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14 gazzetta blocco 23-30 - La Gazzetta del Medio Campidano

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Cultura & Società<br />

25 settembre 2010 <strong>23</strong><br />

Duevele era nato con la camicia.<br />

Bellissimo, con due orecchie<br />

più grandi di quelle dei<br />

suoi simili (era questo il motivo<br />

per cui gli avevano dato<br />

quel nome), ma tuttavia eleganti,<br />

era un gatto di casa, anzi<br />

da appartamento e da divano.<br />

I padroni lo adoravano e lui<br />

adorava i padroni, gli saltava<br />

in braccio, gli si strofinava<br />

sulle gambe e gli faceva moine<br />

e miagolii affettuosi. Era<br />

lui il padrone <strong>del</strong>la casa, e infatti<br />

saltava dovunque, su tavoli<br />

divani e sedie, e dormiva<br />

dovunque, su divani poltrone<br />

e letti, rifiutando da sempre<br />

di stare dentro la sua cuccia.<br />

Capitò che i suoi padroni dovettero<br />

assentarsi per un’intera<br />

settimana e, non potendo<br />

portarsi appresso il gatto,<br />

chiesero a Carlo, un amico<br />

che abitava in campagna con<br />

moglie e figlia, di tenerglielo<br />

fino al ritorno.<br />

- Un gatto - esclamò la bimba<br />

entusiasta. - Sicuro, possiamo<br />

tenerglielo, vero<br />

- Non ha vizi - chiese Carlo -<br />

o esigenze particolari<br />

- Mangia di tutto, puoi stare<br />

tranquillo.<br />

Glielo portarono il giorno prima<br />

<strong>del</strong>la partenza dentro una<br />

gabbia, insieme alla cuccia, e<br />

la bimba fu felice di avere un<br />

altro amico con cui giocare.<br />

Ma Carlo aveva già un cane<br />

che, quando il gatto arrivò,<br />

espresse un saluto con un’abbaiata<br />

tra l’incuriosito e il diffidente.<br />

Da dove arrivava quel<br />

coso lì<br />

Il gatto fu portato in casa mentre<br />

i suoi padroni si allontanarono.<br />

Si sa che non sempre<br />

i rapporti tra cane e gatto sono<br />

buoni, perciò Carlo chiamò<br />

Felice, il suo cane, e fece le<br />

presentazioni per far Duevele<br />

invece arruffò il pelo, ruggì<br />

peggio di un leone e mostrò<br />

denti e unghie.<br />

Duevele e la buona educazione<br />

- Coraggio - incitò<br />

Carlo - per una<br />

settimana dovrete<br />

vivere insieme.<br />

Non dovete...<br />

Felice scodinzolò<br />

dubbioso mentre<br />

Duevele mostrava<br />

unghie e denti. <strong>La</strong><br />

bimba continuò a<br />

osservare il silenzio<br />

e Carlo ebbe il<br />

dubbio che quei<br />

due non fossero in<br />

grado di diventare<br />

amici.<br />

- Bene - disse -<br />

terremo il gatto in<br />

casa e il cane fuori.<br />

E così fecero. Il<br />

gatto fu lasciato<br />

libero di circolare in casa e Felice<br />

fu confinato all’esterno.<br />

Ma solo qualche minuto dopo<br />

Miranda, la bimba, uscì in<br />

giardino e rientrò in casa senza<br />

chiudere la porta: Felice le<br />

si precipitò incontro per farle<br />

festa mentre Duevele, spaventato,<br />

drizzò ancora il pelo e si<br />

avventò sul cane, che un istante<br />

dopo si ritrovò col muso<br />

sanguinante per i graffi.<br />

- Eh, no, così non si fa - disse<br />

Carlo, che prese il gatto per<br />

la collottola con la sinistra e,<br />

con la destra, la paletta <strong>del</strong>le<br />

mosche, con la quale picchiò<br />

la bestia sulle zampe. A Miranda,<br />

che assistette alla scena,<br />

spiegò che alle volte, per<br />

educare, è necessario usare le<br />

maniere forti, quindi andò in<br />

cerca di un disinfettante per<br />

curare Felice che, senza un<br />

lamento, era andato a leccarsi<br />

le ferite dentro la sua cuccia.<br />

Quando rientrò in casa<br />

trovò Duevele comodamente<br />

sdraiato sul divano, dove a<br />

Felice era vietato salire, ma<br />

non gli mosse alcun rimprovero.<br />

Avvicinandosi l’ora <strong>del</strong>la<br />

cena Teresa andò in cucina a<br />

preparare e si chiese cosa mai<br />

potesse dare al gatto, ma si<br />

tranquillizzò ricordando che i<br />

suoi amici avevano assicurato<br />

che non aveva vizi. Avrebbe<br />

mangiato come loro e<br />

come Felice, un po’ di minestra<br />

e qualcosa d’altro. Mise<br />

sul fuoco la minestra e, tirate<br />

dal frigo alcune triglie, le pose<br />

dentro una pa<strong>del</strong>la per cucinarle<br />

e cominciò intanto ad<br />

apparecchiare il tavolo. Ma<br />

squillò il telefono e, poiché<br />

Carlo e Miranda erano in giardino,<br />

andò a rispondere. Al ritorno<br />

stese la tovaglia, le posate,<br />

i tovaglioli e... si accorse<br />

improvvisamente che... che<br />

mancava qualcosa! E il gatto<br />

di Venanzio Tuveri<br />

era lì, sotto il tavolo, che mangiava!<br />

- Carlo! - chiamò, e Carlo arrivò<br />

subito, vide il gatto che<br />

mangiava un pesce, lo prese<br />

per la collottola e afferrò ancora<br />

la paletta per le mosche,<br />

non dalla parte <strong>del</strong> manico,<br />

ma dalla parte <strong>del</strong>la paletta, e<br />

con il manico picchiò duro sul<br />

muso di Duevele, che, comprendendo<br />

d’aver fatto qualcosa<br />

di sbagliato, lasciò subito<br />

la triglia appena rubata.<br />

Carlo quindi lo chiuse dentro<br />

la gabbia in cui si trovava<br />

quando gliel’avevano portato<br />

e buttò quell’avanzo di pesce<br />

nel sacchetto <strong>del</strong>l’immondizia.<br />

Cenarono, portarono la pappa<br />

a Felice e, quando fu ora,<br />

andarono a dormire lasciando<br />

al gatto solo una ciotola d’acqua.<br />

Al mattino, impietositi,<br />

lo liberarono e, a colazione,<br />

gli diedero una ciotola di latte<br />

e pane. Duevele<br />

bevve il latte, lasciò<br />

il pane e miagolò<br />

per avere altro,<br />

ma i suoi miagolii<br />

furono ignorati.<br />

Perciò andò a<br />

sdraiarsi sul divano,<br />

ma Miranda<br />

accorse con la paletta<br />

per le mosche<br />

e il gatto saltò dal<br />

divano per infilarsi<br />

nella sua gabbia.<br />

A pranzo c’era minestra<br />

per tutti, anche<br />

per Felice, che<br />

leccò bene la ciotola,<br />

e a Duevele<br />

fu dato l’avanzo<br />

che aveva lasciato<br />

al mattino, cioè<br />

quel pane che non aveva mangiato.<br />

Il gatto non lo mangiò<br />

e miagolò inutilmente per<br />

avere qualcosa d’altro. A cena<br />

si ripeté la stessa scena, perché<br />

il gatto non mangiò<br />

l’avanzo <strong>del</strong> mattino cui fu<br />

aggiunto qualche cucchiaio di<br />

minestra. Tentò di salire sul<br />

tavolo e si beccò una palettata<br />

sul muso.<br />

Il giorno dopo gli fu presentata<br />

ancora la ciotola con il<br />

pane e la minestra che non<br />

aveva mangiato, cui fu aggiunto<br />

un po’ di latte tiepido.<br />

Bevve il latte, lasciò il pane e<br />

andò a sdraiarsi sul divano.<br />

Miranda gli si accostò con la<br />

paletta e Duevele fu lesto a<br />

correre dentro la sua gabbia.<br />

Carlo aprì la porta, chiamò<br />

Felice e lo fece entrare in casa<br />

ma, come il cane vide il gatto,<br />

si bloccò per timore di essere<br />

ancora assalito e di riportare<br />

altri graffi.<br />

-Voi diventerete amici - disse<br />

Carlo, e afferrò entrambe le<br />

bestie per la collottola strofinando<br />

i musi <strong>del</strong>l’uno sull’altro.<br />

<strong>La</strong> paletta era lì, a portata<br />

di mano. Duevele miagolò<br />

nervosamente, Felice si grattò<br />

il muso con le zampe. Carlo<br />

riprese ancora le bestie per<br />

le zampe anteriori che strofinò<br />

le une sulle altre, con forza,<br />

e di nuovo i musi, quindi<br />

lasciò le bestie immobili,<br />

l’una di fronte all’altra, e mostrò<br />

ancora la paletta.<br />

Non successe niente, nessuno<br />

abbaiò o miagolò.<br />

- E quando è ora di cena - disse<br />

alzandosi - mangerete insieme.<br />

E mangiarono insieme, infatti,<br />

le ciotole una accanto all’altra,<br />

e accanto a loro Carlo<br />

con la paletta in mano. Pasta<br />

per entrambi, come per i padroni<br />

di casa, e un filino di<br />

carne. E Duevele andò poi a<br />

riposare nella sua cuccia, non<br />

sul divano.<br />

Dopo una settimana i padroni<br />

tornarono a prendersi la loro<br />

bestia, ringraziarono Carlo per<br />

la cortesia e chiesero rassicurazioni<br />

sul comportamento<br />

avuto dal gatto perchè qualche<br />

vizio, purtroppo, l’aveva. Soprattutto<br />

con l’alimentazione.<br />

-Vizi - fece Carlo. - Nessun<br />

vizio, apprezza la pastasciutta<br />

e il minestrone più <strong>del</strong>la<br />

carne e <strong>del</strong> pesce, credetemi.<br />

Crederci Impossibile, perché<br />

Duevele aveva sempre mangiato<br />

scatolette di carne e di<br />

pesce, mica minestre. Ma<br />

loro, i padroni di Duevele,<br />

non potevano immaginare<br />

quanto una paletta per le mosche,<br />

usata con saggezza, potesse<br />

essere convincente! Tutti<br />

sapete che non è mai giusto<br />

educare con metodi un po’...<br />

forti, ma capite anche che<br />

qualche volta è necessario per<br />

raggiungere qualche risultato.<br />

Ha avuto grande successo la maratona musicale<br />

di musicale di solidarietà a favore di Anicetto, lo<br />

speaker di Radio Sardinia colpito di recente dalla<br />

Sla, malattia che lo imprigiona secondo piano <strong>del</strong>la<br />

sua abitazione di viale Trieste. Di qui, dopo la manifestazione<br />

di San Gavino, la mobilitazione per<br />

una raccolta fondi per costruire un ascensore. Così<br />

il campo sportivo vicino al cimitero è diventato<br />

un grande anfiteatro musicale all’aperto (nelle foto<br />

di Pixel Factory che si è prestata a titolo volontario.<br />

Il sito internet è www.pixelfactory.it). . Anicetto ha partecipato ancora una volta<br />

grazie ai presiozi volontari <strong>del</strong>la Volsoc di Guspini.<br />

I fuochi d’artificio sono stati offerti dalla Magic<br />

Star mentre la strumentazione audio dalla Ligas<br />

Service<br />

.<br />

Anicetto, fondatore di una <strong>del</strong>le prime emittenti<br />

private libere, è conosciuto a San Gavino, nel<br />

<strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong> e non solo per la sua splendida<br />

voce e per le tante trasmissioni radiofoniche<br />

di musica e di impegno sociale. Per anni ha collaborato<br />

anche come fotoreporter <strong>del</strong>la <strong>Gazzetta</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong>.<br />

In tanti anni di storia Radio Sardinia ha accumulato<br />

un archivio di grande valore: oltre 10 mila<br />

sono i 45 giri e 10 mila lp in vinile, un numero<br />

infinito di cd e tantissime registrazioni dal vivo<br />

(live) con interviste ai personaggi che hanno fatto<br />

la storia <strong>del</strong>la canzone italiana, a partire da Celentano<br />

o ad Augusto dei Nomadi o ancora a gente<br />

comune che racconta come si arano i campi o<br />

come si costruiscono antichi strumenti musicali.<br />

Ai tempi d’oro (primi anni ’80) ogni anno a Radio<br />

Sardinia arrivavano diverse migliaia di lettere<br />

e tutte sono ancora conservate. Molte scritte in<br />

sardo sono dei veri e propri gioielli e raccontano<br />

le storie e le tradizioni <strong>del</strong>la gente comune.<br />

Per chi volesse contribuire. Questi sono i conti<br />

intestati ad Anicetto Scanu. POSTEPAY 40<strong>23</strong>600460088000,<br />

CC POSTALE 20694071, IBAN IT06 V076 0104 8000 0002<br />

0694 071<br />

Gian Luigi Pittau


24 25 settembre 2010 Cultura & Società<br />

Appena varcato il cancelletto<br />

di ferro, superato il mezzo cortile<br />

con i geràni e le rose sui<br />

vasi <strong>del</strong> parapetto di qua dal<br />

puteale <strong>del</strong>la fontana rotonda,<br />

ci sembra ancora di sentir l’alitare<br />

d’acqua sorgiva, dal píccolo<br />

giardino, sotto il muro <strong>del</strong><br />

Monte granàtico che, lungo un<br />

lato, lo sovrasta.<br />

1915. Quasi un sècolo prima.<br />

Ci apre la porta <strong>del</strong>lo studiolo<br />

con i vetri e gli scurini, lui, il<br />

padrone di casa, il poeta-avvocato-síndaco<br />

Ignazio Cogotti,<br />

l’òspite, il figlio di Luisu, su<br />

meri mannu, che era stato su<br />

síndigu de su <strong>La</strong>vatoiu, il saggio<br />

síndaco dei Villacidresi,<br />

ormai vecchio, accucciato davanti<br />

alla fiamma <strong>del</strong> caminetto<br />

ad àngolo, da qualche tempo<br />

acceso, intento a sistemare<br />

la brace e a far girare lo spiedo<br />

e a punzecchiare la cotenna<br />

<strong>del</strong> porchetto, nella stanzetta<br />

contigua.<br />

2008. In realtà siamo qui nel<br />

ristorantino <strong>del</strong> “Caffè letterario”,<br />

davanti a una braciola appena<br />

tolta dal fuoco, con una<br />

bottiglia nera di cannonau sulla<br />

tàvola, oste il giòvane amico<br />

Danilo caffettiere-scrittore,<br />

che si muove tra i fantasmi <strong>del</strong><br />

passato di questa Casa Cogotti<br />

in cui l’arrostitore antico già<br />

sfuma attraverso la canna <strong>del</strong><br />

caminetto nei cieli di Monte<br />

Omu.<br />

Nonostante l’impressione,<br />

però, tutto, dentro la casa, è disforme.<br />

Lo scrittoio, lo stanzino<br />

zeppo di libri non c’è piú.<br />

Non c’è la scrivanía con le carte<br />

comunali, con i fogli di parole<br />

cancellate o sostituite o inframmesse<br />

nei versi in italiano<br />

e in campidanese. Nella parete,<br />

a destra <strong>del</strong>l’ingresso, non<br />

c’è il quadro appeso raffigurante<br />

la Madonna dei sette dolori,<br />

trafitta da tre pugnali, dipinto<br />

ad olio da un ignoto pittore<br />

legato al gruppo d’artisti<br />

italiani che ruotàvano intorno<br />

ad Ingres, durante il suo soggiorno<br />

napoletano <strong>del</strong> 1799.<br />

Eppure ci sembra di vederli,<br />

tèneri fantasmi, lui, Ignazio, in<br />

piedi, lei, Vittorina Dore, sua<br />

moglie, distesa sul divano con<br />

la camicia di tulle e la veste<br />

d’ermisino e, lí sul piano <strong>del</strong><br />

tavolino laccato, davanti al trumò<br />

tra le due finestrette <strong>del</strong>la<br />

parete di fronte, aperte sull’opposta<br />

via, sentiamo i tasti<br />

d’una pianola che sònano note<br />

d’un’arietta romàntica, premuti<br />

da invisíbili mani e una voce<br />

che scandisce le síllabe dei settenàri<br />

d’un eròtico sonettello:<br />

Salotto<br />

Sdraiata nel divano,<br />

il petto insid¿osa,<br />

discorre non invano<br />

con istudiata posa.<br />

Ei le tiene la mano<br />

e di guardar non osa…<br />

e al fin su quella, piano,<br />

tímido i labbri posa.<br />

E poi che la donnina<br />

con leggiadro sorriso<br />

lo invita, s’avvicina<br />

ed il fiammante viso<br />

su ‘l bianco seno china,<br />

a canto a lei, conquiso.<br />

Gianluca Cadeddu ha presentato il suo nuovo volume, <strong>La</strong>birinti<br />

alla menta (Ed. <strong>La</strong> Riflessione, 2010). Si tratta <strong>del</strong> suo terzo romanzo<br />

e come, nei precedenti, L’anarchia di borotalco (2007) e<br />

<strong>La</strong> densità <strong>del</strong> dubbio (2008), tutti editi dalla casa editrice <strong>La</strong><br />

Riflessione, Gianluca si rivela essere instancabile viaggiatore e<br />

prolifico fabulatore. Nel suo ultimo lavoro ci conduce nei complessi<br />

labirinti <strong>del</strong> mondo islamico alla ricerca <strong>del</strong> perché in Occidente<br />

si sia sempre più radicalizzato quello che è stato definito<br />

scontro di civiltà. È un viaggio affascinante che ci porta i profumi,<br />

i colori, i problemi di un mondo che ci è vicinissimo eppure<br />

percepiamo come lontano e ostile. Questa percezione è il frutto<br />

avvelenato di certa propaganda antislamica perpetrata dai mezzi<br />

di comunicazione, dalla propaganda, dai mo<strong>del</strong>li occidentali che<br />

tendono sempre più a contrapporre culture, religioni, modi di vivere,<br />

anziché cercare la coesistenza pacifica e il dialogo.<br />

Così Gianluca ci ha narrato di sé <strong>del</strong> suo nuovo romanzo: «Come<br />

già esaltò lo scrittore Elias Canetti nel lontano 1964 le prime<br />

cose che ci rapiscono nell’atmosfera magica di Marrakesh sono<br />

le voci dei mendicanti e dei cantastorie, le voci dei mendicanti e<br />

dei venditori di spezie e tappeti. Il centro nevralgico <strong>del</strong>la città<br />

rossa – si chiama così per il colore <strong>del</strong>le sue mura – è piazza<br />

Djemma el-Fna: un ricettacolo di storie, musiche e tradizioni<br />

<strong>del</strong>la cultura berbera e sahariana che l’Unesco ha dichiarato<br />

Patrimonio Immateriale <strong>del</strong>l’Umanità. Nel romanzo la piazza e<br />

i labirinti alla menta dei suq circostanti a ogni ora <strong>del</strong> giorno e<br />

<strong>del</strong>la notte si umanizzano diventano veri e propri protagonisti<br />

<strong>del</strong>la storia seppur non in carne ed ossa. Dal mattino presto fino<br />

al calar <strong>del</strong> sole e anche a notte fonda la piazza si riempie di<br />

bancarelle che vendono e cucinano di tutto, il piffero degli incantatori<br />

di serpenti si fa sempre più ipnotico, i banchetti con le<br />

corna di gazzella, le erbe e le spezie curative si alternano a quelli<br />

VILLACIDRO<br />

Il Caffè Letterario 2010<br />

Tra le tàvole quadrate <strong>del</strong>la<br />

minuta trattoría aristocràtica<br />

scompaiono súbito nelle fiamme<br />

<strong>del</strong>l’arrosto. E tutto è silenzio<br />

e vuoto.<br />

Ma le voci giúngono dall’altra<br />

stanza che s’apre, oggi, sul<br />

cortile. Ci sono tutti i Villacidresi:<br />

il giúdice Piga, ancora<br />

studente, e Antonio Cadoni,<br />

conciliatore <strong>del</strong> re, e Luigi, suo<br />

figlio, con il libretto <strong>del</strong>le sue<br />

“Fàvolas”, e Antíoco Cadoni<br />

Cara, suo cugino, grande economista,<br />

e il docente di diritto<br />

amministrativo Giovanni Porcu<br />

Giua e Giuseppe che sgambettava<br />

sotto gli occhi <strong>del</strong> tenente<br />

Francesco Dessí, suo padre,<br />

seduto al fianco di Giuseppe<br />

Pinna Curreli, ancora<br />

síndaco <strong>del</strong> paese quíndici<br />

anni prima, fino a tutto il primo<br />

anno <strong>del</strong> XX sècolo, che<br />

dal 1895 aveva occupato la<br />

sede decennale (con il biennio<br />

di Efisio Aru Pittau) di Luigi<br />

Cogotti, suo suòcero, e il direttore<br />

didàttico Salvatore<br />

Manno e le maestrine Amelia<br />

Pala e Càrmina Congiu, bella<br />

come un àngelo, e il giornalista<br />

Giovanni De Francesco e<br />

l’antropòlogo Gino Bottiglioni<br />

e il commendator Murgia e<br />

il médico Dessí; tutti là, dove<br />

già s’eran seduti l’avvocato<br />

Fulgheri, l’altro grande economista<br />

Todde e il senatore Loru<br />

e Doménico Lovisato, lo scopritore<br />

<strong>del</strong> “barbetta” di Mazzani<br />

e, prima di loro, il monsignor<br />

Narciso Floris, professore<br />

di Diritto canònico.<br />

Qualche accenno a una guerra<br />

imminente; sí, a una guerra<br />

che fa rumore, come tutte le<br />

guerre. Rumore e víttime. Ma<br />

un rumore lontano. E le víttime<br />

sono di là dal mare. Lontane.<br />

O almeno cosí sembra.<br />

Come sempre. E si parla <strong>del</strong>l’agricoltura<br />

e <strong>del</strong> commercio.<br />

Delle spese comunali e degli<br />

artícoli ne “<strong>La</strong> Voce <strong>del</strong><br />

Pòpolo”sull’orologio <strong>del</strong>la torre<br />

campanaria <strong>del</strong>la Chiesa,<br />

usato con i soldi <strong>del</strong> Comune.<br />

Delle scuole e degl’insegnanti.<br />

Del pane che costa troppo.<br />

Dello sport e degli spettàcoli,<br />

<strong>del</strong> teatro, <strong>del</strong>la música, <strong>del</strong>la<br />

letteratura, <strong>del</strong>l’arte e degli artisti.<br />

E qui si sta bene. Come al Pedrocchi<br />

di Pàdova o al Florian<br />

di Venezia o al Greco di Roma<br />

o al Caffè Genovesi di Càgliari<br />

o al Biffi o al Savini o al Café<br />

Chantant o al Café Maxim e<br />

con gli altri puoi incontrare<br />

Boito e Puccini, Leoncavallo<br />

e ancora Mascagni, Fòlgore e<br />

Carrà, Pastonchi e Bertacchi e<br />

Ojetti, che ti osserva con il suo<br />

inseparàbile monòcolo, e Sacchetti<br />

e Benelli e Pascarella e<br />

D’Annunzio, ritornato a Villacidro<br />

trentatré anni dopo la sua<br />

prima vísita, a calpestare coi<br />

piedi nudi il tappeto di zàgare<br />

dei “boschi d’aranci” o a distèndervisi<br />

come sul letto di<br />

pètali di rose <strong>del</strong>la sua bella<br />

Otero.<br />

Si raccòntano romanzi e romanzetti<br />

con i loro autori e i<br />

loro personaggi che pàssano di<br />

bocca in bocca. E’ scritto bene.<br />

E’ scritto malino. E’ uno scrittore<br />

geniale. E’ un semianalfabeta.<br />

E’ una storia originalíssima.<br />

E’ prevedíbile. E’ privo<br />

di psicología. E’ divertente. E’<br />

noioso. Si legge tutto d’un fiato.<br />

Ho letto solo le prime pàgine<br />

e mi sono addormentato.<br />

E’ un libro per persone intelligenti.<br />

E’ stúpido e dannoso. E<br />

si parla degli amori clandestini<br />

e dei grandi amori.<br />

Ma il sècolo “breve” è già<br />

passato. Si sente nell’aria la<br />

voce di Ida Rubinstein o di<br />

Eleonora Duse che rècitano<br />

D’Annunzio, uno squillo acuto<br />

di Lina Cavalieri e l’eco riconoscíbile,<br />

villacidrese, dei<br />

giuochi vocali di sopracute<br />

fantasíe di Carmen Melis, per<br />

pochi giorni in paese per riveder<br />

la propria casa, già abitata<br />

da Alfonso Dessí, che s’affaccia<br />

su funtana ‘e s’arríu, e un<br />

passo di danza di Cleo Merode<br />

. Un venticel. E tutto è<br />

passato, scomparso “comme<br />

l’ombre et comme le vent”. Il<br />

sècolo breve, il sècolo “mingherlino”<br />

di Tom Antongini è<br />

nato tardi, ma s’è trasferito per<br />

altri quíndici anni nell’altro<br />

che invece dura ancora in questo<br />

terzo millennio.<br />

Qui, per magía, tutto è come<br />

allora. Si respira quell’aria, si<br />

è immersi in quell’atmosfera.<br />

Non per niente siamo nel paese<br />

<strong>del</strong>le coghe, <strong>del</strong>le coghe bonarie<br />

senza coda di maiale e<br />

senza zòccoli equini, che fanno<br />

líbero teatro, che fanno informazione<br />

e turismo, che fanno<br />

tappeti d’arte.<br />

E tra i tavolini <strong>del</strong> “Caffè” e<br />

le tàvole quadrate <strong>del</strong>la trattoriola<br />

altri artisti e intellettuali<br />

e scrittori e poeti e soprani e<br />

tenori e musicisti che màsticano<br />

patatine fritte e bevon boccali<br />

di birra, pensando ai marrons<br />

glacés e alle lunette di<br />

màndorle e al double kümmel<br />

e all’”aperidro” <strong>del</strong> Commendatore,<br />

pàrlano, càntano, suònano,<br />

bàllano, rècitano, vívono<br />

e fan rivívere un paese<br />

d’ombre. Persone, nomi, movimenti,<br />

suoni, parole, pensieri,<br />

vita in un paese che muore.<br />

Il caffè dei pensieri.<br />

“Uccidiamo il chiaro di luna”<br />

scriveva il “rivoluzionario” futurista<br />

Tommaso Marinetti.<br />

Oggi resuscitiamo il sole, ogni<br />

giorno, tra le ombre, in una rivoluzione<br />

<strong>del</strong> presente. Sono<br />

con noi ancora, ferme presenze,<br />

Antonio Cadoni avvocato<br />

cassazionista ed Erminio Costa<br />

scienziato, Franco Piga magistrato<br />

e padre Giuseppe Pittau,<br />

rettore magnífico <strong>del</strong>l’Università<br />

di Tokio, Salvator<br />

Angelo Spano, político e gran<br />

comedo, e Mario Anni, pittore,<br />

tutti villacidresi; e Piero Bigongiari<br />

e Angelo Múndula,<br />

María Luisa Spaziani e Silvio<br />

Ramat, Enzo Bèttiza e Giulio<br />

Angioni, Raffaele De Grada e<br />

Sergio Romano, Patrizia Cavalli<br />

e María <strong>La</strong>i, Antonio<br />

Gianluca Cadeddu nei suoi labirinti<br />

che cucinano gli squisiti arrosti tajine cucinati nel tradizionale<br />

recipiente conico di ceramica. E nelle case <strong>del</strong>la Medina si viene<br />

accolti come degli intrusi ben graditi in casette fiabesche con i<br />

tappeti colorati che ricoprono il pavimento; nelle stanze principali<br />

giovani ragazze impastano il pane su <strong>del</strong>le pelli di capra.<br />

Presto le loro madri porgono una tazza di tè alla menta fumante,<br />

il cui gusto fa dimenticare l’oscurità che predomina in quelle ex<br />

dimore padronali. E poi con i capi famiglia non ci si può esimere<br />

da una fumata al narghilè.<br />

Il mio grande lavoro letterario orientato a far scoprire ai miei lettori<br />

tutte quelle verità che la nostra subdola, ingannevole e falsa<br />

informazione, abilmente manovrata dai nostri politici <strong>del</strong>inquenti<br />

e mafiosi, stava bene attenta a non promulgare, mi aveva indirizzato<br />

verso l’immersione capillare nel mondo musulmano. Io già<br />

entravo in contatto col pianeta <strong>del</strong>l’extraterrestre Allah quasi quotidianamente<br />

tramite i venditori ambulanti marocchini che entravano<br />

nella mia attività per proporre i loro oggetti e i loro tappeti e<br />

con i quali spesso condividevo un caffè al bar cercando di scoprirli<br />

come ho sempre fatto con gli stranieri immigrati in Italia e con<br />

quelli che incontravo e che incontro nel mio girovagare perpetuo<br />

per il globo terracqueo, rispettandoli ben consapevole che anche<br />

da quel mondo maomettano, a me parzialmente oscuro e anche un<br />

po’ ostile, potevo comunque imparare qualcosa. Poi c’erano i miei<br />

conoscenti marocchini che si erano insediati nel centro storico di<br />

Cagliari e che mi invitavano saltuariamente alle loro feste e alle<br />

loro cene etniche che facevano somigliare il quartiere di Castello<br />

e quello di Marina a <strong>del</strong>le medine predesertiche.<br />

Ma dopo gli attentati alle Twins Tower di New York e ai treni, alle<br />

stazioni di Madrid e dopo tutti gli altri attentati di Al Qaeda, compresi<br />

che il mio sguardo nei confronti <strong>del</strong> mondo islamico si era<br />

spento, come se tutto il mondo musulmano, anche i marocchini<br />

Puddu e Renzo Cau, Franco<br />

Fresi e Francesco Carlini, Jack<br />

Hirschman e Goffredo Fofi,<br />

Francesco Saíu e Anna María<br />

Dessí, Alessandro Scanu ed<br />

Elena Pau, Virginia Garau e<br />

Cristina <strong>La</strong>vinio, Cristina Crespo<br />

e Giuseppe Bosich, Lorenzo<br />

Stea e Matteo Discépolo,<br />

Alberto Dal Cerro e Marco Taglioli,<br />

Dino Menozzi e Dante<br />

Pàssera, Renzo Margonari e<br />

Michela Murgia, Franco Sonis<br />

e Carmen Crisafulli, Dino<br />

Maccioni e Pàolo Sirena, Fernando<br />

Pilía e Giovannino Porcu,<br />

Francesco Màsala e Ignazio<br />

Lecca, Nino Cannella e<br />

Marcello Serra, Francesco<br />

Floris e Dino Marchionni, Felice<br />

Cherchi Paba e Aquilino<br />

Cannas, Giulio Cossu e Agostino<br />

Castelli, Francesco Mannoni<br />

e Neria De Giovanni,<br />

Giancarlo Buffa e Gianfranco<br />

Murtas, Peppe Manías e Marco<br />

Parodi, Elia Calamassi e<br />

Salvatore Fiori, Franco Corrado<br />

Pau e Toni Roggeri, Udo<br />

Toniato e Marco Cannas, Pietro<br />

Ghizzardi e Salvo Caramagno,<br />

Manlio Brigaglia e Salvatore<br />

Tola , Rolando Ruggeri<br />

e Giuseppe Caboni, Franco<br />

Campana e Luigi Pillitu, Dante<br />

Gambassi e Màssimo Sangermano,<br />

Angelo Pittau e Salvatore<br />

Spada, Azeglio Bertoni<br />

e Biagio di Jasio, John Barnes<br />

e Gino Covili, Aldo Verzelloni<br />

e Goffredo Zuddas, Dimitri<br />

Salonia e Enzo Silvestri,<br />

Pinuccio Meloniski e Antonio<br />

Romagnino, Gianni Filippini e<br />

Giuliano Manacorda, Dina<br />

Pala e Flaminia Fanari, Salvatore<br />

Curridori e Ignazio<br />

Fanni, Clara Salardi e Giulio<br />

Solinas, Tommaso Andrea Cadoni<br />

e Tore Erbí, persone e<br />

persone, suoni nomi pensieri<br />

ancora, da riempire pàgine e<br />

pàgine, tra il sole d’ogni giorno<br />

e lune morte.<br />

Oggi, 2010. Ma dov’è il Caffè<br />

Cogotti Ingoiato dalla notte<br />

illune. Ombre.<br />

Efisio Cadoni<br />

onesti che mi capitava di frequentare, fossero i responsabili di<br />

tutte le morti degli occidentali periti negli attentati. Un assurdo<br />

senso di repulsione globale per il mondo islamico si stava impadronendo<br />

di me, mutando la mia brama di conoscenza di tutte le<br />

diversità mondiali che aveva sempre caratterizzato la mia vita<br />

imprenditoriale e soprattutto quella letteraria, perché solo avvicinandosi<br />

alle mie differenze capivo di progredire e maturare veramente.<br />

Era giunto il momento di andare veramente a scoprire quel mondo<br />

che tutto il falso occidente cercava di non farci conoscere realmente<br />

per squallidi scopi politici, economici, militareschi e religiosi.<br />

Un mondo che gli occidentali potenti usavano nascostamente per<br />

ampliare silenziosamente la loro supremazia mondiale.<br />

Ed è proprio nelle medine <strong>del</strong>le città islamiche che vengono pianificate<br />

le violenze integraliste islamiche ma soprattutto le violenze<br />

integraliste occidentali. Proprio grazie a questo mio nuovo<br />

romanzo scoprirete l’integralismo occidentale in cui io, ricercatore<br />

pazzo come sono mi sono infilato proprio per sputtanarlo, ma<br />

come ben sapete per farvi conoscere tutte quelle verità che vi vengono<br />

occultate io amo rischiare la vita.<br />

Sorseggiando un tè alla menta in un antico riad nella medina di<br />

Marrakesh ho compreso finalmente che stavo vivendo di rabbia<br />

per un mondo che a starci dentro cominciava a piacermi. Perché<br />

non tentare veramente di capirlo lasciando perdere quei pregiudizi,<br />

a volte fondati, con i quali convivevamo noi occidentali. Non<br />

sappiamo realmente di averli finché il terrore e la paura non cominciano<br />

a imperversare nel nostro quotidiano.<br />

È bello essere gamberi ogni tanto e fare qualche passo indietro.<br />

In realtà ci si muove lo stesso e si fanno anche numerosi passi<br />

avanti pur procedendo a ritroso».<br />

Gian Paolo Marcialis


25 settembre 2010 25<br />

I CONSIGLI DELL’AVVOCATO<br />

Congiunturale<br />

o strutturale Si tratta<br />

soltanto di definire il carattere<br />

<strong>del</strong>la crisi economica<br />

in atto, perché un dato è<br />

certo: la crisi c’è, e si sente.<br />

<strong>La</strong> sentono i comuni cittadini,<br />

ma la sentono anche gli<br />

operatori <strong>del</strong> mercato, imprenditori<br />

piccoli e grandi.<br />

Crollano i consumi, crolla il<br />

volume <strong>del</strong>la ricchezza circolante,<br />

è crisi di liquidità.<br />

Fatto grave: senza liquidità,<br />

cioè senza soldi, le imprese<br />

non investono e non crescono.<br />

C’è di peggio: con poco<br />

denaro in cassa, spesso non<br />

si riesce nemmeno a fare<br />

fronte ai debiti contratti nei<br />

confronti <strong>del</strong>le banche, dei<br />

fornitori e, a volte, degli<br />

stessi dipendenti. Il rischio<br />

concreto, in questi casi, è la<br />

chiusura.<br />

<strong>La</strong> materia <strong>del</strong> recupero dei<br />

crediti, in un contesto di forte<br />

crisi di mercato, è estremamente<br />

complessa. Per<br />

questa ragione occorre rivolgersi<br />

a un professionista<br />

specializzato e competente,<br />

che sia in grado non solo di<br />

redigere gli atti ma di comunicare<br />

col debitore e di prospettare<br />

soluzioni alternative<br />

alla lite giudiziaria che<br />

DEBITORI INSOLVENTI:<br />

COME RECUPERARE UN CREDITO<br />

siano economiche, efficaci e<br />

soprattutto rapide. Di questi<br />

strumenti tratteremo in<br />

una prossima uscita <strong>del</strong>la rubrica,<br />

preoccupandoci in<br />

questa sede di illustrare,<br />

senza pretesa di completezza,<br />

i passaggi fondamentali<br />

<strong>del</strong>la procedura di recupero<br />

<strong>del</strong> credito.<br />

PRIMO ATTO: LA MES-<br />

SA IN MORA<br />

Se il debitore non paga il suo<br />

debito, il primo atto da compiere<br />

è la cosiddetta messa<br />

in mora. Il creditore, personalmente<br />

o a mezzo <strong>del</strong> suo<br />

avvocato, dovrà inviare all’indirizzo<br />

<strong>del</strong> debitore una<br />

lettera raccomandata per ricordargli<br />

l’avvenuta scadenza<br />

<strong>del</strong> termine di pagamento<br />

e intimargli di versare<br />

senza ritardo quanto dovuto.<br />

L’invio <strong>del</strong>la raccomandata<br />

di messa in mora è importante<br />

anche perché è dalla<br />

data <strong>del</strong>la mora che si<br />

computano gli interessi,<br />

calcolati al tasso legale o al<br />

diverso tasso applicabile ai<br />

crediti derivanti da transazioni<br />

commerciali tra imprenditori<br />

o tra imprenditori<br />

e pubblica amministrazione.<br />

SECONDO ATTO: L’IN-<br />

PESTE E CORNA<br />

di Edmunduburdu<br />

di Giovanni Antonio <strong>La</strong>mpis*<br />

IL CORO DEGLI ANGELI<br />

Fa parte <strong>del</strong>la nostra natura<br />

comandare su chi è debole<br />

e obbedire a chi è più forte.<br />

Per comandare non è necessario<br />

essere convincenti e<br />

gradevoli, è sufficiente dare<br />

attese e creare paure. Una<br />

volta, secoli o millenni addietro,<br />

gli uomini si aggregavano<br />

in gruppi e obbedivano<br />

a un capo, eletto per<br />

meriti o proclamatosi tale<br />

perché forte o temuto.<br />

Quando il capo cominciò a<br />

far parte di una società più<br />

vasta si trovò a scegliere se<br />

obbedire a capi più potenti,<br />

trovare accordi o a rivoltarglisi<br />

contro. In quest’ultimo<br />

caso i sudditi, chiamati a<br />

raccolta, erano costretti, volenti<br />

o meno, a battersi per<br />

le ragioni che il capo, vescovo<br />

re duca marchese imperatore<br />

o papa, gli imponeva.<br />

Le guerre, come quelle<br />

mondiali <strong>del</strong>lo scorso secolo<br />

con milioni di coscritti<br />

costretti a farle e altri imboniti<br />

dalle chiacchiere o<br />

spinti da pseudo esaltazioni<br />

eroiche o mistiche, ne<br />

sono un esempio. Il capo<br />

parla, i devoti ne spandono<br />

voce e volere e il volere diventa<br />

legge. Chi non obbedisce<br />

o critica è nemico e traditore<br />

ed è condannato, chi simpatizza<br />

fa la guerra spesso per<br />

trarne guadagno, chi è costretto<br />

la fa nutrendo la speranza<br />

di salvare la pelle. Così<br />

nella religione: chi crede è un<br />

santo, chi non crede va al<br />

rogo. Il tutto, che si tratti di<br />

potere politico o religioso, in<br />

nome di presunte verità e giustizie.<br />

I motivi veri o sono fasulli<br />

o non si conoscono.<br />

Una volta le dispute si risolvevano<br />

con più coraggio, chi<br />

riceveva torti sfidava l’avversario,<br />

ed era duello all’ultimo<br />

sangue.<br />

Ora governanti e re non vanno<br />

al fronte, hanno ministri e<br />

generali, i quali a loro volta<br />

danno ordini. Assalti, bombardamenti,<br />

attentati più o<br />

meno suicidi, e città, case,<br />

beni comuni distrutti o rasi al<br />

suolo. Poi, quando si fa pace,<br />

bisogna ricostruire, e al popolo,<br />

che ha già pagato la<br />

guerra, si impongono ancora<br />

sudore e tasse. I sacrifici sono<br />

di tutti, governanti, luogotenenti<br />

e papi esclusi, perché<br />

loro non sono comuni mortali.<br />

Sudditi gabbati e cornuti,<br />

GIUNZIONE DI PAGA-<br />

MENTO<br />

Se l’invito ad effettuare il<br />

pagamento resta senza seguito,<br />

il creditore in possesso<br />

di una prova scritta <strong>del</strong><br />

credito (ad esempio una fattura)<br />

potrà richiedere con ricorso<br />

che il Giudice competente<br />

emetta decreto ingiuntivo<br />

nei confronti <strong>del</strong><br />

debitore moroso. L’ingiunzione<br />

di pagamento dovrà<br />

essere notificata al debitore,<br />

che potrà opporvisi nel termine<br />

di 40 giorni. Se il debitore<br />

si opporrà al decreto,<br />

si aprirà un normale giudizio<br />

di cognizione per valutare<br />

l’esistenza e la consistenza<br />

<strong>del</strong> credito vantato<br />

<strong>del</strong> creditore. Ma il debitore<br />

potrebbe anche decidere<br />

di non opporsi. In questo<br />

caso il decreto acquisterà<br />

valore di titolo esecutivo.<br />

Significa che quel decreto<br />

affermerà definitivamente e<br />

per sempre l’esistenza e<br />

l’ammontare <strong>del</strong> rapporto<br />

debito/credito, autorizzando<br />

il creditore a procedere con<br />

ogni strumento di legge per<br />

soddisfare la sua pretesa.<br />

TERZO ATTO: IL PI-<br />

GNORAMENTO E LA<br />

VENDITA DEI BENI<br />

DEL DEBITORE<br />

Ottenuto il titolo esecutivo,<br />

cioè l’atto che definitivamente<br />

accerta l’esistenza <strong>del</strong><br />

credito, il creditore procederà<br />

a notificare al debitore<br />

l’atto di precetto, intimandogli<br />

di pagare quanto dovuto<br />

e avvertendolo che, in<br />

caso contrario, si procederà<br />

ad esecuzione forzata. A<br />

questo punto può accadere<br />

che il debitore, per evitare<br />

più gravi conseguenze, paghi:<br />

in tal caso il creditore<br />

sarà soddisfatto e non darà<br />

ulteriore corso alla procedura<br />

esecutiva. Ma se, al contrario,<br />

il debitore insistesse<br />

nel non pagare, il creditore<br />

si rivolgerebbe certamente<br />

all’ufficiale giudiziario per<br />

ottenere il pignoramento<br />

dei beni – mobili e/o immobili<br />

– di proprietà <strong>del</strong>l’insolvente.<br />

Quei beni verrebbero<br />

messi in vendita al<br />

migliore offerente, e il creditore<br />

soddisferebbe il suo<br />

diritto di credito sulla somma<br />

ricavata dalla vendita,<br />

realizzandosi così quella che<br />

tecnicamente si chiama soddisfazione<br />

coattiva <strong>del</strong>l’interesse<br />

creditorio.<br />

*Avvocato in Cagliari<br />

e Guspini<br />

spesso gli stessi che si sono<br />

sperticati mani e lingua a cantar<br />

lodi perché imboniti dalle<br />

chiacchiere o incapaci di pensare<br />

in proprio usando un pizzico<br />

di spirito critico. <strong>La</strong> storia<br />

insegna.<br />

<strong>La</strong> nostra civiltà è questa, imbonimento<br />

da una parte, incapacità<br />

critica dall’altra. E,<br />

in mezzo, interessi economici<br />

indecifrabili e arroganza o<br />

fanatismo di pochi o di intere<br />

classi. Predicare miti, differenze,<br />

odio per spianare il terreno<br />

ai propri fini. E’ imbonimento.<br />

Non importa se saranno<br />

guerre con milioni di<br />

soldati o squallide scaramucce<br />

a difesa <strong>del</strong> potere, il suddito<br />

plaudente è come chi non<br />

applaude, gabbato e cornuto<br />

perchè i suoi interessi sono<br />

subordinati a quelli altrui. Impotente<br />

come dinanzi a un dio<br />

malefico.<br />

Noi, ora, non rasentiamo la<br />

guerra, per fortuna. Al massimo<br />

aumenta la disoccupazione<br />

in vista di una crescita<br />

<strong>del</strong>l’uno per cento o <strong>del</strong> tre<br />

per mille, a seconda dei punti<br />

di vista. I rapporti tra industria<br />

e braccia da lavoro si logorano,<br />

accordi pregressi<br />

vengono disdetti e l’irrigidimento<br />

<strong>del</strong>le parti accresce<br />

il conflitto sociale nascente.<br />

Come in politica, dove<br />

è scomparso il buon gusto<br />

<strong>del</strong>la ragione, <strong>del</strong>la collaborazione<br />

e <strong>del</strong>l’accettazione<br />

<strong>del</strong>l’idea diversa.<br />

Tutti nemici ma con la certezza<br />

di avere la verità infusa.<br />

Destra e sinistra <strong>La</strong><br />

differenza è sostanziale. A<br />

destra si applaude, sembra<br />

il coro degli angeli, si ripete<br />

all’infinito lo stesso ritornello,<br />

si demonizza chi<br />

ha ricordato la legalità, si<br />

minaccia l’invasione di<br />

Roma con dieci milioni di<br />

devoti, manco fosse tornato<br />

Attila, e le elezioni, presto<br />

o tardi, con la premiazione<br />

in lista dei fe<strong>del</strong>i. Ma<br />

si dice che bisogna salvare<br />

l’Italia e governare. A sinistra<br />

si contesta questo e<br />

quello e non si capisce ancora<br />

se alle primarie si andrà<br />

in due o tre o in trecento.<br />

Però si ha l’onestà di<br />

non essere tutti plaudenti.<br />

Non in nome di un comunismo<br />

umano, che nessuno<br />

ha mai conosciuto e che<br />

tutti hanno demonizzato,<br />

ma almeno in nome <strong>del</strong>la<br />

dignità e <strong>del</strong> buongusto.<br />

I SASSOLINI DI ZIU SARBADORICU<br />

PRIVA DI SEGNALETICA LA S.P.<br />

GUSPINI - S’ANTONIO DI SANTADI<br />

Ora che anche i vacanzieri<br />

sono tornati dalle ferie, incontro<br />

tziu Sarbadoricu in piazza<br />

Zampillo, visibilmente riposato<br />

dopo il periodo estivo che<br />

ha trascorso viaggiando di qua<br />

e di là con la pandixedda, più<br />

in montagna che al mare e senza<br />

lasciare l’isola neanche per<br />

un giorno. Gli chiedo dov’è<br />

stato e inizia a raccontare, facendomi<br />

posto sulla panchina<br />

per sedermi accanto: «Cida<br />

passada seu andau agatai unu<br />

cumpangiu connotu in is bancus de iscola, chi oi fairi su piscadori<br />

a Tunaria. Si narat Arramundicu Perdixi, chi de su<br />

mari nd’hat fattu una spezia de maladia.»<br />

In sostanza le vacanze le ha fatte facendo il pendolare sulla<br />

Costa Verde<br />

«Cun sa crisi chi nci strumpada un’omini a cuaddu e sa penzioni<br />

sempri prus laschitedda, vacanzas in albergu o viaggius<br />

a s’esteru no ndi potzu fai. Però andai d’ogna pariga de disi<br />

agatai Arramundicu, ndi ballìa sa pena e aici mi fadia centudexi<br />

kilometrusu penzendu a sa pappada de pisci arrustiu chi<br />

issu nd’apprògliada cu sa barca.»<br />

Per evitare che il suo racconto sulle ghiottonerie di mare <strong>del</strong>la<br />

zona mi facessero salivare la bocca dal desiderio, lo interrompo<br />

e gli dico di togliersi il “sassolino” dalla scarpa.<br />

«Eh, gei ndi tenis de pressi» risponde tirando fuori mezzo sigaro<br />

toscano «femu narendu de is cosas bellas de sa costa arburesa<br />

chi meritant di èssiri guvernadas mellus, e tui mi ponis prèssi.»<br />

«E quali sarebbero le cose mal governate nella zona costiera»<br />

«Ndi nominu una sceti, chi peròu est di esempiu po’ tuttu<br />

s’atru: sa strada provinciali chi bandada de Guspini a Sant’Antoi<br />

de Santadi, d’anti fatta e lassada!»<br />

In effetti, da quando la vecchia Provincia la realizzò con i<br />

contributi PIA, tranne lo sfalcio <strong>del</strong>l’erba nelle cunette, non<br />

c’è stato mai un intervento per la manutenzione.<br />

«Propriu aici est: no nci funti prus is cartellus stradalis de<br />

perigulu, hant abruxiau is palettus rifrangentis e su peus est<br />

chi non si binti prus is striscias orizzontalis chi, prus che totu<br />

guidendu adenotti, funti medas importantins.»<br />

Anche questo è un segno di quanta importanza viene dato al<br />

turismo. Se ne parla tanto, ma poi, al momento di intervenire<br />

concretamente per favorirlo, si trascurano anche le cose più<br />

elementari.<br />

«Spereus chi prima de s’attongiu ddas torrint a tracciai» auspica<br />

sbuffando tziu Sarbadoricu.<br />

Piser<br />

I LETTORI<br />

SEGNALANO<br />

PROVINCIA<br />

PULIZIA DELLA STRADA<br />

PER COSTA VERDE<br />

Dall’inizio <strong>del</strong>l’estate la Provincia ha provveduto alla pulizia<br />

<strong>del</strong>la strada che collega Montevecchio alla costa Verde.<br />

In questi giorni si è concluso il lavoro, ma con grande<br />

sorpresa le frasche e le erbacce sono state lasciate a bordo<br />

strada o in cunetta, creando oltre che un grande pericolo<br />

per gli incendi, anche una visione poco ecologica. Ora ci<br />

si augura che qualcuno provveda alla rimozione di tali<br />

frasche per ridare una visione di pulizia e ordine nelle<br />

nostre strade.<br />

Gilberto Covi


26 25 settembre 2010<br />

Rubriche<br />

IL MIO PUNTO DI VISTA<br />

Che tipo<br />

d’uomo legge oggi il vangelo,<br />

che t’hanno fatto agli occhi,<br />

Gesù Maria.<br />

Terza domanda quanti anni<br />

ho, sotto il cielo e quante<br />

mosche ho torturato nella<br />

mia infanzia, buona e cattiva.<br />

Prima di diventare uno<br />

di loro, quanto ci ho messo,<br />

quanta rabbia e quanto sesso<br />

dietro ai vetri.<br />

(Francesco De Gregori,<br />

Ultimo discorso registrato)<br />

di Antonio Loru<br />

DELLA IRRIDUCIBILITÀ DELLA POLITICA<br />

ALLA FEDE. E VICEVERSA<br />

Ebbene sì, devo ammetterlo,<br />

leggo Famiglia Cristiana<br />

da tempo immemore, trovo<br />

la rivista interessante, alcune<br />

rubriche intelligenti e<br />

simpatiche, ma non ne condivido<br />

l’ispirazione, specie<br />

quando si occupa di politica.<br />

Trovo anche paradossale<br />

il suo stesso nome, essendo<br />

stato in vita Gesù Cristo,<br />

come testimoniano i vangeli<br />

ufficiali <strong>del</strong>la chiesa di<br />

Roma, un dichiarato avversario<br />

<strong>del</strong>la famiglia, che<br />

come istituzione, in diverse<br />

occasioni, invita ad abbandonare,<br />

se si vuole seguirlo.<br />

Ma quanto appena detto salutiamolo,<br />

con un arrivederci<br />

a presto.<br />

Gli è che ho letto il numero<br />

33 di Famiglia Cristiana, nella<br />

rubrica Primopiano, in edicola<br />

dall’11 agosto 2010, dal<br />

titolo: Politici che litigano su<br />

tutto. E la gente, sebbene narcotizzata<br />

dalle Tv, è disgustata.<br />

L’articolo chiude con l’invito<br />

lanciato dal Papa e dai vescovi<br />

italiani: giovani politici<br />

cattolici cercansi.<br />

E’ l’invito che dovrebbe far<br />

riflettere gli amici cattolici, se<br />

è vero che hanno a cuore le<br />

sorti <strong>del</strong> progresso civile <strong>del</strong><br />

nostro paese.<br />

In una visione democratica e<br />

solidale moderna <strong>del</strong>la politica<br />

bisogna dimenticarsi di essere<br />

cattolici oppure comunisti<br />

o di qualsiasi e qualsivoglia<br />

altra fede, e lasciare fuori<br />

tutte quelle passioni che giustamente<br />

scaldano i nostri<br />

cuori, perché in politica vale<br />

la ragione calcolante e non il<br />

cuore desiderante; perché la<br />

politica è ragione e dunque<br />

scienza, la fede è volontà di<br />

potenza, anelito individuale<br />

che la politica non può ostacolare,<br />

ma neanche elevare a<br />

regola universale.<br />

<strong>La</strong> fede è fondata sui valori,<br />

che sono storici e non possono<br />

essere impediti ma neanche<br />

imposti ad altri in contrasto<br />

con la libertà individuale di<br />

eleggerli o negarli.<br />

<strong>La</strong> politica nelle democrazie<br />

laiche, (non bisogna dimenticare<br />

che laico vuol dire popolare)<br />

sono avalutative.<br />

In generale, per avalutatività<br />

si intende l’assenza durante<br />

un’indagine scientifica di giudizi<br />

di valore che comportino,<br />

da parte <strong>del</strong> ricercatore, valutazioni<br />

ideologiche relative<br />

all’oggetto <strong>del</strong>l’indagine.<br />

L’editorialista <strong>del</strong> periodico<br />

<strong>del</strong>la San Paolo, forse per<br />

l’imprinting operato dal totalitarismo<br />

paolino, non vede il<br />

danno che i politici, rispondendo<br />

alla chiamata alle armi,<br />

in difesa dei valori cattolici<br />

hanno, specie in questi ultimi<br />

trent’anni, fatto, e non perché<br />

credessero in quei valori, che<br />

lo sanno anche i bambini, nella<br />

loro vita hanno violato e<br />

continuamente violano, mentre<br />

la chiesa, come istituzione<br />

di potere, guarda, programmaticamente<br />

da un’altra parte,<br />

proibendo agli ultimi, col ricatto<br />

<strong>del</strong> fuoco che in eterno<br />

li brucerà all’inferno, quello<br />

che ai potenti capi di partito o<br />

di clan che si professano cattolici<br />

e vindici dei valori cristiani<br />

(messi in pericolo dalle<br />

orde mussulmane e/o di miscredenti:<br />

in realtà altro non<br />

sono che veri e propri morti<br />

di fame che scappano dai loro<br />

paesi per mettere qualcosa tra<br />

i denti almeno una volta al<br />

giorno) consentono con sentenze<br />

di tribunali inappellabili,<br />

perché ispirate da Dio.<br />

Sai quanto può importargliene<br />

a Dio dei problemi coniugali<br />

e <strong>del</strong>le nuove fregole dei<br />

tanti politici italiani che a ogni<br />

piè sospinto dichiarano totale<br />

adesione alla religione di stato,<br />

tranne quando qualcuno,<br />

rifacendosi ai valori <strong>del</strong>la<br />

chiesa universale, e non alla<br />

chiesa come sistema di potere,<br />

critica la spregiudicatezza<br />

e la leggerezza con la quale vivono<br />

la loro fede cattolica,<br />

tanto sbandierata in prossimità<br />

di eventi politici importanti<br />

quali elezioni, referendum o<br />

iter parlamentari di leggi fondamentali<br />

a garantirsi il consenso<br />

<strong>del</strong>le diverse istituzioni<br />

ideologiche che manovrano le<br />

coscienze di milioni di cittadini,<br />

che è come dire milioni<br />

di voti.<br />

(Fine prima parte)<br />

AMBIENTE E SICUREZZA di Andrea Alessandro Muntoni*<br />

VIBRAZIONI MECCANICHE:<br />

VALUTAZIONI STRUMENTALI OBBLIGATORIE<br />

<strong>La</strong> legislazione vigente in<br />

materia di igiene e sicurezza<br />

nei luoghi di lavoro, il<br />

cosiddetto Testo Unico <strong>del</strong>la<br />

Sicurezza emanato nel<br />

2008, prevede che il datore<br />

di lavoro di qualunque impresa<br />

pubblica o privata effettui<br />

la valutazione <strong>del</strong> rischio<br />

di esposizione dei lavoratori<br />

alle vibrazioni meccaniche.<br />

Le vibrazioni meccaniche<br />

trasmesse al corpo<br />

intero o al sistema mano –<br />

braccio possono dare luogo<br />

a gravi patologie a carico dei<br />

lavoratori subordinati (sindrome<br />

<strong>del</strong> dito bianco, sindrome<br />

<strong>del</strong> tunnel carpale,<br />

tendiniti, infiammazioni in<br />

genere); è, infatti, prevista la<br />

sorveglianza sanitaria da<br />

parte <strong>del</strong> medico competente<br />

all’uopo nominato dal<br />

datore di lavoro.<br />

Le vibrazioni meccaniche<br />

possono essere misurate da<br />

parte di tecnici qualificati<br />

mediante l’uso di strumenti<br />

elettronici sofisticatissimi e<br />

costosi chiamati “vibrometri”;<br />

questi ultimi vengono<br />

collegati a dei trasduttori (cuscini<br />

dotati di accelerometri<br />

che si posizionano sul sedile<br />

di guida dei mezzi meccanici<br />

o maniglie dotate di accelerometri<br />

che si impugnano insieme<br />

all’attrezzatura di lavoro)<br />

che traducono la vibrazione<br />

(fisicamente rappresentata da<br />

un’accelerazione e dunque<br />

espressa in m/s^2) in un valore<br />

numerico che rende conto<br />

<strong>del</strong> livello di esposizione<br />

<strong>del</strong> lavoratore. I valori strumentalmente<br />

rilevati devono<br />

essere confrontati con i livelli<br />

di esposizione ammessi dal<br />

legislatore; caso per caso, a<br />

seconda che il livello misurato<br />

venga superato o meno, il<br />

tecnico suggerisce e raccomanda<br />

– di fatto prescrive –<br />

al datore di lavoro tutte le<br />

misure tecniche, organizzative<br />

e procedurali atte a ricondurre<br />

i livelli di vibrazione al<br />

corpo intero o al sistema<br />

mano – braccio entro valori<br />

accettabili.<br />

Tra le macchine che possono<br />

comportare un’esposizione<br />

più o meno prolungata alle<br />

vibrazioni meccaniche trasmesse<br />

al corpo <strong>del</strong>l’operatore,<br />

vi sono le seguenti: autocarri,<br />

pale meccaniche, escavatori<br />

gommati e cingolati,<br />

terne, pullman. Le attrezzature<br />

di lavoro (manuali) che possono<br />

invece trasmettere vibrazioni<br />

pericolose per gli addetti<br />

che ne fanno uso sono le<br />

seguenti: decespugliatori,<br />

motoseghe, mole, flessibili,<br />

trapani, martelli demolitori.<br />

Una valida misura tecnica per<br />

la riduzione <strong>del</strong>le vibrazioni<br />

trasmesse al corpo degli operatori<br />

dei mezzi meccanici o<br />

di trasporto è rappresentata<br />

dall’uso di sedili di guida progettati<br />

e dimensionati ad hoc.<br />

Ad ogni modo vale la pena<br />

precisare che il livello di esposizione<br />

di un addetto, ovvero<br />

la “dose” cui è esposto, dipende<br />

sia dal livello di accelerazione<br />

strumentalmente rilevato<br />

(che peraltro può cambiare,<br />

anche a parità di mezzo, a<br />

seconda <strong>del</strong> fondo stradale o<br />

<strong>del</strong>le lavorazioni svolte col<br />

mezzo stesso) che dal tempo<br />

di utilizzo <strong>del</strong>le macchine<br />

stesse; pertanto una valida<br />

misura organizzativa per ridurre<br />

l’esposizione degli addetti<br />

è rappresentata dalla rivisitazione<br />

dei turni di lavoro,<br />

che dovrebbero prevedere<br />

minori tempi di esposizione e<br />

dunque di utilizzo <strong>del</strong>le macchine<br />

più suscettibili di produrre<br />

vibrazioni meccaniche<br />

trasmissibili all’intero corpo.<br />

Un discorso analogo può farsi<br />

nel caso <strong>del</strong>le attrezzature<br />

di lavoro manuali in grado di<br />

trasmettere, attraverso un’impugnatura,<br />

vibrazioni meccaniche<br />

alla mano e da qui al<br />

braccio. I datori di lavoro, in<br />

quest’ultimo caso, devono<br />

provvedere a ridurre l’esposizione<br />

degli addetti mediante<br />

l’uso di opportuni dispositivi<br />

di protezione individuale,<br />

come ad esempio i guanti antivibranti,<br />

la scelta dei quali è<br />

però prerogativa <strong>del</strong> tecnico<br />

incaricato.<br />

*Ingegnere ambientale<br />

IL DITO NELL’OCCHIO di Sisinnio Mura<br />

DEMOCRAZIA<br />

E RAPPRESENTANZA<br />

<strong>La</strong> nostra è una democrazia rappresentativa. <strong>La</strong> sua essenza<br />

consiste nel fatto che la sovranità popolare, il suo potere di<br />

ultima istanza, viene esercitato da rappresentanti liberamente<br />

scelti attraverso le elezioni per un periodo massimo prestabilito.<br />

Il sistema democratico, prevedendo la legittimità di qualsiasi<br />

opinione o posizione politica e dunque la conflittualità fra<br />

di esse, stabilisce, a garanzia <strong>del</strong>la sua stabilità nel tempo, la<br />

divisione e l’equilibrio dei poteri, le modalità <strong>del</strong> loro legittimo<br />

esercizio, nonché organi di garanzia, la cui funzione, <strong>del</strong><br />

tutto autonoma, è destinata a salvaguardare il buon funzionamento<br />

complessivo <strong>del</strong> sistema secondo la previsione normativa<br />

<strong>del</strong>la legge fondamentale, la Costituzione.<br />

Nella democrazia è implicito e inderogabile il principio <strong>del</strong>l’uguaglianza<br />

politica e civile di tutti i cittadini. Perciò, nell’esercizio<br />

<strong>del</strong> potere di <strong>del</strong>egare la sovranità popolare collettiva<br />

attraverso le elezioni, il principio di uguaglianza dei cittadini-elettori<br />

deve essere fermamente salvaguardato, in modo che<br />

il voto di ciascuno abbia lo stesso peso di quello di ciascuno<br />

degli altri nel determinare l’esito <strong>del</strong>le elezioni. <strong>La</strong> legge elettorale<br />

che realizza meglio tale necessaria uguaglianza è, naturalmente,<br />

la proporzionale senza premi di maggioranza e senza<br />

sbarramenti e che preveda per ogni elettore la facoltà di esprimere<br />

la sua preferenza per uno dei candidati <strong>del</strong>la lista prescelta.<br />

In questo caso i rappresentanti eletti sono un’esatta espressione<br />

<strong>del</strong>la scelta popolare, manifestata liberamente attraverso<br />

il voto. (Questo sistema elettorale è anche, inevitabilmente,<br />

quello che determina la più ampia partecipazione al voto).<br />

Nell’ultimo ventennio le leggi elettorali hanno subìto diversi<br />

cambiamenti e abbiamo conosciuto e sperimentato il Mattarellun<br />

e il Porcellun, sistemi maggioritari attrezzati di premi di<br />

maggioranza e sbarramenti, artifici che manomettono l’esito<br />

<strong>del</strong>le elezioni e vanificano il principio di uguaglianza di tutti i<br />

voti. <strong>La</strong> conseguenza evidente è che una parte <strong>del</strong> corpo elettorale<br />

è sovrarappresentata, una parte è sottorappresentata e una<br />

parte è sprovvista di rappresentanza. Inoltre e di conseguenza<br />

la partecipazione al voto è in caduta verticale. Brutto sintomo<br />

patologico: sempre meno cittadini si riconosco in questa democrazia<br />

rappresentativa, degradata a dominio oligarchico di<br />

caste e nomenclature. Ma si dice che le innovazioni maggioritarie<br />

servono a promuovere il bipolarismo e a garantire governi<br />

maggioritari stabili, come se la stabilità fosse un bene in sé.<br />

Ma, se il governo è pessimo, è assai meglio potersene liberare<br />

al più presto. E che dire <strong>del</strong> bipolarismo Due schieramenti<br />

contrapposti che si contendono il potere ma che tendono sempre<br />

più a somigliarsi, salvo che in pochi insignificanti dettagli.<br />

Ma il maggioritario dà il suo meglio nelle elezioni locali dei<br />

piccoli comuni. Nei più piccoli comuni capita spesso che si<br />

presenti una sola lista. Ma, se al voto partecipa il 49,99%, le<br />

elezioni non sono valide; se invece le liste sono due o tre e i<br />

partecipanti al voto solo il 40%, le elezioni sono valide. Difficile<br />

capire dove riposi l’esigenza di legittimità rappresentativa.<br />

Nelle ultime elezioni locali a San Gavino la lista <strong>del</strong> sindaco<br />

attualmente in carica ha vinto col 26% dei voti validi, assicurandosi<br />

nel consiglio comunale una maggioranza di oltre due<br />

terzi. Le altre liste, che complessivamente rappresentano il 74%<br />

dei voti validi, hanno un numero di consiglieri inferiore a un<br />

terzo di quelli <strong>del</strong>la maggioranza, eletta col 26% dei voti. Continuo<br />

a non capire dove sia finita la democrazia rappresentativa.<br />

Alle recenti provinciali la partecipazione al voto è stato<br />

molto bassa, pur in presenza di un sistema elettorale proporzionale<br />

e basato su collegi uninominali. I presidenti neoeletti o<br />

confermati e le rispettive maggioranze sono espressione di una<br />

quota nettamente minoritaria <strong>del</strong> corpo elettorale. E gli stessi<br />

consigli, eletti con una partecipazione minoritaria, non sono<br />

legittimati come rappresentanza popolare. E dunque esercitano<br />

un potere abusivo da un punto di vista democratico. Specificamente<br />

per le provincie sarei favorevole all’introduzione di<br />

una norma (costituzionale) secondo la quale, se per due elezioni<br />

successive, da tenere a distanza di sei mesi, la maggioranza<br />

<strong>del</strong> corpo elettorale non partecipa al voto, quella provincia<br />

è automaticamente abolita a cura di un commissario “ad<br />

acta”. In tal modo sarebbero gli elettori, cioè la sovranità popolare,<br />

a decidere. Quante si salverebbero<br />

<strong>La</strong> sezione<br />

di Villacidro<br />

ricorda ai donatori che<br />

Sabato 2 ottobre<br />

effettuerà i prelievi<br />

al Poliambulatorio in Via G. Rossa N. 49


Rubriche<br />

25 settembre 2010 27<br />

L’INTERVENTO<br />

SAPERNE DI PIÚ di Alessandro Bordigoni<br />

RICATTI SESSUALI SUL LAVORO:<br />

L’INDAGINE ISTAT<br />

Sesso in cambio di un posto<br />

di lavoro, per ottenerlo,<br />

mantenerlo o migliorarlo.<br />

Questo il ricatto al quale,<br />

secondo un’indagine ISTAT<br />

condotta nel 2008-2009 su<br />

incarico <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>le<br />

Pari Opportunità, sono state<br />

sottoposte 842 mila donne<br />

tra i 15 e i 65 anni nel corso<br />

<strong>del</strong>la propria vita lavorativa.<br />

Di queste, 247 mila sono state<br />

ricattate per essere assunte,<br />

<strong>23</strong>4 mila per mantenere<br />

il posto o per ottenere una<br />

promozione, mentre a 488<br />

mila è stata richiesta una<br />

generica “disponibilità sessuale”.<br />

Guardando solo a<br />

quanto accaduto negli ultimi<br />

tre anni, le donne ricattate<br />

in cambio <strong>del</strong>l’assunzione<br />

sono state 61 mila, contro<br />

65 mila in cambio di promozioni<br />

e conferme e <strong>14</strong>0 mila<br />

alle quali è stato richiesto se<br />

fossero sessualmente disponibili.<br />

Ad essere più colpite sono<br />

le donne con un titolo di studio<br />

più elevato e le donne più<br />

giovani. Tra le donne colpite,<br />

oltre il 26% viene ricattata ripetutamente<br />

dalla stessa persona:<br />

di queste, quasi la metà<br />

subisce ricatti tutti i giorni o<br />

più volte alla settimana. Guardando<br />

alle categorie di lavoratrici,<br />

le impiegate sono le<br />

maggiormente interessate dal<br />

fenomeno, insieme alle donne<br />

che svolgono professioni<br />

tecniche e professioni qualificate<br />

nel commercio e nei servizi<br />

(come cassiere, cameriere,<br />

commesse, parrucchiere<br />

ecc.); in particolare le percentuali<br />

<strong>del</strong>le professioni tecniche<br />

salgono quando si tratta di<br />

mantenere il lavoro e fare carriera.<br />

I ricatti sono stati giudicati<br />

da due terzi <strong>del</strong>le vittime<br />

“gravi” o “molto gravi” ma,<br />

ciò nonostante, solo l’1,3% ha<br />

denunciato il proprio ricattatore.<br />

Tra coloro che non hanno<br />

denunciato, a parte chi ha<br />

giudicato l’episodio non abbastanza<br />

grave, la maggior parte<br />

ha agito per conto proprio<br />

o con l’aiuto dei familiari. Particolarmente<br />

rilevante è anche<br />

la percentuale di donne che<br />

hanno rinunciato a rivolgersi<br />

alle forze <strong>del</strong>l’ordine per mancanza<br />

di fiducia nella loro possibilità<br />

di fare qualcosa<br />

(20,8%) o per paura di essere<br />

trattate o giudicate male al<br />

momento <strong>del</strong>la denuncia<br />

(15,1%), o ancora per paure<br />

<strong>del</strong>le conseguenze per sé e la<br />

propria famiglia (8,7%). <strong>La</strong><br />

via d’uscita, per oltre la metà<br />

<strong>del</strong>le donne, è stata dunque<br />

quella di cambiare lavoro o<br />

rinunciare alla carriera diventando<br />

così doppiamente vittima.<br />

Un altro 5% ha continuato<br />

a lavorare come se niente<br />

fosse, mentre il 3,5% ha evitato<br />

di andare al lavoro. Solo<br />

una percentuale esigua (0,3%)<br />

ha deciso di sottostare alle richieste.<br />

Il 5,9%, infine, non ha<br />

avuto nemmeno la possibilità<br />

di scegliere, essendo stata licenziata<br />

(2%) o trasferita<br />

(3,9%).<br />

INVITO ALLA MUSICA<br />

di Alessandro Scanu*<br />

IL MELODRAMMA IN PALCOSCENICO:<br />

“OTELLO” DI GIUSEPPE VERDI<br />

Atto III<br />

I due complottano per far cadere<br />

nella rete Cassio e<br />

l’adultera. Jago farà in modo<br />

che Cassio confessi, mentre<br />

Otello ascolterà di nascosto.<br />

Desdemona torna a supplicare<br />

il marito ingenuamente a<br />

favore <strong>del</strong>l’ex capitano. Otello<br />

le chiede dove abbia messo<br />

il fazzoletto e le predice<br />

una terribile sventura nel caso<br />

l’abbia perduto, perché fu ordito<br />

da una maga. Quindi trascende,<br />

la chiama “vil cortigiana”<br />

e la scaccia dalla sua<br />

presenza.<br />

Disperato ed insieme arso<br />

dalla sete di vendetta, assisterà<br />

poi, nascosto, all’incontro<br />

fra Jago e Cassio e si sentirà<br />

morire quando Cassio mostrerà<br />

il fazzoletto di Desdemona,<br />

che Jago aveva nascosto in precedenza<br />

nella casa <strong>del</strong>l’incauto<br />

giovane. Giunge frattanto<br />

una <strong>del</strong>egazione da Venezia,<br />

guidata dall’ambasciatore Lodovico:<br />

la Serenissima richiama<br />

in patria Otello e nomina<br />

Cassio come suo successore al<br />

governo di Cipro. Otello esplode<br />

contro la moglie, contro tutti,<br />

contro se stesso. <strong>La</strong>sciato<br />

solo, cade privo di sensi. Fuori<br />

gridavano: “Evviva Otello!<br />

Gloria al leon di Venezia!” Con<br />

beffarda allusione Jago commenta:<br />

“Ecco il leone!” e indica<br />

sprezzante il corpo inerte <strong>del</strong><br />

di Sergio Pibiri<br />

“UN PAPA STRANIERO” PER IL NUOVO ULIVO<br />

Spesso gli<br />

osservatori<br />

esteri <strong>del</strong>la politica italiana si<br />

lamentano per le difficoltà<br />

che incontrano a capirla. Viene<br />

da pensare che ora che la<br />

par condicio di risse interne<br />

nei maggiori partiti è perseverante,<br />

a questi bravi osservatori,<br />

il nostro scenario politico<br />

appaia persino in pieno<br />

caos. E non c’è dubbio<br />

che ancora più caotico gli apparirà<br />

se sono le metafore a<br />

spiegare il senso <strong>del</strong>le cose.<br />

Certo la metafora è un vezzo<br />

a cui i politici nostrani non<br />

rinunciano facilmente. Anzi,<br />

ne abusano nei talk show, nei<br />

comizi, nello stesso Parlamento.<br />

Talvolta la metafora è strumento<br />

utilizzato per rendere<br />

meno dolorosa la sostanza<br />

<strong>del</strong> messaggio che si trasmette.<br />

Come quella di «un Papa<br />

straniero» usata dall’ex leader<br />

<strong>del</strong> Pd Walter Veltroni per<br />

dire al segretario <strong>del</strong> Partito democratico<br />

Pier Luigi Bersani<br />

che non sarà lui il candidato a<br />

premier <strong>del</strong> centrosinistra alle<br />

prossime elezioni! Infatti, questa<br />

metafora, con lo stupore generale<br />

dentro e fuori il Pd, oltre<br />

a essere stata estremamente<br />

chiara, ha provocato una deflagrazione<br />

nel partito. Già,<br />

perché la metafora <strong>del</strong> Papa<br />

straniero è collocata nel contesto<br />

<strong>del</strong>l’iniziativa intrapresa<br />

da Walter Veltroni che, a quanto<br />

pare, mirerebbe a conquistare<br />

la maggioranza <strong>del</strong>l’opposizione<br />

interna <strong>del</strong> Pd. Certo<br />

stupisce che l’ex segretario <strong>del</strong><br />

Pd, dopo aver perso la sfida<br />

con Berlusconi nel 2008 e aver<br />

annunciato ai quattro venti che<br />

sarebbe andato in Africa in<br />

missione umanitaria, riscenda<br />

in campo con un affondo così<br />

violento. Sulla vicenda non<br />

mancano coloro che dicono sia<br />

una vendetta a freddo. In ogni<br />

caso appare un attacco cinico<br />

e paradossale, sferrato proprio<br />

nel momento in cui Bersani (e<br />

D’Alema) sperava di navigare<br />

in acque interne finalmente<br />

chete e di riprender quota magari<br />

speculando sulle beghe <strong>del</strong><br />

Pdl. <strong>La</strong> standing ovation che<br />

Bersani aveva appena incassato<br />

alla festa <strong>del</strong> partito lo tranquillizzava<br />

assai, ma ora deve<br />

prendere atto che anche in casa<br />

sua non c’è pace tra gli ulivi e<br />

che la sua strategia di ricomporre<br />

la larga coalizione, che<br />

fece vincere Romano Prodi, è<br />

contrastata da quella di Veltroni.<br />

Bersani, dunque, è costretto<br />

a fare i conti con un Pd spaccato<br />

in due super correnti: da<br />

una parte i veltroniani ed ex Ppi<br />

di Beppe Fioroni e, dall’altra i<br />

bersaniani e gli ex Ppi di Dario<br />

Franceschini. Ma è un Pd che i<br />

sondaggi danno in calo: dal<br />

33,1 <strong>del</strong> 2006 al 24,6 di oggi.<br />

condottiero Otello.<br />

Atto IV<br />

Desdemona nella sua stanza si<br />

prepara per la notte. È oppressa<br />

da tristi presentimenti: ripensa<br />

ad una vecchia, mesta canzone,<br />

si congeda piangendo da<br />

Emilia, e prega la Vergine<br />

(“Ave Maria”). Otello entra da<br />

una porta segreta, bacia tre volte<br />

la moglie, già assopita, e così<br />

la risveglia. Vuole che confessi<br />

il suo peccato e le annuncia<br />

che Cassio non potrà venire a<br />

testimoniare <strong>del</strong>l’innocenza di<br />

lei, perché è morto (Jago così<br />

gli ha promesso) <strong>La</strong> donna è in<br />

preda al terrore; Otello la soffoca.<br />

Sopraggiunge precipitosa<br />

Emilia ad annunciare come<br />

Cosa produrrà questo nuovo rimescolamento<br />

è presto per dirlo,<br />

tuttavia si ha quasi la certezza<br />

che l’ipotesi <strong>del</strong> leader<br />

candidato a premier sia già saltata<br />

con la mossa di Veltroni.<br />

Insomma, è un Pd che, ancora<br />

una volta, per trovare la quadra,<br />

farà affidamento sul potere<br />

taumaturgico <strong>del</strong>le primarie.<br />

Un film già visto, che ha dato i<br />

risultati noti.<br />

Abbiamo trascorso il periodo<br />

estivo imprecando per la crisi<br />

che non dà segni di resa e, ancorché<br />

nauseati <strong>del</strong>le risse tra<br />

Fini e Berlusconi si confidava<br />

in un compromesso che evitasse<br />

elezioni anticipate, giacché<br />

il Paese ha urgente bisogno di<br />

governo. Ora il “risveglio” di<br />

Walter Veltroni in questa maniera<br />

rischia di essere foriero<br />

di un’altra stagione politica utile<br />

solo ad animare lo spettacolo<br />

nei loro ring.<br />

Sergio.pibiri1943@tiscali.it<br />

Cassio abbia ucciso Roderigo,<br />

dal quale era stato assalito (per<br />

istigazione di Jago). Intanto<br />

Desdemona spira lasciando intendere<br />

di essersi suicidata, ma<br />

senza colpa. Otello invece dichiara<br />

di averla uccisa lui, perché<br />

amante di Cassio.<br />

Emilia inorridita chiama soccorso.<br />

Giungono Lodovico,<br />

Cassio, Montano, gente armata,<br />

e Jago che, finalmente smascherato,<br />

fugge. Otello si trafigge<br />

con un pugnale e prima<br />

di morire trova la forza di baciare<br />

un’ultima volta il bianco<br />

viso di Desdemona, sola ragione<br />

<strong>del</strong>la sua vita.<br />

Fine <strong>del</strong>l’Opera, cala il sipario.<br />

*Tenore<br />

I LETTORI<br />

SEGNALANO<br />

VILLACIDRO<br />

POLVERI D’AMIANTO<br />

Sappiamo tutti quanto sia pericolosa la presenza <strong>del</strong>l’amianto<br />

per la salute umana. Sappiamo tutti che, specialmente<br />

i manufatti in disuso composti da questo materiale<br />

si sbriciolino e si trasformino in filamenti e polveri<br />

che il vento trasporta dove vuole insinuandosi così<br />

nella case e procurando poi tumori e altri simili regali<br />

agli ignari esseri umani. Ebbene, nella centralissima via<br />

Roma, in una casa abbandonata (ma non senza proprietario)<br />

giacciono, da tempo immemorabile, diverse lastre<br />

di questo temibile materiale, ormai fatiscenti e sottoposte<br />

al logorio <strong>del</strong> tempo. Non è raro notare, se solo si ha<br />

l’accortezza di farlo, filamenti sottili volteggiare nell’aria<br />

<strong>del</strong>la via Roma e nelle case adiacenti. Con tutte le conseguenze<br />

possibili e immaginabili. Il fatto, ci risulta, è<br />

stato segnalato anche ai vigili urbani ma, ci risulta anche<br />

questo, senza alcun risultato. I residenti intanto si lamentano<br />

e sperano di vedere bonificata l’abitazione in questione<br />

prima che la situazione diventi ancora più preoccupante.<br />

Gian Paolo Marcialis<br />

L’OPINIONE<br />

di Dino Demontis<br />

PATTO<br />

DI STABILITÀ<br />

Lo sapevate che...<br />

In America con oltre <strong>30</strong>0 milioni di abitanti i deputati sono<br />

400, i senatori 100. In Italia con 60 milioni i deputati sono<br />

635, i senatori 315.<br />

<strong>La</strong> Sardegna ha sponsorizzato la squadra di calcio con un<br />

milione e 600 mila euro e la Villacidrese con <strong>30</strong>0 mila euro.<br />

In Lombardia c’è un dipendente regionale ogni 1.800 abitanti,<br />

in Campania uno ogni 472. Il Molise paga 4 milioni<br />

di euro all’anno di affitto per la sede di Campobasso. <strong>La</strong><br />

regione Campania ha preso in affitto a New York un ufficio<br />

ad un milione 400 e <strong>14</strong>0 mila euro. <strong>La</strong> regione <strong>La</strong>zio spende<br />

665 mila euro all’anno per la manutenzione dei copri<br />

water elettrici.<br />

I dipendenti di Montecitorio sono 1.725, più altri 400, impiegati<br />

nelle sedi distaccate.<br />

Che le auto blu costano 4 miliardi all’anno.<br />

Che tutte le regioni hanno sedi all’estero. <strong>La</strong> Lombardia ne<br />

conta 25.<br />

Che dal 2001 al 2008 la spesa <strong>del</strong>le regioni è raddoppiata.<br />

Che sono tre milioni gli italiani che lavorano in nero.<br />

Che si spera che fra 3 anni sarà pronto l’anticoncezionale<br />

maschile.<br />

Debito pubblico in aumento unitamente a sprechi e privilegi,<br />

regioni con 100mila abitanti, l’unità morale e risorgimentale<br />

in totale degrado, le riforme istituzionali e il senato<br />

<strong>del</strong>le regioni una chimera.


28 25 settembre 2010 Rubriche, Opinioni e commenti<br />

IL COMMENTO<br />

Parlando al<br />

meeting di Comunione e<br />

Liberazione l’amministratore<br />

<strong>del</strong>egato <strong>del</strong>la Fiat Sergio<br />

Marchionne, secondo<br />

quanto riferisce l’Ansa, ha<br />

detto: “Non siamo più negli<br />

anni ‘60’’ e occorre “abbandonare<br />

il mo<strong>del</strong>lo di<br />

pensiero” che vede una<br />

“lotta fra capitale e lavoro<br />

e fra padroni e operai”. E<br />

ancora, sempre secondo<br />

l’agenzia di stampa, l’amministratore<br />

<strong>del</strong>egato <strong>del</strong>la<br />

Fiat a conclusione <strong>del</strong>la<br />

sua tesi afferma: “Serve un<br />

patto sociale, uno sforzo<br />

comune per condividere<br />

sacrifici e impegno e dare<br />

al Paese la possibilità di<br />

andare avanti”. Sintetizzando<br />

il Marchionne pensiero<br />

si può tranquillamente<br />

sostenere che: non esiste<br />

più il conflitto di interessi<br />

“fra capitale e lavoro<br />

e fra padroni e operai” perché<br />

è un concetto datato,<br />

roba degli anni ’60, e dunque<br />

per il bene <strong>del</strong> paese si<br />

faccia un patto sociale. Se<br />

uno è disattento e non riflette<br />

sulle affermazioni <strong>del</strong><br />

capo <strong>del</strong>la Fiat si beve questa<br />

moderna favola di un<br />

GUSPINI PARROCCHIA S.GIOVANNI BOSCO<br />

<strong>La</strong> Comunità dà il benvenuto a don Claudio<br />

di Rinaldo Ruggeri<br />

LA LOTTA DI CLASSE DI MARCHIONNE<br />

mondo di eguali che non esiste<br />

nella realtà. Lui stesso<br />

sostiene: “serve un patto sociale”.<br />

Ma se serve un patto<br />

o un accordo, non si fa fra<br />

simili. Si fa fra interessi diversi.<br />

Si fa per comporre<br />

conflitti, per stabilire regole<br />

comuni. Dunque la “lotta fra<br />

capitale e lavoro e fra padroni<br />

e operai” non è una categoria<br />

<strong>del</strong>lo spirito e tantomeno<br />

un “mo<strong>del</strong>lo di pensiero”,<br />

è la realtà degli anni ’60<br />

come quella <strong>del</strong> 2010. Una<br />

realtà che in questi ultimi<br />

trent’anni ha visto vincente<br />

il capitale e perdente il lavoro<br />

dipendente. E, a tal proposito,<br />

non si parla di categorie<br />

<strong>del</strong>lo spirito, si parla di<br />

soldoni, oltre il 10% <strong>del</strong>l’attuale<br />

Pil, che sono passati<br />

dalle tasche <strong>del</strong> lavoro dipendente<br />

a quelle <strong>del</strong> capitale. I<br />

grandi azionisti hanno intascato<br />

vagonate di miliardi di<br />

euro assieme quei manager<br />

pubblici e privati spesso responsabili<br />

<strong>del</strong> collasso di<br />

tante aziende. Il dott. Marchionne<br />

invece di attaccare<br />

l’organizzazione sindacale<br />

che difende i diritti dei lavoratori<br />

spenda qualche parola,<br />

almeno di biasimo, nei<br />

Don Claudio con alcuni parrocchiani<br />

Editrice<br />

confronti di chi l’ha preceduto<br />

nella direzione <strong>del</strong>la<br />

Fiat, in particolare verso il<br />

dott. Romiti. <strong>La</strong> Fiat non è<br />

malconcia perché gli operai<br />

sono cattivi. <strong>La</strong> Fiat è in queste<br />

condizioni perché i profitti<br />

non li ha investiti in innovazione<br />

ma acquistando<br />

pacchetti azionari di assicurazione,<br />

giornali e di altre<br />

attività che nulla avevano a<br />

che vedere con il mondo <strong>del</strong>l’auto.<br />

Quando si accingeva<br />

a fare queste operazioni finanziarie<br />

non ha mica riunito<br />

in assemblea i suoi lavoratori<br />

per chiedere loro il<br />

consenso e nemmeno per<br />

informarli. Cosa che si dovrebbe<br />

fare fra uguali visto<br />

che i suoi dirigenti sostengono,<br />

e non da oggi, che fra<br />

capitale e lavoro non c’è più<br />

conflitto.<br />

A proposito di “patto sociale”<br />

e di “sforzo comune per<br />

condividere sacrifici e impegno<br />

e dare al Paese la possibilità<br />

di andare avanti”, il<br />

dott. Marchionne dovrebbe<br />

ricordare che nel luglio ’93,<br />

sotto il governo Ciampi, si<br />

siglò un accordo, fra Confindustria,<br />

Governo e Sindacati,<br />

per rilanciare il paese in<br />

Benvenuto Don<br />

Claudio in questa<br />

comunità di Is Boinargius<br />

che, sebbene<br />

frastornata dalla<br />

realtà quotidiana,<br />

si sente ancora<br />

vicina alla propria<br />

chiesa. Se ci sono<br />

parrocchiani indifferenti<br />

o lontani, ci<br />

sono anche parrocchiani<br />

che sinceramente<br />

sono alla ricerca<br />

di un senso<br />

alla propria vita e<br />

guardano alla chiesa<br />

come luogo di<br />

questa ricerca. Se<br />

ci sono famiglie<br />

allo sbando o in<br />

difficoltà, ci sono<br />

tante famiglie dove<br />

si cerca di vivere<br />

traendo dal Vangelo l’ispirazione<br />

per proseguire il proprio<br />

cammino. Se ci sono giovani<br />

e anziani dubbiosi, ci<br />

sono giovani e anziani che<br />

trovano o ritrovano nella fede<br />

il conforto di una vita non<br />

sempre serena. Benvenuto fra<br />

gente che con i propri slanci<br />

e le proprie <strong>del</strong>usioni, con le<br />

proprie piccolezze e generosità,<br />

desideri e speranze,<br />

guarda ancora al prete come<br />

ad un punto di riferimento sicuro,<br />

come ad una persona<br />

che, pur nei suoi limiti, sa<br />

dare un aiuto, portare un conforto,<br />

spendersi per gli altri<br />

senza calcoli ed orari.<br />

Benvenuto Don Claudio, e in<br />

questo benvenuto c’è la richiesta<br />

silenziosa e la speranza<br />

di vedere questa nostra<br />

parrocchia come luogo autentico<br />

di fede e di incontro con<br />

Gesù Cristo, come luogo di<br />

educazione e di crescita per i<br />

crisi. Egli ricorderà anche<br />

che uno degli obbiettivi di<br />

fondo, per essere competitivi<br />

nel mercato globale, era<br />

quello di concentrare gli investimenti<br />

per lo sviluppo<br />

<strong>del</strong>le risorse umane. Da parte<br />

industriale niente di tutto<br />

ciò è stato fatto, si è preferito<br />

<strong>del</strong>ocalizzare o fare la concorrenza<br />

ricorrendo ai bassi<br />

salari. Questi non hanno speso<br />

un euro per aggiornare il<br />

personale, per introdurre nel<br />

mondo <strong>del</strong>le imprese, la famosa<br />

“formazione continua”.<br />

Chi, come la Germania,<br />

ha adottato questo metodo,<br />

oggi, tocca con mano i<br />

risultati. Infatti in questo paese<br />

la ripresa economica è<br />

tangibile. Così come sono<br />

reali i salari che rimangono<br />

molto più alti di quelli dei<br />

lavoratori italiani. Due metodi<br />

diversi di fare impresa: una<br />

che rispetta i patti e una altra<br />

che si ritiene furba e non li<br />

rispetta. Il Dott. Marchionne<br />

ha sbagliato mittente si rivolga<br />

semmai ai suoi furbi amici<br />

industriali che, per primi,<br />

non rispettano i patti. I lavoratori<br />

italiani hanno già dato<br />

in termini economici e purtroppo<br />

anche in vite umane.<br />

nostri figli, come<br />

luogo di confronto<br />

e di scambio di<br />

esperienze, come<br />

luogo di divertimento<br />

e di gioia<br />

ma anche di condivisione<br />

<strong>del</strong>le<br />

sofferenze e dei<br />

problemi, come<br />

luogo che sa accogliere<br />

tutti, chi<br />

è indifferente,<br />

allo sbando, dubbioso,<br />

oppure viene<br />

da lontano, con<br />

culture e religioni<br />

diverse, che sa abbattere<br />

competizioni<br />

e s’apre a<br />

tutto il mondo<br />

perché le gioie, le<br />

speranze e i dolori<br />

di ogni uomo<br />

sulla terra non le saranno mai<br />

indifferenti. È un lavoro lungo,<br />

difficile e faticoso da fare,<br />

insieme, giorno dopo giorno.<br />

Noi siamo qui per iniziare<br />

questo percorso nel segno<br />

<strong>del</strong>la continuità, e, le garantiamo<br />

tutto l’aiuto e la collaborazione<br />

nella convinzione<br />

di essere membra vive <strong>del</strong>la<br />

chiesa e <strong>del</strong>la realtà parrocchiale.<br />

Ciò comporta una sua<br />

presenza in mezzo a noi, attenta<br />

ed assidua, che esige<br />

un’intensa carica umana, capace<br />

di creare dialogo e cooperazione.<br />

Benvenuto, dunque, don<br />

Claudio nella nostra comunità<br />

e buon lavoro!<br />

Renato De Logu<br />

COMITATO “SALVIAMO L’OSPEDALE<br />

DEL MEDIO CAMPIDANO”<br />

Gara d’appalto entro l’anno<br />

Obiettivo in vista<br />

Ma non abbassare la guardia<br />

Il nuovo ospedale di San Gavino ha avuto una storia alquanto<br />

travagliata. <strong>La</strong> sua costruzione, prevista dalla vecchia giunta Soru<br />

venne cancellata dal programma regionale dalla nuova giunta<br />

Cappellacci l’estate scorsa. Quindi dopo pressioni e proteste si<br />

riaffaccia timidamente nella programmazione regionale. Per diversi<br />

mesi è rimasto in bilico … si fa…non si fa! Fino alla definizione<br />

nel giugno scorso e al bando di appalto prossimo venturo.<br />

Così garantisce il Dott. Ottaviani, commissario <strong>del</strong>l’ASL 6 di<br />

Sanluri: “<strong>La</strong> gara sarà bandita prima <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong>l’anno in corso.”<br />

Il comitato Salviamo l’ospedale <strong>del</strong> <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong> ha<br />

avuto un ruolo rilevante durante tutto questo travaglio. Fin dall’inizio<br />

ha posto il problema al grande pubblico; denunciando le<br />

prime intenzioni <strong>del</strong>la giunta Cappellacci, poi mettendo in risalto<br />

il ruolo e l’importanza <strong>del</strong>la struttura nel nostro territorio. Ha sensibilizzato<br />

la popolazione <strong>del</strong> territorio, contattando migliaia di<br />

persone, e ha raccolto 12.000 firme. Il comitato si è rivolto alle<br />

forze politiche agli amministratori <strong>del</strong> territorio; Consigli Comunali,<br />

Consiglio Provinciale e Assessorato Regionale alla sanità.<br />

<strong>La</strong> partecipazione popolare è stata unanime; sarebbe però auspicabile<br />

una maggiore partecipazione <strong>del</strong>l’Assessorato Provinciale<br />

alla sanità, nonché una maggior coesione e partecipazione dei<br />

partiti politici e di numerosi sindaci <strong>del</strong> territorio, i quali rincorrendo<br />

qualche minuscolo e ipotetico privilegio locale hanno perso<br />

di vista l’obiettivo principale. Ci sono stati numerosi incontri<br />

con gli amministratori locali, con il Commissario straordinario<br />

<strong>del</strong>l’ASL di Sanluri, con il Presidente <strong>del</strong>la Provincia Tocco e con<br />

l’Assessore Regionale alla sanità On. Liori, al quale sono state<br />

consegnate le firme raccolte. Le autorità amministrative si sono<br />

convinte <strong>del</strong>l’importanza <strong>del</strong>la struttura sanitaria nel territorio, e<br />

così la macchina per la costruzione <strong>del</strong> nuovo ospedale <strong>del</strong> <strong>Medio</strong><br />

<strong>Campidano</strong>, interrotta l’estate scorsa, si è rimessa in moto; con la<br />

convinta partecipazione <strong>del</strong>l’Assessore Regionale Antonello Liori<br />

e <strong>del</strong> Commissario <strong>del</strong>l’ASL 6 Dott. Ottaviani.<br />

Il Consiglio Regionale con la <strong>del</strong>ibera 21/70 <strong>del</strong> 3.06.2010 decide<br />

l’intervento e stanzia i capitali necessari per la costruzione <strong>del</strong>la<br />

struttura sanitaria; con la nota <strong>del</strong> 24.06.2010 si impartiscono disposizioni<br />

affinché si stabiliscano dettagliatamente le procedure<br />

necessarie per indirla gara d’appalto. Il problema si avvia alla<br />

conclusione secondo le necessità e le esigenze <strong>del</strong> territorio.<br />

Come comitato Salviamo l’ospedale <strong>del</strong> <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong> rivendichiamo<br />

un solo ruolo, quello di aver ascolto i cittadini, di<br />

averne captato le necessità e di averle trasmesse alle autorità amministrative<br />

competenti; senza insulti diatribe o primogeniture,<br />

ma con la discussione sui problemi e sulle necessità <strong>del</strong> territorio,<br />

rispettosi gli uni degli altri in funzione <strong>del</strong> bene <strong>del</strong>la comunità.<br />

Il comitato<br />

“Salviamo l’ospedale <strong>del</strong> <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong>”<br />

sosospedalesangavino@tiscali.it<br />

DRITTO E OVESCIO<br />

Manda il tuo messaggio al 329 48783<strong>30</strong><br />

Ai vigili urbani di Guspini: perché non intervenite nella<br />

via Manno, dove si parcheggia selvaggiamente Anche<br />

se c’è divieto se ne fregano tutti rendendo difficile il passaggio<br />

e rischiando di raschiare le auto.<br />

Michele<br />

Vorrei fare i complimenti a quei “signori” che continuano<br />

a buttare buste d’immondizia lungo la statale 126, all’uscita<br />

di Guspini. Bravi siete un esempio per tutti. Spero<br />

che al più presto vi becchino e vi facciano una multa di<br />

almeno 4 mila euro. Siete incivili.<br />

Marco<br />

Ho letto la lettera <strong>del</strong> prof. Nino Cannella nell’ultimo<br />

numero <strong>del</strong>la <strong>Gazzetta</strong>. Anche se è un po’ presuntuoso, i<br />

suoi scritti mi divertono sempre. Allora prof. Cannella ci<br />

diletti con i suoi scritti.<br />

Emilio<br />

Ormai sono passati due anni da quando San Gavino ha<br />

una nuova amministrazione. Sinceramente cambiamenti<br />

non ne ho visto. Credo che sia arrivato il tempo che i<br />

nostri amministratori si sveglino e comincino a fare qualcosa<br />

per questo paese.<br />

Giuseppe<br />

L’estate è finita, mi mancherà il mare, specialmente quello<br />

di Scivu, dove ho incontrato tante persone e trascorso<br />

giornate meravigliose. Alla prossima estate amici di spiaggia.<br />

Giovanni<br />

R


Lettere<br />

25 settembre 2010 29<br />

COLLINAS<br />

Un presidente<br />

lasciato solo alle corde<br />

È trascorso quasi un anno aspettando nuovi sviluppi, da che<br />

avrei voluto fare un pò di chiarezza su quanto successo l’11<br />

agosto 2009 nell’Associazione bocciofila “Sa Forresa” di Collinas.<br />

L’occasione per farla, mi si presenta dopo l’annuale appuntamento<br />

di fine agosto, con il <strong>14</strong>° torneo di bocce “Santa<br />

Maria Angiargia”, che ho seguito come sempre di buon mattino,<br />

oggi mio malgrado da spettatore.<br />

Difficile dare un senso all’accaduto. È come se allora fosse<br />

stato spinto, fuori da un’autostrada rettilinea, un container bello<br />

carico diretto puntuale al boschetto <strong>del</strong> Santuario, dove si<br />

stava allestendo la consueta manifestazione <strong>del</strong>la pétanque. E<br />

quel container nella metafora sono io. Qualche furbo, supportato<br />

da alcuni partigiani, oltre che da qualche capofila <strong>del</strong>la<br />

società, che ha messo fuori un Presidente scomodo in corso<br />

d’opera. Certamente non nego che avrei preferito portare a termine<br />

il mio mandato, mancando appena un anno. Poi con grande<br />

piacere e gradimento, avrei lasciato a chi, anche screditandomi,<br />

da anni ormai aspirava alla carica. A mio parere, invece,<br />

essendo tutti in difetto, bastava ragionarci un po’ su e quel container<br />

sarebbe rimasto bello carico. Si sarebbe potuta affrontare<br />

con calma la questione dei partecipanti stranieri al torneo,<br />

degli sponsor e così via; sono convinto che avremmo risolto<br />

tutti i problemi. Alcuni, dopo la mia lettera di dimissioni, si<br />

chiederanno: “Decisione a sorpresa”. “Assolutamente no”. È<br />

stata una decisione maturata nel tempo, notando giorno dopo<br />

giorno cose insanabili, avendo intuito già da tempo l’epilogo<br />

<strong>del</strong> mio mandato e trattenuto solo dal desiderio di veder cambiata<br />

la situazione, ma notando contrarietà su quasi tutte le iniziative<br />

proposte con il solo intento, e dedizione costante, di<br />

costituire un gruppo che fosse mo<strong>del</strong>lo per tutte le Associazioni<br />

<strong>del</strong> settore. Fine, perché al momento sembrano scarse le possibilità<br />

di riattivare l’indispensabile cellula <strong>del</strong> settore giovanile,<br />

che mi sta particolarmente a cuore, <strong>del</strong> quale nessuna società<br />

che voglia crescere può fare a meno. Fine, con quelle<br />

persone che non potendo o non volendo partecipare ai tornei,<br />

causano demotivazione e disinteresse anche in chi vorrebbe<br />

presenziare, penalizzando così la Società. Fine, perché sono<br />

convinto di non riuscire più a trovare punti d’incontro con l’attuale<br />

gruppo. Questo è purtroppo lo stato di salute <strong>del</strong>la bocciofila<br />

di Collinas, ricordando però doverosamente e riconoscendo<br />

l’operato anche di alcune persone che, con serietà e<br />

disponibilità, nonché profuso impegno, hanno permesso alla<br />

nostra Società di annoverarsi tra le più serie <strong>del</strong>la specialità. A<br />

ben vedere, un anno dopo dalla rassegna <strong>del</strong>le dimissioni, gli<br />

sviluppi però ci sono stati. Come spettatore ho avuto modo di<br />

notare nella gara alcune cose positive. Prima fra tutte, la massiccia<br />

partecipazione al torneo che ha visto coinvolti 1<strong>23</strong> concorrenti.<br />

Mi è sembrato ai tempi non facili di oggigiorno abbastanza<br />

numeroso. Con l’occhio da ex dirigente, purtroppo in<br />

negativo e con totale <strong>del</strong>usione, rispetto a come da sempre auspicato<br />

dal sottoscritto, l’assenza in mezzo a tanti bambini, quella<br />

dei collinesi. Mi ha stupito non poco, anche la partecipazione<br />

di circa cinquanta raffisti (giocatori specialità raffa) tra grandi<br />

e piccoli, che la dice lunga sul totale dei partecipanti. Credo<br />

sia dovuto al periodo critico che le tre specialità, raffa, volo e<br />

pétanque stanno attraversando in Sardegna. E’ stato bello poi,<br />

vedere sfidarsi giocatori grandi e piccoli, tutti assieme, cosa<br />

per niente facile, poiché i bambini solitamente, soprattutto nei<br />

primi anni, prediligono gareggiare tra di loro e non sottostare<br />

al sistema dei sorteggi con gli adulti. Così come lo spettacolo<br />

offerto dai figli e nipoti dei nostri paesani emigrati all’estero,<br />

appassionati <strong>del</strong>la specialità, di ritorno in Sardegna dai loro<br />

cari per qualche giorno di vacanza estivo.<br />

Da segnalare, purtroppo incresciosamente, la grave assenza degli<br />

under 18, categoria che dovrebbe essere coinvolta in tutti<br />

gli appuntamenti, se si vuole regalare un futuro alle società.<br />

Non solo in quest’occasione isolana e locale, ma anche alla<br />

Coppa Italia Giovanile che si disputa nella prima settimana di<br />

settembre a Genova (visto che sono anche rimborsati!).<br />

Già l’anno scorso, infatti, avevo in mente in qualità ancora di<br />

Presidente, di allargare il torneo anche ad altri sport, coinvolgendo<br />

soprattutto i ragazzi amanti di altre discipline, quali calcetto<br />

e pallavolo, e prolungare l’evento agonistico di una settimana,<br />

per concludersi con la due giorni di bocce e il pranzo<br />

aperto a tutti nel boschetto. Idea che mi valse la risposta, da<br />

quel gruppetto che oggi ci sta traghettando: “Qui si gioca a<br />

bocce, no ad altri sport”. Dopo tali parole, inevitabili e conseguenti<br />

le dimissioni, per uno che ha cercato in tutti i modi di<br />

oltrepassare con questa disciplina le barriere insulari e di fare<br />

ricadere i profitti d’immagine <strong>del</strong>la rassegna sportiva nel paese,<br />

legandolo al culto quasi simbolo di Collinas, appunto il<br />

santuario mariano di Angiargia . Mi rammarico solo che un<br />

Presidente non gradito, per regolamento, non si declina dall’incarico<br />

col “sistema” dei tre o quattro in disaccordo, costringendolo<br />

a rassegnare le dimissioni, ma con la metà più uno di<br />

tutti i soci contrari, regolarmente tesserati, previa regolare convocazione<br />

<strong>del</strong>l’assemblea straordinaria dei soci.<br />

Noto che a oggi, come dall’ultima assemblea a quell’11 pomeriggio,<br />

non siano cambiate le aspirazioni <strong>del</strong> direttivo per “Sa<br />

Forresa”, né leggo alcuna crescita in tal senso.<br />

Ritengo da parte mia di aver fatto più di quanto il mio ruolo<br />

richiedesse, semplicemente perché ci credevo, non solo per la<br />

specialità dal cuore antico, ma per tutte le generazioni che è<br />

riuscita ad unire nel corso degli anni, in particolare i ragazzi.<br />

Mi spiace che le mie intenzioni non siano state capite se non<br />

da una piccola parte <strong>del</strong> gruppo. Auguro comunque buon lavoro<br />

a tutti.<br />

Ino Matta<br />

Ex Presidente bocciofila Sa Forresa di Collinas<br />

ARRESOJAS/ 1<br />

Non fate morire<br />

questo patrimonio<br />

Siamo un gruppo di coltellinai, collezionisti e appassionati e<br />

le inviamo questa lettera dopo aver appreso con grande sorpresa<br />

e amarezza <strong>del</strong>l’annullamento <strong>del</strong>la biennale Arresojas<br />

2010 e l’annuncio <strong>del</strong> rinvio al 2011. Dal 2004 Arresojas rappresenta<br />

un evento atteso da migliaia di persone, appassionati,<br />

collezionisti, coltellinai e con la presenza di tantissimi turisti,<br />

molti dei quali si programmano le vacanze in Sardegna<br />

in funzione di questo appuntamento.<br />

Nel tempo questa manifestazione è cresciuta in termini di<br />

visitatori, circa diecimila, e ha assunto un’importanza di livello<br />

internazionale. Nel corso degli anni ha dato un supporto<br />

alla crescita <strong>del</strong> settore, in quindici anni gli artigiani sono<br />

cresciuti <strong>del</strong> 600% e questa manifestazione rappresenta un<br />

veicolo fondamentale per la promozione <strong>del</strong>la coltelleria sarda.<br />

Non vi è guida turistica, rivista specializzata che non la<br />

citi come un appuntamento da non perdere in Sardegna.<br />

Ci auguriamo che il Comune assieme alla Pro loco non facciano<br />

morire questo “patrimonio” culturale ed economico che<br />

è ormai diventato una pietra miliare per tutta la Sardegna,<br />

che fa onore a Guspini, alla sua amministrazione e alla Pro<br />

loco.<br />

Giovanni Puggioni - Sassari<br />

a nome di 73 sottoscrittori<br />

ARRESOJAS/ 2<br />

Annullare<br />

la manifestazione<br />

è stato un danno<br />

Ci sono molti motivi per visitare la Sardegna. Io mi sono<br />

appassionato al fascino dei suoi coltelli e alla bravura degli<br />

artisti che li realizzano. Li ho scoperti a casa di amici, a Varese;<br />

mi sono incuriosito e sono poi diventato un piccolo collezionista.<br />

<strong>La</strong> biennale <strong>del</strong> coltello sardo Arresojas era diventata<br />

un appuntamento fisso dove ritrovavo tutto questo mondo.<br />

Quest’anno, la doccia fredda. <strong>La</strong> manifestazione è stata<br />

annullata. Spero che venga ripresa, ma in questi anni di frequentazione<br />

dei sardi, ho scoperto che sanno farsi male anche<br />

da soli.<br />

Luca Cipriani - Bergamo<br />

GUSPINI<br />

“Rassicuratore”<br />

degli elettori<br />

Sono rientrato dalla Germania dopo due mesi di assenza. Mio<br />

figlio mi ha offerto una “vacanza” che si è trasformata in una<br />

trasferta per ristrutturare la sua casa. Quindi ho letto in ritardo<br />

la lettera <strong>del</strong> consigliere comunale di Guspini Gianni Pettinelli,<br />

sulle vicende politiche di casa nostra.<br />

Ho avuto modo di conoscere il Sig. Pettinelli perché è stato<br />

per un brevissimo periodo l’assicuratore di mia moglie e ci<br />

siamo chiesti entrambi quale potesse essere il suo ruolo nella<br />

nuova amministrazione comunale.<br />

Premesso che io e mia moglie abbiamo votato la lista Pinna,<br />

questa lettera <strong>del</strong> Consigliere Pettinelli non l’abbiamo proprio<br />

capita.<br />

C’è sembrato una sorta di difesa d’ufficio senza alcuna spiegazione.<br />

Rassicurazioni su questo, rassicurazioni su quello,<br />

ma ripeto senza argomenti. Pensavo che il Sig. Pettinelli potesse<br />

avere un ruolo, per esempio, sulle tematiche <strong>del</strong>lo sport<br />

dato che si è occupato di calcio per un certo periodo. Ma<br />

forse l’esito <strong>del</strong>udente <strong>del</strong>le preferenze ottenute, un tonfo rispetto<br />

a ragazzi candidati, quasi sconosciuti, ha portato il Sindaco<br />

Pinna a conferirgli una sorta di ruolo di portavoce <strong>del</strong>la<br />

maggioranza. Anzi visto lo spirito rassicurativo <strong>del</strong>la lettera,<br />

il suo compito sembrerebbe piuttosto quello <strong>del</strong> “rassicuratore”<br />

<strong>del</strong>la maggioranza.<br />

Giorgio Serra<br />

GUSPINI FONDAZIONE/ 1<br />

Mistificare la storia<br />

Che alcuni politici nostrani si siano appropriati dei metodi<br />

berlusconiani, è una certezza. <strong>La</strong> ricetta è semplicissima:<br />

quando non si hanno argomentazioni politiche, la parola d’ordine<br />

è denigrare e screditare il presunto avversario politico,<br />

che questo sia una forza politica o un semplice cittadino, poco<br />

importa. L’importante è sottrarsi al confronto diretto e leale:<br />

la cosa pubblica è considerata un fatto privato da gestire nelle<br />

segrete stanze, al massimo nei consigli comunali deserti,<br />

dove nessuno, oltre ai pochi intimi, può metterci il naso. <strong>La</strong><br />

democrazia viene vista come una disgrazia, la legalità una<br />

bestemmia, la richiesta di chiarimenti un insulto.<br />

<strong>La</strong> lettera in questione, in un groviglio di autodenunce e offese<br />

alla persona che sconfinano nella volgarità, è la triste<br />

fotocopia dei metodi appena descritti. Ancora più triste è verificare<br />

che il De Fanti, incollato alle sedie assessoriali dal<br />

suo ingresso in politica, rappresenti i cittadini e il partito di<br />

maggioranza relativa. Preoccupa che con intento intimidatorio,<br />

entri in casa nostra per contarci, bacchettarci, per poi<br />

salire in cattedra e dirci cosa fare.<br />

Un tentativo goffo di imbavagliarci e un monito per coloro<br />

che in futuro avessero la malsana idea di porre domande scomode<br />

sulla gestione <strong>del</strong>la cosa pubblica. Evidentemente, non<br />

riesce a concepire che un semplice cittadino, o una forza politica<br />

orgogliosamente assente dal consiglio comunale per non<br />

aver condiviso i metodi <strong>del</strong> Pd nella formazione <strong>del</strong>la lista e<br />

a causa <strong>del</strong>l’ l’inesistenza di programmi condivisi, possa esercitare<br />

un sacrosanto diritto costituzionale, occupandosi di politica<br />

per il bene <strong>del</strong>la collettività, senza alcun interesse personale,<br />

senza poltrone o prebende.<br />

Sul tema <strong>del</strong>la Fondazione, è bene ribadire che non è nostro<br />

compito condannare o assolvere amministratori attuali o <strong>del</strong><br />

passato, ruolo affidato alla Magistratura che farà il suo corso<br />

nell’individuare le responsabilità. IdV si è occupata di questa<br />

vicenda su richiesta esplicita di cittadini, espressione dei<br />

lavoratori e dei malati. A seguito <strong>del</strong> nostro volantino, in cui<br />

chiediamo “Chi paga il conto”, ci saremmo aspettati una<br />

disponibilità al dialogo e al chiarimento per individuare la<br />

soluzione migliore. Invece, abbiamo trovato un muro di gomma,<br />

una reazione violenta e scomposta, con la quale siamo<br />

stati tacciati di falsità e di attacchi nei confronti <strong>del</strong>l’attuale<br />

sindaco. Forse è appena il caso di sottolineare che sul sindaco,<br />

chiunque esso sia, ricade la responsabilità <strong>del</strong>la gestione<br />

<strong>del</strong>la cosa pubblica comunale.<br />

Per andare d’amore e d’accordo, secondo il De Fanti, una<br />

forza politica dovrebbe assumere il ruolo <strong>del</strong>le tre scimmiette,<br />

in una parola, non disturbare il manovratore.<br />

Infine, non è nostro intento entrare in merito alle calunnie e<br />

alle offese in cui chiama in causa il massimo esponente regionale<br />

<strong>del</strong> Partito e una nostra rappresentante. Rispondergli<br />

significherebbe dargli un’importanza che non merita.<br />

Bene avrebbe fatto De Fanti a tacere: oltre a fare una bella<br />

figura, si sarebbe risparmiato una querela per diffamazione.<br />

Il Coordinamento cittadino IdV di Guspini<br />

GUSPINI FONDAZIONE/ 2<br />

L’assessore De Fanti<br />

entra a gamba tesa<br />

Caro Direttore, l’assesore Giuseppe De Fanti entra a gamba<br />

tesa sulle vicende <strong>del</strong>la Fondazione. Lo fa con uno stile, se<br />

così si può chiamare, che mi ha lasciato sbigottito. Un’irruenza<br />

inusitata per difendere il sindaco Pinna con cui condivide<br />

partito e carriere e con un impegno in prima persona, che nessun<br />

esponente <strong>del</strong> Pd si era voluto assumere. Probabilmente i<br />

destini fra i due sono talmente intrecciati che l’offuscamento<br />

<strong>del</strong>l’uno si ripercuote automaticamente sull’altro. E così lo<br />

vediamo sfoderare, contro l’Italia dei Valori, tutto l’armamentario<br />

di attacchi personali, avvertimenti e mezze frasi, tipiche<br />

di chi pensa che il potere sia sinonimo <strong>del</strong>l’arroganza. Il tutto<br />

in una confusione di argomenti con un attacco scomposto che<br />

ci ricorda un pugile suonato che mena fendenti in tutte le parti,<br />

pur di dare una parvenza di lottatore. Pensavamo che l’assessore<br />

De Fanti avesse altre priorità a cui dedicarsi dato che<br />

amministra la provincia più povera <strong>del</strong>la Sardegna e i suoi<br />

abitanti si aspettano qualche segnale di vitalità dopo una legislatura<br />

in cui non è rimasta alcuna traccia. Una caduta così in<br />

basso non ce la saremmo mai aspettata. Se la prende perfino<br />

con l’onorevole Palomba, reo di aver ricevuto una ben remunerata<br />

parcella per un incarico che lui stesso gli ha assegnato<br />

quando era vicesindaco. Un autogol clamoroso.<br />

Tonino Dessì


<strong>30</strong> 25 settembre 2010<br />

Lettere<br />

GUSPINI FONDAZIONE/ 3<br />

Qualcuno ci può dare<br />

una spiegazione per<br />

il fallimento <strong>del</strong>la Fondazione<br />

<strong>La</strong> Fondazione Guspini per la vita ha concluso il suo cammino,<br />

dopo appena sette anni dalla sua costituzione. Ha fallito<br />

in ogni suo intento. Probabilmente per l’incapacità <strong>del</strong> suo<br />

presidente Tarcisio Agus, che l’ha gestita in modo approssimativo,<br />

senza un progetto. Ma anche per il mancato controllo<br />

<strong>del</strong>l’amministrazione comunale, che ha lasciato fare pur<br />

sapendo <strong>del</strong>la sempre crescente crisi finanziaria. Ormai il<br />

centro di riabilitazione Santa Maria Assunta è nelle mani <strong>del</strong>la<br />

Asl e forse è meglio così. Come cittadino di Guspini sono<br />

molto <strong>del</strong>uso, nella Fondazione ci ho creduto e se fosse stata<br />

gestita nel modo dovuto probabilmente oggi non si parlerebbe<br />

di 25 milioni di euro di debiti. Non riesco a capire come si<br />

è potuti arrivare ad un debito così spropositato. Ma i consiglieri<br />

comunali dove erano Anzi il sindaco Francesco Marras<br />

e la sua giunta dove erano<br />

Da questa situazione esce sconfitto tutto il paese. Non so a<br />

che cifra arrivi il bilancio comunale, ma con 25 milioni di<br />

euro si possono realizzare tante opere pubbliche e rendere<br />

più vivibile questo paese.<br />

Non si chiede il mea culpa a nessuno, ma ritengo che Tarcisio<br />

Agus, Francesco Marras e Rossella Pinna, come attuale<br />

sindaco, farebbero bene ad organizzare un’assemblea pubblica<br />

e spiegare ai cittadini cosa effettivamente è successo<br />

nel segno <strong>del</strong>la trasparenza.<br />

Gianni <strong>La</strong>mpis<br />

GUSPINI<br />

I politici sono tutti bugiardi<br />

Nell’ultimo numero <strong>del</strong>la <strong>Gazzetta</strong> ho letto la lettera “Rossella<br />

Pinna e Rifondazione”, firmata da Maurizio Floris, il<br />

quale afferma che “l’arte <strong>del</strong>la politica è riuscire a negare<br />

l’evidenza, o continuare con il metodo <strong>del</strong> tipo qui lo dico e<br />

qui lo nego”. Non ho mai fatto parte di un partito e non mi<br />

sono mai impegnato politicamente, quindi mi viene spontaneo<br />

l’interrogativo: chi fa politica sono tutti bugiardi C’è<br />

qualcuno che mi può dare una risposta<br />

Antonio Vaccargiu<br />

GUSPINI<br />

Di cosa parliamo<br />

quando parliamo di spazzatura<br />

Che a qualche mese dall’insediamento si tenti di mettere in<br />

discussione il lavoro <strong>del</strong> nuovo sindaco e <strong>del</strong>la sua giunta non<br />

rappresenta di per sé un grosso problema. Che lo si faccia però<br />

cercando pretesti insignificanti, falsi scoop e spacciando atti di<br />

ordinaria amministrazione per veri e propri attentati contro la<br />

collettività è ridicolo. Che poi lo faccia un partito (l’Italia dei<br />

valori) o meglio il suo coordinamento cittadino, ergendosi improvvisamente<br />

a difesa dei cittadini, dopo essere rimasto passivo<br />

o silente nei cinque anni precedenti, quando c’era sicuramente<br />

qualche motivo in più per indignarsi, mi è parso subito<br />

sospetto. Intendiamoci, io penso che niente sia peggiore, per<br />

chi governa, <strong>del</strong>l’assenza di opposizione, di critica o di controllo,<br />

ma penso anche che quando si denuncia qualcosa, bisogna<br />

cercare di rispettare le regole elementari <strong>del</strong> giornalismo e<br />

scrivere qualcosa che se non vero appaia quantomeno verosimile<br />

o significativo.<br />

Dei volantini apparsi a Guspini nelle scorse settimane, il più<br />

<strong>del</strong>irante è quello intitolato “acqua marcia con denuncia”, nel<br />

quale si condanna il contenuto e la forma di un’ordinanza con<br />

la quale il sindaco avvisava che in seguito ad un guasto nella<br />

rete idrica segnalato dal gestore (Abbanoa), era “fatto assoluto<br />

divieto di utilizzare l’acqua <strong>del</strong> civico acquedotto per uso potabile<br />

nella frazione di Sa Zeppara” precisando che eventuali<br />

danni a persone o cose sarebbero stati a carico di coloro che<br />

avessero utilizzato l’acqua per uso alimentare. Agli occhi degli<br />

artefici dei volantini, questo atto dovuto <strong>del</strong>l’amministrazione,<br />

a tutela <strong>del</strong>la salute dei cittadini (nessuno vorrebbe che<br />

in un ristorante o in altro esercizio pubblico venisse utilizzata<br />

acqua non potabile!) è apparso così minaccioso e perentorio<br />

da renderne necessaria una pubblica condanna.<br />

Il secondo volantino intitolato “il comune scivola sull’umido”<br />

è più subdolo e in quanto tale, meritevole di qualche considerazione<br />

in più. Qui, ad essere preso di mira è un comunicato<br />

con il quale il comune raccomanda ai guspinesi di conferire la<br />

“frazione di rifiuto <strong>del</strong>l’umido esclusivamente con sacchetti<br />

biodegradabili in Mater-Bi”, avvisandoli al contempo che a<br />

partire dal mese di agosto sarebbe iniziata “un’accurata azione<br />

di controllo sui rifiuti umidi che, se conferiti in sacchetti diversi”<br />

avrebbe comportato “da subito il mancato ritiro e successivamente,<br />

l’applicazione <strong>del</strong>le sanzioni previste”. Per gli autori<br />

<strong>del</strong> volantino, questo suona come un modo per “bacchettare i<br />

cittadini” o minacciarli e non come un tentativo di rendere più<br />

efficace un servizio essenziale per la collettività. Che a Guspini,<br />

da quando si è avviata la raccolta differenziata dei rifiuti,<br />

ci sia stato un eccesso di permissivismo nella verifica <strong>del</strong>le<br />

modalità attraverso cui questa veniva effettuata è un fatto difficilmente<br />

contestabile. Questo purtroppo ha fatto in modo che<br />

il nostro comune, pur avendo raggiunto un ottimo risultato per<br />

quanto concerne la raccolta <strong>del</strong>la carta e <strong>del</strong> vetro, oggi si collochi<br />

agli ultimi posti nella graduatoria <strong>del</strong> differenziato con<br />

una percentuale <strong>del</strong> 45% a fronte di una media provinciale <strong>del</strong><br />

61% e con una produzione annua di umido per abitante di 81<br />

kg contro un valore medio <strong>del</strong>la provincia che si assesta intorno<br />

a 163 kg per abitante (fonte: rapporto sulla gestione dei<br />

rifiuti urbani 2009 <strong>del</strong>la provincia <strong>del</strong> <strong>Medio</strong> campidano).<br />

Essere il fanalino di coda non è privo di conseguenze, visto<br />

che la regione Sardegna attua un programma di premialità -<br />

penalità proprio in funzione dei valori raggiunti dai comuni<br />

ogni anno. Basti pensare che per quei comuni che raggiungono<br />

un valore di raccolta differenziata superiore al 50% è previsto<br />

uno sgravio tariffario <strong>del</strong> 20%, mentre per quelli che raggiungono<br />

il 60% (ovvero la quasi totalità dei comuni <strong>del</strong> <strong>Medio</strong><br />

<strong>Campidano</strong>) lo sgravio potrà essere addirittura <strong>del</strong> 40%.<br />

Appare pertanto chiaro che questo <strong>del</strong>udente dato non solo impedisce<br />

a Guspini di godere <strong>del</strong>la riduzione tariffaria concessa<br />

ai comuni più virtuosi ma lo sottopone anzi al rischio di penalità<br />

che inevitabilmente finirebbero per ripercuotersi sulla Tarsu,<br />

ovvero sull’intera cittadinanza.<br />

Non si tratta quindi, come ha sottolineato il volantino, di bacchettare<br />

i cittadini o di minacciarli, ma semplicemente di cominciare<br />

a imporre <strong>del</strong>le regole che possano portare a maggiore<br />

responsabilità e diligenza nella separazione dei rifiuti domestici.<br />

Quelle regole semplici ed elementari, (come l’utilizzo<br />

dei sacchetti biodegradabili in Mater-bi per l’umido), che la<br />

gran parte degli altri comuni hanno applicato e grazie alle quali<br />

oggi sono giustamente premiati.<br />

Daniel Argiolas<br />

ARBUS<br />

“Per un bagnino in più”<br />

Ho letto l’editoriale di Santina Ravì “Per un bagnino in più”<br />

(<strong>Gazzetta</strong> n. 15 <strong>del</strong> 10 settembre scorso) e mi trova consenziente.<br />

Voglio solo chiedere a chi ne sa più di me: dopo che i<br />

bagnini sono stati a pranzo quanto tempo deve passare prima<br />

che entrino in acqua Le tradizionali tre ore rischiando la<br />

congestione se si tuffano per salvare il bagnante in difficoltà<br />

Oppure fanno qualche pasto speciale, che fornisce la Provincia,<br />

e quindi possono tranquillamente fare il loro lavoro<br />

Gianni Puddu<br />

MONTEVECCHIO<br />

Il Parco Geominerario<br />

potrebbe essere<br />

cancellato dal governo<br />

Nella giornata <strong>del</strong> 5 settembre organizzata a Montevecchio dalla<br />

Associazione “ Sa Mena” di Guspini, sono stati rievocati i lavori<br />

e le attività proprie <strong>del</strong>la miniera come in tutti gli incontri tra<br />

minatori, sono riemersi eventi e storie <strong>del</strong>le miniere <strong>del</strong>la Sardegna;<br />

fatti e circostanze che non abbiamo inteso relegare a semplici,<br />

seppure significativi, ricordi <strong>del</strong> passato ma con l’idea che<br />

possano diventare patrimonio culturale di tutti i sardi. Per tutti<br />

basti ricordare l’eccidio di Buggerru <strong>del</strong> quale il 4 settembre c.a.<br />

è stata celebrata la ricorrenza.<br />

Anche a Montevecchio, con la nostra presenza, abbiamo voluto<br />

ricordare e ribadire che questo patrimonio deve essere adeguatamente<br />

tutelato e reso fruibile onorando gli impegni derivanti dal<br />

riconoscimento <strong>del</strong>l’UNESCO.<br />

Le iniziative <strong>del</strong>le Associazioni aderenti alla Consulta stanno<br />

supplendo all’inerzia <strong>del</strong> Parco Geominerario Storico e Ambientale<br />

<strong>del</strong>la Sardegna voluto ed istituito proprio per meglio perseguire<br />

gli obiettivi richiamati. Per quanto ci concerne quindi, faremo<br />

di tutto per combattere l’incuria per la storia <strong>del</strong>la quale<br />

siamo stati protagonisti, e prima di noi i nostri genitori ed i nostri<br />

nonni e i loro genitori, ecc.; ci adopereremo in ogni modo per<br />

tramandarne i valori sociali ed economici, le tradizioni di umana<br />

solidarietà e sviluppo tecnologico che hanno caratterizzato e reso<br />

celebre nel mondo la nostra Isola, le capacità tecniche dei nostri<br />

minatori e capi minatori che sono stati capaci di diffonderle nelle<br />

tante miniere sparse per il mondo.<br />

Il passato minerario <strong>del</strong> nostro territorio merita di essere sempre<br />

più conosciuto soprattutto tra i giovani, ai quali molte <strong>del</strong>le As-<br />

sociazioni aderenti alla Consulta hanno sempre rivolto le loro<br />

attenzioni mediante attività e sussidi appositamente realizzati e<br />

diffusi nelle scuole e non solo.<br />

È ampiamente accertato che il Parco Geominerario è stato ed è<br />

tuttora fortemente voluto dalle comunità locali, che, attraverso le<br />

loro organizzazioni sociali ed associative, si sono generosamente<br />

impegnate per la sua istituzione. Esse continuano a sostenerne<br />

il progetto con tante qualificate e partecipate iniziative, pertanto<br />

non si può più tacere sulle gravi responsabilità e sul colpevole<br />

disinteresse <strong>del</strong>le Istituzioni a tutti i livelli (Governo, Regione,<br />

Province, Comunità <strong>del</strong> Parco, Comunità locali, lo stesso Consorzio<br />

<strong>del</strong> Parco) che sembrano non comprendere quali aspettative<br />

e quali opportunità di sviluppo esso rappresenti per la nostra<br />

Isola e per quei territori che oggi versano in gravi difficoltà sociali<br />

ed economiche a causa <strong>del</strong>la crescente disoccupazione e sotto<br />

occupazione che ormai parrebbero endemicamente radicate. È<br />

per contrastare tali disagi, che la cessazione <strong>del</strong>le attività minerarie<br />

ha reso vieppiù marcati, che a suo tempo abbiamo fortemente<br />

voluto l’istituzione <strong>del</strong> Parco Geominerario <strong>del</strong>la Sardegna<br />

<strong>del</strong> quale oggi denunciamo tutte le carenze.<br />

Dopo quasi un decennio di immobilismo, di tradimento <strong>del</strong>le tante<br />

promesse fatte alle popolazioni dei luoghi minerari <strong>del</strong>la Sardegna,<br />

rinnoviamo l’auspicio che tutti gli Amministratori locali,<br />

regionali, nazionali, si adoperino per creare le condizioni affinché<br />

il Parco Geominerario sia messo in condizioni di assolvere<br />

ai compiti per i quali è stato istituito: esso ne ha tutte le potenzialità<br />

anche economiche, ma non può sopravvivere nelle condizioni<br />

di precarietà in cui si trova ormai da troppo tempo.<br />

Condizioni che potrebbero indurre l’UNESCO ad abrogare i titoli<br />

per i quali è stato riconosciuto primo tra i geositi-geoparchi<br />

al mondo. Se ciò accadesse il Parco non sopravvivrebbe ad un<br />

altro tentativo di cancellazione degli “Enti inutili” da parte governativa.<br />

Per la Consulta <strong>del</strong>le Associazioni CAU<br />

Il Coordinatore<br />

Dott. Francesco Saba<br />

GUSPINI<br />

<strong>La</strong> questione<br />

dei Basalti Colonnari<br />

Caro Direttore, rispondo volentieri alla lettera <strong>del</strong> Sig. Antonio<br />

G. che con tono giustamente critico pone la questione <strong>del</strong>la<br />

scarsa considerazione e <strong>del</strong>la trascuratezza in cui versano i<br />

Basalti Colonnari di colle Zeppara. Capita di rado che qualcuno<br />

sollevi questa questione. Ben vengano quindi le sollecitazioni<br />

da parte di chi ha a cuore il proprio paese e in particolare<br />

le risorse naturali e culturali autoctone che andrebbero salvaguardate<br />

e valorizzate con maggiore convinzione e impegno.<br />

I Basalti Colonnari di Guspini sono oggi considerati tra i monumenti<br />

naturali più importanti in Sardegna e in Italia.<br />

<strong>La</strong> Regione Sarda ha fatto una legge ad hoc per salvaguardarli,<br />

mentre lo stato nel 1971 ne decretò il vincolo tentando di preservarlo.<br />

Nel mondo esistono pochi esemplari di basalti colonnari che<br />

hanno questa rara bellezza. Siti che sono stati valorizzati e sono<br />

diventati luoghi simbolo che attirano masse di turisti. Potrebbe<br />

essere un’occasione preziosa anche per Guspini, sicuramente,<br />

tanto più che i nostri basalti sono gli unici al mondo che si<br />

trovano all’interno di un centro abitato. Nonostante questo, i<br />

Basalti Colonnari di Guspini versano ancora nelle condizioni<br />

che il lettore ha descritto. Un’area inaccessibile ancora in mano<br />

ad un privato e in una condizione indescrivibile, profondamente<br />

degradata.<br />

<strong>La</strong> precedente Amministrazione Comunale da me guidata ha<br />

affrontato con decisione questa questione impegnandosi in prima<br />

persona per porre fine a questo stato di abbandono. Sono<br />

stati recuperati 100mila euro di fondi regionali <strong>del</strong>la L.R. 37 e<br />

si è dato via all’acquisizione <strong>del</strong> terreno e ad un progetto di<br />

sistemazione <strong>del</strong> sito.<br />

Tra il 2009 e il 2010 è stato attivato l’appalto ed aggiudicati i<br />

lavori ad un impresa. Un’operazione difficilissima e fortemente<br />

contrastata. Contro il comune si è scatenata un’azione legale<br />

da parte <strong>del</strong> proprietario <strong>del</strong>l’area con un ricorso al TAR che<br />

ha avuto un epilogo positivo a favore <strong>del</strong> comune e finalmente<br />

nella primavera 2010 l’impresa ha potuto iniziare i lavori, con<br />

l’obiettivo di poter rendere fruibili i nostri Basalti Colonnari.<br />

Per quanto riguarda gli altri siti turistici segnalati dal lettore,<br />

posso dire che l’Amministrazione Comunale precedente in cinque<br />

anni ha pressoché completato i tre percorsi <strong>del</strong>la miniera<br />

di Montevecchio, che sono fruibili, sempre, ormai da diversi<br />

anni. Inoltre si sono completati e resi visitabili due siti <strong>del</strong><br />

percorso urbano Domus Guspini, Montegranatico e Casa Murgia.<br />

Mentre gli altri tre siti, Case a Corte, Mulino Garau e Casa<br />

Agus sono in una fase di completamento al 90% e la nuova<br />

Amministrazione Comunale è impegnata per una rapida ultimazione<br />

degli interventi e per una messa a sistema <strong>del</strong>l’intero<br />

percorso.<br />

Francesco Marras

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