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Tora Kan Dojo Anno 17° n. <strong>48</strong><br />
Ken Zen Ichinyo Gasshuku<br />
di Andrea Ramberti<br />
Dopo 12 edizioni presso il monastero Zen di Fudenji e<br />
4 in Olanda, per la prima volta a Roma , dal 18 al 20<br />
giugno, si è svolto il 17° Ken Zen Ichinyo Gasshuku<br />
sotto la guida di Sensei Paolo Taigō Spongia.<br />
L’incontro ha alternato Zazen, pratica di Qi Gong e<br />
pratica di Karate.<br />
In realtà è riduttivo distinguere le diverse attività costituenti<br />
tale tipo di Gasshuku, poiché il significato di<br />
Ken Zen Ichinyo è: “il Karate e lo Zen sono una cosa<br />
sola”, e una cosa sola è ciò che abbiamo praticato. La<br />
meditazione e le pratiche si sono avvicendate in modo<br />
armonioso, senza far percepire alcun cambiamento o<br />
interruzione di tema.<br />
La Via dell’ arte marziale, attraverso lo Zen, supera i<br />
limiti della mera preparazione fisica. L’influenza che<br />
lo Zen ha avuto nella pratica del Karate è già evidente<br />
fin dalla nascita degli ideogrammi utilizzati per definire<br />
tale arte marziale e dal loro significato. All’inizio<br />
del ventesimo secolo si comincia a tracciare un nuovo<br />
ideogramma per riferirsi ad un’arte di autodifesa che<br />
fa uso delle mani; a mani “vuote”, appunto.<br />
Il significante per kara sta ad identificare il<br />
“vuoto”, e poteva essere pronunciato anche<br />
“ku” (vacuo) o “sora” (cielo). Ritroviamo così, uno<br />
dei precetti dello Zen: lo spirito deve essere vuoto<br />
(ku).<br />
L’ideogramma kara non solo rappresenta qualcosa di<br />
fisico, sta anche ad identificare il metafisico (“meta”=<br />
oltre, “fisica”= materia o natura). Da sempre kara si<br />
riferisce ad antiche dottrine buddiste che perseguono<br />
il distacco, l’emancipazione spirituale e<br />
l’interiorizzazione (vuoto interiore). Praticando Zazen<br />
il karateka può provare lo stato di Mushin (nonmente),<br />
che è la condizione indispensabile per ottenere<br />
la massima efficacia nel combattimento.<br />
Lo Zen insegna a prendere coscienza del proprio essere<br />
nel momento presente: il passato non esiste se non<br />
nella nostra mente come ricordo e il futuro diviene<br />
esclusivamente un’aspettativa personale. È dunque<br />
necessario vivere nel presente, nell’istante contempo-<br />
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