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Così Collodi, in questo racconto fiabesco e divertente, trasformando la vita irreale<br />

di un burattino in una realtà di consapevolezze e di rimpianti, fa nascere,<br />

attraverso eventi simbolici, un uomo rispettabile, capace e di grandi speranze.<br />

Nel divenire uomo, Pinocchio sviluppa in sé la grandezza della sua personalità e<br />

della sua consapevolezza, perché il suo spirito di neofita, da un ciocco duro e<br />

parlante, pronto per il fuoco, una volta liberato dalla superflua materia, viene<br />

lentamente plasmato, tra le allucinazioni di Geppetto, sino a ricevere la<br />

folgorazione che ogni essere dovrebbe raggiungere e racchiudere intimamente in<br />

se stesso.<br />

È un lavoro lento di perfezionamento, perché il lavorìo inizierà dalla scure o dalla<br />

sega di Geppetto sino a ottenere un dirozzamento continuo e costante, e così, in<br />

modo fantasioso e magico, Pinocchio, alla fine di un viaggio pieno di pericoli e di<br />

difficoltà, dal velo dell’ignoranza, arriverà alla conoscenza superiore, alla verità<br />

che alla fine lo metteranno finalmente in guardia dagli ingannevoli truffatori,<br />

come il gatto e la volpe, che con astuzia pensano solo alla loro istintiva natura<br />

truffaldina.<br />

E la fatina chi è? Nella fiaba è vista come una donna bella con i capelli lunghi,<br />

turchini, che come un Angelo, è sempre pronta a proteggere chi ha bisogno del<br />

suo aiuto; per gli adulti, invece, la fatina diventa il simbolo sacro nel quale ogni<br />

uomo, nella sua illuminata veste esoterica, confida e spera sempre di poter<br />

ricevere l’intervento divino. La fata è quindi il divino, che davanti alle suppliche<br />

misericordiose dell’uomo, diventa l’unica figura, che nella fede e nella religiosità,<br />

protegge e aiuta gli uomini.<br />

Pinocchio, attraverso gli eventi che nella fiaba lo condurranno a crescere e a<br />

rigenerarsi, affronta nel terrore delle prove terribili: così incontra Mangiafuoco<br />

che vuole bruciare quel pezzo di legno, il pescatore che lo vuole friggere come un<br />

pesciolino, lo spavento della morte espresso alla vista dei quattro conigli neri, le<br />

subdole macchinazioni del gatto e della volpe, il terrore della compiuta<br />

impiccagione allorché viene appeso a un ramo della quercia grande, l’arresto da<br />

parte dei mastini-carabinieri dopo un’ingiusta sentenza, l’umiliazione ricevuta per<br />

essere stato legato alla catena del cane Melampo, la visione della crescita delle<br />

orecchie d’asino, il pescecane che lo ingoia, ma che gli dà la possibilità di trovare<br />

lì, nel ventre, il padre Geppetto.<br />

In fondo al pescecane il burattino vede un lumicino, è la luce dell’uomo, la visione<br />

e la consapevolezza della conoscenza e dell’illuminazione interiore. Così il<br />

burattino si commuove, Geppetto è senza viveri e non potrà sopravvivere a lungo,<br />

anche perché non ha nemmeno più la forza di reagire. Però le peripezie negative<br />

vissute, questa volta, daranno a Pinocchio forza e coraggio e così incoraggiando il<br />

padre a salvarsi, raggiungerà, con l’aiuto del tonno, la spiaggia.<br />

Anche questo interesse di Pinocchio ad aiutare il padre insegna che il giovane<br />

deve aiutare sempre la persona anziana, bisognosa di amore e di affetto, mentre<br />

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