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CIRIELLI-VILLANI TESTA A TESTA - Unico

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I2<br />

C i l e n t o<br />

N°22 5 giugno 2009<br />

SECONDO DOSSIER CODACONS. La responsabilità delle amministrazione locali<br />

Abusi edilizi e turismo di massa: così muore il parco del Cilento<br />

SALERNO - Gli abusi edilizi e<br />

un distruttivo turismo di massa<br />

stanno danneggiando il Parco<br />

nazionale del Cilento. È l’accusa<br />

formulata nel Secondo dossier<br />

Cilento, redatto dal CodaconsCampania<br />

e pubblicato sul<br />

sito web dell’associazione con<br />

le molteplici violazioni denunciate.<br />

VIOLAZIONI - Il parco è stato<br />

istituito nel 1991 e grazie ai suoi<br />

180 mila ettari è il secondo<br />

parco nazionale più grande<br />

d’Italia. Nello stesso anno è<br />

stato dichiarato Patrimonio<br />

dell’Umanità dall’Unesco e dal<br />

1997 la stessa agenzia dell’Onu<br />

l’ha riconosciuto riserva di biosfera.<br />

Ricco di aree protette e di<br />

significativi siti storico-culturali<br />

(tra i più famosi i templi di<br />

Paestum e la Certosa di Padula),<br />

a vigilare sull’integrità del<br />

territorio e tutelarne le qualità<br />

culturali e naturali è l’Ente<br />

parco. Secondo il Codacons,<br />

però, nel corso degli ultimi<br />

anni si sono protratte «sistematiche<br />

violazioni delle leggi» che<br />

hanno determinato «numerosissime<br />

sofferenze ambientali e<br />

paesaggistiche» in tutto il territorio<br />

protetto. Dal dossier si deduce<br />

che le principali responsabilità<br />

dell’emergenza ambientale<br />

del Parco nazionale<br />

vanno ricercate nelle amministrazioni<br />

locali, troppo spesso<br />

pronte a «svendere legalità per<br />

acquistare consenso». Lo stesso<br />

l’Ente parco, in numerose occasioni,<br />

ha dimostrato inerzia e<br />

incapacità a svolgere un’effettiva<br />

azione di tutela dell’ambiente<br />

e del paesaggio. Alla fine<br />

il documento constata, non<br />

senza amarezza, che «il Cilento<br />

era più intatto prima che diventasse<br />

un’area protetta».<br />

ABUSI EDILIZI – L’abusivismo<br />

edilizio è una delle piaghe<br />

maggiori che si registrano nel<br />

parco nazionale. Nel 2005 i carabinieri<br />

hanno accertato cento<br />

casi di abuso edilizio, ma il fenomeno<br />

è in netta crescita. Il<br />

Codacons afferma che sia la popolazione<br />

sia le istituzioni tollerano<br />

questo costume tanto da<br />

«non applicare le misure di<br />

contrasto e di repressione previste<br />

dalla legge». L’Ente parco,<br />

nel corso della sua quasi ventennale<br />

esistenza, ha emesso<br />

solo quattro ordinanze di demolizione,<br />

mentre non ha promosso<br />

azioni effettive nei confronti<br />

dei ripetuti abusi edilizi.<br />

Il caso più eclatante è quello di<br />

Montecorice, nei pressi della riserva<br />

di Punta Licosa, dove<br />

manufatti di cemento che devono<br />

essere abbattuti da oltre<br />

20 anni sono ancora in piedi<br />

malgrado le sentenze passate in<br />

giudicato. Scheletri di cemento<br />

che deturpano una meravigliosa<br />

collina che si affaccia sulla<br />

baia di Punta Licosa.<br />

ECOMOSTRI CON I FONDI<br />

EUROPEI – Càpita anche che<br />

in un’area protetta siano costruiti<br />

improbabili e maestosi<br />

edifici con finanziamenti europei.<br />

È il caso di due singolari<br />

progetti: il Centro internazionale<br />

per lo studio delle migrazioni<br />

e il Museo del fiume e<br />

dell’area faunistica della lontra.<br />

Il primo è stato portato a termine<br />

nel Comune di Centola<br />

con una spesa di circa 1.290.000<br />

euro di fondi europei. Il secondo<br />

è stato edificato nel Comune<br />

di Aquara e ha comportato un<br />

esborso di oltre 500 mila euro.<br />

Oggi queste strutture non sono<br />

attive e secondo il Codacons la<br />

loro costruzione ha prodotto<br />

«una devastazione paesaggistica<br />

di un’intera area, prima di<br />

allora pregiatissima». «È incredibile»,<br />

afferma l’avvocato<br />

Pierluigi Morena, dell’ufficio<br />

legale del Codacons, «come si<br />

sperperi il denaro pubblico per<br />

creare eco-mostri in aree sensibili».<br />

Il dossier denuncia che il<br />

Centro internazionale per lo<br />

studio delle migrazioni non è<br />

stato costruito con «materiali<br />

ecologici, compatibili e facilmente<br />

mimetizzati con l’ambiente<br />

circostante», ma è stata<br />

innalzata in posizione dominante<br />

e con calcestruzzo «una<br />

vera palazzina di tre piani, a<br />

forma di fungo circolare».<br />

CEMENTIFICAZIONE E TU-<br />

RISMO DI MASSA –<br />

L’area del Cilento vive soprattutto<br />

di turismo. Località<br />

come Palinuro, Agropoli,<br />

Acciaroli ospitano decine<br />

di migliaia di villeggianti<br />

nei mesi estivi. Spesso<br />

le amministrazioni locali,<br />

pur di incrementare<br />

l’afflusso dei turisti, approvano<br />

progetti di dubbio<br />

impatto ambientale. È<br />

il caso della cementificazione<br />

del porto turistico di<br />

Pisciotta, cittadina a pochi chilometri<br />

da Palinuro (i lavori<br />

sono attualmente fermi dopo<br />

l’intervento della Sopraintendenza<br />

che ha constatato «la<br />

completa asportazione della<br />

scogliera preesistente, nonché<br />

il salpamento di parte della scogliera<br />

a sud del porto»). O ancora<br />

del progetto di costruzione<br />

di circa 40 villini da parte della<br />

cooperativa Sea Village in<br />

un’area protetta in località<br />

Lacco di Pisciotta, a pochi metri<br />

dal mare. Quest’ultimo progetto<br />

ha dato luogo a una vicenda<br />

giudiziaria con risvolti penali<br />

che ha visto coinvolti anche<br />

amministratori locali. Naturalmente<br />

il litorale costiero è quello<br />

che soffre di più la minaccia<br />

del turismo di massa. Il Codacons<br />

denuncia «le crescenti<br />

concessioni agli stabilimenti<br />

balneari nell’area dunale» sul<br />

pregiato litorale di Marina di<br />

Camerota. Il carico degli stabilimenti<br />

danneggerebbe l’intero<br />

territorio, «con pregiudizio<br />

anche per le specie di uccelli<br />

(gabbiano reale e gabbiano<br />

corso) che nidificano sulle falesie<br />

rocciose lì presenti». L’attività<br />

umana avrebbe tra l’altro<br />

provocato «gravi perdite di<br />

specie autoctone sulla spiaggia<br />

di cala del Cefalo».<br />

IL KARTODROMO E LA<br />

GALLERIA - La fantasia degli<br />

amministratori locali non conosce<br />

limiti. Il Comune di Torraca<br />

vuole portare a termine la<br />

costruzione di un kartodromo<br />

e di una centrale eolica sulla<br />

montagna di Casalbuono, sul<br />

golfo di Policastro, «zona ritenuta<br />

dall’Autorità di bacino<br />

molto fragile per la sua natura<br />

carsica, quindi inadatta a ogni<br />

attività umana». Dopo la denuncia<br />

del Codacons sarà l’autorità<br />

giudiziaria a stabilire se<br />

effettivamente è possibile costruire<br />

una pista di kart su una<br />

montagna carsica. Ma forse il<br />

progetto più incredibile è quello<br />

denominato Interconnessione<br />

degli schemi idrici Sele–<br />

Alento, presentato nel luglio<br />

2008 dal Consorzio Velia per la<br />

bonifica dell’Alento. Il piano<br />

prevedeva la deviazione del<br />

fiume Calore, nel tratto delle<br />

note gole, e la costruzione di<br />

una galleria di 2,5 km che<br />

avrebbe permesso alle acque di<br />

confluire nel bacino dell’Alento,<br />

lago artificiale e importante<br />

fonte di approvvigionamento<br />

idrico per il territorio. Lo scopo<br />

del progetto era aumentare<br />

l’acqua a disposizione per fini<br />

domestici e combattere «la tropicalizzazione<br />

del clima nel<br />

sud Italia». Sulla questione è intervenuto<br />

anche il Wwf Italia<br />

che, attraverso il presidente<br />

Enzo Venini, ha sostenuto che<br />

se il progetto fosse stato attuato<br />

«avrebbe causato la scomparsa<br />

del fiume Calore, tra i più<br />

vitali e meno inquinati del sud<br />

Italia, con la conseguente distruzione<br />

dell’ecosistema legato<br />

al fiume». Il Codacons su<br />

questa vicenda aveva avviato<br />

una campagna di tutela intitolata<br />

Salviamo il fiume Calore.<br />

«Quella campagna», sostiene il<br />

presidente del Codacons Campania,<br />

professore Marchetti,<br />

«ha dato un contributo decisivo<br />

per fermare un progetto faraonico,<br />

inutile e dannoso».<br />

ABBATTIMENTO - Il direttore<br />

dell’Ente parco, Angelo De<br />

Vita, non nasconde i numerosi<br />

problemi che affliggono il<br />

Parco nazionale, ma pone l’accento<br />

anche sulle tante attività<br />

intraprese: «Nel corso degli ultimi<br />

anni abbiamo portato a<br />

termine numerose iniziative<br />

che hanno fatto conoscere i nostri<br />

territori anche al di fuori<br />

dell’Italia. Gli abusi edilizi sono<br />

un problema grave. Spesso<br />

però gli abbattimenti non sono<br />

portati a termine per mancanza<br />

di fondi. Infine ci sono i soliti<br />

problemi burocratici con i<br />

singoli Comuni. Non voglio<br />

certo scaricare le colpe sugli<br />

amministratori locali, ma nell’immediato<br />

futuro cercheremo<br />

di trovare un’intesa con loro e<br />

abbatteremo quelle costruzioni<br />

che da anni sono state dichiarate<br />

illecite».<br />

Francesco Tortora<br />

PALINURO<br />

Affondano le<br />

madrepore.<br />

Due anni fa il<br />

primo allarme<br />

MADREPORA ARANCIONE<br />

Ora le cose sono peggiorate.<br />

Gli Astroidi giganti della Grotta<br />

Azzurra di Palinuro, sulla<br />

costa del Parco del Cilento e<br />

del Vallo di Diano, in Campania,<br />

famose per la misura (3<br />

volte più sviluppate delle loro<br />

«sorelle» mediterranee) e per<br />

la speciale colorazione arancione,<br />

stanno lasciando la superficie<br />

per cercare riparo<br />

qualche decimetro più giù.<br />

«Segno della grande sofferenza<br />

di questi organismi per<br />

colpa della patina di idrocarburi<br />

che lasciano le barche che<br />

fanno visitare la grotta senza<br />

alcuna regolamentazione».<br />

Ma anche altri organismi<br />

come le Gorgfonie Gialle, le<br />

Spugne o i Parazoanti mostrano<br />

segni evidenti di sofferenza.<br />

A parlare è il docente di<br />

ecologia all’Università di Pisa,<br />

Francesco Cinelli, che dal ‘92<br />

segue la dinamica degli organismi<br />

della Grotta Azzurra di<br />

Palinuro, e che aveva lanciato<br />

il primo allarme nell’ agosto<br />

del 2007. Ora torna alla carica.<br />

«A due anni di distanza - ha<br />

detto - le cose sono peggiorate,<br />

soprattutto nella Grotta Azzurra.<br />

Sono scomparsi gli<br />

Astroidi a pelo d’acqua, una<br />

specie di madrepora arancione<br />

caratteristica delle nostre<br />

acque da Napoli in giù, soprattutto<br />

nelle grotte. E nella<br />

Grotta Azzurra abbiamo il nostro<br />

patrimonio più importante».<br />

«Il Parco del Cilento - ha<br />

proseguito Cinelli - ha la giurisdizione<br />

anche su una delle<br />

zone più importanti del Mediterraneo,<br />

il promontorio di<br />

Capo Palinuro, una zona dichiarata<br />

dall’Unesco patrimonio<br />

mondiale dell’umanità,<br />

ma non mette alcuna tutela.<br />

Servirebbe invece una dichiarazione<br />

di salvaguardia».

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