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Intervista a libereso GUglielmi Il giardiniere di Italo Calvino di Felice Rossello tadino del mondo, comunque sono nato a Bordighera e mio padre era anarchico, non s’è mai messo la camicia nera e mi ha insegnato a stonare le canzoni patriottiche che ci facevano cantare a scuola”. Libereso convinse suo figlio, bancario, ad abbandonare il posto di lavoro per andare in giro per il mondo con lui. Esempio che farebbe tremare vene e polsi a un gen<strong>it</strong>ore borghese, ma lui non lo è. Mi mostra un avogado alto quattro metri e più: “Quell’avogado lì, l’ha portato in Italia Mario Calvino e guarda com’è cresciuto!” La voce di Libereso cambia mentre mi racconta di quando Calvino tornò dal Centro America e riempì Sanremo di piante tropicali: “La speculazione edilizia degli anni ’60 e ‘70 ha privato Sanremo dei suoi giardini. Qui ogni casa aveva il suo giardino con almeno un avogado che dava frutti enormi e buoni. Negli anni ‘60 Sanremo ha scelto la speculazione e tutti questi alberi sono spar<strong>it</strong>i, un patrimonio botanico sacrificato al cemento.” Poi passa a indicarmi un’erba preistorica: “la mangiavano i dinosauri!” e mi fa assaggiare strane erbe selvatiche, buonissime in ver<strong>it</strong>à, mi sciorina nomi in latino, ci sono piante e fiori di tutto il mondo l’una a fianco all’altra, le une sulle altre. Le lascia crescere spontaneamente e le concima con la spazzatura che avanza in casa, con le foglie che cadono. “Nessun concime chimico, tutto ecologico. Per far crescere le piante e per capire qual è l’huci sono dei giorni e delle persone che creano preoccupazione sulla s<strong>it</strong>uazione dell’uomo e sul suo futuro, ce ne sono altre che permettono invece un ottimismo tale da farti sentire bene. Grazie a Libereso Guglielmi mi sono sent<strong>it</strong>o riconciliato con l’uomo e col mondo. Libereso è un uomo bello nel senso morale del termine. Non è solo il giardiniere di Mario Calvino, padre di Italo, è maestro di v<strong>it</strong>a! Mi riceve nel suo piccolissimo giardino, a San Remo, con migliaia di piante provenienti da tutto il mondo, alcune delle quali erano state portate da Mario Calvino dal Centro America dov’era stato per lavoro negli anni ‘20, per sfuggire al regime pol<strong>it</strong>ico <strong>it</strong>aliano che si stava avviando al fascismo. La prima lezione di v<strong>it</strong>a me la dà presentandomi queste piante che nascono l’una sopra l’altra in maniera caotica, o meglio ecologica. “Se anche gli uomini vivessero gli uni accanto agli altri senza chiedersi da dove provengano e aiutandosi reciprocamente come queste piante cinesi, australiane, messicane, non ci sarebbero guerre.” Quando gli chiedo dove è nato mi guarda quasi con disprezzo: “Sono c<strong>it</strong>storie mus in cui vivono, è necessario conoscere la geografia ambientale, anche se spesso le piante si adattano con mutazioni loro”. Darwin non è esist<strong>it</strong>o invano! In questo flusso di coscienza in cui parla soprattutto lui perché io sto a sentire affascinato, mi dà anche qualche notizia su Italo Calvino, nato nel 1923 e più vecchio di lui di due anni. “Il visconte dimezzato era ispirato a suo zio, caratterizzato da una doppia personal<strong>it</strong>à: prima lo inv<strong>it</strong>ava a mangiare i frutti dell’orto e poi lo sgridava, mostrando la sua parte buona e quella cattiva!” La mia vis<strong>it</strong>a sta per finire. Il tempo ancora di illustrarmi i suoi appunti sulle piante e i sui disegni che sono bellissimi, di dedicarmi il suo libro di ricette, di conoscere la moglie e la sua seconda nipotina di tre mesi e prima di rir<strong>it</strong>ornare al traffico urbano e alla Liguria della speculazione edilizia. FREEpills 75