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Uomini e famiglie - COFACE

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<strong>Uomini</strong> e<br />

<strong>famiglie</strong><br />

L’evoluzione dei ruoli maschili<br />

nelle <strong>famiglie</strong> in Europa<br />

1


2012 version<br />

First publish in December 2006<br />

Con il sostegno della Comunità europea – Programma relativo alla strategia – quadro comunitario in<br />

materia di parità tra uomini e donne (2001 – 2005). Le informazioni contenute nella presente<br />

pubblicazione (o altri dati) non riflettono necessariamente il parere o il punto di vista della<br />

Commissione europea.<br />

Con il sostegno de l’lnstitut belge pour l'Égalité des Femmes<br />

et des Hommes<br />

Lista di partner<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Ligue des Familles, Belgio<br />

Pancyprian Organisation Polyteknon, Cipro<br />

Vaëstöliitto ry (La Federazione Familiare Finlandese), Finlandia<br />

Union Nationale des Associations Familiales, Francia<br />

Family and Child Care Center, Grecia<br />

Unione Famiglie Handicappati, Italia<br />

Liga Portuguesa dos Deficientes Motores-CRS, Portogallo<br />

Institut pour l’Egalité des Femmes et des Hommes, Belgio<br />

Testo realizzato da Ghislaine Julémont, esperta del progetto e responsabile di missione presso<br />

Femmes Prévoyantes Socialistes (Belgio)<br />

2


Prefazione<br />

La brochure che avete in mano presenta la Sintesi<br />

e le Raccomandazioni risultanti da un progetto<br />

europeo condotto, per quindici mesi, dalla<br />

<strong>COFACE</strong> e dalle sue organizzazioni membri, con<br />

la partecipazione dell’Institut Belge pour l’Egalité<br />

des Femmes et des Hommes (Istituto Belga per la<br />

Parità di <strong>Uomini</strong> e Donne). Questo progetto,<br />

sostenuto finanziariamente dalla Commissione<br />

europea, così come dall’Istituto, si iscrive nel<br />

programma europeo di pari opportunità tra uomini<br />

e donne 1 .<br />

Durante la preparazione del progetto, a partire<br />

dalla primavera 2005, i principali obiettivi erano di<br />

due ordini: da una parte, sensibilizzare i differenti<br />

attori politici, economici, sociali e culturali, così<br />

come il grande pubblico, alla questione del ruolo<br />

dell’uomo all’interno della famiglia, e dall’altra<br />

rispondere ad una serie di interrogativi, in<br />

particolare: qual è la percezione dell’uomo rispetto<br />

ai propri ruoli all’interno della famiglia Come<br />

invitare i padri ad essere maggiormente coinvolti<br />

nelle attenzioni, nelle cure e nell’educazione dei<br />

propri figli In che modo la parità tra uomini e<br />

donne può instaurarsi all’interno delle <strong>famiglie</strong> ed<br />

essere il fulcro di una collaborazione armoniosa<br />

tra i loro membri<br />

Questi obiettivi avrebbero dato luogo non soltanto<br />

ad un anno e mezzo di lavoro e di inchieste in<br />

partenariato, ma anche ad un Seminario tenutosi<br />

a Helsinki nell’ottobre 2006, ed alla creazione<br />

della presente brochure, disponibile in 8 lingue.<br />

Nella fase iniziale, e nell’ottica degli obiettivi<br />

summenzionati, il progetto doveva focalizzarsi<br />

essenzialmente sul ruolo dell’uomo all’interno<br />

della famiglia, nel senso relativamente ristretto di<br />

tale approccio. Rapidamente, tuttavia, si è reso<br />

evidente che ciò non poteva essere sufficiente.<br />

Analizzare il ruolo dell’uomo all’interno della<br />

famiglia determina, di fatto, la necessità di gettare<br />

uno sguardo critico sull’organizzazione<br />

dell’insieme della società, mettendo inoltre in<br />

evidenza il peso considerevole degli stereotipi e<br />

delle resistenze al cambiamento in questo ambito.<br />

Non è soltanto il ruolo dell’uomo ad essere messo<br />

in discussione: anche quello della donna è<br />

coinvolto. E non si tratta soltanto della famiglia,<br />

ma anche dell’impresa, della scuola e di altri<br />

ambiti.<br />

Eravamo certamente coscienti del fatto che<br />

correvamo due tipi di rischi: da una parte, limitarsi<br />

a semplici constatazioni, ed emettere alcuni<br />

giudizi generali già conosciuti, che non<br />

apportavano nulla di nuovo al dibattito, ed ancora<br />

meno alle soluzioni, riguardo ad una parità ancora<br />

maggiore tra uomini e donne. Dall’altra,<br />

raccogliere ed analizzare le disposizioni esistenti<br />

nei diversi Paesi, nella speranza che la loro mera<br />

enumerazione e diffusione, nel nome dello<br />

scambio di buone pratiche, avrebbe costituito lo<br />

sprone affinché altri Paesi ne traessero<br />

ispirazione e le mettessero in atto.<br />

Abbiamo voluto andare oltre. Ad ogni partner<br />

abbiamo chiesto di effettuare un’inchiesta sulla<br />

visione di donne e uomini intervistati rispetto al<br />

ruolo dell’uomo nella famiglia, domandando quali<br />

disposizioni legislative o di altra natura sarebbero<br />

auspicabili affinché l’uomo si impegni<br />

maggiormente nelle responsabilità familiari.<br />

Abbiamo voluto collocare le risposte ottenute<br />

durante le inchieste nel loro contesto politico,<br />

economico e sociale, in maniera tale da situare il<br />

progetto in un quadro il più concreto possibile.<br />

Le raccomandazioni formulate nella presente<br />

brochure si basano non soltanto su di un lavoro di<br />

ricerca e di analisi, ma anche su dati raccolti<br />

durante le inchieste, essenzialmente qualitative,<br />

effettuate dai partner.<br />

Desidero ringraziare l’insieme delle organizzazioni<br />

membri del partenariato per la loro preziosa<br />

collaborazione e il loro lavoro. Ringrazio in<br />

particolare la nostra esperta, Ghislaine Julémont,<br />

per il suo eccellente lavoro di raccolta delle<br />

informazioni e di sintesi dei risultati delle<br />

inchieste.<br />

Le raccomandazioni che ne derivano hanno, a<br />

mio parere, la qualità primaria di essere fondate<br />

sulle realtà della vita sia familiare che<br />

professionale. Tale aspetto le rende ancor più<br />

applicabili nella pratica … purché i nostri politici,<br />

che detengono il potere decisionale a livello<br />

locale, regionale, nazionale ed europeo, ne<br />

abbiano la volontà.<br />

È sicuramente questo l’obiettivo che ci<br />

prefiggiamo con la pubblicazione della presente<br />

brochure.<br />

Yves Roland-Gosselin<br />

1<br />

Titolo completo del progetto: «Le differenti<br />

sfaccettature del ruolo dell’uomo nelle famiglia europee.<br />

Inchieste ed azioni di sensibilizzazione per la<br />

promozione della parità tra uomini e donne.»<br />

3


1. Introduzione<br />

La <strong>COFACE</strong>, in partnership con l’Istituto federale belga per la parità di donne e uomini, ha<br />

condotto una ricerca-azione incentrata sulla partecipazione degli uomini all’assunzione delle<br />

responsabilità genitoriali e familiari, con la partecipazione di sette associazioni per la famiglia<br />

appartenenti a sette Stati membri dell’Unione europea. I sette Paesi interessati – Belgio, Cipro,<br />

Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Portogallo – non sono soltanto rappresentativi delle diverse tappe<br />

della costruzione europea, ma anche delle diverse culture che la compongono, la cui influenza è<br />

particolarmente importante nelle rappresentazioni collettive dei ruoli femminili e maschili, tanto<br />

all’interno della famiglia quanto nell’insieme delle strutture della società. Tali immagini dell’uomo e<br />

della donna, veicolate dalle norme sociali proprie di ciascun Paese, assumono particolare<br />

importanza quando si tratta di affrontare “il ruolo degli uomini nella promozione della parità tra<br />

donne e uomini e, in particolare, i comportamenti degli uomini e dei padri in relazione con la<br />

conciliazione tra vita professionale e privata”, come stipulato nel bando della Commissione<br />

europea nel cui ambito si inscrive la presente ricerca.<br />

L’interesse della Commissione per il ruolo degli uomini all’interno della famiglia non è una novità.<br />

La preoccupazione riguardante il ruolo dei padri nella famiglia di domani esisteva già nel 1994, in<br />

occasione della celebrazione dell’Anno internazionale della famiglia. L’interrogativo principale<br />

riguardava, all’epoca, l’assenza di un supporto istituzionale alla paternità ed i limiti con cui si<br />

scontrava l’evoluzione dei ruoli familiari, sia femminili che maschili. Si tratta di una questione<br />

ancora attuale nel 2006. In effetti, sono molto poche le persone, uomini e donne, semplici cittadini<br />

o responsabili politici o amministrativi, parti sociali o attori della società civile, che ad oggi hanno<br />

preso coscienza del fatto che il coinvolgimento degli uomini nella famiglia rimette<br />

fondamentalmente in causa l’ordine gerarchico stabilito tra i sessi a partire dal XIX secolo negli<br />

Stati democratici, in maniera più incisiva rispetto all’integrazione di un numero sempre maggiore di<br />

donne nel mondo del lavoro.<br />

Il coinvolgimento delle donne nel lavoro professionale si inserisce in effetti nello stesso processo di<br />

emancipazione cittadina, connessa al regime democratico, seguito da altri gruppi discriminati,<br />

minoritari (minoranze etniche o religiosa, ad es.) o “minorizzati” (popoli colonizzati, ad es.), per<br />

ottenere l’accesso a tutti i diritti umani fondamentali (secondo le circostanze, il diritto al lavoro ed<br />

all’impiego, all’istruzione ed alla formazione professionale, ai profitti ed alla previdenza sociale). La<br />

visibilità della loro azione, come quella di ogni processo di emancipazione, è immediata, in quanto<br />

ha luogo nella sfera pubblica.<br />

Al contrario, la partecipazione degli uomini al lavoro familiare non entra d’emblée nella stessa<br />

dinamica di valorizzazione sociale. Il costrutto sessuato del lavoro in vigore dall’instaurazione della<br />

società industriale riconosce un valore, come risaputo, soltanto alle attività di produzione di beni e<br />

servizi che transitano per il mercato. Il successo di una politica di riconciliazione 2 della vita<br />

professionale e familiare finalizzata ad una migliore partecipazione degli uomini al lavoro<br />

domestico e familiare, per definizione invisibile e senza valore nell’ambito di questo costrutto<br />

lavorativo particolare, dipenderà pertanto, in larga misura, dalla rimessa in discussione della<br />

gerarchizzazione del lavoro professionale e familiare, uno dei segni più tangibili dell’ordine<br />

gerarchico vigente tra i sessi.<br />

2 Si è preferito il termine riconciliazione rispetto a conciliazione (a nostro avviso improprio) generalmente<br />

utilizzato in francese. Tale scelta desidera mettere in evidenza che, contrariamente a quanto suggerito dalla<br />

parola conciliazione, il lavoro e la famiglia non sono, o non sono più, due sfere separate, antagoniste, con<br />

interessi divergenti, bensì due sfere della vita che si completano sempre più, come avveniva, nelle nostre<br />

regioni, prima dell’era industriale. È pertanto opportuno favorire la riconciliazione degli interessi delle due<br />

sfere della vita, separate artificialmente, riorganizzando la società in funzione del principio di universalità e<br />

non più di divisione sessuale dei ruoli, divenuta obsoleta, sincronizzando i tempi sociali e familiari.<br />

4


Da questo punto di vista, l’impegno degli uomini nei confronti dei doveri domestici e familiari<br />

appare ben più “rivoluzionario” in termini di cambiamento delle norme e dei valori stabiliti rispetto al<br />

coinvolgimento delle donne nell’attività professionale. In effetti, se da un lato l’integrazione delle<br />

donne nel mercato dell’impiego rafforza la gerarchia stabilita a partire dal XIX secolo tra lavoro<br />

professionale e lavoro familiare, dall’altro la ricerca di una maggiore partecipazione degli uomini al<br />

lavoro domestico e familiare porta ad interrogarsi sull’opportunità del mantenimento di tale<br />

gerarchia, che valorizza i ruoli professionali, tradizionalmente maschili, a scapito dei ruoli familiari,<br />

tradizionalmente femminili.<br />

L’obiettivo di parità tra donne e uomini, fissato dal Foglio di viaggio 2006-2010 adottato dalla<br />

Commissione europea, non potrà probabilmente essere raggiunto senza il riconoscimento di una<br />

parità di valore dei due tipi di ruolo ed una ristrutturazione radicale del lavoro remunerato.<br />

Nell’ambito di tale ristrutturazione, l’integrazione del tempo familiare nell’organizzazione del tempo<br />

lavorativo, e più in generale nell’organizzazione del tempo sociale, appare un elemento chiave.<br />

Tutto ciò indica che non si potrà sperare in cambiamenti significativi rispetto alla partecipazione<br />

degli uomini alle responsabilità genitoriali e familiari fino a quando il coinvolgimento nel tempo<br />

familiare sarà assimilato ad una perdita di capitale umano, i cui effetti si ripercuotono sullo sviluppo<br />

della carriera professionale e sull’impiegabilità dei lavoratori agli occhi dei datori di lavoro.<br />

2. Alcuni risultati significativi<br />

Le indagini effettuate dalle sette associazioni partecipanti alla ricerca avevano come primo<br />

obiettivo una migliore comprensione degli atteggiamenti degli uomini rispetto ai loro ruoli all’interno<br />

della famiglia. In quale misura sono pronti a partecipare alle responsabilità familiari, rispetto ai<br />

propri figli (Belgio, Cipro, Francia, Finlandia), o ai propri genitori anziani non indipendenti (Francia,<br />

Grecia), e a trovare un compromesso con i propri obblighi professionali (reali o percepiti) In quale<br />

misura sono pronti ad essere più presenti nella vita familiare in caso di un bambino con disabilità o<br />

affetto da una malattia grave (Italia, Portogallo) Come si confrontano alla responsabilità nei<br />

confronti dei bambini, in caso di affidamento congiunto dopo un divorzio o una rottura di unione<br />

(Belgio), dal momento che una recente ricerca belga mostra che l’effetto negativo derivante<br />

dall’assunzione delle responsabilità genitoriali sulla carriera è ancor più percettibile per gli uomini<br />

che per le donne<br />

Il rinnovamento della figura del padre appare il fattore più determinante del cambiamento di<br />

mentalità necessario all’evoluzione dei ruoli maschili e femminili nell’ambito della famiglia. Si tratta<br />

della prima constatazione che emerge dalle risposte ottenute alle due domande comuni alle sette<br />

inchieste: la prima chiedeva se sarebbe opportuno che gli uomini partecipassero maggiormente<br />

alle responsabilità familiari quotidiane, mentre la seconda era incentrata sulle politiche da mettere<br />

in atto per migliorare tale partecipazione. Nulla nella formulazione delle due domande orientava, in<br />

una maniera o nell’altra, le risposte alla partecipazione dell’uomo, in quanto padre, alla vita<br />

familiare. Tuttavia, tutte le risposte si sono concentrate sui ruoli che deve rivestire in veste di<br />

educatore e di colui che provvede alle cura dei bambini, benché in due casi l’oggetto dell’inchiesta<br />

riguardasse esclusivamente il suo ruolo di figlio di genitori anziani non indipendenti.<br />

Il fatto che le risposte si incentrino sui ruoli del padre rispetto ai propri figli è prima di tutto indicativo<br />

dell’impianto generale del modello familiare nucleare, che raggruppa e si limita ai genitori ed ai<br />

figli, nelle rappresentazioni collettive. Tuttavia, sottolinea anche che il cambiamento<br />

nell’attribuzione dei ruoli familiari tra donna e uomo deve prodursi, in primo luogo, nell’ambito di<br />

tale modello, se si desidera che il cambiamento riesca ad impiantarsi e a normalizzarsi. Tutto<br />

lascia pensare che la rottura del legame esclusivo stabilito tra il ruolo di colui che provvede alle<br />

cure e la figura materna, mediante l’associazione di tale ruolo alla figura paterna, sarà di per sé<br />

sufficiente a modificare gli atteggiamenti ed i comportamenti rispetto alla presa di responsabilità da<br />

5


parte degli uomini rispetto ai genitori anziani, ed in senso più ampio rispetto a tutti gli altri membri<br />

della famiglia non indipendenti.<br />

Tuttavia, fino ad oggi il cambiamento di mentalità da cui dipende tale evoluzione non sembra<br />

avvicinarsi ad una realizzazione, anche se si affaccia timidamente all’orizzonte, come mostrano i<br />

progressi in tal senso, riscontrabili principalmente in Finlandia. Troppi uomini fanno ancora<br />

affidamento sulle donne per l’esecuzione dei lavori domestici e familiari, e pochi vi partecipano<br />

volontariamente. A livello microsociale, le cause principali della lentezza di tale evoluzione<br />

sembrano essere l’assenza di dialogo all’interno delle coppie e le resistenze degli uni e delle<br />

altre al cambiamento. La divisione secolare dei compiti sembra ancora percepita da buona parte<br />

di loro come un elemento inerente all’affermazione delle rispettive identità in quanto uomo e<br />

donna.<br />

Intervengono inoltre altri fattori, contestualmente a quelli summenzionati, tra cui:<br />

- la disparità nelle remunerazioni, e più generalmente delle condizioni di impiego, che<br />

persiste tra uomini e donne (15% di scarto salariale nella scala dell’Unione europea);<br />

- la segregazione sul mercato del lavoro, risultante da una reale assenza di<br />

mescolanza nelle carriere scolastiche, in particolare in quelle a più alto rendimento e a<br />

più innovative, in cui si concentrano i ragazzi, ed in quelle finalizzate invece alla formazioni<br />

di professionisti nel settore dei servizi alla persona, frequentate principalmente da ragazze;<br />

- il corporativismo dei principali attori economici e sociali;<br />

- il clima nelle imprese ed i rischi per la carriera successivi all’astensione temporanea dal<br />

lavoro per motivi familiari;<br />

- un’organizzazione del lavoro e delle politiche dei congedi parentali e familiari<br />

inadatta ai bisogni reali delle <strong>famiglie</strong>;<br />

- la mancanza di servizi indispensabili alle <strong>famiglie</strong>, che permettano ai coniugi o partner<br />

di dedicarsi in ugual misura ad un’attività professionale;<br />

- le immagini dell’uomo e della donna veicolate nel sistema educativo, ma anche nei<br />

media ecc.<br />

Si tratta di elementi che non favoriscono l’auspicato cambiamento di mentalità, come confermano<br />

le risposte ottenute alla seconda domanda comune. La poca elasticità dei comportamenti<br />

professionali maschili, che perdura di fronte alle responsabilità familiari, potrà scomparire soltanto<br />

nel momento in cui la riconciliazione della vita professionale e familiare diventerà una dimensione<br />

trasversale a tutte le politiche, in rapporto con il diritto del lavoro e sociale. L’introduzione di tale<br />

nuova linea direttrice risulta ancor più importante dal momento che l’integrazione del tempo<br />

familiare nell’organizzazione del tempo lavorativo appare sempre più come la condizione<br />

sine qua non di un’applicazione riuscita del principio di uguaglianza tra uomini e donne.<br />

Tuttavia, affinché ciò possa realizzarsi, risulta necessario ripensare il concetto di riconciliazione<br />

della vita professionale e privata in termini universali, ovvero incorporando le attese ed i<br />

bisogni degli uomini e delle donne, e non più esclusivamente quelli di queste ultime, come<br />

fino ad oggi è accaduto troppo spesso. Tali termini universali possono risultare soltanto da<br />

compromessi tra i bisogni e le attese degli uomini e delle donne riguardo ai tempi da dedicare alla<br />

vita familiare.<br />

Se le rivendicazioni delle donne sono da tempo conosciute, quelle degli uomini restano quasi<br />

inesistenti. In generale poco motivati a far sentire pubblicamente la propria voce in merito, ancora<br />

oggi spesso tardano ad organizzarsi in gruppi di pressione, portatori di un programma di<br />

rivendicazioni coerente, chiaro e preciso, il cui obiettivo sarà di introdurre il loro diritto da genitori<br />

di partecipare concretamente alle responsabilità genitoriali (e familiari) nell’agenda delle politiche<br />

pubbliche, aziendali e delle organizzazioni sindacali.<br />

La presa di coscienza, da parte degli uomini, del proprio ruolo di attori del cambiamento sociale<br />

atteso sul terreno familiare – che può risultare soltanto da una rigida applicazione del principio di<br />

parità nel mondo del lavoro – appare sempre più come l’anello mancante, che impedisce la<br />

realizzazione dell’uguaglianza dei sessi in tutte le strutture sociali.<br />

6


Nel caso particolare della famiglia, gli uomini devono comprendere che il futuro della parità<br />

in tale ambito dipende in primo luogo da loro, dalla loro volontà e capacità di negoziare ed<br />

imporre socialmente la legittimità della loro presenza in casa, per occuparsi e prendersi<br />

cura dei loro figli o di un altro membro non indipendente della famiglia. A tale proposito, i<br />

padri che si ritrovano soli con figli a carico, e che devono quindi affrontare la situazione, potrebbero<br />

servire da trampolino di lancio per il cambiamento.<br />

3. Conclusioni e raccomandazioni<br />

Se è vero, come afferma apertamente un gruppo di padri finlandesi, che la società, e di<br />

conseguenza lo Stato, non dovrebbe intervenire nella sfera familiare, la cui organizzazione spetta<br />

a scelte della vita privata, potrebbe tuttavia essere suo compito mettere in atto politiche finalizzate<br />

a creare un quadro favorevole alla parità reale, e non soltanto formale, rispetto ai diritti<br />

fondamentali riconosciuti sia a donne che a uomini.<br />

L’organizzazione della reale parità dei diritti tra i sessi non può limitarsi alla sfera<br />

professionale e pubblica, che resta tuttavia essenziale. Deve estendersi anche alla sfera<br />

privata, in cui la famiglia occupa un posto privilegiato, per evitare di prolungare in maniera<br />

indefinita le disparità di genere esistenti tra i sessi. Si tratta, di conseguenza, non tanto di un<br />

intervento da parte dello Stato che intervenga forzatamente nell’organizzazione interna delle<br />

<strong>famiglie</strong> e nelle decisioni delle coppie riguardanti la cura dei figli e degli altri membri della famiglia<br />

non indipendenti, quanto piuttosto di mettere in atto le condizioni suscettibili di modificare i rapporti<br />

di forza esistenti, generalmente sfavorevoli alle donne, che determinano o influenzano tali<br />

decisioni. La decisione finale deve spettare alle coppie, ma deve poter essere presa in condizioni<br />

di parità ottimali tra uomini e donne.<br />

Sei ambiti di intervento delle autorità pubbliche<br />

Al fine di creare il quadro favorevole per la realizzazione del modello di famiglia paritaria, coloro<br />

che hanno risposto alle sette inchieste hanno privilegiato, nella maggior parte dei casi, soluzioni<br />

collettive rispetto alle misure individuali, in termini di impiego e di diritti sociali, di organizzazione<br />

del tempo di lavoro e di considerazione per il tempo familiare, di istruzione e di formazione<br />

professionale o di servizi indispensabili alle <strong>famiglie</strong>.<br />

La priorità data alle modifiche da apportare ai fattori contestuali al fine di trasformare i rapporti di<br />

sesso contraddice, fino ad un certo punto, un’idea molto diffusa a partire dagli anni 90, secondo cui<br />

la parità tra uomini e donne all'interno della famiglia favorirebbe l'inserimento durevole e continuo<br />

delle donne nel mercato del lavoro, considerato un fattore decisivo della parità a livello<br />

professionale. Coloro che hanno risposto facendo convergere in questo le conclusioni di altre<br />

ricerche invertono il rapporto, poiché designano la parità professionale in tutti i suoi aspetti e le<br />

risposte istituzionali ai bisogni dei lavoratori, relative al tempo necessario per far fronte alle proprie<br />

responsabilità genitoriali e familiari, come i fattori primari della parità tra uomini e donne all'interno<br />

della famiglia.<br />

Dalle risposte ottenute emergono sei grandi ambiti di intervento delle autorità pubbliche. Si tratta,<br />

nell’ordine, di parità professionale, servizi alle <strong>famiglie</strong>, pianificazione degli orari di lavoro e, più<br />

specificatamente, di congedi parentali e familiari, istruzione e formazione, informazione ed<br />

organizzazione sociale del tempo. Sarebbe opportuno aggiungere l'individualizzazione dei diritti<br />

sociali e del diritto fiscale, nella misura in cui ciò influenza positivamente l'inserimento<br />

professionale delle donne. Le raccomandazioni presentate al Seminario organizzato dalla <strong>COFACE</strong><br />

il 4 ottobre 2006 a Helsinki, con la partecipazione dell'associazione familiare finlandese<br />

7


VAESTOLIITTO, hanno ricevuto un ampio sostegno dalle associazioni partner della ricerca. Senza<br />

essere necessariamente originali, le raccomandazioni emerse sottolineano la necessità di mettere<br />

in atto una serie di misure che garantiscano la riuscita di una politica di riconciliazione della vita<br />

professionale e familiare estesa agli uomini.<br />

3.1. Parità professionale<br />

Il primo ambito di intervento è senza dubbio quello del mercato dell’impiego e dell’organizzazione<br />

del lavoro.<br />

- Parità delle remunerazioni<br />

- Parità degli statuti di impiego<br />

- Parità delle condizioni di impiego<br />

La parità dei salari femminili e maschili appare a molti come la condizione sine qua non di una<br />

ridistribuzione più equa dei ruoli parentali e familiari tra uomini e donne e, di conseguenza, di una<br />

più importante partecipazione degli uomini alla vita familiare. Se è vero che la parità salariale è una<br />

condizione necessaria, non sarà tuttavia di per sé sufficiente a raggiungere l'obiettivo di parità<br />

professionale, che dipende prima di tutto della parificazione di tutte le condizioni di impiego e<br />

dall'eliminazione di tutte le discriminazioni tra gli statuti di impiego.<br />

Non bisogna tuttavia credere che la parità professionale, una volta concretizzata, per quanto<br />

emblematica, condurrà automaticamente ad una suddivisione più equa dei compiti domestici e<br />

familiari, all'interno delle coppie considerate singolarmente. La parità professionale e, più<br />

specificatamente, la parità salariale realizzata su scala collettiva, eserciterà pienamente il proprio<br />

ruolo di elemento che incita al cambiamento soltanto nelle coppie in cui i salari dei due partner<br />

sono (all'incirca) equivalenti. Nulla potrà mai impedire che la differenza salariale ponga in una<br />

posizione svantaggiata la persona con il reddito più basso, per quanto riguarda le decisioni della<br />

coppia. Si può tuttavia sperare che, nella situazione in cui lo scarto salariale sia dovuto a ragioni<br />

oggettive, questo cesserà di esercitare quasi automaticamente un effetto sfavorevole nei confronti<br />

delle donne, come accade attualmente.<br />

- Controllo dell’applicazione del principio di uguaglianza professionale nelle imprese<br />

Il controllo dell’applicazione del principio di parità professionale nelle imprese è la principale<br />

mancanza delle politiche, europee e nazionali, intraprese fino ad oggi per porvi termine. I<br />

meccanismi di controllo davvero efficaci sono, in effetti, poco presenti, se si escludono i ricorsi<br />

previsti presso la Corte europea di Giustizia o dei tribunali nazionali in caso di mancato rispetto di<br />

tale principio.<br />

L’idea di sanzioni comminabili alle imprese inadempienti non ottiene tuttavia il consenso generale.<br />

Pur riconoscendo che sarebbero forse più efficaci rispetto ad altre misure, le sanzioni non<br />

convincono, in quanto risultano difficili da concepire e da mettere in atto. Non essendo possibile<br />

stabilirle, sono state indicate alcune misure destinate a favorire l'applicazione della parità<br />

professionale. Tali misure si fondano su:<br />

- La valutazione e la classificazione delle funzioni, al fine di mettere in atto la parità<br />

salariale per un lavoro di pari valore. Tali procedure devono ugualmente essere applicate<br />

alla scala dell’impresa<br />

- La messa in atto di una revisione esterna, in maniera tale da controllare l’applicazione<br />

del principio di parità professionale all’interno dell’impresa. L’impresa che contravvenga a<br />

tale principio dovrà mettersi in regola entro un periodo di tempo stabilito<br />

8


- La creazione di un marchio di qualità di parità professionale, o di un premio<br />

destinato a ricompensare le buone pratiche sviluppate dalle imprese, dalle<br />

amministrazioni o dalle associazioni il cui dossier, presentato volontariamente, sarà<br />

giudicato positivamente da un organismo di certificazione. Queste ricompense<br />

dovrebbero essere ampiamente pubblicizzate, al fine di informare in merito alle<br />

buone pratiche messe in atto, incoraggiandone l'adozione da parte di altre imprese<br />

L’efficacia di tali misure in termini di progresso verso la parità professionale dovrebbe essere<br />

valutata, in maniera tale da poterle adattare, o sostituire in caso di situazione stagnante.<br />

- Partecipazione delle parti sociali<br />

- Diritto al rispetto della vita privata all’interno dell’impresa<br />

Affinché l’uguaglianza professionale tra uomini e donne cessi di essere puramente formale e si<br />

traduca nella realtà, l’adozione di testi legali e la messa in atto di programmi d’azione o di<br />

procedure di controllo, benché importanti, restano tuttavia insufficienti, soprattutto se tali strumenti<br />

sono elaborati senza alcuna collaborazione con le parti sociali. Sarebbe inoltre opportuno che la<br />

Commissione europea li coinvolgesse nella definizione delle condizioni e delle modalità di<br />

applicazione del principio di parità professionale nelle imprese. Dovrebbe inoltre incoraggiare<br />

l’integrazione nel diritto del lavoro del diritto al rispetto della vita privata e familiare - iscritto<br />

nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e<br />

nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea - all'interno delle imprese.<br />

- Divieto di discriminazioni in base alla situazione familiare<br />

Da parte loro, le autorità pubbliche dovrebbe integrare in un testo legale, ovvero nel testo<br />

costituzionale, le discriminazioni secondo la situazione familiare nelle discriminazioni proibite, che<br />

possono determinare ricorsi presso i tribunali.<br />

Le responsabilità genitoriali e familiari hanno un ruolo importante nelle discriminazioni secondo il<br />

sesso, di cui le donne sono spesso vittime al momento dell'assunzione, rispetto alla formazione<br />

professionale o alla promozione. Nel caso in cui gli uomini partecipassero attivamente alla cura dei<br />

bambini o di altri membri della famiglia non indipendenti, il divieto della discriminazione in base al<br />

sesso non sarebbe più sufficiente a proteggere i lavoratori genitori (attuali o potenziali) contro tali<br />

forme di discriminazioni, poiché potrebbero colpire indifferentemente i due sessi. Tale protezione<br />

potrebbe essere assicurata soltanto con il divieto di discriminazioni secondo la situazione familiare,<br />

se si vuole evitare che i lavoratori genitori siano automaticamente considerati come lavoratori<br />

meno impiegabili e meno affidabili rispetto a quelli senza oneri parentali o familiari.<br />

- Crescita economica<br />

- Sviluppo dell’impiego<br />

La parità professionale è anche in funzione di altri fattori esterni alle imprese. Tra questi, la crescita<br />

economica basata sullo sviluppo dell’impiego, favorevole all’inserimento delle donne nel mondo<br />

professionale è spesso citata.<br />

Come ha mostrato la politica di parità svedese messa in atto da più di trent’anni, la parità<br />

professionale è più facile da realizzare in periodo di crescita economica che in periodo di<br />

recessione. La messa in atto di politiche di parità professionale è più facile da realizzare in periodo<br />

di crescita economica piuttosto che in periodo di recessione. La messa in atto di politiche o di<br />

piani d’azione destinati a favorire una crescita economica basata sullo sviluppo<br />

dell’impiego, in maniera tale da raggiungere gli obiettivi di impiego fissati dalla Strategia di<br />

Lisbona adottata dal Consiglio dei ministri nel 2000, è particolarmente raccomandata.<br />

9


- Disgregazione del mercato del lavoro<br />

La disgregazione del mercato del lavoro, successiva all'assenza di una reale mescolanza tra i<br />

sessi nelle carriere scolastiche, resta un elemento essenziale della disuguaglianza professionale<br />

dei sessi. La Commissione europea dovrebbe spronare gli Stati membri a sviluppare politiche che<br />

favoriscano la varietà di sessi nelle carriere scolastiche.<br />

Tali politiche non dovrebbero limitarsi ad incoraggiare le ragazze ad impegnarsi nelle carriere<br />

scolastiche innovative, con maggiori possibilità di impiego, in cui restano poco presenti.<br />

Dovrebbero inoltre essere attente ad orientare i ragazzi verso la formazione finalizzata ad<br />

impieghi nel mondo dell’istruzione, in particolare nel settore della prima infanzia, ed in<br />

quello del sostegno e la cura della persona. La loro presenza in tali istituzioni scolastiche<br />

rappresenta un elemento importante per la parità tra uomini e donne, tanto quanto la<br />

diversificazione dell’orientamento delle ragazze e la loro entrata nei mestieri altamente tecnici.<br />

3.2. Servizi alle <strong>famiglie</strong><br />

Lo sviluppo dei servizi alle <strong>famiglie</strong> rappresenta una misura di accompagnamento<br />

indispensabile per la concretizzazione della parità professionale. La loro esistenza appare inoltre<br />

come un fattore favorevole alla maggiore partecipazione degli uomini alle responsabilità parentali e<br />

familiari. In tale ambito, tutto indica che le politiche pubbliche devono andare oltre gli<br />

obiettivi fissati a Barcellona nel 2002 per l'accoglienza dei bambini in età prescolare, poiché<br />

forniscono una risposta soltanto parziale ai bisogni dei lavoratori con una famiglia a carico. Per<br />

farvi fronte, le autorità pubbliche devono comprendere in maniera globale la questione dei<br />

servizi indispensabili ai lavoratori, affinché questi ultimi siano in grado di far fronte ai propri<br />

obblighi professionali, ed anche alle proprie responsabilità parentali e familiari.<br />

- Servizi di accoglienza dei bambini in età prescolare<br />

- Servizio di accoglienza dei bambini al di fuori degli orari scolastici, comprese le<br />

vacanze scolastiche, o al di fuori dei normali orari di lavoro<br />

- Servizio di vigilanza dei bambini malati per breve durata<br />

- Servizio di accoglienza, alloggio e cure di breve o lunga durata per le persone non<br />

indipendenti<br />

- Servizi di cure a domicilio<br />

- Aiuti esterni<br />

Al fine di rispondere alla quasi totalità dei bisogni delle <strong>famiglie</strong> in materia di riconciliazione della<br />

vita professionale e familiare, le autorità pubbliche dovrebbero prevedere lo sviluppo di servizi<br />

destinati a farsi carico dei bambini, dalla prima infanzia, quando i genitori non sono disponibili,<br />

tenendo conto del fatto che i bambini possono essere malati per un breve periodo, handicappati<br />

oppure gravemente malati. A tal proposito, dovrebbero essere particolarmente attente a far fronte<br />

ai bisogni particolari dei genitori di bambini handicappati, gravemente malati o affetti da<br />

malattia cronica o incurabile, sviluppando una rete di servizi adatti al loro stato di salute,<br />

sempre considerando la richiesta dei genitori di vedere accolti i propri figli, per quanto<br />

possibile e quando le condizioni lo consentono, nei servizi aperti agli altri bambini, che<br />

dovrebbero pertanto essere adattati di conseguenza.<br />

Anche l’invecchiamento della popolazione e l’emergere della questione della (grande)<br />

dipendenza di un numero crescente (in termini assoluti) di persone anziane dovrebbe interpellarle.<br />

La cura di persone (anziane) non indipendenti, che siano handicappate, malate croniche o<br />

gravemente malate, richiede anch’essa la realizzazione di servizi di accoglienza, di alloggio e di<br />

cure di breve o lunga durata, così come servizi di cure a domicilio per aiutare le <strong>famiglie</strong>.<br />

10


Quali che siano i servizi interessati, dovrebbero esistere in numero sufficiente, ed essere<br />

geograficamente e finanziariamente accessibili a tutti. Potrebbero eventualmente essere<br />

completati da programmi di vigilanza dei bambini e di aiuto alle persone anziane. Questi<br />

ultimi potrebbero essere sviluppati, a determinate condizioni, in relazione alla vicinanza con<br />

i poteri locali.<br />

Oltre a questi servizi essenziali, le <strong>famiglie</strong> hanno anche bisogno di poter accedere ad aiuti<br />

esterni per far fronte ai compiti domestici. Tali aiuti esterni fornirebbero loro del tempo un più,<br />

che potrebbero dedicare ad altre attività. Tali prestazioni di servizio potrebbero essere oggetto:<br />

- Di misure di abbattimenti fiscali per le <strong>famiglie</strong> che vi fanno ricorso<br />

- Di un intervento finanziario dello Stato nella remunerazione e negli oneri sociali a<br />

carico del datore di lavoro afferenti al salario delle persone impiegate con regolare<br />

contratto di lavoro (sotto forma di buoni, ad es.).<br />

3.3. Congedi parentali e<br />

familiari e pianificazione<br />

degli orari di lavoro<br />

Un terzo ambito riguarda la politica dei congedi parentali e familiari, così come le pianificazioni di<br />

orari o carriere per ragioni familiari.<br />

- Protezione dell’impiego per una durata determinata, prima e dopo il periodo di<br />

congedo<br />

- Protezione dello statuto del lavoratore che interrompe o riduce temporaneamente le<br />

proprie prestazioni per godere di un congedo parentale o familiare<br />

- Mantenimento di diritti del lavoratore alla formazione professionale o ad una<br />

promozione durante i periodi di allontanamento totale o parziale dal lavoro<br />

- Mantenimento dell’integralità dei diritti sociali del lavoratore<br />

Queste condizioni sono già soddisfatte in alcuni Stati membri dall’insieme dei congedi o da una<br />

parte di essi, ma sono ben lungi dall'essere generalizzate. La generalizzazione di tali condizioni,<br />

che sono conformi ad una giurisprudenza costante della Corte europea di Giustizia, è<br />

particolarmente importante perché permettono di iscrivere i congedi per motivi familiari nella<br />

continuità del percorso professionale dei lavoratori, e non più in antitesi rispetto a<br />

quest’ultima.<br />

Il mantenimento dei diritti sociali individuali nel corso di tali periodi dovrebbe, inoltre,<br />

permettere di eliminare, a termine, tutti i diritti speciali accordati, in alcuni casi, unicamente alle<br />

donne per migliorare i loro diritti alla pensione. L’esperienza mostra che se tali diritti, derivati o<br />

specifici, possono avere conseguenze positive a breve termine sulle pensioni femminili, il loro<br />

effetto di rafforzamento della divisione tradizionale dei ruoli all'interno delle <strong>famiglie</strong> li fa tuttavia<br />

emergere da un conservatorismo sociale e contrario pertanto, a più lungo termine, alla<br />

realizzazione della parità professionale, e della parità tout court, tra uomini e donne.<br />

11


- Copertura dei congedi parentali e familiari da parte dei regimi di previdenza sociale<br />

La Commissione europea dovrebbe incoraggiare le parti sociali europee ad organizzare la<br />

copertura dei congedi parentali e familiari nell’ambito dei regimi di previdenza sociale, come<br />

raccomanda l’OIT da più di un quarto di secolo (Raccomandazione n°156), affinché siano<br />

remunerati in tutti gli Stati membri. Tale copertura dovrebbe, se possibile, essere oggetto di<br />

un’assicurazione specifica, come accade in Svezia. L’instaurazione di un’assicurazione parentale e<br />

familiare avrebbe il doppio vantaggio di<br />

- Socializzare il costo dei congedi tra i datori di lavoro, poiché tutti parteciperebbero<br />

collettivamente al finanziamento dell'assicurazione proporzionalmente alla massa salariale<br />

delle loro imprese;<br />

- Coprire il rischio professionale relativo a quei lavoratori che hanno responsabilità<br />

parentali o parentali che vi fanno riferimento.<br />

La regola del diritto individuale e non trasferibile dovrebbe essere applicata per tutti i congedi<br />

parentali e familiari. L’esperienza del congedo parentale congiunto, in vigore in particolare in<br />

Finlandia, Svezia e Norvegia, ha in effetti mostrato i limiti della libera scelta alle coppie in termini di<br />

partecipazione degli uomini alla cura dei bambini. Il congedo congiunto può in effetti diventare un<br />

fattore di cambiamento soltanto se l’obbligo di dividerlo in due parti uguali, non trasferibili, è iscritto<br />

nelle modalità di concessione dello stesso.<br />

I congedi parentali e familiari dovrebbero beneficiare di una flessibilità di utilizzo (compreso<br />

il congedo di maternità al di fuori del periodo indispensabile alla protezione della salute della<br />

madre e del bambino), per limitare il periodo di astensione completa dal lavoro, i cui aspetti<br />

negativi sul capitale umano sono stati sovente evocati. I congedi parentali e familiari dovrebbero<br />

anche, per quanto possibile:<br />

- Essere frazionabili<br />

- Offrire possibilità di passare in maniera flessibile da un’interruzione completa delle<br />

prestazioni ad orari di lavoro ridotti, o da un regime di lavoro ad un altro<br />

La simultaneità dei congedi parentali e familiari dovrebbe, inoltre, essere prevista nelle possibilità<br />

di scelta offerte ai lavoratori.<br />

D’altra parte, la pianificazione degli orari di lavoro e delle modalità di congedi specifici dovrebbero<br />

essere previsti per le persone che hanno a carico un bambino handicappato, affetto da malattia<br />

cronica o gravemente malato, così come per coloro che si prendono cura di un genitore anziano o<br />

di qualsiasi altro membro della famiglia (coniuge o partner, fratello, sorella, ecc.) non indipendente.<br />

I congedi parentali e familiari si iscriverebbero pertanto nell’ambito di una flessi-sicurezza ben<br />

compresa, che non risponderebbe ai soli imperativi economici, ma terrebbe anche conto delle<br />

esigenze familiari.<br />

- Accordi - quadro per i diversi congedi parentali e familiari<br />

Affinché l’organizzazione della copertura dei congedi parentali e familiari si imponga all’agenda<br />

politica degli Stati membri in cui non è prevista e degli Stati membri in cui resta ancora<br />

frammentaria o non organizzata, in una prospettiva di protezione delle responsabilità parentali e<br />

familiari riconosciute, nel loro insieme, come un rischio professionale specifico, la Commissione<br />

europea dovrebbe invitare le parti sociali europee a negoziare accordi-quadro, sull’esempio di<br />

quello concluso il 14 dicembre 1995 per il congedo parentale, al fine di definire le condizioni e le<br />

modalità di tale protezione per gli altri congedi. La Commissione dovrebbe, inoltre, fornire loro una<br />

forza vincolante, integrandole in direttive ad hoc, come ha fatto nel 1996 per il congedo parentale<br />

(Direttiva 96/34/CE del 3 giugno 1996).<br />

12


La negoziazione di un accordo-quadro sul congedo di paternità individuale e non<br />

trasferibile, che è stata oggetto di una risoluzione non vincolante del Consiglio e dei<br />

ministri dell’impiego e degli affari sociali nel giugno 2006, dovrebbe essere prioritaria. Il<br />

riconoscimento sociale del diritto del padre a (re)integrare il focolare domestico per accogliere il<br />

bambino alla nascita è, in effetti, di particolare importanza per l’evoluzione della figura paterna e<br />

dei ruoli che vi sono tradizionalmente associati.<br />

Il congedo di paternità, che si definisce, come si è visto, come un congedo di accoglienza da<br />

parte del padre alla nascita, dovrebbe essere ricalcato sul modello del congedo di<br />

accoglienza della madre, che è compreso nel congedo di maternità. Dovrebbe rispondere alle<br />

stesse condizioni ed essere sottoposto alle stesse modalità. Se il congedo di accoglienza della<br />

madre è obbligatorio, anche il congedo di accoglienza del padre dovrebbe esserlo.<br />

- Revisione della direttiva 92/85/CEE relativa alla sicurezza ed alla protezione delle<br />

lavoratrici incinte e delle lavoratrici dopo il parto o che allattano<br />

L’applicazione del principio di parità parentale vorrebbe che la durata dei congedi di accoglienza<br />

accordati al padre ed alla madre alla nascita del bambino sia identica. Per raggiungere tale<br />

obiettivo, è necessaria una revisione del congedo di maternità, in maniera tale da determinare il<br />

periodo per la protezione per la salute della madre e del bambino e quello riguardante<br />

l’accoglienza del neonato. La suddivisione del congedo tra queste due funzioni permetterebbe di<br />

configurare il congedo di paternità sul modello del congedo di accoglienza della madre.<br />

Tale azione permetterebbe inoltre:<br />

- Di rispondere in maniera più efficace al bisogno di protezione della salute della<br />

madre e del figlio, individuando i periodi di tempo indispensabili allo svolgimento ottimale<br />

di una gravidanza normale ed al recupero fisico della madre dopo un parto normale,<br />

restando inteso che tali periodi, una volta determinati, dovrebbero essere resi obbligatori in<br />

tutti gli Stati membri;<br />

- Di integrare il periodo del congedo di accoglienza alla nascita della madre nelle<br />

misure di riconciliazione della vita familiare e della vita professionale. Tale evoluzione<br />

del significato attribuito a questa parte del congedo di maternità autorizzerebbe a conferirgli<br />

una certa flessibilità di utilizzo. Offrirebbe alle donne che lo desiderano l’occasione di<br />

limitare al massimo il periodo di astensione completa dal lavoro in seguito ad una<br />

maternità, di cui si conoscono gli effetti nefasti sulla loro impiegabilità, soprattutto in caso di<br />

congedo di maternità di lunga durata. Questa suddivisione risponderebbe inoltre alle<br />

preoccupazioni delle donne che esercitano un’attività professionale non salariata, per le<br />

quali devono essere reperite soluzioni specifiche, per rispondere al loro bisogno di<br />

rimanere presenti nel lavoro, per preservare la propria attività economica o la sicurezza di<br />

esistenza della loro famiglia.<br />

L’eterogeneità delle situazioni osservate negli Stati membri, riguardante la durata, la ripartizione e<br />

le modalità di utilizzo del congedo di maternità, prima e dopo il parto, indica che la revisione della<br />

direttiva 92/85/CEE potrà essere messa in atto soltanto avendo precedentemente incaricato un<br />

gruppo multidisciplinare di esperti di determinare la durata del congedo che si rivelerebbe<br />

indispensabile alla protezione della madre e del bambino, prima e dopo il parto, sulla base di criteri<br />

scientifici stabiliti e debitamente verificati.<br />

13


3.4. Educazione e formazione<br />

- Introduzione di un corso sulla parità dei sessi nei programmi scolastici<br />

L’introduzione di un corso sulla parità dei sessi nei programmi scolastici, a partire dal ciclo di<br />

insegnamento primario fondamentale, è fortemente raccomandata, in quanto offrirebbe i mezzi per<br />

intervenire al più presto nella costruzione delle identità sessuate e di influenzarla. Se si desidera<br />

instaurare la parità nelle attitudini e nei comportamenti, attendere l’età di sei o sette anni per<br />

iniziare l’apprendimento potrebbe essere troppo tardi, poiché si tratta di realtà che si formano già<br />

nella prima infanzia. L’obiettivo perseguito dovrebbe condurre a tenere ugualmente conto<br />

della preoccupazione rispetto alla parità nell’ambito dell’istruzione fornita ai bambini in età<br />

prescolare nei servizi di accoglienza o all’asilo.<br />

- Formazione del personale medico e paramedico ed insegnante<br />

Il personale medico, paramedico ed insegnante dovrebbe essere formato per trattare tutte<br />

le questioni riguardanti i bambini, tanto con il padre che con la madre. Il meccanismo per cui<br />

si fissa il padre nel ruolo di secondo genitore comincia dalla maternità, periodo durante il quale non<br />

è previsto alcun legame che lo riguardi, e la sua presenza è mal sopportata o gestita male.<br />

Tuttavia, si impara ad essere genitori fin dalla nascita, o meglio, fino al momento in cui si viene a<br />

conoscenza del fatto che si avrà un figlio. Questo è vero tanto per il padre quanto per la madre, ma<br />

nulla è messo in atto per fornire un aiuto in tal senso.<br />

- Servizi di consulenza o di formazione indirizzati agli uomini<br />

I servizi di consulenza o di formazione indirizzati agli uomini dovrebbero essere messi in atto a<br />

livello locale, per aiutarli a comprendere l’utilità della loro presenza all’interno della famiglia, con i<br />

propri figli, così come la necessità di condividere con le proprie mogli o partner i lavori domestici e<br />

familiari indispensabili al loro benessere e sviluppo. Tali servizi dovrebbero inoltre dare agli uomini<br />

i mezzi di sviluppare le proprie competenze, per far fronte a tale situazione.<br />

3.5. Informazioni<br />

- Campagne di informazione destinate alle imprese<br />

- Campagne di informazione rivolte al grande pubblico<br />

- Struttura di informazione all’interno dell’impresa ( o a livello locale)<br />

I lavoratori di sesso maschile indicano svariate ragioni per spiegare la loro debole partecipazione<br />

nell’utilizzo dei congedi parentali e familiari. Oltre al timore di conseguenze negative sulla propria<br />

carriera derivanti dall’allontanamento completo o parziale dal lavoro, i motivi citati più di frequente<br />

sono:<br />

- L’incomprensione o l’ostilità del datore di lavoro<br />

- Le prese in giro dei colleghi di lavoro<br />

14


Le campagne finalizzate a sensibilizzare i datori di lavoro ed i lavoratori di sesso maschile<br />

(ma anche femminile) rispetto all’importanza della presenza dei padri per i figli, a partire dal<br />

momento della nascita, si sono rivelate molto utili. Dovrebbero inoltre permettere di informare i<br />

lavoratori sul loro diritto inalienabile a (re)integrare il focolare domestico per occuparsi dei<br />

bambini ( o di qualsiasi altro membro della famiglia non indipendente), senza che ciò possa<br />

in alcun caso pregiudicare né la loro carriera, né la sicurezza o la stabilità del loro impiego<br />

all’interno dell’azienda, in conformità con la Risoluzione del Consiglio e deie ministri per l’impiego<br />

e degli affari sociali del 29 giugno 2000 relativa al congedo di paternità. Il conferimento di un<br />

marchio di qualità o di un premio alle imprese che favoriscono l’utilizzo dei congedi<br />

parentali e familiari da parte degli uomini dovrebbe essere incoraggiato.<br />

L’incomprensione o l’ostilità della famiglia, degli amici o dei conoscenti rappresentano<br />

anch’esse un freno non trascurabile all’utilizzo dei congedi parentali e familiari da parte degli<br />

uomini. Delle campagne di informazione destinate al grande pubblico, portatrici dello stesso<br />

messaggio di quelle destinate alle imprese, completerebbero in maniera utile il dispositivo<br />

indispensabile all’evoluzione delle mentalità. I differenti media, ed in particolare la televisione o<br />

internet, dovrebbero essere mobilitati al fine di garantire la massima diffusione a tali campagne. Al<br />

fine di diffondere al meglio il messaggio, queste ultime potrebbero essere eventualmente<br />

accompagnate da campagne pubblicitarie, sotto forma di comunicati di interesse generale ad<br />

esempio.<br />

La scarsa conoscenza dei loro diritti appare un elemento significativo dell’utilizzo poco frequente<br />

dei congedi parentali e familiari da parte degli uomini, e in senso più ampio da parte dei lavoratori.<br />

I poteri pubblici dovrebbero creare strutture di informazione, sia all’interno delle imprese stesse<br />

che a livello locale, al fine di informare i lavoratori in merito ai diritti di cui godono ed alle eventuali<br />

conseguenze dell’esercizio di tali diritti sui loro diritti sociali, in generale, e sul loro diritto alla<br />

pensione in particolare. Le pianificazioni degli orari di lavoro o della carriera, soprattutto se si<br />

inseriscono al di fuori o vanno al di là delle pianificazioni previste per motivi familiari, possono<br />

riservare, in questo ambito, delle brutte sorprese ai lavoratori poco informati.<br />

3.6. Organizzazione del<br />

tempo<br />

Il coordinamento dei tempi della vita, sia pubblici che privati, fa parte delle funzioni collettive<br />

attribuite alla famiglia a partire dalla separazione delle sfere di vita pubblica e private. Il compito del<br />

coordinamento dei diversi tempi della vita dei membri della famiglia appartiene all’ambito<br />

tradizionalmente riservato alle donne. Dagli anni 60-70, la loro partecipazione alla vita<br />

professionale, in costante aumento, impedisce loro di adempiere in maniera efficace a tale<br />

funzione.<br />

- Uffici del tempo<br />

- Servizio di coordinamento dei tempi<br />

Sarebbe opportuno promuovere la creazione di uffici del tempo, la cui missione è coordinare il<br />

tempo privato ed il tempo pubblico, come quelli che esistono in alcune città, soprattutto in Italia<br />

ed in Francia.<br />

15


Malgrado la loro innegabile utilità, gli uffici del tempo istituiti a livello locale si rivelano tuttavia<br />

insufficienti per risolvere i problemi di coordinamento dei tempi riscontrati nella vita quotidiana dai<br />

lavoratori che hanno responsabilità parentali o familiari, dal momento che in molti casi le decisioni<br />

che riguardano l’organizzazione dei tempi sociali sfuggono al loro controllo.<br />

La funzione collettiva di coordinamento dei tempi di vita necessita, di conseguenza, di essere<br />

esternata ed essere assunta da una nuova istituzione, che deve essere creata ad un altro livello di<br />

potere (regionale o nazionale) rispetto al potere locale, ed è quindi essenziale conoscerla. Tale<br />

funzione è poco considerata nell’ambito delle ricerche sui tempi di vita condotte fino ad oggi, e<br />

dovrebbe invece essere studiata più approfonditamente, al fine di determinare il modo in cui<br />

potrebbe essere espletata in maniera efficace a livello collettivo.<br />

Allo stato attuale delle conoscenze, è possibile affermare che la funzione di coordinamento che<br />

si assumerebbero questi nuovi servizi dovrebbe essere incentrata non tanto sul<br />

coordinamento dei tempi privato e pubblico (il tempo privato non dovrebbe tuttavia essere<br />

escluso dalla riflessione, in quanto dovrebbe essere il beneficiario finale di tale coordinamento)<br />

quanto sul coordinamento dei differenti tempi pubblici (professionale, scolastico, orari di<br />

apertura dei servizi di accoglienza, di cure e di aiuto alle <strong>famiglie</strong> e delle amministrazioni,<br />

orari dei trasporti pubblici ecc.), la cui coerenza si rivela determinante per la parità<br />

professionale e parentale. Questi servizi dovrebbero essere abilitati a proporre delle soluzioni<br />

di sincronizzazione dei tempi a livello di potere (nazionale o federale, regionale o locale), da cui<br />

si prendono le decisioni, al fine di assicurarne la concordanza e di elaborare dei progetti di<br />

risposte istituzionali in caso di discordanze irriducibili dei tempi.<br />

* * *<br />

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