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ANNO 13 - NUMERO 41 Primavera 2008 - Okinawa goju-ryu

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Tora Kan Dojo Anno <strong>13</strong>° n. <strong>41</strong><br />

(Continua da pagina 17)<br />

nacciato di vedersi strappare lo scettro da un mortale<br />

indomabile, tremava sempre. (4).”<br />

“A partire dal 3000 avanti Cristo cominciò una serie<br />

di successive migrazioni delle tribù ariane originarie<br />

della penisola caucasica che si spinsero, in epoche<br />

differenti, fino all’Irlanda e all’India. Si trattava di<br />

popoli guerrieri, nomadi, mangiatori di carne rossa,<br />

fieri della propria genealogia, rudi in ogni manifestazione<br />

della loro personalità, abili e istintivi combattenti.<br />

Possiamo identificarli con la forza maschile<br />

Yang del simbolo del Tao. Nel corso delle loro migrazioni<br />

vennero a contatto con la civiltà sviluppatasi<br />

nella valle dell’Indo. Questa venerava la divinità<br />

femminile Kali e non attribuiva nessun valore alla<br />

guerra e all’eroismo. […] Le più antiche forme<br />

di arti marziali sembrano essere originarie proprio di<br />

questa regione. Gli kshatrya, i guerrieri, praticavano<br />

una forma di combattimento chiamata vitaramuki che<br />

significa “uomo il cui pugno è chiuso a diamante”<br />

che, sin dal nome, presenta analogie che gli appassionati<br />

karateka non potranno ignorare. […] (4)<br />

L’influenza del buddhismo sulle arti marziali è stata<br />

di grande importanza e merita uno studio più approfondito.<br />

Fondamentalmente il buddhismo è una forma<br />

di evoluzione spirituale originaria dell’India del<br />

Nord: Siddharta, il Buddha originario, nacque ai confini<br />

tra India e Nepal ma i suoi insegnamenti si diffusero<br />

per tutta l’Asia. Sull’appartenenza alla razza indoeuropea<br />

del Buddha vi sono infinite testimonianze:<br />

egli era figlio di un raja degli Sakya, una stirpe di<br />

guerrieri – quindi di casta kshatrya - a capo di una<br />

repubblica aristocratica. Egli è definito di pelle chiara<br />

“dal color del grano” e fsicamente imponente (5).<br />

“Dai suoi precetti si generarono due correnti di pensiero.<br />

Possiamo distinguere quindi il grande sentiero<br />

(mahayana) che seguirà le rotte attraverso Cina,<br />

Giappone e Corea e il piccolo sentiero (hinayana)<br />

diffuso soprattutto nel Sud-est asiatico ancora legato<br />

a molte tradizioni di ispirazione indù.<br />

Per l’evoluzione delle arti marziali sarà fondamentale<br />

soprattutto il grande sentiero e in particolare una corrente<br />

chiamata ch’an (in Cina) e zen (in Giappone)<br />

basata sulla convinzione che sia possibile per l’uomo<br />

raggiungere lo stato di nirvanam, ossia di illuminazione,<br />

anche su questa terra e in questa vita”. (6)<br />

Ancora una volta, figura fondamentale della storia<br />

delle arti marziali è un monaco indiano, Bodhidarma,<br />

che intorno al 500 dopo Cristo varcò la catena<br />

himalayana approdando in Cina, dove venne conosciuto<br />

come Ta-Mo. Le leggende riguardanti le arti<br />

marziali portano tutte al tempio di Shaolin, dove Bodhidarma<br />

si stabilì, anche se in quelle contrade del<br />

Celeste Impero alcune tecniche per battersi a mani<br />

nude e disarmati erano già state sviluppate da tempo.<br />

Bodhidarma vi portò comunque la concezione, superiore<br />

al semplice lottare fisico, che la crescita spirituale<br />

e l’aquisizione dell’illuminazione in questa vita<br />

non possano ignorare la cura del proprio corpo. Bodhidarma<br />

quindi, oltre a insegnare ai suoi monaci<br />

una serie di posizioni per rinforzare il fisico durante<br />

gli esercizi spirituali, insegnava, anche per fronteggiare<br />

la possibilità non certo remota di aggressioni da<br />

parte di briganti nel corso dei pellegrinaggi, anche a<br />

difendersi con un sistema chiamato lo-han.<br />

“Avvenne, anche in questo caso, una sintesi tra sistemi<br />

di medicina naturale basati sulla corretta posizione<br />

del corpo e respirazione e i sistemi di combattimento<br />

armato e disarmato. Questo legame tra corpo e<br />

spirito, sostenuto dalla convinzione della raggiungibilità<br />

su questa terra dell’illuminazione (il nirvanam<br />

indiano chiamato satori in Giappone) portò fortuna<br />

alla disciplina ch’an di Bodhidarma. I suoi discepoli<br />

viaggiarono per tutta la Cina per diffondere tale insegnamento.<br />

Ottennero così due fondamentali risultati:<br />

non solo sorsero monasteri di Shaolin […] in tutta<br />

la Cina […] ma essi si trasformarono in breve tempo<br />

in centri di istruzione marziale ai quali si accedeva<br />

per ottenere una educazione e un insegnamento che<br />

non sempre sfociavano nella vita monastica. La seconda<br />

conseguenza (strettamente legata alla prima)<br />

fu una diffusa diffidenza verso i discepoli di questa<br />

nuova dottrina negli ambienti governativi. Si andava<br />

cioè formando una nuova casta di monaci guerrieri<br />

capaci di curare il corpo e di insegnare una disciplina<br />

da un lato fondata su solidi principii morali e che<br />

prometteva l’illuminazione in terra a patto di abbandonare<br />

ogni desiderio materiale, ma che dall’altro<br />

ammetteva la possibilità di difendersi con la forza se<br />

necessario” (7). La persecuzione dei monaci shaolin,<br />

culminante nell’epoca Manchu con la distruzione del<br />

tempio principale, fu all’origine dell’espandersi delle<br />

arti marziali. “Il mito vuole che alla distruzione del<br />

tempio shaolin sopravvivessero cinque monaci e una<br />

suora, ciascuno dei quali esperto in una particolare<br />

forma di combattimento. I superstiti giurarono di diffondere<br />

la disciplina del maestro assieme alla conoscenza<br />

marziale tra il popolo minando quel principio<br />

di casta che originariamente limitava ai guerrieri<br />

l’apprendimento delle arti marziali.<br />

Dal proselitismo dei sopravvissuti all’incendio di<br />

Shaolin si possono far risalire più o meno le origini<br />

delle arti marziali in tutto l’Estremo Oriente.<br />

In realtà non sappiamo quanto ci sia di vero in questa<br />

storia e probabilmente la diffusione delle scuole di<br />

(Continua a pagina 19)<br />

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