Fabrizio Bonera - CAI Manerbio
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Antiche contrade di Torri<br />
Domenica 22 febbraio 2009<br />
E’ un itinerario che esplora la zona a nord del comune di Torri del Benaco,<br />
attraversando antiche contrade e una natura suggestiva; si sviluppa soprattutto<br />
su strade acciottolate e mulattiere per lo più ben tenute, in una alternanza di<br />
boschi ed uliveti. L’aspetto più significativo è vedere come l’uomo, in epoche<br />
passate, nonostante la esiguità dei mezzi, sia riuscito a coltivare queste terre<br />
aride, povere di suolo fertile e su terreni ripidi, impiantando dappertutto uliveti.<br />
ALL’ORIGINE DELLA RELAZIONE TRA UOMO E NATURA. UNA LETTURA<br />
DEL PAESAGGIO DALLA CHIESA DI S. SIRO DI CRERO.<br />
Vi sono alcuni punti dai quali lo sguardo abbraccia per intero il Lago di Garda in tutta la<br />
sua lunghezza. Alcuni di questi sono stati meta di escursioni da parte della nostra<br />
sottosezione negli scorsi anni: il Monte Pizzoccolo, la Punta Telegrafo e la Colma di<br />
Malcesine. Nel corso della escursione proposta quest’anno, per quanto ci si mantenga<br />
a quote decisamente più basse, vi è un punto – la chiesa di San Siro di Crero – dal<br />
quale la vista si estende dalla penisola di Sirmione fino a Riva del Garda.<br />
Lo scenario naturale si prospetta in tutta la sua magnificenza. E’ questa però un<br />
occasione irripetibile per fare in modo che il paesaggio fisico divenfa anche un<br />
paesaggio mentale. In fondo, quello che desideriamo da una escursione è “che ci<br />
rimanga dentro” e che ci permetta interpretazioni nuove di ciò che ci circonda.<br />
L’asse meridiano del Garda, il maggior lago italiano, segna il confine più occidentale<br />
del Veneto. L’attuale divisione regionale tra la sponda settentrionale trentina,<br />
l’occidentale bresciana, e quella orientale veronese, marca una secolare separazione<br />
di competenze territoriali instauratesi in un complesso geofisico segnato da una sua<br />
conclusa singolarità. Tale unità, rappresentata in tutta la cartografia storica, è oggi<br />
facilmente leggibile nelle rilevazioni satellitari che restituiscono l’immagine di un<br />
gigantesco cuneo azzurro, con la base contornata dal verde mutevole dei campi<br />
padani e l’apice segnato dalle brune vibrazioni dei rilievi alpini.<br />
Si tratta a ben vedere di una forma triangolare, unica nella geografia dei laghi prealpini<br />
italiani, che, nella sua essenzialità di freccia direzionata verso nord, dà ragione<br />
dell’andamento di percorsi culturali incanalati, dalla preistoria sino al tardo medioevo,<br />
ed oltre, dai solari e fertili suoli padani alle popolate e laboriose valli alpine.<br />
L’accidentale relazione tra questo disegno curioso e la localizzazione geografica hanno<br />
favorito – se non addirittura determinato, nel senso indicato da Fernand Braudel –<br />
l’inserimento del Garda nei grandi circuiti regionali e continentali tra il Po e la<br />
Mitteleuropea, in particolare nella sua direttrice che legava il Mediterraneo al Baltico.<br />
Alla compattezza formale suggerita dalla visione panoramica non corrisponde, però,<br />
una omogeneità dell’ambiente fisico, contrassegnato dalla varietà dei profili altimetrici e<br />
planimetrici delle coste. Diverso è l’ordine orografico tra le due sponde, quella<br />
occidentale erta, frastagliata e piena di asperità, l’orientale più lineare e distesa,<br />
allineata alle dorsali montuose che dal Baldo continuano sino al Monte Stivo e alla<br />
Raganella. Ancor più significativa è la contrapposizione tra il tratto vallivo lacustre,<br />
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