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5.Riacutizzazioni delle BPCO - Clinica malattie apparato respiratorio

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I QUADERNI DELLA <strong>BPCO</strong><br />

5. Riacutizzazioni <strong>delle</strong> <strong>BPCO</strong><br />

Eziopatogenesi<br />

Stefano Petruzzelli<br />

La storia naturale della <strong>BPCO</strong> è caratterizzata da<br />

ricorrenti episodi di riacutizzazione clinica che<br />

si manifestano con un peggioramento dei sintomi,<br />

da una situazione di stabilità e al di là <strong>delle</strong> variazioni<br />

giornaliere, e tali da richiedere un cambiamento<br />

nella strategia terapeutica 1 . Secondo le linee<br />

guida proposte dalla British Thoracic Society, la riacutizzazione<br />

della <strong>BPCO</strong> è caratterizzata da 2 :<br />

●<br />

●<br />

●<br />

●<br />

●<br />

●<br />

aumento del volume dell’espettorato;<br />

aumento della purulenza dell’espettorato;<br />

aumento della dispnea;<br />

aumento dei sibili;<br />

senso di costrizione toracica;<br />

segni di ritenzione idrica.<br />

Le riacutizzazioni sono comuni negli individui affetti<br />

dalla malattia, con una prevalenza di 1,3-1,5<br />

riacutizzazioni per anno per paziente. La gravità<br />

può essere molto diversa, richiedendo misure che<br />

vanno dal semplice aumento autogestito della terapia<br />

farmacologica al ricorso alla terapia intensiva<br />

respiratoria 3 . Le riacutizzazioni costituiscono un rischio<br />

rilevante per i pazienti con <strong>BPCO</strong> in quanto<br />

sono associate a un’elevata mortalità che è stata<br />

valutata intorno al 14% e che può raggiungere anche<br />

il 50% nei pazienti più anziani e con comorbidità<br />

importanti. Le riacutizzazioni di grado severo<br />

hanno anche un significato prognostico negativo,<br />

poiché la sopravvivenza dei pazienti con grave<br />

<strong>BPCO</strong> dopo un’esacerbazione che abbia richiesto<br />

terapia intensiva respiratoria è molto bassa 4 .<br />

FATTORI EZIOLOGICI<br />

Infezioni<br />

Le cause più frequenti di riacutizzazione di <strong>BPCO</strong><br />

sono rappresentate dalle infezioni sia virali sia batteriche,<br />

ma l’elenco dei possibili fattori eziologici<br />

è molto lungo (tabella 5.1) e la causa di molti episodi<br />

non è nota 5 . Se considerate globalmente, le infezioni<br />

sono di origine virale fino al 40% dei casi,<br />

da M. pneumoniae (meno del 10%) o da C. pneumoniae<br />

(fino al 4%) 6 ;tutte le altre situazioni sono<br />

dovute a infezioni batteriche, principalmente da H.<br />

influenzae, S. pneumoniae e M. catarrhalis 7 .Molti vi-<br />

Tabella 5.1<br />

Cause di riacutizzazione di <strong>BPCO</strong><br />

● Infezioni batteriche<br />

● Infezioni virali<br />

● Inalazione di irritanti ambientali<br />

● Bronchiolite<br />

● Iperemia mucosa <strong>delle</strong> piccole vie aeree<br />

● Pneumotorace<br />

● Embolia polmonare<br />

● Polmonite<br />

● Versamento pleurico<br />

● Scompenso cardiaco<br />

● Aritmie di lunga durata<br />

● Interruzione/uso scorretto della terapia<br />

● Fatica dei muscoli scheletrici<br />

● Variazioni importanti nella dieta<br />

● Squilibri elettrolitici<br />

● Farmaci psico- e neuro-tropi<br />

● Infezioni non respiratorie<br />

89


IL VOLTO DELLA <strong>BPCO</strong> CHE CAMBIA ● QUADERNO 4<br />

Percentuale di casi<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

<strong>BPCO</strong>, incrementando le resistenze <strong>delle</strong> vie aeree<br />

e favorendo lo sviluppo di accumulo di muco nelle<br />

vie aeree più periferiche. Inoltre, nei pazienti con<br />

<strong>BPCO</strong> l’<strong>apparato</strong> ciliare del rivestimento epiteliale<br />

è danneggiato e questo, assieme all’eccesso di<br />

produzione di muco, riduce la clearance muco-ciliare.<br />

Le cellule epiteliali danneggiate possono poi<br />

rilasciare mediatori dell’infiammazione come IL-8,<br />

ad azione chemiotattica per i leucociti 14 .<br />

0<br />

Influenza<br />

Parainfluenza<br />

Rinovirus<br />

Figura 5.1<br />

Virus patogeni causa di riacutizzazione di <strong>BPCO</strong> (modificata da 11 ).<br />

rus sono ritenuti responsabili dello scatenarsi <strong>delle</strong><br />

riacutizzazioni (figura 5.1),che si verificano più frequentemente<br />

nei mesi invernali, quando le infezioni<br />

virali in comunità sono più frequenti. Inoltre,<br />

le infezioni virali sono associate con riacutizzazioni<br />

più gravi e frequenti e possono essere causa<br />

esse stesse della cronicizzazione della malattia 8 .<br />

Per quanto riguarda i batteri, l’evidenza è più controversa,<br />

essendo l’accertamento basato sull’isolamento<br />

di ceppi batterici sull’espettorato in pazienti<br />

che peraltro hanno già, in un rilevante numero<br />

di casi, una colonizzazione batterica della vie aeree<br />

9 .Inoltre, è stato riportato che, in una percentuale<br />

non trascurabile di casi, non sono identificabili<br />

batteri patogeni né nell’espettorato né nelle secrezioni<br />

bronchiali 10 .Tuttavia l’isolamento di H. influenzae<br />

e M. catarrhalis dall’espettorato in corso di<br />

riacutizzazione è associato con un’infiammazione<br />

di tipo neutrofilo nelle vie aeree 11 ,a sostegno del<br />

possibile ruolo eziologico di questi patogeni. Inoltre,<br />

il tipo di colonizzazione batterica sembra essere<br />

associato con la gravità della malattia, in quanto<br />

nei pazienti con grave ostruzione bronchiale prevalgono<br />

le Enterobacteriacee e la specie Pseudomonas 12 .<br />

Inquinamento<br />

Gli inquinanti ambientali possono essere un’altra<br />

causa di esacerbazione di <strong>BPCO</strong> 13 .L’induzione dell’aumento<br />

della secrezione del muco da parte di inquinanti<br />

ambientali come SO 2 e PM 10 può contribuire<br />

allo sviluppo <strong>delle</strong> riacutizzazioni di<br />

Coronavirus<br />

Adenovirus<br />

RSV<br />

Altri<br />

Condizioni che possono mimare una riacutizzazione<br />

includono la polmonite, il pneumotorace, il<br />

versamento pleurico, l’embolia polmonare e le aritmie<br />

persistenti. In altri casi si può trattare invece di<br />

uno squilibrio elettrolitico o dell’equilibrio acidobase,<br />

oppure il quadro clinico può essere la conseguenza<br />

di un grave stato di malnutrizione 15 .<br />

PATOGENESI<br />

Sebbene spesso si ritenga che le riacutizzazioni siano<br />

associate con un aumento dell’infiammazione<br />

nelle vie aree, le informazioni sul tipo di infiammazione<br />

sono abbastanza scarse. In pratica, tutti i<br />

diversi tipi di cellule infiammatorie partecipano alla<br />

patogenesi della riacutizzazione di <strong>BPCO</strong>.<br />

Neutrofili<br />

Sono state studiate associazioni tra la presenza di H.<br />

influenzae e M. catarrhalis nell’espettorato di pazienti<br />

con <strong>BPCO</strong> durante riacutizzazione e infiammazione<br />

neutrofila <strong>delle</strong> vie aeree.Sethi et al.,per esempio,<br />

hanno osservato che i lipooligosaccaridi dell’H.<br />

influenzae inducono secrezione di IL-8,IL-6 e TNFα<br />

da parte <strong>delle</strong> cellule epiteliali bronchiali in vitro.<br />

Inoltre, è stata evidenziata una correlazione tra i livelli<br />

di IL-8 (chemoattrattante per i neutrofili), elastasi<br />

neutrofilica e la conta dei neutrofili nell’espettorato<br />

e nel lavaggio broncoalveolare di soggetti con<br />

riacutizzazione 11 .L’ipersecrezione <strong>delle</strong> vie aeree è<br />

una caratteristica della <strong>BPCO</strong> e contribuisce significativamente<br />

alle riacutizzazioni. Il muco è secreto<br />

dalle “goblet cells”, che sono presenti in eccesso nei<br />

pazienti con <strong>BPCO</strong>. I neutrofili che infiltrano le vie<br />

aeree nella <strong>BPCO</strong> promuovono la degranulazione<br />

di queste cellule portando all’ipersecrezione mucosa.<br />

La degranulazione <strong>delle</strong> “goblet cells” è mediata<br />

90


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

dall’elastasi neutrofila e dall’adesione diretta <strong>delle</strong><br />

due cellule che coinvolge ICAM-1 e le integrine<br />

della famiglia β2. L’eccesso di muco rilasciato nelle<br />

vie aeree dalle “goblet cells” può causare ostruzione<br />

<strong>delle</strong> vie aeree, accumulo di muco, e può portare<br />

a ulteriore infiammazione e possibili infezioni 16 .<br />

L’incremento dei neutrofili durante l’infiammazione<br />

può essere il risultato di un’aumentata produzione<br />

di fattori chemotattici come il leucotriene B 4<br />

e IL-8 da parte dei macrofagi e <strong>delle</strong> cellule epiteliali<br />

in risposta agli agenti infettanti o ad altri stimoli<br />

17 .Pertanto,per le infezioni batteriche nelle riacutizzazioni<br />

di <strong>BPCO</strong> viene ipotizzato un meccanismo<br />

di circolo vizioso, come schematizzato nella<br />

figura 6.5 del Quaderno 1.<br />

L’infiammazione <strong>delle</strong> vie aeree, come avviene durante<br />

le riacutizzazioni della <strong>BPCO</strong>, causa una riduzione<br />

della deformabilità dei polimorfonucleati<br />

con un incremento del sequestro dei polimorfonucleati<br />

stessi nei capillari polmonari. Questo porta<br />

all’interazione dei neutrofili con le cellule endoteliali,<br />

i neutrofili aderiscono all’endotelio, trasmigrano<br />

attraverso le membrane dei capillari alveolari<br />

negli spazi aerei e nell’interstizio. È stato anche<br />

osservato che le particelle di carbone, che sono<br />

un importante costituente del PM 10 , causano il<br />

rilascio di neutrofili immaturi da parte del midollo<br />

e questi sono preferenzialmente sequestrati nel<br />

microcircolo polmonare. Questo effetto sistemico<br />

del PM 10 sui neutrofili può essere un evento iniziante<br />

per l’infiammazione <strong>delle</strong> vie aeree indotto<br />

da PM 10<br />

13.Altri studi hanno mostrato che i neutrofili<br />

circolanti in pazienti con <strong>BPCO</strong> up-regolano<br />

le molecole d’adesione, facilitando il reclutamento<br />

dei neutrofili nel parenchima polmonare 18 .<br />

I meccanismi eziopatogenetici in gioco nelle riacutizzazioni<br />

di <strong>BPCO</strong> possono essere studiati mediante<br />

la tecnica dell’espettorato indotto. Per esempio,<br />

il gruppo di Wedzicha ha misurato i livelli di<br />

IL-6 e IL-8 e la conta cellulare sull’espettorato indotto<br />

di pazienti con <strong>BPCO</strong> severa e moderata durante<br />

periodi di stabilità e durante le riacutizzazioni.<br />

È stato evidenziato che i pazienti con più frequenti<br />

riacutizzazioni hanno basalmente livelli più<br />

alti di citochine nell’espettorato e che il livello di<br />

IL-8 correla con il numero di neutrofili 19 .Gli stessi<br />

autori hanno inoltre analizzato i livelli nel siero<br />

e nell’espettorato di endotelina-1 (ET-1) in pazienti<br />

con <strong>BPCO</strong> durante riacutizzazione e instabilità di<br />

malattia. L’ET-1 è un peptide broncocostrittore<br />

prodotto dalle vie aeree; è stato implicato nella patogenesi<br />

dell’asma e <strong>delle</strong> infiammazioni virali <strong>delle</strong><br />

vie aeree e sembra avere un ruolo nelle riacutizzazioni<br />

nei pazienti con <strong>BPCO</strong>. I livelli di ET-1<br />

negli espettorati dei pazienti durante riacutizzazione<br />

di <strong>BPCO</strong> aumentano rispetto alla fase di stabilità<br />

20 .Aaron et al. hanno dimostrato che gli indicatori<br />

di infiammazione neutrofila (TNF-α,IL-8) aumentano<br />

nelle vie aeree di pazienti in corso di riacutizzazione<br />

rispetto alla fase di remissione dell’evento<br />

acuto e che la risposta infiammatoria è indipendente<br />

da un’infezione virale o batterica dimostrabile<br />

21 .<br />

Linfociti<br />

C’è l’evidenza sperimentale che il numero dei neutrofili<br />

nelle vie aeree è controllato da linfociti T<br />

CD4+ attivati. Questi rilasciano citochine tra cui<br />

IL-17, che sembrano avere un ruolo importante nel<br />

reclutamento e nell’attivazione dei neutrofili. Questo<br />

effetto è in parte mediato dal rilascio <strong>delle</strong> chemochine,<br />

che a sua volta è potenziato da TNF-α<br />

rilasciato dai macrofagi stimolati da IL-17. IL-17<br />

può esercitare il suo effetto inducendo direttamente<br />

il rilascio endogeno <strong>delle</strong> tachichinine che contribuiscono<br />

al reclutamento dei neutrofili agendo<br />

sui recettori NK-1, oppure indirettamente stimolando<br />

epitelio bronchiale e fibroblasti a produrre<br />

IL-6 e IL-8. IL-17 può esercitare anche un effetto<br />

stimolante indiretto sui neutrofili <strong>delle</strong> vie aeree;<br />

infatti induce il rilascio di citochine come IL-1β<br />

dall’epitelio bronchiale e dai fibroblasti 22 .<br />

Macrofagi<br />

Questo effetto di cooperazione cellulare infiammatoria<br />

è potenziato dai macrofagi alveolari che, in risposta<br />

a IL-17, producono IL-1β che stimola il rilascio<br />

di IL-6 e IL-8 nelle cellule epiteliali bronchiali<br />

indotto da IL-17. I macrofagi sono in grado<br />

di modificare la funzione di altre cellule infiammatorie.<br />

Queste modificazioni sono rappresentate da:<br />

● espressione di molecole di superficie e secrezione<br />

di citochine in grado di attivare i linfociti;<br />

● secrezione di fattori chemiotattici per i neutrofili<br />

e produzione di citochine che aumentano<br />

l’espressione <strong>delle</strong> molecole di adesione a livello<br />

dell’endotelio;<br />

● secrezione di fattori di crescita e di attivazione<br />

per i fibroblasti. Il mantenimento di questi meccanismi<br />

aggrava il danno strutturale della parete<br />

91


IL VOLTO DELLA <strong>BPCO</strong> CHE CAMBIA ● QUADERNO 4<br />

bronchiale, favorendo la cronicizzazione della<br />

flogosi, in quanto le cellule infiammatorie, continuando<br />

a rilasciare il loro carico di radicali ossidanti<br />

e di enzimi proteolitici, incrementano il<br />

danno strutturale. I macrofagi, inoltre, possono<br />

fagocitare le particelle inalate e rilasciare mediatori<br />

dell’infiammazione come IL-8 e TNF-α.<br />

Normalmente, nei pazienti con <strong>BPCO</strong> il numero<br />

dei macrofagi è aumentato e conseguentemente<br />

sono elevati anche i livelli dei mediatori<br />

dell’infiammazione; lo stimolo provocato<br />

dagli inquinanti ambientali inalati potrebbe aggravare<br />

l’infiammazione nei <strong>BPCO</strong>,portando alla<br />

riacutizzazione.<br />

Eosinofili<br />

Analogamente a quanto studiato nelle riacutizzazioni<br />

di pazienti asmatici, sono stati studiati i livelli<br />

degli eosinofili nei pazienti con <strong>BPCO</strong>. È stato<br />

riportato un aumento di eosinofili nelle biopsie<br />

bronchiali durante le riacutizzazioni in pazienti con<br />

<strong>BPCO</strong> lieve 23 .Nel siero di pazienti con <strong>BPCO</strong> durante<br />

riacutizzazione i livelli di ECP (proteina cationica<br />

degli eosinofili) e di MPO (mieloperossidasi)<br />

sono significativamente più elevati rispetto a<br />

quelli in stabilità di malattia 24 .<br />

Stress ossidativo<br />

È stato dimostrato che esiste un’alterazione dell’equilibrio<br />

tra ossidanti e antiossidanti nelle fasi di<br />

riacutizzazione di <strong>BPCO</strong>. La capacità antiossidante<br />

totale nel plasma (TEAC) è più bassa durante gli<br />

episodi di riacutizzazione rispetto alla fase di stabilità<br />

di malattia e vi è un’incrementata produzione<br />

di anione superossido dai neutrofili circolanti ottenuti<br />

da pazienti con riacutizzazione di <strong>BPCO</strong> 25 .<br />

Un altro marker di ossidazione, l’isoprostano F2α-<br />

III urinario, un isomero <strong>delle</strong> prostaglandine formato<br />

dalla perossidazione dell’acido arachidonico<br />

da parte dei radicali liberi, è elevato nei pazienti<br />

con <strong>BPCO</strong> in fase di riacutizzazione 26 . Gli agenti<br />

ossidanti prodotti dal reclutamento dei neutrofili<br />

attivati o dagli inquinanti ambientali agiscono all’interno<br />

<strong>delle</strong> cellule, nel citoplasma, attivando fattori<br />

di trascrizione, NF-κB e AP-1. Una volta attivati<br />

questi fattori traslocano nel nucleo dove attivano<br />

le sequenze geniche di molti mediatori dell’infiammazione<br />

come IL-8,TNF-α e ossido nitrico<br />

(NO). Alcuni di questi prodotti come il TNFα<br />

a loro volta modulano l’attivazione dei fattori di<br />

trascrizione con un meccanismo di feed-back positivo<br />

(figura 5.2).<br />

C’è evidenza che NO sia implicato nelle riacutizzazioni<br />

di <strong>BPCO</strong>. È stato osservato, per esempio,<br />

che i livelli di NO esalato in pazienti con riacutizzazione<br />

di <strong>BPCO</strong> erano significativamente più<br />

alti rispetto a soggetti fumatori con <strong>BPCO</strong> in fase<br />

stabile 27 . Inoltre, è stato dimostrato che i livelli<br />

di NO espirato, aumentati durante la riacutizzazione,<br />

divengono simili a quelli dei soggetti normali<br />

dopo molte settimane dall’evento acuto, suggerendo<br />

che l’infiammazione della vie aeree è un<br />

fenomeno molto più persistente della sua evidenza<br />

clinica 28 .<br />

C’è ancora poca informazione sui meccanismi patogenetici<br />

<strong>delle</strong> riacutizzazioni che si verificano nei<br />

pazienti con <strong>BPCO</strong>. La conoscenza più approfondita<br />

dei meccanismi della riacutizzazione può portare<br />

alla proposta di nuove modalità di trattamento<br />

che, riducendo il numero e la gravità degli episodi<br />

di esacerbazione,consentirebbero di controllare meglio<br />

la morbidità e la mortalità di questa condizione<br />

dall’elevato impatto socioeconomico e sanitario.<br />

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92


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

Citochine<br />

proinfiammatorie<br />

(IL-1β, TNF-α)<br />

Proteinchinasi attivata<br />

(PAF, ET-1)<br />

Virus<br />

(rinovirus)<br />

Ossidanti<br />

(O 3, NO 2, O 2)<br />

ROS<br />

AP-1<br />

IkB<br />

NFkB<br />

mRNA<br />

TNF-α, IL-1β<br />

Proteine<br />

infiammatorie<br />

Citochine<br />

TNF-α, IL-1β,<br />

IL-6, GM-CSF,<br />

IL-4,IL-5<br />

Chemochine<br />

IL-8, RANTES,<br />

MIP-1α, MCP-1<br />

Enzimi<br />

INOS, COX-2,<br />

cPLA2<br />

Molecole d’adesione<br />

ICAM-1, VCAM-1,<br />

E-selettina<br />

Figura 5.2<br />

Attivazione dei fattori da parte di vari segnali infiammatori (modificata da Barnes PJ, et al: Eur Resp J 1998; 12:221-234).<br />

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Alterazioni funzionali e anatomia patologica<br />

Micaela Romagnoli, Leonardo M. Fabbri<br />

GRAVITÀ<br />

DELLE RIACUTIZZAZIONI<br />

Nel valutare la gravità di una riacutizzazione di<br />

<strong>BPCO</strong> 1-7 è molto importante eseguire le prove di<br />

funzionalità respiratoria, in particolare l’emogasanalisi<br />

arteriosa, il picco di flusso e/o la spirometria, e<br />

confrontarne i risultati con quelli di analoghe prove<br />

eseguite in corso di stabilità della <strong>BPCO</strong> (tabella 5.2).<br />

La durata media di una riacutizzazione dei sintomi<br />

che si sviluppa in pazienti con <strong>BPCO</strong> medio-grave<br />

(media del VEMS di circa il 42% del teorico) seguita<br />

ambulatoriamente è di circa 7 giorni,con range<br />

da 4 a 14 giorni 7 . Nel corso di riacutizzazioni<br />

lievi e moderate, le variazioni del VEMS e/o del<br />

PEF sono contenute, e comunque sproporzionatamente<br />

piccole rispetto alle manifestazioni cliniche.<br />

Più importante è la riduzione di VEMS nel corso<br />

di riacutizzazioni gravi con ricovero ospedaliero 8 .<br />

94


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

Tabella 5.2<br />

Variazioni funzionali respiratorie in corso di riacutizzazione di <strong>BPCO</strong><br />

VEMS (% teorico) PaO 2 (mmHg) PaCO 2 (mmHg)<br />

Riacutizzata Stabile Riacutizzata Stabile Riacutizzata Stabile<br />

Saetta, 1994 62 76 76 82 41 40<br />

Barberà, 1997 23 29* 44 60* 55 44*<br />

Bhowmik, 2000 37 40 nd 68 nd 44<br />

p


IL VOLTO DELLA <strong>BPCO</strong> CHE CAMBIA ● QUADERNO 4<br />

ANATOMIA PATOLOGICA<br />

EFISIOPATOLOGIA<br />

DELLE RIACUTIZZAZIONI<br />

Anatomia patologica<br />

Cellule/mm 2<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

Eosinofili EG-2 Neutrofili<br />

p < 0,001<br />

p < 0,001 p < 0,01<br />

R S R S R S<br />

Figura 5.3<br />

Conta cellulare di eosinofili, cellule EG-2 positive e neutrofili in biopsie<br />

bronchiali di pazienti con bronchite cronica durante riacutizzazione<br />

(R) e in fase stabile (S) (modificata da 10 ).<br />

È difficile valutare la distinzione <strong>delle</strong> alterazioni<br />

anatomo-patologiche in corso di riacutizzazione rispetto<br />

a quelle osservabili in corso di patologia stabilizzata,<br />

in particolare in pazienti con riacutizzazione<br />

gravi che non consentono studi invasivi. In<br />

teoria è logico ritenere che le riacutizzazioni di<br />

<strong>BPCO</strong> siano accompagnate da un’“acutizzazione”<br />

dell’infiammazione <strong>delle</strong> vie aeree, in quanto si ritiene<br />

che le più importanti cause scatenanti siano<br />

infezioni o inquinanti ambientali, entrambi potenti<br />

stimoli infiammatori.<br />

Biopsie bronchiali eseguite in corso di riacutizzazione<br />

in pazienti con sintomi di bronchite cronica<br />

mostrano un aumento di cellule infiammatorie, in<br />

particolare eosinofili e neutrofili, con aumento del<br />

numero di eosinofili di 30 volte rispetto ai bassi valori<br />

di base e un raddoppio dei già alti neutrofili (figura<br />

5.3),oltre a un significativo aumento di T linfociti<br />

10 . Nello stesso studio, l’analisi dell’espettorato ha<br />

evidenziato un aumento dei soli esosinofili 10 .L’eosinofilia<br />

osservata in questo studio è stata confermata<br />

direttamente in un recente studio di Zhu et<br />

al. 22 ,i quali hanno anche dimostrato il potenziale<br />

coinvolgimento <strong>delle</strong> chemochine eotassina, MCP-<br />

4 e RANTES nel reclutamento degli eosinofili in<br />

corso di riacutizzazioni di bronchite cronica. Altra<br />

conferma indiretta della possibile eosinofilia in corso<br />

di riacutizzazioni di bronchite cronica viene dalla<br />

recente osservazione di un aumento di ossido nitrico<br />

esalato in corso di riacutizzazione 23 . Altri autori<br />

hanno più recentemente osservato un lieve incremento<br />

dei neutrofili, dei linfociti T (CD3+) e<br />

<strong>delle</strong> cellule positive per l’α-tumor necrosis factor<br />

(TNF-α), ma non di eosinofili, cellule CD4+ o<br />

CD8+, dei macrofagi o dei mastociti 24 in corso di<br />

riacutizzazioni di <strong>BPCO</strong>. Considerata l’eterogeneità<br />

dei quadri di base (bronchite cronica con o senza<br />

ostruzione) e <strong>delle</strong> cause di riacutizzazione,non meraviglia<br />

la discrepanza di risultati.<br />

Nei pazienti <strong>BPCO</strong> la presenza di marker di infiammazione<br />

nell’espettorato indotto è correlata ai<br />

sintomi e ai parametri funzionali, sia in fase di stabilità<br />

sia in fase di riacutizzazione. In particolare,<br />

quando seguiti in modo prospettico, i pazienti con<br />

<strong>BPCO</strong> mostrano una relazione tra frequenza <strong>delle</strong><br />

riacutizzazioni nell’anno precedente e livelli di citochine<br />

nell’espettorato, con significativo aumento<br />

in fase stabile di IL-6 e IL-8 in quei pazienti con<br />

più di 3 riacutizzazioni all’anno rispetto ai pazienti<br />

con meno di 2 riacutizzazioni annuali 25 . La conta<br />

cellulare dell’espettorato non è aumentata in condizioni<br />

di base nei pazienti <strong>BPCO</strong> con più frequenti<br />

riacutizzazioni, suggerendo che gli aumentati<br />

livelli di citochine derivino dall’epitelio bronchiale<br />

e non dalle cellule infiammatorie.<br />

Le riacutizzazioni sono causate da infezioni virali,<br />

in particolare da rinovirus, che sono la causa di riniti<br />

acute. È stato dimostrato che i rinovirus aumentano<br />

la produzione di citochine in linee cellulari<br />

epiteliali 26 ; quindi, ripetute infezioni virali potrebbero<br />

condurre a un’aumentata espressione <strong>delle</strong><br />

citochine nelle vie aeree.<br />

Durante riacutizzazione, i livelli di IL-6 aumentano<br />

nell’espettorato indotto e i livelli di IL-6 sono<br />

più elevati quando le riacutizzazioni sono associate<br />

a sintomi di rinite acuta 25 .<br />

I soggetti con <strong>BPCO</strong> presentano, già in fase di stabilità,<br />

un’aumentata espressione di IL-8 e TNF-α e<br />

neutrofilia nell’espettorato 27 .Aumentati livelli di IL-<br />

8 e LTB4 sono stati rilevati nell’espettorato di pa-<br />

96


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

zienti durante riacutizzazione di <strong>BPCO</strong>.IL-8 e LTB4<br />

hanno una spiccata azione chemotattica per i neutrofili.<br />

È quindi ipotizzabile che esse vengano rilasciate<br />

da cellule residenti, per esempio cellule epiteliali<br />

e macrofagi, in risposta a stimoli infiammatori o<br />

infettivi, e che siano il primum movens della neutrofilia.<br />

Poiché i neutrofili stessi producono IL-8 e LTB4,<br />

è quindi ipotizzabile che si crei un circolo vizioso<br />

che porti a un’auto-alimentazione della neutrofilia 28 .<br />

Le riacutizzazioni di <strong>BPCO</strong> sono associate a una<br />

minor risposta infiammatoria <strong>delle</strong> vie aeree rispetto<br />

alle riacutizzazioni asmatiche 29 ;ciò può spiegare<br />

la ridotta risposta terapeutica ai corticosteroidi<br />

nelle riacutizzazioni di <strong>BPCO</strong> 30-32 .<br />

Se i pazienti con bronchite cronica/<strong>BPCO</strong> di grado<br />

lieve sono caratterizzati da eosinofilia <strong>delle</strong> vie<br />

aeree in corso di riacutizzazioni 10 ,i pazienti con<br />

<strong>BPCO</strong> di grado moderato-grave non mostrano<br />

eosinofilia durante riacutizzazione 25 .È possibile,<br />

perciò, che la natura dell’infiammazione durante<br />

riacutizzazione sia differente secondo la gravità<br />

della <strong>BPCO</strong>.<br />

Non sono finora disponibili studi che esaminano<br />

le alterazioni anatomo-patologiche in corso di<br />

<strong>BPCO</strong> che conduce a morte.<br />

Fisiopatologia<br />

In corso di riacutizzazioni di lieve entità non si osservano<br />

significative variazioni dei flussi espiratori<br />

10 . Le riacutizzazioni gravi determinano, invece,<br />

riduzione di modesta entità di tali flussi 7,8 .Tale riduzione<br />

è causata da un’aumentata resistenza <strong>delle</strong><br />

vie aeree e dalla presenza di secrezioni mucose all’interno<br />

di esse.<br />

Indipendentemente dalla causa scatenante, le riacutizzazioni<br />

sono caratterizzate da un peggioramento<br />

degli scambi gassosi polmonari che possono<br />

portare anche a grave ipossiemia, con o senza<br />

ipercapnia 33 . Si ritiene che alla base <strong>delle</strong> alterazioni<br />

degli scambi gassosi vi sia più di un fattore, anche<br />

se il principale meccanismo responsabile dell’insufficienza<br />

respiratoria sembra essere un aggravamento<br />

del rapporto ventilazione/perfusione<br />

(V /Q ) 8,34,35 .Tuttavia, vi sono scarse informazioni<br />

sulle caratteristiche della distribuzione polmonare<br />

del rapporto ventilazione/perfusione e le loro interrelazioni<br />

con altri fattori, denominati fattori extrapolmonari,<br />

come la ventilazione, la gittata cardiaca,<br />

l’ossigenazione, che possono influenzare i valori<br />

dei gas arteriosi. La mancanza di informazioni<br />

è principalmente causata dalla difficoltà di valutare<br />

e quantificare il livello del mismatch V /Q .<br />

Il peggioramento del rapporto V /Q in corso di riacutizzazioni<br />

è amplificato da una ridotta pressione<br />

parziale dell’ossigeno nel sangue venoso misto<br />

causato da un maggior consumo di ossigeno, probabilmente<br />

determinato dall’aumentato lavoro dei<br />

muscoli respiratori 8 .Altre cause di peggioramento<br />

del rapporto ventilazione/perfusione sono l’infiammazione<br />

e l’edema bronchiale, l’ipersecrezione<br />

mucosa e la broncocostrizione, che possono<br />

contribuire alle variazioni della distribuzione della<br />

ventilazione, mentre la vasocostrizione arteriolare<br />

indotta dall’ipossia/acidosi può modificare la<br />

distribuzione della perfusione. Ulteriori elementi<br />

che contribuiscono al peggioramento degli scambi<br />

gassosi nelle riacutizzazioni della malattia comprendono<br />

l’anormale “pattern” di respirazione e<br />

l’esaurimento dei muscoli respiratori che possono<br />

causare un ulteriore peggioramento dei gas ematici<br />

e dell’equilibrio acido-base, che possono condurre<br />

a un’insufficienza respiratoria severa e a morte<br />

7,8,36,37 .L’ipoventilazione alveolare contribuisce a<br />

peggiorare ulteriormente l’ipossiemia, l’ipercapnia<br />

e l’acidosi respiratoria. A sua volta, l’ipossiemia e<br />

l’acidosi respiratoria determinano poi vasocostrizione<br />

polmonare, che incrementa la pressione arteriosa<br />

polmonare, aumentando il lavoro del ventricolo<br />

destro.<br />

Correlazioni tra alterazioni<br />

funzionali e/o anatomopatologiche<br />

e aspetti clinici<br />

della riacutizzazione<br />

Pochi sono in letteratura i dati disponibili sulle correlazioni<br />

tra alterazioni funzionali e/o anatomo-patologiche<br />

e aspetti clinici della riacutizzazione.<br />

L’entità <strong>delle</strong> alterazioni dei sintomi durante riacutizzazione<br />

non riflette strettamente le variazioni<br />

funzionali, anche se le più importanti cadute dei<br />

valori di PEF sembrano essere associate ad aumento<br />

della dispnea, rinite acuta o respiro sibilante 7 .I<br />

valori di VEMS misurati nei primi 2 giorni in pazienti<br />

ricoverati per riacutizzazione di <strong>BPCO</strong> sono<br />

predittivi del risultato clinico, in termini di decesso,<br />

necessità di intubazione, ri-ospedalizzazione<br />

e aumento della terapia 38 .<br />

L’aumento di ossido nitrico nell’aria esalata osservato<br />

durante riacutizzazione non è associato ad al-<br />

97


IL VOLTO DELLA <strong>BPCO</strong> CHE CAMBIA ● QUADERNO 4<br />

cuna alterazione dei gas ematici né ad alcun parametro<br />

di funzionalità respiratoria 23 .<br />

La presenza di espettorato purulento durante riacutizzazione<br />

è specifico per un’eziologia batterica<br />

<strong>delle</strong> riacutizzazioni 39 e si associa a una maggiore<br />

gravità dei sintomi rispetto a quelle riacutizzazioni<br />

con presenza di espettorato mucoide 40 .<br />

I marker di infiammazione nell’espettorato dei pazienti<br />

<strong>BPCO</strong> in corso di riacutizzazione sembrano,<br />

inoltre, essere correlati all’eziologia batterica<br />

<strong>delle</strong> riacutizzazioni e vi è un’associazione tra batteri<br />

patogeni e neutrofilia nell’espettorato 39,41-43 .<br />

Infatti, le infezioni sostenute da Pseudomonas aeruginosa<br />

sono associate a maggiore infiammazione<br />

(neutrofilia <strong>delle</strong> vie aeree) rispetto a quelle sostenute<br />

da Haemophilus influenzae 43 .<br />

La presenza di marker di infiammazione nell’espettorato<br />

indotto è correlata ai sintomi e ai parametri<br />

funzionali, sia in fase di riacutizzazione sia di<br />

stabilità. Infatti, i livelli di IL-6 durante riacutizzazione<br />

sono correlati alla presenza di rinite acuta, alla<br />

conta cellulare totale dell’espettorato, al numero<br />

di eosinofili e linfociti, mentre i livelli di IL-8 sono<br />

correlati alla conta cellulare totale.<br />

È ancora controverso se i pazienti con <strong>BPCO</strong> che<br />

vanno incontro a numerosi episodi di riacutizzazione<br />

si differenziano dai pazienti con rare riacutizzazioni.<br />

È stato infatti osservato che queste due<br />

categorie di pazienti non sono assolutamente distinguibili<br />

in termini clinici, funzionali e biologici<br />

(infiammazione <strong>delle</strong> vie aeree) 41 . Al contrario, è<br />

stato anche osservato che i pazienti con più frequenti<br />

riacutizzazioni (più di 3 l’anno) hanno in<br />

fase di stabilità più elevati livelli di IL-6 e IL-8 nell’espettorato,<br />

il che può essere predittivo della frequenza<br />

di future riacutizzazioni.Tuttavia, non vi è<br />

alcuna relazione tra i livelli di questi 2 marker nell’espettorato<br />

indotto e i valori di base di funzionalità<br />

respiratoria. Inoltre, i livelli di IL-6 e IL-8 nell’espettorato<br />

indotto durante riacutizzazione non<br />

sono predittivi dell’andamento della riacutizzazione,<br />

del successivo decorso e nemmeno della gravità<br />

dell’episodio acuto 25 .<br />

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Diagnosi e terapia medica<br />

Pierluigi Paggiaro<br />

DIAGNOSI<br />

DELLE RIACUTIZZAZIONI<br />

DELLA <strong>BPCO</strong><br />

La diagnosi di riacutizzazione della <strong>BPCO</strong> è esclusivamente<br />

clinica. In pratica, ogni condizione che<br />

porti a un aggravamento <strong>delle</strong> condizioni respiratorie<br />

in un paziente con <strong>BPCO</strong> diagnosticata è definibile<br />

come riacutizzazione 1 . Secondo la definizione<br />

già riportata in precedenza (vedi pag. 89), una<br />

riacutizzazione è definibile in presenza di:<br />

●<br />

●<br />

sintomi “maggiori”: peggioramento della dispnea,<br />

aumento della quantità e/o della purulenza<br />

dell’espettorato;<br />

sintomi “minori”: sibili, tosse, costrizione toracica,<br />

sintomi <strong>delle</strong> vie aeree superiori come rinite<br />

o mal di gola.<br />

Alcuni autori hanno proposto di definire una riacutizzazione<br />

in presenza di tutti e tre i sintomi maggiori<br />

(tipo 1 di Anthonisen), oppure in presenza di<br />

due dei tre sintomi maggiori (tipo 2 di Anthonisen),<br />

oppure in presenza di un sintomo maggiore e uno<br />

o più sintomi minori (tipo 3 di Anthonisen) 2 .I sintomi<br />

più importanti sono comunque la dispnea e<br />

l’aumento della purulenza e della quantità dell’espettorato,<br />

che sono stati riportati con frequenza rispettivamente<br />

del 64%, 42% e 26% in una serie di<br />

oltre 500 riacutizzazioni di <strong>BPCO</strong> 3 ;altri sintomi erano<br />

il comune raffreddore (35%), sibili (35%), tosse<br />

(20%) e mal di gola (12%). Non va però dimenticato<br />

che talora le riacutizzazioni possono manifestarsi<br />

con sintomi più sfumati e meno chiaramente attribuibili<br />

all’<strong>apparato</strong> <strong>respiratorio</strong>, come per esempio<br />

un improvviso aumento della ritenzione idrica (edemi<br />

declivi) o un peggioramento dello stato del sensorio,<br />

o solo una maggiore faticabilità muscolare.<br />

È importante ricordare che molte complicazioni<br />

che possono sopraggiungere in un paziente con<br />

<strong>BPCO</strong> possono manifestarsi clinicamente come<br />

riacutizzazioni della <strong>BPCO</strong> (vedi pag. 89). Ne sono<br />

esempi la possibile comparsa di polmonite,<br />

pneumotorace, embolia polmonare, scompenso<br />

cardiaco o disturbi del ritmo cardiaco. Più che cause<br />

di riacutizzazione, queste sono condizioni intercorrenti<br />

ben definite che si instaurano su un paziente<br />

già affetto da <strong>BPCO</strong> e che causano, ovviamente,<br />

un peggioramento <strong>delle</strong> condizioni cliniche<br />

e funzionali respiratorie. Tutte queste condizioni<br />

vanno accuratamente ricercate e diagnosticate,al fine<br />

di instaurare un’appropriata terapia.<br />

Oltre ai sintomi, la diagnosi di riacutizzazione della<br />

<strong>BPCO</strong> si basa sul rilievo di segni obiettivi e strumentali<br />

di peggioramento <strong>delle</strong> condizioni precedenti.Tali<br />

dati sono molto importanti anche per decidere<br />

se trattare il paziente a domicilio o in ambiente<br />

ospedaliero (vedi oltre). L’esame obiettivo del<br />

torace mostra in genere tachipnea e reperti di ostruzione<br />

bronchiale (rumori espiratori continui ad alta<br />

e/o a bassa tonalità), associati o meno a reperti<br />

suggestivi della presenza di secrezioni bronchiali (rumori<br />

discontinui ad alta tonalità), ma talora l’esame<br />

obiettivo del torace può risultare negativo. La comparsa<br />

di cianosi, di impegno dei muscoli respiratori<br />

(uso dei muscoli accessori dell’inspirazione, movimenti<br />

paradossi del torace), di edemi declivi o di instabilità<br />

emodinamica sono segni di particolare gravità<br />

della riacutizzazione. È importante registrare la<br />

100


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

frequenza cardiaca e respiratoria, nonché la temperatura<br />

corporea, che comunque è in genere poco o<br />

per niente alterata. Uno studio ha mostrato che la<br />

temperatura media dei pazienti ammessi in ospedale<br />

per riacutizzazione della <strong>BPCO</strong> era 36,4 °C 4 .<br />

Quando possibile, in genere se il paziente è inviato<br />

al pronto soccorso o in ospedale, è utile poter<br />

disporre di una radiografia del torace, indagine essenziale<br />

per poter escludere altre complicanze della<br />

<strong>BPCO</strong>, e di un esame emogasanalitico, per valutare<br />

la gravità della riacutizzazione. Una PO 2 arteriosa<br />

inferiore a 60 mmHg e/o una saturazione di<br />

ossigeno inferiore al 92% quando il paziente respiri<br />

aria ambiente indica la presenza di insufficienza<br />

respiratoria e la necessità di trattamento in ambiente<br />

ospedaliero. La presenza di grave ipercapnia associata<br />

ad acidosi respiratoria indica un episodio di<br />

particolare gravità da richiedere il trattamento in<br />

terapia semintensiva o intensiva (vedi oltre). Altre<br />

indagini utili sono quelle ematochimiche (leucocitosi,<br />

poliglobulia, disturbi elettrolitici ecc.) e quelle<br />

colturali dell’espettorato (comunque non essenziali<br />

per l’inizio di una terapia antibiotica empirica).<br />

Un esame spirometrico anche semplice è spesso<br />

difficile da eseguire in un paziente riacutizzato,<br />

e comunque dovrebbe essere valutato in confronto<br />

ai livelli precedenti della funzione respiratoria.<br />

In generale, un Picco di Flusso


IL VOLTO DELLA <strong>BPCO</strong> CHE CAMBIA ● QUADERNO 4<br />

Tabella 5.4<br />

Schema di trattamento farmacologico della riacutizzazione<br />

di <strong>BPCO</strong>, sia per i pazienti trattati a domicilio che per<br />

quelli ricoverati in ospedale 1<br />

A domicilio del paziente<br />

● Broncodilatatori:<br />

– aggiunta o aumento <strong>delle</strong> dosi o dei farmaci<br />

● Antibiotici:<br />

– nel sospetto di origine infettiva<br />

● Corticosteroidi sistemici:<br />

– nei casi con <strong>BPCO</strong> moderata o grave<br />

In ospedale<br />

● Broncodilatatori:<br />

– aumento <strong>delle</strong> dosi o della frequenza di<br />

somministrazione<br />

– combinare beta2-agonisti e anticolinergici<br />

– usare distanziatori per MDI o nebulizzatori<br />

– aggiungere aminofillina per via venosa<br />

● Corticosteroidi per via orale o endovenosa<br />

● Antibiotici:<br />

– in caso di sospetta origine infettiva<br />

● Ossigeno:<br />

– somministrazione controllata, fino a SatO 2 > 92%<br />

– ripetuti controlli emogasanalitici<br />

● Altra terapia:<br />

– eventuale eparina sottocutanea<br />

– trattamento dei disturbi del ritmo cardiaco e dello<br />

scompenso cardiaco<br />

– correzione di eventuali squilibri elettrolitici<br />

la vita del paziente, alla terapia farmacologica deve<br />

essere associata la terapia ventilatoria, con ventilazione<br />

meccanica invasiva o seminvasiva (vedi oltre).<br />

La terapia farmacologica <strong>delle</strong> riacutizzazioni della<br />

<strong>BPCO</strong> consiste nell’uso di broncodilatatori, antibiotici,<br />

steroidi (in una parte dei casi) e di ossigeno<br />

a basso flusso (tabella 5.4) 1,8 .<br />

Broncodilatatori<br />

La terapia broncodilatatrice dovrebbe essere sempre<br />

considerata nel corso di una riacutizzazione della<br />

<strong>BPCO</strong>, particolarmente nelle riacutizzazioni più<br />

gravi e nei pazienti con <strong>BPCO</strong> più severa. È opportuno<br />

iniziare la terapia broncodilatatrice nei pazienti<br />

non in regolare trattamento e aumentare invece<br />

le dosi di broncodilatatore nei pazienti già in<br />

regolare trattamento. I farmaci di prima scelta sono<br />

i beta2-agonisti a breve durata d’azione, eventualmente<br />

associati agli antivagali. Le dosi da somministrare<br />

dipendono dalla gravità dell’esacerbazione,dal<br />

grado della malattia preesistente,dalla sensibilità<br />

del paziente a tali composti e dalla presenza<br />

di comorbilità, specialmente cardiaca. Si consiglia<br />

di utilizzare dosi attorno a 2,5-5 mg di salbutamolo<br />

(corrispondenti in genere a 10-20 gocce di<br />

soluzione), quando si utilizzi la nebulizzazione in<br />

continuo (maggiormente efficace in pazienti particolarmente<br />

dispnoici), o dosi di 0,6-1,0 mg di salbutamolo<br />

per MDI (corrispondente a 6-10 puff,<br />

meglio se con distanziatore, in pazienti ancora capaci<br />

di coordinare il respiro e di tenere una breve<br />

apnea), da ripetersi ogni 6-8 ore, dipendendo dalla<br />

gravità dei sintomi e dalla risposta al trattamento<br />

iniziale. In alternativa, si possono usare gli antivagali<br />

(l’ipratropium bromuro o l’oxitropium bromuro)<br />

per aerosol o per MDI. Alcuni autori consigliano<br />

l’associazione tra i due farmaci, ognuno a<br />

dosi dimezzate rispetto all’uso da solo. Gli antivagali<br />

sarebbero consigliati specialmente nei pazienti<br />

con aritmie cardiache. Il trattamento con dosi elevate<br />

di broncodilatatori dovrebbe essere continuato<br />

per almeno 24/48 ore e poi sostituito con somministrazione<br />

regolare di beta2-agonisti a lunga durata<br />

d’azione (salmeterolo o formoterolo) eventualmente<br />

associati ad antivagali. L’obiettivo è di<br />

mantenere un adeguato livello di ossigenazione<br />

(PO 2 >55 mmHg). Il trattamento andrebbe continuato<br />

per almeno 15 giorni o fino al completo recupero<br />

<strong>delle</strong> condizioni cliniche.<br />

Uno studio di revisione della letteratura ha considerato<br />

nove studi controllati pubblicati dal 1977 al<br />

1993 relativamente all’uso dei broncodilatatori nel<br />

trattamento <strong>delle</strong> esacerbazioni della <strong>BPCO</strong> 9 .Questo<br />

studio ha dimostrato una sostanziale equivalenza<br />

tra i beta2-agonisti e gli antivagali (in 5 studi) e<br />

un’analoga equivalenza tra le diverse vie di somministrazione<br />

(nebulizzatore in continuo verso MDI).<br />

Quest’ultimo punto è stato confermato da una recente<br />

metanalisi 10 .L’uso degli antivagali si associava<br />

in genere a un lieve aumento della PO 2 arteriosa<br />

nelle prime ore, a fronte del ben dimostrato lieve<br />

decremento di tale parametro in corso di trattamento<br />

con beta2-agonisti 11 .Alcuni studi hanno suggerito<br />

un effetto di potenziamento tra queste due categorie<br />

di broncodilatatori, che potrebbe portare a una<br />

più rapida dismissione dal pronto soccorso 12 . Altri<br />

studi non hanno tuttavia confermato tale ipotesi, dimostrando<br />

che l’uso dei due farmaci contemporaneamente<br />

non determinava effetti positivi addizionali<br />

a quelli ottenuti con i singoli composti 13,14 .<br />

L’uso della teofillina è invece controverso, anche se<br />

può risultare utile, specialmente se somministrata<br />

per infusione continua con stretto monitoraggio dei<br />

livelli plasmatici. È opportuna una certa prudenza<br />

nella somministrazione acuta di teofillina in pron-<br />

102


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

Variazione VEMS (ml)<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

500<br />

400<br />

AM<br />

Pre-metaproterenolo<br />

PM<br />

Giorno<br />

1<br />

AM PM<br />

Giorno<br />

2<br />

AM<br />

Post-metaproterenolo<br />

PM<br />

Giorno<br />

3<br />

Variazione CVF (ml)<br />

1.400<br />

1.200<br />

1.000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

1.400<br />

1.200<br />

AM<br />

Pre-metaproterenolo<br />

PM<br />

Giorno<br />

1<br />

AM PM<br />

Giorno<br />

2<br />

Post-metaproterenolo<br />

AM<br />

PM<br />

Giorno<br />

3<br />

Figura 5.4<br />

Variazioni (rispetto al basale)<br />

del VEMS e della Capacità Vitale<br />

Forzata (CVF) pre- e post-metaproterenolo<br />

nei pazienti<br />

con riacutizzazione della<br />

<strong>BPCO</strong>, trattati con aminofillina<br />

per via venosa (cerchi pieni)<br />

o con placebo (cerchi vuoti) 15 .<br />

300<br />

200<br />

1.000<br />

800<br />

600<br />

100<br />

400<br />

0<br />

AM<br />

PM<br />

Giorno<br />

1<br />

AM PM<br />

Giorno<br />

2<br />

AM<br />

PM<br />

Giorno<br />

3<br />

200<br />

0<br />

AM<br />

PM<br />

Giorno<br />

1<br />

AM PM<br />

Giorno<br />

2<br />

AM<br />

PM<br />

Giorno<br />

3<br />

to soccorso in pazienti già in trattamento regolare<br />

con tale farmaco, in quanto è possibile, in questi<br />

casi, raggiungere facilmente livelli tossici di teofillina<br />

nel plasma. Alcuni studi controllati, anche se<br />

condotti su un numero limitato di pazienti, non<br />

hanno tuttavia dimostrato un effetto additivo della<br />

teofillina a un trattamento che utilizzi dosi elevate<br />

di beta2-agonisti per via inalatoria e steroidi per via<br />

generale 15,16 (figura 5.4). L’efficacia della teofillina<br />

è stata comunque dimostrata su varie funzioni: la<br />

broncodilatazione, l’aumento della clearance mucociliare,<br />

l’aumento della forza contrattile del diaframma,<br />

la stimolazione dei centri respiratori, l’effetto<br />

sul circolo polmonare nel senso della diminuzione<br />

<strong>delle</strong> resistenze vascolari polmonari. È stato<br />

inoltre dimostrato che le metilxantine diminuiscono<br />

le resistenze bronchiali e l’iperinsufflazione<br />

dinamica in pazienti con grave esacerbazione della<br />

<strong>BPCO</strong> e trattati con ventilazione meccanica 17 .<br />

È prudente somministrare contemporaneamente<br />

ossigeno a basso flusso (con occhialini o cannula<br />

nasale), anche in assenza di un’importante ipossiemia,<br />

allo scopo di correggere l’eventuale ipossiemia<br />

favorita dalle alte dosi di beta2-agonisti per via inalatoria<br />

a causa del noto effetto di vasodilatazione<br />

polmonare e conseguente alterazione del rapporto<br />

V /Q .È invece da sottolineare come l’infusione di<br />

aminofillina non ha dimostrato variazioni emodinamiche<br />

o alterazioni nei gas ematici o nel rapporto<br />

ventilazione/perfusione in corso di esacerbazione<br />

della <strong>BPCO</strong> 18 .<br />

Antibiotici<br />

Sebbene le cause di esacerbazione siano molteplici,<br />

quella più comune è rappresentata dalle infezioni<br />

a carico del tratto <strong>respiratorio</strong> superiore e<br />

inferiore, e per questo motivo gli antibiotici sono<br />

stati utilizzati per molti anni nel trattamento <strong>delle</strong><br />

riacutizzazioni di <strong>BPCO</strong>, anche se l’efficacia di<br />

questa terapia è tuttora da chiarire. Studi clinici<br />

che rispondano a questo quesito hanno portato a<br />

risultati contrastanti per la difficoltà di valutare<br />

quantitativamente la risposta al trattamento. Uno<br />

studio di meta-analisi, con revisione della letteratura<br />

fino alla metà degli anni ’90, ha evidenziato<br />

un piccolo ma significativo effetto positivo dell’antibioticoterapia<br />

nei pazienti con riacutizzazione<br />

di <strong>BPCO</strong> 19 (figura 5.5). Il miglioramento associato<br />

al trattamento antibiotico assume un significato<br />

clinico rilevante, specialmente nei pazienti<br />

con ostruzione bronchiale più severa sottoposti<br />

a ventilazione meccanica. Uno studio recente<br />

ha mostrato un evidente effetto del trattamento<br />

antibiotico, in confronto al placebo, sulla mor-<br />

103


IL VOLTO DELLA <strong>BPCO</strong> CHE CAMBIA ● QUADERNO 4<br />

Figura 5.5<br />

Efficacia clinica del trattamento con antibiotici nelle riacutizzazioni<br />

della <strong>BPCO</strong>, in una serie di studi di letteratura<br />

19 .<br />

Elmes et al, 1957<br />

Berry et al, 1960<br />

Feat, Edwards et al, 1962<br />

Placebo<br />

Antibiotico<br />

Elmes et al, 1965<br />

Petersen et al, 1967<br />

Pines et al, 1972<br />

Nicotra et al, 1982<br />

Anthonisen et al, 1987<br />

Jorgensen et al, 1992<br />

Totale<br />

–1,0<br />

–0,5 0 0,5 1,0 1,5<br />

Efficacia del trattamento<br />

talità, sulla durata della ventilazione meccanica e<br />

del ricovero in pazienti con grave riacutizzazione<br />

della <strong>BPCO</strong> che aveva richiesto la ventilazione<br />

meccanica 20 .<br />

In generale, però, l’efficacia del trattamento antibiotico<br />

è modesta rispetto al placebo 21 e tale risultato<br />

non giustificherebbe l’uso indiscriminato degli<br />

antibiotici nel corso di riacutizzazione bronchitica,<br />

considerando che un uso non razionale dell’antibioticoterapia<br />

può indurre resistenza batterica,<br />

fenomeno che rappresenta uno dei maggiori<br />

problemi della sanità internazionale. Recentemente<br />

è stato dimostrato che il tasso di recidive in pazienti<br />

con esacerbazione della <strong>BPCO</strong> trattati ambulatorialmente<br />

era minore nei pazienti che ricevevano<br />

terapia antibiotica rispetto ai controlli 22 .Nel<br />

futuro risulterà cruciale distinguere le riacutizzazioni<br />

dovute a infezioni batteriche da quelle dovute<br />

ad altri agenti eziologici. Uno studio recente<br />

ha dimostrato che la presenza di espettorato purulento<br />

giallo-verdastro era un parametro molto sensibile<br />

(sensibilità: 94,4%) e specifico (specificità:<br />

77%) nell’indicare un’elevata carica batterica, permettendo<br />

pertanto di individuare un sottogruppo<br />

di pazienti che si giovano sicuramente della terapia<br />

antibiotica, mentre tutti i pazienti con espettorato<br />

mucoso miglioravano anche senza terapia antibiotica<br />

23 . Ciò corrisponde ai più vecchi criteri di<br />

Anthonisen per l’identificazione di quelle riacutizzazioni<br />

che consigliavano l’uso della terapia antibiotica<br />

2 (tabella 5.5).Attualmente si ritiene che circa<br />

il 50% <strong>delle</strong> esacerbazioni sia dovuto a patogeni<br />

batterici, mentre 1/3 è dovuto a infezioni virali<br />

24 . Batteri atipici, in particolare la Chlamydia pneumoniae,<br />

sono responsabili del 5-10% <strong>delle</strong> riacutizzazioni<br />

25 . Anche l’analisi non batteriologica dell’espettorato<br />

può essere indicativa del tipo di riacutizzazione.<br />

In un recente lavoro, Sethi et al. hanno<br />

evidenziato che alti livelli di interleuchina 8 (IL-<br />

8), TNF-α e di elastasi neutrofilica sono ben correlati<br />

con la presenza di infezione da H. influenzae<br />

e M. catarrhalis 24 .<br />

Tutte le principali classi di antibiotici possono essere<br />

utilizzate nelle riacutizzazioni della <strong>BPCO</strong> di<br />

varia gravità. È importante che la scelta sia orientata<br />

verso i patogeni che più frequentemente sono<br />

stati isolati dalle vie aeree in corso di riacutizzazione<br />

della <strong>BPCO</strong> (Streptococcus pneumoniae, Haemophilus<br />

influenzae, Moraxella catarrhalis) 26 .Va considerato<br />

che i batteri coinvolti nelle riacutizzazioni<br />

della <strong>BPCO</strong> sono diversi in base alla gravità della<br />

<strong>BPCO</strong> di base, con i batteri Gram-positivi più frequentemente<br />

presenti nelle riacutizzazioni di pazienti<br />

con <strong>BPCO</strong> di grado lieve, e con le Enterobacteriacee<br />

e lo Pseudomonas più frequentemente<br />

isolati in corso di riacutizzazioni di pazienti con<br />

<strong>BPCO</strong> grave 27 .Pertanto, la scelta dell’antibiotico<br />

dovrebbe basarsi anche sul livello di gravità della<br />

preesistente <strong>BPCO</strong>.<br />

Tabella 5.5<br />

Criteri per l’individuazione <strong>delle</strong> riacutizzazioni<br />

della <strong>BPCO</strong> in cui è consigliato l’uso della terapia antibiotica 2<br />

Presenza di almeno due dei sintomi seguenti:<br />

● aumento di quantità dell’espettorato<br />

● aumento della purulenza dell’espettorato<br />

● aumento della dispnea<br />

104


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

Tabella 5.6<br />

Scelta dell’antibiotico e durata del trattamento in<br />

corso di riacutizzazione di <strong>BPCO</strong> 27<br />

Trattamento domiciliare<br />

● Prima scelta<br />

Aminopenicilline + acido clavulanico<br />

● Alternative Cefalosporine orali o parenterali<br />

(ceftriazone o altri)<br />

Macrolidi<br />

Chinolonici di 3 a generazione<br />

● Casi particolari<br />

– se si sospetta infezione Mycoplasma pneumoniae<br />

(malattia in giovane adulto, non severa): macrolidi,<br />

doxiciclina<br />

Trattamento in ospedale<br />

● beta-lattamici + inibitore beta-lattamasi<br />

(amoxicillina + acido clavulanico 1g ogni 8 ore)<br />

● macrolide<br />

(azitromicina 500 mg/die per 3 giorni, claritromicina<br />

250-500 mg ogni 12 ore per almeno 5 giorni)<br />

● chinolonici di 3 a generazione<br />

● cefalosporine orali o parenterali (ceftriazone o altri)<br />

● aminoglicosidi o carbapenemici<br />

(in caso di sospetto di infezione da Enterobacteriacee o<br />

Pseudomonas)<br />

Le indicazioni suggerite dalle Linee Guida Internazionali<br />

per la scelta dell’antibiotico da usare in corso<br />

di esacerbazioni di <strong>BPCO</strong> sono riportate nella tabella<br />

5.6, sia che si tratti di una riacutizzazione trattata<br />

a domicilio o che necessiti di ricovero in ospedale<br />

28 .Tutti i cicli di antibiotici dovrebbero essere<br />

protratti per 5-7 giorni e, nei casi più gravi, anche<br />

più a lungo. I pazienti dovrebbero essere istruiti a ricontattare<br />

il medico in caso di persistenza della febbre,<br />

per decidere sull’eventuale modificazione della<br />

terapia antibiotica. È opportuno, comunque, aspettare<br />

almeno 3-4 giorni prima di decidere dell’inefficacia<br />

del trattamento antibiotico e modificarlo.<br />

Corticosteroidi<br />

L’uso dei corticosteroidi in corso di esacerbazioni<br />

della <strong>BPCO</strong> è stato oggetto di controversie. Gli steroidi<br />

per via generale sono utili in alcuni casi, specialmente<br />

nei pazienti con <strong>BPCO</strong> più grave,in quelli<br />

con importante componente asmatica, in coloro<br />

che abbiano già avuto esperienza positiva di tale trattamento<br />

in una precedente riacutizzazione. Alcune<br />

osservazioni hanno riportato la presenza di eosinofilia<br />

nella mucosa bronchiale e nell’espettorato di<br />

pazienti con riacutizzazione di <strong>BPCO</strong> di grado moderato<br />

29 ,e questo potrebbe suggerire che tali riacutizzazioni<br />

possano essere più sensibili all’effetto degli<br />

steroidi.Alcuni studi controllati hanno dimostrato<br />

un più rapido miglioramento della funzione respiratoria<br />

30 e un più importante miglioramento dell’ipossiemia<br />

31 in pazienti con riacutizzazione della<br />

<strong>BPCO</strong> trattati con corticosterodi per via generale<br />

rispetto ai controlli. Per altro verso, alcuni studi hanno<br />

negato l’utilità del trattamento con steroidi sistemici,<br />

in aggiunta a beta2-agonisti e teofillina, nel<br />

miglioramento a breve termine della funzione respiratoria<br />

e nella frequenza di dismissioni precoci 32 .<br />

Recentemente alcuni studi hanno confermato l’utilità<br />

di tale trattamento 33,34 . In particolare, è stato<br />

dimostrato che il trattamento con steroidi per via<br />

generale era in grado di migliorare significativamente<br />

il successo del trattamento della riacutizzazione<br />

della <strong>BPCO</strong> (figura 5.6), probabilmente gra-<br />

60<br />

Percentuale d’insuccesso del trattamento<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

0<br />

Glucocorticoidi, 8 settimane<br />

Glucocorticoidi, 2 settimane<br />

Placebo<br />

1 2 3 4 5 6<br />

Mesi<br />

Figura 5.6<br />

Percentuale cumulativa di insuccesso nel trattamento <strong>delle</strong><br />

riacutizzazioni della <strong>BPCO</strong> in pazienti trattati con<br />

placebo, corticosteroidi per os per 2 settimane o per 8 settimane<br />

33 .<br />

105


IL VOLTO DELLA <strong>BPCO</strong> CHE CAMBIA ● QUADERNO 4<br />

zie a un più rapido miglioramento del VEMS, che<br />

era evidente già a partire dal primo giorno di trattamento,<br />

e a un minor numero di recidive. In uno<br />

di questi studi, l’effetto positivo del trattamento steroideo<br />

era evidente solo in quei pazienti che avevano<br />

presentato in precedenza altri ricoveri ospedalieri<br />

per esacerbazione della <strong>BPCO</strong>, e che quindi<br />

presentavano una <strong>BPCO</strong> più grave. Le dosi consigliate<br />

sono di 0,5 mg/kg/die di prednisolone o<br />

equivalenti, in una o due somministrazioni giornaliere.<br />

Alcuni studi hanno utilizzato dosaggi molto<br />

più elevati, come per esempio 125 mg di metilprednisolone<br />

ogni 6 ore per via venosa nelle prime<br />

72 ore, seguiti da dosi decrescenti di prednisone<br />

(da 60 a 10 mg in alcune settimane) 33 .Altri studi<br />

hanno invece dimostrato che dosaggi decisamente<br />

più bassi (come 30 mg al giorno di prednisone<br />

per os) risultavano ugualmente efficaci 34 .La<br />

durata del trattamento steroideo variava da 2 a 8<br />

settimane, ma ancora una volta trattamenti brevi<br />

mostravano analoga efficacia dei trattamenti più<br />

lunghi, anche nella frequenza di recidive.<br />

Dei vari effetti collaterali possibili con l’uso degli<br />

steroidi per via generale, solo l’iperglicemia di sufficiente<br />

gravità da far interrompere il trattamento<br />

è stata riportata nei vari studi 33,34 .È importante comunque<br />

sottolineare il rischio di miopatia (interessante<br />

anche i muscoli respiratori), che può essere<br />

indotta dal trattamento con steroidi sistemici, anche<br />

per trattamenti di medio termine, specialmente<br />

in pazienti ricoverati in terapia intensiva e trattati<br />

con curarizzanti o anestetici in relazione alla<br />

ventilazione invasiva. Tale evenienza è particolarmente<br />

temibile e, qualora interessi estesamente i<br />

muscoli respiratori, è responsabile di grave insufficienza<br />

ventilatoria e da difficoltà e talora impossibilità<br />

nel divezzamento dal ventilatore. Altri possibili<br />

rischi, meno importanti, sono rappresentati da<br />

maggior frequenza di infezioni o da osteoporosi.<br />

Ciò, pertanto, suggerisce di usare gli steroidi sistemici<br />

in tali pazienti solo per brevi periodi.<br />

Una recente revisione della Cochrane Library ha<br />

confermato che il trattamento con corticosteroidi<br />

orali o parenterali aumenta la rapidità di recupero<br />

della funzione polmonare nelle prime 72 ore di una<br />

riacutizzazione di <strong>BPCO</strong>, ma che non c’è evidenza<br />

che questo effetto benefico si mantenga oltre le 72<br />

ore o che si applichi ad altri indicatori di effetto 35 .<br />

Un lavoro recente ha sottolineato la possibilità di<br />

uso dei corticosteroidi per via inalatoria ad alte dosi<br />

nel trattamento <strong>delle</strong> riacutizzazioni della <strong>BPCO</strong>,<br />

con effetti sulla funzione polmonare analoghi a<br />

quelli dei corticosteroidi orali nelle prime 72 ore,<br />

e con minore incidenza di iperglicemia 36 .<br />

Ossigenoterapia<br />

L’inizio di un’ossigenoterapia a domicilio durante<br />

un’esacerbazione della <strong>BPCO</strong> è raramente necessario,<br />

e comunque non è consigliabile senza una<br />

misurazione del livello di O 2 e di CO 2 nel sangue<br />

arterioso. Nei pazienti con <strong>BPCO</strong> grave o con grave<br />

esacerbazione della <strong>BPCO</strong>, è consigliabile la misurazione<br />

dei gas ematici e quindi l’invio al pronto<br />

soccorso ed eventualmente l’ospedalizzazione. In<br />

pazienti già in ossigenoterapia domiciliare, un’accurata<br />

ispezione dell’apparecchiatura e del dosaggio<br />

della somministrazione di ossigeno è necessaria,<br />

allo scopo di evitare eccessive somministrazioni<br />

di ossigeno che possono far precipitare l’insufficienza<br />

respiratoria ipercapnica.<br />

Nei pazienti ricoverati, la somministrazione di ossigeno<br />

è quasi sempre necessaria, e dovrebbe essere<br />

effettuata allo scopo di portare la PO 2 arteriosa<br />

al di sopra di 65 mmHg, o la saturazione arteriosa<br />

al di sopra di 92%. È necessario il frequente controllo<br />

gasanalitico, al fine di evitare incontrollati aumenti<br />

della PCO 2 ; in tal caso, specialmente se associato<br />

ad acidosi respiratoria, deve essere considerata<br />

l’opportunità di trattamento ventilatorio. Nella<br />

maggior parte dei lavori, tuttavia, l’incremento<br />

della PCO 2 in seguito alla somministrazione di O 2<br />

raggiunge al massino 4-6 mmHg e può essere predetto<br />

dalle condizioni gasanalitiche del paziente 8 .<br />

La modalità di somministrazione è controversa. La<br />

modalità più frequente è la somministrazione tramite<br />

occhialini nasali, ma quando si devono somministrare<br />

alti flussi può essere opportuno utilizzare<br />

un sondino faringeo (poco tollerato dal paziente)<br />

o la maschera di Venturi. Alcuni studi hanno<br />

confrontato l’efficacia di questi diversi metodi di<br />

somministrazione dell’ossigeno, dimostrando che la<br />

maschera di Venturi permetteva una più lunga persistenza<br />

di valori di saturazione >90% rispetto agli<br />

occhialini nasali, nelle prime 24 ore dall’inizio dell’ossigenoterapia<br />

in pazienti ospedalizzati per riacutizzazione<br />

della <strong>BPCO</strong> 37 .<br />

Altra terapia<br />

Non c’è al momento supporto per la prescrizione<br />

di mucolitici nelle esacerbazioni della <strong>BPCO</strong>. Si ritiene<br />

che questi farmaci non siano capaci di ac-<br />

106


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

corciare la durata <strong>delle</strong> riacutizzazioni, anche se<br />

possono migliorare i sintomi 8 .Nonostante ciò,questi<br />

farmaci sono ampiamente utilizzati, anche se talora<br />

possono determinare un’eccessiva mobilizzazione<br />

<strong>delle</strong> secrezioni.<br />

Il ruolo della fisioterapia nelle riacutizzazioni della<br />

<strong>BPCO</strong> non è stato adeguatamente studiato 8 .Tali<br />

tecniche possono comunque essere utili per facilitare<br />

la rimozione <strong>delle</strong> secrezioni e per migliorare<br />

la funzione dei muscoli respiratori, oltre che<br />

per favorire una precoce mobilizzazione 38 .<br />

Inibitori dell’anidrasi carbonica, come l’acetazolamide,<br />

sono stati utilizzati come acidificanti, con<br />

conseguente riduzione dei bicarbonati, aumento<br />

del drive ventilatorio, riduzione della PCO 2 e aumento<br />

della PO 2 . Alcuni studi hanno confermato<br />

ciò 39 .Tuttavia, non è noto se tali variazioni fisiologiche<br />

siano associate a benefici clinici.<br />

Prevenzione<br />

e trattamento <strong>delle</strong> complicanze<br />

Un’elevata incidenza di emorragia gastrointestinale<br />

è stata riportata nei pazienti con insufficienza<br />

respiratoria acuta. Per prevenire tale evenienza, è<br />

consigliabile la somministrazione di sucralfato e<br />

ranitidina.<br />

Le aritmie sopraventricolari e ventricolari sono<br />

frequenti nei pazienti con <strong>BPCO</strong> riacutizzata. La<br />

causa è multifattoriale: ipossiemia, acidosi, alterazioni<br />

elettrolitiche (ipopotassiemia, ipomagnesiemia),<br />

uso di teofillina o di alte dosi di beta2-agonisti,<br />

cardiopatie associate. È consigliabile uno<br />

stretto monitoraggio elettrocardiografico, pronta<br />

correzione <strong>delle</strong> cause e adeguato trattamento farmacologico.<br />

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107


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108


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

Prognosi e terapia meccanica non invasiva<br />

Antonio Palla<br />

La prevalenza di <strong>BPCO</strong> è molto elevata nel mondo<br />

occidentale,dove rappresenta una <strong>delle</strong> principali<br />

cause di morte; meno conosciuta è, invece, la<br />

prognosi precoce e tardiva dei pazienti affetti da<br />

<strong>BPCO</strong> e, ancor meno, dei pazienti che vengono ricoverati<br />

in ospedale a causa di una riacutizzazione<br />

di malattia.<br />

<strong>BPCO</strong> STABILE<br />

Sono stati descritti numerosi fattori in grado di influenzare<br />

la sopravvivenza di pazienti affetti da<br />

<strong>BPCO</strong> in fase di stabilità; tra questi, molto importante<br />

è il tipo di patologia respiratoria da cui il paziente<br />

è affetto: bronchite cronica o enfisema polmonare<br />

presentano una mortalità a lungo termine<br />

superiore a quella di bronchite cronica asmatica o<br />

asma bronchiale cronico 1 .Burrows et al. hanno mostrato<br />

che i fattori che meglio di altri permettono di<br />

predire la prognosi di questi pazienti sono gli indici<br />

di capacità ventilatoria, la frequenza cardiaca a riposo,<br />

la tensione di CO 2 e l’evidenza di cuore polmonare<br />

2 .Anthonisen ha rilevato una mortalità totale del<br />

23% in 3 anni di follow-up in 985 pazienti con<br />

<strong>BPCO</strong>; in tale serie di pazienti il valore iniziale del<br />

VEMS e l’età del paziente erano i migliori predittori<br />

di mortalità e i pazienti con più rapido decremento<br />

del VEMS in prove seriate erano quelli con una prognosi<br />

significativamente peggiore 3 .Anche l’eventuale<br />

reversibilità che si può ottenere in questi pazienti<br />

con l’uso di corticosteroidi e broncodilatatori può<br />

contribuire alla predizione della sopravvivenza nella<br />

misura in cui modifica il VEMS 4 .Al contrario, un<br />

VEMS solo di poco alterato è in genere garanzia di<br />

una prognosi migliore;pazienti con VEMS basale dopo<br />

broncodilatatore superiore o uguale al 50% del<br />

predetto presentano una mortalità lievemente superiore<br />

a quella di un gruppo di fumatori normali 5 .<br />

Per quanto il VEMS risulti il fattore prognostico più<br />

rilevante nella maggior parte degli studi pubblicati,<br />

altri fattori possono rivestire un ruolo importante:<br />

l’età al momento della diagnosi, la cessazione dal fumo<br />

di tabacco, la presenza di malnutrizione, il grado<br />

di ipossiemia arteriosa, la presenza e l’entità di ipercapnia.Traver<br />

et al. hanno dimostrato come il grado<br />

di danno funzionale <strong>respiratorio</strong>, cioè il VEMS iniziale,<br />

predica una sopravvivenza a lungo termine assai<br />

migliore nei pazienti con età inferiore a 65 anni<br />

al momento dell’arruolamento 6 .La cessazione dal fumo<br />

di tabacco permette di predire una maggiore sopravvivenza<br />

anche tardiva (a 15 anni) se il paziente<br />

cessa di fumare 7 . La presenza di malnutrizione, fattore<br />

comune alla maggior parte dei pazienti con<br />

<strong>BPCO</strong>, rappresenta un fattore prognostico negativo:<br />

la sopravvivenza è tanto minore quanto più il peso<br />

corporeo è sotto il valore ideale 8 .L’ipossiemia arteriosa<br />

è stata dimostrata essere un importante fattore<br />

prognostico negativo; d’altro canto, i risultati dei due<br />

celebri studi degli inizi degli anni ’80 hanno mostrato<br />

in maniera inequivocabile un effetto positivo<br />

dell’ossigenoterapia a lungo termine sulla sopravvivenza<br />

9,10 . La comparsa di ipercapnia è un segno prognostico<br />

negativo, a meno che non sia tempestivamente<br />

reversibile: alcuni autori hanno riportato una<br />

sopravvivenza simile nei pazienti con ipercapnia reversibile<br />

e in quelli normocapnici 11 .È poi da notare<br />

che la sopravvivenza può essere influenzata negativamente<br />

da comorbidità quali ipertensione arteriosa,<br />

diabete mellito, coronaropatie e positivamente<br />

da un buon trattamento medico o riabilitativo.<br />

RIACUTIZZAZIONE DI <strong>BPCO</strong><br />

È opinione diffusa che qualora il paziente affetto da<br />

<strong>BPCO</strong> riacutizzata debba essere ricoverato in ospedale<br />

la prognosi divenga mediamente più severa. In<br />

queste condizioni il paziente presenta, nella maggior<br />

parte dei casi, un’insufficienza respiratoria cronica<br />

riacutizzata (o “acuta in cronico”), causata da cedimento<br />

della pompa respiratoria (polmoni e gabbia<br />

toracica). Da uno studio retrospettivo portato a termine<br />

nei Dipartimenti dei Veterans Affairs risulta che<br />

la misura del VEMS al momento dell’ammissione in<br />

ospedale e durante i primi giorni di ospedalizzazione<br />

è altamente predittiva del decorso clinico durante<br />

riacutizzazione di <strong>BPCO</strong> 12 . In uno studio retrospettivo,peraltro<br />

molto ben disegnato,Warren ha trovato<br />

che il tasso di mortalità in 135 pazienti ospe-<br />

109


IL VOLTO DELLA <strong>BPCO</strong> CHE CAMBIA ● QUADERNO 4<br />

dalizzati aumenta con l’età, mentre esso non è collegato<br />

con la gravità dell’ipossiemia durante respirazione<br />

in aria né con l’entità dell’ipercapnia; la mortalità<br />

a 5 anni in questi pazienti è del 72% 13 . Una<br />

mortalità a 5 anni del 65% è stata riportata di recente<br />

in Francia 14 , una mortalità a 2 anni del 36%<br />

in Spagna 15 . Qualità di vita, stato coniugale, sintomi<br />

depressivi e precedenti ricoveri in ospedale possono<br />

essere fattori predittivi indipendenti di mortalità 15 .<br />

La maggior parte degli studi citati, anche quelli più<br />

recenti, non indaga gli effetti di un episodio di riacutizzazione<br />

sulla situazione funzionale polmonare<br />

né sulla qualità di vita dopo la dimissione. Con tali<br />

scopi è stato disegnato il protocollo di SUPPORT,<br />

uno studio multicentrico su pazienti ospedalizzati in<br />

condizioni cliniche gravi 5 .È stata indagata una coorte<br />

di 1.016 pazienti adulti in riacutizzazione con una<br />

PaCO 2 di almeno 50 mmHg. La mortalità riscontrata<br />

a 2 anni era alta (49%), così come il numero di<br />

nuovi ricoveri in ospedale nei 6 mesi successivi alla<br />

dimissione (più del 40%); la qualità della vita risultava<br />

meno che “buona” nel 74% dei casi; il tempo<br />

di sopravvivenza era indipendentemente correlato<br />

con: la gravità della malattia, l’indice di massa corporea,<br />

l’età, la precedente condizione funzionale, il<br />

rapporto PaO 2 /FiO 2 , la presenza o meno di scompenso<br />

congestizio, il livello di albumina sierica, la<br />

presenza di cuore polmonare. Il costo medio per la<br />

gestione ospedaliera dei pazienti era alto.Allo scopo<br />

di ridurre i costi senza peggiorare ulteriormente una<br />

prognosi già modesta, lo stesso studio ha così indagato<br />

quali risultati possono essere ottenuti nel caso<br />

che il paziente sia gestito dal medico di medicina<br />

generale invece che dallo specialista pneumologo 16 .<br />

I risultati hanno mostrato una sostanziale uguaglianza<br />

nei due gruppi di pazienti per i parametri suddetti<br />

(prognosi e costi); tuttavia, il disegno dello studio<br />

non ha permesso una randomizzazione corretta dei<br />

pazienti nei due gruppi, rendendo perciò scarsamente<br />

attendibili i risultati. Una possibile alternativa<br />

al ricovero ospedaliero è rappresentata dal trattamento<br />

domiciliare; tuttavia, questo sembra destinato<br />

a fallire a causa di un VEMS


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

ti in UTI non modifica la sopravvivenza né a breve<br />

né a lungo termine 19 . La mortalità intraospedaliera<br />

è alta (24%) e addirittura molto alta quella dopo<br />

1 anno (59% nei pazienti anziani), è influenzata<br />

negativamente dall’età,gravità di insufficienza respiratoria<br />

o di altri organi, lunghezza di ricovero in<br />

ambiente ospedaliero prima di entrare in UTI. Il<br />

tentativo di predire la sopravvivenza dopo la dimissione<br />

in questi pazienti non è sempre agevole;<br />

Kaelin, in uno studio prospettico, conclude che la<br />

sopravvivenza a 6 mesi in un gruppo di pazienti<br />

intubati e ventilati non poteva essere prevista dai<br />

semplici dati che sono generalmente a disposizione<br />

del medico al momento della intubazione 20 .Meglio<br />

prevedibile è la mortalità precoce in questi pazienti;<br />

infatti, questa risulta del 28% e cade al 12%<br />

in assenza di fattori di comorbidità 21 . In una coorte<br />

di pazienti studiata retrospettivamente, gli autori<br />

hanno mostrato tramite analisi multivariata che<br />

i seguenti sono i fattori indipendenti di predizione<br />

di mortalità intraospedaliera: presenza di neoplasie,<br />

presenza di comorbidità associata al punteggio<br />

APACHE II, necessità di VMI per 72 ore o più,<br />

alto punteggio di severità di malattia. Nei pazienti<br />

trattati con OTLT, l’intubazione e la VMI possono<br />

essere causa di alta mortalità e alti costi 22 . In particolare,<br />

la mortalità cumulativa risulta di 35% in<br />

UTI, di 75% dopo 1 anno, di 85% dopo 5 anni; i<br />

fattori predittivi sono i bassi livelli di albumina e<br />

sodio e la misura del VEMS durante il ricovero e<br />

dopo 1 anno dalla dimissione.<br />

PROGNOSI DEI PAZIENTI<br />

TRATTATI CON VMNI<br />

La ventilazione meccanica non invasiva (VMNI),<br />

cioè applicata ai pazienti senza ricorrere all’utilizzo<br />

di tubo endotracheale, permette anch’essa di sostenere<br />

l’attività respiratoria spontanea del paziente<br />

in attesa del recupero funzionale del polmone<br />

danneggiato; gli obiettivi primari sono d’altronde<br />

gli stessi della VMI e cioè:<br />

● migliorare gli scambi gassosi;<br />

● ridurre il lavoro <strong>respiratorio</strong>.<br />

Tabella 5.7<br />

Ventilazione<br />

a pressione negativa<br />

Polmone d’acciaio<br />

Poncho<br />

Corazza<br />

Ventilazione meccanica non invasiva<br />

Ventilazione<br />

a pressione positiva<br />

Ventilazione pressometrica:<br />

PSV, PSV+CPAP, IPPV, PAV<br />

Ventilazione volumetrica<br />

PSV = Pressure Support Ventilation; CPAP = Continuous Positive<br />

Airway Pressure; IPPV = Intermittent Positive Pressure Ventilation;<br />

PAV=Proportional Assist Ventilation.<br />

Tutto ciò senza presentare i potenziali effetti collaterali<br />

nocivi della VMI.<br />

Poiché l’ipercapnia è la conseguenza di un ridotto<br />

volume corrente e un conseguente aumento della<br />

frequenza respiratoria, la VMNI permette di migliorare<br />

la ventilazione alveolare tramite la possibilità<br />

di ottenere respiri più profondi con uno sforzo<br />

minore. I dispositivi per assicurare la VMNI si<br />

differenziano a seconda del fatto che siano in grado<br />

di generare una pressione negativa (ventilazione<br />

a pressione negativa o NPV) o una pressione<br />

positiva (PPV) (tabella 5.7).<br />

I primi sono confinati a pochi centri specializzati<br />

e non è ipotizzabile un loro utilizzo futuro su larga<br />

scala in reparti di medicina generale o anche in<br />

corsia di pneumologia; pertanto, questa metodica<br />

non sarà discussa in questa trattazione. I ventilatori<br />

PPV posseggono numerosi vantaggi e pochi<br />

svantaggi (tabella 5.8).<br />

Tabella 5.8<br />

Vantaggi<br />

Basso costo dei ventilatori<br />

Ridotte dimensioni e peso<br />

dei ventilatori<br />

Disponibilità di varie<br />

modalità di ventilazione<br />

Facile accessibilità alle<br />

manovre mediche e<br />

infermieristiche<br />

Possibilità di trattare in<br />

modo intermittente<br />

Mancanza di invasività<br />

Fisiologico riscaldamento e<br />

umidificazione dell’aria<br />

Non interferenza con tosse,<br />

fonazione, deglutizione<br />

Facile svezzamento<br />

Possibilità di ricorrere a<br />

VMI, se necessario<br />

Ventilazione a pressione positiva<br />

Svantaggi<br />

Mancanza di accesso diretto<br />

alle vie aeree<br />

Rischio di ritardare il ricorso<br />

alla VMI<br />

Effetti collaterali di lieve<br />

entità<br />

111


IL VOLTO DELLA <strong>BPCO</strong> CHE CAMBIA ● QUADERNO 4<br />

Essi consentono il rilascio di una pressione positiva<br />

costante sincrona con lo sforzo inspiratorio del<br />

paziente e il mantenimento di una pressione atmosferica<br />

durante l’espirazione o una bassa pressione<br />

positiva di fine espirazione.Tale metodica viene<br />

definita a doppio livello pressorio in quanto eroga<br />

una pressione di supporto (PSV) e una pressione<br />

continua a livello <strong>delle</strong> vie aeree (CPAP). La necessità<br />

di utilizzare contemporaneamente queste<br />

due pressioni è legata al fatto che lo sforzo inspiratorio<br />

viene speso in parte per controbilanciare la<br />

cosiddetta PEEPi (o pressione di fine espirazione<br />

che nel paziente con <strong>BPCO</strong> è aumentata dall’iperinsufflazione<br />

dinamica) e in parte per produrre<br />

flusso e volume inspiratorio; la CPAP è in grado di<br />

contrastare efficacemente la PEEPi, mentre la PSV<br />

è capace di ridurre lo sforzo inspiratorio dei muscoli<br />

respiratori. Per quanto l’ipercapnia rappresenti<br />

l’indicazione principale alla VMNI, altri fattori<br />

debbono essere presi in considerazione per iniziare<br />

un trattamento ventilatorio: tra questi, la presenza<br />

o meno di acidosi, la rapidità con cui l’ipercapnia<br />

si è instaurata, lo stato di coscienza del paziente,<br />

il grado di ipossiemia.<br />

Numerosi studi, sia di tipo retrospettivo che di tipo<br />

prospettico-randomizzato, hanno dimostrato<br />

l’efficacia della VMNI nel trattamento <strong>delle</strong> riacutizzazioni<br />

di <strong>BPCO</strong>. Brochard et al. 23 hanno per<br />

primi dimostrato che l’applicazione della VMNI in<br />

85 pazienti ammessi in una UTI nell’arco di 15<br />

mesi perché affetti da <strong>BPCO</strong> riacutizzata permetteva<br />

di ridurre la necessità di intubazione endotracheale,<br />

la durata del ricovero e la mortalità intraospedaliera<br />

in maniera significativa nei pazienti che<br />

oltre alla terapia farmacologica venivano sottoposti<br />

a VMNI.Contemporaneamente,l’uso di VMNI migliora<br />

il pH, la PaO 2 arteriosa, la frequenza respiratoria,<br />

lo stato di vigilanza cerebrale. L’efficacia del<br />

trattamento della <strong>BPCO</strong> riacutizzata con VMNI<br />

apre importanti interrogativi circa il tempo in cui<br />

iniziare tale trattamento, il luogo dove praticarlo e<br />

la possibilità di sostituirlo, come primo approccio,<br />

alla VMI. Per ciò che riguarda il primo punto, non<br />

ci sono dimostrazioni definitive circa il momento<br />

più opportuno per iniziare, ma una serie di evidenze<br />

sembra indurre a partire quanto più precocemente<br />

possibile. Sia Ambrosino 24 sia Brochard 23<br />

hanno trovato che la VMNI aveva minor successo<br />

in pazienti con alterazioni degli scambi gassosi più<br />

severe, cosa che probabilmente accade per un mancato<br />

intervento in fase precoce. Bott et al. hanno<br />

dimostrato che pazienti meno severamente compromessi<br />

potrebbero essere in grado di cooperare<br />

meglio degli altri e migliorare anche con pressioni<br />

di insufflazione più modeste 25 . Nella maggior parte<br />

dei lavori pubblicati, il livello di acidosi è risultato<br />

il parametro più importante per decidere il trattamento<br />

ventilatorio. Circa il luogo dove praticare<br />

il trattamento, molti studi sono stati portati a termine<br />

in UTI, ma l’uso della VMNI in reparti di<br />

medicina generale o di pneumologia è sempre più<br />

frequente e porta a risultati incoraggianti. Del tutto<br />

recentemente, sono stati pubblicati i risultati di<br />

uno studio multicentrico randomizzato e controllato<br />

in cui la VMNI veniva somministrata in corsie<br />

di medicina respiratoria 26 . Un ventilatore a doppio<br />

livello pressorio veniva applicato dal personale<br />

della corsia seguendo un protocollo molto semplice.<br />

Questo studio dimostra che la VMNI può essere<br />

applicata vantaggiosamente al di fuori della UTI<br />

da personale della corsia (purché adeguatamente<br />

istruito), che la precoce introduzione della VMNI<br />

in corsia porta a una prognosi migliore rispetto all’opzione<br />

di non fornire trattamento ventilatorio al<br />

di fuori della UTI. Suggerisce, inoltre, che un intervento<br />

più precoce di quanto non sarebbe ipotizzabile<br />

nel caso fosse disponibile solo la VMI è<br />

decisamente vantaggioso. Circa la decisione di utilizzare<br />

la VMNI in alternativa alla VMI, è possibile<br />

trovare in letteratura la dimostrazione che in pazienti<br />

con insufficienza respiratoria acuta (IRA) di<br />

tipo ipossico (e in un sottogruppo di pazienti anche<br />

di tipo ipercapnico) si ottiene un miglioramento<br />

simile in termini di ossigenazione con le<br />

due metodiche e una simile mortalità; una minor<br />

incidenza di complicazioni, una riduzione del tempo<br />

di degenza in UTI e una maggiore sopravvivenza<br />

nei casi meno gravi se i pazienti vengono<br />

trattati in maniera non invasiva 27 .<br />

Risultati sorprendentemente buoni con l’uso della<br />

VMNI tramite maschera nasale o faciale sono stati<br />

ottenuti anche a notevole distanza dall’episodio di<br />

riacutizzazione. In un gruppo di 24 pazienti trattati<br />

con VMNI in aggiunta alla terapia medica convenzionale<br />

è stata dimostrata in maniera retrospettiva<br />

una mortalità tardiva (12 mesi dopo la dimissione)<br />

significativamente più bassa rispetto a un gruppo<br />

di pari numerosità trattato con la sola terapia medica<br />

28 . Anche il numero e la lunghezza dei ricoveri<br />

ospedalieri durante i 12 mesi successivi alla dimissione<br />

sono risultati più bassi. Risultati analoghi a 1<br />

anno dalla dimissione,sia in termini di sopravvivenza<br />

sia di nuovi ricoveri ospedalieri, sono stati ottenuti<br />

in uno studio prospettico e controllato da Bardi et<br />

112


5. RIACUTIZZAZIONI DELLE <strong>BPCO</strong><br />

Gruppo A: pazienti sottoposti a ventilazione meccanica non invasiva associata alla terapia<br />

medica convenzionale.<br />

Gruppo B: pazienti sottoposti alla sola terapia medica convenzionale.<br />

Figura 5.7<br />

Sopravvivenza a 1 anno di pazienti trattati<br />

con (A) e senza (B) VMNI (modificata<br />

da 29 ).<br />

1,00<br />

Gruppo A<br />

Sopravvivenza cumulativa (%)<br />

0,75<br />

0,50<br />

0,25<br />

Gruppo B<br />

p < 0,02<br />

0<br />

0 100<br />

200 300 400<br />

Giorni della settimana<br />

al. 29 (figura 5.7). Dai risultati di questi due studi è<br />

possibile concludere che il trattamento in fase acuta<br />

con VMNI in aggiunta alla terapia medica convenzionale<br />

è in grado di influenzare positivamente<br />

la prognosi dei pazienti sopravvissuti nei mesi successivi<br />

alla dimissione e fino ad almeno 1 anno.<br />

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