Forza centripeta e gravitazione 1. Il moto circolare - francescopoli.net
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prima idea errata: un oggetto può seguire una traiettoria <strong>circolare</strong> senza che vi<br />
sia un ” binario” di qualche tipo che lo costringa a farlo.<br />
seconda idea errata: un oggetto in <strong>moto</strong> <strong>circolare</strong> tende ad essere scagliato verso<br />
l’esterno, in direzione radiale, dall’azione di una forza detta “centrifuga”.<br />
<br />
v<br />
Perché occorre un “binario” per sostenere il <strong>moto</strong> <strong>circolare</strong><br />
La prima delle due concezioni errate risale agli antichi Greci, i quali ritenevano<br />
il <strong>moto</strong> <strong>circolare</strong> la traiettoria perfetta, perché pensavano fosse seguita dagli<br />
oggetti celesti. Essendo perfetta, la traiettoria <strong>circolare</strong> doveva essere una<br />
condizione naturale per i corpi, “incorruttibile”, cioè capace di sostenersi<br />
autonomamente ed immutabile nel tempo. Da Galileo in poi sappiamo che<br />
questo ruolo “privilegiato” spetta al <strong>moto</strong> rettilineo uniforme, il solo a<br />
proseguire indefinitamente senza che debba intervenire alcuna forza, e che per<br />
tale caratteristica viene addirittura considerato uno stato.<br />
Viceversa, muoversi lungo una traiettoria curva significa cambiare in ogni<br />
momento la direzione della velocità. Mutare velocità, anche se solo in direzione<br />
e non in intensità, vuol dire accelerare: una macchina che curvi con velocità di<br />
<br />
modulo costate v 30 Km/h , sta accelerando in direzione, anche se il<br />
<br />
v<br />
<br />
N<br />
<br />
N<br />
<br />
v<br />
tachimetro segna sempre lo stesso valore perché non sta accelerando in intensità.<br />
Poiché il secondo principio prevede che possa aver luogo un’accelerazione<br />
unicamente in presenza di una forza, ne deduciamo che nel <strong>moto</strong> <strong>circolare</strong><br />
occorre una forza anche solo per cambiare ogni istante la direzione alla velocità.<br />
Come vedremo nel dettaglio, si tratta di una forza in direzione radiale, che<br />
punta sempre verso il centro della circonferenza: ne sono esempi la forza<br />
normale esercitata da un binario curvo, oppure la tensione di una corda legata<br />
al centro della circonferenza. Nella figura a lato, là dove il binario (in un piano<br />
orizzontale) si interrompe, la pallina prosegue con un <strong>moto</strong> in linea retta lungo<br />
la direzione tangenziale istantanea, dato che è venuta meno la forza normale<br />
che la costringeva a curvare.<br />
<br />
v<br />
DIREZIONE<br />
RADIALE<br />
ISTANTANEA<br />
Perché non esiste una “forza centrifuga”<br />
Come sappiamo dalla terza legge della dinamica, non esistono forze solitarie, ma<br />
soltanto interazioni fra coppie di oggetti. Ogni forza deve avere due “attori”: un<br />
soggetto che la esercita (e che a sua volta subisce un’azione uguale e contraria), ed<br />
uno che la subisce. Ora, è nota a tutti la sensazione (illusoria) di essere scagliati verso<br />
l’esterno, in direzione radiale, quando la nostra auto percorre un arco di curva. Ma<br />
si deve escludere che questa sensazione sia dovuta all’azione di una forza,<br />
semplicemente perché non esiste alcun soggetto che esercita questa forza. Chi esercita la<br />
“forza centrifuga” Non c’è risposta a questa domanda.<br />
Un passeggero su di un’auto in curva crede di essere tirato verso l’esterno, ma in<br />
realtà mantiene soltanto la stessa direzione di velocità, che come abbiamo detto<br />
è in ogni istante tangente alla traiettoria <strong>circolare</strong>.<br />
Se non ci fosse l’auto egli volerebbe in direzione tangenziale non appena inizia la<br />
curva. Nel frattempo invece, la macchina gli si muove sotto ed intercetta<br />
continuamente la sua traiettoria rettilinea forzandolo verso il centro. Come si vede in<br />
figura, lo spostamento dell’auto crea una valutazione errata, per cui egli pensa di<br />
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