New Tabloid n°5 - Ordine dei Giornalisti
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ambientarmi, per abbracciare una<br />
nuova cultura, mi interessava spalmarmi<br />
nel luogo in cui mi trovavo, con<br />
naturalezza”. Così è indiano tra gli<br />
indiani sin dal primo viaggio, kashmiro<br />
nel Tamil e nelle zone di confine<br />
con il Pakistan. Sarà mujaideen tra<br />
gli afghani, scambiato per talebano<br />
al momento del sequestro.<br />
Poco più che ventenne, nel 1994 dopo<br />
tre mesi nell’estremo sud dell’India<br />
per una commissione della Fao<br />
sull’acqua –“vivevo in un villaggio con<br />
i Baba, ho passato il primo mese in<br />
silenzio, fotografavo soltanto” - attraversa<br />
in 5 giorni di treno il continente<br />
subindiano per arrivare in Kashmir da<br />
dove arrivano notizie di guerriglia. In<br />
Kashmir ci torna ripetutamente per<br />
sette anni e sul Kashmir terrà varie<br />
mostre, anche al Parlamento europeo.<br />
Poi, nel 2001, l’attentato alle torri gemelle:<br />
“avevo incontrato il mio primo<br />
mujaideen nel Kashmir, osservatorio<br />
privilegiato per seguire l’evoluzione<br />
delle vicende afghane.” Islamabad<br />
è vicina, l’ambasciata <strong>dei</strong> talebani in<br />
Pakistan è assediata da giornalisti a<br />
caccia di visto, che affollano l’entrata<br />
principale in attesa delle conferenze<br />
stampa; l’entrata posteriore è quasi<br />
deserta, è possibile sostare per ore ed<br />
ottenere infine non un visto ufficiale<br />
ma una sorta di tacito assenso.<br />
Sul bus in Afghanistan<br />
Torsello entra in Afghanistan su un<br />
pullman insieme ad un gruppo di afghani,<br />
sembra uno di loro, a tradirlo<br />
è lo zaino di nylon nero. La polizia di<br />
frontiera della zona tribale che sta<br />
attraversando gli consiglia di non<br />
proseguire, bande di talebani stanno<br />
dando la caccia ai giornalisti. Sceglie<br />
di tornare indietro: a Londra, il 20 novembre,<br />
leggerà della morte di Maria<br />
Grazia Cutuli e Aziz Haidari. Per quattro<br />
anni Kash sembra assorbito da un<br />
lavoro di routine, fa foto commerciali,<br />
nel frattempo nasce suo figlio.<br />
E tuttavia nel 2005 è nuovamente in<br />
viaggio, al confine con il Pakistan per<br />
conto dell’Unesco, a indagare sulla libertà<br />
di stampa nella “no man’s land”<br />
frequentata da Al Qaida, fino a Khost,<br />
Paktika, Zabul e Kandahar. Nel 2006<br />
è ancora in Afghanistan: il viaggio<br />
a Musa Qala, il distretto <strong>dei</strong> Talibani<br />
interdetto ai giornalisti, il ritorno<br />
a Lashkar Gah dove c’è la sede di<br />
Emergency, il sequestro dal pullman<br />
che lo sta riportando a Kabul - “ i miei<br />
sequestratori sapevano esattamente<br />
dove ero seduto” –, l’ultimatum <strong>dei</strong><br />
rapitori. Infine la liberazione, con la<br />
mediazione di Emergency. “Finiva il<br />
sequestro fisico”, così Torsello chiude<br />
libro, ma “avevo un muro di vetro<br />
che mi impediva di vivere la vita, ero<br />
come una pentola a pressione dalla<br />
quale uscivano violente ondate di<br />
emozione, di stanchezza mentale e<br />
fisica”. C’è sempre la metafora fotografica<br />
nelle sue parole: “La pellicola<br />
del pensiero è un magazzino con tanti<br />
archivi che si riempiono e svuotano<br />
per essere riempiti nuovamente con<br />
altre impressioni”.<br />
Nel magazzino della memoria<br />
Per 5 anni ha indagato su quei giorni,<br />
ha consultato - per restare nella metafora<br />
- il magazzino della memoria,<br />
sistemando fatti e pensieri in ordine<br />
cronologico. Per liberarsi definitivamente<br />
e chiudere una vicenda oscura<br />
che tuttavia lascia ancora indefiniti i<br />
mandanti del sequestro. “A me piace<br />
concludere i lavori che inizio e con<br />
questo libro termino il reportage che<br />
avevo cominciato nel 2006, cercando<br />
di comprendere quello che mi è accaduto”.<br />
Kash ora si divide tra Londra e<br />
la Puglia, la stesura del libro ha chiuso<br />
il cerchio, spingendolo a tornare da<br />
dove era fuggito con una macchina<br />
fotografica, comprata a rate su suggerimento<br />
dell’amatissimo collezionista<br />
zio Totò.<br />
<strong>Tabloid</strong> 5 / 2012<br />
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