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MICOBATTERI - Sezione di Microbiologia

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MYCOBACTERIUM LEPRAE<br />

Mycobacterium leprae è l’agente eziologico della lebbra o malattia<br />

<strong>di</strong> Hansen.<br />

Si stima che nel mondo siano 1-2 milioni le persone con <strong>di</strong>sabilità<br />

ascrivibile all’infezione da M. leprae.<br />

Nel 2006 i casi <strong>di</strong> lebbra conclamata sono stati circa 220 000, la<br />

maggior parte dei quali sono stati registrati in In<strong>di</strong>a, Brasile e Africa<br />

centrale.<br />

M. leprae è un bacillo AAR che cresce nei macrofagi, cellule neurali,<br />

nella zona plantare <strong>di</strong> topi atimici e nell’arma<strong>di</strong>llo.<br />

Non è mai stato coltivato in terreno <strong>di</strong> coltura e viene considerato un<br />

patogeno intracellulare obbligato.<br />

Si ritiene che il tempo <strong>di</strong> replicazione (stimato in circa 12-14 giorni)<br />

sia responsabile del lungo tempo <strong>di</strong> incubazione e della necessità <strong>di</strong><br />

adottare lunghi trattamenti terapeutici.<br />

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MYCOBACTERIUM LEPRAE<br />

Il completamento della sequenza del genoma <strong>di</strong> M. leprae ha permesso <strong>di</strong><br />

comprendere meglio alcuni aspetti della biologia <strong>di</strong> questo importante<br />

micobatterio.<br />

Il genoma <strong>di</strong> M. leprae è <strong>di</strong> circa 3 268 203 bp (circa 75% <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> M.<br />

tuberculosis), ma i geni co<strong>di</strong>ficati sono soltanto 1606 (40% <strong>di</strong> M.<br />

tuberculosis).<br />

Nel genoma <strong>di</strong> M. leprae sono stati in<strong>di</strong>viduati oltre 1100 pseudogeni (geni<br />

con inserzioni, delezioni o comunque non co<strong>di</strong>ficanti per proteine) e questo<br />

numero è assolutamente incoerente con quanto trovato finora nel genoma<br />

non solo <strong>di</strong> altri micobatteri ma anche <strong>di</strong> altri batteri.<br />

Si ritiene che M. leprae abbia subito durante l’evoluzione un processo <strong>di</strong><br />

deca<strong>di</strong>mento genico che ha determinato l’inattivazione della maggior parte<br />

del corredo genico.<br />

La lebbra raramente uccide il paziente, ma risulta essere fortemente<br />

invalidante per i danni prodotti agli arti e altri tessuti periferici. La lebbra è<br />

una infezione granulomatosa cronica e lentamente progressiva che<br />

coinvolge la pelle e i tessuti nervosi periferici. È stato infatti <strong>di</strong>mostrato<br />

come M. lepre presenti un particolare tropismo per i nervi periferici.<br />

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MYCOBACTERIUM LEPRAE<br />

L’infezione è generalmente limitata alle parte più fredde dell’organismo (pelle,<br />

naso, tratto respiratorio superiore). Generalmente gli organi interni quali cervello,<br />

fegato, milza, reni e ossa, non risultano essere coinvolti. Si è solito <strong>di</strong>stinguere due<br />

tipi <strong>di</strong> lebbra:<br />

lebbra lepromatosa. È caratterizzata da una scarsa risposta immunitaria dell’ospite<br />

che non è in grado <strong>di</strong> controllare la replicazione del bacillo. In questi casi l’analisi<br />

microscopica dei tessuti evidenzia la presenza <strong>di</strong> numerosissimi batteri AAR (forma<br />

multibacillare). È questa la forma altamente contagiosa <strong>di</strong> lebbra, fortemente invalidante e<br />

che richiede prolungati trattamenti terapeutici (> 2 anni).<br />

lebbra tubercoloide. È caratterizzata da una buona risposta immunitaria, dalla presenza<br />

<strong>di</strong> pochi batteri AAR nei tessuti, e da un modesto danno tissutale. Non è contagiosa e il<br />

trattamento si conclude normalmente entro 6 mesi <strong>di</strong> terapia.<br />

Possono comunque presentarsi forme <strong>di</strong> lebbra interme<strong>di</strong>e.<br />

La <strong>di</strong>agnosi si effettua generalmente su base clinica e può essere confermata dalla<br />

presenza nel reperto microscopico <strong>di</strong> bacilli acido-alcol resistenti.<br />

Il trattamento farmacologico si basa sull’utilizzo <strong>di</strong> dapsone, clofazimina e<br />

rifampicina, somministrati da soli od in combinazione a seconda del quadro clinico.<br />

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ALTRI <strong>MICOBATTERI</strong><br />

La maggior parte dei micobatteri sono batteri ambientali o saprofiti e possono essere<br />

isolati normalmente dal suolo o dall’acqua. Alcuni <strong>di</strong> questi micobatteri possono<br />

causare importanti patologie nell’ospite umano, in particolare nel soggetto<br />

immunocompromesso.<br />

Chiamati micobatteri atipici, opportunisti o anonimi, oggi si identificano quali Non-<br />

Tuberculous Mycobacteria (NTM) o Mycobacteria Other Than Tuberculosis<br />

(MOTT).<br />

Possono causare infezioni croniche a livello polmonare simili a quelli causate da M.<br />

tuberculosis nel soggetto adulto; linfoadeniti localizzate nei bambini; infezioni della<br />

cute e dei tessuti molli; infezioni <strong>di</strong>sseminate.<br />

Negli anni 80-90 del secolo scorso abbiamo assistito a un emergere <strong>di</strong> infezioni<br />

<strong>di</strong>sseminate in soggetti con AIDS. La riduzione del numero <strong>di</strong> linfociti T CD4<br />

circolanti determinava una incapacità dei macrofagi <strong>di</strong> attivarsi e <strong>di</strong> esercitare una effi<br />

cace azione antimicobatterica, che aveva come risultato la comparsa <strong>di</strong> infezioni<br />

<strong>di</strong>sseminate. Tra le specie più frequentemente associate a tali infezioni ritroviamo<br />

Mycobacterium avium intracellulare complex, sebbene molti altre specie siano<br />

state isolate. Negli ultimi anni, l’introduzione <strong>di</strong> più efficaci terapie anti-retrovirali ha<br />

reso molto meno frequenti questo tipo <strong>di</strong> infezioni.<br />

I MOTT hanno un genoma più grande rispetto ai micobatteri patogeni come M.<br />

tuberculosis, ma conservano la loro capacità <strong>di</strong> resistere e moltiplicarsi all’interno dei<br />

macrofagi e/o delle cellule dell’ospite come principale meccanismo <strong>di</strong> patogenesi.<br />

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