numero 48 - Okinawa goju-ryu

La Struttura della IOGKF…………pag. 3
Augurio di inizio Stagione...............pag. 4
Costruiamo insieme……………….. pag. 6
Resoconto del Viaggio in Cina….....pag. 7
Il Kata: un Esercizio Esoterico……pag.12
Dice lo Zen…..…………….……….pag.21
L’Allenamento……………………..pag.12
Graduazioni………………………..pag.24
Novità: il Blog……………………...pag.26
The Budō Charter.............................pag.28
Il Diario del Dōjō……......................pag.30
La Tecnica Segreta di Sensei……...pag.32
Mutamento di Prospettiva…………pag.33
Ken Zen Ichinyo Gasshuku……….pag.36
Ringraziamento……………………pag.40
Agenda IOGKF Italia……………..pag.46
Nei numeri precedenti……….……pag.47
Notiziario di informazione del Tora Kan Dōjō
Honbu Dōjō dell’International Okinawan Goju-Ryu Karate-Do Federation Italia
ANNO 17 - NUMERO 48 Autunno 2010
Venticinquennale 1986-2011
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
immagine di copertina: Sensei P. Taigō Spongia con Sensei Morio Higaonna
Tora Kan Dojo è il notiziario informativo dell’Associazione Tora Kan di Via di Selva Candida
49 in Roma, Honbu Dôjô dell’International Okinawan Goju-Ryu Karate-Do Federation
Italia e Dôjô di pratica Zen .
E’ diffuso tra gli Allievi della scuola e dei Dojo IOGKF Italia con cadenza stagionale con
l’intento di fornire uno strumento di approfondimento culturale relativamente ad argomenti
attinenti le Discipline praticate nella Scuola e ad ogni argomento di interesse comune.
Ogni Allievo della Scuola e membro IOGKF Italia può contribuire alla realizzazione del
notiziario con articoli, foto, traduzioni e con ogni altra possibile forma di collaborazione.
Si prega di inviare il materiale da pubblicare nel prossimo numero all’indirizzo
a.ramberti@tiscali.it entro il 15 Novembre 2010.
Paolo Taigō Spongia :
Angelici Fabrizio:
Manzari Giuseppe:
Chelini Emilio:
Garau Maura:
Giovannetti Lorenzo
Ramberti Andrea:
Saporito Giorgio
48 anni, cintura nera 6° dan, Maestro Federale, Responsabile nazionale
e Capo Istruttore I.O.G.K.F. per l’Italia. Responsabile Tora Kan Zen Dōjō di Roma
37 anni, cintura nera 3° dan, insegnante di Karate-Do responsabile del Dojo
Karate-Do Kenkyu Kai di Cerenova.
59 anni, colonnello dell’esercito, cintura nera 3° dan, assistente di Dojo, pratica
Karate-Do al Tora Kan Dojo
40 anni, impiegato, cintura verde 3° Kyu, pratica Karate-Do al Tora Kan Dojo
46 anni, educational producer, partica Zen al Tora Kan Dōjō
32 anni, artigiano, cintura marrone 1° Kyu, pratica Karate-Do al Tota Kan Dojo
35 anni, controllore del traffico aereo, cintura marrone 1° Kyu, pratica Karate-Do
al Tora Kan Dojo
35 anni, informatico, cintura gialla 5° Kyu, pratica Karate-Do
al Tora Kan Dojo
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
La Struttura della I.O.G.K.F.
Meiyo Komon Honorary Advisor: Shuichi Aragaki
Goju-Ryu Nidaime Soke (successore di seconda generazione): An’Ichi Miyagi
Goju-Ryu Sandaime Soke (successore di terza generazione) e Shuseki Shihan (Chief Instructor):
Morio Higaonna
Gijutsu Komon (Technical Advisor): Bakkies Laubscher, Kazuo Terauchi
Kaicho (IOGKF Chairman): Katsuya Yamashiro
Fuku Shuseki Shihan (Vice Chief instructor) : Tetsuji Nakamura
Shikko Iinkai (executive Committee) : Ernie Molyneux, Henrik Larsen, Tetsuji Nakamura
Komon Advisors: Hidenobu Goya, Seizen Uehara, Kosei Wakugawa,
Daikaku Chodoin, Masatake Oda, Tomonori Namiki.
IOGKF Administrative Office
Mr. Tetsuji Nakamura
Administrative Director
1055 Shawnmarr Rd Unit#9, Mississauga,
Ontario L5H 3V2, Canada
Argentina -- Gustavo Tata
Australia -- Joe Roses
Austria -- Raoul Werner Walter Wogel
Azerbaijan Republic -- Allahverdiev Tarverdi Aflan
Bermuda -- Bobby Smith
Belarus
-- Viktor Grinevich
Belgium
-- Patrick Curinckx
Canada
-- Tetsuji Nakamura
Chile -- Rodrigo Sepulveda T.
Czech Republic -- Lubomir Moucka
Denmark -- Henrik Larsen
England
-- George Andrews, Ernie Molyneux
F.R. Germany -- Peter Lembke
France -- Bemard Cousin
Georgia, Rep. of -- Paata Chelidze
Hong Kong -- Lam King Fung
Hungary -- Ferenc Szigetvari
Iceland -- Gretar Om Halldorsson
India -- Pervez Mistry
Israel -- Leon Pantanowiz
Italy -- Paolo Taigo Spongia
Japan -- Morio Higaonna
Kazakhstan -- Karmenov Amangeldi
IOGKF
Nazioni Aderenti & Capo Istruttori (Shibucho)
IOGKF Honbu Dojo
Higaonna Dojo
42-22-3 Chome Makishi
Naha-shi
Okinawa-ken 900
Japan
Mexico -- Ricardo C. Olalde-Tirado
Moldovia -- Viktor Panasiuk
Namibia -- Carl van der Merwe
Netherlands -- Sydney Leijenhorst
New Zealand -- Mark Gallagher
Norway -- Rune Forsberg Hansen
Okinawa -- Katsuya Yamashiro
Peru -- Victor de la Rosa
Poland -- Adam Litwinshiki
Portugal -- Jorge Monteiro
Puerto Rico -- Ricarte Rivera
Scotland -- John Lambert
Singapore -- Chris de Vet
Slovenia -- BogdanVukosavljevic
South Africa -- Bakkies Laubscher
Spain -- Luis Nunes
Sweden -- Bjom Jonzon
Tadjikistan -- Oleg Khen
Turkey -- Fatih Ince
Ukraine -- Alexandre Grishniakov
United States -- Miko Peled
Venezuela -- Shunji Sudo
Comitato Esecutivo IOGKF Italia
Sensei P.Taigo Spongia - Sensei A.Landi - Sensei F.Angelici
Sensei R.Ugolini - Sensei B.Manzari
IOGKF ITALIA Dôjô riconosciuti
Honbu Dôjô: Tora Kan (Sensei Paolo Spongia) Via di Selva Candida 49 Roma tel. 06/61550149
Dôjô: Ryū Kan (Sensei Arcangelo Landi) Via Bistagno 90 Roma Tel. 066243274
Dôjô: Scuola di Karate-Do (Sensei Roberto Ugolini) Via Properzio 4 Roma Tel. 3293005405
Dôjô: Chojun Miyagi Dojo (Sensei Ricardo Peirano) Via Le Canne s/n, San Teodoro, Tel.3497749533
Dôjô: Karate-Do Kenkyu Kai (Sensei Angelici Fabrizio) c/o Gym Power Station, Cerenova, 3383696353
Dôjô: Bu Shin Kan (Sensei Proietti Valerio)a.s.d. Palmarola Isola dello Sport Via Varzi n° 73 Tel.0630998391
Dôjô: Hakutsuru (Sensei Zandi Ermes) Via Roma, San Pietro Viminario (PD) Tel. 3284851893
Dôjô: Okinawan (Sensei Ruzzante Moreno) Via Falconetto 13/a, Luvigliano (PD) Tel. 3472563150
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Augurio di inizio Stagione
di Sensei P. Taigō Spongia
Carissimi,
desidero darvi il mio benvenuto alla Stagione Accademica 2010/11 che il 1° Settembre segnerà l'inizio del
25° anno di vita del Tora Kan Honbū Dōjō ed il 15° della IOGKF Italia.
Una volta leggevamo citato fieramente sulle vetrine dei negozi: 'attività fondata nel 19..' oppure 'fin dal....'
Oggi è diventato molto raro incontrare tale orgogliosa affermazione mentre è molto comune leggere ‘nuova
gestione’ accompagnata da festeggiamenti e palloncini colorati.
Un chiaro segno dello spirito dell’epoca in cui viviamo è che leggere 'nuova gestione' su di una vetrina, invece
di provocare un senso di tristezza per la fine di un’attività, fa spesso tirare un sospiro di sollievo nella speranza
che i 'nuovi gestori' esprimano una cura ed un entusiasmo che la vecchia, fallimentare gestione, non ha saputo
esprimere.
Nell'epoca della 'nuova gestione' celebrare i 25 anni di vita è un traguardo che ormai ben poche realtà possono
vantare.
Qualcuno mi ha chiesto quale fosse il segreto, la ricetta, di tale longevità ed efficacia, mi sono sentito di rispondere
che l’ingrediente fondamentale è stato, e rimane, l’entusiasmo e la necessità irrefrenabili di condividere
la gioia e la ricchezza che offre la pratica della nostra Arte.
Altri ingredienti senz’altro determinanti sono stati:
la coerenza ed il rigore nella ricerca della qualità, la capacità ed il coraggio di non scendere a compromessi
con le mode e la politica del facile profitto, l’investire nell’educazione intesa come occasione per raggiungere
la propria pienezza ad ogni età.
E, in ultimo, ma non ultimo, la cura quotidiana, espressa nei confronti
degli allievi, dei praticanti, degli spazi che ci ospitano...
Molti sono i ricordi che affollano la memoria di questi 25 anni.
I volti, le gioie e le delusioni, l'affanno e l'entusiasmo... tutti rigorosamente
condivisi con chi si è trovato a fare del nostro Dojo la propria
seconda casa, la propria dimora spirituale.
La Pratica è definita in giapponese dal termine Gyōji,
l’esercizio, la cura quotidiana, e dal carattere Dō la Via. In entrambi
i termini è inerente il senso del cammino.
Muovere un passo per perseguire qualsiasi cammino comporta l'accettare
lo squilibrio ed il rischio della caduta.
Senza l'accettazione del rischio della caduta, non esiste alcun Dō, alcun
Cammino.
Non per nulla una delle basi fondamentali della nostra pratica è
l’imparare ad accettare la possibilità di cadere, e dalla caduta imparare
a risorgere.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
七 転 び 八 起 Nana Korobi ya oki ! Sette volte cadi, otto volte rialzati !
Il grosso rischio, in ogni pratica, è sempre quello di 'sedersi' (non proprio nell'accezione dello Zazen) sulle proprie
'acquisizioni' e non continuare ad accettare lo squilibrio che il Cammino comporta.
Questa nuova stagione che si apre, non a caso nell’anno della tigre, ci offrirà una straordinaria occasione per
condividere un passo fondamentale del nostro cammino:
Il trasferimento ad una nuova sede.
Se la buona sorte ci assisterà, nei tempi e modalità che ci saranno permesse ci trasferiremo al civico 45/c
a distanza di pochi metri ma con una radicale trasformazione logistica.
La nuova sede avrà un accoglienza più grande, spogliatoi più comodi ed ampi, una sala di 83 metri quadri pavimentata
in legno dedicata principalmente alla pratica del Karate-Do ed una sala di circa 47 metri quadri pavimentata
con tatami da 5 cm. per la pratica dello Zazen, dell’Aikido, dello Yoga, e delle altre discipline che si
potranno aggiungere.
Non siamo ancora in grado di dire il mese preciso in cui potrà avvenire il trasferimento poiché siamo in attesa
che maturino i presupposti burocratici necessari.
Se tutto andrà per il verso giusto la nostra speranza è quella di poter cominciare a costruire il nuovo Dōjō nei
prossimi mesi e trasferirci entro i primi mesi del nuovo anno.
Chi mi conosce sa che sono sempre stato restio a pensare ad un cambiamento di sede per il nostro Dōjō; considero
la sede attuale perfetta da molti punti di vista e naturalmente, dopo 25 anni, potete ben comprendere il sentimento
che ci lega a queste mura pregne di ricordi.
Ma, chi mi conosce, sa altrettanto bene che ho imparato da tempo a leggere i segni della Vita che si muove e a
rispondere prontamente al suo richiamo accogliendo il rischio e l’incertezza… per continuare il Cammino a cui
siamo chiamati.
Sarà uno sforzo notevole da tutti i punti di vista ed in particolare sotto il profilo economico.
La mia speranza è che tutti possano offrire, in qualsiasi forma sarà possibile, un contributo alla costruzione di
questa nuova casa per la nostra pratica, per poter essere, in questo momento di straordinaria importanza, tutti
protagonisti della storia del nostro Dōjō.
Vi do dunque il benvenuto a questa nuova Stagione che si preannuncia ricca di entusiasmanti sorprese.
頑 張 りましょう !!
Ganbarimashō !
( Facciamo del nostro meglio ! )
Paolo Taigō Spongia
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Resoconto del Viaggio in Cina
di Sensei Tetsuji Nakamura
Vice Capo Istruttore IOGKF
tradotto da Andrea Ramberti
Dall’ 11 al 15 dicembre 2009, Sensei Higaonna ha
visitato la città di Fuzhou, accompagnato da:
Tetsuji Nakamura (Vice Capo Istruttore IOGKF, Direttore
Amministrativo, Canada)
Toru Kadekaru (Jundokan, Okinawa)
Hung Ting Seng (ex segretario dell’Associazione di
Wushu di Fuzhou, Canada)
Fumiyasu Nakamura (proprietario del giornale di Karate
giapponese, Gekkan Karate-Do, Tokyo)
Gli obiettivi principali di questo viaggio erano i seguenti:
1. visitare la Federazione di Karate-Do di Fuzhou e
congratularsi con loro per la recente istituzione della
stessa
2..discutere l’apertura di un dojo locale per
l’insegnamento del Goju-Ryu a Fuzhou
3. visitare la Scuola di Sport di Fuzhou e discutere i
dettagli per ottenere un corso di Goju-Ryu nel loro
sistema scolastico
4. insegnare le basi del Goju-Ryu come un'introduzione
al Goju-Ryu stesso
5. incontrare i praticanti dei vari stili di arti marziali
locali (Gru Bianca, Tigre, Uccello) per cercare e
stringere amicizie.
11 dicembre
Nel fine settimana precedente al viaggio in Cina, ho
partecipato come istruttore all’IOGKF New Zealand
National Gasshuku, così sono partito alla volta di Fuzhou
direttamente da Wellington. Sifu Ting Hung
Seng, maestro di Wushu cinese e buon amico di Higaonna
Sensei, mi è venuto a prendere all'aeroporto di
Fuzhou. Sifu Hung ha già aiutato Sensei Higaonna,
con la sua ricerca nel 1987. A quel tempo lavorava
come segretario dell’Associazione di Wushu di Fuzhou.
Più tardi, Sifu Hung si è trasferito fuori dal paese
e ora risiede a Toronto, Canada. Egli è un buon a-
mico dell’IOGKF Canada. L’ho invitato più volte al
mio dojo per insegnare il Tai Chi a me e ai miei studenti.
Sifu Hung è anche un eccellente praticante di
arti marziali, quali il Taijiquan e le Sei Armonie del
Pugno di Shaolin, nonché un esperto di armi e medicina
cinese.
La sera, dopo essermi registrato in albergo, mi sono
unito a Sensei Higaonna e al resto del gruppo per la
cena. Il signor Li Idduan (Vicepresidente Onorario
dell’Associazione di Wushu di Fuzhou) mi ha accolto
personalmente. Egli è un ottimo amico di Sensei Higaonna
e lo ha supportato nella sua ricerca sin dal suo
primo viaggio di studio a Fuzhou negli anni ‘80.
Anch'io sono diventato un suo buon amico dopo la
mia prima visita a Fuzhou con Sensei Higaonna. Questo
è stato il mio quarto viaggio a Fuzhou. I membri
della IOGKF Cina (Sensei Lam King Fung - IOGKF
Cina Capo Istruttore, Ricky Tsui - IOGKF Cina Vice
Capo Istruttore, Wei Soh Young - Presidente della
IOGKF Cina) si sono uniti al nostro gruppo per accompagnarci
durante i primi due giorni del viaggio.
12 dicembre
Ci svegliamo alle 6 e facciamo colazione. Un membro
dell’Associazione di Wushu di Fuzhou ci accompagna
alla città di Yongtai per partecipare a una dimostrazione
di scambio
con lo stile della Tigre
locale. Questa
città è il luogo di origine
dello stile della
Tigre. Il dott. Hu
(Presidente
dell’Associazione di
Wushu di Fuzhou), il
signor Li e alcuni
m e m b r i
dell’Associazione di
Wushu vengono con
noi. Essi ci hanno
aiutato a pianificare
gli orari e gli appuntamenti
per il nostro
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
viaggio. Il dott. Hu insegna Wushu presso
l’Università di Fujian. Egli è il più esperto maestro di
Wushu (8° dan) della provincia di Fujian. Anche Hu è
un buon amico di Sensei Higaonna ormai da molti
anni.
6. Shisochin (Sensei Lam)
Il Goju-Ryu è stato fortemente influenzato dallo stile
della Tigre. Per iniziare i nostri cugini dello stile della
Tigre ci mostrano il loro Sanchin e varie altre forme,
così come l’utilizzo di alcune armi. Dopo la loro dimostrazione
è il nostro turno; eseguiamo i kata del
Goju-Ryu nel seguente ordine:
1. Shime del Sanchin (Sensei Nakamura e Sensei Higaonna)
7. Suparinpei (Sensei Higaonna)
8. Seipai (Sensei Nakamura)
9. Tensho (Sensei Higaonna)
2. Gekisai Dai Ichi (Sensei Kadekaru)
3. Kururunfa (Wei Young Soh - IOGKF Cina)
4. Kururunfa (Sensei Tsui)
5. Seisan (Sensei Nakamura)
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Dopo la dimostrazione, molte persone si sono avvicinate
a Sensei Higaonna per esprimergli il loro rispetto
e dirgli quanto la sua prestazione fosse stata strabiliante.
Uno degli anziani ha detto a Sensei che era
molto impressionato dalla forza della sua potenza interiore.
Ci rechiamo a pranzo. L'istruttore dello stile
della Tigre ci dice che il nostro stile è molto simile al
vecchio stile della Tigre tradizionale. Invece ciò che
praticano ora e che ci hanno mostrato, è uno stile della
Tigre modernizzato e semplificato, dove non viene
praticato molto Hojo Undo o allenamento di condizionamento.
L'istruttore ci dice inoltre che lo stile della
Tigre tradizionale esiste ancora, ma è praticato da un
gruppo molto ristretto, che di solito non partecipa a
questo tipo di eventi sociali. Egli ci spiega che la posizione
Sanchin è molto simile alla loro (punte dei
piedi verso l’interno, posizione forte e stretta) e che
nel tempo è stata modificata (più flessibile e leggera,
con un passo veloce) per renderla più facile per i loro
praticanti. A pranzo, dopo aver iniziato a bere il vino
locale, abbiamo capito cosa "kanpei” significasse sul
serio! In Giappone, "kanpei" significa semplicemente
"salute!", quindi abbiamo iniziato semplicemente a
sorseggiare la bevanda. Ma in Cina "kanpei" significa
bere tutto nella tua tazza (letteralmente “fondo in alto”).
Ogni cinque minuti i vari membri dello stile della
Tigre si avvicinavano a noi e ci chiedevano di fare
kanpei. Alla fine del pranzo ero decisamente ubriaco!
Dopo il pranzo, lasciamo la città di Yongtai per visitare
la Scuola di Sport di Fuzhou. Qui ci chiedono di
insegnare Goju-Ryu agli studenti del loro Club di Judo
e ad alcuni membri dell’Associazione Wushu di
Fuzhou. Inizio così con il riscaldamento e con le basi.
Poi Sensei Kadekaru continua con l’insegnamento del
Gekisai Dai Ichi.
13 dicembre
Ci svegliamo alle 6 del mattino e andiamo alla città di
Yongchun, il luogo di nascita dello stile della Gru
Bianca. Yongchan è in montagna, a tre ore d'auto da
Fuzhou. Arriviamo al tempio dove si commemora il
fondatore della Gru Bianca, Fan Qiang Liang.
Ci sono veramente tante persone ad attenderci per
darci il benvenuto alla città natale della Gru Bianca,
compresi il sindaco, i funzionari della città e
un’emittente televisiva. Dopo il discorso del sindaco,
la dimostrazione di scambio inizia con il Sanchin della
Gru Bianca. Ci sono due rappresentanti provenienti
dalle dieci differenti scuole locali della Gru Bianca.
Poi, il nostro gruppo esegue una dimostrazione di Goju-Ryu
simile a quella del giorno precedente per lo
Higaonna Sensei in raccoglimento davanti a Fan Qiang
Liang, fondatrice dello Stile della Gru Bianca
stile della Tigre. Sembrano molto impressionati dal
kata di Sensei Higaonna, come pure dal duro allenamento
di condizionamento dello Shime del Sanchin.
Dopo la manifestazione uno degli anziani della Gru
Bianca mi ha detto "Hao (buono)" indicando le mie
spalle; erano diventate viola dopo essere state pestate
più volte da Sensei Higaonna quel giorno e il giorno
prima (le mie spalle non mi fanno affatto sentire
"Hao" in questo momento!). Dopo la manifestazione
ci hanno invitato a pranzo. Incontriamo anche il Maestro
della Gru Bianca e suo figlio, che abbiamo già
conosciuto in Inghilterra diversi anni prima.
14 dicembre
Visitiamo l'ufficio della neonata Associazione di Karate-Do
di Fuzhou (novembre del 2009). Nel loro ufficio,
ci sono appese al muro le lettere di congratulazioni
dei paesi IOGKF. Hanno apprezzato molto il
sostegno, l'amicizia e l'incoraggiamento ricevuti
dall’IOGKF. Il Presidente dell'Associazione è un praticante
dello Stile dell’Uccello ed è anche il proprietario
della società immobiliare locale. Il Vicepresidente
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
è un istruttore di Taekwondo. Naturalmente, non ci
sono praticanti di karate a Fuzhou, così hanno dovuto
trovare qualcuno che avesse una qualche esperienza
di arti marziali. Nel corso della riunione, ci informano
che si stanno preparando ad aprire un dojo Goju-Ryu
e hanno chiesto alla IOGKF di inviare un istruttore.
Dopo il nostro incontro nella loro sede, andiamo alla
scuola di Taekwondo di proprietà del Vicepresidente.
Qui Ci chiedono di insegnare Goju-Ryu ai loro studenti.
Inizio la lezione impiegando ben 15 minuti ad
insegnargli l’etichetta e il modo di piegarsi tipico del
karate. Quindi continuo con il junbi undo e le tecniche
di gambe, mentre Sensei Higaonna insegna le tecniche
di braccia. Ci sono circa 15 giovani studenti, di
14-16 anni di età. Sono veramente dei buoni studenti;
sono particolarmente interessati alle tecniche di braccia
mostrate da Sensei Higaonna. Dato che il Taekwondo
è incentrato sui calci, suppongo che non abbiano
mai visto tutte queste varietà di tecniche di
braccia presenti nel Goju-Ryu.
Nel pomeriggio, andiamo a una riunione con i funzionari
della Scuola di Sport di Fuzhou. Questa è la migliore
scuola di sport di Fuzhou; qui convergono gli
atleti più talentuosi provenienti dalle scuole locali della
provincia di Fujian. I loro studenti hanno gareggiato
nelle ultime Olimpiadi di Pechino vincendo anche
alcune medaglie. Nella visita di maggio dello scorso
anno, ci hanno chiesto di inviare un istruttore per la
scuola in modo da poter insegnare Karate Goju-Ryu
come parte del loro curriculum scolastico. Nel mese
di luglio Sensei Higaonna ha invitato a Okinawa quattro
persone da Fuzhou per farli assistere alla Dimostrazione
e al Torneo Mondiale di Karate di Okinawa
organizzati dal governo. Essi erano il signor Li
(Vicepresidente Onorario dell’Associazione di Wushu
di Fuzhou), il dott. Hu (Presidente dell’Associazione
di Wushu di Fuzhou), il signor Chen (Vicedirettore
della Sezione Sportiva della città di Fuzhou) e Li
(Preside della Scuola di Sport di Fuzhou). Durante
questo evento è stato firmato un accordo di amicizia
tra la città di Fuzhou, Associazione di Wushu di Fuzhou,
città di Naha e IOGKF.
Uno degli obiettivi principali di questo viaggio è
quello di discutere con la Scuola di Sport di Fuzhou i
dettagli su come creare un corso di Goju-Ryu. C’è
stato uno scambio d’idee e abbiamo discusso i vari
possibili modi per impostare il primo corso di Goju-
Ryu a Fuzhou. Si sono mostrati molto amichevoli e
desiderosi di farci insegnare il Goju-Ryu. È un grande
onore per la IOGKF avviare il primo corso di Goju-
Ryu e il primo dojo a Fuzhou, il luogo dove Sensei
Kanryo Higaonna studiò l'arte 150 anni prima. Dopo
una lunga discussione, siamo arrivati alle seguenti
conclusioni:
1. Il desiderio di entrambe le parti è di creare un corso
regolare di Goju-Ryu presso la Scuola di Sport
di Fuzhou.
2. L’IOGKF cercherà un istruttore che possa rimanere
a Fuzhou, sia per un breve periodo (uno o due
mesi) che per un lungo periodo (sei mesi - un anno).
La Scuola di Sport di Fuzhou ospiterà l'istruttore.
3. La Scuola di Sport di Fuzhou invierà un insegnante
ad Okinawa per studiare Goju-Ryu sotto Sensei
Higaonna.
4. La Scuola di Sport di Fuzhou studierà il modo per
assumere il nostro l'istruttore alla pari di un insegnante
di inglese.
La sfida sta nel fatto che sarà difficile fare soldi (per
vivere) insegnando il Karate a Fuzhou. Ho sentito dire
che lo stipendio medio di un insegnante di scuola è di
500 Dollari Americani al mese. Al momento, stiamo
cercando un istruttore disposto a visitare Fuzhou e ad
insegnarvi Karate per un breve periodo di tempo (uno
o due mesi). La Scuola di Sport fornirà l’alloggio come
sopra indicato. Ad Okinawa abbiamo un istruttore
che è interessato ad andare a Fuzhou per sei mesi - un
anno, così come, ad aprile, un istruttore della Danimarca
andrà con Sensei Higaonna a Fuzhou e vi resterà
per un mese, per il momento.
Dopo l'incontro, ci rechiamo a cena. La cena è
un’ottima occasione per socializzare e per approfondire
la nostra amicizia. L'atmosfera è molto diversa da
quella dell'ultima volta, ovvero del viaggio di maggio.
L’atmosfera è decisamente calda questa volta. Ottene-
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
re fiducia e amicizia richiede tempo. Credo che questo
sia un altro dei risultati del continuo e sincero
sforzo di Sensei Higaonna.
15 dicembre
In mattinata, io e Sensei Higaonna andiamo nuovamente
alla scuola di taekwondo per insegnare le tecniche
di base e il Gekisai Dai Ichi. Dopo il pranzo visitiamo
un’università locale e teniamo una lezione agli
studenti sul Karate Goju-Ryu. Molti di questi giovani
studenti sono molto interessanti al Karate. Al termine
della lezione visitiamo il dojo dello Stile dell’Uccello,
dove il presidente dell’Associazione di Karate-Do di
Fuzhou pratica arti marziali. Qui ha luogo una dimostrazione
di scambio. È molto interessante assistere ad
alcuni dei loro esercizi. Sono soliti muovere la spina
dorsale in modo fulmineo: usano il loro corpo come
una frusta. Ci mostrano inoltre la loro tecnica delle
mani che spingono. Dopo la loro dimostrazione, arriva
il momento per la nostra. Inizio con il Sanchin
mentre Sensei Higaonna mi pratica lo shime. Questa è
la terza volta durante questo viaggio. Ora le mie spalle
sono veramente incasinate dalle forti percosse di
Sensei Higaonna. Le mie spalle sono spellate e sanguinano.
Figuriamoci che Sensei Higaonna ha addirittura
diminuito la sua potenza vedendomi in queste
condizioni! Continuo la dimostrazione eseguendo lo
Shisochin, e poi kakie con Sensei Higaonna. Al termine
della nostra performance, molte persone si avvicinano
a me per dirmi quanto grande sia stato Sensei
Higaonna con la sua dimostrazione. A Sensei Higaonna
viene chiesto di scrivere un messaggio in calligrafia
giapponese. Lo chiedono persino a me. Così decido
di scrivere “Goju-Ryu” su un grande foglio di carta
bianco. Ora mi dispiace di aver smesso di prendere
lezioni di calligrafia quando ero bambino. (All’età di
7 - 8 anni, mia madre mi mandò a lezione di calligrafia.
Non mi piaceva, quindi abbandonai la scuola e i
miei strumenti di calligrafia. Invece di andare a lezione
andavo a giocare a baseball. Ma un giorno mia madre
scoprì il modo in cui prendevo le mie lezioni di
calligrafia!)
In serata incontriamo tutte le persone che ci hanno
aiutato in questo viaggio a una cena d'addio. Questa è
la nostra ultima notte a Fuzhou. Ci sono il Presidente
dell’Associazione di Wushu, il Presidente e Vicepresidente
dell’Associazione di Karate-Do, il Presidente
della Scuola di Sport e il nostro amico Li Idduan
(Vicepresidente onorario dell’Associazione di Wushu),
e molti altri. È meraviglioso: mangiamo, beviamo
e approfondiamo la nostra amicizia. Nakamura,
del Gekkan
Karate-Do, mi
dice che Sensei
Higaonna è
sicuramente il
miglior Maestro
di Karate
del Giappone.
Quindi aggiunge
che ciò
significa che
Sensei Higaonna
è quindi
anche il migliore
Maestro
di Karate del
mondo.
Per riassumere, il viaggio è stato un grande successo.
Abbiamo approfondito il nostro rapporto con i funzionari
del governo locale, con l’Associazione di Wushu
di Fuzhou, e con la Scuola di Sport di Fuzhou. Abbiamo
insegnato a diversi corsi di Goju-Ryu a Fuzhou.
Abbiamo fatto un accordo con la Scuola di Sport per
istituire un corso di Goju-Ryu e ne abbiamo discusso i
dettagli.
E’ un grande onore per noi riportare il Goju-Ryu a
Fuzhou, dove Sensei Kanryo Higaonna studiò l'arte
150 anni fa. L'arte che Sensei Kanryo Higaonna studiò
non esiste più a Fuzhou, ma è stata conservata ad
Okinawa e diffusa nel mondo, aiutando la vita di molte
persone in molti modi diversi, sia fisicamente che
mentalmente, ed è ora pronto per tornare al suo luogo
di origine.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Il Kata: un Esercizio Esoterico
di Gary Gabelhouse
tradotto da Andrea Ramberti
Pubblichiamo integralmente questo articolo per la sincera ricerca operata dall’autore e per rispetto
all’oneroso lavoro di traduzione che ha comportato. Riteniamo comunque che molte delle conclusioni e supposizioni
dell’autore siano piuttosto fantasiose ma senz’altro possono indurre a interessanti riflessioni.
Faceva molto caldo quel luglio a Nishinomiya, mentre
mi spostavo di dojo in dojo per studiare il Goju
Ryu giapponese. La mia improvvisata sacca del “gi” -
una pesante sacca di plastica - spesso si apriva sul
treno da Osaka e Kyoto per Nishinomiya, e pozzanghere
di sudore fuoriuscivano da quel supersaturo
“gi” e fluivano giù come un fiume sul pavimento. Sicuramente
questo rappresentava una maleducazione
indicibile, così come l’offerta di cedere il mio posto,
fradicio di sudore. Ma mio Dio, si suda a luglio in
Giappone.
Stavo cercando di dirigermi verso l’aria fresca del
monte Koya, verso il mio soggiorno studio presso il
monastero Buddhista di Shingon in Koyasan. Inavvertitamente,
prendendo per errore un treno locale
invece dell’espresso come avevo pianificato, mi ritrovai
alla stazione ferroviaria di Koyasan con alcune
ore di ritardo. Rinunciando al tram, che sale per mezzo
miglio, decisi di continuare a piedi lungo il sentiero
per Koyasan, una sorta di Shugyo privato reso tollerabile
dall’aria fresca. Ad ogni passo un respiro e
piano piano mi lasciavo alle spalle ogni cosa. I santuari
e le statue di Buddha, diventavano una parte delle
radici degli alberi, come testimoni, mentre io camminavo
lentamente assaporando il silenzio e la solitudine.
Quando arrivai al confine di Koyasan, la mia
maglietta era zuppa di sudore a dispetto della fresca
aria di montagna. La prima cosa che vidi fu un monaco
Shingon che si occupava delle candele di un santuario
vicino alla strada. Mi guardò, lo guardai. Non
dicemmo nulla. Dopotutto ero io l’alieno e non sapevo
trovare parole per giustificare perché questo grande
Gaijin era lì - quanto mi conoscevo poco.
Avevo una mappa per arrivare al monastero, datami
da un amico, un insegnante inglese che aveva vissuto
e lavorato in Giappone. Trovai il monastero facilmente,
entrai attraverso l’enorme cancello e camminai
verso le porte aperte, attraverso un mare di ghiaia,
passando su vecchie tavole di legno. Lì, sui gradini
erano appoggiate un paio di pantofole. Mi tolsi le Reebok,
infilai il mio grosso piede nelle pantofole di
gomma blu, quando un monaco in tunica marrone e
rossastra s’inchinò e mi disse “konichi wa, Garysan”.
Ovviamente sapevano chi fossi. Il monaco mi portò
prima ai miei alloggi e dopo mi accompagnò per tutto
il monastero. Infine, mi mostrò la sala da bagno. Sci-
12

Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
volando con le pantofole di gomma (i giapponesi non
hanno la concezione della misura 13 americana) e
passando vicino a xilografie e stanze chiuse, arrivai
alla mia camera, che il monaco, ondeggiando elegantemente,
mi indicò con un gesto. Un perfetto esempio
del concetto giapponese di wabi, una ricca semplicità.
Qui, un futon era disteso su un pavimento di 6 tatami,
con solo un tavolo basso come mobilio, delle candele
- niente luci - una caraffa di tè d’orzo e una grossolana
tazza d’argilla – questa era la mia casa.
Aprii il paravento, in modo da far entrare quanta più
aria fresca possibile. L’unica cosa che sentivo era il
ritmico ronzio del silenzio e il sincopato verso delle
cicale. Poi, profondi gong risuonarono, mentre le ombre
della sera catturavano il mare di ghiaia del cortile
del monastero, e tutto era accompagnato da un leggero
canto gutturale. Le porte del monastero venivano
chiuse con delle enormi travi di legno, che venivano
spinte al loro posto con forza, ma con qualche difficoltà,
da due monaci. I profondi gong sembravano
provenire dall’interno del monastero così come il verso
delle cicale, e ora un vento offriva profondi sospiri
attorno alla Criptomeria – una specie arborea giapponese
- e ai pini. Capii la difficile situazione di Dorothy
e Toto - non ero più in Nebraska.
Il monaco bussò educatamente sul paravento, lo aprì
e mi chiese se volessi una beeru (una birra) con la
cena. “Certo” risposi, “facciamo due”. Sorrise, arretrò
e scivolando velocemente, silenzioso come uno
spettro, andò via. Mi sedetti al mio unico tavolo e
sentii il monastero vivo e animato, avvolto in una così
prematura quiete. Questo per me era come un Ju-Ju
deliziosamente forte.
Che cosa deve fare una persona in un monastero
quando non è un praticante buddista? Ascoltare. Entrare
in sintonia con i sensi. Solo provare ad … essere.
Giunse la mia magra cena, con due enormi bottiglie
di beeru. Consumai il contenuto del mio vassoio
non sapendo che cosa stessi mangiando; sapevo invece
che non dovevano esserci creature o esseri dotati
di sensi nei miei piatti o nelle mie bottiglie. Incredibile
quello che potevano fare con del tofu.
Il monaco tornò per portare via i piatti e con voce
bassa mi chiese se desiderassi assistere alla funzione
del mattino. Risposi che avevo già previsto di partecipare
e lo ringraziai dell’invito. Accesi le candele
nella mia stanza e scrutando fuori nel buio udii la
cantilena in lontananza e l’occasionale gong sempre
meno frequente; meravigliato restai in contemplazione
di quello che sembrava essere l’attività spirituale
dell’aria attorno a me. Potevo a malapena dormire,
incantato dal profondo suono delle campane, il costante
monotono suono del canto dei monaci e delle
sempre presenti cicale.
Sveglio nella grande ombra prima dell’alba, scivolai
verso il tempio lungo i pavimenti di legno, lucidati
nei secoli dai passi degli adepti di Shingon. Ormai
frustrato a causa della mia incapacità di camminare
con quei mini sandali, procedetti a piedi nudi sul
freddo pavimento ed entrai nel tempio utilizzando
l’ingresso per gli ospiti. L’incenso aleggiava come
strisce di garza intorno ai simboli e all’idolatria del
Buddismo Shingon – una cacofonia visiva di spiritualità.
Udii il silenzioso frusciare delle tuniche dei monaci
e dell’Abate che entravano e si sedevano attorno
al perimetro del tempio, che a me sembrava invisibile.
L’Abate raccolse la sua tunica, entrò nella cavità di
fronte all’altare ed iniziò a compiere ampi gesti con le
mani cantilenando tutto il tempo. Rimasi paralizzato
a guardare l’Abate che raccontava una storia e che
con eleganti gesti delle mani disegnava una figura
spirituale. Poi, un lampo mi colpì - l’Abate stava facendo
dei mawashi uke seguiti dall’estensione delle
braccia, col palmo rivolto in avanti, allo stesso modo
in cui noi terminiamo molti dei nostri Kata nel Goju
Ryu. In seguito, le mani dell’abate si fermarono come
al termine del Shisochin. Udii un profondo “ Toh”
provenire dall’Abate - non diverso da un kiai - mentre
muoveva in cerchio le sue mani in questa specie di
Kata spirituale. Io sedevo lì, avvolto dall’incenso,
guardando per la prima volta… qualcosa che in realtà
avevo visto e fatto centinaia o migliaia di volte... sul
pavimento del dojo.
Questa potente esperienza mi ha motivato e mi ha
spinto a studiare le relazioni tra i Kata e le funzioni
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
cerimoniali e quindi, le relazioni tra l’obiettivo o lo
scopo del Karate-Dō e la teosofia o religione. Per a-
nalizzare le multi sfaccettature di questa questione,
credo sia d’aiuto e indispensabile creare una serie di
premesse riguardo le fondamenta della mia analisi e
la ricerca di un particolare aspetto di ciò che il Karate
-Dō ( o qualsiasi Dō) sia.
PREMESSE
Kata/Karate-Dō
Il fondamento del Karate-Dō risiede nei suoi Kata. I
Kata sono delle combinazioni sistematiche di posizioni
e posture, tecniche di mani e piedi, parate, kiai,
movimenti degli occhi e...visualizzazione (avversari o
circostanze immaginarie - una sorta di psicodramma).
Tutti gli elementi del Kata hanno uno schema che può
essere descritto attraverso un grigliato o un tracciato
sul pavimento del dojo. Il termine Dojo può essere
tradotto come luogo dell’illuminazione. Il Kata, la
vera base del Karate-Dō, è praticato continuamente e
sotto le indicazioni di un maestro o Sensei - colui che
ha imparato per primo. Una tale pratica si svolge generalmente
in un dojo (indipendentemente dalla realtà
fisica in cui si sta praticando).
I seguaci del Dō nel Karate-Dō spesso descrivono i
Kata come lo shugyu o un attività ripetitiva che serve
a unificare la mente, il corpo e lo spirito del praticante.
Religione/Cerimoniali
Tutte le religioni, con l’esclusione forse di alcune primitive
religioni animiste, prescrivono mezzi cerimoniali
per comunicare spiritualmente con o divenire un
tutt’uno con un Dio o degli dei. Tali mezzi cerimoniali
o cerimonie sacre, in genere combinano vocalizzazioni,
posture fisiche -specialmente gesti e posizioni
delle mani – e posture meditative – un atteggiamento
di devozione in cui è invocato il Dio (gli dei).
Molte religioni o teosofie permettono un terminus
spirituale del praticante mentre egli è ancora in vita.
Comunque, un tale terminus spirituale è realizzato
raramente dal praticante. Questo terminus spirituale
può essere anche descritto come una santificazione o
il vivere in uno stato di grazia. Viene anche attribuito
a molti Bodhisattva.
Una persona raggiunge lo stato di grazia attraverso
lunghe e ardue pratiche degli elementi cerimoniali e
l’adesione alla religione o teosofia. Il fine ultimo delle
azioni cerimoniali è: divenire una sola cosa con
Dio o raggiungere la vera illuminazione spirituale.
Basandomi su tali premesse, sulla mia ricerca circa le
diverse religioni e sul Karate-Dō, mi accontento di
quest’unica sfaccettatura e infatti, l’origine del Kata,
e quindi, del Karate-Dō è il raggiungimento, grazie a
pratiche cerimoniali, di … un stato di grazia – illuminazione
- santificazione. Un tale stato di grazia può
anche avvenire su base temporanea durante la propria
vita…
1. L’estasi della testimonianza di colui che crede nella
fede cristiana;
2. Lo Shuho e il divenire uno con Dainichi nyorai
(Mahavairocara Buddha) nel Mikkyo;
3. Il divenire uno con Shiva attraverso la danza cerimoniale
di Bharata Natyam (una danza cerimoniale);
4. Il cullarsi, sentendo l’amore, di colui che è
all’ultimo giorno di Ramadan, appena prima dell’Eid,
e che prega il suo Dio, essendosi impegnato in molti
giorni di digiuno;
5. O… quel momento di vero mushin di colui che sta
eseguendo ed è un tutt’uno con il Kata, standoci dentro.
La Psicologia dell’Illuminazione
Come seminarista, decenni fa, ero molto interessato a
questo stato di grazia, tanto quanto alla correlazione
della preghiera Cristiana con altre pratiche meditative.
Ero indietro come adepto nel trovare la prova della
grazia – il segno di una consapevolezza trascendente.
Molto stranamente, non trovai prove sufficienti
come quelle che trovai invece per ciò che può essere
meglio descritto come: tracce fisiologiche.
Un esempio di tracce… Studiai i crani degli studenti
misurando le loro onde cerebrali e i tracciati modali
delle loro onde cerebrali mentre pregavano, praticavano
Zazen o TM (meditazione trascendentale). Notai
un evidente cambiamento nelle onde cerebrali non
appena essi entrarono più profondamente nelle loro
rispettive pratiche di meditazione o preghiera. Più
pronunciato fu il grado di attività delle onde alfa tanto
quanto quello delle onde theta, durante questo stato.
Le onde alfa sono più comunemente conosciute, poiché
sono prevalenti durante la fase REM (Rapid Eye
Movement) o durante la fase di sogno. Le onde alfa,
segnalano una consapevolezza inconscia, se ciò può
avere un senso. Le onde theta sono indicative di alti
livelli degli stati emozionali e vengono emanate dal
mesencefalo – generando il motivo per godere dei
sentimenti piacevoli. Così, durante la pratica medita-
14

Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
tiva, i praticanti evidenziavano onde cerebrali che
meglio descrivevano i loro stati; in termini neurologici
è come un sogno cosciente pieno di emozionalità e
piacere.
Fondamentalmente, stavo cercando prove fisiche che
uno stato di pura coscienza fosse un unico stato con
tracce fisiche, che sono misurabili e che agiscono con
una evidenza, con una conseguenza. Ho letto gli studi,
nel Journal of Physiology (1972), di Keith Wallace
su Il Quarto Stato di Coscienza. Nei suoi studi di
yogis trovò prove di un quarto stato di coscienza. Durante
una profonda meditazione e al tempo
dell’unione (del segnale pianificato dato dallo Yogi,
appena precedente all’unione) egli trovò che si verificavano
i seguenti cambiamenti fisiologici:
1. Abbassamento del livello di cortisolo (ormone attivato
dallo stress);
2. Incremento delle onde cerebrali Alfa;
3. Incremento della resistenza dell’epidermide;
4. Aumento della secrezione di DHEA (ormone che
aiuta nella concentrazione);
5. Aumento delle onde cerebrali Theta all’apice
dell’attività (unione).
Wallace scoprì anche che la pranayama (respirazione
yogic) da sola può cambiare la posizione del predominio
cerebrale - trasferendo e concentrando in modo
molto evidente l’attività cerebrale verso il mesencefalo.
Meditazione, Zazen, e anche le preghiere sembrano
avere tracciati simili alle sensazioni fisiche e psicologiche
che possono essere descritte come piacevoli. In
molte forme di comunione, chi sperimenta un euforico
ed estremamente piacevole livello di coscienza,
qualche volta riferisce di essere entrato in uno stato
d’estasi. Durante il momento della fusione con ciò
che è stato definito come pura consapevolezza, c’è un
vuoto di tale sentimento. Alexander, Chandler e Boyer
(1989) descrivono lo stato di consapevolezza come,
“… un silenzioso stato di veglia interiore, senza
oggetti di pensiero o percezione”. Nei loro studi di
psicologia su tali stati di coscienza, essi dibattono sul
fatto che l’estasi e il vuoto di questi stati sono puramente
fisiologici in natura e non il prodotto
dell’inculcazione culturale. Essi scrivono, “la pura
coscienza è suggestionata non dalle condizioni culturali
o intellettuali, ma da fondamentali condizioni psicofisiche
che sono universalmente riscontrabili in tutte
le culture.”
Si possono discutere le tracce fisiologiche di queste
pratiche cerimoniali (meditazione, Zazen, preghiera)
dicendo che non sono niente di più di ciò che accade
quando il corpo riposa e si rilassa. Comunque, nello
studio di Alexander, i soggetti del gruppo guida riposavano
mentre quelli del gruppo sperimentale meditavano.
E, mentre essi condividevano alcune condizioni
fisiologiche simili, coloro che meditavano mostravano,
in modo marcato, un forte fluire di sangue al cervello
e un maggior flusso sanguigno al cervello e di
plasma arginina vasocostrittore (associato ad aumento
di apprendimento e memoria). Perciò, l’attività del
mesencefalo era significativamente più alta di quella
dei soggetti che riposavano e basta, e i soggetti che
meditavano avevano un alto livello di rilascio di dopamina
mesolimbica, che fu interpretato come la causa
delle sensazioni di estremo piacere – una ricompensa
del mesencefalo per il soggetto.
Negli studi di ciò che è definito il flusso di Mihaly
Csiks Zentmihalyi, e nella ricerca condotta da Arthur
J. Marr (In the Zone: A Biobehavioral Theory of the
Flow Experience), molti di questi stessi sentimenti
sono associati a questo stato di coscienza apparentemente
unica. L’esperienza del flusso, è stata descritta
usando lo stesso gergo della meditazione e della preghiera
- estasiante. L’esperienza del flusso è denominato
scalabile – cioè, maggiore è l’attività (forse shugyo),
più estasiante è l’esperienza del flusso che
l’accompagna.
Quindi, da un punto di vista scientifico, meditazione
trascendentale, preghiera e Zazen lasciano prove -
tracce fisiologiche di un unico stato di coscienza.
Senza tener conto delle differenze, ciò sembra essere
significativamente simile ai cambiamenti ormonali e
alla chimica del cervello tanto quanto la rilevante attività
del mesencefalo associata a queste … pratiche
cerimoniali. Tali pratiche trasportano il praticante sia
nell’esperienza dell’estasi sia nel vuoto dell’essere…
in uno stato di grazia o unione. Nel corso degli anni,
ho seguito un corso di studi di fisiologia e ho letto
numerosi articoli, al fine di svolgere la mia ricerca
personale. Basandomi su tali ricerche, mi sono sufficientemente
convinto che ciò che accade al praticante
durante la preghiera, parlare in lingue (o altri carismatici
comportamenti cristiani), o la meditazione
Zazen non è solo un unico stato di coscienza - è un
unico stato di fisiologia.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Attraverso la pratica ripetitiva nel dojo anche con i
Kata si può arrivare a un simile stato di grazia. E’ accaduto
a molti di noi, a chi prima e a chi dopo - questo
essere uno durante le ripetute esecuzioni dei nostri
Kata. Inoltre, il Kata da molti è visto come una
forma di shugyo - che è definito dallo storico di arti
marziali e scrittore Charles C. Goodin come
”l’austera pratica della trascendenza mente-corpo,
dove si entra in uno stato d’illuminazione”. La più
comune forma di shugyo si basa sullo Zazen; già
molti sostengono che il Kata e/o tutti gli elementi del
Karate-Dō possano essere praticati come una forma
di shugyo. Molti koryu Kata sono spesso chiamati
Zen in Movimento.
Sensei Zenko Heshiki, nel suo libro “Karate”, riflette
sul Kata come forma di shugyo in grado di portare il
praticante verso uno stato di coscienza più elevato:
“attraverso anni di pratica, il corpo allenato, eseguirà
ogni movimento con ininterrotta fluidità. Non si
riconoscerà più la differenza tra mente e corpo. Per
progredire, allo scopo di divenire spirituale è necessaria
la concentrazione di tutte le forze fisiche e psichiche.
Questo è l’atteggiamento generale degli o-
rientali nell’avvicinarsi a qualunque arte... E’ lo scopo
di ogni artista, ottenere un tale stato della mente,
così che egli non debba più fare affidamento sulle
tecniche che ha imparato, ma trascenda nel regno
della Natura e della Vita, completamente in sintonia
con la Natura e la verità del tutto”.
Allo stesso modo, Sensei Chujun Miyagi, il fondatore
del Goju Ryu, cita in un articolo (Bunka Okinawa
Vol. 3 No. 6, 15 agosto1942) come raggiungere
l’estasi del Sanchin. Sensei Miyagi scrive: “il Tanden
(un punto situato due dita sotto l’ombelico), la parte
posteriore della testa e le natiche sono tre punti fondamentali
sui quali si deve concentrare la propria attenzione
durante l’esercizio del Sanchin. Seguono
delle brevi istruzioni: spingere il mento verso in dietro,
portare la nuca in alto e focalizzarsi sul tandem
per caricare energia. I glutei dovrebbero essere contratti.
Questi tre punti fondamentali, non sono originariamente
separati l’uno dall’altro, ma sono stretti in
una relazione inscindibile. Inoltre, c’è un altro punto
fondamentale: il punto in mezzo alle sopracciglia.
Stai dritto e immobile, con i piedi in una posizione
stabile e le mani opportunamente posizionate, respirando
armoniosamente, allora potrai sentire l’estasi
del Sanchin. Ho sentito dire che i principi dello Zen e
delle altre meditazioni sedute sono gli stessi del Sanchin.”
Kata e Culto Cerimoniale:
un’analisi comparativa.
Comprendendo la fisiologia delle pratiche cerimoniali,
ho anche studiato i mezzi usati per arrivare a questo
stato d’essere e ho trovato molti parallelismi tra pratiche
religiose e teosofie. Queste sembrano essere un
consistente insieme di fondamenti, senza tenere conto
delle pratiche cerimoniali. Tali tratti essenziali possono
essere descritti come:
1) Uso del suono;
2) Manipolazione del corpo e attività fisica specifica;
3) Visualizzazione o concentrazione.
Sto ancora studiando ciò nel contesto della ricerca
delle origini e del mio concetto di Karate-Dō. Questo
è l’argomento di cui mi piacerebbe parlare nelle prossime
righe - il parallelismo tra la nostra pratica del
Kata e la pratica del cerimoniale e la ricerca di uno
stato di grazia o illuminazione. Mi piacerebbe fare ciò
usando l’evoluzione storica del Karate-Dō come parallelismo
con l’evoluzione della pratica religiosa.
Vorrei iniziare dall’India. Prima della figura di Buddha,
la casta dei guerrieri di Ksatreya praticava Vajramukty.
Le scritture di base erano il Veda e, più tardi,
l’ Upainishads. Venivano venerati molti dei, il più
importante dei quali era Shiva, Dio della distruzione e
… della creazione. Si pensa che Shiva, nel suo proposito
di divinità, usasse come pratica religiosa, la danza
o Nata. Erano praticate diverse danze - ognuna era
espressione di una natura divina. Shiva è spesso raffigurato,
attraverso l’ antica arte dei templi Indù, come
il Nata Raja o Signore della Danza. L’Ananda Tandava
(danza della beatitudine) è la danza che egli eseguiva
quando era assalito da maghi malvagi. Questi
maghi gli scatenavano contro prima una tigre e poi un
terribile serpente, che Shiva uccideva (continuando la
sua danza). Infine i maghi lo facevano attaccare da un
nano malvagio o da uno gnomo, sul quale Shiva faceva
il Bristol Stomp (ovviamente continuando sempre
la sua danza). La danza di Shiva comprendeva i mudra
delle mani - predominanti erano gli abhya mudra
o segni di coraggio. Ho trovato molte similarità tra la
danza di Shiva e i Kata.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Nata Raja
Centinaia di anni prima di
Cristo, si diceva che le scritture
vediche fossero state trasmesse
dagli Dei sottoforma
di un’antica danza cerimoniale
o Natya Sastra. Tale danza
deriva probabilmente dalla
più antica Baratha Natyam.
Questa era generalmente eseguita dalle Devadasi ovvero
devote (donne, non uomini) del Dio, desiderose
di dedicare la loro vita, come danzatrici cerimoniali,
al servizio delle divinità dei templi Indù. Chiaramente
lo scopo della danza era di elevare colui che la esegue,
e il sacerdote che la osserva, a divenire una cosa
sola con il Dio.
La Baratha Natyam è una pratica antica, fisica, uditiva
e psicodrammatica volta ad entrare in uno stato di
grazia per divenire un tutt’ uno con un dio. Naturalmente,
tale danza includeva una sistematica combinazione
di canti (mantra), posture del corpo e mudra.
Questi tre elementi non solo permettevano al danzatore
di entrare in uno stato di grazia, ma facilitavano
anche il raggiungimento dello stesso stato agli osservatori.
Le serie di elementi del Bharata Nathyam sono
visti come doni ricevuti dagli dei al fine che gli umani
possano comunicare con loro adorandoli.
Come pensiero correlato… nella pratica del Sadhana
Tantrico (una pratica magica spesso confusa con
l’adorazione) si può trovare l’atto della Puja (dal sanscrito:
reverenza, indica genericamente un atto di a-
dorazione verso una particolare divinità, che può e-
sprimersi come offerta, culto o rituale), o la meditazione
della divinità. Gli elementi di tale meditazione
sono tre: il mantra o Bija Mantra (Bija significa seme,
i Bija Mantra sono suoni molto potenti ognuno
con un proprio elemento associato ad una parte del
corpo, che hanno effetti rilevanti ed istantanei, ad e-
sempio il bijamantra) che è specifica per ogni divinità
(importante: da ricordare quando parlerò del Mikkyo,
un ordine del Buddhismo esoterico); la Mandala o
viaggio iniziatico che permette di crescere interiormente,
con cui si mette in pratica la sola meditazione;
e la Rupa o visualizzazione attiva. La Rupa include le
visualizzazioni e/o le esecuzioni dei mudra, di nuovo
specifici per una determinatà divinità.
Prima di Buddha, quindi, si vedeva nell’antico Induismo
una sistematica combinazione di atteggiamenti,
mudra, vocalizzazioni e visualizzazioni usati come
significato di … essere un tutt’uno con Dio. Poi successivamente,
venne il Buddha.
Il Buddhismo ebbe origine in India, per poi svilupparsi
verso nord, attraverso la Cina e il Tibet.Col passare
degli anni, le sette buddiste si separarono e una di
queste sviluppò al suo interno molte delle antiche
pratiche Indù del Natya Sastra e dello Yoga Tantrico,
inclusi il mudra sistematico, le vocalizzazioni
(mantra) e le visualizzazioni. Bodhidarma (Daruma in
giapponese), un sacerdote buddhista indiano, fu presumibilmente
inviato dal suo maestro, Prajnata, ad
insegnare il Dharma del Buddha in Cina. Si pensa che
Bodhidarma giunse in Cina verso il 525 a.C, ed ebbe
un colloquio con l’imperatore della Cina. Sembrerebbe
che l’imperatore fu molto acuto nel capire questa
religione. Si dice che la pratica Chan o Zen di Bodhidarma,
non colpì l’imperatore e che allo stesso modo
Bodhidarma rimase indifferente all’imperatore.
Dopo questo presunto incontro tra India e Cina, Bodhidarma
si ritirò nel tempio Shaolin e, trovando i
monaci di salute cagionevole e depredati dai banditi,
gli insegnò esercizi simili allo yoga e all’antica Nata
(danza cerimoniale) indiana per renderli più forti sia
fisicamente che spiritualmente. Mentre non ci sono
prove di ciò, tali Nata o esercizi, sono ritenuti da
molti il seme della pratica di quello che si è poi evoluto
nelle arti marziali cinesi, okinawensi e anche
giapponesi. Mi devo trattenere: non ci sono prove
comunque che Bodhidarma abbia avuto qualcosa a
che fare con il tempio Shaolin e le arti marziali.
Dall’India, con il suo Indù e le innovazioni Vediche,
il Buddhismo raggiunse la Cina e fiorì, così come avvenne
anche per le pratiche cerimoniali di alcune sette
che includevano sistematici segni di vocalizzazione,
posture, mudra e visualizzazione – il tutto con fine
spirituale. Per centinaia di anni, il Buddhismo e le
sue pratiche, furono accolti in Cina; nel frattempo il
Buddhismo diveniva piuttosto affermato fuori
dall’India e verso il Sud.
Una setta buddhista è particolarmente interessante per
la nostra discussione, poiché è strettamente correlata
alle tradizioni marziali. È il Buddhismo Mikkyo o
Shingon (la religione Du Jour dei Samurai). Questa
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
setta condivide molti elementi con il Buddhismo tibetano,
inclusi i mudra, le mandala, le posture e i mantra,
che giunsero in Giappone dalla Cina nell’816
a.C.. Kobo-Daishi Kukai fondò una missione Buddhista
in Giappone, ai piedi del monte Koya. Attorno
alla sua missione nacquero molti monasteri, tutti praticavano
il Buddhismo Mikkyo o Buddhismo Shingon.
Il comandamento base del Buddhismo Shingon è che
ci si dovrebbe privare del ciclo continuo di nascita e
rinascita, raggiungendo l’illuminazione in questa vita.
L’illuminazione o Samadhi - si insegnava - può essere
raggiunta all’interno della vita di ognuno, attraverso
una pratica esoterica e sistematica della natura fisica
e spirituale. La base del Mikkyo include combinazioni
programmate di: Myo (mantra o vocalizzazione),
Ingei (mudra e posture) e Mandara (mandala,
visualizzazione dell’essere senza la meditazione).
L’atto dello Shuho o del divenire uno con il Dainichi
Nyorai (la più grande divinità Shingon, che personifica
l’universo), include specifici mudra, svolti in specifiche
posture, mentre si vocalizza un appropriato
myo o mantra, e tutto questo mentre si visualizza il
divenire della Divinità come viene rappresentata nel
mandara (mandala). Ci sono diverse divinità e tutte
possono essere raggiunte attraverso l’esecuzione di
specifici Myo, Ingei e Mandara. Questa pratica Mikkyo
è ben correlata e vicina al Puja del Sadhana Tantrico,
che ha le sue origini nell’antica India.
Durante le mie prolungate visite al monastero ai piedi
del monte Koya, sono stato testimone molte volte di
culti Shingon. In verità, quando vidi le cerimonie
Shingon per la prima volta a Koyasan, quello che io
vidi furono i Kata del mio Goju
Ryu. Mi spiego, vidi qualcosa
che sembrava somigliare
molto ai Kata del Karate-Dō;
durante queste esecuzioni, i
praticanti possono divenire
illuminati e vivere sulla terra
come un Bodhisattva, cioè in
uno stato di grazia.
Durante la mia pratica/ricerca
in Giappone, ho studiato lo
Shinto Misogi o cerimonia di
purificazione, che include il
Kuji no In (una combinazione
di nove parole del potere -
Kiai - vocalizzate mentre si
eseguono i nove mudra). Il
Kuji no In trae fondamento
dal Mikkyo. Sembra fosse
usato nel Kuji o magia dei
Ninja ed anche dai Samurai
mentre preparavano il loro
spirito alla battaglia. Il Kuji
no In include l’uso di un particolare mandala – una
griglia di nove linee, ognuna delle quali è associata
ad uno specifico mudra e kiai.
Ho studiato Sumo e ho visto gli incontri di Yoko Zuna:
le cerimonie di purificazione del loro dohyoiri (il
dohyo, il ring del sumo è visto come un mandala) sono
ricche di mudra. Sto tornando nuovamente indietro
per capire come tutte queste cerimonie religiose si
colleghino ai nostri Kata e quindi, come dare una
spiegazione alla natura del Karate-Dō.
Con l’aiuto dei sacerdoti Shingon, ho cercato di spiegare
i Kata del mio Goju Ryu in termini di mudra e
pratica Mikkyo. Ho eseguito un Kata davanti ai sacerdoti
e poi abbiamo analizzato ogni suo movimento,
così da poter determinare se ogni elemento del Kata
avesse significato per, o similarità con, la pratica
Mikkyo. I risultati sono stati intriganti. Per esempio,
nella mia versione del Kata Seisan, il 70% dei movimenti
erano esattamente uguali o molto simili al mudra
della pratica Mikkyo. Il Tensho, sembrava
un’esecuzione continua del mudra Mikkyo; in particolare,
la postura del corpo del kamai e ciò che lo riguarda
durante il Kata, sembrava coerente con le pratiche
Mikkyo. Comunque, i sacerdoti restarono al
quanto sconcertati dai miei kiai: non riuscivano a dargli
un senso. Mi suggerirono
l’uso di reali parole di potenza
o myo, piuttosto che un muggito
o un urlo cacofonico di quello
che loro percepivano come
una sillaba senza senso.
Ogni mudra e le sue tecniche di
mano nei Kata hanno un significato.
Ad esempio la fine di
molti Kata Goju Ryu include
un mawashi uke, in cui il praticante
preme i palmi aperti in
avanti (una mano che punta
18

Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
verso l’alto e l’altra verso il basso). Ciò è esattamente
il medesimo movimento delle mani dell’ Abhya Mudra
e del Varada Mudra. Il significato di questo mudra
è: senza paura e con compassione. In termini di
mudra, la fine di molti Kata significa: ”non ho paura
(di te), ma compassione (di te)”.
Questi due mudra sembrano essere tra i prevalenti
nelle pratiche religiose, e sono forse tra i più vecchi.
Su delle effigi del Dio sumero Pazuzu (circa 3500
a.C.), viene raffigurato il Dio che esegue i classici
Abhya e Varada Mudra. È abbastanza interessante il
fatto che Pazuzu sia associato alla protezione della
salute.
Pazuzu
Sempre riguardo ai mudra, nel Kata Shisochin, le mani
con le due dita puntate come una pistola, è esattamente
come un mudra che simboleggia la spada
dell’Illuminazione che spazza via tutte le delusioni.
Inoltre, quando si finisce il Kata Shisochin, la posizione
che si assume con le mani è come quella del
Buddhashramana Mudra - il gesto di rinuncia e di essere
al di là della miseria.
Kata: Culto o Autodifesa? Una spiegazione…
Sembra, che ci siano molte correlazioni tra i Kata, i
culti e le pratiche cerimoniali delle religioni del mondo.
Prima di poter accettare che i Kata si basino su
pratiche cerimoniali, dobbiamo spiegare e descrivere
le connotazioni marziali trovate all’interno dei nostri
Kata. Più specificatamente, come può una formula
per l’illuminazione e il culto evolvere in un’arte marziale?
Vi prego di considerare questo come un possibile
paradigma per risolvere l’apparente dicotomia…
Che Cosa Se….
Dall’Egitto, dalla Grecia, da Roma, attraverso la Macedonia,
provennero una serie di pratiche cerimoniali
volte a mettere in comunione spirituale con…
(passatemi la parola) - Dio, pura coscienza, ecc. e tali
da raggiungere un puro stato di coscienza che è completamente
differente dal nostro normale stato di insonnia
e sogno. Se così fosse, queste pratiche cerimoniali
implicherebbero:
1. … certi suoni
2. … specifiche posizioni del corpo
3. … l’uso di specifici massaggi e palpazioni, coinvolgendo
le posizioni delle mani
4. … l’uso di immagini riferite a se stessi.
5 … l’uso di immagini come fulcro dell’intento
meditativo.
E che cosa dire se queste pratiche cerimoniali fossero
state note solo agli shamani della Valle dell’Indù, una
cultura pre-vedica governata da un dio a tre facce
(precursore di Shiva)? Gli anni passarono e queste
pratiche furono insegnate prima agli adepti e agli
Shamani e successivamenete agli Arcaya… in seguito
i Veda e più tardi gli Uppainishad furono legati a
queste pratiche cerimoniali.
Basta affermare che tali tempi furono caratterizzati da
una realtà quotidiana, in cui i più forti sottomettevano
i più deboli derubandoli. E cosa sarebbe accaduto se
gli Shamani e poi i sacerdoti si fossero confrontati
con questi uomini crudeli? Cosa avrebbero potuto
fare?
Cosa hanno fatto i cristiani nell’arena romana? Cosa
hanno fatto i monaci in Tibet quando i loro monasteri
vennero devastati e i loro compagni uccisi o torturati
dai soldati cinesi? Le religioni, sia antiche che contemporanee,
di solito insegnano che in tempi di pericolo,
dove ognuno si confronta con la morte, bisogna
pregare, meditare, sperimentare l’unione…
Cosa sarebbe accaduto se tu fossi stato un sacerdote
conoscitore delle pratiche appena citate e ti fossi trovato
a combattere contro un bandito, un uomo crudele,
che desiderava farti del male o anche peggio? E
cosa sarebbe accaduto se tu non avessi avuto armi o,
malgrado ne avessi una, non fossi stato in grado di
usarla? O se fossi stato troppo vecchio? Sarebbe potuto
accadere. Saresti stato carne morta!
Così, che cosa sarebbe accaduto se tu come sacerdote,
sapendo che eri arrivato al limite di ogni ulteriore
sopportazione, avessi cominciato ad eseguire tali pratiche,
producendo suoni e gesti misteriosi e irradiando
una strana energia?
Tenendo in considerazione che a quei tempi - in cui si
credeva alla magia, ai miti e alla superstizione - molti
uomini crudeli, a parer mio, avrebbero potuto essere
facilmente intimiditi da un sacerdote che gli lanciava
il mojo (una sorta di maledizione). Persino in tempi
relativamente più recenti, il diavolo e le stregonerie
generano grande paura e trepidazione tra la gente comune.
19

Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Le mie considerazioni si possono riassumere in questo
paradigma:
1. Un sacerdote conosce le pratiche cerimoniali per
uno scopo che possiamo chiamare fusione con pura
coscienza.
2. Il sacerdote è affrontato da un uomo crudele che
pensa di fargli del male e derubarlo.
3. Sapendo di trovarsi in cattive acque, il sacerdote
piega la sua mano ed esegue le pratiche cerimoniali,
così come gli è stato insegnato di fare in tempi come
questi.
4. La situazione supera l’immaginazione del bandito,
che desidera solo fuggire dalla maledizione o peggio
– il bandito inizia a riflettere.
5. Il sacerdote, forse inconsapevolmente, ha appena
difeso se stesso grazie alle pratiche cerimoniali.
I Secoli Passano…
… e le pratiche cerimoniali vengono ancora insegnate,
e infatti, si sono aggiunte altre culture che hanno
un’eredità di altre pratiche cerimoniali benché siano
volte allo stesso scopo.
Ci si abitua a queste pratiche, e forse la paura che incutono
tra gli uomini malvagi diminuisce. Forse un
bandito, un alcolizzato o uno psicotico, sarebbe riuscito
anche ad uccidere un sacerdote malgrado il mojo
che gli stava praticando. E forse, non accade nulla
di male al bandito - non scompare con un battito di
mani rimbombante, non si trasforma in uno sciacallo.
Il cattivo successivo e l’altro dopo di lui, si espongono
a rischi spirituali maggiori e ora il mojo non funziona
più, non protegge come dovrebbe. E che cosa
avverrebbe se durante un assalto, il Mudra, il Chi o il
Kundalini rendessero il sacerdote in grado di combattere
fisicamente e di sottomettere l’ipotetico assalitore?
Che cosa accadrebbe se le sue mani fossero in
posizione per respingere il colpo alla testa o il calcio
all’inguine? Che cosa accadrebbe se le sue mani fossero
addestrate ad afferrare e a gettare l’assalitore a
terra? Non è forse vero che la pratica cerimoniale assume
un significato di…difesa personale?
E Altri Secoli Trascorrono…
Queste pratiche, questi Kata, divennero solo un programma
di… difesa personale. Dopotutto, non è sempre
stato così?
La musica è composta da suoni e silenzi strategicamente
alternati - sostanza e inutilità. Quando vediamo
la foglia dell’albero è a causa della sua realtà e sostanza
di foglia o dell’inutilità dello spazio vuoto intorno
a lei?
Che cos’è allora la realtà del Karate-Dō?
Che Cosa Se….?
Ora quindi, rifletto sull’esperienza avuta, su ciò che
ho imparato, su ciò che ho visto con i miei occhi…
Credo che un elemento molto importante del Karate-
Dō, così come risulta dai nostri Kata, sia il fatto che è
utilizzato come mezzo per modificare il nostro angolo
spirituale di volo, che si concretizza nella nostra
vita come uno stato di grazia o stato di elevata consapevolezza.
Penso che l’origine dei Kata sia da attribuire
alle antiche danze cerimoniali dell’India e alle
pranyana e asanas (posizioni del corpo associate alla
pratica dello Yoga). Molti elementi di una tale pratica,
il mudra, il mantra, la mandala, si crede che siano
giunti da nord attraverso il Tibet e in Cina e infine
nelle isole Ryu Kyu e nel Giappone e nei nostri dojo
in America, Europa e Africa. Appena si svilupparono
e si diffusero, nelle basi del nostro Kata rimasero
conservate solo piccole parti dell’antico modo di raggiungere
l’illuminazione. Credo che tali archetipi di
Kata, attraverso il sistematico uso della voce, della
postura, del mudra e della visualizzazione, praticate
all’interno della mandala possono cambiare la biologia
del nostro cervello, la visione di ciò che riteniamo
reale e la nostra separazione a priori dalle cose divine.
Non potrebbe quindi il Kata, e di conseguenza, il Karate-Dō,
essere un concetto sistematico per raggiungere
… la spiritualità…? O è solo un paradigma della
difesa personale e della strategia marziale? Suppongo
che si potrebbe dimostrare come l’evoluzione dall’età
della pietra alle testate nucleari, sia stata la stessa
dell’evoluzione dall’antica danza cerimoniale e dalle
pratiche Yoga dell’India al Te del 19° secolo ad Okinawa.
È la tua mente, il tuo corpo, il tuo spirito… devi scegliere
per te stesso.
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Tora Kan Dojo Anno 16° n. 47 Anno 17° n. 48
Dice Lo Zen
Tsai Chin Chung
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Rubrica a cura di Sensei Fabrizio Angelici
Conoscere ed approfondire ciò che riguarda il miglioramento e l'ottimizzazione della condizione fisica può
essere di interesse e di aiuto a tutti coloro che per passione, per ricerca o per lavoro si occupano e/o praticano
attività fisica/sportiva. Attraverso le pagine di questa rubrica proveremo a dare un'idea di quelli che
sono gli elementi che concorrono al miglioramento e l'ottimizzazione della condizione fisica e della prestazione,
considerando accanto ai principi generali le caratteristiche e le esigenze di una pratica particolare
e complessa come è quella del Goju Ryu di Okinawa.
Stretching Globale
Le principali componenti strutturali del muscolo quali
i fusi neuromuscolari e gli organi del Golgi dettano,
con il loro funzionamento, le basi delle varie metodiche
di allungamento/stretching ( tra le più utilizzate
ricordiamo: Trazione passiva , Metodo della contrazione
– rilassamento – allungamento , Metodo della
contrazione – rilassamento – allungamento con utilizzazione
dell’ inibizione reciproca).
Ci sono tuttavia altri due importanti elementi da considerare
: la “fascia” e la biomeccanica muscoloscheletrica.
Per “fascia” si intende quella
rete di tessuto connettivo che
riveste ed avvolge muscoli ed
organi creando una sorta di
rete di contenimento.
Questa fascia connettivale è in
realtà un vero e proprio sistema
che avvolge, sostiene e collega
tutte le unità funzionali
del corpo, partecipando in
La catena muscolare
posteriore
secondo Mézières
maniera importante al metabolismo generale. L'importanza
fisiologica di questo tessuto è in realtà maggiore
di quanto si supponga normalmente. Esso prende
parte alla regolazione dell'equilibrio acido-base,
del metabolismo idrosalino, dell'equilibrio elettrico e
osmotico, della circolazione sanguigne e della conduzione
nervosa (riveste e forma la struttura portante
dei nervi). E' sede di numerosissimi recettori sensoriali,
inclusi gli esterocettori e i propriocettori nervosi
e struttura i muscoli, anatomicamente e funzionalmente,
in catene miofasciali, risultando di conseguenza
fondamentale all'interno del sistema dell'equilibrio
e della postura.
L'altro elemento è la biomeccanica muscoloscheletrica:
si deve rammentare che il corpo umano
non funziona a compartimenti separati ma si muove
come una entità unica: tutti i movimenti (in particolare
quelli complessi) scaturiscono da un'azione sinergica
di più gruppi muscolari, organizzati in catene
cinetiche. Come in una vera e propria catena ogni a-
nello è collegato agli altri ed il movimento del primo
22

Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Le catene degli arti superiori secondo T. Myers
ha effetto sull'intera catena, compreso l'ultimo.
I concetti appena illustrati rendono l'idea dell'importanza
di considerare il concetto di globalità nelle esercitazioni
di stretching. Le due indicazioni principali
che ne scaturiscono sono:
• l'allungamento deve essere globale: si devono
quindi mettere in tensione tutti gli anelli della catena
contemporaneamente, controllando ed eliminando
tutte le “compensazioni” con cui il corpo
cerca di sottrarsi all'allungamento;
• la fascia ha bisogno di tempo per potersi allungare
e mantenere costante questo allungamento: le caratteristiche
fisiche visco-elastiche del tessuto
connettivo fanno si che l'entità (durata nel tempo)
dell'allungamento sia proporzionale al tempo
dell'allungamento stesso.
Durante l'esecuzione delle posture di allungamento
dovremmo quindi fare attenzione a mettere in tensione
contemporaneamente tutti i gruppi muscolari della
catena che vorremo allungare, per un tempo sufficientemente
lungo (anche diversi minuti).
Un allungamento che non consideri questi aspetti risulterà
meno efficace. Il concetto di stretching globale
dovrebbe essere quindi correttamente inserito ed
integrato nelle metodiche di allenamento ponendo
tuttavia attenzione ad inserire le metodiche giuste al
momento appropriato: all'inizio di una seduta di allenamento
è da preferire un allungamento blando, senza
raggiungere eccessive tensioni, dando spazio soprattutto
alla mobilizzazione attiva delle articolazioni
e dei gruppi muscolari che saranno poi coinvolti
nell'esercitazione successiva; l'allungamento globale
può e dovrebbe essere praticato lontano dalla seduta
di allenamento “attiva”, preferibilmente verso la serata,
magari costituendo una seduta di allenamento per
la mobilità a parte.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
5 0 Kyu - Cintura Gialla
GIUSTI GIORGIA 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
DE LEVA MARCO 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
DE LEVA RICCARDO 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
IACOB TUDOR 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
BATTISTA TEO 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
IANARI GABRIEL 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
CAPOBIANCO MARINA 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
COSTELLI RICCARDO 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
MACCIO’ LUCA 04-06-2010 Bushin Kan
GAGLIONE LORENZO 04-06-2010 Bushin Kan
BUCCELLA VERONICA 04-06-2010 Bushin Kan
DE BIASE FRANCESCA 04-06-2010 Bushin Kan
GATTI ELISA 04-06-2010 Bushin Kan
SIDDI ARIANNA 04-06-2010 Bushin Kan
RENNA FEDERICO 04-06-2010 Bushin Kan
BENEVENTO CHIARA 04-06-2010 Bushin Kan
CORAZZA MIRKO 04-06-2010 Bushin Kan
DE FRANCESCO CARMINE 04-06-2010 Bushin Kan
GESUE’ MARCO 04-06-2010 Bushin Kan
SILENZI FEDERICO 04-06-2010 Bushin Kan
VILARDO GIORGIA 04-06-2010 Bushin Kan
BELBA ARSEL 16-06-2010 Tora Kan
LEDDA FABRIZIO 16-06-2010 Tora Kan
LONGO GIACOMO 16-06-2010 Tora Kan
OLIVA VERONICA 16-06-2010 Tora Kan
PORRETTA SIMONE 16-06-2010 Tora Kan
ROSARIO ESMERALDA 16-06-2010 Tora Kan
SAGRIPANTI LORENZA 16-06-2010 Tora Kan
TETTI VERONICA 16-06-2010 Tora Kan
TETI VALERIO 16-06-2010 Tora Kan
FORESTI ADRIANO 19-06-2010 Ryu Kan
DEWIDAR HAZEM 19-06-2010 Ryu Kan
MILLEVOLTE ALBERTO 19-06-2010 Ryu Kan
MILU ANDREI 19-06-2010 Ryu Kan
FIORE ANDREA 30-06-2010 Bushin Kan
PERLEONARDI GIACOMO 30-06-2010 Bushin Kan
PIGNA FABRIZIO 30-06-2010 Bushin Kan
DE ROMA ILARIA 01-10-2010 Chojun Miyagi
GNASS MICHAEL 01-10-2010 Chojun Miyagi
GNASS TAISA 01-10-2010 Chojun Miyagi
MEGNA CHRISTIAN 01-10-2010 Chojun Miyagi
SANNA GABRIELE 01-10-2010 Chojun Miyagi
4 0 Kyu - Cintura Arancione
OBLITAS SANCHEZ ANTHONY 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
FALCONE GIADA 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
BALOCCHI ALESSIO 04-06-2010 Bushin Kan
PAVONE DANIELE 04-06-2010 Bushin Kan
BENEVENTO MICHELA 04-06-2010 Bushin Kan
VENDITTI MATTEO 04-06-2010 Bushin Kan
BETTOZZI DANIELE 16-06-2010 Tora Kan
BORDI MARTINA 16-06-2010 Tora Kan
CARINI ARIANNA 16-06-2010 Tora Kan
CEMAN ALMIN 16-06-2010 Tora Kan
CEMAN ADMIR 16-06-2010 Tora Kan
FERMANI GABRIEL 16-06-2010 Tora Kan
MONFORTE VALERIO 16-06-2010 Tora Kan
MUNERONI ALESSIO 16-06-2010 Tora Kan
RICCI DAVIDE 16-06-2010 Tora Kan
SCARDOCCI TOMMASO 16-06-2010 Tora Kan
VALENTINI BELARDINA 19-06-2010 Ryu Kan
SOSTINI NICOLA 19-06-2010 Ryu Kan
DI NOIA FRANCESCA 19-06-2010 Ryu Kan
FERLAZZO LUCA 19-06-2010 Ryu Kan
D’INNOCENZO LUCA 19-06-2010 Ryu Kan
IPPOLITO GABRIELE 19-06-2010 Ryu Kan
COCCIMIGLIO ROBERTA 19-06-2010 Ryu Kan
NICOTRA ANGELO 19-06-2010 Ryu Kan
COLETTA LAURA 30-06-2010 Bushin Kan
DEIANA CLAUDIA 30-06-2010 Bushin Kan
MACCIÒ FABIANA 30-06-2010 Bushin Kan
CRUCIANELLI CRISTIANO 30-06-2010 Bushin Kan
OBLIATO EMANUELE 30-06-2010 Bushin Kan
ANGELUCCI ALESSANDRO 30-06-2010 Bushin Kan
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
3 0 Kyu - Cintura Verde
MANCINI MARCO 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
SPONGIA DANIEL 21-02-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
ANGELINI FABIO 16-06-2010 Tora Kan
BALTATESCU ALEXANDRO 04-06-2010 Bushin Kan
PESA GABRIELE 04-06-2010 Bushin Kan
FORASTIERO FEDERICO 04-06-2010 Bushin Kan
LUFFARELLI LORENZO 04-06-2010 Bushin Kan
BONAMICI GIACOMO 16-06-2010 Tora Kan
ROSSI VALENTINA 19-06-2010 Ryu Kan
TROVARELLI ALESSIO 19-06-2010 Ryu Kan
BALDISSONI DANIELE 19-06-2010 Ryu Kan
LUFFARELLI MARCO 30-06-2010 Bushin Kan
POLICELLA DOMENICO 30-06-2010 Bushin Kan
ANEDDA ARIANNA 30-06-2010 Bushin Kan
BALOCCHI DARIO 30-06-2010 Bushin Kan
MASSIMI SILVIA 30-06-2010 Bushin Kan
DEODATI FEDERICO 30-06-2010 Bushin Kan
CUCINA CLAUDIO 01-07-2010 Scuola di Karate-Do
CHELINI EMILIO 07-07-2010 Tora Kan
CONTE EMANUELA 07-07-2010 Tora Kan
LEPORE ROBERTO 07-07-2010 Tora Kan
TURCHETTA ROBERTA 07-07-2010 Tora Kan
2 0 Kyu - Cintura Blu
LILLI MATTEO 19-06-2010 Ryu Kan
TALORA ROBERTO 19-06-2010 Ryu Kan
CASSANDRA SIMONE 07-07-2010 Tora Kan
1 0 Kyu - Cintura Marrone
FOGLIETTI ELISA 30-06-2010 Bushin Kan
TRANQUILLI MICHELA 30-06-2010 Bushin Kan
LEONE FEDERICO 07-07-2010 Tora Kan
OTTAVIANI DIEGO 07-07-2010 Tora Kan
MERMONE STEFANIA 07-07-2010 Tora Kan
DE LUCA EDOARDO 07-07-2010 Tora Kan
1 0 Dan - Cintura Nera Shodan
CARDILLO ANDREA 27-06-2010 Karate-Do Kenkyu Kai
CARLESI MATTEO 27-06-2010 Ryu Kan
CANTATORE ENRICO 27-06-2010 Ryu Kan
CRISTINI SIMONE 27-06-2010 Ryu Kan
RICCI ALESSIO 27-06-2010 Tora Kan
RUZZANTE MORENO 27-06-2010 Okinawan Dojo
ROMAGNOLI ALESSANDRO 27-06-2010 Tora Kan
YOUSSEF HODA 27-06-2010 Tora Kan
ZAMURRI RICCARDO 27-06-2010 Tora Kan
2 0 Dan - Cintura Nera Nidan
VENTURINI ALESSANDRO 27-06-2010 Tora Kan
ARCARI MARIO 27-06-2010 Tora Kan
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Sono lieto di darvi il benvenuto nel nuovo Blog della IOGKF Italia.
L'idea del Blog è nata per creare una piattaforma dove i membri della nostra Scuola possano confrontarsi e
scambiarsi opinioni sui temi di volta in volta proposti.
Il titolo che è stato scelto è: Ken Zen Ichinyo, Goju-Ryu e Zen un cammino verso la pienezza di sé, perché la
pratica del Goju-Ryu e dello Zen sono le fondamenta su cui si è costruita in 25 anni la nostra Scuola.
Naturalmente il titolo è puramente evocativo e non vincola nella scelta dei temi da condividere.
Il Blog è raggiungibile all’indirizzo http://iogkfitalia.blogspot.com
La lettura è libera ma i commenti saranno riservati ai membri registrati
per evitare interferenze e disturbo da parte di curiosi e perditempo.
Per essere registrati dovete farne specifica richiesta a:
blog@iogkf.it
Se avete qualche argomento o testo particolare che volete condividere
dovete inviarlo a: blog@iogkf.it proponendolo per la pubblicazione sul
Blog.
Spero che questo nuovo strumento permetta di condividere interessanti argomenti e preziose riflessioni.
Sta a tutti noi farne buon uso e mantenerlo vivo.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Ken Zen Ichinyo
Goju-Ryu e Zen un cammino verso la pienezza di sé
Da questo numero del Tora Kan Dōjō troverete un inserto, nel quale riporteremo
gli articoli e gli interventi più significativi apparsi nel Blog Ken Zen Ichinyo,
sperando così di fare cosa gradita a tutti coloro che per qualsiasi motivo
non hanno la possibilità di accedere al Blog.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
THE BUDŌ CHARTER
LA CARTA DEL BUDŌ
Documento esposto nel Dōjō del Budōkan di Naha
Budō, le Vie marziali giapponesi, trovano la loro origine
nell’antico spirito marziale del Giappone. Attraverso
secoli di cambiamenti storici e sociali, queste
forme di cultura tradizionale si sono evolute da tecniche
di combattimento (jutsu) a Vie di perfezionamento
di sé (dō).
Ricercando la perfetta unificazione di tecnica e mente,
i Budō sono stati raffinati e perfezionati in Vie di
allenamento fisico e sviluppo spirituale.
Lo studio del Budō incoraggia un comportamento
improntato alla cortesia, ricerca l’efficacia tecnica,
rinforza il corpo e perfeziona la mente. I moderni
giapponesi hanno ereditato i valori tradizionali attraverso
il Budō che continua a giocare un ruolo determinante
nella formazione della personalità dei giapponesi,
offrendosi come fonte inesauribile di illimitata
energia e rigenerazione. Per queste sue qualità il
Budō ha attratto un grande interesse internazionale ed
è studiato in tutto il mondo.
Tuttavia, una recente tendenza ad interessarsi soltanto
delle abilità tecniche aggravata da una eccessiva preoccupazione
per la vittoria rappresenta una severa
minaccia verso l’essenza del Budō.
Per prevenire ogni possibile travisamento i praticanti
del Budō devono impegnarsi in una costante autoanalisi
e sforzarsi di perfezionare e preservare questa cultura
tradizionale.
E’ con questa speranza che noi, le organizzazioni facenti
parte dell’Associazione Giapponese del Budō,
abbiamo formulato questa Carta del Budō al fine di
preservare i principi fondamentali del Budō.
ARTICOLO 1: OBIETTIVO DEL BUDŌ
Attraverso l’allenamento fisico e mentale nelle Vie
marziali giapponesi, gli esponenti del Budō ricercano
il perfezionamento della propria personalità, il miglioramento
della loro capacità di giudizio, e divenire
individui capaci di disciplina in grado di offrire un
prezioso contributo alla società in generale.
ARTICOLO 2: KEIKO (allenamento)
Durante l’allenamento nel Budō, i praticanti devono
sempre agire con rispetto e cortesia, aderire ai principi
fondamentali dell’arte, e resistere alla tentazione di
ricercare solo l’abilità tecnica piuttosto che sforzarsi
di raggiungere la perfetta unità di corpo, mente e tecnica.
ARTICOLO 3: SHIAI (la competizione):
Sia nel competere in un combattimento quanto
nell’eseguire dei Kata, i praticanti devono esprimere
lo spirito che è alla base del Budō.Devono fare del
proprio meglio per tutto il tempo, vincere con modestia,
accettare elegantemente la sconfitta, e dimostrare
un costante auto-controllo.
ARTICOLO 4: IL DŌJŌ (la sala dedicata alla pratica)
Il Dōjō è un luogo privilegiato dove allenare la mente
ed il corpo.
Nel Dōjō i praticanti di Budō devono mantenere la
disciplina e mostrare costantemente un atteggiamento
cortese e rispettoso. Il Dōjō dovrebbe essere un ambiente
quieto, pulito, sicuro e solenne.
ARTICOLO 5: L’INSEGNAMENTO
Gli Insegnanti del Budō devono incoraggiare costantemente
gli altri a perfezionare sé stessi mentre continuano
ad allenare diligentemente la propria mente ed
il proprio corpo continuando ad approfondire costantemente
la propria comprensione dei principi tecnici
del Budō.
Gli Insegnanti non devono mai permettere che
l’attenzione venga posta sulla vittoria o sconfitta in
competizione, o solo sull’abilità tecnica.
Soprattutto, gli insegnanti hanno la responsabilità nel
loro ruolo di costituire un esempio ed un modello.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
ARTICOLO 6: PROMOZIONE DEL BUDŌ
Le persone impegnate nella promozione del Budō
devono conservare una mente aperta ed una prospettiva
internazionale nel difendere i valori tradizionali,
dovrebbero sforzarsi nel contribuire alla ricerca ed
all’insegnamento e fare il proprio massimo per perfezionare
il Budō in ogni modo.
Le Organizzazioni membre dell’Associazione del Budō
Giapponese:
Zen Nihon Jūdō Renmei (All Japan Jūdō Federation)
Zen Nihon Kyūdō Renmei (All Japan Kyūdō Federation)
Zen Nihon Karatedō Renmei (Japan Karatedō Federation)
Shōrini Kempō Renmei (Shōrini Kempō Federation)
Zen Nihon Jūkendō Renmei (All Japan Jūkendō Federation)
Zen Nippon Kendō Renmei (All Japan kendō Federation)
Nihon Sumō Renmei (Japan Sumō Federation)
Aikikai (Aikikai Foundation)
Zen Nihon Naginata Renmei (All Japan Naginata Federation)
Nippon Budōkan (Nippon Budōkan Foundation)
Approvata il 23 Aprile 1987 dalla Japanese Budō Association
(Nippon Budō Kyōgikai)
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Il Diario del Dōjō
e la Regola delle 10.000 Ore
Vi propongo la traduzione di alcuni scritti che sono stati pubblicati da Krista De Castella, una ragazza, non ricordo
se americana, che si è trasferita ad Okinawa ed ha scritto un diario dei suoi giorni di pratica all’Honbu
Dōjō di Higaonna Sensei su di un Blog in internet che potete trovare qui:
Krista così apre il suo Blog:
http://memoirsofagrasshopper.blogspot.com/
Alcuni anni fa, un amico mi ha chiesto cosa farei se avessi un milione di dollari. Non dovetti pensare per rispondere
– “Mi trasferirei ad Okinawa, in Giappone, per praticare sotto la guida del grande Maestro, Morio
Higaonna Sensei”. Fu solo in seguito che mi resi conto di non aver bisogno di un milione di dollari per realizzare
il mio sogno…
Così ora sono qui, vivendo in un piccolo appartamento sopra un affollato ristorante giapponese a meno di due
minuti di cammino dall’Honbu Dojo di Sensei. Mi sto allenando con lui quotidianamente da sei mesi e ho deciso
di cominciare a prendere nota di alcune delle mie esperienze e momenti speciali.
Krista ha scritto dal 2008 al Maggio 2010 una serie di brevi riflessioni che mi hanno molto colpito per la loro
semplicità e profondità e che esprimono brillantemente l’atmosfera che si vive nel Dojo di Higaonna Sensei e
che ho avuto il privilegio di respirare in molte occasioni.
Così, sperando di farvi cosa gradita, ve ne propongo alcuni traducendoli in italiano cominciando appunto da “Il
Diario del Dōjō e la Regola delle 10.000 Ore”.
Sensei P. Taigō Spongia
Bene, si è fatto tutto piuttosto tranquillo qui attorno e
uno dei miei recenti ‘commentatori’ mi sottolineò
‘anche lo scrivere è una disciplina’ ed è una disciplina
che ‘non deve essere trascurata’. E questo è vero.
Ma, quando la vita si fa complicata penso che qualche
volta dobbiamo scegliere tra l’allenarci e lo scrivere e
per me l’allenamento viene prima.
Il commento mi ha fatto fermare e pensare profondamente
circa la ‘perseveranza’ (staying power) e cosa
ci permette di rimanere coerenti con le cose che ci siamo
proposti di fare.
A Naha (nell’Higaonna Dōjō) avevamo un diario del
dōjō – un foglio presenze giornaliero dove gli allievi
scrivevano i loro nomi. ‘La Storia del Dōjō’ come a-
ma chiamarlo Sensei.
Questo piccolo libro aveva un modo divertente di parlarmi.
Nelle rare occasioni in cui perdevo un allenamento,
la linea bianca che rimaneva priva della mia
firma avrebbe avuto un particolare potere nel farmi
sentire in colpa.
Ma per lo più, il libro ed io eravamo in buoni rapporti.
Talvolta mi sono soffermata a sfogliare le pagine per
osservare le firme e i nomi – talvolta l’inchiostro era
stato diluito ed imbrattato da fronti sgocciolanti e mani
sudate.
Mi domando di quante ore di allenamento sarà stato
testimone quel libro?
Malcom Gladwell nel suo libro: ‘Valori anomali: La
Storia del Successo’ parla della regola delle 10.000
ore come uno dei segreti della grandezza. Non è una
sorpresa che la maestria richieda un enorme quantità
di tempo e di pratica. Ma, secondo Gladwell, questo
può essere più determinante ancora del talento naturale.
L’autentica maestria ed il successo possono essere
semplici da raggiungere applicandoti a praticare 20
ore a settimana per un periodo di 10 anni.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Mi chiedo: questa enorme quantità di pratica è davvero
sufficiente ?
Di certo, coloro che sono in grado di sottoporsi a tale
mole di pratica dimostrano di certo altre qualità – e
non ultimi, un amore ed una passione per quel che
fanno che rende la loro pratica motivata e significativa.
Nel contesto delle arti marziali, è molto facile
‘sintonizzarsi’ e affidarsi al movimento. Trovo difficile
da credere che 10.000 ore di una ‘pratica povera’
possa essere davvero sufficiente. Dopo tutto, i difetti
acquisiti sono i più difficili da correggere.
La regolarità e la quantità dell’allenamento sono chiaramente
importanti ma lo deve essere anche la qualità
dell’allenamento.
Può essere che, come sottolinea Randy Borum, è ‘la
perfetta pratica che rende perfetti’ – 10.000 ore di
attenzione determinata, concentrata e sistematica
sull’allenamento e la volontà e disponibilità a perseverare
anche quando non è divertente.
E, mi domando se non è proprio questo a cui vuole
portarci Sensei attraverso il Diario del Dōjō.
Una memoria che ognuno di noi avrà delle proprie
ore e una sfida a noi stessi per rendere ogni ora della
nostra pratica ‘perfetta’.
31

Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
La Tecnica Segreta di Sensei
tratto da http://memoirsofagrasshopper.blogspot.com/
di Krista De Castella
Se vi recate all’Honbu Dojo (Higaonna Dojo, Naha,
Okinawa) per fare allenamento in orario fuori dalle
lezioni potreste trovare la porta chiusa e due grandi
ciabatte in legno poste proprio davanti all’ingresso…
Anche se Sensei non impedirebbe a nessuno di entrare,
le ciabatte servono come un sottinteso avviso di
‘Non Disturbare’ che suggerisce che sarebbe meglio
che tu ritornassi più tardi.
A volte può diventare un affare complicato.
Alcuni giorni mi sono trovata a fare 5 o 6 viaggi e
sono arrivata a chiedermi se Sensei non se ne fosse
andato a spasso a piedi nudi.
Un amico una volta mi ha raccontato che arrivando
un giorno al dojo vide che la finestra era socchiusa
così decise di rimanere e guardare Sensei mentre si
allenava – nella speranza di poter osservare qualche
tecnica segreta….
Due ore dopo Sensei stava ancora praticando una parata
media.
Ok, forse vi ho un po’ ingannato con il titolo, ma il
gioco è fatto.
Può darsi che non fosse la tecnica segreta che speravate
di scoprire, ma talvolta i migliori segreti di Sensei
sono i più ovvi.
La parete all'esterno dell'Higaonna Dojo a Naha, Okinawa
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Mutamento di Prospettiva
di Sensei P.Taigō Spongia
Non due, tre, ma una sola è la vita.
Peccato coltivar un’erronea visione.
Non basta pensar di non far male o di far bene:
soggetti si è del Karma comunque,
scusa non c’è per chi ‘l giusto non vede.”
Qualche giorno fa sedevo nel mio piccolo giardino e
per cercare ombra ho spostato la sedia in un angolo
del giardino dove, probabilmente, non mi era mai capitato
di sedere.
Da questa nuova prospettiva, il familiare giardino ha
cominciato a parlarmi con un linguaggio inedito ed
inatteso e ho cominciato a notare dettagli che non a-
vevano mai, finora, catturato la mia attenzione.
La strofa che apre questo artcolo è tratta dal 1° Capitolo
dello Shūshōgi (importante testo Zen Sōtō che
raccoglie come compendio gli Insegnamenti di Dōgen
Zenji), dal titolo Sōjo.
La traduzione di Sōjo può anche essere resa con:
‘mutamento di prospettiva.
Mutare costantemente la prospettiva è alla base di
ogni pratica che si rispetti.
Per mutare la prospettiva si deve avere il coraggio di
abbandonare la propria posizione, posizione che magari
si è guadagnata con i denti e con le unghie.
L’abbandono della propria posizione pone in una
condizione di spaesamento superata la quale, lo
sguardo sul mondo si ritrova arricchito di nuovi elementi
ed intuizioni.
La prassi formativa, nei monasteri Zen, prevede che
un monaco debba, a poco a poco, assumere tutte le
responsabilità del monastero, dal manutentore al cuoco,
dall’amministatore all’insegnante...
Deve imparare ad essere in grado di passare da una
mansione all’altra svolgendole con prontezza, intuizione,
efficacia e, ultimo ma non ultimo, con serenità.
E’ questa malleabilità ed efficacia che i cosiddetti
manager cercano di andare a rubare nei monasteri
Zen.
Purtroppo pensando che basti ascoltare una conferenza,
leggere qualche libro e ‘guardare altri che fanno’
per capire ed apprendere, mentre l’affinamento di
queste qualità può solo avvenire per esperienza diretta,
‘lavorando a bottega’ come apprendisti.
La realtà è talmente multidimensionale che i nostri
sensi e, soprattutto, il nostro pensiero ne percepiscono
sempre una parte infinitesimale.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Porsi dunque di fronte all’esperienza disponendosi a
continui cambiamenti di prospettiva permette di plasmare
una visione ampia ed intuitiva della realtà che
permette di percepire anche quello che non appare
evidente ai sensi, di cogliere il lato oscuro della luna.
“Colui che è capace di una percezione totale può vedere
tutti i dharma, dunque, può vedere un solo dharma
come per esempio un granello di polvere, e conoscere
il mondo intero.”
(Shōbōgenzō cap. 31 Shoakumakusa)
In giappone si dice anche ‘percepire il kūki 空 気 di
una situazione’.
Avrete riconosciuto nel termine Kūki i caratteri di
vuoto, kara 空 e ki 気 energia.
Per percepire il Kūki di una situazione, percezione
che permette di cogliere l’opportunità presente in
ogni situazione e agire in modo efficace ed armonioso
con il contesto, non ci si può basare solo sui
sensi né tantomeno sul pensiero razionale (che in oriente
è considerato nè più e nè meno come uno dei 6
sensi, fallibile e limitato quanto e forse più degli altri)
ma l’unità di corpo-mente deve rispondere come un
diapason alla vibrazione del momento.
Questa capacità intuitiva (tanto importante nell’arte
marziale e nella cosiddetta difesa personale quanto in
ogni ambito della vita umana) si acquisisce ed affina
attraverso la pratica ed in particolare proprio attraverso
quelle esperienze di ‘mutamento di prospettiva’
che la pratica deve offrire.
Un insegnante dovrà sempre condurre l’allievo ad
‘abbandonare la sua posizione’ a volte con metodi
apparentemente brutali.
Un insegnante ben sa quanto integralista possa diventare
chi non ha raggiunto le profondità dell’arte.
Ben sa quanto comodo ma pericoloso sia ‘sedersi’
sulle proprie acquisizioni, e, altrettanto bene, sa
quanto lontano dalla Via porti l’incapacità di mutare
la prospettiva.
Qualche giorno fa durante uno Zazen dell’alba ho
chiesto a L. di suonare, per la prima volta, la campana
durante il breve rito del mattino.
Lo smarrimento iniziale di L. si è trasformato immediatamente,
sulla spinta della necessità di agire, in
determinazione.
Disporsi nel ruolo di chi ‘invita al suono’ la campana
costringe a vivere il rito da tutt’altra angolazione,
costringe i sensi a risvegliarsi a nuovi stimoli, a
prestare attenzione a particolari che non possiamo
cogliere se non da quella visuale.
Questo vale per il suonare la campana, il moppan,
così come per il portare il Kyosaku durante lo Zazen.
Assumere ognuno di questi ruoli costringe ad un mutamento
di prospettiva, come ben sa chi dal suo comodo
zafu si è ritrovato con un Kyosaku in mano a
vegliare dietro alle posture erette di chi siede nel
Dōjō o a suonare il legno per invitare allo Zazen.
Altrettanto fondamentale è la necessità di un continuo
mutamento di prospettiva nella pratica del Karate-Dō.
Non perdere occasione per vivere inedite e impegnative
esperienze di pratica, assumere delle responsabilità
nel Dōjō passando dal ruolo di fruitore a quello
di chi si dispone al servizio, porsi nella posizione di
trasmettere quel che si è appreso con tutte le problematiche
che sorgono di conseguenza, sono tutti comportamenti
che comportano un radicale cambiamento
di prospettiva e prevengono il ristagnare e regredire
della pratica.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Con questi cambiamenti di prospettiva l’angolazione
da cui guarderemo al Dōjō, al luogo del nostro esercizio,
così come al nostro stesso esercizio, si trasformerà
radicalmente e, come è capitato a me nel mio
giardino, cominceremo a cogliere sfumature e dettagli
che ci offriranno nuove prospettive di sviluppo alla
nostra pratica e comprensione.
Quanti meravigliosi giardini possono dischiudersi ai
nostri occhi solo mutando la prospettiva della nostra
visuale ?
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Ken Zen Ichinyo Gasshuku
di Andrea Ramberti
Dopo 12 edizioni presso il monastero Zen di Fudenji e
4 in Olanda, per la prima volta a Roma , dal 18 al 20
giugno, si è svolto il 17° Ken Zen Ichinyo Gasshuku
sotto la guida di Sensei Paolo Taigō Spongia.
L’incontro ha alternato Zazen, pratica di Qi Gong e
pratica di Karate.
In realtà è riduttivo distinguere le diverse attività costituenti
tale tipo di Gasshuku, poiché il significato di
Ken Zen Ichinyo è: “il Karate e lo Zen sono una cosa
sola”, e una cosa sola è ciò che abbiamo praticato. La
meditazione e le pratiche si sono avvicendate in modo
armonioso, senza far percepire alcun cambiamento o
interruzione di tema.
La Via dell’ arte marziale, attraverso lo Zen, supera i
limiti della mera preparazione fisica. L’influenza che
lo Zen ha avuto nella pratica del Karate è già evidente
fin dalla nascita degli ideogrammi utilizzati per definire
tale arte marziale e dal loro significato. All’inizio
del ventesimo secolo si comincia a tracciare un nuovo
ideogramma per riferirsi ad un’arte di autodifesa che
fa uso delle mani; a mani “vuote”, appunto.
Il significante per kara sta ad identificare il
“vuoto”, e poteva essere pronunciato anche
“ku” (vacuo) o “sora” (cielo). Ritroviamo così, uno
dei precetti dello Zen: lo spirito deve essere vuoto
(ku).
L’ideogramma kara non solo rappresenta qualcosa di
fisico, sta anche ad identificare il metafisico (“meta”=
oltre, “fisica”= materia o natura). Da sempre kara si
riferisce ad antiche dottrine buddiste che perseguono
il distacco, l’emancipazione spirituale e
l’interiorizzazione (vuoto interiore). Praticando Zazen
il karateka può provare lo stato di Mushin (nonmente),
che è la condizione indispensabile per ottenere
la massima efficacia nel combattimento.
Lo Zen insegna a prendere coscienza del proprio essere
nel momento presente: il passato non esiste se non
nella nostra mente come ricordo e il futuro diviene
esclusivamente un’aspettativa personale. È dunque
necessario vivere nel presente, nell’istante contempo-
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
raneo al respiro, al nostro alito vitale: qui risiede la
vita intera. L’elemento intrinseco della via verso il
kara si può sintetizzare con una nota locuzione latina,
l’hic et nunc 1 , che esalta la piena consapevolezza ed
intensità del nostro essere e del nostro agire perfettamente
collocate nel tempo e nello spazio.
Il respiro è dunque elemento imprescindibile della
meditazione Zen, così degli esercizi di Qi Gong e della
pratica del Karate. Le analogie ed i legami tra tali
discipline, tra spirituale e fisico, non si limitano però
alla respirazione.
quest’ultima, infatti, è volta a far ritrovare l’armonica
integrazione e interazione di noi stessi col mondo naturale
circostante.
Il corpo funge da strumento cognitivo al pari
dell’intelletto, la chiara consapevolezza della propria
postura porta al raggiungimento di un equilibrio di
cui giovarsi nel Karate.
Durante lo Zazen la mente è libera, la testa è leggera,
non ci sono pensieri 2 , e così nella pratica del Karate
siamo più facilmente in grado di applicare
l’insegnamento del “qui ed ora” (dell’azione pienamente
e totalmente conforme alla situazione presente)
per trarne la massima efficienza nel combattimento
così come nella’azione quotidiana.
Il passaggio da un’attività ad un’altra non ha interruzione:
la percezione, la meditazione, si compenetrano
nella pratica; ogni attività è esercizio preparatorio alla
successiva ed è perfezionamento della precedente;
ogni esercizio è volto alla ricerca dell’armonia,
dell’equilibrio e dell’efficacia.
Il Karate e lo Zen si fondono con naturalezza, divengono
simbionti che si arricchiscono positivamente
l’uno dell’altro.
Nello Zazen, esattamente come nella pratica di qualsiasi
arte marziale, è determinante la postura;
La corretta meditazione Zen, così come insegnata e
trasmessa dal Buddha, insieme alle tecniche di combattimento
ed a quelle energetiche, ristabiliscono il
corretto equilibrio mente-corpo; trasformandosi, da
1
L'istante presente non ritorna mai più.
Durante Zazen, ogni nostra inspirazione ed espirazione è unica
e non ritorna mai più.
Ieri era ieri ed oggi è oggi.
Dico sempre che bisogna concentrarsi "qui ed ora", creare "qui
ed ora".
Così ci si rigenera, ci si rinnova.
(Taisen Deshimaru, “Lo Zen e le Arti Marziali”)
2
In realtà in Zazen si pensa eccome, ma è il nostro atteggiamento
di fronte al pensiero che cambia completamente prospettiva,
ovvero in Zazen siamo in grado di osservare i nostri pensieri e
divenire pienamente consapevoli della inconsistenza del pensiero
e di quel che accade nel momento presente, ed il pensiero
diviene solo uno dei fenomeni transitori che incontriamo nel
momento presente
37

Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
dualità ad espressione unica dell’essere presente a sé
stesso, perfettamente armonizzato col fluire
dell’azione karmica universale in un determinato i-
stante spazio-temporale .
La meditazione è il fondamento insostituibile
dell’azione; favorisce l’immediatezza della comprensione
attraverso il corpo, del significato profondo del
Budo e ristabilisce l’intuizione primordiale, perduta
dall'uomo moderno e che le Arti Marziali si prefiggono
di recuperare.
Uno dei temi trattati nei momenti di approfondimento
con Sensei Taigō è l’attenzione rivolta alla corretta
comprensione e attuazione di ogni insegnamento, ad
una realizzazione impeccabile di ogni particolare atteggiamento
dell’animo e del corpo; se così non fosse,
i danni arrecati sarebbero maggiori dei benefici.
Sicuramente è necessario che l’allievo si prefigga
l’eccellenza, ma la figura del Maestro, nel Budo come
nello Zen, è fondamentale, in quanto presenza
indispensabile per vigilare sull’esatta comprensione e
realizzazione dell’insegnamento stesso da parte del
deshi (discepolo-allievo).
Durante una lezione introduttiva sullo Zazen, Sensei
Spongia ha spiegato la corretta postura da assumere
durante la meditazione Zen (divulgazione
dell’insegnamento), ma se si fosse limitato a ciò pochi
di noi avrebbero potuto concentrarsi per potersi
avvicinare al vero significato dello Zazen, soprattutto
per chi è alle prime esperienze come me. Personalmente
sedendo in Zazen ho provato dolore e sono
stato assalito da una miriade di dubbi sulla corretta
applicazione dell’insegnamento, dubbi che possono
vanificare l’approccio meditativo. In momenti di tale
difficoltà, la presenza di Sensei Taigō è stata fondamentale:
la sua voce, con tono pacato e regolare, ci
ha guidato nella correzione della postura e della respirazione
(corretta attuazione dell’insegnamento) e
nella comprensione di tutte le sensazioni che si liberano
durante lo Zazen, senza tralasciare le sofferenze
che alcuni di noi provavano a causa della costrizione
fisica contingente.
Sensei Taigō ha spiegato il concetto dell’uso
dell’insegnamento ricorrendo ad una metafora:
Il martello è stato creato per un certo uso, ma se ne
travisiamo lo scopo o sbagliamo nell’utilizzarlo, ad
esempio, colpendoci un piede, questo oggetto da utile
diventerà pericoloso e dannoso, così è per gli insegnamenti.
Molto incisiva è anche la parabola che il Buddha ha
usato nel Sutra ‘Il Miglior modo di afferrare un
serpente’, nella quale paragona l’insegnamento ad un
serpente velenoso che se sappiamo come afferrare
non ci può nuocere e lo possiamo gestire a nostro
piacimento, ma se non sappiamo come afferrarlo allora
può rivoltarcisi contro.
Da qui, la necessità di attenersi nel modo più preciso
possibile a quanto viene spiegato.
38

Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Precedentemente, ho parlato di “dolori” che si provano
durante lo Zazen, ora vorrei far luce su tale punto
per tutti coloro che intendono avvicinarsi alla meditazione.
La posizione del loto o del mezzo loto, per chi
come me è alle prime armi, difficilmente risulta confortevole;
sembra che bastino pochi secondi di Zazen
per essere invasi da una sensazione di dolore e dubbi
sull’efficacia della meditazione Zen, rendendo impossibile
“il pensare senza pensare”. In realtà, posso
assicurare che, al termine dello Zazen ciò che rimane
non è dolore, ma: concentrazione, armonia ed equilibrio
con se stessi, con gli altri e con tutto ciò che ci
circonda. In un tale stato, la pratica del Karate diviene
così eccellente ed assume una diversa efficacia.
Il Gasshuku non è stato solo Zazen, Qi Gong e Karate,
ma è stato scoprire, praticando alcune forme cerimoniali
(come il pasto comunitario e il lavoro comunitario),
lo spirito che sta alla radice della tradizione
del Budo ed dello Zen.
La formalità e il contenuto dei rituali non sono scindibili
dalla pratica di una qualsiasi arte marziale o
dalla meditazione Zen, se lo scopo è comprenderle ed
eseguirle al meglio.
L’incontro ha permesso a tutto il gruppo di entrare in
perfetta sintonia, cosa fondamentale per lo svolgimento
del Samu (lavoro manuale comunitario), sintonia
che si è manifestata anche attraverso momenti di
allegria durante le pause per i pasti informali.
Il Ken Zen Ichinyo Gasshuku è ricco di pratica, esperienza
ed emozione, sarebbe limitativo e pretenzioso
pensare di poterlo spiegare in modo esaustivo con
poche righe.
Se si vuole avere l’opportunità di comprendere appieno
una tale esperienza e l’inscindibile comunione tra
arte marziale e Zen occorre, senza alcun dubbio, vivere
in prima persona il susseguirsi di ogni prezioso
attimo dell’evento.
A mio parere colui che non anela alla pace interiore e
all’armonia non potrà mai approfondire compiutamente
le arti marziali e, di conseguenza, non potrà
essere realmente consapevole della propria vita. Solo
attraverso la scoperta e la padronanza del proprio Io ,
la potenzialità dell’essere umano potrà svilupparsi e
mantenersi in armonia con la natura. La vera potenza
e saggezza scaturiscono dall’interno per riflettersi
all’esterno. Si può raggiungere dunque tale obiettivo
mantenendo saldo il binomio Karate-Zen.
Attraverso la pace della mente e l’armonia interiore
si rendono possibili conquiste personali incommensurabili.
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Ringraziamento
di Sensei P. Taigō Spongia
A tutti coloro che in una forma o nell'altra hanno partecipato
al Ken Zen Ichinyo Gasshuku,
Si narra di un giovane discepolo che voleva essere
istruito nello Zen; si recò in un monastero dove, però,
non ricevette alcuna specifica istruzione. Un giorno,
incontrando il maestro gli si rivolse chiedendogli del
perchè non avesse ricevuto nessun insegnamento,
'perché non me lo spiegate per favore?', chiese. Rispose
allora il maestro: 'Ma, come sarebbe, non sei stato
educato sin dal primo giorno ?'
Stupito, il giovane, che non aveva compreso quelle
parole, chiese ancora: 'In che modo sarei stato educato?'
E allora il maestro replicò: 'Quando ci incontriamo al
mattino, tu mi saluti ed io ti saluto: quando è il momento
del pasto, devotamente, ringraziamo; com'è
possibile che non ti abbia istruito sull'essenza della
mente? '
Desidero ringraziare dal più profondo del cuore tutti
coloro che hanno condiviso con me questi due giorni
di Gasshuku.
Se questa esperienza ha lasciato in voi un sentimento
di dolcezza e gioia, come lo ha lasciato in me, e vi ha
permesso nella condivisione di conoscervi meglio l'un
l'altro e di conoscere meglio voi stessi riflessi negli
occhi degli altri, allora, ne è valsa davvero la pena.
Gasshou
P.Taigō
"Quando ci sentiamo eredi dell'Universo.
Quando il mare scorre nelle nostre vene... e le stelle
sono i nostri gioielli.
Quando tutte le cose che incontriamo le percepiamo
come infinite e sante.
Quali motivi possiamo avere di avidità e autoaffermazione,
di inseguire il potere o fosche forme di
piacere ? "
A. Huxley
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
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IOGKF INTERNATIONAL 2010 MAJOR EVENT
With Master Morio Higaonna
IOGKF World Gasshuku
IOGKF World Tournament
IOGKF Chief Instructor Gasshuku
October 24-30, 2010
Stellenbosch, South Africa
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
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Tora Kan Dojo Anno 16° n. 47 Anno 17° n. 48
Ogni primo mercoledì di ogni mese
dalle ore 20 alle 22
24-30 Ottobre 2010
Lezione Cinture Nere (Assist. e Resp. Dojo)
Tora Kan Honbu Dojo
IOGKF World Gasshuku
IOGKF World tournament
IOGKF Chief Instructor Gasshuku
Stellenbosch, Sud Africa
06 Novembre 2010 Festa di inizio Stagione IOGKF Italia
12 Dicembre 2010 Saggio Dimostrativo
IOGKF Italia
28/30 Gennaio 2011
Febbraio 2011
(data da stabilire)
Marzo/Aprile 2011
(data da stabilire)
7/8 Maggio 2011
22 Maggio 2011
Gasshuku in Canada
Condotto da Sensei P.Taigo Spongia
Seminario d’Inverno straordinario
per il 15° anno IOGKF Italia
Condotto da Sensei Sydney Leijenhorst
2° Gasshuku di formazione e aggiornamento
Insegnanti IOGKF Italia
Stage Nazionale condotto da
Katsuya Yamashiro Sensei
Seminario di Primavera
Bambini IOGKF Italia
5 Giugno 2011 Seminario d’Estate
Giugno 2011
(data da stabilire)
Luglio 2011
XVIII
Ken Zen Ichinyo Gasshuku
Gasshuku Europeo
Portogallo
Ricordiamo che la pratica Zen presso il Tora Kan Dojo si tiene regolarmente il:
Martedi’ ore 05:50/06:50
Venerdì ore 05:50/06:50
Un Lunedì del mese dalle 21:30 alle 23:00
Una Domenica al mese Zazenkai o Zazenkai Sesshin
Possono prendere parte alle sedute di pratica tutti gli interessati.
Chi si avvicina alla pratica per la prima volta lo deve far presente al Dojo
per essere opportunamente introdotto. Tel.:06-6155 0149
Altre informazioni e il calendario bimestrale degli incontri di pratica sul sito:
www.torakanzendojo.org
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Tora Kan Dojo Anno 17° n. 48
Essendo la finalità primaria del nostro notiziario l'informazione culturale relativa alle Discipline praticate nella nostra Scuola. Chi non
fosse in possesso dei numeri precedenti di "Tora Kan Dojo", vista anche l'importanza dei temi trattati, può farne richiesta alla segreteria
Sperando di fare cosa utile riportiamo a seguire i sommari dei numeri precedenti:
Anno I numero I Luglio 1995
Introduzione.................................................del M° P.Spongia
Storia del Goju-Ryu (I parte)
Allo Stage del M° Sudo....di E.Frittella,M.Salustri ,D.Manzari
Zen e Arti Marziali.....................................del M°P.Spongia
Calendario attività Federali e Sociali
KENKON significato del simbolo
La Tora kan ha adottato una bimba vietnamita
Anno I numero II Novembre 1995
Introduzione.....................................del M°P.Spongia
La Storia del Goju-Ryu (2 a parte)
Training Autogeno.
I Kata del Goju-Ryu: Gekisai Dai Ichi e Ni...del M° P.Spongia
Esami Tora Kan
Zen e Arti Marziali (2 a parte).........del M° P.Spongia
Questa Terra è Sacra
I precetti dell'Okinawa Goju-Ryu
Calendario.
L'Arbitro.................................di G. Manzari
Medicina Sportiva : L'integrazione Alimentare......del Dott.D.Incarbone
Anno II numero 3 Febbraio 1996
Introduzione......................del M°P.Spongia
Miyamoto Musashi.........del M°P.Spongia
Il Libro dei Cinque Anelli......di M.Musashi
Medicina Sportiva : I danni del Fumo.....del Dott.Onconi
Lo Sport e i Bambini.............del M°P.Spongia
Zen - La Tora kan come Dojo Zen
Zen - Perchè Zazen........................... di L.D.Lestingi
Il Significato della Cintura Nera..............del M°P.Spongia
I Kata del Goju-Ryu - Saifa......................del M°P.Spongia
L'Arbitro - Ippon o Waza-ari ? ................di G.Manzari
Calendario
Anno II numero 4 Giugno 1996
Introduzione................................................del M°
P.Spongia
Intervista al Maestro Shunji Sudo...........di G. Manzari
Il Mandarino della Presenza Mentale..... del M° T.Nhat Han
I kata del Goju-Ryu : Seiyunchin..............del M° P.Spongia
Zen -"Camminando distrattamente..."......di C.Devezzi
Shoto Niju Kun.......................................del M°
G.Funakoshi
Il Giardino Zen...............................................di G.Micheli
L'Arbitro : Comportamento vietato e penalità...di G. Man-
Anno II numero 5 Settembre/Novembre 1996
Introduzione.........................................del M°P.Spongia
Sensei Morio Higaonna:il leone di Okinawa....di Terry Hill
(I parte)
Sho Jin : lo sforzo concentrato qui e ora........di C.Devezzi
Calendario Provvisorio eventi
L'arbitro: Il Kata nelle competizioni sportive....di G. Manzari
XIV Gasshuku Europeo................................del M°
P.Spongia
Nei numeri precedenti
Nuovi corsi alla Tora Kan
Hanno parlato di noi (rassegna stampa)
Anno III n° 6 Dicembre/Febbraio 1996-97
Vent’anni................................................................del M° P. Spongia
Sensei Morio Higaonna:il leone di Okinawa.............di Terry Hill
(II parte)
Educazione e Karate-Do........................................del M° P. Spongia
Calendario Provvisorio eventi
L'arbitro: Comportamento “sportivo”.....................di Giuseppe Manzari
Poesia di Ryokan
Tigri e Pecore....................................................di Patrick Mc Carthy
Una Strana Eredità..................................................di Valerio Proietti
Anno III n° 7 Marzo/Maggio 1997
Da Cuore a Cuore : cinque giorni con Higaonna Sensei...............
del M°P.Spongia
Esami di graduazione
Due parole sulla Kick Boxing.......................... .....di Antonio Caffi
Una tradizione non ancora riscoperta................del M° Taiten Guareschi
Calendario Provvisorio eventi
L'arbitro: Modifiche al regolamento.....................di Manzari Giuseppe
Poesia Zen
Risultati Gare
Una Strana eredità................................................di Valerio Proietti
Anno III n° 8 Estate 1997
Ken Ogawa e la grandezza mancata..........................di John Yacalis
L’Arte Marziale come Arte Educativa....................di Jigoro Kano
Esami di graduazione..............................................
I Regolamenti della Kick Boxing..........................di Antonio Caffi
Poesia Zen e non.................................................
Accomunati dalla pratica............................ di Massimo Abbrugiati
Una Strana eredità................................................di Valerio Proietti
Anno III n° 9 Autunno 1997
Karate-do Gaisetsu...............................................del M° C. Miyagi
One MoreTime...................................................di A. Bini
Okinawa 1998.....................................................del M° Higaonna
Un allenamento straordinario anzi normale.........di G. Manzari
Poesia Zen e non.................................................
Nei numeri precedenti..........................................
Riconoscimento del Kobudo Kyokai ....................
Antichi Metodi.....................................................di J. Marinow
Una Strana Eredità................................................di V. Proietti
Anno IV n°10 Inverno 1997
Non Perdete la Memoria.......................................di P. Spongia
Hojo Undo l’allenamento supllementare........di John Porta e Jack
McCabe
Le regole del Full Contact..................................di Antonio Caffi
Poesia Zen e non
La Tora Kan ai nazionali Csain................di Daniela Manzari
Sforzarsi di perfezionare la personalità......di H. Kanazawa
Una strana eredità.......................................di Valerio Proietti
Anno IV n°11 Primavera 1998
Shuichi Aragaki.........................................di P. Spongia
Aikido ovvero............................................di E. Vitalini
Perchè parlare di Yoga oggi........................di Stefania Amici
Poesia Zen e non
Sulle Arti Marziali...................................del rev. Taiten Guareschi
Una strana eredità.......................................di Valerio Proietti
Anno IV n°12 Estate 1998
Sensazioni nel Dôjô...................di F. Mezzanotte
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu...................di Morio Higaonna
Voce del Futuro
Risposta all’incontro
con un Maestro Zen...................di D. Di Perna
Il Paradosso Morale..................di C. Barioli
Agenda
Schegge Zen e non
Bun Bu......................................di P. Spongia
Anno IV n°13 Autunno 1998
Sakiyama Sogen Roshi
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu...........di Morio Higaonna
Voce del Futuro
A Distanza di quei Due Giorni...di P.Favale
Autobiografia di un Allievo
divenuto Discepolo........di A. Landi
Okinawa Budo Sai.......di P.Spongia
Schegge Zen e non.
Bun Bu.................di P.Spongia
Anno IV n°14 Inverno 1998-99
La struttura della I.O.G.K.F..............pag.3
‘Na Sera a Betlemme........................pag.4
Il Karate del Leone............................pag.5
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)............pag. 10
Voce del Futuro...............................pag.13
XVII Gasshuku Europeo.................pag.14
Come un Cosmonauta....................pag. 15
Junbi Undo......................................pag.16
Trofei I.O.G.K.F. Italia...................pag.18
Agenda............................................pag.21
Schegge Zen e non.........................pag. 22
Anno V n°15 Primavera 1999
La struttura della I.O.G.K.F..................pag.3
Il Diritto del Bambino al Rispetto.....pag.4
Gli Scritti dei Maestri.........................pag.8
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)............pag. 15
Voce del Futuro...............................pag.18
XVII Gasshuku Europeo.................pag.20
I Colori del Buio, La Vove
del Silenzio......................................pag. 21
Grazie Sempai.................................pag.22
1° Coppa I.O.G.K.F. Italia Kata....pag.23
Agenda............................................pag.24
Schegge Zen e non.........................pag. 25
Nei Numeri Precedenti...............pag.26
Anno V n°16 Estate 1999
La struttura della I.O.G.K.F..........pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei.......pag.4
Qualcosa in più su Okinawa.........pag.5
Miyagi il Grande Viaggiatore.......pag.8
Icona Vivente............................pag.13
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu(segue).........pag. 14
Lo Sguardo del Maestro..............pag.17
Voce del Futuro......................pag.18
Agenda...................................pag.20
Schegge Zen e non..................pag. 21
Anno V n°17 Autunno 1999
La struttura della I.O.G.K.F..............pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..........pag.4
Benvenuti a Stoccolma!....................pag.5
Vent’anni I.O.G.K.F.........................pag.6
Il Kakie nel Goju-ryu di Okinawa...pag.8
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)............pag. 14
Karate:Origine del nome.................pag.16
Voce del Futuro...............................pag.18
Agenda............................................pag.20
Schegge Zen e non.........................pag. 21
Anno VI n°18 Inverno 1999-2000
La struttura della I.O.G.K.F.........pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei....pag.4
Mò Vié Natale...........................….pag.5
Il Valore dei Kata.........................pag.6
Sydney Leijenhorst....................pag.7
Zazen e Kata Sanchin...............pag.10
Aikido alla Tora Kan.................pag.15
Il Guerriero-fiore.......................pag.16
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)......pag. 18
Voce del Futuro.........................pag.20
Agenda......................................pag.21
Schegge Zen e non..................pag. 22
Anno VI n°19 Primavera 2000
La struttura della I.O.G.K.F.........pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei....pag.4
Kata e Kumite...........................….pag.5
Maestro Oggi?…..........................pag.6
Un Capodanno a Fudenji............pag.7
Budo e Sport…………................pag.11
Hyaku Hachi no Bonno............pag.12
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)......pag. 17
Anno VI n°20 Estate 2000
La struttura della I.O.G.K.F...........pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..…..pag.4
Rimanere Fedeli..............................pag.5
Vita da Zen.......................………….pag.9
Nel Cuore della Materia................pag.12
Graduazioni e Gare.................….pag.13
XVIII Gasshuku Europeo.........….pag.14
Appunti di Viaggio........................pag.16
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)...…..pag. 18
Voce del Futuro............................pag.20
Agenda......................................….pag.21
Schegge Zen e non.....................pag. 22
Riflessioni………………………….pag.23
47

Tora Kan Dojo Anno 16° n. 47 Anno 17° n. 48
seguono sommari dei numeri precedenti:
Anno 6 numero 21 Inverno 2000/2001
La struttura della I.O.G.K.F..............pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..….....pag.4
XIX Gasshuku Europeo.....................pag.5
Er Cambiamento..............…………...pag.6
Budo e Zazen
Conferenza del M°Guareschi.............pag.7
Graduazioni IOGKF................….…pag.13
Album di Famiglia……….........…...pag.14
Lotta Libera……..............................pag.15
Dice lo Zen………………………...pag. 17
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)........….pag. 19
Voce del Futuro...............................pag.21
Agenda.........................................….pag.22
Schegge Zen e non......................…pag. 23
Riflessioni………………………….pag.23
Crescita…………………………….pag.24
Anno 6 numero 22 Primavera 2001
La struttura della I.O.G.K.F..............pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..….....pag.4
Riflessioni…………………………...pag.5
Miyagi Chojun Memorial
Martial Arts Festival 2000………….pag.7
XIX Gasshuku Europeo...................pag.10
Budo e Zazen (2 a parte)
Conferenza del M°Guareschi...........pag.11
Ancora la Chiamano Olimpiade…..pag.16
L’attimo Da Non Perdere………….pag.18
Graduazioni IOGKF................….…pag.19
Dice lo Zen………………………...pag. 20
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)........….pag. 21
Voce del Futuro......................…......pag.23
Agenda IOGKF Italia..................….pag.24
Schegge Zen e non...................…...pag. 25
Anno 6 numero 23 Esatate/Autunno 2001
La struttura della I.O.G.K.F....…......pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..….....pag.4
Riflessioni…………………………...pag.5
Il Papalagi………………..………....pag.7
Intervista al Maestro Kase..........…...pag.8
L’Esercizio del Jiyu Kumite
Nel Goju-Ryu di Okinawa.......……..pag.13
Penso che………….………..……...pag.18
Zen Humor………………………...pag.19
Graduazioni IOGKF................……pag.20
Dice lo Zen………………………...pag. 21
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)........….pag. 22
Voce del Futuro......................….....pag.24
Agenda IOGKF Italia..................…pag.25
Risultati Gare……………………...pag.26
Schegge Zen e non...................…...pag. 27
Anno 7 numero 24 Inverno 2002
La struttura della I.O.G.K.F....….....pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..…...pag.4
Riflessioni……………………….…pag.5
Natale Vero..……………..………...pag.7
Dipingere il Gasshuku.....................pag.8
Impressioni di Settembre.......…......pag.13
Collage d’emozioni.………..……...pag.14
Gasshuku Symposium………….....pag.22
Graduazioni e Gare IOGKF...…....pag.26
Dice lo Zen…………………..........pag. 27
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)............pag. 28
Voce del Futuro......................…....pag.30
Agenda IOGKF Italia....................pag.31
Schegge Zen e non...................…..pag. 33
Nei Numeri Precedenti…………..pag.34
Anno 7 numero 25 Primavera 2002
La struttura della I.O.G.K.F.....….....pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..….....pag.4
Varcando la Porta d’Ingresso.…...…pag.5
Dimostrazione alla Nippon
Ko Budo di Higaonna Sensei............pag.8
Primo Trofeo Iri Kumi..........….......pag.10
Kangeiko - Tempo Restituito...…....pag.12
Casalotti e una Luna Zen..……......pag.15
Gasshuku Symposium :
Leijenhorst........................................pag.18
Graduazioni IOGKF..............…......pag.20
Dice lo Zen…………………...........pag. 21
Sensei Ernie Molyneux...................pag. 22
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue).............pag. 25
Agenda IOGKF Italia.....................pag.27
Schegge Zen e non...................…...pag. 28
Anno 8 numero 29 Autunno 2003
L’Agenda di Higaonna Sensei..….....pag.4
Marcello Bernardi..............................pag.6
London Spring Gasshuku................pag.10
Graduazioni IOGKF........................pag.12
Intervista a Sensei Bakkies..............pag.13
Come acqua che scorre............…....pag.20
La Storia del Karate.........................pag.22
Scoprendo il corpo............................pag.24
Dice lo Zen......................................pag. 25
Agenda IOGKF Italia.....................pag. 26
Schegge Zen e non...........................pag.27
Nei Numeri Precedenti.....................pag.28
Anno 8 numero 26 Autunno2002
La struttura della I.O.G.K.F.....….....pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..…....pag.4
XXI Gasshuku Europeo..........…......pag.5
Gasshuku Symposium:
Taiten Guareschi Roshi.....................pag.6
Kyusho...................................….......pag.10
.da “Il Profeta”..........................…...pag.16
Flash News.........................…….....pag.17
Dice lo Zen…………………..........pag. 18
Kata.................................................pag. 19
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)............pag. 22
Agenda IOGKF Italia.....................pag.26
Schegge Zen e non...................…..pag. 27
Nei Numeri Precedenti…….……..pag.28
Anno 9 numero 30 Inverno 2003/2004
L’Agenda di Higaonna Sensei..…..…..pag.4
Il Maestro di Dattilografia.............…..pag.6
Breve Biografia di Sensei Tetsuji
Nakamura………………...........……...pag.11
In Allegra Compagnia................……pag.13
Graduazioni IOGKF
1°Trofeo Kenkon………………….…..pag.14
Doping..………..............….…………..pag.15
Notizie Lampo.........................……...pag.17
Movimento del corpo e
Stato della Mente........................…...pag.18
Significato dei Nomi dei
Kata del Goju-Ryu.....................……pag. 21
La Missione di Taisen
Deshimaru Roshi……………………..pag. 22
La Storia del Karate...……………….pag. 25
Dice lo Zen..…………………………..pag. 27
Agenda IOGKF Italia................……pag. 28
Schegge Zen e non.....…...........…….pag. 29
Nei Numeri Precedenti...............…...pag.30
Anno 8 numero 27 Inverno 2002/03
La struttura della I.O.G.K.F.....….....pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..…....pag.4
Il Ki nella Pratica Buddhista Zen.....pag.6
Scoccare la freccia al
proprio cuore....................................pag.12
Primo Viaggio..........................…....pag.13
Graduzioni IOGKF
Flash News.........................…….....pag.15
La Totalità di Bohm e
l’Ordine implicato...........................pag.16
Zen e Arti Marziali
Il Principio dell’eccellenza.............pag.18
Dice lo Zen…………………..........pag. 23
La Visione Sciamanica...................pag. 24
La Storia del Karate
Okinawa Goju-Ryu (segue)............pag. 26
Agenda IOGKF Italia.....................pag.28
Schegge Zen e non...................…..pag. 29
Nei Numeri Precedenti…….……..pag.30
Anno 9 numero 31 Primavera/Estate/2004
La Struttura della IOGKF…………….pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..…..….pag.4
Lettera di Higaonna Sensei…………..pag.5
Speciale Kangeiko………...............…pag.6
Nakamura Sensei: tradizione moderna..12
Ricordi della visita di Jigoro Kano...pag.20
Bun Bu Ryodo, schegge di un’esperienzapag.22
Graduazioni IOGKF............….……….pag.24
Costruiamo insieme Fudenji....……..pag.25
Il Calendario di Fudenji.............…….pag.26
La Storia del Karate………………….pag. 27
Dice lo Zen……………………………..pag. 29
Agenda IOGKF Italia..................……pag.30
Schegge Zen e non…...................…….pag. 31
Nei Numeri Precedenti..................…...pag.32
Anno 8 numero 28 Primavera/Estate 2003
L’Agenda di Higaonna Sensei..…....pag.4
Sotto il Pino.....…...............................pag.5
Graduazioni IOGKF........................pag.11
Sensei Bakkies..................................pag.12
Ode alla Vita.............................…....pag.15
V Trofeo Higaonna..........................pag.16
Alla Gendronniere............................pag.18
Shuichi Aragaki Sensei....................pag.20
Dice lo Zen......................................pag. 24
Intevista ad una Karateka...............pag. 25
Lettera a Miriam.............................pag. 30
L’Agopuntura tradizionale
cinese................................................pag.32
Agenda IOGKF Italia.....................pag. 36
Schegge Zen e non...........................pag.37
Nei Numeri Precedenti.....................pag.38
Anno 9 numero 32 Autunno 2004
La Struttura della IOGKF…………….pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..…..….pag.4
Riflessioni…………………..…………..pag.5
Ken Zen Ichinyo Gasshuku..............…pag.6
Tre giorni a Fudenji………………..pag.10
IOGKF Budo Sai 2004……………..pag.12
Immagini del Budo Sai 2004………pag.13
Appunti di viaggio…………………..pag.24
Graduazioni IOGKF............….…….pag.27
Costruiamo insieme Fudenji....……..pag.28
Il Calendario di Fudenji.............…….pag.29
IV Trofeo Iri Kumi…………………..pag. 30
Gasshuku a Palermo………………....pag.31
Dice lo Zen…………………………..pag. 34
Agenda IOGKF Italia..................……pag.35
Schegge Zen e non…...................…….pag. 36
Nei Numeri Precedenti..................…...pag.37
Anno 10 numero 33 Inverno 2004/05
La Struttura della IOGKF…………….pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..…..….pag.4
Lo Sguardo che mi ri-guarda….……..pag.5
1°Trofeo Chojun Miyagi...............…….pag.7
Budo Sai Symposium: ‘Il Futuro del
Karate’..............……………………………pag.9
Lettera aperta……………………....pag.14
Il Lavoro e il suo segreto…….………pag.15
Voce del Futuro…………………...pag. 19
Qualità del Tè verde…………….…pag.20
Graduazioni IOGKF............….……….pag.21
In ricordo del Maestro……………..pag.22
Costruiamo insieme Fudenji....……..pag.24
Il Calendario di Fudenji.............…….pag.25
La Storia del Karate………………….pag. 26
Dice lo Zen……………………………..pag. 28
Agenda IOGKF Italia..................……pag.29
Schegge Zen e non…...................…….pag. 30
Nei Numeri Precedenti..................…...pag.31
Anno 10 numero 34 Primavera 2005
La Struttura della IOGKF…………….pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..…..….pag.4
1° Trinacria Gasshuku……..….……..pag.5
Il Karate di Zenko Heshiki...........…….pag.7
Voce del Futuro……………………...pag.13
L’Allenamento…...……………….…….pag.14
Graduazioni IOGKF............….……….pag.16
Cucinare la Vita……..…………………pag.17
La Mia Pratic con An’ichi Miyagi.pag.18
Pagine nel Vento…..……...……………pag.21
Budo e Zen: un cammino verso…….pag.22
Costruiamo insieme Fudenji....……..pag.25
Il Calendario di Fudenji.............…….pag.26
Kangeiko 2005…………………………pag. 27
La Storia del Goju-Ryu a fumetti…pag. 29
Agenda IOGKF Italia.........…......……pag.31
Nei Numeri Precedenti..................…...pag.32
Anno 11 numero 35 Inverno 2005/06
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..…….pag.4
Chojun Miyagi………….……….…..pag.5
Il Monaco e il Leone……........……pag.12
A Fudenji……..……………………pag.13
La gara di Judo-educazione…...…..pag.14
Nakamura Sensei 2005.......….……pag.15
Voce del Futuro……..……………..pag.20
L’Allenamento……………………..pag.21
Graduazioni IOGKF..…...…………pag.22
Cucinare la Vita……………………pag.23
Sydney Leijenhorst: in equilibrio
tra Yin e Yang.……………......……pag.24
Pagine nel vento………..............….pag.31
Una breve disamina sul kata
Sanchin……………………………pag. 33
Il Calendario di Fudenji………..…pag. 36
La Storia del Goju-Ryu a fumetti….pag.37
Agenda IOGKF Italia.........…......…pag.39
Nei Numeri Precedenti..............…...pag.40
48

Tora Kan Dojo Anno 16° n. 47 Anno 17° n. 48
seguono sommari dei numeri precedenti:
Anno 11 numero 36 Autunno 2006
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
L’Agenda di Higaonna Sensei..…….pag.4
Miyagi Chojun MA Festival &
World Championships……...….… .pag.5
Una breve riflessione sul Sanchin...pag.11
II Trofeo Kenkon:risultati…………pag.12
Afrodite e Marte…………...…...…..pag.13
Shodan……………………………..pag.23
Essere Insieme……….........….……pag.24
Graduazioni IOGKF..……………..pag.27
L’Allenamento……………………..pag.28
Cucinare la Vita….....…...…………pag.30
Il Calendario di Fudenji………..…pag. 32
La Storia del Goju-Ryu a fumetti….pag.33
Agenda IOGKF Italia.........…......…pag.35
Nei Numeri Precedenti..............…...pag.36
Anno 12 numero 37 Inverno 2007
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
Il Suono del Fuoco………………….pag.4
Non è mai troppo tardi.……….…….pag.7
2° Trofeo Chojun Miyagi…….……..pag.8
La Storia dimenticata……………...pag.10
I Bersaglieri a Montelungo…..……pag.11
Carissima Mamma..……...…...…...pag.14
Il mio Otto Dicembre………………pag.15
Rikyu e i fiori..……….........….……pag.18
Il Fattore Ki..………………………pag.19
Ordinazioni..………………….……pag.21
L’Allenamento……………………..pag.22
Cucinare la Vita….....…...…………pag.25
Il Calendario di Fudenji………..…pag. 27
La Storia del Goju-Ryu a fumetti….pag.28
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.30
Anno 12 numero 38 Primavera 2007
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
Zen e Psicosomatica (1a parte)….….pag.4
1000 Km. A Fudenji….……….…….pag.8
Quattro giorni lunghi un’ora.……..pag.11
Aprirsi alla domanda………………pag.12
La forza della pratica condivisa…...pag.13
Giocare la vita…….……...…...…...pag.14
L’Allenamento……………………..pag.16
Voce del futuro…………………….pag.18
Cucinare la Vita….....…...…………pag.19
Shodan……………………………..pag.20
Il Calendario di Fudenji………..…pag. 22
La Storia del Goju-Ryu a fumetti….pag.23
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.25
Anno 13 numero 39 Autunno 2007
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
Fudoshin, la mente inamovibile..….pag. 4
Zen e Psicosomatica (2a parte)….….pag.6
La Famiglia cresce………………..pag. 10
L’Azione Spontanea….……….…...pag.11
Guida al Bushido…………...……..pag.13
L’Allenamento……………………..pag.19
Cucinare la Vita….....…...…………pag.21
Il Calendario di Fudenji………..…pag. 24
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.25
Nei Numeri Precedenti..............…...pag.27
Anno 13 numero 40 Inverno 2007/08
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
Lettera di Higaonna Sensei….. ..….pag. 4
Incontri ravvicinati tra scienza e
mistica………………………...….….pag.5
L’attualità della Parola
del Buddha………………………...pag.11
Judo-Moralità e pratica fisica.…….pag.12
3° Trofeo chojun Miyagi…...….…..pag.18
L’Allenamento……………………..pag.19
Cucinare la Vita….....…...…………pag.21
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.23
Sapore di Samu…………………….pag.24
Nei Numeri Precedenti..............…...pag.27
Anno 13 numero 41 Primavera 2008
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
Lettera di Higaonna Sensei….. ..….pag. 4
Incontri ravvicinati tra scienza e mistica...pag.5
L’attualità della Parola del Buddha…..pag.11
Judo-Moralità e pratica fisica.…….pag.12
3° Trofeo chojun Miyagi…...….…..pag.18
L’Allenamento……………………..pag.19
Cucinare la Vita….....…...…………pag.21
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.23
Sapore di Samu…………………….pag.24
Nei Numeri Precedenti..............…...pag.27
Anno 13 numero 42 Autunno 2008
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
La Costituzione……………….. ..….pag. 4
Diavoli armati………………...….….pag.6
Kata………………………………….pag.9
Don’t move…………………...…….pag.19
La Sincerità…………….…...….…..pag.21
Il Fattore Ki………………………..pag.23
Graduazioni IOGKF……………….pag.26
L’Allenamento……………………..pag.27
Cucinare la Vita………...………….pag.29
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.32
Nei numeri precedenti…..…………pag.33
Anno 14 numero 43 Inverno 2008/09
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
Deprogrammarsi…..………….. ..….pag. 4
Saggio 2008……...…………...….….pag.6
Come trasformarsi………………....pag.10
Graduazioni IOGKF……………….pag.22
L’Allenamento……………………..pag.23
Cucinare la Vita………...………….pag.25
La Scienza e l’Irrazionale…………pag.26
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.28
Nei numeri precedenti…..…………pag.29
Anno 15 numero 44 Primavera 2009
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
Memento…………..………….. ..….pag. 5
Premio Makoto......…………...….….pag.7
Giovannino Guareschi……..……….pag.8
Il Gentiluomo……………………...pag.11
Graduazioni IOGKF……………….pag.14
L’Allenamento……………………..pag.15
Le Sette pieghe dell’Hakama..…….pag.17
Speculando sul Sisma……………...pag.19
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.21
Anno 15 numero 45 Autunno 2009
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
Invito alla collaborazione….….. ..….pag. 5
Il genoma e la criptonite……...….….pag.6
Il mio ricordo di Miyagi Sensei……pag.10
La famiglia IOGKF Italia cresce.....pag.13
Lo Stile del Guerriero……………...pag.14
Graduazioni IOGKF……………….pag.16
Alluvione al Dojo di S.Teodoro……pag.18
L’Allenamento……………………..pag.19
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.23
Voce del Futuro……………………..pag.24
Il Buon Senso di un’Oca…………...pag.25
Nei numeri precedenti…..…………pag.26
Anno 16 numero 46 Inverno 2009
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
Fare L’Uomo…………..….….. ..….pag. 6
Premio Makoto………..……...….….pag.8
Hojo Undo, una panoramica……..…pag.9
Cambiare d’Abito………………......pag.15
Viaggio di ricerca in Cina.………...pag.17
Graduazioni IOGKF……………….pag.21
Rassegna(zione) Cinematografica…pag.22
L’Allenamento……………………...pag.24
Lettera del Maestro Guareschi…….pag.26
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.28
Voce del Futuro……………………..pag.29
Nei numeri precedenti…..…….……pag.30
Anno 16 numero 47 Primavera/Estate 2010
La Struttura della IOGKF…………..pag.3
Redazione Tora Kan Dojo.................pag.5
Il Karate del Mio Gatto..…….....…..pag. 6
Hidari Gomon........…………... ...….pag.8
Lo Stage di Sensei Nunes..................pag.9
Riflessioni.........................................pag.12
Dice lo Zen…..…………….……….pag.13
Gasshuku dei Capo Istuttori…...….pag.14
L'incontro con Eido Shimano
Roshi a Kozenji……………......…...pag.16
Come Allacciare la Cintura…….....pag.20
L’Allenamento……………………..pag.21
Agenda IOGKF Italia.........……..…pag.24
Nei numeri precedenti…..…………pag.29
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Presto sarà disponibile un volume rilegato che raccoglierà i più
interessanti articoli pubblicati nei 15 anni di Tora Kan Dojo.
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Tora Kan Dojo Anno 16° n. 47 Anno 17° n. 48
L’ International Okinawan Goju-Ryu Karate-Do Italia è presente su
Internet con un sito ricco di preziose informazioni. Sul sito è anche
disponibile l’albo delle cinture nere IOGKF Italia e una selezione di
articoli pubblicati sui vecchi numeri di T.K.Dojo
www.iogkf.it
Kazoku
(Famiglia)
incisione su pietra di Sensei P.Taigō Spongia
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Tora Kan Dojo Anno 16° n. 47 Anno 17° n. 48
“Non importa quale traguardo tu possa raggiungere
nell’arte del ’te’ e nell’ambito degli studi,
nulla è più importante del tuo comportamento
e della tua umanità così come vengono espresse
nella vita di ogni giorno”
Teijunsoku Uekata
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