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Fabrizio Bonera - CAI Manerbio

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NATURA DI MARZO<br />

Crocus<br />

Etimologia: κροκη (= filo) + albus flos (= fiore bianco)<br />

Scient.: Crocus albiflorus<br />

Volg.: croco, zafferano selvatico<br />

Engl.: Silvery crocus<br />

Franc.: Crocus a fleurs blanches<br />

Deut.: Alpen-Fruhlings Safran, Alpen-Fruhlings Krokus.<br />

Crocus biflorus: Pianta a fioritura<br />

primaverile con bulbo con tuniche<br />

cartacee staccatesi circolarmente;<br />

foglia larga 1-3 mm che si sviluppa<br />

successivamente ai fiori con linea<br />

longitudinale bianca nel solco<br />

mediano. Fiori in genere 1-3 a fauce<br />

giallo dorata e con tepali bislunghi,<br />

ottusi, violetto pallidi o bianchicci e con<br />

linee violette scure esternamente.<br />

Statura di 5-15 cm, neofita perenne e<br />

con predilezione per i luoghi erbosi;<br />

fioritura precoce da marzo ad aprile dal<br />

piano submontano alla fascia montana<br />

superiore.<br />

Crocus albiflorus: ha fiori violetti o<br />

bianchi, stami in genere più lunghi del<br />

pistillo. Predilige i piani montano<br />

inferiore e submontano; raramente si<br />

riscontra nelle fasce cacuminali.<br />

Allo scioglimento delle nevi, quando alcune chiazze residuano sulle praterie e sui prati<br />

alpini che ancora non hanno acquistato la verde tonalità della primavera avanzata, la<br />

fioritura dei crochi è esplosiva tanto da simulare un bianco tappeto di fiori. A un occhio<br />

attento, tuttavia, non sfugge la presenza di una minuta popolazione di crochi violetti<br />

che si confondono nel biancore dei confratelli. A volte i crochi compaiono misti a scille,<br />

denti di cane e primule, in una fantasmagoria di colori difficilmente riproducibile.<br />

Questa iridacea ha petali la cui lunghezza è quintupla della larghezza e i fiori spuntano<br />

prima delle foglie. Le piante a fiori violetti sono molto più rare di quelle a fiori bianchi<br />

che rappresentano circa il 97% del totale. Questa percentuale però può variare nello<br />

stesso luogo e di anno in anno. Trattasi di una monocotiledone perenne e protetta.<br />

Il Crocus albiflorus si differenzia dal biflorus per la diversa ecologia (prati concimati e<br />

pascoli alpini da 600 a 2000 metri) e per il perigonio generalmente bianco, ma con una<br />

bassa percentuale di corolle azzurre.<br />

Teofrasto da Efeso gli diede il nome κροκη (leggi cròche) che significa “filo” alludendo<br />

ai lunghi stimmi filamentosi che caratterizzano la pianta. Tale nome è stato ripreso da<br />

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