta il legislatore fa’ ricorso allo strumento delle linee<br />
guida per regolamentare alcune parti dell’organizzazione sanitaria.<br />
Il punto sub b) si ricollega <strong>di</strong>rettamente a quanto specificato<br />
dall’articolo: modelli <strong>di</strong> assistenza personalizzata e metodologia <strong>di</strong><br />
pianificazione per obiettivi sono infatti facce della stessa medaglia.<br />
Questi due punti fanno probabilmente capire bene quale sia il fine<br />
ultimo <strong>di</strong> tutto questo processo legislativo in corso: il cambiamento e<br />
il miglioramento qualitativo dell’assistenza infermieristica.<br />
Questo infatti è confermato dal secondo comma dell’art. 1 laddove si<br />
prevede che lo Stato e le regioni devono promuovere la valorizzazione<br />
e la responsabilizzazione delle funzioni e del ruolo delle professioni<br />
infermieristico-ostetriche con il fine <strong>di</strong> integrare “l’organizzazione del<br />
lavoro della sanità in Italia con quelle <strong>degli</strong> altri Stati dell’Unione<br />
europea”. 31<br />
Di grande importanza la previsione del comma a) laddove si specifica<br />
che in tutte le aziende sanitarie l’organizzazione del lavoro deve<br />
prevedere la “<strong>di</strong>retta responsabilità e gestione delle attività <strong>di</strong><br />
assistenza infermieristica e delle connesse funzioni”.<br />
30 251/2000 riferimento trascritto da http://www.camera.it/parlam/leggi/00251l.htm<br />
31 Legge 251/2000 riferimento trascritto da<br />
http://www.camera.it/parlam/leggi/00251l.htm<br />
30
Il dettato normativa è fin troppo chiaro: tutto ciò che attiene – in<br />
senso stretto e in senso lato – alla professione infermieristica deve<br />
essere gestito <strong>di</strong>rettamente dalla professione infermieristica stessa.<br />
Come altre volte è accaduto, a tutt’oggi non sono state emanate le<br />
linee guida previste dalla legge 251/2000.<br />
Resta l’importanza della previsione legislativa.<br />
Non è possibile in questa sede non richiamare anche la legge<br />
42/1999, atto normativo che, come è largamente noto, ha<br />
rivoluzionato l’esercizio professionale previgente basato sul<br />
sistema mansionariale.<br />
La legge 42/1999 ha posto alla base dell’esercizio professionale tre<br />
criteri guida ben precisi e un limite dai contorni meno precisi.<br />
L’infermiere deve quin<strong>di</strong> agire in base ai dettami del profilo<br />
professionale, ex DM 14 settembre 1994, 739, al contenuto <strong>degli</strong><br />
or<strong>di</strong>namenti <strong>di</strong>dattici <strong>di</strong> base e post base e del co<strong>di</strong>ce deontologico. Il<br />
limite posto dalla legge stessa è dato dalle “competenze previste per<br />
la professione me<strong>di</strong>ca”, quin<strong>di</strong> dall’atto me<strong>di</strong>co 32 .<br />
Bisogna precisare che non esiste una definizione in positivo <strong>di</strong> atto<br />
me<strong>di</strong>co, quanto piuttosto una definizione <strong>di</strong> ambiti residuali<br />
contenute in varie leggi 33 .<br />
32 Benci L, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc Graw Hill, 2002<br />
33 Motta G., Magliona B., Le nuove professioni sanitarie: una riforma incompiuta?, Sanità<br />
pubblica e me<strong>di</strong>cina pratica, 9, 2000<br />
31
Resta però inelu<strong>di</strong>bile la necessità <strong>di</strong> definire con esattezza o quanto<br />
meno con meno approssimazione il concetto <strong>di</strong> atto me<strong>di</strong>co, essendo<br />
esso posto come limite all’autonomia delle professioni sanitarie non<br />
me<strong>di</strong>che.<br />
Registriamo inoltre importanti novità relative alla pubblicazione<br />
<strong>degli</strong> or<strong>di</strong>namenti <strong>di</strong>dattici dei corsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> laurea, sia<br />
triennale che specialistica, recepiti con i decreti ministeriali 2 aprile<br />
2001 “Determinazione delle classi delle lauree universitarie delle<br />
professioni sanitarie” e “Determinazione delle classi delle lauree<br />
specialistiche delle professioni sanitarie” pubblicate in Gazzetta<br />
ufficiale del 5 giugno 2001.<br />
Con questi provve<strong>di</strong>menti si sancisce la fine definitiva delle<br />
professioni sanitarie non me<strong>di</strong>che come professioni sanitarie<br />
<strong>di</strong>plomate, venendo esse promosse al rango delle professioni<br />
sanitarie laureate.<br />
Come è ben noto il processo <strong>di</strong> professionalizzazione non può<br />
esaurirsi nell’ambito della produzione <strong>di</strong> testi normativi, essendo<br />
32
necessario invece il contributo fattivo e positivo <strong>di</strong> tutte le professioni<br />
sanitarie coinvolte.<br />
Il processo normativo in corso non può non determinare una<br />
ridefinizione <strong>di</strong> competenze, resasi già in realtà necessaria<br />
dall’entrata in vigore della legge 42/1999 34 . Su questa lunghezza<br />
d’onda si muove anche l’autorità politica se pure con toni e accenti<br />
non giuri<strong>di</strong>camente corretti 35 .<br />
E’ interessante vedere come alcune Regioni si siano date determinate<br />
con<strong>di</strong>zioni organizzative <strong>di</strong> nuove realtà assistenziali. Il riferimento è<br />
alle Regioni dell’Emilia Romagna, con l’esperienza delle lungo<br />
degenze post acuzie e alla Toscana con l’esperienza <strong>degli</strong> ospedali <strong>di</strong><br />
comunità.<br />
Il tratto comune <strong>di</strong> queste due esperienze è dato dalla esistenza <strong>di</strong><br />
modelli assistenziali <strong>di</strong> carattere residenziale caratterizzati dalla<br />
assenza della presenza me<strong>di</strong>ca in modo continuativo.<br />
La Regione Emilia Romagna, nella “<strong>di</strong>rettiva per i criteri <strong>di</strong><br />
organizzazione della funzione <strong>di</strong> lungo degenza post acuzie….” del 28<br />
luglio 1997 in<strong>di</strong>ca un modello chiaro <strong>di</strong> organizzazione <strong>di</strong> questa<br />
tipologia <strong>di</strong> reparti ospedalieri, sull’esperienza delle Nursing Homes<br />
anglosassoni.<br />
Si legge nella <strong>di</strong>rettiva che “la responsabilità organizzativa e<br />
gestionale deve essere <strong>di</strong> norma affidata al personale infermieristico,<br />
34 Benci L., Professioni sanitarie non più ausiliarie, Rivista <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto delle professioni sanitarie, 1,<br />
1999<br />
35 Il riferimento è all’intervista che il Ministro Veronesi al Sole 24 ore del 13 ottobre 2000<br />
33
ferma restando la supervisione e responsabilità clinica dei singoli<br />
me<strong>di</strong>ci responsabili dei degenti…..” 36 .<br />
A livello apicale, è sempre la <strong>di</strong>rettiva che lo in<strong>di</strong>ca, “la responsabilità<br />
dell’organizzazione dell’assistenza è conferita al personale<br />
infermieristico con funzioni <strong>di</strong>rigenziali”.<br />
L’organizzazione <strong>di</strong> questo tipo è sembrata alla Regione la “logica più<br />
coerente” rispetto ad altre possibili in relazione all’obiettivo che si<br />
prefigge. Organizzazioni simili sono attuate in Toscana per gli<br />
ospedali <strong>di</strong> comunità, nati sull’onda dei Country Hospital.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> organizzazione, tesa a deme<strong>di</strong>calizzare parte<br />
dell’assistenza sanitaria e a rispondere a<br />
specifici bisogni della<br />
popolazione, risulta del tutto facilitata dal percorso<br />
professionalizzante della professione infermieristica, tendente ad<br />
attribuire una maggiore autonomia e responsabilità all’infermiere. 37<br />
36 L’evoluzione dell’autonomia e della responsabilità giuri<strong>di</strong>ca dell’infermiere edell’ostetrica<br />
Luca Benci<br />
.<br />
37 Benci L, Aspetti giuri<strong>di</strong>ci della professione infermieristica, III ed, Mc Graw Hill, 2002<br />
Motta G., Magliona B., Le nuove professioni sanitarie: una riforma incompiuta?,<br />
Sanità pubblica e me<strong>di</strong>cina pratica,<br />
34
CAPITOLO SECONDO<br />
Responsabilità Infermieristiche ed Errore<br />
Terapeutico<br />
Ho approfon<strong>di</strong>to, nel precedente capitolo, l' evoluzione delle funzioni<br />
infermieristiche, basandomi anche sulla stessa storia evolutiva dell'<br />
assistenza.<br />
Quin<strong>di</strong>, conoscendo ed imparato dal<br />
passato, oggi possiamo<br />
affermare che l’infermieristica ha finalmente acquisito una posizione<br />
<strong>di</strong> professione intellettuale che le conferisce un notevole<br />
ampliamento dei livelli d’autonomia d’esercizio ma anche<br />
parallelamente un ugual livello <strong>di</strong> correlate responsabilità <strong>di</strong> natura,<br />
non soltanto assistenziale e clinica, ma anche etica, deontologica e<br />
giuri<strong>di</strong>ca.<br />
L’abolizione del mansionario (con la legge 42/1999) ha determinato,<br />
da un lato l’abbattimento <strong>di</strong> muri fino ad allora invalicabili, dettati<br />
dalle regole mansionariali,( dettate dal DPR 225/74), dall’altro anche<br />
la per<strong>di</strong>ta delle sicurezze rappresentate da quelle stesse regole che<br />
traducevano l’esercizio professionale in griglie predefinite <strong>di</strong> attività.<br />
Il professionista Infermiere oggi<br />
si trova nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>viduare:<br />
2. I bisogni dei suoi assistiti,<br />
3. Elaborare percorsi assistenziali nei quali egli <strong>di</strong>viene in grado<br />
35
d’integrarsi con altri professionisti della salute in un rapporto<br />
d’equipe paritetico 38 .<br />
L’Infermiere che applica la scienza infermieristica, adegua i propri<br />
interventi alle prove <strong>di</strong> miglior efficacia, verifica, valuta ed ottimizza<br />
le proprie capacità <strong>di</strong> rispondere efficacemente ai bisogni <strong>degli</strong><br />
assistiti.<br />
L’enorme ampliamento concettuale della prospettiva professionale,<br />
ha provocato in molti casi, una sorta <strong>di</strong> destabilizzazione <strong>degli</strong> assetti<br />
professionali e della capacità dei singoli <strong>di</strong> inserirsi in questo mutato<br />
scenario.<br />
La mancanza <strong>di</strong> chiare linee <strong>di</strong> demarcazione dell’agire professionale,<br />
ha creato incertezze, dubbi, timori circa le possibili implicazioni<br />
giuri<strong>di</strong>che correlate all’assunzione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong><br />
professionisti che si riprovano a non essere più ausiliari.<br />
Le implicazioni giuri<strong>di</strong>che sono inoltre <strong>di</strong>rettamente proporzionali<br />
all' errore che un operatore compie nei confronti del paziente.<br />
Quin<strong>di</strong> questa responsabilità che viene messa nelle mani dell'<br />
infermiere fa nascere, proprio per tutelare sia l'operatore stesso che il<br />
paziente, la gestione del rischio clinico o risk management che<br />
significa proprio: “possibilità <strong>di</strong> subire un danno come conseguenza<br />
38 Paritetico:agg. [f. -a; pl.m. -ci, f. -che] basato su con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> parità (www.sapere.it)<br />
36
<strong>di</strong> un errore” 39<br />
“Evitare l’errore è un ideale meschino: se non o siamoaffrontare<br />
problemi che siano così <strong>di</strong>fficili da rendere l’errore quasi<br />
inevitabile, non vi sarà, allora, sviluppo della conoscenza.<br />
In effetti è dalle nostre teorie più ar<strong>di</strong>te - incluse quelle che sono più<br />
erronee - che noi impariamo <strong>di</strong> più.<br />
Nessuno può evitare <strong>di</strong> fare errori: cosa<br />
grande è imparare da essi” (Popper, 1972) 40 .<br />
In questo trattato <strong>di</strong> tesi universitaria, voglio specificare, quanto sia<br />
importante l' errore clinico e sottolineare il rapporto stretto tra<br />
infermiere-errore, perché quest' ultimo, in verità, accompagna turno<br />
dopo turno ogni azione che compie l' operatore, sia <strong>di</strong>rettamente sul<br />
paziente, oppure, in secondo piano ma non meno importante, nella<br />
gestione della documentazione infermieristica.<br />
Uno dei rapporti più stretti infermiere-errore che ho preso come<br />
ispirazione per scrivere questa tesi è il rischio clinico nella<br />
somministrazione dei farmaci.<br />
39 “ Errore clinico e gestione del farmaco: il ruolo dell' infermiere nella gestione del rischio” <strong>di</strong><br />
Francesco Falli e Massimo Cariolato<br />
40 Karl Raimund Popper (Vienna, 28 luglio 1902 – Londra, 17<br />
settembre 1994) è stato un filosofo e epistemologo austriaco, naturalizzato<br />
britannico. È considerato uno dei più influenti filosofi del Novecento. (definizione data da:<br />
wikipe<strong>di</strong>a.org)<br />
37
La Farmaco vigilanza si occupa della rilevazione e valutazione delle<br />
reazioni avverse a farmaci ed è finalizzata ad identificare i potenziali<br />
rischi al fine <strong>di</strong> minimizzarli e se possibile eliminarli.<br />
Le reazioni avverse, definite nel Dlgs. 95/2003 come risposte ad un<br />
farmaco che siano nocive e non intenzionali e che avvengono alle dosi<br />
normalmente usate nell’uomo per la profilassi, la <strong>di</strong>agnosi, la terapia<br />
o per ripristinare, correggere o mo<strong>di</strong>ficare le funzioni fisiologiche,<br />
possono essere attese o inattese in base a quanto riportato nel<br />
riassunto delle caratteristiche del prodotto in relazione alla loro<br />
natura e gravità.<br />
Accanto alle reazioni avverse, legate alle proprietà specifiche della<br />
terapia farmacologica, esistono eventi avversi legati all’errore e<br />
quin<strong>di</strong> potenzialmente prevenibili ed evitabili.<br />
Come detto prima è importante non perdere l’opportunità <strong>di</strong><br />
imparare da ciò che gli errori possono insegnare.<br />
Per definire meglio il termine errore voglio proporre una definizione<br />
38
data dal National Coor<strong>di</strong>nating Council for Me<strong>di</strong>cation Error<br />
Reporting and Prevention (NCCMERP): “per errore <strong>di</strong> terapia<br />
si intende ogni evento avverso, indesiderabile, non intenzionale,<br />
prevenibile che può causare o portare ad un uso inappropriato del<br />
farmaco o ad un pericolo per il paziente.<br />
Tale episo<strong>di</strong>o può essere dovuto ad errore <strong>di</strong> prescrizione, <strong>di</strong> trasmissione<br />
della prescrizione, etichettatura, confezionamento o<br />
denominazione, allestimento, <strong>di</strong>spensazione, <strong>di</strong>stribuzione,<br />
somministrazione, educazione, monitoraggio ed uso” 41 .<br />
Se la FV valuta le reazioni avverse a farmaci legate alle proprietà<br />
farmacologiche e quin<strong>di</strong> intrinseche al farmaco stesso, la valutazione<br />
dell’errore <strong>di</strong> terapia si basa prevalentemente sulle modalità <strong>di</strong><br />
impiego del farmaco e sul rischio clinico che ne può derivare. È molto<br />
importante definire il termine <strong>di</strong> errore.<br />
Sopratutto definirlo nel campo della somministrazione dei farmaci.<br />
Infatti la somministrazione dei farmaci fa gravare sull' infermiere una<br />
grande fetta percentuale <strong>di</strong> responsabilità, come <strong>di</strong>chiarato dalla<br />
legge 739 del 1994 42 .<br />
Innumerevoli sono gli <strong>stu<strong>di</strong></strong> effettuati sulla gestione del rischio clinico<br />
nella somministrazione dei farmaci, tutto questo per capire come si<br />
possano ridurre le statistiche dove riportano migliaia <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> errori<br />
determinati da terapie sbagliate. Riconosco la mia brevissima vita all'<br />
41 National Coor<strong>di</strong>nating Council for Me<strong>di</strong>cation Error Reporting and Prevention CPMERP.<br />
www.nccmerp.org<br />
42 Dichiarazione elaborata secondo il DM 739/94 l' infermiere resposabile dell' assistenza<br />
generale infermieristica.<br />
39
interno <strong>di</strong> una unità ospedaliera, ma tutto ciò non mi stupisce affatto.<br />
Durante il tirocinio pratico da allievo infermiere, ho notato che<br />
esistono molte lacune che riguardano l' approccio al grande capitolo<br />
del rischio abbinato alla somministrazione della terapia. Spesso, si<br />
arriva alla conclusione che la scienza giusta, insegnataci in sede<br />
universitaria, sono quasi, se non totalmente, travisate a livello pratico<br />
dagli infermieri <strong>di</strong> ruolo.<br />
Quando si entra all' interno <strong>di</strong> un reparto ospedaliero, si è pieni <strong>di</strong><br />
sete <strong>di</strong> sapere e voglia <strong>di</strong> unire le teorie universitarie con la pratica.<br />
Perciò vengono fornite agli infermieri <strong>di</strong> turno tantissime domande<br />
non solo su come gestire un paziente, ma anche domande che<br />
riguardano la responsabilità e la terapia, sopratutto su come gestirla<br />
e come conservare i farmaci.<br />
Ma l' unica spiegazione che ci è concessa la maggior parte delle volte<br />
dagli infermieri è un timido: “ Si è sempre fatto così.......”, oppure: “<br />
Gli effetti <strong>di</strong> questo farmaco..... chie<strong>di</strong>li al me<strong>di</strong>co”, “questo ¼ <strong>di</strong><br />
pastiglia senza blister è sicuramente il betabloccante, ormai sono<br />
40
esperta/o, possiamo somministrarlo al paziente”.<br />
Oppure presentano un' imbarazzato silenzio quando gli si chiede se<br />
un farmaco va somministrato al paziente a stomaco vuoto o pieno.<br />
Potrei continuare all' infinito, a citare memorabili versetti recitati in<br />
corsia. Sono proprio queste frasi che a noi allievi ci fanno riflettere ed<br />
a volte critichiamo gli infermieri, anche perché basandoci sui nostri<br />
<strong>stu<strong>di</strong></strong> universitari cerchiamo <strong>di</strong> portare un pochino <strong>di</strong> innovazione<br />
senza mai imporre o pretendere nulla.<br />
Ma le reazioni sono molto <strong>di</strong>verse dalla collaborazione o apprensione<br />
che un allievo si poteva aspettare.<br />
Infatti risposte come:”<br />
Ecco, è arrivato lui/lei dall' università e ci vuole insegnare a noi, io<br />
sono trent'anni che lavoro qui”, “ti cre<strong>di</strong> che dopo che ti sei laureato,<br />
<strong>di</strong> essere un' infermiere migliore <strong>di</strong> noi che siamo usciti con il<br />
<strong>di</strong>ploma?”.<br />
Non sono le sole, anche se siamo nel 2010 tanti me<strong>di</strong>ci che<br />
dovrebbero aver capito che cos' è la scienza infermieristica trattano<br />
gli infermieri come segretari e questi, spesso, vengono richiamati<br />
severamente se non gli viene portato all' istante un documento, senza<br />
tenere conto che gli infermieri sono occupati ad erogare assistenza<br />
infermieristica a qualche paziente .<br />
Conclusa questa <strong>di</strong>gressione voglio parlare proprio delle statistiche e<br />
<strong>di</strong> come si <strong>di</strong>stinguono gli errori in corsia. Alcuni <strong>stu<strong>di</strong></strong> condotti negli<br />
41
USA e in Australia 43 hanno <strong>di</strong>mostrato che fino al 16,6 % dei pazienti<br />
ricoverati in ospedale è colpito da un evento avverso.<br />
Un articolo pubblicato nel<br />
2003 sul New England Journal of<br />
Me<strong>di</strong>cine 44 riporta i risultati <strong>di</strong> uno <strong>stu<strong>di</strong></strong>o <strong>di</strong> coorte prospettico<br />
condotto su pazienti ambulatoriali per valutare tassi, tipi, gravità e<br />
preve<strong>di</strong>bilità <strong>degli</strong> eventi avversi a farmaci.<br />
Il 39% <strong>degli</strong> eventi avversi a farmaci riportati nello <strong>stu<strong>di</strong></strong>o era<br />
prevenibile o migliorabile. In Olanda si stima che la percentuale <strong>degli</strong><br />
errori <strong>di</strong> terapia sia compresa tre il 12% ed il 20% del totale <strong>degli</strong><br />
errori.<br />
Da uno <strong>stu<strong>di</strong></strong>o condotto nel Regno Unito più <strong>di</strong> metà <strong>degli</strong> eventi<br />
registrati risulta dovuta ad errori legati all’uso dei farmaci e ad una<br />
gestione clinica in reparto non corretta 45 .<br />
43 U.S.A: Brennan TA, Leape LL, Laird MN, et al. Incidence of adverse events and negligence in<br />
hospitalised patients. N Engl JMed 1991; 324: 370-6. Australia: Wilson RM, Runciman WB, Gibberd<br />
RW, et al. The quality in Australian health care study. Med J Aust 1995; 163: 458-71.<br />
44 New England Journal of Me<strong>di</strong>cine 2003<br />
45 Woloshynowych M, Neale G, Vincet C. Adverse events in hospitalised patients: a pilot study<br />
42
Il collegio IPASVI in un articolo intitolato: “Professione e<br />
responsabilità Errori professionali e profili <strong>di</strong> responsabilità <strong>degli</strong><br />
infermieri ” riporta statistiche che presentano numeri altissimi.<br />
Secondo l' IPASVI, 320.000 persone ogni anno su 8 milioni <strong>di</strong><br />
ricoverati sono vittime <strong>di</strong> errori legati a terapie sbagliate o <strong>di</strong>sservizi<br />
strutturali; circa 35000 i decessi in seguito a manovre sbagliate,<br />
<strong>di</strong>agnosi scorrette e ritar<strong>di</strong> negli interventi; 12000 le cause pendenti<br />
davanti ai tribunali contro professionisti e strutture sanitarie; 10<br />
miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro l’anno vengono sborsati a titolo <strong>di</strong> risarcimento<br />
danni 46 .<br />
Queste sono cifre altissime, ma dobbiamo comunque pensare come<br />
abbiamo gia detto che l’esperienza negativa deve trasformarsi in<br />
qualcosa <strong>di</strong> utile, trasformandola in qualcosa <strong>di</strong> costruttivo.<br />
and preliminary fin-<strong>di</strong>ngs. Clinical Governance Bullettin, Vol. 1, N. 2 settembre 2000, pag. 2-3.<br />
46 Professione e responsabilità Errori professionali e profili <strong>di</strong> responsabilità <strong>degli</strong> infermieri<br />
articolo del collegio IPASVI<br />
43
La gestione del rischio deve partire da un' azione combinata che<br />
coinvolge ed educa tutti gli operatori sanitari.<br />
Solo in questo modo è possibile creare una base su cui lavorare per<br />
abbassare il rischio clinico. Ovviamente per attuare una buona<br />
educazione, bisogna valutare tutti i punti ed ogni dato possibile.<br />
Ora (prendendo in considerazione l' aspetto psicologico), an<strong>di</strong>amo a<br />
classificare secondo protocolli internazionali, gli: “episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> rischio”<br />
o classificazione del comportamento umano:<br />
1. skill-based error: (assenza, mancanza <strong>di</strong> attenzione<br />
relativa ad azioni routinarie). Tipo <strong>di</strong> comportamento<br />
riscontrabile in situazioni <strong>di</strong> routine.<br />
2. rule-based error:(non rispetto <strong>di</strong> norme, anche <strong>di</strong><br />
buona pratica, definite per prevenire gli errori o<br />
ridurre gli esiti avversi).<br />
Il problema che si pone all’in<strong>di</strong>viduo è <strong>di</strong> identificare la giusta norma<br />
per ogni specifica situazione attenendosi ad un modello mentale <strong>di</strong><br />
tipo causale.<br />
3. knowledge-based error: (sbagliata pianificazione dovuta a<br />
conoscenze o esperienza inadeguata).<br />
È la situazione che richiede il maggior impiego <strong>di</strong> conoscenze e<br />
l’attivazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> processi mentali che dai simboli<br />
porteranno all’elaborazione <strong>di</strong> un piano per raggiungere gli obiettivi.<br />
L’errore può nascere ad ogni livello <strong>di</strong> comportamento, ma <strong>di</strong>verse<br />
sono le cause: l’interpretazione errata dello stimolo a livello skillbased,<br />
scelta <strong>di</strong> una norma non adeguata per i comportamenti<br />
44
ule-based, pianificazione <strong>di</strong> una strategia non adatta a raggiungere<br />
gli obiettivi specifici della situazione a livello knowledge-based 47 .<br />
Sulla base del modello proposto da Rasmussen, Reason 48 <strong>di</strong>stingue<br />
tra errori d’esecuzione e tra azioni compiute secondo le intenzioni e<br />
delinea così tre <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> errore:<br />
• errori <strong>di</strong> esecuzione che si verificano a livello <strong>di</strong> abilità (slip). In<br />
questa categoria vengono classificate tutte le azioni eseguite in modo<br />
<strong>di</strong>verso da come pianificato.<br />
• errori d’esecuzione provocati da un fallimento della memoria<br />
(laspes).<br />
L’azione ha un risultato <strong>di</strong>verso a causa <strong>di</strong> un fallimento della<br />
memoria.<br />
• errori non commessi durante l’esecuzione pratica dell’azione<br />
(mistakes).<br />
Si tratta <strong>di</strong> errori pregressi che si sviluppano durante i processi <strong>di</strong><br />
pianificazione <strong>di</strong> strategie.<br />
Possono essere <strong>di</strong> due tipi:<br />
1. rule-based: si è scelto <strong>di</strong> applicare una regola o una procedura che<br />
non permette il conseguimento dell’obiettivo;<br />
2. knowledge-based: sono errori che riguardano la conoscenza che<br />
porta a ideare percorsi che non permettono <strong>di</strong> raggiungere l’obiettivo.<br />
È evidente che questa analisi ci richiama ad un nostro preciso ambito<br />
47 Rasmussen, 1987; Runcinan et al., 1993.<br />
48 James Reason: professore emerito dell'Università <strong>di</strong> Manchester dove è stato docente <strong>di</strong><br />
psicologia dal. 1976 al 2001.<br />
45
<strong>di</strong> competenza, responsabilità ed autonomia. 49<br />
La competenza, la perfetta conoscenza del proprio campo e delle leggi<br />
proprie <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong>sciplina, costituisce il primo in<strong>di</strong>scutibile<br />
obbligo morale.<br />
In ambito sanitario l’errore dovuto a incompetenza può recare grave<br />
danno alla salute.<br />
Esercitare la professione infermieristica oggi richiede la necessità <strong>di</strong><br />
dominare un ampio orizzonte <strong>di</strong> conoscenze, <strong>di</strong> competenze e <strong>di</strong><br />
abilità. Il livello <strong>di</strong> competenza raggiunto richiama alla responsabilità<br />
che l’infermiere deve/può assumere.<br />
Il termine<br />
responsabilità include il concetto deontologico <strong>di</strong><br />
impegno: è responsabile chi risponde delle proprie azioni, ossia colui<br />
che possiede la capacità, raggiungibile da parte <strong>di</strong> ogni essere umano,<br />
<strong>di</strong> prendere coscienza delle proprie azioni e <strong>di</strong> non rinnegarle.<br />
Nessuna persona nasce già in possesso <strong>di</strong> quel bagaglio <strong>di</strong> conoscenze<br />
49 “L' errore umano” J.Reason, 1990<br />
46
teoriche e pratiche che lo renderanno un in<strong>di</strong>viduo maturo e quin<strong>di</strong><br />
responsabile <strong>di</strong> riconoscere i propri limiti e quin<strong>di</strong> richiedere<br />
l’intervento <strong>di</strong> esperti.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co, il richiamo al livello <strong>di</strong> competenza<br />
raggiunto fa propria una tendenza irreversibile nell’attuale analisi<br />
della responsabilità<br />
professionale: la “critica al mansionismo”; il parametro prevalente<br />
cui è rapportata l’azione professionale nelle aule <strong>di</strong> giustizia è<br />
l’efficacia dell’azione verso il raggiungimento del risultato più che un<br />
piano operativo definito da un preciso ed omogeneo ambito <strong>di</strong><br />
competenze e mansioni.<br />
Dentro tale approccio, la conoscenza dei propri limiti risulta<br />
in<strong>di</strong>spensabile per l’infermiere che deve sviluppare capacità <strong>di</strong><br />
autovalutazione. 50<br />
Un’indagine condotta da nove State Boards ofNursing 51 (Il Kansas<br />
State Board of Nursing (KSBN) è l'agenzia <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> infermieristica<br />
regolamentazione Kansas '.<br />
La sua missione <strong>di</strong>chiarata è quella <strong>di</strong> "proteggere la salute pubblica,<br />
sicurezza e benessere dei citta<strong>di</strong>ni del Kansas attraverso il processo <strong>di</strong><br />
Licensure e regolamento.")ha permesso <strong>di</strong> identificare gli errori più<br />
frequenti, classificati poi in una tassonomia che racchiude otto<br />
categorie.<br />
Le otto categorie <strong>di</strong> errori infermieristici che rappresentano un largo<br />
50 IPASVI professione e responsabilità.<br />
51 agenzia <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> infermieristica regolamentazione Kansas<br />
47
ange <strong>di</strong> possibili errori e fattori contributivi o causativi sono le<br />
seguenti:<br />
• Mancanza <strong>di</strong> attenzione<br />
• Mancanza <strong>di</strong> interesse fiduciario<br />
• Giu<strong>di</strong>zio inappropriato<br />
• Mancanza <strong>di</strong> interventi nell’interesse del paziente<br />
• Errori terapeutici<br />
• Mancanza <strong>di</strong> prevenzione<br />
• Sbagli o equivoci <strong>di</strong> altri operatori<br />
• Errori <strong>di</strong> documentazione<br />
Ve<strong>di</strong>amoli brevemente 52 .<br />
Per prima cosa la mancanza <strong>di</strong> attenzione è un buon esempio <strong>di</strong> una<br />
categoria <strong>di</strong> errori particolarmente rilevante nell’assistenza<br />
infermieristica perché la sicurezza del paziente <strong>di</strong>pende dal livello <strong>di</strong><br />
attenzione <strong>degli</strong> infermieri alle con<strong>di</strong>zioni cliniche del paziente e alla<br />
risposta alla terapia.<br />
La mancanza <strong>di</strong> attenzione può essere causata da problemi a livello <strong>di</strong><br />
sistema quali livelli <strong>di</strong> organico insufficienti, elevato turnover,<br />
improvvisa mo<strong>di</strong>fica delle con<strong>di</strong>zioni dei pazienti senza incremento<br />
52 IPASVI professione e responsabilità.<br />
48
dello “nursing staff”.<br />
La mancanza <strong>di</strong> interesse fiduciario è legata al fatto che ogni<br />
infermiere sviluppa un rapporto <strong>di</strong> fiducia con il paziente ed i<br />
familiari che si fidano delle conoscenze, delle abilità e dell’assistenza<br />
data. 53 L’agente morale <strong>di</strong> riferimento è l’infermiera. È comunemente<br />
riconosciuto che una buona pratica assistenziale è quella che vede le<br />
azioni infermieristiche a <strong>di</strong>fesa del paziente. Così l’agente morale si<br />
può considerare mancante quando non persegue l’interesse del<br />
paziente (l’infermiera non chiama il me<strong>di</strong>co se i segni vitali del<br />
paziente sono critici). 54<br />
Il giu<strong>di</strong>zio inappropriato richiama alla competenza infermieristica <strong>di</strong><br />
identificare la natura della situazione clinica e perseguire il processo<br />
<strong>di</strong> assistenza infermieristica utilizzando la conoscenza della<br />
situazione clinica.<br />
Gli errori si verificano quando ad esempio si mal interpretano segni e<br />
sintomi del paziente.<br />
La mancanza <strong>di</strong> interventi nell’interesse del paziente richiama al<br />
concetto della colpa specifica <strong>di</strong> negligenza. Il venir meno del<br />
concetto <strong>di</strong> prendersi cura delle persone affidate.<br />
Per quanto riguarda gli errori terapeutici, si identificano sette<br />
tipologie <strong>di</strong> errori: 55<br />
53 Benner P., In<strong>di</strong>vidual, Practice, and System Causes of Errors in Nursing, Jona, 2002, 32:509-<br />
523.<br />
54 Martini M., Aspetti me<strong>di</strong>co-legali nelle scienze infermieristiche, Utet, Torino, 1992.<br />
55 Benner P., In<strong>di</strong>vidual, Practice, and System Causes of Errors in Nursing, Jona, 2002, 32:509-523<br />
49
• Sbagliare la dose del farmaco<br />
• Sbagliare gli orari <strong>di</strong> somministrazione sia<br />
aumentandone che riducendone la frequenza<br />
• Incremento <strong>di</strong> velocità <strong>di</strong> somministrazione<br />
• Sbagliare concentrazione o dosaggio <strong>di</strong> somministrazione<br />
• Sbagliare via <strong>di</strong> somministrazione<br />
• Sbagliare farmaco<br />
• Sbagliare paziente<br />
La prevenzione del potenziale errore terapeutico è l’aspetto che<br />
maggiormente implica il ruolo <strong>degli</strong> infermieri. L’azione<br />
infermieristica è interme<strong>di</strong>aria tra il paziente e gli altri operatori<br />
sanitari, infine, l’infermiera è l’ultima persona che arriva il paziente e<br />
che può prevenire e riconoscere il potenziale errore terapeutico.<br />
La Joint Commission on Accre<strong>di</strong>tation of Healthcare Organizations<br />
(è un settore privato sede negli Stati Uniti senza fini <strong>di</strong> lucro. La<br />
Commissione mista gestisce programmi <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento per un<br />
50
canone <strong>di</strong> abbonamento ospedali e ad altre organizzazioni <strong>di</strong><br />
assistenza sanitaria.<br />
La Commissione mista accre<strong>di</strong>ta più <strong>di</strong> 17.000 organizzazioni<br />
sanitarie e programmi negli Stati Uniti. ) 56 La missione <strong>di</strong>chiarata <strong>di</strong><br />
questa organizzazione è: "<br />
Per migliorare costantemente l'assistenza sanitaria per il pubblico, in<br />
collaborazione con altri soggetti interessati, valutando le<br />
organizzazioni sanitarie e stimolandolo a eccellere nel fornire cure<br />
sicure ed efficaci <strong>di</strong> altissima qualità e valore” 57 . Perciò in base alla<br />
loro missione hanno identificato le seguenti fonti <strong>di</strong> errori<br />
58 terapeutici:<br />
• Farmaci con nomi simili<br />
• Farmaci con confezione simile<br />
• Farmaci che non sono comunemente usati o prescritti<br />
• Farmaci <strong>di</strong> uso comune a cui alcuni pazienti sono allergici<br />
dove impera ancora l’eccessiva variabili<br />
• Farmaci che richiedono test per assicurare che vengano mantenuti<br />
livelli appropriati.<br />
La mancanza <strong>di</strong> prevenzione identifica la prevenzione <strong>di</strong><br />
complicanze, <strong>di</strong> errori, <strong>di</strong> minacce alla sicurezza del paziente<br />
(prevenzione delle infezioni e delle complicanze da allettamento)<br />
quali significativi obiettivi <strong>di</strong> una buona assistenza infermieristica. 59<br />
Per quanto riguarda gli sbagli o gli equivoci <strong>di</strong> altri operatori, questa<br />
56 "American Society for Healthcare Engineering"<br />
57 http://www.jointcommission.org/AboutUs/Fact_Sheets/joint_commission_facts.htm Facts<br />
About The Joint Commission, The Joint Commission Web site<br />
58 Ufficio <strong>di</strong> Presidenza A.N.I.N.<br />
59 Assistenza infermieristica specialistica. Procedure, protocolli e linee guida<br />
a cura <strong>di</strong> Ufficio <strong>di</strong> Presidenza A.N.I.N.<br />
51
categoria include tutti gli sbagli creati da confusione o errori <strong>di</strong> altri<br />
operatori che producono un intervento errato.<br />
Tipico è la prescrizione verbale del me<strong>di</strong>co; inutile richiamare alla<br />
responsabilità con<strong>di</strong>visa tra le due professioni perché, così come<br />
richiamato dal magistrato nella sentenza della Cassazione Penale<br />
n. 60 1878/2000 dove a seguito del decesso <strong>di</strong> una paziente per una<br />
prescrizione sostitutiva <strong>di</strong> un farmaco non corretta (verbale, errata<br />
nel dosaggio essendo questo <strong>di</strong>verso da quello del farmaco sostituito),<br />
ha stabilito che oltre ai precisi obblighi <strong>di</strong> garanzia del me<strong>di</strong>co, nei<br />
confronti del paziente, l’infermiere è tenuto a chiedere chiarimenti al<br />
me<strong>di</strong>co, essendo esigibile da parte dell’infermiere che l’attività <strong>di</strong><br />
preparazione del flacone non sia prestata in modo meccanicistico,<br />
ma in modo collaborativo con il me<strong>di</strong>co non per sindacare circa<br />
l’efficacia ma per richiamare i dubbi avanzati circa il dosaggio in<br />
presenza <strong>di</strong> variazione dello stesso.<br />
60 Assistenza infermieristica specialistica. Procedure, protocolli e linee guida<br />
a cura <strong>di</strong> Ufficio <strong>di</strong> Presidenza A.N.I.N<br />
52
Infine, per quanto riguarda gli errori <strong>di</strong> documentazione, l’articolo<br />
richiama alla cancellazione <strong>di</strong> procedure e trattamenti prima che<br />
questi siano completati; documentare azioni non effettuate (falso<br />
ideologico in atto pubblico) 61 , documentare in modo erroneo e<br />
alterare la documentazione (falso materiale in atto pubblico).<br />
Quanto detto ci deve stimolare ad acquisire un approccio<br />
metodologico nuovo per gestire gli errori professionali, per evitare <strong>di</strong><br />
nasconderli e banalizzarli ma per apprendere dall’errore. 62<br />
Solo così gli infermieri nel loro agire quoti<strong>di</strong>ano mantengono un<br />
comportamento eticamente responsabile orientato a garantire la<br />
miglior assistenza possibile; in secondo luogo emerge come una<br />
buona pratica clinica ci impone <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzare e omogeneizzare i<br />
comportamenti al fine <strong>di</strong> ridurre quelle aree grigie dell’assistenza<br />
infermieristica dove impera ancora l’eccessiva variabilità<br />
professionale: anche i co<strong>di</strong>ci penale e civile prevedono, tra gli<br />
obblighi delle professioni sanitarie, quello <strong>di</strong> dominare e contribuire<br />
61 Benci L., Manuale giuri<strong>di</strong>co professionale per l’esercizio del nursing, Mc Graw-Hill, Milano, 1998.<br />
62 Collegio IPASVI Professione e responsabilità 4 2° parte Errori professionali e profili <strong>di</strong><br />
responsabilità <strong>degli</strong> infermieri<br />
53
a <strong>di</strong>ffondere le informazioni rispetto al proprio patrimonio<br />
conoscitivo tra cui ad esempio i protocolli e le linee guida.<br />
Per quanto riguarda invece gli errori basati su mancanza o minore<br />
abilità e conoscenze, si deve fare appello all’impegno morale <strong>di</strong> ogni<br />
singolo professionista rispetto alla manutenzione della propria<br />
formazione e del proprio patrimonio conoscitivo oltre che definire<br />
percorsi <strong>di</strong> accoglimento e inserimento dei neoprofessionisti. 63<br />
Ancora, tali riflessioni sono state possibili perché era <strong>di</strong>sponibile una<br />
bibliografia ampia a cui fare riferimento: come professione sanitaria<br />
non possiamo più esimerci dal raccogliere dati, catalogarli,<br />
classificarli, analizzarli e <strong>di</strong>vulgarli. Solo così contribuiamo, oltre<br />
che alla nostra crescita, anche al consolidamento del nostro<br />
patrimonio <strong>di</strong>sciplinare. 64<br />
63 Vanzetta M, Valicella F., Errori e assistenza infermieristica, in Management Infermieristico<br />
2003; 3: 28-35.<br />
64 Collegio IPASVI Professione e responsabilità 4 2° parte Errori professionali e profili <strong>di</strong><br />
responsabilità <strong>degli</strong> infermieri<br />
54
CAPITOLO TERZO<br />
Farmaco e sue somministrazione<br />
3.1. Farmaco, farmacocinetica ed i loro effetti.<br />
Una volta che il me<strong>di</strong>co ha prescritto il farmaco, il responsabile della<br />
sua corretta somministrazione, come definito dal DM 739/94 65 , è l'<br />
infermiere.<br />
Il profilo professionale dell’infermiere, in<strong>di</strong>viduato dal D.M. 14<br />
settembre 1994, n. 738 prevede, tra le altre,<br />
che l’infermiere<br />
“garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni <strong>di</strong>agnostico<br />
terapeutiche” (cfr. art. 1, n. 3, lettera d), d.m. 739/94).<br />
E’ opportuno sottolineare come tale funzione sia l’unica che non<br />
viene svolta in assoluta autonomia ma è riconducibile a prescrizione<br />
me<strong>di</strong>ca.<br />
L’autonomia e la responsabilità dell’infermiere circa questa funzione<br />
consistono nello svolgimento delle procedure e nelle valutazioni<br />
necessarie per garantire la correttezza dell’applicazione, laddove<br />
l’abrogato mansionario in termini del tutto <strong>di</strong>versi attribuiva<br />
all’infermiere un ruolo (apparentemente) esecutivo; si parlava infatti<br />
<strong>di</strong> “somministrazione dei me<strong>di</strong>cinali prescritti ed esecuzione dei<br />
seguenti trattamenti <strong>di</strong>agnostici e curativi or<strong>di</strong>nati dal me<strong>di</strong>co”<br />
65 Dal D.M. 739/94 www.ministerodella salute.gov<br />
55
Sono in<strong>di</strong>cati in letteratura infermieristica una serie <strong>di</strong><br />
controlli generali da effettuarsi al fine <strong>di</strong> eliminare o ridurre al<br />
minimo la possibilità <strong>di</strong> insorgenza <strong>di</strong> errori nel corso del processo <strong>di</strong><br />
somministrazione della terapia.<br />
Questi controlli comprendono:<br />
la registrazione della prescrizione;<br />
la regola delle 7G.<br />
Per registrazione della prescrizione si intende la necessità <strong>di</strong><br />
avere una prescrizione me<strong>di</strong>ca (scritta) reperibile nella cartella clinica<br />
e/o nella cartella infermieristica. Nella prescrizione <strong>di</strong> un farmaco<br />
devono comparire sette elementi che garantiscono un’adeguata<br />
completezza <strong>di</strong> informazioni rispetto a ciò che si sta somministrando<br />
e alla persona a cui lo si somministra:<br />
1) il nome della persona;<br />
2) la data della prescrizione;<br />
3) il nome del farmaco;<br />
4) il dosaggio;<br />
5) la via <strong>di</strong> somministrazione;<br />
6) la frequenza <strong>di</strong> assunzione;<br />
7) la firma <strong>di</strong> chi ha prescritto la terapia. 66<br />
Con il termine "farmaco" si in<strong>di</strong>ca: una sostanza o un<br />
composto che viene usato per la prevenzione, la cura o la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />
66 Pearce Evelyn, Manuale <strong>di</strong> Nursing, Utet, 1985.<br />
56
una determinata malattia 67 .<br />
Quando somministra i farmaci, l’infermiere deve essere consapevole<br />
che il farmaco, a causa della sua composizione chimica e della sua<br />
azione fisiologica, può dare luogo a più effetti.<br />
Quin<strong>di</strong> l' atto della terapia ha come scopo quello <strong>di</strong> portare all’interno<br />
dell’organismo una sostanza curativa attraverso le <strong>di</strong>verse vie<br />
utilizzabili affinché possa agire e dare il risultato terapeutico<br />
desiderato.<br />
La terapia farmacologia si basa sulla somministrazione <strong>di</strong> principi<br />
attivi che agiscono con <strong>di</strong>versi meccanismi sul sintomo e/o sulla<br />
causa della malattia; tali principi attivi sono in genere ad<strong>di</strong>zionati ad<br />
eccipienti che ne mo<strong>di</strong>ficano le caratteristiche organolettiche,<br />
rendendoli il più gradevoli possibili alla persona e favorendone<br />
l’assorbimento e la <strong>di</strong>stribuzione nell’organismo.<br />
Perché sia efficace il farmaco viene somministrato in dosi adeguate e<br />
idonee a raggiungere determinate concentrazioni nel sangue e nei<br />
tessuti.<br />
Tali concentrazioni devono essere mantenute costanti nelle 24 ore<br />
ricorrendo, se necessario, a più somministrazioni nel corso della<br />
67 Definizione data dal sito: http://www.galenotech.org/biofarm1.htm<br />
57
giornata. 68 L’infermiere non deve stabilire il dosaggio dei farmaci per<br />
i pazienti (compito del me<strong>di</strong>co), ma deve essere consapevole delle<br />
dosi normali, nonché dei criteri per stabilirle.<br />
Infatti la corretta<br />
somministrazione del farmaco <strong>di</strong>pende dalla<br />
capacità dell’infermiere <strong>di</strong> calcolare e misurare accuratamente il<br />
dosaggio.<br />
Chi prescrive il farmaco e il paziente si affidano all’infermiere per il<br />
controllo del dosaggio prima della somministrazione del farmaco. 69<br />
Il sistema più frequentemente usato nella misura dei farmaci è quello<br />
metrico.<br />
I farmaci però, non sono sempre commercializzati nell’unità <strong>di</strong><br />
misura in cui vengono poi prescritte.<br />
Esempio : vancomicina 1g.<br />
La farmacia fornisce fiale da 500 mg. Quin<strong>di</strong>: 1,0 g. corrisponde a<br />
68 TERAPIA, FARMACI, LORO SOMMINISTRAZIONE E SMALTIMENTO Avvocato<br />
Giannantonio Barbieri su Professione Infermiere, perio<strong>di</strong>co del Collegio IPASVI della Provincia <strong>di</strong><br />
Bologna, n. 1/2006<br />
69 “Errore clinico e gestione del farmaco: il ruolo dell’infermiere nella<br />
gestione del rischio.” Di: Francesco Falli e Massimo Cariolato.<br />
58
1000 mg. Quin<strong>di</strong> 1000mg/500mg.=2fiale.<br />
Per quanto riguarda i bambini, essi metabolizzano ed eliminano i<br />
farmaci in modo <strong>di</strong>fferente dagli adulti. Per cui sono state concepite<br />
varie formule che riguardano il peso, l’età, superficie del corpo. Per<br />
stabilire il dosaggio adatto ai bambini si può usare il monogramma <strong>di</strong><br />
West raramente usato e consiste nel calcolare:<br />
Dose del bambino= area <strong>di</strong> superficie corporea del bambino<br />
(mq)/1,75 mq x dose dell’adulto. Il più usato in pe<strong>di</strong>atria è dose<br />
pe<strong>di</strong>atrica= superficie corporea (SC) m² x dose/m². 70<br />
Un' altro esempio <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferente metabolizzazione ed eliminazione<br />
dei farmaci riguarda la grande popolazione rappresentata dalle<br />
persone anziane. Infatti non esistono formule speciali per calcolare i<br />
dosaggi dei farmaci destinati agli anziani.<br />
Va ricordato che il metabolismo e il grado <strong>di</strong> eliminazione<br />
nell’anziano sono molto alterati e quin<strong>di</strong> il rischio <strong>di</strong> sovra dosaggi è<br />
molto alto. 71<br />
Dopo la somministrazione, il farmaco viene assorbito, <strong>di</strong>stribuito,<br />
metabolizzato ed eliminato. Da tali processi<br />
<strong>di</strong>pende quale<br />
percentuale della dose somministrata raggiunge il sito d’azione. Essi<br />
sono influenzati da <strong>di</strong>versi fattori<br />
quali l’area della superficie<br />
corporea, il contenuto in acqua e grasso del corpo e le riserve<br />
proteiche.<br />
70 “Elementi <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>atria per infermieri” <strong>di</strong> Teresa De Toni<br />
71 fattori determinanti le mo<strong>di</strong>ficazioni nella farmacocinetica<br />
http://www.galenotech.org/farmco<strong>di</strong>n6.htm<br />
59
Quando si prescrivono i farmaci, come esempio gli antibiotici, lo<br />
scopo è quello <strong>di</strong> raggiungere un livello ematico costante del farmaco<br />
entro un range <strong>di</strong> tempo terapeutico sicuro.<br />
Il paziente e l’infermiere devono seguire uno schema <strong>di</strong> dosaggio<br />
regolare e le dosi prescritte vanno somministrate a intervalli corretti<br />
(giusto orario) 72 . Anche la conoscenza <strong>degli</strong> intervalli temporali<br />
relativi al farmaco è utile per prevederne gli effetti.<br />
L' azione <strong>di</strong> un farmaco all' interno <strong>di</strong> un' organismo si <strong>di</strong>vide<br />
in quattro fasi:<br />
4. Esor<strong>di</strong>o dell’azione - periodo <strong>di</strong> tempo trascorso dopo la<br />
somministrazione del farmaco prima che questo <strong>di</strong>a origine a<br />
una risposta;<br />
5. Picco dell’azione – tempo che occorre affinché il farmaco<br />
raggiunga la sua più alta concentrazione e quin<strong>di</strong> la sua<br />
72 Ripreso dalla regola delle 7G<br />
60
massima efficacia.<br />
6. Durata dell’azione – arco temporale durante il quale il<br />
farmaco è presente in concentrazione ancora sufficiente<br />
elevata da dare luogo a una risposta;<br />
7. Plateau – concentrazione sierica nel sangue raggiunta e<br />
mantenuta dopo dosi ripetute e fisse.<br />
Finito <strong>di</strong> esaminare anche la farmacocinetica, adesso pren<strong>di</strong>amo in<br />
considerazione gli effetti che può avere un qualsiasi farmaco<br />
introdotto nell' organismo.<br />
Tali effetti sono sud<strong>di</strong>visi in:<br />
EFFETTI TERAPEUTICI<br />
L’effetto terapeutico è la risposta fisiologica, voluta o prevista,<br />
prodotta dal farmaco. Esempio<br />
se somministro un <strong>di</strong>uretico, mi<br />
aspetto che la <strong>di</strong>uresi oraria e totale del paziente aumenti, creando <strong>di</strong><br />
conseguenza un abbassamento della pressione sanguigna. Ciascun<br />
farmaco possiede un dato effetto terapeutico per il quale viene<br />
prescritto. Uno stesso farmaco può avere più effetti terapeutici (x es.<br />
l’aspirina che oltre ad avere un effetto anti-aggregante, viene usata<br />
per le nevralgie e per gli stati febbrili).<br />
EFFETTI COLLATERALI<br />
C' è la possibilità, inoltre che un farmaco causi effetti secondari non<br />
voluti. Gli effetti collaterali possono essere innocui oppure dannosi .<br />
61
Se gli effetti collaterali del farmaco sono superiori ai suoi effetti<br />
terapeutici, chi lo prescrive può decidere <strong>di</strong> far sospendere al paziente<br />
l’assunzione.<br />
EFFETTI TOSSICI<br />
Dopo l’assunzione prolungata <strong>di</strong> un farmaco ad alte dosi, dopo<br />
l’ingestione <strong>di</strong> farmaci per applicazione esterna o quando un farmaco<br />
si accumula nel sangue a seguito <strong>di</strong> compromissione del metabolismo<br />
o dell’eliminazione, può comparire un effetto tossico ( che può anche<br />
portare alla morte) .<br />
REAZIONI IDIOSINCRASICHE<br />
I farmaci possono causare effetti impreve<strong>di</strong>bili, il paziente reagisce<br />
eccessivamente a un farmaco o presenta reazione <strong>di</strong>versa da quella<br />
normale. A volte è possibile prevedere quali pazienti possono<br />
presentare una risposta i<strong>di</strong>osincrasia. Per esempio nell’anziano alcuni<br />
tranquillanti portano ad agitazione e delirio.<br />
REAZIONI ALLERGICHE<br />
La reazione allergica<br />
è una risposta impreve<strong>di</strong>bile al farmaco<br />
somministrato. L’esposizione alla dose iniziale <strong>di</strong> un farmaco può<br />
provocare una risposta <strong>di</strong> sensibilizzazione immunologica. Il farmaco<br />
agisce in questo caso come un antigene e induce la produzione <strong>di</strong><br />
62
anticorpi.<br />
In caso <strong>di</strong> somministrazione ripetuta, il paziente va incontro a una<br />
risposta allergica verso il farmaco, verso i suoi eccipienti o verso un<br />
suo metabolita.<br />
La reazione allergica può essere lieve o grave. I sintomi allergici<br />
variano secondo il paziente e il farmaco. Tra i vari farmaci gli<br />
antibiotici hanno un’elevata incidenza <strong>di</strong> reazioni allergiche.<br />
Le reazioni gravi, ovvero l’anafilassi (shock anafilattico), sono<br />
caratterizzate da un’improvvisa costrizione dei muscoli bronchiolari,<br />
da edema della laringe, da spiccati sibili, <strong>di</strong>spnea.<br />
Può manifestarsi grave ipotensione e necessità <strong>di</strong> ricorrere a misure<br />
<strong>di</strong> rianimazione . se un paziente conosce la sua allergia a qualche<br />
farmaco deve segnalarlo e, ciò deve essere annotato in cartella in<br />
apposito spazio ben evidente a tutte le persone coinvolte<br />
nell’assistenza.<br />
I pazienti con evidente conoscenza <strong>di</strong> allergia a un determinato<br />
farmaco dovrebbero portare un cartellino identificativo. Solitamente<br />
in<strong>di</strong>vidui che sanno <strong>di</strong> andare in schok anafilattico per <strong>di</strong>versi fattori,<br />
portano con se una siringa precaricata, simile a quelle penne per auto<br />
somministrarsi l' insulina, ma carica <strong>di</strong> adrenalina.<br />
TOLLERANZA E DIPENDENZA DA FARMACI<br />
La tolleranza ai farmaci si verifica quando il paziente assume lo<br />
stesso farmaco per un lungo periodo <strong>di</strong> tempo e necessita <strong>di</strong> dosi più<br />
63
alte per ottenere lo stesso effetto. Con il trascorrere del tempo il<br />
paziente che usa sempre lo stesso farmaco va incontro a tolleranza<br />
(esempio della morfina, un antidolorifico oppiaceo). La <strong>di</strong>pendenza<br />
da farmaci invece può essere psicologica o fisiologica.<br />
1) psicologica: avviene quando il paziente desidera il farmaco<br />
perché pensa <strong>di</strong> trarne beneficio.<br />
2) Fisiologica: invece avviene quando il paziente presenta<br />
reazioni negative se non assume il farmaco (astinenza) .<br />
INTERAZIONE FRA FARMACI<br />
Quando un farmaco mo<strong>di</strong>fica l’azione <strong>di</strong> un altro farmaco si verifica<br />
un’interazione tra farmaci. Le interazioni sono frequenti nei pazienti<br />
che assumono più farmaci. Un farmaco può potenziare o <strong>di</strong>minuire<br />
l’azione <strong>di</strong> un altro farmaco, può alterare le modalità<br />
<strong>di</strong><br />
metabolizzazione o eliminazione. Due farmaci<br />
se somministrati<br />
simultaneamente possono avere un effetto sinergico o ad<strong>di</strong>tivo.<br />
Nella reazione sinergica l’azione dei due farmaci è maggiore rispetto<br />
all’assunzione separata (alcool più antidepressivi). A volte l’effetto<br />
sinergico è voluto dal me<strong>di</strong>co (<strong>di</strong>uretici e vaso<strong>di</strong>latatori).<br />
3.2. Assorbimento e vie <strong>di</strong> somministrazione (pregi e<br />
<strong>di</strong>fetti).<br />
La via <strong>di</strong> somministrazione scelta per un farmaco <strong>di</strong>pende dalle sue<br />
64
proprietà, dall’effetto desiderato e dalle con<strong>di</strong>zioni fisiche e mentali<br />
del paziente.<br />
L’infermiere è la persona più adatta per giu<strong>di</strong>care quale sia la via<br />
migliore e preferita dal paziente.<br />
Le vie <strong>di</strong> somministrazione sono: orale (boccale sottolinguale),<br />
sottocutanea, intramuscolo ed endovena. Si può somministrare<br />
farmaci attraverso la cute ( topica o transdermica). Si possono<br />
somministrati attraverso le mucose (naso, occhi, vagina, retto ecc.),<br />
oppure per via inalatoria (aerosol,nebulizzatori).<br />
Solitamente la via <strong>di</strong> somministrazione più pratica e comoda è quella<br />
orale (capsule, compresse, confetti, sciroppi, emulsioni, sospensioni,<br />
soluzioni) che richiede soltanto la <strong>di</strong>sponibilità del paziente. Non<br />
mancano tuttavia possibili inconvenienti.<br />
Alcuni farmaci, spesso <strong>di</strong> uso molto comune, determinano irritazioni<br />
della mucosa gastrointestinale: i salicitati (aspirina®), ad esempio, a<br />
dosi elevate, possono aumentare i sintomi <strong>di</strong> un'ulcera, provocare<br />
65
emorragie gastrointestinali e gastriti erosive; altri farmaci non<br />
possono essere assunti per via orale in quanto verrebbero inattivati o<br />
<strong>di</strong>strutti dagli enzimi del succo gastrico e/o dalla forte aci<strong>di</strong>tà (per<br />
esempio l' insulina che essendo una proteina verrebbe smantellata<br />
dagli enzimi gastrici); altri ancora, infine, non sono assorbibili dalla<br />
mucosa gastro-intestinale.<br />
Infatti, la maggior parte dei farmaci vengono assorbiti dalla mucosa<br />
gastrointestinale per semplice <strong>di</strong>ffusione, però questo processo è<br />
ampiamente legato allo stato elettrico delle molecole dei farmaci<br />
introdotti, a sua volta notevolmente influenzato dal succo gastrico.<br />
Per esempio, la chini<strong>di</strong>na, molto usata nella terapia delle aritmie<br />
car<strong>di</strong>ache, nell'ambiente acido dello stomaco assume una forte carica<br />
elettrica che ne riduce sensibilmente l'assorbimento 73 ; il farmaco sarà<br />
assorbito e potrà svolgere la sua azione terapeutica solo quando<br />
entrerà in circolo transitando per l'intestino.<br />
Ora passiamo ad elaborare una ad una le vie <strong>di</strong> accesso <strong>di</strong> un farmaco<br />
nell' organismo:<br />
assorbimento gastrointestinale: il fatto che la velocità <strong>di</strong><br />
assorbimento attraverso la mucosa gastrointestinale <strong>di</strong>penda dal<br />
tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssoluzione delle compresse (o delle altre forme<br />
farmaceutiche solide utilizzare nella somministrazione orale dei<br />
farmaci), ha consentito <strong>di</strong> realizzare preparazioni ad azione<br />
73 www.galenotech.org/biofarm1.htm<br />
66
prolungata che consentono un lento ed uniforme assorbimento delle<br />
sostanze attive per perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> otto e più ore, con intuitivi vantaggi non<br />
solo verso il paziente ma anche per l' infermiere, come :<br />
somministrazioni <strong>di</strong>stanziate nel tempo ed eliminazione <strong>degli</strong><br />
inconvenienti sempre possibili quando un farmaco raggiunge troppo<br />
rapidamente un'alta concentrazione nell'organismo.<br />
assorbimento per via cutanea: la somministrazione per via<br />
cutanea è in<strong>di</strong>cata per azioni locali; comunque, il controllo<br />
dell'assorbimento attraverso gli strati più interni della pelle, permette<br />
<strong>di</strong> ottenere anche effetti sistemici<br />
via iniettiva: la somministrazione <strong>di</strong> farmaci per via iniettiva<br />
(endovenosa, sottocutanea, intramuscolare, flebo, ecc.) presenta,<br />
rispetto a quella orale, alcuni vantaggi fondamentali. Innanzitutto, il<br />
farmaco iniettato evita il filtro epatico (passaggio obbligato dopo<br />
l'assorbimento gastrointestinale) dove può subire trasformazioni tali<br />
che lo possono inattivare. Inoltre, il dosaggio può essere stabilito più<br />
accuratamente, ottenendo effetti terapeutici più rapi<strong>di</strong> e controllabili;<br />
infine, le vie iniettive costituiscono l'unica alternativa possibile<br />
quando il paziente non vuole o non può assumere farmaci per via<br />
orale.<br />
Le vie iniettive presentano tuttavia svantaggi notevoli che non<br />
devono essere trascurati.<br />
Le iniezioni endovenose, pur permettendo dosaggi accuratissimi ed<br />
67
effetti imme<strong>di</strong>ati, possono dare, più <strong>di</strong> qualsiasi altra via <strong>di</strong><br />
somministrazione, reazioni sfavorevoli ed impreve<strong>di</strong>bili.<br />
Per questo, la somministrazione <strong>di</strong> farmaci per via endovenosa deve<br />
essere evitata a meno che vi siano motivi particolari per preferirla,<br />
come ad esempio nell'anestesia chirurgica, dove le sostanze iniettate<br />
devono essere accuratamente dosate e la somministrazione avviene<br />
nel corso dell'intervento in funzione della risposta del paziente;<br />
oppure quando è necessaria la somministrazione <strong>di</strong> volumi elevati <strong>di</strong><br />
farmaco (fleboclisi).<br />
Le iniezioni sottocutanee sono spesso utilizzate per la<br />
somministrazione <strong>di</strong> farmaci e garantiscono un assorbimento<br />
abbastanza uniforme, ma la via parenterale più frequente è<br />
indubbiamente quella intramuscolare che consente un rapido<br />
assorbimento dei farmaci in soluzione acquosa; d'altra parte, quando<br />
i farmaci sono in soluzione oleosa o in particolari forme deposito,<br />
possono essere ottenuti assorbimenti lenti ed uniformi.<br />
via rettale: la somministrazione per via rettale offre buone<br />
possibilità alternative quando il paziente non può utilizzare la via<br />
orale; tuttavia, l'assorbimento rettale dei farmaci è spesso troppo<br />
irregolare ed incompleto per garantire una adeguata affidabilità<br />
quando la terapia esige regolarità ed accuratezza nei dosaggi.<br />
via inalatoria: la grande superficie <strong>di</strong> assorbimento sviluppata dal<br />
letto vasale polmonare costituisce un'ottima sede per i rapido<br />
assorbimento dei farmaci allo stato gassoso o per soluzioni<br />
68
atomizzate <strong>di</strong> farmaci che possono essere inalate come aerosol ed<br />
entrare facilmente in circolo, oppure per svolgere la loro azione<br />
localmente, come avviene per l'epinefrina nel trattamento dell'asma<br />
bronchiale.<br />
Gli svantaggi <strong>di</strong> questa via <strong>di</strong> somministrazione sono tuttavia<br />
rilevanti, essenzialmente per l'azione irritante <strong>di</strong> molti farmaci sugli<br />
epiteli polmonari.<br />
Ecco <strong>di</strong> seguito una tabella riassuntiva dove vengono menzionati tutti<br />
i pregi e <strong>di</strong>fetti dal punto <strong>di</strong> vista infermieristico delle varie vie <strong>di</strong><br />
somministrazione dei farmaci.<br />
Tabella riassuntiva 74<br />
Via <strong>di</strong> somministrazione<br />
Svantaggi<br />
Orale/<br />
sottolinguale<br />
boccale/<br />
/controin<strong>di</strong>cazioni/accorgiment<br />
i<br />
Evitare <strong>di</strong> usarla nei pazienti con<br />
alterazioni della funzione<br />
Facile e comoda da<br />
gastrointestinale (per esempio,<br />
somministrare,<br />
economica,<br />
nausea, vomito) riduzione della<br />
può provocare effetti locali o<br />
sistemici.<br />
motilità (dopo anestesia o<br />
infiammazione dell’intestino) e<br />
resezione<br />
gastrointestinale<br />
chirurgica. Alcuni farmaci vengono<br />
74 Tabella elaborata e mo<strong>di</strong>ficata su base della tabella riportata sul sito<br />
http://www.galenotech.org/biofarm1.htm<br />
69
<strong>di</strong>strutti dalle secrezioni gastriche,<br />
pazienti con <strong>di</strong>fficoltà a deglutire<br />
<strong>di</strong>sfagia, i farmaci per os non possono<br />
essere somministrati a pazienti in<br />
aspirazione gastrica e sono<br />
controin<strong>di</strong>cati prima <strong>di</strong> taluni esami o<br />
dell’intervento chirurgico. Il paziente<br />
confuso o privo <strong>di</strong> coscienza può non<br />
volere o non essere capace <strong>di</strong><br />
inghiottire il farmaco o <strong>di</strong> tenerlo<br />
sotto la lingua. I farmaci orali<br />
possono irritare il rivestimento del<br />
tratto gastrointestinale, cambiare<br />
colore ai denti o avere un gusto<br />
sgradevole.<br />
Via sottocutanea (s.c.),<br />
Rischio <strong>di</strong> infezioni, farmaci costosi:<br />
intramuscolare<br />
(i.m.),<br />
queste vie si evitano in pazienti con<br />
endovenosa (e.v.) e<br />
intradermica .Si ha un<br />
assorbimento più rapido<br />
rispetto alla via orale o topica.<br />
L’infusione e.v. è utile in<br />
situazioni critiche. Se la<br />
perfusione periferica è scarsa<br />
tendenza a sanguinare.<br />
Rischio <strong>di</strong> danno tissutale con le<br />
iniezioni s.c.<br />
Le vie i.m. ed e.v. possono essere<br />
pericolose perché l’assorbimento del<br />
farmaco è rapido. Possono indurre<br />
nei pazienti ansia.<br />
70
la via e.v. viene preferita a<br />
quella i.m.<br />
Cute : topica e transdermica.<br />
Le applicazioni estese<br />
possono<br />
L’applicazione topica procura<br />
principalmente un effetto<br />
locale. È indolore, gli effetti<br />
collaterali sono limitati. La<br />
transdermica fornisce un<br />
prolungato effetto sistemico<br />
essere voluminose, i pazienti con<br />
abrasioni cutanee corrono il rischio <strong>di</strong><br />
rapido assorbimento del farmaco e <strong>di</strong><br />
effetti sistemici.<br />
La transdermica la scia una sostanza<br />
oleosa<br />
con limitati effetti collaterali.<br />
Mucose : occhi, naso, vagina,<br />
Dalle mucose<br />
le sostanze vengono<br />
retto, boccale e sottolinguale<br />
Le soluzioni acquose si<br />
assorbono con molta facilità e<br />
sono in grado <strong>di</strong> provocare<br />
effetti sistemici. Le mucose<br />
sono un alternativa se vi sono<br />
assorbite rapidamente (sono molto<br />
irrorate <strong>di</strong> capillari)<br />
L’introduzione per via rettale o<br />
vaginale a volte è fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />
Vi sono controin<strong>di</strong>cazioni in casi <strong>di</strong><br />
interventi chirurgici rettali o vaginali,<br />
controin<strong>di</strong>cazioni orali.<br />
Inalazione:<br />
l’inalazione<br />
Alcune sostanze a uso locale<br />
assicura un rapido sollievo ai<br />
problemi respiratori locali.<br />
provocano gravi effetti sistemici e<br />
locali. (irritazione polmonare).<br />
Rapido accesso <strong>di</strong> gas<br />
anestetici.<br />
71
Dischi intraoculari. Non<br />
necessita <strong>di</strong> frequenti<br />
Reazioni locali (lacrimazione ecc)<br />
Ansia per il paziente.<br />
somministrazioni(come<br />
i<br />
colliri), si può portare mentre<br />
si dorme.<br />
3.3 La terapia.<br />
Abbiamo approfon<strong>di</strong>to gli aspetti principali che l' infermiere deve<br />
conoscere per effettuare una corretta somministrazione dei farmaci;<br />
ora an<strong>di</strong>amo ad esaminare il vero e proprio atto della<br />
somministrazione<br />
del<br />
farmaco.<br />
L' infermiere per portare a termine correttamente il suo compito <strong>di</strong><br />
somministrazione della terapia deve ricordarsi un metodo semplice e<br />
specifico che facilita <strong>di</strong> netto questa funzione molto delicata, ed è la<br />
72
famosa e sopracitata regola delle 7G:<br />
1 Giusto farmaco: il farmaco che si sta somministrando deve<br />
essere quello effettivamente prescritto.<br />
2 Giusta dose: il farmaco deve essere somministrato nella dose<br />
prescritta.<br />
3 Giusta via <strong>di</strong> somministrazione: il farmaco deve essere<br />
somministrato per la via prescritta<br />
4 Giusto orario: il farmaco deve essere somministrato con la<br />
frequenza prescritta e all' ora in<strong>di</strong>cata dai protocolli in uso.<br />
5 Giusto Paziente: il farmaco deve essere somministrato alla<br />
persona alla quale è stato prescritto<br />
6 Giusta registrazione: si registra nella documentazione clinica<br />
dell' avvenuta somministrazione ( o non avvenuta con le<br />
relative motivazioni)<br />
7 Giusto controllo: sia su tutte le fasi <strong>di</strong> gestione della terapia,<br />
ovvero dalla lettura della prescrizione alla somministrazione,<br />
sia in merito all' esecuzione <strong>di</strong> eventuali controlli successivi<br />
(per esempio, la rilevazione della pressione arteriosa nel caso<br />
<strong>di</strong> somministrazione <strong>di</strong> un anti ipertensivo). 75<br />
Perciò l'infermiere trascrive la prescrizione sulla scheda della<br />
somministrazione <strong>di</strong> farmaci (Meglio sarebbe se il me<strong>di</strong>co scrivesse<br />
<strong>di</strong>rettamente la somministrazione del farmaco con le in<strong>di</strong>cazioni sulla<br />
75 Tratto da: “responsabilità infermieristiche nella somministrazione dei farmaci<br />
capitolo 1 pag 3<br />
73
scheda della terapia del paziente ).da un punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co l’atto<br />
della somministrazione si <strong>di</strong>stingue in due momenti:<br />
1) L’atto della prescrizione, <strong>di</strong> competenza me<strong>di</strong>ca,<br />
2) L’atto della somministrazione <strong>di</strong> competenza<br />
infermieristica.<br />
Se questi due momenti vengono tenuti <strong>di</strong>stinti, l’infermiere<br />
risponderà solo <strong>degli</strong> errori legati alla somministrazione.<br />
La trascrizione della prescrizione comprende; nome e cognome del<br />
paziente, numero <strong>di</strong> stanza e letto, la data <strong>di</strong> inizio e fine della<br />
terapia, nome e dosaggio del farmaco, orario e via <strong>di</strong><br />
somministrazione.<br />
L’infermiere deve somministrare terapie prescritte dal me<strong>di</strong>co e<br />
controllare se è scritto il dosaggio e se è presente la firma del me<strong>di</strong>co<br />
prescrivente.<br />
Se manca anche solo una <strong>di</strong> questi due fattori andate dal me<strong>di</strong>co per<br />
chiarire oppure rifiutatevi <strong>di</strong> fare la terapia.<br />
Comunque non è così semplice, per questa fase <strong>di</strong> ricezione della<br />
prescrizione, esistono <strong>di</strong>versi punti che l' infermiere deve osservare<br />
per garantire una<br />
successiva somministrazione del farmaco in<br />
maniera idonea.<br />
An<strong>di</strong>amoli ad esaminare:<br />
1. per ogni farmaco che l’infermiere somministra è necessaria<br />
una prescrizione farmaceutica.<br />
74
2. controllare con attenzione tutte le prescrizioni trascritte,<br />
confrontandole con quelle <strong>di</strong> chi ha prescritto il farmaco.<br />
Qualsiasi trascrizione macchiata illeggibile va nuovamente<br />
controllata con il prescrivente.<br />
3. assicurarsi che la prescrizione contenga i seguenti elementi: la<br />
data in cui è stata scritta, il nome e il dosaggio del farmaco da<br />
somministrare , la via <strong>di</strong> somministrazione e la firma <strong>di</strong> chi ha<br />
prescritto il farmaco.<br />
4. valutare l’anamnesi <strong>di</strong> allergia del paziente. Se il farmaco è<br />
controin<strong>di</strong>cato, avvisare chi lo ha prescritto.<br />
5. occorre conoscere dei farmaci l’azione e lo scopo, il dosaggio e<br />
via <strong>di</strong> somministrazione in<strong>di</strong>cata, intervallo <strong>di</strong> tempo prima<br />
della comparsa dell’azione, effetti collaterali e implicazioni<br />
relative alla somministrazione e al controllo richiesto<br />
all’infermiere .<br />
6. somministrare il farmaco negli orari stabiliti in base al<br />
frazionamento della posologia.<br />
La preme<strong>di</strong>cazione prima dell’intervento va somministrata entro<br />
un tempo specifico. L’insulina va somministrata a <strong>di</strong>stanza<br />
opportuna prima del pasto.<br />
7. la prescrizione verbale consiste in un farmaco o in una<br />
prescrizione terapeutica ricevuti dall’infermiere in presenza <strong>di</strong><br />
chi prescrive il farmaco. Vanno comunque riportate in cartella<br />
con il nome <strong>di</strong> chi le ha prescritte.<br />
75
3.4. La terapia orale<br />
Specificamente, dato che l' obbiettivo della mia tesi è quello <strong>di</strong> creare<br />
un vademecum farmaceutico per abbassare il rischio clinico nella<br />
somministrazione dei farmaci per via orale,<br />
descriverò il modo<br />
corretto per garantire al paziente una corretta assunzione del<br />
farmaco.<br />
Tenendo conto anche delle specifiche linee guida.<br />
Con somministrazione per via orale si intende: l’assunzione per bocca<br />
e la successiva deglutizione <strong>di</strong> un farmaco.<br />
Questa modalità <strong>di</strong> somministrazione richiede normalmente che il<br />
paziente sia cosciente, collaborante e con riflesso della deglutizione<br />
presente.<br />
I farmaci impiegati si presentano sotto forma solida (compresse,<br />
capsule, confetti, polveri ecc.) o fluida (sciroppi, gocce, gel ecc.)<br />
L’assorbimento del farmaco somministrato per via orale è molto<br />
variabile in quanto <strong>di</strong>pende da quattro punti fondamentali:<br />
1) proprietà fisiche e chimiche del farmaco;<br />
2) velocità <strong>di</strong> svuotamento gastrico (è maggiore con il paziente in<br />
posizione laterale dx);<br />
3) variazioni del ph nelle varie porzioni del tratto <strong>di</strong>gerente;<br />
4) irrorazione ematica della superficie d’assorbimento.<br />
In particolare, a livello gastrico l’assorbimento è influenzato dalla<br />
presenza <strong>di</strong> cibo nello stomaco (migliore quando è vuoto ma allo<br />
stesso tempo più pericoloso per la possibile irritazione della<br />
76
parete dello stomaco), mentre a livello intestinale è influenzato<br />
dalla velocità <strong>di</strong> transito (migliore quando il transito non è<br />
accelerato, se il paziente presenta <strong>di</strong>arrea ricor<strong>di</strong>amoci che il<br />
transito è accelerato).la somministrazione per via orale può avere<br />
effetti gastrointestinali indesiderati come nausea, vomito ,<br />
irritazione gastrica che può causare anche ulcere.<br />
L’infermiere deve controllare la capacità del paziente <strong>di</strong> deglutire<br />
in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza:<br />
Valutazione della capacità del paziente <strong>di</strong> deglutire.<br />
• Chiedere al paziente <strong>di</strong> ripetere alcuni suoni che richiedono gli<br />
stessi movimenti muscolari della deglutizione: “mi-mi-mi-(per<br />
le labbra) ; “le-le-le” (per la lingua); “ga-ga-ga” (per il palato<br />
molle e la faringe).<br />
• Valutare il riflesso della deglutizione inducendo il paziente a<br />
far scivolare la lingua all’in<strong>di</strong>etro lungo il palato.<br />
• Sistemare pollice e in<strong>di</strong>ce sulla laringe del paziente e<br />
chiedergli <strong>di</strong> deglutire: in con<strong>di</strong>zioni normali la laringe si<br />
eleva.<br />
Allutazione della tosse del paziente<br />
Fare due respiri lenti e profon<strong>di</strong> inspirando attraverso il naso ed<br />
espirando attraverso<br />
la bocca.<br />
Inspirare per una terza volta e trattenere il fiato contando fino a<br />
tre. Tossire con forza per due o tre volte consecutive senza<br />
77
inspirare tra un colpo <strong>di</strong> tosse e l’altro (in questa fase bisogna far<br />
uscire tutta l’aria dai polmoni).<br />
Valutazione del riflesso faringeo del paziente<br />
• Valutare il riflesso faringeo colpendo la parete posteriore<br />
della faringe con un abbassalingua.<br />
• Non ricercare mai il riflesso faringeo ij un paziente con<br />
tosse o deglutizione compromesse.<br />
Per proteggere le vie aeree controllare che il paziente presenti<br />
tutti e tre i riflessi: faringeo, della deglutizione e della tosse. Tutto<br />
questo è documentato da linee guida create specificamente per<br />
valutare le funzioni sensoriali <strong>di</strong> un paziente.<br />
LINEE GUIDA<br />
1. Valutare le funzioni sensoriali del paziente, compresa la vista,<br />
l’u<strong>di</strong>to, tatto, e la coor<strong>di</strong>nazione fisica. I deficit sensoriali e<br />
della coor<strong>di</strong>nazione possono compromettere, infatti, la<br />
capacità del paziente <strong>di</strong> vedere i farmaci, <strong>di</strong> aprire i flaconi e <strong>di</strong><br />
leggere le etichette.<br />
2. Spesso il paziente assume per bocca più <strong>di</strong> un farmaco<br />
contemporaneamente. L’infermiere deve valutare le potenziali<br />
interazioni <strong>di</strong> ciascun farmaco con il cibo o altri farmaci. Se<br />
sorge qualche dubbio, consultarsi sempre con il farmacista.<br />
3. Valutare quali farmaci possono essere assunti con il cibo;<br />
78
alcuni infatti vanno assunti a stomaco vuoto per potenziarne<br />
l’assorbimento;altri invece possono irritare il rivestimento<br />
gastrico e vanno sempre assunti assieme al cibo.<br />
4. Per ogni farmaco per bocca o per via topica raccogliere le<br />
informazioni che riguardano: azione, scopo, dosaggio normale<br />
e via <strong>di</strong> somministrazione, effetti collaterali frequenti, tempo<br />
<strong>di</strong> comparsa dell’effetto ed effetto massimo, implicazioni per<br />
l’assistenza infermieristica.<br />
5. Per ogni farmaco somministrato per bocca o per via topica<br />
rivedere nella prescrizione il nome del paziente, quello del<br />
farmaco, la sua concentrazione, il momento della<br />
somministrazione e la zona <strong>di</strong> applicazione.<br />
6. Prima <strong>di</strong> applicare un farmaco topico, lavare qualsiasi<br />
superficie che possa essere contaminata da sangue, liqui<strong>di</strong><br />
corporei, secreti o escreti.<br />
7. Usare guanti puliti monouso quando si applicano i farmaci<br />
topici per prevenire il rischio che la cute dell’infermiere li<br />
assorba. (Non solo con il rischio dello stesso <strong>di</strong> creare una<br />
sensibilizzazione al farmaco: ma assorbendo una parte del<br />
principio attivo, il paziente assorbirà il farmaco con una dose<br />
sbagliata).<br />
8. Seguire i consigli della casa farmaceutica produttrice per<br />
applicare correttamente il farmaco.<br />
9. Quando si usano farmaci topici, controllare prima della<br />
somministrazione le allergie del paziente, in particolare ai<br />
79
conservanti e ai profumi.<br />
10. Se il paziente è mentalmente e fisicamente capace, prepararlo<br />
alla <strong>di</strong>missione istruendolo sulle tecniche <strong>di</strong> auto<br />
somministrazione.<br />
80
CAPITOLO QUARTO<br />
Governo clinico e clinical pathways<br />
4.1 Il Governo clinico.<br />
“Il governo clinico non è né un’innovazione né un déjà vu”. 76<br />
Cos' è il governo clinico? Per Governo Clinico si intende un<br />
“approccio integrato per l’ammodernamento del SSN, che pone al<br />
centro della programmazione e gestione dei servizi sanitari i bisogni<br />
dei citta<strong>di</strong>ni e valorizza il ruolo e la responsabilità dei me<strong>di</strong>ci e <strong>degli</strong><br />
altri operatori sanitari per la promozione della qualità” 77 .<br />
In altre parole il governo clinico rappresenta una politica sanitaria<br />
che mette al centro della propria attenzione l’efficacia e<br />
l’appropriatezza clinica delle prestazioni, creando le con<strong>di</strong>zioni<br />
necessarie per fare in modo che la valutazione della qualità <strong>di</strong> queste<br />
ultime <strong>di</strong>venti parte integrante dell’attività istituzionale dei servizi e<br />
non, com’è stato solitamente, un fatto occasionale, episo<strong>di</strong>co e<br />
volontaristico.<br />
76 Frase <strong>di</strong> Roberto Grillo <strong>di</strong>rettore asl<br />
77 Definizione del ministero della salute<br />
http://www.salute.gov.it/qualita/paginaInternaQualita.jsp?id=232&<br />
menu=qualita<br />
81
Potremmo pensare che questa definizione sia stata coniata ai giorni<br />
nostri; per porre rime<strong>di</strong>o ad un' idea generale formatasi nella mente<br />
delle persone che ormai negli ospedali, non si pensi più a curare la<br />
salute dei pazienti, ma piuttosto, a far quadrare un bilancio<br />
economico.<br />
Infatti, ho notato che sempre più pazienti, parlando con loro in<br />
corsia, ascoltando le loro storie e raccogliendo le loro critiche, sono al<br />
corrente della situazione economica negli ospedali, cercando <strong>di</strong><br />
rivolgersi <strong>di</strong> conseguenza (almeno ché non siamo costretti a rimanere<br />
vicino ai familiari), alle ASL che non sono in “rosso” (come l' ASL<br />
ligure) 78 .<br />
I pazienti hanno l' enorme paura che nelle ASL in deficit, me<strong>di</strong>ci ed<br />
infermieri, abbiano a propria <strong>di</strong>sposizione per risparmiare, materiale<br />
scadente per <strong>di</strong>agnosticare e curare malattie. Oppure che non<br />
ricevano un adeguato livello <strong>di</strong> assistenza.<br />
Forse tutto questo è anche nato dal fatto che le cose sono cambiate: i<br />
pazienti <strong>di</strong> oggi, per la maggior parte anziani, erano abituati ad un<br />
sistema <strong>di</strong> erogazione <strong>di</strong> assistenza sanitaria <strong>di</strong>verso, la mutua,<br />
ovvero:<br />
dove le spese delle prestazioni sanitarie, da parte delle<br />
vecchie USL (unità sanitaria locale), venivano pagate non dallo stato,<br />
ma dalla classe <strong>di</strong> lavoratori e quin<strong>di</strong>, venivano fornite prestazioni<br />
qualitativamente migliori 79 .<br />
78 Dato elaborato dallo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o e visione dei grafici Istat sul debito delle Asl.<br />
79 “Argomenti <strong>di</strong> economia per le professioni sanitarie” <strong>di</strong>: Marinella D’Innocenzo, Stefano<br />
82
Parlando <strong>di</strong> USL, un' altra fonte <strong>di</strong> preoccupazione che ha portato le<br />
persone, ( allo stesso tempo i pazienti), a consolidare nella loro mente<br />
l' ideologia sopracitata, è stato proprio il successivo cambiamento del<br />
nome USL, con il d.lg. 502/92 in aziende sanitarie locali (ASL) 80 . Il<br />
termine “Azienda”, potrebbe far intuire alla gente che non ci si stà<br />
più rivolgendo ad una struttura sanitaria, incentrata sui bisogni della<br />
persona, dove un futuro paziente potrà trovare qualità sia nei più<br />
semplici strumenti <strong>di</strong>agnostici; ma anche nei processi assistenziali.<br />
Ma che si rivolga ad una azienda vera e propria, dove uno <strong>degli</strong><br />
obiettivi fondamentali è arrivare a fine anno, presentando un bilancio<br />
positivo, applicando la regola economica che con il minimo spreco <strong>di</strong><br />
risorse (denaro), bisogna erogare il massimo delle prestazioni. Ed<br />
anche il vecchio “paziente” che una volta era ricoverato in reparto ora<br />
viene chiamato “utente” o “cliente” 81 .<br />
In realtà gia più <strong>di</strong> un secolo fa, Florence Nightingale in<strong>di</strong>cava, con<br />
una consapevolezza che all’epoca non era certamente <strong>di</strong> molti, questa<br />
affermazione:<br />
“It may seem a strange principle to enunciate as the very<br />
first requirement in a hospital that it should do the sick no<br />
harm”.82<br />
Trippetti casa e<strong>di</strong>trice Mc grow-hill<br />
80 DECRETO LEGISLATIVO 30 <strong>di</strong>cembre 1992, n.502<br />
81 “Argomenti <strong>di</strong> economia per le professioni sanitarie” <strong>di</strong>: Marinella D’Innocenzo, Stefano<br />
Trippetti casa e<strong>di</strong>trice Mc grow-hill<br />
82 Florence Nightingale, Notes on Hospitals (1863).<br />
83
Tradotto letteralmente significa: “Può sembrare strano un principio<br />
<strong>di</strong> enunciare l'esigenza prima in un ospedale che deve fare i malati<br />
del male”.<br />
Già in quell’epoca la Nightingale reclamava la necessità <strong>di</strong> garantire<br />
ai pazienti <strong>di</strong> non trovarsi a dover soffrire per le indesiderate<br />
conseguenze dell’assistenza loro prestata, in aggiunta a quelle dovute<br />
alla loro malattia.<br />
L’affermazione della Nightingale in<strong>di</strong>ca il problema, oggi quanto mai<br />
al centro dell’attenzione, della “gestione del rischio”. Ovvero come<br />
garantire la sicurezza dei pazienti all’interno <strong>di</strong> contesti<br />
inevitabilmente “pericolosi” quali possono essere gli ambiti<br />
assistenziali 83 .<br />
Mai come ora queste affermazioni ritrovano un riscontro in questa<br />
realtà moderna dove, ricollegandoci alle precedenti affermazioni,<br />
l’attenzione principale dei sistemi sanitari sembra essere concentrata<br />
principalmente sulla necessità <strong>di</strong> contenere i costi operando sugli<br />
assetti gestionali e organizzativi, con l’esplicito intento <strong>di</strong> recuperare<br />
margini <strong>di</strong> efficienza operativa.<br />
Via via stà cambiando ideologia basandosi sulla consapevolezza che<br />
l’efficacia clinica delle prestazioni e l’appropriatezza del loro utilizzo<br />
nella pratica, debbano rappresentare un interesse primario.<br />
Si è visto, infatti, come fosse trascurata una <strong>di</strong>mensione<br />
assolutamente rilevante ed essenziale della qualità dell’assistenza,<br />
83 Marco Rossi, infermiere affermazione elaborata dal suo articolo sulla rivista on-line<br />
Infermieri ...Scoperte Scientifiche e ?Infermieristica e scoperte in campo me<strong>di</strong>co<br />
84
vale a <strong>di</strong>re, la capacità dei servizi e <strong>degli</strong> operatori <strong>di</strong> mantenere<br />
performance professionali su standard accettabili in termini <strong>di</strong><br />
risultati clinici ottenuti e <strong>di</strong> appropriatezza nell’uso <strong>degli</strong> interventi.<br />
Ed è per questo che si presta maggiore attenzione a come realmente<br />
vengono assistiti i pazienti, attenzione che nel mondo anglosassone<br />
viene definita “clinical governance”, sottolineando, in questo modo,<br />
l’importanza della funzione clinico-assistenziale dell’attività dei<br />
servizi, e quin<strong>di</strong> delle <strong>di</strong>verse figure professionali che ne sono<br />
responsabili <strong>di</strong>rettamente.<br />
La qualità non può essere promossa attraverso l’applicazione <strong>di</strong><br />
norme o sanzioni; può fondarsi solo su un patto con i professionisti<br />
sanitari che li veda protagonisti e responsabili delle azioni ma anche<br />
della definizione delle strategie e della valutazione dei risultati.<br />
Il termine governo clinico compare per la prima volta in un<br />
documento inglese intitolato “ A first class service 84 : Quality in the<br />
new national healt service “, in cui viene introdotto il concetto <strong>di</strong><br />
“clinical governance”, ovvero <strong>di</strong> un contesto in cui i servizi sanitari si<br />
rendono responsabili del miglioramento continuo della qualità<br />
dell’assistenza e mantengono elevati livelli <strong>di</strong> prestazioni creando un<br />
ambiente che favorisce l’espressione dell’eccellenza clinica nel limite<br />
delle risorse <strong>di</strong>sponibili.<br />
84 da “A first Class Service”, 1998 <strong>di</strong> Donalds<br />
85
Nel particolare Donaldson 85 lo definisce: “ “il sistema attraverso il<br />
quale le organizzazioni<br />
sanitarie si rendono responsabili per il<br />
miglioramento continuo dei loro servizi e garantiscono elevati<br />
standards <strong>di</strong> performance assistenziale, assicurando le con<strong>di</strong>zioni<br />
ottimali nelle quali viene favorita l’eccellenza clinica”. D.B.<br />
Freedman 86 ci fornisce un' altra definizione <strong>di</strong> governo clinico: “può<br />
essere considerato un cambiamento generale della cultura del<br />
sistema che fornisce i<br />
mezzi per lo sviluppo delle capacità<br />
organizzative necessarie a erogare un servizio <strong>di</strong> assistenza<br />
sostenibile, responsabile, centrato sui pazienti e <strong>di</strong> qualità”. 87<br />
85 Donaldson: Chief Me<strong>di</strong>cal Officeron.<br />
86 D.B. Freedman<br />
87 D.B. Freedman dall' articolo “analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico”<br />
86
L’OMS (organizzazione mon<strong>di</strong>ale della sanità) “The principles of<br />
quality assurance” del 1983 <strong>di</strong>vide la qualità in 4 aspetti principali:<br />
• qualità tecnica dei professionisti<br />
• uso delle risorse - efficienza<br />
• gestione del rischio<br />
• sod<strong>di</strong>sfazione dei pazienti 88<br />
.Cioè parlare <strong>di</strong> governo clinico oggi, si intende assicurare la<br />
qualità,efficacia, sicurezza,<br />
centralità del paziente, tempestività,<br />
efficienza delle prestazioni.<br />
Per erogare i migliori risultati possibili in salute e l’uso efficiente<br />
delle risorse, vengono impiegate metodologie e strumenti quali:<br />
1)Formazione continua<br />
2)le linee guida ed i profili <strong>di</strong> assistenza basati su prove <strong>di</strong> efficacia,<br />
3)la gestione del rischio clinico,<br />
4)Au<strong>di</strong>t clinici<br />
5)Me<strong>di</strong>cina basata sull’Evidenza: EBM, EBHC e EBN<br />
6)Gestione dei Reclami e dei contenziosi<br />
7) Comunicazione e gestione della documentazione.<br />
8) Ricerca e sviluppo<br />
9)Esiti<br />
10)Collaborazione multi<strong>di</strong>sciplinare<br />
www.salute.gov.it<br />
88 ripreso dall' articolo dell' OMS “The principles of quality assurance”<br />
87
11)Coinvolgimento dei pazienti<br />
12)Valutazione del personale 89<br />
Tutto ciò costruito a partire dalla cartella clinica integrata<br />
informatizzata, la valorizzazione<br />
del personale e la relativa<br />
formazione, la integrazione <strong>di</strong>sciplinare e multiprofessionale, la<br />
valutazione sistematica delle performance per introdurre innovazioni<br />
appropriate ed con il coinvolgimento <strong>di</strong> tutti i soggetti, compresi i<br />
volontari e la comunità.<br />
In questa ottica, il ministro della Salute Livia Turco, in una au<strong>di</strong>zione<br />
alla Camera dei Deputati del 23 gennaio 2007 90 , parla del Governo<br />
clinico come <strong>di</strong> “un importante elemento che può contribuire ad<br />
integrare una serie <strong>di</strong> elementi e questioni ormai giunte a<br />
maturazione:<br />
• l’esigenza <strong>di</strong> assicurare omogeneità, per qualità e quantità,<br />
nonché per requisiti minimi <strong>di</strong> sicurezza e garanzie <strong>di</strong> efficacia,<br />
alle prestazioni erogate su tutto il territorio nazionale;<br />
• la necessità <strong>di</strong> passare spe<strong>di</strong>tamente a percorsi <strong>di</strong>agnosticoterapeutico-assistenziali<br />
costruiti sulla appropriatezza e sulla<br />
centralità del paziente;<br />
• il dovere <strong>di</strong> procedere con rapi<strong>di</strong>tà all’innalzamento dei livelli<br />
<strong>di</strong> sicurezza delle prestazioni attraverso la introduzione <strong>di</strong><br />
tecnologie <strong>di</strong> prevenzione del rischio <strong>di</strong> malpractice;<br />
89 Piano d’in<strong>di</strong>rizzo per la Riabilitazione del Ministero della salute<br />
90 "Governo clinico, qualità e sicurezza delle cure” del Ministero della Salute<br />
88
• l’urgenza <strong>di</strong> cominciare a costruire il secondo pilastro della<br />
sanità pubblica, quello della me<strong>di</strong>cina del territorio, a partire<br />
dalla riorganizzazione e promozione delle cure primarie e della<br />
integrazione socio-sanitaria, con particolare riferimento alla<br />
presa in carico e alla continuità della assistenza nell’arco delle<br />
24 ore e sette giorni su sette;<br />
• la opportunità <strong>di</strong> aprire il sistema, nella sua interezza, alla<br />
cultura della valutazione, puntando con decisione sulla<br />
utilizzazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> esito e valutazione in termini <strong>di</strong><br />
obiettivi <strong>di</strong> salute conseguiti, più che <strong>di</strong> mera sommatoria <strong>di</strong><br />
prestazioni erogate;<br />
• l’esigenza <strong>di</strong> aumentare la trasparenza del sistema, a<br />
cominciare dalla rivalutazione del merito professionale, e dalla<br />
ridefinizione delle norme sul reclutamento della <strong>di</strong>rigenza e<br />
sulla progressione delle carriere. Si tratta <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione<br />
imprescin<strong>di</strong>bile per assicurare alla sanità pubblica le migliori<br />
competenze, rilanciare le politiche del personale, incidere sul<br />
rapporto perverso tra sanità e cattiva politica, ridare fiducia ai<br />
citta<strong>di</strong>ni;<br />
• l’urgenza <strong>di</strong> dare effettività alla tanto declamata centralità del<br />
paziente, nella consapevolezza che il sistema è chiamato ad un<br />
impegno che va la <strong>di</strong> la della corretta informazione nei suoi<br />
confronti.” 91<br />
91 ripreso dal ministero della salute http://www.salute.gov.it/qualita/<br />
89
Per ottenere i risultati desiderati, occorre che le capacità tecnicocliniche<br />
siano adeguatamente supportate da un ambiente funzionale<br />
al raggiungimento <strong>degli</strong> obiettivi clinici dei servizi.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un impegno multi<strong>di</strong>sciplinare, che deve trovare la clinica,<br />
sia tra chi nei servizi ha responsabilità cliniche e chi ha in<br />
collaborazione sia tra operatori clinici, sia tra chi nei servizi ha<br />
responsabilità cliniche e chi ha invece responsabilità organizzative e<br />
manageriali.<br />
E’ proprio in questa specifica connotazione culturale che le linee<br />
guida possono trovare nel governo clinico il contesto<br />
idoneo alla realizzazione delle loro potenzialità come strumenti per la<br />
promozione dell’efficacia e dell’appropriatezza clinica.<br />
Per essere utilizzate come strumento <strong>di</strong> valutazione della qualità delle<br />
prestazioni erogate, le linee guida devono poter fornire in<strong>di</strong>catori<br />
misurabili <strong>degli</strong> aspetti rilevanti e critici dei processi assistenziali.<br />
A tal fine, devono presentare specifiche caratteristiche e requisiti:<br />
devono essere valide dal punto <strong>di</strong> vista scientifico, con<strong>di</strong>vise dai<br />
destinatari ed esplicitamente orientate ad affrontare problemi<br />
assistenziali nel loro insieme.<br />
Proprio perché il governo clinico ha come obiettivo il miglioramento<br />
della qualità dell’assistenza, non si può, in questo caso, non parlare<br />
dell’uso delle informazioni scientifiche 92 come riferimento per le<br />
92 Evidence-based me<strong>di</strong>cine dall' articolo <strong>di</strong> Marco Rossi<br />
90
decisioni cliniche, al fine <strong>di</strong> orientarle verso una maggiore efficacia ed<br />
appropriatezza clinica.<br />
Tuttavia il governo clinico non si limita solo ad applicare<br />
praticamente i principi dell’ ”Evidence-Based Me<strong>di</strong>cine”, ma fa in<br />
modo che il riferimento alle informazioni scientifiche <strong>di</strong>sponibili<br />
<strong>di</strong>venti parte integrante delle modalità operative dell’intera<br />
organizzazione.<br />
L' Evidence-Based Me<strong>di</strong>cine ( EBM) è un movimento culturale che si<br />
è progressivamente <strong>di</strong>ffuso a livello internazionale, favorito da alcuni<br />
fenomeni che hanno contribuito ad una crisi dei modelli tra<strong>di</strong>zionali<br />
della me<strong>di</strong>cina. 93<br />
E’ in questo contesto che s’inserisce il principio <strong>di</strong> “imparare<br />
dall’esperienza” 94 , il quale implica non solo un’analisi dei processi<br />
assistenziali sulla base delle evidenze scientifiche nell’ambito della<br />
valutazione dell’efficacia <strong>degli</strong> interventi sanitari, ma implica anche<br />
93 Definizione del GIMBE: grupo Italiano per la me<strong>di</strong>cina basata sulle evidenze.<br />
94 Articolo Marco Rossi su: Infermieri ...Scoperte Scientifiche e ? Infermieristica e<br />
scoperte in campo me<strong>di</strong>co<br />
91
l’adozione <strong>di</strong> meccanismi e strumenti d’identificazione ed analisi<br />
<strong>degli</strong> errori e delle loro cause, attraverso una politica <strong>di</strong> sorveglianza<br />
per identificare quei fattori che inducono a commettere errori.<br />
Imparare dalle esperienze significa anche porsi nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
poter apprendere da quelle altrui, me<strong>di</strong>ante una comparazione tra le<br />
prestazioni erogate da team <strong>di</strong> operatori e da servizi così da<br />
raggiungere migliori risultati clinici.<br />
E’ proprio in questo contesto che possiamo introdurre il concetto <strong>di</strong><br />
“responsabilizzazione”, verso la qualità come dovere istituzionale, che<br />
il governo clinico richiede ai professionisti.<br />
Parlare <strong>di</strong> responsabilizzazione significa: “porsi l’obiettivo <strong>di</strong> una<br />
buona qualità dell’assistenza nei confronti del sistema all’interno del<br />
quale si opera, non come generico compito professionale del singolo<br />
operatore, ma come impegno dei team nel loro insieme, attraverso la<br />
scelta responsabile <strong>di</strong> sottoporsi a forme <strong>di</strong> controllo e monitoraggio<br />
delle proprie prestazioni secondo principi <strong>di</strong> valutazione<br />
professionalmente con<strong>di</strong>visi.” 95<br />
Infine, un altro importante aspetto che caratterizza il concetto <strong>di</strong><br />
“governo della pratica clinica” è quello della partecipazione: un<br />
processo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione e partecipazione attiva <strong>degli</strong> utenti<br />
all’attività dei servizi corrisponde non solo a un generico <strong>di</strong>ritto del<br />
paziente, ma soprattutto ad una delle con<strong>di</strong>zioni necessarie per il<br />
raggiungimento <strong>degli</strong> obiettivi clinici desiderati.<br />
95 Definizione data da Marco Rossi<br />
92
Partecipazione dell’utenza significa, in concreto avviare una politica<br />
<strong>di</strong> comunicazione e informazione con il pubblico, affinché migliori la<br />
consapevolezza rispetto a quanto può aspettarsi dagli interventi<br />
sanitari <strong>di</strong>sponibili e dalla tipologia <strong>di</strong> offerta dei servizi; significa<br />
anche migliore comunicazione con il paziente per una maggiore<br />
collaborazione con gli operatori; significa, infine, mettere il paziente<br />
in grado <strong>di</strong> operare delle scelte, laddove varie opzioni <strong>di</strong>agnosticoterapeutiche<br />
siano possibili e il problema sia trovare quella più adatta<br />
alle esigenze e alle preferenze del singolo.<br />
Come definito dal ministero della salute Le linee guida vengono<br />
definite dall’Institute of Me<strong>di</strong>cine che (IOM) che “è<br />
un'organizzazione in<strong>di</strong>pendente senza scopo <strong>di</strong> lucro che opera al <strong>di</strong><br />
fuori del governo o <strong>di</strong> enti pubblici.” 96 “raccomandazioni, elaborate<br />
in modo sistematico, con lo scopo <strong>di</strong> supportare ed orientare me<strong>di</strong>ci<br />
e pazienti nelle decisioni concernenti le modalità assistenziali più<br />
appropriate in specifiche situazioni cliniche”. 97<br />
Esse rappresentano uno strumento essenziale del governo clinico<br />
finalizzato alla promozione della buona pratica clinica e a favorire<br />
l’approccio multi<strong>di</strong>sciplinare e la collaborazione interprofessionale<br />
nel processo <strong>di</strong> miglioramento continuo della qualità.<br />
I principali fattori che hanno favorito la produzione <strong>di</strong> linee guida,<br />
sono:<br />
• il fenomeno della variabilità nella pratica clinica,<br />
96 Da: “About the IOM” The Institute of Me<strong>di</strong>cine (IOM) of the national academis.<br />
http://www.iom.edu/About-IOM.aspx<br />
97 “Analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico” del Ministero della salute<br />
93
• gli ampi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo necessari per ottenere l’evidenza su<br />
aspetti clinici specifici,<br />
• la necessità <strong>di</strong> sintetizzare l’evidenza,<br />
• la necessità <strong>di</strong> supporto alle decisioni clinico assistenziali. 98<br />
Un aspetto particolarmente rilevante, però, è quello relativo alla<br />
qualità delle linee guida; infatti se è vero che negli ultimi tempi<br />
abbiamo assistito ad una vasta proliferazione <strong>di</strong> linee guida, è anche<br />
vero che solo una piccola parte <strong>di</strong> esse risulta <strong>di</strong> qualità; non è raro,<br />
per esempio, riscontrare su una specifica con<strong>di</strong>zione clinica<br />
raccomandazioni <strong>di</strong>scordanti che <strong>di</strong>sorientano l’operatore sanitario.<br />
Pertanto, il processo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> linee guida richiede un<br />
approccio metodologico particolarmente complesso e rigoroso, che<br />
tiene conto <strong>di</strong> precisi criteri che ne determinano la qualità. A tal<br />
proposito esistono <strong>di</strong>versi strumenti per l’elaborazione e la<br />
valutazione delle linee guida.<br />
Tra questi ricor<strong>di</strong>amo AGREE che è “una collaborazione<br />
internazionale <strong>di</strong> ricercatori e responsabili politici che cercano <strong>di</strong><br />
migliorare la qualità e l'efficacia delle linee guida <strong>di</strong> pratica clinica<br />
attraverso la definizione <strong>di</strong> un quadro con<strong>di</strong>viso per il loro sviluppo,<br />
comunicazione e valutazione.” 99<br />
98 “Analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico” del Ministero della salute<br />
99 Da: “Introduction What is AGREE? Dal sito ufficiale: http://www.agreecollaboration.org/intro/”<br />
94
Esso costituisce un metodo <strong>di</strong> elaborazione - valutazioneaggiornamento<br />
delle linee guida applicabile a tutte le aree cliniche<br />
(promozione della salute, <strong>di</strong>agnosi, terapia) e ai <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong><br />
contesto (nazionale, regionale, locale). 100<br />
La qualità delle linee guida, inoltre, è con<strong>di</strong>zionata dal livello <strong>di</strong><br />
evidenza <strong>di</strong>sponibile sullo specifico argomento clinico.<br />
Infatti, il livello <strong>di</strong> evidenza per le raccomandazioni <strong>di</strong> una linea guida<br />
viene classificato nel seguente modo:<br />
A. Basato su <strong>stu<strong>di</strong></strong> randomizzati controllati o sistematic reviews<br />
B. Basato su “robusti” <strong>stu<strong>di</strong></strong> sperimentali o osservazionali<br />
C. Basato sul consenso e l’opinione <strong>di</strong> esperti a livello nazionale<br />
D. Basato sul consenso e l’opinione <strong>di</strong> esperti a livello locale<br />
Le linee guida dovranno altresì possedere i seguenti<br />
requisiti: 101<br />
1. Chiare in<strong>di</strong>cazioni dell’obiettivo, della popolazione target e del<br />
contesto clinico<br />
necessario per la loro applicazione<br />
100 “Analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico” del Ministero della salute<br />
101 “Analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico” del Ministero della salute<br />
95
2. Chiare in<strong>di</strong>cazioni su chi ha formulato le linee guida<br />
3. Appropriata rappresentazione delle <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline coinvolte nel<br />
gruppo tecnico <strong>di</strong> lavoro<br />
4. Chiare metodologie <strong>di</strong> come l’evidenza è stata ricercata e valutata<br />
5. Chiare in<strong>di</strong>cazioni su come sono state formulate le linee guida dal<br />
gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />
6. Il livello <strong>di</strong> evidenza a supporto delle raccomandazioni<br />
7. In<strong>di</strong>cazioni sui tempi <strong>di</strong> aggiornamento delle linee guida<br />
8. Considerazioni <strong>di</strong> tipo costo-efficacia e dell’efficacia clinica delle<br />
raccomandazioni<br />
Altro strumento fondamentale del governo clinico è rappresentato<br />
dai percorsi assistenziali o percorsi assistenziali integrati, che<br />
possono essere definiti “i piani assistenziali integrati che delineano il<br />
processo <strong>di</strong> assistenza per una particolare con<strong>di</strong>zione<br />
dall’ammissione sino alla <strong>di</strong>missione”. 102<br />
Essi includono anche gli aspetti organizzativi legati al processo<br />
assistenziale, e sono adattati alla realtà locale.<br />
Essi, quin<strong>di</strong> incorporano le linee guida, fanno riferimento ad espliciti<br />
standard, coinvolgono <strong>di</strong>fferenti figure professionali, migliorando la<br />
comunicazione inter<strong>di</strong>sciplinare, evitando duplicazioni <strong>di</strong><br />
informazioni e trattamenti, riducendo la variabilità nella pratica<br />
clinica.<br />
102 Definizione data dal ministero della salute www.ministerodellasalute.gov<br />
96
Abbiamo parlato ampiamente del governo clinico, dalla sua nascita,<br />
su cosa si basa e abbiamo accurato che pone al centro del processo<br />
sanitario assistenziale il paziente.<br />
Per concludere voglio proporre una visione pratica <strong>di</strong> come è formato<br />
un governo clinico in Italia riportando un <strong>di</strong>scorso del Ministro della<br />
Salute Girolamo Sirchia scritto nel 2004 103 :<br />
“L’attuazione del governo clinico è responsabilità del Capo<br />
Dipartimento che, con l’aiuto <strong>di</strong> personale amministrativo,<br />
pre<strong>di</strong>spone e sottopone all’Amministrazione dell’Ente (Ospedale o<br />
ASL) un piano d’azione triennale che miri, nell’ambito <strong>di</strong> un budget<br />
assegnato con ampia facoltà <strong>di</strong> spesa, a trattare il maggior numero <strong>di</strong><br />
casi e a garantire l’out come del trattamento.<br />
Nel caso, ad esempio <strong>di</strong> una car<strong>di</strong>o<strong>chirurgia</strong>, è responsabilità del<br />
Capo Dipartimento assicurare all’Amministrazione dell’Ospedale un<br />
numero minimo <strong>di</strong> interventi (ad esempio by-pass aorto-coronarico)<br />
con mortalità a 30 giorni inferiore al 2%, nel rispetto delle risorse<br />
economiche <strong>di</strong>sponibili.<br />
Perché questo obiettivo possa essere conseguito, è necessario che il<br />
Capo Dipartimento mantenga con azione sistematica le Linee guida<br />
razionalmente e internazionalmente validate e utilizzi appieno le<br />
possibilità correttive offerte dal controllo <strong>di</strong> gestione, <strong>di</strong> cui il<br />
<strong>di</strong>partimento deve essere dotato.<br />
Il programma <strong>di</strong> Clinical Governance non può prescindere da una<br />
103 http://documenti.camera.it/Leg14/dossier/Testi/AS0302b.htm<br />
97
sistematica azione <strong>di</strong> aggiornamento del personale in tutte le sue<br />
forme, da un sistematico sostegno della cultura della qualità, da<br />
incentivi che premino la partecipazione del personale ai programmi<br />
<strong>di</strong> miglioramento delle qualità e che premino il conseguimento <strong>degli</strong><br />
obiettivi prefissati.<br />
I vantaggi <strong>di</strong> un buon sistema <strong>di</strong> governo sono numerosi, sia in<br />
termini <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> salute, sia in termini economici. Si pensi solo<br />
ai vantaggi <strong>di</strong> evitare le conseguenze della non-qualità, la quale infatti<br />
genera costi aggiuntivi, mentre la qualità genera risparmi. 104<br />
Il conferimento del governo clinico ai poteri e alla responsabilità del<br />
Capo Dipartimento ha l’innegabile vantaggio <strong>di</strong> riportare la decisione<br />
in capo ai me<strong>di</strong>ci, pur nel rispetto dei vincoli <strong>di</strong> bilancio e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
ridurre l’atteggiamento economicistico oggi ampiamente lamentato<br />
in sanità e dovuto al fatto che la decisione è nelle mani del potere<br />
amministrativo.<br />
E’ perciò opportuno ricordare che, contrariamente a quanto alcuni<br />
pensano, il governo clinico non si contrappone alla norma ISO 9000,<br />
ma la integra utilmente negli ambiti me<strong>di</strong>ci.<br />
Infatti la norma ISO non ha l’ambizione <strong>di</strong> determinare la qualità del<br />
prodotto o del servizio, ma solo <strong>di</strong> creare le premesse operative<br />
perché, operando in un sistema organizzato con regole ben precise, il<br />
raggiungimento della qualità dei prodotti o servizi sia possibile; il<br />
104 “governo clinico” <strong>di</strong> Girolamo Sirchia tratto dal sito<br />
www.salute.gov.it/rassegna/ilPunto.jsp?id=3<br />
98
governo clinico aggiunge alla macchina basata sulla norma ISO la<br />
finalizzazione e la competenza clinica necessaria all’obiettivo<br />
specifico” 105 .<br />
4.2 Clinical pathways<br />
I percorsi assistenziali (in inglese per lo più clinical o critical<br />
pathways) possono essere definiti come piani multi<strong>di</strong>sciplinari ed<br />
interprofessionali relativi ad una specifica categoria <strong>di</strong> pazienti in<br />
uno specifico contesto locale e la cui attuazione è<br />
valutata me<strong>di</strong>ante in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> processo e <strong>di</strong> esito. 106<br />
Ovvero: I critical pathways sono strumenti fondamentali usati nei<br />
sistemi managed care e case management. Essi si costruiscono con<br />
la collaborazione <strong>di</strong> tutto il team assistenziale <strong>di</strong> un ospedale. Sono la<br />
versione abbreviata del percorso ospedaliero del cliente in base al<br />
DRG o al caso tipo. Forniscono le informazioni necessarie per erogare<br />
un assistenza <strong>di</strong> qualità con un buon rapporto costo efficacia. Ciascun<br />
reparto ospedaliero sviluppa i propri critical pathways 107 .<br />
105 (Girolamo Sirchia Ministro della Salute – Roma, 13 maggio2004)<br />
106 Woolf, 1990; Cana<strong>di</strong>an Me<strong>di</strong>cal Association, 1995; Pearson et al, 1995; Wall e Proyect,<br />
1998<br />
107 Wieczorek P., Developing Critical Pathways for Operating Room, Aorn Journal<br />
December, 2(6), 1995.<br />
99
Un critical pathway è un piano scritto che funziona come guida per<br />
un’assistenza del paziente efficiente e puntuale, essi possono essere<br />
comparati ad una cartina stradale che orienta ogni <strong>di</strong>sciplina sugli<br />
interventi essenziali e sui risultati che debbono essere raggiunti in un<br />
determinato giorno o in un determinato periodo <strong>di</strong> tempo 108 .<br />
I critical pathways aiutano il team assistenziale a<br />
raggiungere i risultati attesi in un appropriato numero <strong>di</strong> giorni <strong>di</strong><br />
degenza e vengono costruiti per pazienti o popolazioni <strong>di</strong> pazienti che<br />
andranno incontro a esperienze cliniche simili e che richiederanno<br />
trattamenti, servizi e risorse simili.<br />
Essi sono sviluppati in base alle esperienze e conoscenze dei membri<br />
team assistenziale. Li si potrebbe anche considerare linee guida<br />
clinico-organizzative. Un percorso assistenziale è il macro processo<br />
108 Byron Smith G., Danforth D.A.,Owens P.J., Role restructuring: nurse, case manager ad<br />
educator, Nursing administration Quarterly, 19(1), 1994.<br />
100
che corrisponde alla intera gestione <strong>di</strong> un problema <strong>di</strong> salute.<br />
Si può<br />
considerare un sinonimo <strong>di</strong> percorso <strong>di</strong>agnostico-terapeutico, ma la<br />
parola assistenziale include anche l’assistenza alla persona per la cura<br />
<strong>di</strong> sé e<br />
per eventuali <strong>di</strong>sabilità e il sostegno psico-emozionale e<br />
sociale. Idealmente la gestione dei percorsi assistenziali dovrebbe<br />
riguardare sia la componente territoriale, sia quella ospedaliera. 109<br />
Infatti dovrebbe.<br />
Ma con le risorse a <strong>di</strong>sposizione e le scelte <strong>di</strong> allocazione delle stesse;<br />
portano comunque la maggior parte delle volte a focalizzarci solo sul<br />
contesto ospedaliero o solo sul territorio.<br />
Migliorandone una a <strong>di</strong>scapito <strong>di</strong> un' altro.<br />
Si parla <strong>di</strong> linee guida perché i clinical pathways si basano su:<br />
11. standard <strong>di</strong> assistenza <strong>di</strong> specifiche popolazioni <strong>di</strong> pazienti,<br />
sulle migliori evidenze scientifiche e su dati <strong>di</strong> benchmarking;<br />
12. specificano il periodo <strong>di</strong> riferimento e il flusso temporale con<br />
date e tempi per il raggiungimento dei risultati attesi (giorni,<br />
nei reparti per acuti; ore, minuti, nelle aree critiche; visite, per<br />
l’assistenza domiciliare; perio<strong>di</strong>, per pazienti cronici);<br />
13. usano i DRG per <strong>di</strong>agnosi me<strong>di</strong>che, insieme alle <strong>di</strong>agnosi<br />
infermieristiche e alle linee guida;<br />
109 Definizione tratta dalla rivista Siryo rivista specializzata in scienze infermieristiche ostertiche, dall'<br />
articolo “i percorsi assistenziali midwifery Clinical pathways” <strong>di</strong> Freancesca Franchi<br />
101
I DRG o: Diagnosi s-related group o più semplicemente DRG, è<br />
l'equivalente in italiano Raggruppamenti Omogenei <strong>di</strong><br />
Diagnosi oppure ROD.<br />
Esso è un sistema che permette <strong>di</strong> classificare tutti i pazienti <strong>di</strong>messi<br />
da un ospedale (ricoverati in regime or<strong>di</strong>nario o day hospital) in<br />
gruppi omogenei per assorbimento <strong>di</strong> risorse impegnate.<br />
Tale aspetto permette <strong>di</strong> quantificare economicamente tale<br />
assorbimento <strong>di</strong> risorse e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> remunerare ciascun episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
ricovero. Una delle finalità del sistema è quella <strong>di</strong> controllare e<br />
contenere la spesa sanitaria. 110<br />
I critical pathways prevedono in dettaglio tutte le attività previste<br />
per trattare quel caso specifico secondo la migliore sequenza<br />
110 Definizione data dal libro “Argomenti <strong>di</strong> economia per le professioni sanitarie” Marinella<br />
D’Innocenzo, Stefano Trippetti casa e<strong>di</strong>trice Mc Grow-Hill<br />
102
temporale in relazione agli esiti da conseguire; in questo modo è<br />
possibile verificare quoti<strong>di</strong>anamente gli scostamenti e assumere le<br />
decisioni necessarie per correggerle.<br />
Si tratta <strong>di</strong> strumenti secondo cui per ogni singola <strong>di</strong>agnosi sono<br />
formulati <strong>degli</strong> out comes, (cioè prestazioni sanitarie che sono il<br />
risultato <strong>degli</strong> output che sono rappresentati dai ricoveri, visite<br />
prevenzioni e gli in put che sono le risorse de<strong>di</strong>cate alla sanità.) 111 , ai<br />
quali corrispondono <strong>degli</strong> interventi chiave relativi ad una serie <strong>di</strong><br />
elementi assistenziali generali (consulenze, accertamenti,<br />
trattamenti, nutrizione, farmaci, attività, sicurezza, educazione e<br />
pianificazione della <strong>di</strong>missione) (Zander 1992) 112<br />
quin<strong>di</strong> i percorsi assistenziali, (clinical pathways), hanno lo<br />
scopo <strong>di</strong> eliminare il più possibile i ritar<strong>di</strong> e gli sprechi, contenere le<br />
variazioni non necessarie nei trattamenti, assicurare la continuità e il<br />
coor<strong>di</strong>namento dell’assistenza, ridurre al minimo i rischi per i<br />
pazienti, (prevenzione del rischio) e migliorare gli esiti.<br />
Per un buon percorso assistenziale è necessario che: 113<br />
1) vi sia un approccio interprofessionale, multi<strong>di</strong>sciplinare e talvolta<br />
anche possibile basate sulle evidenze scientifiche ;<br />
2) vi sia l ’ adattamento e la con<strong>di</strong>visione locale delpiano ;<br />
111 Definizione tratta da “Il processo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> salute” del <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> Economia e<br />
Meto<strong>di</strong> Quantitativi dell' università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Genova.<br />
112 Definizione <strong>di</strong> Zander 1992. tratta da IL CASE MANAGEMENT Newsletter Collegio Ipasvi<br />
della Spezia, marzo 2007 A cura <strong>di</strong> Patrizia Nunziante<br />
113 I punti a susseguirsi sono trattis dall' articolo del collegio IPASVI <strong>di</strong> Gorizia: “I percorsi<br />
clinico-assistenziali: quali evidenze per un’assistenza <strong>di</strong> qualità?” redatto dalla Dott.ssa Gloria<br />
MORETTO<br />
103
3) il percorso sia sud<strong>di</strong>viso in fasi <strong>di</strong> durata definita;<br />
4) sia specificata la sequenza <strong>degli</strong> atti dei professionisti coinvolti<br />
(chi deve fare che cosa quando ) nelle <strong>di</strong>verse fasi ;<br />
5)sia valutata l ’ attuazione del percorso me<strong>di</strong>ante<br />
vali<strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> processo e possibilmente anche <strong>di</strong> esito ;<br />
6) sia promosso il coinvolgimento <strong>degli</strong> utenti.<br />
Essendo strumenti coincisi e generali che includono dei piani<br />
standar<strong>di</strong>zzati, non tutti i pazienti seguono meticolosamente il piano.<br />
Per questo si utilizzano i copathways che permettono <strong>di</strong> affrontare<br />
una comorbilità e gli algoritmi per il trattamento <strong>di</strong><br />
varianze<br />
frequenti.<br />
I critical pathways migliorano e facilitano la comunicazione con il<br />
paziente e coor<strong>di</strong>nano il processo <strong>di</strong> cura e sono un valido mezzo per<br />
esaminare e valutare il processo <strong>di</strong> assistenza e le sue conseguenze.<br />
Per ottimizzare la comunicazione alcune istituzioni forniscono al<br />
paziente una copia semplificata del critical pathways; ciò stimola il<br />
paziente a porre delle domande e quin<strong>di</strong> a stabilire un <strong>di</strong>alogo con<br />
l’equipe assistenziale 114 .<br />
I critical pathways possono essere un potente strumento per<br />
prevenire le cause <strong>di</strong> “malpractice” (cura sbagliata), perché<br />
testimoniano la conduzione <strong>degli</strong> interventi secondo gli standard<br />
assistenziali.<br />
114 June Forkner, Clinical Pathways: benefits and liabilities, Nursing Management,<br />
novembre 1996.<br />
104
Con i critical pathways e con l’uso delle mappe <strong>di</strong> cura, nei paesi in<br />
cui sono stati adottati, si è superato il processo <strong>di</strong> nursing, non come<br />
metodo scientifico, ma come metodo mono <strong>di</strong>sciplinare ridondante<br />
nella prospettiva <strong>di</strong> una presa in carico globale della persona 115 .<br />
Tutto questo non è nato per caso e anche se è una strategia nata da<br />
poco, il clinical pathways ha una storia precisa che è in<strong>di</strong>spensabile<br />
per comprenderne l' evoluzione. Dunque:<br />
L’opportunità dello sviluppo e dell’applicazione <strong>di</strong> percorsi<br />
assistenziali è stato sostenuta anche dal comitato <strong>di</strong> esperti 116<br />
convocato dal prestigioso Institute of Me<strong>di</strong>cine americano.<br />
I percorsi assistenziali sono comparsi in un periodo relativamente<br />
recente, insieme all’affermarsi della managed care.<br />
La managed care nasce negli Stati Uniti intorno agli anni trenta del<br />
secolo scorso, quando le compagnie petrolifere, le società per la<br />
realizzazione <strong>di</strong> opere pubbliche, l’industria estrattiva mineraria, ecc.<br />
cominciarono ad avvertire la necessità <strong>di</strong> contrattare con le<br />
organizzazioni sanitarie pacchetti predefiniti <strong>di</strong> prestazioni per i<br />
propri <strong>di</strong>pendenti 117 .<br />
I primi percorsi assistenziali si ispirarono alla tecnica dei critical<br />
pathways (percorsi critici)usata nel mondo industriale per<br />
115 Antullo A., Case Management, in Benci L. Manuale giuri<strong>di</strong>co professionale per l’esercizio<br />
del nursing, e<strong>di</strong>zione McGraw-Hill, Milano 2001.<br />
116 Commettee on the Quality of Health Care in America<br />
117 Fairfield et al, 1997; Robinson e Steiner, 1998.<br />
105
ottimizzare i tempi <strong>di</strong> lavoro.<br />
Il percorso critico è la sequenza <strong>di</strong> attività, dall’or<strong>di</strong>ne dei materiali ai<br />
fornitori alla consegna del prodotto, che dà luogo ad una durata<br />
minima del processo produttivo Ci si è resi presto conto che i percorsi<br />
assistenziali potevano servire non solo a migliorare l’efficienza e la<br />
continuità delle cure e a ridurre la variabilità, ma anche a favorire<br />
l’applicazione delle conoscenze scientifiche sull’efficacia <strong>degli</strong><br />
interventi.<br />
Approfon<strong>di</strong>to il quadro storico voglio concludere esaminando gli<br />
aspetti positivi (vantaggi) e negativi (svantaggi) che hanno i clinical<br />
pathways.<br />
Hanno il vantaggio <strong>di</strong> favorire la continuità <strong>degli</strong> interventi e<br />
l’integrazione tra unità organizzative ed anche talvolta tra<br />
organizzazioni <strong>di</strong>verse e <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire così gli inconvenienti per i<br />
pazienti alle interfacce.<br />
La ricostruzione ed analisi dei percorsi assistenziali, come <strong>di</strong><br />
qualunque processo, permette <strong>di</strong> identificare lentezze e attese<br />
riducibili, attività poco utili o troppo costose, ripetizioni, rischi<br />
evitabili. La scomposizione dell’intero percorso assistenziale in fasi<br />
obbliga a chiarire i criteri clinici e organizzativi applicati per inserire<br />
o “arruolare” l’utente in una fase e per “trasferirlo” alla fase<br />
successiva. Rispetto ad altre forme <strong>di</strong> gestione per processi, i<br />
percorsi assistenziali hanno il vantaggio <strong>di</strong> dare importanza<br />
fondamentale ai criteri <strong>di</strong> appropriatezza professionale <strong>degli</strong><br />
106
interventi e agli esiti <strong>di</strong> salute e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> richiamare l’attenzione sul<br />
fatto che il vero prodotto <strong>di</strong> una organizzazione sanitaria non sono le<br />
prestazioni (i prodotti o out put), ma gli esiti (gli out come).<br />
In effetti la <strong>di</strong>ffusione dei percorsi assistenziali è stata favorita dall’<br />
“ondata della EBM” che ha reso più <strong>di</strong>sponibili e più accettabili<br />
rassegne sistematiche e linee guida che tengono conto delle evidenze<br />
scientifiche.<br />
Non sono pochi poi i vantaggi dei percorsi assistenziali per gli utenti,<br />
anche se <strong>di</strong> solito non sono realizzati completamente.<br />
I<br />
percorsi assistenziali rendono più facile l’omogeneità delle<br />
informazioni che i professionisti sanitari offrono agli utenti sull’iter<br />
del piano <strong>di</strong> cura.<br />
Dall’applicazione dei percorsi assistenziali ci si può ragionevolmente<br />
attendere una rilevante <strong>di</strong>minuzione della variabilità ingiustificata<br />
nei comportamenti dei professionisti sanitari, un aumento della<br />
produttività, ed anche un miglioramento della sicurezza per i pazienti<br />
(<strong>di</strong>minuzione delle complicazioni) e <strong>degli</strong> esiti.<br />
In conclusione, i percorsi assistenziali possono essere considerati uno<br />
strumento per migliorare l’efficienza nell’uso <strong>di</strong> risorse scarse senza<br />
compromettere la qualità professionale dell’assistenza, che anzi può<br />
migliorare 118<br />
Va detto che un buon percorso assistenziale va continuamente<br />
118 Wall e Proyect, 1998.<br />
107
ipensato alla luce delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> applicazione, dei risultati<br />
ottenuti e <strong>di</strong> nuove eventuali acquisizioni e quin<strong>di</strong> implica il suo<br />
continuo aggiornamento.<br />
Il principale svantaggio è che i professionisti sanitari considerino che<br />
i percorsi assistenziali portino ad una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> flessibilità ed<br />
autonomia e ad una me<strong>di</strong>cina tipo “libro <strong>di</strong> ricette <strong>di</strong> cucina” poco<br />
sensibile alle caratteristiche in<strong>di</strong>viduali del singolo paziente.<br />
In realtà, come si è già accennato, le raccomandazioni professionali<br />
<strong>di</strong> un buon percorso assistenziale dovrebbero sì essere quelle più<br />
accre<strong>di</strong>tate alla luce delle evidenze scientifiche ma:<br />
Il singolo<br />
professionista è comunque autorizzato a scostarsi dalle<br />
raccomandazioni, quando pensa non adatte al caso particolare.<br />
Basta che lo <strong>di</strong>chiari e ne spieghi i motivi, anche per contribuire<br />
all’aggiornamento e alla maggiore articolazione del percorso; i<br />
percorsi devono in certo qual senso essere considerati sempre<br />
provvisori, soggetti a verifiche e a continui aggiornamenti, in<br />
<strong>di</strong>pendenza dai risultati della loro applicazione e <strong>di</strong> eventuali nuove<br />
acquisizioni conoscitive o tecnologiche.<br />
La possibilità <strong>di</strong> dare luogo ad un confronto (<strong>di</strong> fare bench marking)<br />
<strong>degli</strong> esiti può portare i professionisti insicuri a non impegnarsi.<br />
Altri ostacoli <strong>di</strong>pendono da carenze organizzative: limitatezza delle<br />
risorse <strong>di</strong>sponibili al momento (ma occorrerebbe essere capaci <strong>di</strong><br />
progettare a lungo termine), <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> adeguare i sistemi<br />
informativi, ritar<strong>di</strong> nell’“allineare” gli incentivi economici e <strong>di</strong><br />
108
carriera in modo che favoriscano l’applicazione dei percorsi. Inoltre<br />
talvolta i percorsi possono comportare per la singola organizzazione<br />
notevoli cambiamenti ed anche costi aggiuntivi, almeno<br />
inizialmente.<br />
109
CAPITOLO QUINTO<br />
Educazione terapeutica nella somministrazione dei farmaci<br />
Educare deriva dal latino. educare, intensivo <strong>di</strong> educere ‘trarre fuori,<br />
allevare’, comp. <strong>di</strong> ex- ‘fuori’ e ducere ‘trarre’. 119 cioè specifica l'<br />
educazione come un processo interattivo dove il messaggio educativo<br />
non passa in maniera passiva da insegnante ad allievo; ma l'<br />
educazione è un processo attivo che porta ad una collaborazione tra<br />
insegnante e allievo. Solo in questo modo il messaggio educativo può<br />
trasferirsi in maniera impeccabile e rimanere immagazzinata nella<br />
mente. Esistono due tipi <strong>di</strong> educazione:<br />
La pedagogia è “l’arte e la scienza <strong>di</strong> insegnare ai bambini” e<br />
L’andragogia “l’arte e la scienza <strong>di</strong> aiutare gli adulti ad apprendere” 120<br />
. Entrambe hanno i soliti obbiettivi, ma pertanto, avendo a che fare<br />
con due tipologie <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> persone con <strong>di</strong>verso bagaglio <strong>di</strong><br />
esperienza il processo educativo sarà <strong>di</strong>fferente per raggiungere gli<br />
obbiettivi prefissati.<br />
L' educazione è una parte integrante del processo infermieristico e l'<br />
infermiere per attuarla deve avere dei requisiti fondamentali, e sono<br />
sono:<br />
119 definizione data dal vocabolario on-line <strong>di</strong> sapere.it<br />
120 M.Knowles psicologo<br />
110
essere, saper essere e saper fare. V. Henderson afferma che:<br />
“l’infermiere deve avere una base teorica <strong>di</strong> conoscenza<br />
per mettere in pratica un’assistenza in<strong>di</strong>vidualizzata e<br />
umana ed essere capace <strong>di</strong> risolvere problemi su base<br />
scientifica” 121 .<br />
L' educazione terapeutica è un compito prettamente infermieristico<br />
ed esistono varie definizioni per descrivere in cosa consiste per<br />
esempio: “Educazione terapeutica non è insegnare, istruire,<br />
informare, consigliare, persuadere... è l’arte <strong>di</strong> aiutare gli adulti ad<br />
apprendere” , oppure: “è l’arte <strong>di</strong> aiutare gli adulti ad apprendere”,<br />
“è motivare la persona a cambiare” 122<br />
Queste affermazioni sono molto importanti e devono essere impresse<br />
nella mente dell' operatore sanitario e sono regolate nello specifico,<br />
come definito dal Co<strong>di</strong>ce Deontologico Art.1.2 : “l’assistenza<br />
infermieristica è servizio alla persona e alla collettività. Si realizza<br />
attraverso interventi specifici, autonomi e complementari, <strong>di</strong> natura<br />
121 George J.B., “Le teorie del nursing”<br />
122 definizione data da Knowles e K.King.<br />
111
tecnica, relazionale ed educativa.” 123<br />
Tutto il processo <strong>di</strong> nursing formato dalle fasi <strong>di</strong> Accertamento,<br />
<strong>di</strong>agnosi infermieristica, pianificazione obbiettivi , attuazione <strong>degli</strong><br />
obbiettivi e valutazione, sono incentrate a riportare il paziente in una<br />
fase autonoma, dove lo stesso, ha imparato a conoscere la malattia e<br />
le potenziali complicanze, riesce a gestire i presi<strong>di</strong> sanitari e la terapia<br />
domiciliare.<br />
Tutto questo riportato ovviamente in un contesto sociale, poiché, il<br />
paziente non deve essere solo educato all' auto cura: ma deve essere<br />
in grado <strong>di</strong> vivere in armonia con le persone nel contesto sociale <strong>di</strong><br />
tutti i giorni.<br />
Perciò l' infermiere educa e rassicura il paziente rispondendo ai suoi<br />
dubbi e vanificando le paure <strong>di</strong> essere “<strong>di</strong>verso” dalle altre persone,<br />
oppure che sia <strong>di</strong> “peso” ai suoi parenti che in caso <strong>di</strong> emergenza<br />
dovrebbero gestire tutta la sua vita.<br />
Nonostante ciò Assal ,<br />
ci da una definizione realistica <strong>di</strong><br />
come avvenga l' educazione terapeutica: mettendo in risalto la<br />
leggerezza del personale sanitario quando si parla <strong>di</strong> mettere in<br />
pratica l' educazione terapeutica: “...l’esperienza attuale mostra<br />
costantemente come gli operatori sanitari tendano a informare che<br />
123 Co<strong>di</strong>ce deontologico Art.1.2<br />
112
cosa è la malattia, quali sono i meto<strong>di</strong> terapeutici,<br />
quale<br />
comportamento bisogna adottare, piuttosto che aiutare i pazienti ad<br />
acquisire le appropriate capacità necessarie alla gestione quoti<strong>di</strong>ana<br />
della loro malattia...”. 124<br />
L’organizzazione mon<strong>di</strong>ale della sanità (OMS), invece, definisce così<br />
l' educazione terapeutica (ETP): “L’educazione terapeutica deve<br />
permettere al paziente <strong>di</strong> acquisire e mantenere le capacità che gli<br />
permettono <strong>di</strong><br />
realizzare una gestione ottimale della propria<br />
malattia.” 125<br />
L’ETP è pertanto un processo continuo integrato nell’assistenza<br />
sanitaria.<br />
Essa è centrata sul paziente... include l’informazione<br />
l’appren<strong>di</strong>mento dell’autogestione della cura... Essa è finalizzata ad<br />
aiutare i pazienti e le loro famiglie a comprendere la malattia e il suo<br />
trattamento, a cooperare con gli operatori sanitari....”<br />
In realtà dobbiamo <strong>di</strong>stinguere che l' educazione terapeutica oggi è<br />
effettuata a tutti i pazienti sia con patologie acute che patologie<br />
croniche.<br />
Proprio questa <strong>di</strong>stinzione permette <strong>di</strong> capire le <strong>di</strong>fficoltà per un<br />
infermiere <strong>di</strong> eseguire una corretta educazione terapeutica e<br />
riconoscerne attraverso la valutazione i punti critici e gli errori che<br />
effettua il paziente o l' infermiere stesso.<br />
124 Assal et al. Docente universitario, <strong>di</strong>abetologo e consulente dell' OMS. Dalle sue riflessioni<br />
nacque la Educazione terapeutica.<br />
125 Definizione dell' Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della Sanità (OMS)<br />
113
La gestione della <strong>di</strong>agnosi e della terapia delle malattie acute e la<br />
cura del paziente<br />
affetto da malattia cronica richiedono due<br />
impostazioni cliniche molto <strong>di</strong>fferenti... Gli operatori sanitari che se<br />
ne occupano devono pertanto possedere due identità professionali<br />
ben <strong>di</strong>stinte.<br />
Mentre il modello assistenziale della me<strong>di</strong>cina acuta è notevolmente<br />
efficace, la qualità delle malattie croniche lascia molto a desiderare...<br />
126<br />
JP Assal nel 1999 riporta una statistica molto importante per quanto<br />
riguarda l' assunzione dei farmaci da parte dei pazienti cronici.<br />
Ovviamente si prendono in considerazione molto <strong>di</strong> più i pazienti<br />
cronici perché hanno bisogno tutta la vita <strong>di</strong> determinati<br />
farmaci e quin<strong>di</strong> l' educazione terapeutica va modellata per l' arco <strong>di</strong><br />
una vita intera.<br />
Una percentuale che varia da 30-80% dei pazienti con malattia<br />
cronica manifesta una<br />
scarsa compliance o non segue affatto il<br />
trattamento prescritto.<br />
A questo punto, sorge una domanda:<br />
Perché il paziente non<br />
dovrebbe seguire una prescrizione data dal me<strong>di</strong>co e che gli serve per<br />
vivere?<br />
Sempre Assal ci regala una risposta molto interessante e che fa<br />
riflettere molto sull' argomento<br />
“... al paziente cronico il me<strong>di</strong>co<br />
proibisce mille attività, ne impone cento altre.<br />
126 “Considerazioni sui meto<strong>di</strong> della me<strong>di</strong>cina convenzionale” Jean-Philippe Assal, Alain Golay,<br />
114
Chiede <strong>di</strong> prendere a orari definiti decine <strong>di</strong> pillole al giorno.<br />
Ci sono patologie la cui terapia richiede al paziente tre ore <strong>di</strong> impegno<br />
al giorno.<br />
Altre, come il <strong>di</strong>abete, chiedono una decina <strong>di</strong> atti fra misurazioni e<br />
iniezioni. E questo ogni giorno per tutta la vita.<br />
Il me<strong>di</strong>co fa bene, ma fa presto a scrivere su un foglio: faccia quattro<br />
controlli della glicemia e tre insuline al giorno”. 127<br />
Questo tipo <strong>di</strong> stress del paziente lo porta inevitabilmente a non<br />
seguire in maniera corretta o ad<strong>di</strong>rittura nulla, la terapia prescritta,<br />
creandosi non solo danni alla salute con il rischio <strong>di</strong> acutizzare una<br />
patologia gia cronica; ma danneggia inevitabilmente la fase educativa<br />
che l' infermiere attua su <strong>di</strong> lui.<br />
Il risultato è che lo stress del paziente si trasferisce anche sull<br />
infermiere e sull' equipe che lo sta educando.<br />
Infatti:<br />
Le équipes <strong>degli</strong> operatori sanitari che si occupano<br />
dell’assistenza a lungo termine sono molto spesso vittime<br />
della<br />
sindrome del burn-out. 128<br />
127 Articolo “Parla il professor Assal” della rivista modus<br />
128 Freudenberger, 1980; Pines et al., 1981; Maslach, 1979<br />
115
Una ricerca infermieristica svoltasi in quest'anno (2010), condotta<br />
da: Patrizia Fabbri e Angela Sartini dal titolo:”le strategie per<br />
migliorare l' aderenza terapeutica nella popolazione adulta” mettono<br />
in evidenza alcune conclusioni basandosi su: una revisione della<br />
letteratura<br />
scientifica per verificare se ci sono evidenze che<br />
supportino metodologie mirate<br />
all’educazione terapeutica e in<br />
particolare a migliorare l’aderenza dei pazienti verso la terapia<br />
farmacologica, e ricercare eventuali strategie per il miglioramento<br />
della non adesione”. 129<br />
Quin<strong>di</strong> hanno tratto queste conclusioni: “Per anni si è sempre<br />
ricercata la perfetta soluzione al problema, ma sembra che nessun<br />
intervento sia migliore dell’altro,<br />
forse perché molte variabili<br />
possono influire sulla decisione <strong>di</strong> assumere farmaci.<br />
Intuitivamente si può ritenere che un intervento combinato<br />
129 Articolo del centro <strong>stu<strong>di</strong></strong> EBN redatto da Patrizia Fabbri e Angela Sartini dal titolo “LE<br />
STRATEGIE PER MIGLIORARE L’ADERENZA TERAPEUTICA NELLA<br />
POPOLAZIONE ADULTA”<br />
116
(comportamentale ed educativo), possa essere <strong>di</strong> maggior aiuto per<br />
migliorare le modalità e l’aderenza <strong>di</strong> assunzione, e <strong>di</strong> conseguenza<br />
migliorare lo stato <strong>di</strong> salute, ma più dati devono essere <strong>stu<strong>di</strong></strong>ati<br />
attraverso meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca standar<strong>di</strong>zzati, per confermare questa<br />
ipotesi.<br />
Interventi per migliorare l’aderenza <strong>di</strong> assunzione dei farmaci, basati<br />
sulle evidenze scientifiche, potrebbero inoltre ritardare lo sviluppo <strong>di</strong><br />
complicanze e contribuire a ridurre i costi sanitari.” 130<br />
Ora ve<strong>di</strong>amo nello specifico l' applicazione della farmacologia nella<br />
educazione del paziente.<br />
“Il processo infermieristico è una cornice concettuale che gli<br />
infermieri impiegano per guidare le prestazioni sanitarie. Noi<br />
considereremo come il processo infermieristico si può applicare alla<br />
terapia farmacologica.<br />
Prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere come il processo infermieristico si applica alla<br />
terapia farmacologica, occorre riassumere i punti chiave del processo<br />
stesso.<br />
Nella sua forma più semplice, il processo infermieristico può essere<br />
visto come una procedura circolare con cinque momenti<br />
fondamentali:<br />
1)valutazione iniziale,<br />
2) analisi (che include la <strong>di</strong>agnosi infermieristica),<br />
130 Conclusioni tratte dall' articolo<strong>di</strong> Patrizia Fabbri e Angela Sartini dal titolo “LE STRATEGIE PER<br />
MIGLIORARE L’ADERENZA TERAPEUTICA NELLA POPOLAZIONE ADULTA” centro <strong>stu<strong>di</strong></strong> EBN<br />
117
3) pianificazione,<br />
4) attuazione<br />
5) valutazione dei risultati.<br />
1)Valutazione iniziale. La valutazione iniziale consiste nella raccolta<br />
dei dati sul paziente. Questi dati servono per identificare problemi<br />
me<strong>di</strong>ci reali o potenziali. Il database prodotto durante la valutazione<br />
iniziale rappresenta le fondamenta per passare alle fasi successive.<br />
Metodologie importanti per la valutazione iniziale sono le domande<br />
al paziente, la storia me<strong>di</strong>ca e sull’utilizzo <strong>di</strong> farmaci, l’esame fisico,<br />
l’osservazione del paziente e gli esami <strong>di</strong> laboratorio.<br />
Analisi: la <strong>di</strong>agnosi infermieristica. In questa fase, l’infermiere<br />
analizza i dati raccolti per scoprire problemi me<strong>di</strong>ci reali o potenziali.<br />
Questi problemi possono essere fisiologici, psicologici, o sociali.<br />
Ciascun problema è categorizzato nella forma <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi<br />
infermieristica, che può essere definita come un problema me<strong>di</strong>co<br />
reale o potenziale verso il quale l’infermiere è qualificato e<br />
autorizzato al trattamento.<br />
Una <strong>di</strong>agnosi infermieristica completa è costituita da due<br />
affermazioni:<br />
8 una affermazione sul problema me<strong>di</strong>co reale o potenziale del<br />
paziente, seguita da:<br />
9 una affermazione sulla probabile causa o sui fattori <strong>di</strong> rischio<br />
del problema.<br />
118
Tipicamente, le due affermazioni sono separate dall’allocuzione<br />
correlato a , come nel seguente esempio <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi infermieristica<br />
su un farmaco: “mancata aderenza al regime prescritto (problema)<br />
correlato a incapacità alla auto-somministrazione del farmaco (la<br />
causa).”<br />
2)Pianificazione. Nella fase <strong>di</strong> pianificazione, l’infermiere delinea<br />
interventi specifici <strong>di</strong>retti a risolvere o a prevenire i problemi<br />
identificati nella fase precedente. Il piano deve essere<br />
in<strong>di</strong>vidualizzato per ciascun paziente. Quando si fa un piano <strong>di</strong> cura,<br />
l’infermiere deve definire gli obiettivi, evidenziare le priorità,<br />
identificare gli interventi infermieristici e stabilire i criteri per<br />
valutare il successo finale. In aggiunta agli interventi infermieristici,<br />
il piano dovrebbe includere anche interventi <strong>di</strong> altri professionisti<br />
sanitari. La pianificazione è un processo in <strong>di</strong>venire che può essere<br />
cambiato con la conoscenza <strong>di</strong> nuovi dati.<br />
3)Attuazione (intervento). L’attuazione del piano inizia applicando<br />
gli interventi pianificati. Alcuni interventi si attuano in<br />
collaborazione mentre altri sono in<strong>di</strong>pendenti. Gli interventi<br />
collaborativi richiedono un or<strong>di</strong>ne da parte del me<strong>di</strong>co, mentre ciò<br />
non è necessario per gli interventi in<strong>di</strong>pendenti. Oltre ad attuare gli<br />
interventi, questa fase coinvolge l’azione coor<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> altri membri<br />
dello staff sanitario. L’attuazione è completa con l’osservazione e la<br />
registrazione dei risultati. La registrazione dovrebbe essere<br />
scrupolosa e precisa.<br />
119
4)Valutazione dei risultati. Questa fase serve per determinare il<br />
grado <strong>di</strong> successo del trattamento. La valutazione si fa analizzando i<br />
dati raccolti durante l’attuazione. La valutazione dovrebbe<br />
identificare gli interventi che devono continuare, quelli che invece<br />
devono cessare e nuovi potenziali interventi da attuare.<br />
La<br />
valutazione completa il primo ciclo del processo infermieristico e<br />
pone le basi per l’inizio <strong>di</strong> un eventuale nuovo ciclo.<br />
Applicazione del processo infermieristico nella terapia<br />
farmacologica<br />
Avendo descritto il processo infermieristico, possiamo adesso vedere<br />
come esso si applica alla terapia farmacologica. Bisogna ricordare che<br />
l’obiettivo finale in terapia farmacologica è <strong>di</strong> ottenere il massimo<br />
beneficio con il minimo danno. Per ottenere ciò, dobbiamo tenere in<br />
considerazione le caratteristiche uniche <strong>di</strong> ciascun paziente. Cioè<br />
dobbiamo in<strong>di</strong>vidualizzare la terapia. Il processo infermieristico si<br />
adatta bene a questo scopo. Per applicare il processo infermieristico<br />
in terapia farmacologica, per prima cosa bisogna avere solide basi<br />
conoscitive <strong>di</strong> farmacologia. Inoltre, si può vedere che applicare il<br />
processo infermieristico alla terapia farmacologica è, in gran parte,<br />
un esercizio <strong>di</strong> buon senso.<br />
Valutazione pre-somministrazione<br />
La valutazione pre-somministrazione stabilisce i dati <strong>di</strong> base che<br />
occorrono per tagliare la terapia farmacologica su misura del singolo<br />
120
paziente. Attraverso l’identificazione delle variabili che possono<br />
influenzare la risposta in<strong>di</strong>viduale ai farmaci, possiamo adattare il<br />
trattamento per massimizzare i benefici e minimizzare i danni. La<br />
valutazione pre-somministrazione ha quattro obiettivi fondamentali:<br />
5 - Raccolta dei dati <strong>di</strong> base che occorrono per valutare le<br />
risposte terapeutiche<br />
6 - Raccolta dei dati <strong>di</strong> base che occorrono per valutare gli effetti<br />
avversi<br />
7 - Identificazione dei pazienti ad alto rischio<br />
8 - Valutazione della capacità del paziente alla auto-cura.<br />
I primi tre obiettivi sono specifici del particolare farmaco che deve<br />
essere utilizzato.<br />
Quin<strong>di</strong>, per raggiungere questo obiettivo, l’infermiere deve conoscere<br />
la farmacologia del farmaco in questione. Il quarto obiettivo si<br />
applica più o meno ugualmente a tutti i farmaci – anche se può essere<br />
più importante per alcuni farmaci rispetto ad altri.<br />
Metodologie importanti per la raccolta dati includono l’intervista al<br />
paziente e ai suoi familiari, osservazione del paziente, esame fisico,<br />
analisi <strong>di</strong> laboratorio, la storia me<strong>di</strong>ca del paziente e la storia<br />
farmacologica del paziente.<br />
La storia farmacologica dovrebbe includere i farmaci prescritti, i<br />
farmaci da banco, le me<strong>di</strong>cazioni vegetali, e farmaci presi per<br />
obiettivi non me<strong>di</strong>ci (alcool, nicotina, caffeina, droghe illegali).<br />
Dovrebbero essere annotate anche precedenti reazioni avverse a<br />
121
farmaci, tra cui reazioni allergiche ed <strong>di</strong> i<strong>di</strong>osincrasia.<br />
Dati <strong>di</strong> base che servono per valutare l’effetto terapeutico. I farmaci<br />
vengono somministrati per ottenere una risposta desiderata. Per<br />
sapere se abbiamo ottenuto quella risposta, occorre stabilire<br />
misurazioni <strong>di</strong> base dei parametri che la terapia vuole cambiare. Per<br />
esempio, se stiamo somministrando un farmaco per abbassare la<br />
pressione sanguigna, dobbiamo conoscere la pressione prima del<br />
trattamento. Senza questa informazione, non abbiamo nessun<br />
riferimento per sapere se il farmaco ha fatto effetto oppure no. E se<br />
non sappiamo se il farmaco ha agito, non c’è nessuna giustificazione<br />
alla sua utilizzazione. Da questo esempio, dovrebbe essere ovvio che,<br />
per sapere quali misurazioni <strong>di</strong> base fare, bisogna conoscere il motivo<br />
dell’uso del farmaco.<br />
122
Questa conoscenza deriva dalla farmacologia.<br />
Dati <strong>di</strong> base che servono per valutare gli effetti avversi. Tutti i<br />
farmaci producono effetti avversi. Nella maggioranza dei casi, gli<br />
effetti avversi che un determinato farmaco può produrre sono noti. In<br />
molti casi, lo sviluppo <strong>di</strong> un effetto avverso sarà totalmente ovvio<br />
anche in assenza <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> base. Per esempio, non ci serve nessun<br />
dato <strong>di</strong> base speciale per sapere che la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> capelli che segue la<br />
chemioterapia antitumorale è stata causata dai farmaci. Comunque,<br />
in altri casi, i dati <strong>di</strong> base servono per capire se un effetto avverso c’è<br />
stato oppure no.<br />
Per esempio, alcuni farmaci possono alterare la funzionalità epatica.<br />
Per sapere se un farmaco ha compromesso la funzione epatica,<br />
dobbiamo conoscere tale funzione prima dell’utilizzazione del<br />
farmaco. Senza questa informazione, non potremo mai sapere da<br />
misurazioni successive se una <strong>di</strong>sfunzione epatica era preesistente o è<br />
stata causata dal farmaco. Chiaramente, in casi come questo, è<br />
necessario raccogliere i dati <strong>di</strong> base. Come già evidenziato, conoscere<br />
quali sono i dati da raccogliere ci deriva <strong>di</strong>rettamente dalla<br />
conoscenza del farmaco da utilizzare.<br />
Identificazione dei pazienti ad alto rischio. A causa delle sue<br />
caratteristiche in<strong>di</strong>viduali, un determinato paziente può essere ad<br />
alto rischio <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> risposte avverse ad un determinato<br />
farmaco. Quali sono le caratteristiche in<strong>di</strong>viduali che pre<strong>di</strong>spongono<br />
un paziente ad una reazione avversa <strong>di</strong>pende dal farmaco preso in<br />
123
considerazione. Per esempio, se un farmaco è eliminato dal corpo<br />
soprattutto per escrezione renale, un in<strong>di</strong>viduo con funzione renale<br />
alterata sarà a rischio <strong>di</strong> accumulo <strong>di</strong> questo farmaco a livelli tossici.<br />
Allo stesso modo, se un farmaco è eliminato attraverso il fegato, un<br />
in<strong>di</strong>viduo con alterata funzione epatica sarà a rischio <strong>di</strong> accumulo del<br />
farmaco a livelli tossici. Il messaggio è che, per identificare un<br />
paziente a rischio, bisogna conoscere la farmacologia del farmaco<br />
somministrato.<br />
Molteplici fattori possono aumentare il rischio del paziente per effetti<br />
avversi verso un determinato farmaco. Sono state appena citate<br />
l’alterata funzione epatica e renale. Altri fattori sono età,<br />
composizione corporea, gravidanza, <strong>di</strong>eta, ere<strong>di</strong>tà genetica, uso<br />
contemporaneo <strong>di</strong> altri farmaci, e praticamente qualsiasi altra<br />
con<strong>di</strong>zione fisiopatologica.<br />
Quando vengono identificati fattori che mettono a rischio il paziente,<br />
bisognerebbe <strong>di</strong>stinguere tra fattori che mettono il paziente a rischio<br />
estremamente elevato da fattori <strong>di</strong> rischio moderato o basso.<br />
Dovrebbero essere usati i termini controin<strong>di</strong>cazione e precauzione<br />
per fare questa <strong>di</strong>stinzione.<br />
Una controin<strong>di</strong>cazione è definita come una con<strong>di</strong>zione preesistente<br />
che preclude l’uso <strong>di</strong> un determinato farmaco a meno <strong>di</strong> circostanze<br />
<strong>di</strong>sperate.<br />
Per esempio, una grave reazione allergica alla penicillina avvenuta<br />
precedentemente (che può mettere in pericolo la vita del paziente)<br />
124
appresenta una controin<strong>di</strong>cazione all’ulteriore uso della penicillina –<br />
a meno che il paziente non abbia una infezione che può essere fatale e<br />
che non possa essere controllata con altro antibiotico.<br />
Una precauzione, al contrario, può essere definita come una<br />
con<strong>di</strong>zione preesistente che aumenta significativamente il rischio <strong>di</strong><br />
una reazione avversa ad un determinato farmaco, ma non fino al<br />
punto da mettere a rischio la vita del paziente. Per esempio, una<br />
precedente reazione allergica blanda alla penicillina porterà all’uso<br />
ulteriore della penicillina con precauzione.<br />
Quin<strong>di</strong>, in un caso come quello riportato, il farmaco potrà essere<br />
usato, ma deve essere esercitata una attenzione maggiore che in un<br />
caso normale. Preferibilmente dovrebbe essere usato qualche altro<br />
farmaco.<br />
Valutazione della capacità del paziente alla cura <strong>di</strong> se stesso.<br />
Qualora la terapia ha successo, il paziente deve essere capace <strong>di</strong> auto<br />
somministrarsi le me<strong>di</strong>cazioni prescritte a domicilio. Quin<strong>di</strong> deve<br />
essere valutata la sua capacità per la cura <strong>di</strong> se stesso.<br />
Se il paziente si rivela incapace a fare ciò, devono essere prese delle<br />
misure alternative. Molteplici fattori possono influenzare la capacità<br />
<strong>di</strong> auto-cura e la probabilità <strong>di</strong> aderenza al regime prescritto.<br />
Paziente con una <strong>di</strong>minuzione della acuità visiva o con una limitata<br />
destrezza manuale possono essere incapaci <strong>di</strong> auto-me<strong>di</strong>carsi,<br />
soprattutto se la tecnica <strong>di</strong> somministrazione è complessa. Pazienti<br />
con una limitata abilità intellettuale possono essere incapaci <strong>di</strong><br />
125
comprendere o <strong>di</strong> ricordare cosa devono fare. Pazienti con gravi<br />
malattie mentali (per es. depressione, schizofrenia) possono non<br />
comprendere o non avere le motivazioni necessarie per l’autome<strong>di</strong>cazione.<br />
Alcuni pazienti possono non avere i sol<strong>di</strong> necessari per comprare i<br />
farmaci. Altri possono non riuscire a prendere farmaci a causa <strong>di</strong><br />
avversione in<strong>di</strong>viduale o culturale verso <strong>di</strong> essi. Tra i pazienti<br />
geriatrici una ragione comune <strong>di</strong> fallimento è la convinzione che i<br />
farmaci a quella determinata dose non sono necessari. Una<br />
valutazione seria consentirà <strong>di</strong> identificare tutti questi fattori,<br />
consentendo all’infermiere <strong>di</strong> tenerne conto nella formulazione della<br />
<strong>di</strong>agnosi infermieristica e del piano <strong>di</strong> cura per quel paziente.<br />
Analisi e <strong>di</strong>agnosi infermieristica<br />
Con riguardo alla terapia farmacologica, la fase <strong>di</strong> analisi del<br />
processo infermieristico si pone tre obiettivi.<br />
1) Bisogna giu<strong>di</strong>care l’appropriatezza del regime prescritto.<br />
2) Bisogna identificare i potenziali problemi <strong>di</strong> salute che il<br />
farmaco può causare.<br />
3) Bisogna capire la capacità del paziente alla propria cura.<br />
Come ultimo anello nella catena della <strong>di</strong>fesa del paziente contro<br />
una terapia inappropriata, l’infermiere deve analizzare i dati<br />
raccolti durante la valutazione per capire se il trattamento<br />
126
proposto ha una ragionevole probabilità <strong>di</strong> essere efficace e<br />
sicuro.<br />
Questo giu<strong>di</strong>zio viene effettuato considerando la <strong>di</strong>agnosi me<strong>di</strong>ca,<br />
le azioni conosciute del farmaco prescritto, una eventuale risposta<br />
precedente del paziente al farmaco e la presenza <strong>di</strong><br />
controin<strong>di</strong>cazioni.<br />
L’infermiere dovrebbe <strong>di</strong>scutere l’appropriatezza del farmaco se:<br />
1) il farmaco no ha delle azioni risapute che possano far beneficiare il<br />
paziente con una determinata <strong>di</strong>agnosi me<strong>di</strong>ca,<br />
2) il paziente non ha risposto in passato allo stesso farmaco,<br />
3) il paziente ha avuto in passato una grave reazione avversa a quel<br />
farmaco e<br />
4) il paziente è affetto da una con<strong>di</strong>zione o sta usando un farmaco che<br />
controin<strong>di</strong>ca il farmaco prescritto.<br />
Se qualcuna <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni sono presenti, l’infermiere si<br />
dovrebbe consultare con il me<strong>di</strong>co per capire se il farmaco debba<br />
essere somministrato.<br />
127
L’analisi deve identificare potenziali effetti avversi e interazioni<br />
farmacologiche. Ciò si ottiene sintetizzando le conoscenze del<br />
farmaco in questione ed i dati raccolti durante la fase <strong>di</strong> valutazione.<br />
Le conoscenze sul farmaco in<strong>di</strong>cheranno gli effetti avversi che è<br />
probabile tutti i pazienti possano sviluppare. I dati in<strong>di</strong>viduali del<br />
paziente potranno in<strong>di</strong>care ulteriori effetti avversi ed interazioni a cui<br />
quel particolare paziente è pre<strong>di</strong>sposto.<br />
Una volta che gli effetti avversi e le interazioni potenziali sono stati<br />
identificati, può essere formulata una <strong>di</strong>agnosi infermieristica<br />
pertinente.<br />
Per esempio, se è probabile che il trattamento causi una depressione<br />
respiratoria, una appropriata <strong>di</strong>agnosi infermieristica sarebbe<br />
“alterato scambio gassoso correlato alla terapia farmacologica”.<br />
L’analisi deve caratterizzare la capacità del paziente ad auto curarsi.<br />
L’analisi dovrebbe in<strong>di</strong>care i potenziali impe<strong>di</strong>menti alla auto-cura<br />
(per es. alterazione visiva, ridotta destrezza manuale, alterata<br />
funzione cognitiva, insufficiente comprensione del regime prescritto)<br />
in modo che questi fattori vengano citati nel piano <strong>di</strong> cura. In grado<br />
variabile, quasi tutti i pazienti non avranno familiarità con l’autome<strong>di</strong>cazione<br />
e con il regime terapeutico.<br />
Quin<strong>di</strong>, una <strong>di</strong>agnosi infermieristica applicabile a quasi tutti i<br />
pazienti sarà “insufficiente conoscenze in relazione al regime<br />
farmacologico”.<br />
128
Pianificazione<br />
La pianificazione consiste nel definire gli obiettivi, stabilire le<br />
priorità, identificare gli interventi specifici e stabilire i criteri per<br />
valutare il successo. Una buona pianificazione consentirà <strong>di</strong><br />
promuovere effetti farmacologici benefici. Di importanza anche<br />
maggiore, una buona pianificazione consentirà <strong>di</strong> prevenire gli effetti<br />
avversi – invece che <strong>di</strong> reagire dopo che si sono sviluppati.<br />
Definire gli obiettivi. In tutti i casi, l’obiettivo della terapia<br />
farmacologica è <strong>di</strong> ottenere il massimo beneficio con il minimo<br />
danno. Cioè si vuole utilizzare i farmaci in modo da massimizzare le<br />
risposte terapeutiche prevenendo o minimizzando le reazioni e le<br />
interazioni avverse. L’obiettivo della pianificazione è <strong>di</strong> formulare le<br />
vie per raggiungere questo scopo.<br />
Stabilire le priorità. Ciò richiede la conoscenza del farmaco e delle<br />
caratteristiche uniche del paziente – e nonostante queste conoscenze<br />
stabilire le priorità può essere <strong>di</strong>fficile. La priorità più elevata viene<br />
data alle con<strong>di</strong>zioni che mettono in pericolo la vita (per es., shock<br />
anafilattico, fibrillazione ventricolare).<br />
Tali con<strong>di</strong>zioni possono essere indotte dai farmaci oppure possono<br />
essere il risultato <strong>di</strong> una malattia. Una alta priorità è data anche a<br />
reazioni che causano un grave <strong>di</strong>sagio acuto ed a reazioni che<br />
determinano danni a lungo termine.<br />
Dal momento che non è possibile gestire tutti i problemi<br />
129
contemporaneamente, quelli meno gravi devono aspettare finché il<br />
paziente e lo staff sanitario non abbiano il tempo e la possibilità <strong>di</strong><br />
de<strong>di</strong>carsi ad essi.<br />
Identificare gli interventi. Il cuore della pianificazione è<br />
l’identificazione <strong>degli</strong> interventi infermieristici. Questi possono<br />
essere <strong>di</strong>visi in quattro gruppi principali:<br />
14. somministrazione dei farmaci,<br />
2) interventi per migliorare gli effetti terapeutici,<br />
3) interventi per minimizzare gli effetti e le interazioni avverse e<br />
4) l’educazione del paziente.<br />
Quando si pianifica la somministrazione dei farmaci, l’infermiere<br />
deve considerare il dosaggio e la via <strong>di</strong> somministrazione ed anche<br />
fattori meno ovvi come il tempo <strong>di</strong> somministrazione in relazione ai<br />
pasti e alla somministrazione <strong>di</strong> altri farmaci.<br />
E’ anche importante il tempo in relazione agli effetti collaterali. Per<br />
esempio, se un farmaco causa sedazione, può essere desiderabile dare<br />
il farmaco la sera prima <strong>di</strong> andare a dormire, invece che al mattino o<br />
durante il giorno.<br />
Misure non farmacologiche possono contribuire agli effetti<br />
terapeutici e dovrebbero essere inclusi nella pianificazione. Per<br />
esempio, la terapia farmacologica dell’ipertensione dovrebbe essere<br />
associata con la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso (nei pazienti obesi), la restrizione<br />
salina, e la cessazione del fumo.<br />
130
Gli interventi per prevenire o minimizzare gli effetti avversi sono <strong>di</strong><br />
importanza ovvia.<br />
Quando si pianificano questi interventi, bisognerebbe <strong>di</strong>stinguere tra<br />
le reazioni che si sviluppano prontamente e quelle che si sviluppano<br />
in un secondo momento. Alcuni farmaci possono causare reazioni<br />
avverse gravi (per es., shock anafilattico) subito dopo la<br />
somministrazione. Quando si devono somministrare questi farmaci,<br />
bisogna accertarsi che i mezzi per gestire queste reazioni siano<br />
prontamente <strong>di</strong>sponibili.<br />
Le reazioni ritardate possono essere spesso minimizzate, o<br />
ad<strong>di</strong>rittura evitate.<br />
La pianificazione dovrebbe includere <strong>degli</strong> interventi a questo scopo.<br />
Una educazione del paziente ben pianificata è fondamentale per il<br />
successo.<br />
Il piano dovrebbe considerare la capacità del paziente<br />
all’appren<strong>di</strong>mento, e dovrebbe rispondere a ciò che segue: tecniche <strong>di</strong><br />
somministrazione, dosaggio e tempi, durata del trattamento, metodo<br />
<strong>di</strong> conservazione dei farmaci, misure per promuovere l’effetto<br />
terapeutico e misure per minimizzare gli effetti avversi.<br />
Stabilire i criteri <strong>di</strong> valutazione. E’ ovvio il bisogno <strong>di</strong> stabilire i<br />
criteri per misurare le risposte farmacologiche desiderate. Senza<br />
questi criteri no si può stabilire se i farmaci sono stati utili. E quin<strong>di</strong>,<br />
non si hanno basi razionali per cambiare il dosaggio o per decidere<br />
131
quanto deve durare il trattamento. Se il farmaco deve essere<br />
utilizzato a domicilio dal paziente, devono essere pianificate delle<br />
visite <strong>di</strong> controllo.<br />
Attuazione<br />
L’attuazione del piano <strong>di</strong> cura in terapia farmacologica ha quattro<br />
componenti principali:<br />
• somministrazione dei farmaci,<br />
• educazione del paziente,<br />
3) interventi per promuovere gli effetti terapeutici<br />
4) interventi per minimizzare gli effetti avversi.<br />
Valutazione<br />
Lungo il corso della terapia farmacologica, il paziente deve essere<br />
valutato per:<br />
• le risposte terapeutiche,<br />
2) le reazioni e le interazioni avverse del farmaco,<br />
3) l’aderenza al regime prescritto,<br />
4) sod<strong>di</strong>sfazione verso il trattamento.<br />
La frequenza della valutazione <strong>di</strong>pende dalla durata della terapia e<br />
dagli effetti avversi. Così come la valutazione iniziale, anche quella<br />
finale si basa su esami <strong>di</strong> laboratorio, osservazione del paziente,<br />
esame fisico e intervista del paziente.<br />
132
Le conclusioni che si traggono dalla valutazione servono per<br />
mo<strong>di</strong>ficare gli interventi infermieristici ed il regime farmacologico.<br />
Le risposte terapeutiche sono valutate paragonando lo stato attuale<br />
del paziente con i dati <strong>di</strong> partenza. Per valutare il trattamento,<br />
bisogna conoscere il motivo della utilizzazione del farmaco, i criteri <strong>di</strong><br />
successo (definiti dalla pianificazione), e i tempi atten<strong>di</strong>bili della<br />
risposta (alcuni farmaci agiscono in minuti, mentre per altri<br />
occorrono settimane per vedere effetti positivi).<br />
La necessità <strong>di</strong> anticipare e valutare gli effetti avversi è evidente. Per<br />
fare queste valutazioni, bisogna conoscere i probabili effetti avversi,<br />
come si manifestano, e i tempi probabili.<br />
Il metodo <strong>di</strong> monitoraggio <strong>di</strong>pende dall’effetto avverso atteso. Per<br />
esempio, se ci si attende l’ipotensione, verrà monitorata la pressione<br />
sanguigna; se ci si attende una costipazione, verrà monitorata la<br />
funzione intestinale; e così via.<br />
Dal momento che alcuni effetti indesiderati potrebbero essere fatali<br />
se non presi in tempo, è inutile enfatizzare ulteriormente<br />
l’importanza del loro monitoraggio e dell’essere preparati a trattarli<br />
rapidamente.<br />
La valutazione dell’aderenza è desiderabile in tutti i pazienti – ed è <strong>di</strong><br />
valore speciale quando la terapia fallisce o quando gli effetti avversi<br />
sono inaspettatamente gravi.<br />
Tra i meto<strong>di</strong> per valutare l’aderenza ci sono la misurazione della<br />
133
concentrazione plasmatica del farmaco, l’intervista del paziente, ed il<br />
conteggio delle pillole.<br />
La valutazione dovrebbe consentire <strong>di</strong> sapere se il paziente ha<br />
compreso quando deve prendere i farmaci, il dosaggio da assumere, e<br />
la tecnica <strong>di</strong> somministrazione.<br />
La sod<strong>di</strong>sfazione del paziente per la terapia farmacologica migliora la<br />
qualità <strong>di</strong> vita e l’aderenza del paziente. Se il paziente non è<br />
sod<strong>di</strong>sfatto, un regime che altrimenti sarebbe stato efficace non viene<br />
preso come da prescrizione.<br />
Tra i fattori <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione ci sono effetti collaterali inaccettabili,<br />
posologia scomoda, somministrazione <strong>di</strong>fficoltosa e costo elevato.<br />
Quando la valutazione mette in evidenza insod<strong>di</strong>sfazione, dovrebbe<br />
essere attuato un tentativi <strong>di</strong> cambiamento del regime per renderlo<br />
più accettabile” 131 .<br />
Durante gli <strong>stu<strong>di</strong></strong> universitari ci si occupa molto <strong>di</strong> questa fase,<br />
riguardante l' educazione del paziente.<br />
Riassumendo, ogni forma <strong>di</strong> cambiamento, problema o abitu<strong>di</strong>ne del<br />
paziente è preso in considerazione e valutato per creare il miglior<br />
piano assistenziale personalizzato dove l' ammalato è il centro <strong>di</strong><br />
questo lavoro non solo infermieristico ma che può spesso riguardare<br />
un' equipe <strong>di</strong> professionisti.<br />
131 Tratto da “Pharmacology for nursing care”, Richard A. Lehne, Ed. Sanders Elsevier<br />
134
Leggendo sui libri <strong>di</strong> nurse cosa vuol <strong>di</strong>re essere infermiere, con le<br />
relative responsabilità giuri<strong>di</strong>che e soffermandomi sulle frasi come l'<br />
infermiere è il responsabile oppure che l' infermiere educa alla salute,<br />
mi sorge spontanea una domanda:<br />
“ L' infermiere che adesso è in corsia conosce tutto questo? Effettua l'<br />
educazione terapeutica?” queste domande le ho applicate<br />
esaminando punto per punto un turno “tipo” in una corsia <strong>di</strong><br />
ospedale. Effettivamente ho notato che qualcosa non andava sempre<br />
per il verso giusto.<br />
Non c' è da stupirsi perché in un reparto succedono tante cose in una<br />
volta che possono avere la priorità e che portano via molto tempo<br />
perciò nonostante la volontà poi <strong>di</strong> eseguire correttamente alcune<br />
prestazioni, un po' per lo stress, un po' per la <strong>di</strong>sorganizzazione<br />
generale i servizi infermieristici non sono erogati in maniera<br />
piuttosto idonea.<br />
Comunque non bisogna neanche nascondersi <strong>di</strong>etro questa idea,<br />
quin<strong>di</strong>, ho deciso <strong>di</strong> trarre dalle domande precedentemente citate, un<br />
questionario applicato su un punto car<strong>di</strong>ne che apporta sull'<br />
infermiere molta responsabilità: la somministrazione del farmaco per<br />
via orale.<br />
Per la parte del questionario riguardante la conoscenza sui farmaci,<br />
ho scelto quelli che sono maggiormente somministrati per via orale<br />
in corsia.<br />
Quin<strong>di</strong> ho preso in esame: l’ acido acetilsalicilico (car<strong>di</strong>oaspirina/<br />
135
aspirina). Un ACE inibitore: ramipril (triatec). Un beta-bloccante:<br />
bisoprorolo (car<strong>di</strong>cor). Diuretico: furosemide (Lasix). Un<br />
anticoagulante: farfari so<strong>di</strong>co (couma<strong>di</strong>n). Un tranquillante:<br />
bromazepam (lexotan). Due anti<strong>di</strong>abetici (metformina-glicazide). Un<br />
antidolorifico Ketorolac trometamina (lixidol). Ho messo anche una<br />
domanda che mi incuriosiva molto: il luan gel è applicato in maniera<br />
sterile sul catetere vescicale?<br />
La domanda in questione mi destava una certa curiosità, in quanto, si<br />
parla spesso <strong>di</strong> procedure sterili e volevo sapere come la pensavano<br />
gli infermieri <strong>di</strong> corsia. Poi ho proposto una serie <strong>di</strong> domande<br />
riguardanti la legislazione infermieristica.<br />
Ecco il questionario che ho proposto <strong>di</strong> compilare agli infermieri <strong>di</strong><br />
corsia:<br />
Luangel: secondo Lei è applicato in maniera sterile sul catetere vescicale?<br />
NO<br />
20%<br />
SI<br />
80,00%<br />
136
Non conosce dopo quanto compare l'esor<strong>di</strong>o dell'azione<br />
Trometamina<br />
Metformina<br />
Tavor<br />
Eutirox<br />
Couma<strong>di</strong>n<br />
Lasix<br />
Car<strong>di</strong>cor<br />
Triatec<br />
Aspirina<br />
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />
Non conosce a quale categoria <strong>di</strong> farmaco appartiene<br />
Trometamina<br />
Metformina<br />
Tavor<br />
Eutirox<br />
Couma<strong>di</strong>n<br />
Lasix<br />
Car<strong>di</strong>cor<br />
Triatec<br />
Aspirina<br />
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />
Non conosce gli effetti collaterali<br />
Trometamina<br />
Metformina<br />
Tavor<br />
Eutirox<br />
Couma<strong>di</strong>n<br />
Lasix<br />
Car<strong>di</strong>cor<br />
Triatec<br />
Aspirina<br />
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />
137
Non conosce le interazioni con gli altri farmaci<br />
Trometamina<br />
Metformina<br />
Tavor<br />
Eutirox<br />
Couma<strong>di</strong>n<br />
Lasix<br />
Car<strong>di</strong>cor<br />
Triatec<br />
Aspirina<br />
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />
Non conosce le interazioni con gli alimenti<br />
Trometamina<br />
Metformina<br />
Tavor<br />
Eutirox<br />
Couma<strong>di</strong>n<br />
Lasix<br />
Car<strong>di</strong>cor<br />
Triatec<br />
Aspirina<br />
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />
Non conosce se provoca effetti tossici<br />
Trometamina<br />
Metformina<br />
Tavor<br />
Eutirox<br />
Couma<strong>di</strong>n<br />
Lasix<br />
Car<strong>di</strong>cor<br />
Triatec<br />
Aspirina<br />
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />
138
Non sa se può avere effetti sulla tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza<br />
Trometamina<br />
Metformina<br />
Tavor<br />
Eutirox<br />
Couma<strong>di</strong>n<br />
Lasix<br />
Car<strong>di</strong>cor<br />
Triatec<br />
Aspirina<br />
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />
Non conosce dopo quanto si manifesta il picco d'azione<br />
Trometamina<br />
Metformina<br />
Tavor<br />
Eutirox<br />
Couma<strong>di</strong>n<br />
Lasix<br />
Car<strong>di</strong>cor<br />
Triatec<br />
Aspirina<br />
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />
Chi è il responsabile della detenzione dei campioni farmaceutici?<br />
Nessuna risposta<br />
20%<br />
Infermiere<br />
20%<br />
Caposala<br />
40%<br />
Me<strong>di</strong>co<br />
30%<br />
139
La somministrazione e la detenzione <strong>di</strong> farmaci guasti o imperfetti è<br />
regolamentata da:<br />
Nessuna risposta<br />
30%<br />
Art 443 C.p<br />
40%<br />
D.P.R. 261/94<br />
20%<br />
Art 54 C.p<br />
10%<br />
La legge 42/99:<br />
non ha risposto<br />
20%<br />
È il profilo professionale<br />
infermieristico<br />
10%<br />
Abolisce il mansionario e regola<br />
la competenza e la responsabilità<br />
professionale<br />
50%<br />
Costituisce il mansionario<br />
infermieristico<br />
20%<br />
La somministrazione dei farmaci deve seguire:<br />
Nessuna risposta<br />
20%<br />
il prontuario farmaceutico<br />
20%<br />
La regola delle 7G<br />
60%<br />
140
L'art 54 C.p.:<br />
Nessuna risposta<br />
20%<br />
Ci permette <strong>di</strong> somministrare<br />
farmaci in caso <strong>di</strong><br />
necessità/pericolo imminente <strong>di</strong><br />
vita.<br />
10%<br />
Ci permette <strong>di</strong> <strong>di</strong>luire i farmaci<br />
per il turno successivo.<br />
20%<br />
Non ci consente <strong>di</strong><br />
somministrare farmaci per<br />
nessun motivo.<br />
50%<br />
141
CONCLUSIONI<br />
I risultati del questionario compilato dagli infermieri <strong>di</strong> reparto,<br />
hanno evidenziato la loro parziale conoscenza sui farmaci e sulla loro<br />
gestione.<br />
In particolare metto in evidenza le alte percentuali che in me<strong>di</strong>a<br />
sfiorano il 80%, riguardanti il non riconoscimento delle potenziali<br />
complicanze, riguardanti l'assorbimento del farmaco nell' organismo;<br />
come l' interazione con altri farmaci o alimenti.<br />
Oppure, altre alte percentuali <strong>di</strong> operatori che non sono in grado<br />
(come <strong>di</strong>chiarato nel test), <strong>di</strong> riconoscere gli effetti tossici e collaterali<br />
che potrebbe avere il principio attivo.<br />
Legato all' argomento “somministrazione” gli operatori sanitari sono<br />
stati chiamati a rispondere a delle domande sulla legislazione<br />
infermieristica.<br />
Questo argomento ha dato paradossalmente dei risultati migliori.<br />
Infatti una scarsa maggioranza ha risposto correttamente alle<br />
domande sulle leggi.<br />
Malgrado questo, una fetta grande <strong>di</strong> minoranza, è convinta che la<br />
142
legge 42/99 costituisca il mansionario (20%). un timido 10% mi ha<br />
risposto che è il profilo professionale. Un' altro 20% non ha risposto.<br />
Un 40% è convinto che il caposala sia il responsabile della detenzione<br />
dei farmaci campione.<br />
Un operatore, nonostante sia ben espresso nel questionario, che i<br />
farmaci sono tutti somministrati per via orale, alla domanda: “l<br />
esor<strong>di</strong>o dell' azione del farmaco dopo quanto tempo compare?” mi ha<br />
risposto testuali parole “<strong>di</strong>pende dalla via <strong>di</strong> somministrazione”.<br />
Dopo aver letto questo ho pensato che una possibile origine a tutti<br />
questi errori sia anche lo scarso interesse in quello che si sta facendo<br />
o nel leggere le cose.<br />
Ho pensato che se questo/a infermiere/a, invece che il questionario,<br />
avesse avuto tra le mani una prescrizione me<strong>di</strong>ca e avesse letto come<br />
spesso accade con svogliatezza: cosa sarebbe successo?<br />
Avrebbe potuto capire male la via <strong>di</strong> somministrazione <strong>di</strong> un kcl o <strong>di</strong><br />
insulina.<br />
C' è un dato che risalta molto: il 60% <strong>degli</strong> infermieri riconosce<br />
giustamente che la terapia deve seguire la regola delle 7G.<br />
Ma allora perchè non sanno gli effetti collaterali legati ad ognuna <strong>di</strong><br />
queste 7 voci?<br />
Un' alta percentuale (80%), <strong>degli</strong> operatori sanitari, <strong>di</strong>chiara che il<br />
farmaco Luan gel è applicato in maniera sterile per effettuare il<br />
cateterismo vescicale.<br />
Questo non è assolutamente vero e porta l' infermiere a commettere<br />
errori <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio clinico che alzano la percentuale <strong>di</strong> infezioni<br />
143
nosocomiali annue.<br />
Un paziente rischia <strong>di</strong> entrare in Pronto soccorso per una patologia e<br />
uscirne fuori con una in più, molto probabilmente che aggrava il<br />
quadro clinico della malattia <strong>di</strong> base: come le infezioni delle vie<br />
urinarie, causata dalla scorretta manovra <strong>di</strong> inserimento del catetere.<br />
Questo sembra non avere relazione con la somministrazione dei<br />
farmaci orali.<br />
Invece è ben correlato ed è un chiaro esempio <strong>di</strong> come vengano<br />
eseguite le operazioni infermieristiche in reparto; come per il<br />
cateterismo così per la somministrazione dei farmaci.<br />
Per questo mi è venuta l' idea <strong>di</strong> proporre uno strumento economico e<br />
<strong>di</strong> facile consulto che riesca a <strong>di</strong>minuire il rischio clinico sulla<br />
somministrazione dei farmaci.<br />
Infatti fino ad oggi i reparti più avanzati sono dotati <strong>di</strong> computer<br />
collegati alla farmacia dove l' infermiere deve solo rilevare il co<strong>di</strong>ce a<br />
barre del paziente, tramite un' apposita pistola che legge i co<strong>di</strong>ci a<br />
barre.<br />
Dopo <strong>di</strong> che il computer che ha elaborato il co<strong>di</strong>ce del paziente, si<br />
collega alla prescrizione me<strong>di</strong>ca che dalla farmacia fa arrivare<br />
<strong>di</strong>rettamente in reparto la terapia. Tutto ciò per <strong>di</strong>mezzare il rischio<br />
clinico.<br />
Questo potrebbe risultare molto bello e utile ma non toglie all'<br />
infermiere la responsabilità sulla gestione del paziente dopo la<br />
somministrazione, con le relative complicanze.<br />
Senza togliere che questo metodo porta ad un oneroso <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
144
udget.<br />
In questo mio elaborato, per questioni <strong>di</strong> tempistica ho concluso <strong>di</strong><br />
basarmi solamente sui maggiori farmaci somministrati per via orale,<br />
ho preso in considerazione i farmaci orali più usati e realizzando un<br />
vademecum infermieristico <strong>di</strong> facile consultazione (lettura a griglia)<br />
che esamini il farmaco in toto sotto i punti <strong>di</strong> vista della gestione e<br />
responsabilità giuri<strong>di</strong>ca infermieristica.<br />
145
Di seguito ho riportato un' esempio <strong>di</strong> pagina del vademecum che<br />
prende in considerazione il farmaco Lasix 30 cpr da 25mg<br />
Principio attivo Farmaco<br />
alternativo<br />
Forma farmaco<br />
Assunzione<br />
Furosemide<br />
Periodo <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà<br />
e<br />
conservazione<br />
5 anni a<br />
confezionamento<br />
integro. Proteggere<br />
dalla luce.<br />
Furosemide, <strong>di</strong>uremid<br />
<strong>di</strong>uresix, torasemide,<br />
tauzil.<br />
Effetti<br />
terapeutici<br />
Diuretico dell' ansa<br />
Compresse Orali<br />
Interazioni farmaci e<br />
alimenti<br />
Farmaci: La<br />
somministrazione orale <strong>di</strong><br />
furosemide e <strong>di</strong> sucralfato<br />
devono essere <strong>di</strong>stanziate <strong>di</strong><br />
almeno 2 ore, in quanto il<br />
sucralfato riduce<br />
l´assorbimento intestinale<br />
della furosemide, riducendone<br />
<strong>di</strong> conseguenza l´effetto.La<br />
concomitante<br />
somministrazione <strong>di</strong><br />
antinfiammatori non steroidei,<br />
incluso l´acido acetilsalicilico,<br />
può ridurre l´effetto della<br />
furosemide.<br />
Alimanti: La possibilità e<br />
l´eventuale grado <strong>di</strong><br />
alterazione dell´assorbimento<br />
della furosemide<br />
somministrata insieme al cibo<br />
sembrano <strong>di</strong>pendere dalla sua<br />
formulazione farmaceutica.<br />
Stomaco vuoto<br />
Effetti collaterali<br />
Disidratazione,<br />
squilibrio<br />
idroelettrolitico,<br />
ipopotassemia,<br />
ipovolemia, sete,<br />
cefalea, stato<br />
confusionale<br />
alterazioni ritmo<br />
car<strong>di</strong>aco tetania,<br />
miastenia, <strong>di</strong>sturbi<br />
gastrointestinali<br />
Sovradosaggio Antidoto Tolleranza <strong>di</strong>pendenza<br />
ipovolemia,<br />
<strong>di</strong>sidratazione,<br />
emoconcentrazione,<br />
aritmie car<strong>di</strong>ache<br />
(comprendendo blocco<br />
A-V e fibrillazione<br />
ventricolare).<br />
I sintomi <strong>di</strong> questi<br />
<strong>di</strong>sturbi sono costituiti<br />
da ipotensione grave<br />
(fino allo shock),<br />
insufficienza renale<br />
acuta, trombosi, stati <strong>di</strong><br />
delirio, paralisi<br />
flaccida, apatia e stato<br />
confusionale.<br />
Non è noto alcun antidoto<br />
specifico per la<br />
furosemide. Tuttavia si<br />
può tentare <strong>di</strong> limitare<br />
l´assorbimento sistemico<br />
del principio attivo<br />
me<strong>di</strong>ante provve<strong>di</strong>menti<br />
come la lavanda gastrica<br />
o tali da ridurre<br />
l´assorbimento (ad es.<br />
carbone attivo). Devono<br />
essere corretti gli<br />
squilibri clinicamente<br />
rilevanti del bilancio<br />
idroelettrolitico.<br />
/ /<br />
146
ALLEGATI<br />
QUESTIONARIO DI CONOSCENZA SULE IMPLICAZIONI NELLA<br />
SOMMINISTRAZIONE<br />
DELLA TERAPIA ORALE IN OSPEDALE<br />
Università <strong>degli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> Genova<br />
Studente del terzo anno CL: Daniele Bilotti<br />
Il seguente questionario verrà compilato in forma anonima. Bisogna<br />
solo in<strong>di</strong>care l' età, il sesso, gli anni <strong>di</strong> servizio e la propria U.O.<br />
Tenete conto che le domande sono relative ai maggiori farmaci usati<br />
in ambito ospedaliero espressi non solo con il nome<br />
commerciale ma anche con il principio attivo e<br />
somministrati PER VIA ORALE. Le modalità <strong>di</strong> compilazione<br />
del seguente questionario è semplice: bisogna segnare con la penna<br />
una sola delle risposte e giustificarla se richiesto. Vi ringrazio in<br />
anticipo per la vostra collaborazione. Cor<strong>di</strong>ali saluti.<br />
ETÀ SESSO ANNI DI<br />
ANZIANITÀ<br />
DI SERVIZIO<br />
M<br />
F<br />
UNITÀ<br />
OPERATIVA<br />
147
FARMACO: acido acetilsalicilico<br />
(car<strong>di</strong>oaspirina/aspirina)<br />
QUESITO<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
148
FARMACO: ramipril (Triatec)<br />
QUESITO<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
149
FARMACO:<br />
bisoprololo (Car<strong>di</strong>cor)<br />
QUESITO<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
150
FARMACO: furosemide ( Lasix)<br />
QUESITO<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
151
FARMACO: warfarin so<strong>di</strong>co (Couma<strong>di</strong>n)<br />
QUESITO<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
152
FARMACO: Levotiroxina so<strong>di</strong>ca (Eutirox)<br />
QUESITO<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no
FARMACO: lorazepam (Tavor)<br />
QUESITO<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no
FARMACO: bromazepam (Lexotan)<br />
QUESITO<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no
FARMACO:<br />
QUESITO<br />
metformina<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no
QUESITO<br />
FARMACO:<br />
Glicazide<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no
FARMACO: Ketorolac Trometamina (Lixidol)<br />
QUESITO<br />
RISPOSTE<br />
1 Conosce a quale categoria <strong>di</strong><br />
farmaco appartiene?<br />
Si<br />
2 Conosce gli effetti terapeutici? Si quali: no<br />
no<br />
3 Conosce gli effetti collaterali? Si quali: no<br />
4 Conosce le interazioni con gli<br />
altri farmaci?<br />
5 Conosce le interazioni con gli<br />
alimenti?<br />
6 Sa <strong>di</strong>rmi se provoca effetti<br />
tossici?<br />
Si<br />
Si<br />
Si<br />
no<br />
no<br />
no<br />
7 Sa <strong>di</strong>rmi se può avere effetti<br />
sulla<br />
tolleranza e dare <strong>di</strong>pendenza?<br />
8 Il picco <strong>di</strong> azione dopo quanto<br />
tempo si deve raggiungere?<br />
9 L' esor<strong>di</strong>o dell' azione dopo<br />
quanto tempo compare?<br />
Si<br />
no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no<br />
30' 45' 60' 120' 180' no
10 Secondo Lei il Luan gel: è applicato in SI NO<br />
maniera sterile sul catetere vescicale?<br />
Domande sulla legislazione.<br />
1 Secondo il D.Lgs. n. 541/1992<br />
richiamano l'art. 201 del T.U.<br />
delle leggi sanitarie del 1934, n.<br />
1265, chi è il responsabile della<br />
detenzione dei campioni<br />
farmaceutici?<br />
2 La somministrazione e la<br />
detenzione <strong>di</strong> farmaci guasti o<br />
imperfetti è regolamentata:<br />
Infermiere me<strong>di</strong>co caposala<br />
Art. 443 C.p. Art. 54 C.p. D.P.R. 261/94<br />
3 La legge 42/99 Abolisce il Costituisce il<br />
mansionario e mansionario<br />
regola la infermieristico<br />
competenza e la<br />
responsabilità<br />
professionale<br />
4 La somministrazione dei<br />
farmaci deve seguire:<br />
La regola delle<br />
7G<br />
È il profilo<br />
professionale<br />
infermieristico<br />
Il mansionario Il prontuario<br />
farmaceutico<br />
5 Art 54 C.p: Ci permette <strong>di</strong><br />
somministrare<br />
farmaci in caso<br />
<strong>di</strong><br />
necessità/pericol<br />
o imminente <strong>di</strong><br />
vita.<br />
Non ci consente<br />
<strong>di</strong><br />
somministrare<br />
farmaci per<br />
nessun motivo.<br />
Ci permette <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>luire i farmaci<br />
per il turno<br />
successivo.
Bibliografia<br />
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SMALTIMENTO Avvocato Giannantonio Barbieri su<br />
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28. “Analisi e con<strong>di</strong>visione delle esperienze <strong>di</strong> governo clinico” del<br />
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29. “Argomenti <strong>di</strong> economia per le professioni sanitarie” <strong>di</strong>:<br />
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30. “Considerazioni sui meto<strong>di</strong> della me<strong>di</strong>cina convenzionale”
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31. “Elementi <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>atria per infermieri” <strong>di</strong> Teresa De Toni<br />
32. “Errore clinico e gestione del farmaco: il ruolo dell’infermiere<br />
nella gestione del rischio.” Di: Francesco Falli e Massimo<br />
Cariolato<br />
33. “governo clinico” <strong>di</strong> Girolamo Sirchia<br />
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ed, Mc Graw Hill, 2002
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43. Benci L., Professioni sanitarie non più ausiliarie, Rivista <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritto delle professioni sanitarie, 1, 1999<br />
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Milano nel 2004. Not Ist Super Sanità 2005; 18: III-IV.<br />
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attraverso il sistema della delega.<br />
57. fattori determinanti le mo<strong>di</strong>ficazioni nella farmacocinetica<br />
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Biblioteca Masson 2002<br />
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73. Motta G., Magliona B., Le nuove professioni sanitarie: una<br />
riforma incompiuta?, Sanità pubblica e me<strong>di</strong>cina pratica, 9,<br />
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84. R. F. Craven, C. J. Hirnle – “Principi Fondamentali<br />
dell’assistenza infermieristica” – Casa E<strong>di</strong>trice Ambrosiana<br />
2007<br />
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87. Siryo rivista specializzata in scienze infermieristiche<br />
ostertiche, dall' articolo “i percorsi assistenziali midwifery<br />
Clinical pathways” <strong>di</strong> Freancesca Franchi.<br />
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89. Tartaglia R. et al, L’approccio sistemico e cognitivo all’errore<br />
umano in me<strong>di</strong>cina, Rivista <strong>di</strong> Diritto delle Professioni
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