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L'ENDOSCOPIA DOPO PLASTICA ANTIREFLUSSO: COS'È ... - Sied

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L’ENDOSCOPIA <strong>DOPO</strong> <strong>PLASTICA</strong><br />

<strong>ANTIREFLUSSO</strong>: COS’È NORMALE,<br />

COS’È PATOLOGICO,<br />

COSA PUÒ ESSERE TRATTATO<br />

Vengono esposte le indicazioni all’esecuzione<br />

dell’esame endoscopico dopo intervento chirurgico<br />

di fundoplicatio per malattia da reflusso gastroesofageo.<br />

Vengono riportati gli aspetti tecnici della procedura<br />

chirurgica e la prevenzione delle complicanze,<br />

in relazione alla corretta indicazione, alla scelta<br />

della tecnica ed alle sue modalità di esecuzione.<br />

La persistenza o la ricomparsa della sintomatologia<br />

preoperatoria, la presenza di disfagia persistente,<br />

la sorveglianza e l’eventuale trattamento<br />

delle lesioni metaplastiche rappresentano le indicazioni<br />

più frequenti all’esecuzione della procedura<br />

endoscopica postoperatoria.<br />

In this paper the indications to upper endoscopy<br />

after antireflux surgery are discussed. Technical<br />

details of different surgical procedures are reported,<br />

with suggestions in order to prevent complications,<br />

as well as the rightness of indication, the choice and<br />

the way to perform the procedure. The most frequent<br />

indications to postoperative upper endoscopy<br />

are persistence or reappearance of preoperative<br />

symptoms, continuous dysphagia, surveillance<br />

and treatment of metaplastic lesions.<br />

Parole chiave: endoscopia, fundoplicatio<br />

Key words: endoscopy, antireflux surgery<br />

Guido Missale 1 , Dario Moneghini 2 , Luigi Minelli 2 , Gianpaolo Cengia 2 , Renzo Cestari 1<br />

1<br />

Chirurgia Generale, Università degli Studi di Brescia<br />

2<br />

U.O. Chirurgia Endoscopica Digestiva, Spedali Civili di Brescia<br />

INTRODUZIONE<br />

La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) è una<br />

patologia frequente, cronica e recidivante, con manifestazioni<br />

esofagee ed extraesofagee, presenti quotidianamente<br />

nel 10% della popolazione e nel 40% in modo<br />

sporadico, con complicanze fino nel 20% dei pazienti. Tra<br />

queste l’esofago di Barrett (EB), con prevalenza di 22.6<br />

casi/100.000 pazienti sintomatici e di 376 casi/100.000<br />

soggetti, è una lesione precancerosa con rischio correlato<br />

di insorgenza di adenocarcinoma dell’esofago da 30 a<br />

125 volte superiore a quello della popolazione generale.<br />

I più recenti trattamenti antireflusso farmacologici e chirurgici<br />

sono molto efficaci nel controllo della sintomatologia.<br />

La chirurgia antireflusso con la fundoplicatio, che<br />

si è diffusa in relazione anche alle possibilità offerte da un<br />

approccio miniinvasivo con tecnica laparoscopica, è una<br />

procedura che crea una barriera al reflusso del contenuto<br />

gastrico in esofago, per la prevenzione delle complicanze<br />

peptiche e neoplastiche della malattia (1); il trattamento<br />

farmacologico diminuisce invece la secrezione acida gastrica<br />

e, secondo alcuni studi, può predisporre alla sviluppo<br />

di lesioni neoplastiche, favorendo il reflusso di acidi<br />

biliari non coniugati (2). In ogni caso la chirurgia antireflusso<br />

consente di superare gli inconvenienti e i costi di una<br />

terapia farmacologica condotta per lunghi periodi della<br />

vita, ma richiede l’esecuzione di procedure endoscopiche<br />

per verificarne l’efficacia, la permanenza nel tempo<br />

dei risultati ed il controllo e l’eventuale trattamento delle<br />

alterazioni metaplastiche e displastiche della mucosa<br />

esofagea correlate alla malattia.<br />

Endoscopia post-operatoria<br />

gastrointestinale<br />

CHIRURGIA <strong>ANTIREFLUSSO</strong><br />

Tecnica chirurgica<br />

La fundoplicatio laparoscopica è efficace nella prevenzione<br />

dei reflussi patologici acidi e non acidi, ricostituendo la<br />

funzione dello sfintere esofageo inferiore (LES) attraverso<br />

alcuni meccanismi:<br />

riduzione dell’ernia jatale<br />

ricostituzione della porzione intra-addominale<br />

del LES<br />

ricostituzione della funzione valvolare dell’esofago<br />

compressione meccanica dell’esofago da parte<br />

del diaframma<br />

riduzione dei rilasciamenti transitori del LES e<br />

della loro completezza.<br />

La fundoplicatio poi, in caso di redo-surgery, è gravata da<br />

elevato tasso di morbilità (30%), mortalità (1%) e conversione<br />

laparotomica (17%) (3,4) In relazione alla loro efficacia<br />

(effetto curativo nel 85%-93% dei casi), il numero<br />

Giorn Ital End Dig 2012;35:209-213<br />

209


L’ENDOSCOPIA <strong>DOPO</strong> <strong>PLASTICA</strong> <strong>ANTIREFLUSSO</strong>:<br />

COS’È NORMALE, COS’È PATOLOGICO, COSA PUÒ ESSERE TRATTATO<br />

Guido Missale et al > L’endoscopia dopo plastica antireflusso<br />

210 1<br />

di procedure di fundoplicatio, con l’introduzione dal 1991<br />

della tecnica laparoscopica, è aumentato negli Stati Uniti<br />

da 11.000 a 31.695 dal 1985 al 1999, ma con successiva<br />

diminuzione del 30% dal 2003, soprattutto nei pazienti<br />

di 18-39 anni (38%) e nelle cliniche universitarie (36%)(5).<br />

Questo è da porre in relazione al fatto che la fundoplicatio<br />

non presenta risultati superiori alla terapia con inibitori della<br />

pompa protonica (PPI) nei pazienti con esofagite erosiva (6)<br />

e non vi è stata chiara dimostrazione dell’effetto preventivo<br />

per lo sviluppo di stenosi e nell’evoluzione da EB ad adenocarcinoma.<br />

Prevenzione delle complicanze<br />

Si verifica nelle seguenti condizioni:<br />

corretta selezione dei pazienti da sottoporre<br />

ad intervento chirurgico, con sintomi correlati<br />

a reflussi patologici (pHimpedenzometria,<br />

Symptom Index)<br />

scelta della tecnica chirurgica e modalità di<br />

esecuzione<br />

formazione del chirurgo.<br />

Le tecniche chirurgiche ricostituiscono la funzione dello<br />

sfintere esofageo inferiore, creano una valvola antireflusso<br />

ed esercitano un effetto meccanico sul cardias, in aggiunta<br />

alla ricostituzione del segmento intra-addominale<br />

di esofago, alla funzione della muscolatura liscia della<br />

fundoplicatio e all’abilità del chirurgo nel ripristinare una<br />

normale tensione/lunghezza della muscolatura dello sfintere<br />

esofageo inferiore, fattori che influenzano, in modo<br />

indipendente, il successo di ogni tecnica antireflusso.<br />

Gli aspetti più importanti che devono essere rispettati<br />

nell’esecuzione di una tecnica chirurgica antireflusso<br />

sono rappresentati dalla dissezione completa del fondo<br />

gastrico per confezionare una fundoplicatio “floppy”, dalla<br />

costruzione di una cuffia corta e dalla sua stabilizzazione<br />

in corrispondenza del LES, così da prevenire l’insorgenza<br />

di disfagia e disordini funzionali gastrointestinali postoperatori<br />

(7).<br />

Gli insuccessi della correzione del difetto anatomico della<br />

crus diaframmatica vengono confermati dal rilievo intraoperatorio<br />

dell’alterazione dei pilastri diaframmatici e<br />

dall’analisi delle strutture legamentose, con evidenza di<br />

deplezione, frammentazione e distorsione dell’elastina nei<br />

legamenti freno-esofageo, gastro-epatico e gastro-frenico<br />

(8), e di alterazioni muscolari della crus diaframmatica (degenerazione<br />

vacuolare del sarcolemma) (9).<br />

A tale riguardo viene proposta l’applicazione di materiale<br />

protesico per la chiusura dello jato, con l’obiettivo di ottenere<br />

una riduzione della tensione ed un rinforzo della sutura<br />

muscolare crurale. Dalla prima descrizione del 1993 (10) la<br />

discussione ha riguardato la forma, il materiale, le modalità<br />

di ancoraggio, l’applicazione selettiva o di routine della protesi<br />

e le complicanze correlate alla procedura.<br />

In ogni caso le caratteristiche anatomiche, funzionali e patologiche,<br />

che caratterizzano lo score AFP (Anatomia: ernia<br />

jatale A0-A3)(Funzione: tempo reflusso% F0-F3)(Patologia:<br />

esofagite P0-P3), rappresentano parametri che presentano<br />

effetto predittivo sulle recidive postoperatorie della malattia,<br />

con sensibilità 85.7%, specificità 83%, valore predittivo positivo<br />

26.1% e valore predittivo negativo 98.8% (11).<br />

Qualità di vita dopo fundoplicatio<br />

Considera la sintomatologia preoperatoria esofagea ed extraesofagea<br />

e la presenza di sintomi di nuova insorgenza,<br />

in aggiunta alle abitudini alimentari, all’esercizio fisico ed alla<br />

necessità di assunzione di farmaci.<br />

I sintomi di nuova insorgenza correlati all’intervento sono<br />

rappresentati da disfagia, incapacità ad eruttare, meteorismo<br />

addominale e flatulenza (grado B).<br />

L’intensità<br />

(0 - assente, 1 - rilevante, 2 - fastidiosa,<br />

3 - severa, interferisce con qualità di vita)<br />

La frequenza<br />

(0 - assente, 1 – occasionale <br />

5 biopsie).<br />

endoscopia in caso di sindrome esofagea non<br />

responder a PPI x2 con biopsie nel sospetto di<br />

metaplasia, displasia e neoplasia.<br />

manometria esofagea in caso di sindrome esofagea<br />

non responder a PPIx2 per esecuzione di<br />

pH-impedenzometria esofagea ed esclusione di<br />

patologie motorie.<br />

pH-impedenzometria esofagea off PPI (7 giorni<br />

di sospensione) in caso di sindrome esofagea<br />

non responder a PPIx2, con endoscopia e manometria<br />

esofagea normali (strumentazione wireless<br />

con maggiore sensibilità per registrazione<br />

condotta per 48 ore) (13).


Figura 1: morfologia della plica mucosa gastroesofagea<br />

Grado I<br />

Grado III<br />

assiale del LES che la tecnica induce, senza alcun effetto<br />

meccanico e compressivo sulla struttura sfinteriale.<br />

Queste alterazioni fisiopatologiche, che giustificano di<br />

per sé l’insorgenza di disfagia postoperatoria, rappresentano<br />

un meccanismo utile al chirurgo per ridurre la<br />

sua incidenza, evitando una compressione meccanica<br />

dell’esofago con una fundoplicatio lassa, una fundoplicatio<br />

incompleta 270° o applicando un dilatatore di<br />

grande calibro nel lume esofageo durante il suo confezionamento.<br />

La disfagia che si manifesta nelle fasi precoci<br />

dell’intervento è una condizione sintomatologica<br />

frequente, che può risolversi ed essere prevenuta con<br />

accorgimenti tecnici che impediscono l’eccessiva restrizione<br />

del movimento assiale dello sfintere (17).<br />

Nei casi in cui prevalga l’effetto compressivo della valva<br />

sul lume viscerale, il calibro del dilatatore (da 36 a<br />

60 Fr), la lunghezza della fundoplicatio (da 4 a 1 cm), la<br />

rimozione del tessuto adiposo pericardiale con posizionamento<br />

periesofageo della fundoplicatio ed una adeguata<br />

chiusura dello jato esofageo con 5-6 punti a 1 cm<br />

di distanza, sono accorgimenti tecnici che controllano<br />

in modo efficace le manifestazioni cliniche della malattia<br />

e ne riducono al minimo gli effetti indesiderati (18). In<br />

caso di disfagia persistente, in cui sia documentata una<br />

riduzione di calibro del lume viscerale cardiale con esame<br />

radiologico, l’endoscopia postoperatoria e la manoc.<br />

Reperti endoscopici anatomofunzionali<br />

L’interpretazione della sintomatologia postoperatoria deve<br />

tenere in considerazione i seguenti parametri che sono<br />

rappresentati da:<br />

morfologia della giunzione gastroesofagea (classificazione<br />

di Hill della plica mucosa lungo la<br />

piccola curva, con endoscopio in retroversione):<br />

- grado I - plica mucosa prominente;<br />

- grado II - plica mucosa presente, con periodi<br />

di apertura e chiusura<br />

- grado III - plica mucosa non prominente;<br />

- grado IV - plica mucosa assente con lume<br />

esofageo beante.<br />

Grado I e II sono considerati normali, grado III<br />

e IV patologici per malattia da reflusso gastroesofageo<br />

(sensibilità 91%, specificità 95%, valore<br />

predittivo negativo 87%), con scarsa correlazione<br />

con la pressione dello sfintere esofageo inferiore<br />

(Figura 1) (14).<br />

morfologia della giunzione gastroesofagea dopo<br />

chirurgia antireflusso, con identificazione di 10<br />

parametri, in relazione alla tipologia della tecnica<br />

utilizzata, con lo scopo di determinare se la<br />

valvola è stata confezionata correttamente e se<br />

è intatta (Tabella 1) (15).<br />

Grado II<br />

Grado IV<br />

Disfagia postoperatoria<br />

Il meccanismo che regola il rilasciamento<br />

del LES è rappresentato dalla contrazione<br />

della muscolatura liscia longitudinale vagomediata,<br />

con incremento del rapporto tra<br />

l’area della sezione trasversale del lume<br />

viscerale e lo spessore della muscolatura<br />

propria. Questo rappresenta in aggiunta<br />

all’inibizione della muscolatura diaframmatica<br />

e all’eventuale rilasciamento del fondo<br />

gastrico, il principale meccanismo responsabile<br />

dei rilasciamenti transitori del LES<br />

nell’ambito della fisiopatologia della MRGE,<br />

in particolare in assenza di ernia jatale, con<br />

incremento della pressione esofagea, con<br />

“camera comune” rispetto alla pressione<br />

gastrica (16). Dopo fundoplicatio i rilasciamenti<br />

neurologicamente indotti dalla deglutizione<br />

e quelli transitori risultano essere<br />

incompleti o addirittura assenti, in relazione<br />

alla riduzione della contrazione della muscolatura<br />

longitudinale ed alla dislocazione<br />

Tabella 1: caratteristiche della valvola<br />

Caratteristiche valvolari Definizione Valutazione<br />

Spessore della plica Larghezza della porzione più distale della valvola Sottile o larga<br />

Lunghezza della valvola Distanza dall’apice del fondo alla plica Cm<br />

Solco anteriore Evidenza impronta anteriore Assente, lieve, profonda<br />

Solco posteriore Evidenza impronta posteriore Assente, lieve, profonda<br />

Piccola curva ampia Ampiezza della zona al di sotto della valvola Ristretta o ampia<br />

Adesione all’endoscopio Tensione della plica valvolare attorno all’endoscopio Lassa, media, serrata<br />

Effetto della respirazione<br />

Adesione della valvola all’endoscopio<br />

durante la respirazione<br />

Adesione in tutte le fasi<br />

Sede intra-addominale Valvola distale all’impronta diaframmatica Sì/No<br />

Corretta posizione della valvola Fundoplicatio 3 cm prossimale al cardias Sì/No<br />

Caratteristiche peculiari Morfologia unica per ogni intervento Descrizione<br />

LUNEDì Giorn Ital 2 OTTOBRE End Dig 2012;35:209-213<br />

- I SESSIONE<br />

211 15


L’ENDOSCOPIA <strong>DOPO</strong> <strong>PLASTICA</strong> <strong>ANTIREFLUSSO</strong>:<br />

COS’È NORMALE, COS’È PATOLOGICO, COSA PUÒ ESSERE TRATTATO<br />

Guido Missale et al > L’endoscopia dopo plastica antireflusso<br />

212 1<br />

metria esofagea ad alta risoluzione sono procedure diagnostiche<br />

che consentono di identificare i pazienti che<br />

possono beneficiare di procedure di dilatazione pneumatica<br />

cardiale. In questi casi deve essere documentata<br />

la presenza di stenosi cardiale correlata alla disfagia,<br />

con esclusione di patologie motorie del rilasciamento del<br />

LES e con ostacolo alla progressione dell’endoscopio in<br />

cavità gastrica.<br />

I parametri radiologici, rappresentati dalla posizione della<br />

fundoplicatio rispetto allo jato diaframmatico, dal ristagno<br />

di liquido con livello idroaereo nel lume esofageo, dalle<br />

modalità di progressione del liquido in cavità gastrica,<br />

dall’ostacolo alla progressione di pasto baritato semisolido,<br />

dalla ricomparsa di ernia jatale, dalla presenza di<br />

plica medio gastrica o di volvolo gastrico, rappresentano<br />

la conferma della presenza di un’ostruzione meccanica<br />

cardiale, con indicazione ad esecuzione di procedure di<br />

dilatazione (19).<br />

Sorveglianza e trattamento di esofago<br />

di Barrett dopo fundoplicatio<br />

L’incidenza di adenocarcinoma esofageo nei pazienti con<br />

EB (0.3-1.6% per anno) è 100 volte superiore a quella<br />

della popolazione generale (0.005%), con un rapporto<br />

con l’estensione della metaplasia (0.57% per long EB,<br />

0.26% per short EB) e con il sesso (0.45% per il sesso<br />

femminile, 1% per quello maschile). In relazione alle problematiche<br />

correlate alla diagnosi di displasia, considerata<br />

il marker più attendibile di progressione neoplastica<br />

(non evidenza, variabilità/non concordanza diagnostica),<br />

l’utilizzo di marcatori molecolari (p53, mRNA, aneuploidia<br />

e tertraploidia, 17p/19p LOH), eventualmente associati<br />

al processo infiammazione-metaplasia-neoplasia,<br />

fornisce informazioni rilevanti relative al rischio evolutivo<br />

nell’EB. Tra questi ultimi il fattore nucleare di trascrizione<br />

NF-kB, attivato nell’esofagite da reflusso, è coinvolto nel<br />

processo evolutivo carcinogenetico da metaplasia a displasia<br />

ad adenocarcinoma.<br />

In questo ambito la chirurgia antireflusso, che previene<br />

il contatto con reflussi acidi e biliari, rappresenta una<br />

procedura in grado di proteggere l’epitelio metaplastico<br />

dallo stress ossidativo ad essi conseguente. In ogni caso<br />

la sorveglianza dell’EB con applicazione del “protocollo<br />

bioptico di Seattle”, utilizzato con lo scopo di offrire la<br />

maggior probabilità di identificare la presenza di lesioni<br />

displastiche, prevede l’esecuzione di esame endoscopico<br />

ed istologico per 2 anni, poi ogni 3 anni in assenza<br />

di displasie; la ripetizione annuale della procedura in<br />

presenza di displasia di grado lieve, mentre in caso di<br />

displasia di grado severo confermata o di irregolarità<br />

della mucosa vi è indicazione ad applicare procedure<br />

chirurgiche di esofagectomia o di mucosectomia, con<br />

lo scopo di ridurre il rischio neoplastico. L’elettrocoagulazione<br />

multipolare, la fotocoagulazione laser, la crioterapia,<br />

Argon Plasma Coagulation, la terapia fotodinamica<br />

e l’utilizzo di radiofrequenza sono procedure di ablazione<br />

che consentono l’eliminazione delle mucosa metaplastica<br />

residua con complicanze trascurabili, da applicare<br />

eventualmente dopo mucosectomia. Le procedure di<br />

ablazione della mucosa, quando applicate all’EB non displastico<br />

o con displasia di grado lieve, sono strategie di<br />

trattamento che presentano costo-efficacia, in relazione<br />

alla riduzione del rischio neoplastico, anche se la documentazione<br />

di markers di iperproliferazione nell’epitelio<br />

neosquamoso consiglia l’applicazione di protocolli di<br />

sorveglianza endoscopica anche dopo l’esecuzione di<br />

tali procedure (20).<br />

CONCLUSIONI<br />

L’esecuzione di un esame endoscopico dopo fundoplicatio<br />

è una procedura che consente di verificarne l’efficacia e i<br />

risultati e deve essere applicata nel caso in cui il paziente<br />

presenti una sintomatologia persistente o recidiva, correlata<br />

alla malattia. Nel corso dell’indagine è possibile valutare l’integrità<br />

endoluminale della fundoplicatio, l’efficacia della continenza<br />

gastroesofagea e la presenza di recidiva erniaria, in<br />

aggiunta alle eventuali lesioni della mucosa correlate ad una<br />

ripresa della malattia.<br />

In pazienti affetti da EB dopo la fundoplicatio è indicata una<br />

continua sorveglianza, anche se il rischio di evoluzione patologica<br />

della metaplasia (displasia, adenocarcinoma) può<br />

considerarsi ridotto in relazione alla abolizione dei reflussi<br />

patologici. In presenza di lesioni displastiche le procedure<br />

endoscopiche di mucosectomia ed ablazione con eradicazione<br />

della mucosa residua consentono un trattamento<br />

adeguato della condizione patologica, riducendo il rischio di<br />

evoluzione neoplastica.<br />

TAKE HOME MESSAGE<br />

L’esame endoscopico dopo intervento chirurgico<br />

di fundoplicatio è indicato in caso di persistenza<br />

o ricomparsa della sintomatologia preoperatoria<br />

e nella sorveglianza e trattamento di<br />

lesioni metaplastiche o displastiche.<br />

L’esame endoscopico dopo intervento di fundoplicatio<br />

definisce le caratteristiche della plica mucosa<br />

gastroesofagea e della valvola antireflusso,<br />

parametri che consentono di interpretare la sintomatologia<br />

postoperatoria.<br />

La comparsa di disfagia o di sintomi di nuova<br />

insorgenza dopo fundoplicatio richiede l’esecuzione<br />

di procedure diagnostiche radiologiche e<br />

funzionali (manometria, pH-impedenzometria)<br />

per identificare i pazienti nei quali è indicata l’esecuzione<br />

di esame endoscopico ed eventuale<br />

dilatazione pneumatica cardiale.<br />

I risultati dell’intervento chirurgico di fundoplicatio<br />

sono in relazione alla tecnica utilizzata e alla<br />

sua modalità di esecuzione. La formazione del<br />

chirurgo influisce sulla ricostituzione delle normali<br />

condizioni anatomo-funzionali della regione<br />

esofago-cardiale.<br />

Corrispondenza<br />

Renzo Cestari<br />

U.O. Chirurgia Endoscopica Digestiva<br />

Università degli Studi<br />

A.O. Spedali Civili<br />

P.le Spedali Civili, 1 – 25100 Brescia<br />

Tel. + 39 030 3995539<br />

Fax + 39 030 398276<br />

e-mail: cestari@med.unibs.it<br />

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on the management of Barrett’s Esophagus. Gastroenterology<br />

2011;140:e18-e52,1084-1091.<br />

LUNEDì Giorn Ital 2 OTTOBRE End Dig 2012;35:209-213<br />

- I SESSIONE<br />

213 15

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