introduzione al cheratocono e cheratoplastica - PO Professional ...
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dossier<br />
seguentemente vengono modificate le ampiezze e le<br />
curvature delle flange così da ottimizzare l’<strong>al</strong>lineamento<br />
periferico.<br />
Inoltre con la modifica della curva base cambia il<br />
potere: più è stretto il raggio di curvatura e maggiore<br />
diventa il potere negativo, la superficie esterna<br />
della lente è asferica e la lavorazione permette di<br />
correggere l’aberrazione sferica indotta in caso di<br />
elevato potere.<br />
Rispetto <strong>al</strong>la geometria standard delle lenti di prova<br />
è possibile modificare l’<strong>al</strong>lineamento del sollevamento<br />
periferico, mediante l’incremento o la riduzione<br />
della curvatura delle flange viene ottimizzata<br />
la relazione cornea lente.<br />
Come per tutte le geometrie il diametro tot<strong>al</strong>e e<br />
la curva base possono essere modificati a seconda<br />
del caso.<br />
Durante le sedute di prova il professionista deve<br />
utilizzare LaC studiate appositamente per il <strong>cheratocono</strong>,<br />
meglio se c’è la disponibilità di lenti<br />
con proprietà geometriche sensibilmente differenti<br />
tra loro.<br />
Mediante l’ausilio del sistema digit<strong>al</strong>e applicato <strong>al</strong>la<br />
lampada a fessura è possibile archiviare il quadro<br />
fluoroscopico delle lenti applicate, metodica particolarmente<br />
utile per studiare le modifiche da apportare<br />
<strong>al</strong>la lente a contatto.<br />
Attraverso l’archiviazione dell’indagine strument<strong>al</strong>e<br />
con la LaF e delle topografie corne<strong>al</strong>i si ottiene<br />
un notevole contributo a mantenere sotto controllo<br />
tutte le fasi dell’applicazione.<br />
La <strong>cheratoplastica</strong> in caso di <strong>cheratocono</strong><br />
Il trapianto di cornea o <strong>cheratoplastica</strong> è un intervento<br />
chirurgico che si pone come obiettivo<br />
quello di sostituire la cornea in toto o in parte a<br />
seconda delle necessità attraverso la donazione di<br />
un tessuto sano.<br />
In caso di <strong>cheratocono</strong> diventa una scelta obbligata<br />
quando: il paziente non tollera più le lenti a<br />
contatto applicate; l’acuità visiva con LaC non raggiunge<br />
prestazioni sufficienti; il progressivo assottigliamento<br />
dell’ectasia rischia di perforare il tessuto<br />
corne<strong>al</strong>e.<br />
Il trapianto di cornea può essere eseguito mediante<br />
differenti mod<strong>al</strong>ità 40 : la <strong>cheratoplastica</strong> perforante<br />
e la <strong>cheratoplastica</strong> lamellare rappresentano le tecniche<br />
chirurgiche utilizzate più frequentemente.<br />
La <strong>cheratoplastica</strong> perforante in caso di <strong>cheratocono</strong><br />
e <strong>al</strong>tre distrofie simili rimuove un’area del tessuto<br />
sostituendola con un “bottone” pari <strong>al</strong>l’intero<br />
spessore della cornea.<br />
Nei trapianti perforanti durante l’innesto del<br />
lembo è possibile provocare dei traumi meccanici<br />
<strong>al</strong>l’endotelio sia nella fase preoperatoria che durante<br />
l’operazione 40 , i primi tentativi di re<strong>al</strong>izzare<br />
una strada <strong>al</strong>ternativa in caso di <strong>al</strong>terazioni superfici<strong>al</strong>i<br />
come nel <strong>cheratocono</strong> <strong>al</strong>lo stadio inizi<strong>al</strong>e ris<strong>al</strong>gono<br />
<strong>al</strong> 1950.<br />
L’intento è quello di lasciare nella cornea ricevente<br />
lo strato endoteli<strong>al</strong>e e oggi il perfezionamento della<br />
procedura permette di individuare la <strong>cheratoplastica</strong><br />
lamellare profonda.<br />
La tecnica lamellare profonda 40 o predescemetica<br />
re<strong>al</strong>izza un trapianto di cornea a spessore parzi<strong>al</strong>e:<br />
viene sostituito il tessuto <strong>al</strong>terato e lasciati in sede<br />
la membrana di Descemet e l’endotelio, è quindi<br />
creata un interfaccia tra lenticolo donatore e letto<br />
ricevente con proprietà di levigatezza sufficienti per<br />
garantire un recupero postoperatorio più rapido e<br />
una buona qu<strong>al</strong>ità visiva.<br />
L’intervento è sicuramente più difficile da eseguire e<br />
non può essere effettuato quando la patologia interessa<br />
la Descemet e l’endotelio 41 .<br />
Applicazione delle LaC dopo l’intervento di <strong>cheratoplastica</strong><br />
L’applicazione di lenti a contatto dopo l’intervento<br />
di <strong>cheratoplastica</strong> ha l’obiettivo di ripristinare<br />
una qu<strong>al</strong>ità visiva soddisfacente per le<br />
esigenze del paziente.<br />
In base <strong>al</strong> lavoro di Ho, Andaya e Weissman 42 pubblicato<br />
nel 1999, dopo l’intervento mediamente la<br />
toricità corne<strong>al</strong>e è compresa tra 0,8 e 1,0 mm; nel<br />
25% dei casi la topografia risulta irregolare e solo il<br />
50% ha un’acuità visiva senza correzione maggiore<br />
di 5/10, per queste ragioni l’applicazione delle LaC<br />
diventa essenzi<strong>al</strong>e e la possibilità di successo può<br />
raggiungere il 90% 42 .<br />
La topografia corne<strong>al</strong>e in questo ambito diventa<br />
uno strumento indispensabile e lo studio della morfologia<br />
permette di individuare con maggiore cura<br />
il design della LaC, l’archiviazione dei dati offre<br />
l’opportunità di osservare nel tempo le modifiche di<br />
forma rilevando l’eventu<strong>al</strong>e modellamento indotto<br />
d<strong>al</strong>la relazione cornea lente.<br />
Una prima classificazione della morfologia corne<strong>al</strong>e<br />
dopo l’intervento di <strong>cheratoplastica</strong> indivi-<br />
DOSSIER<br />
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