Uomini e famiglie - COFACE
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1. Introduzione<br />
La <strong>COFACE</strong>, in partnership con l’Istituto federale belga per la parità di donne e uomini, ha<br />
condotto una ricerca-azione incentrata sulla partecipazione degli uomini all’assunzione delle<br />
responsabilità genitoriali e familiari, con la partecipazione di sette associazioni per la famiglia<br />
appartenenti a sette Stati membri dell’Unione europea. I sette Paesi interessati – Belgio, Cipro,<br />
Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Portogallo – non sono soltanto rappresentativi delle diverse tappe<br />
della costruzione europea, ma anche delle diverse culture che la compongono, la cui influenza è<br />
particolarmente importante nelle rappresentazioni collettive dei ruoli femminili e maschili, tanto<br />
all’interno della famiglia quanto nell’insieme delle strutture della società. Tali immagini dell’uomo e<br />
della donna, veicolate dalle norme sociali proprie di ciascun Paese, assumono particolare<br />
importanza quando si tratta di affrontare “il ruolo degli uomini nella promozione della parità tra<br />
donne e uomini e, in particolare, i comportamenti degli uomini e dei padri in relazione con la<br />
conciliazione tra vita professionale e privata”, come stipulato nel bando della Commissione<br />
europea nel cui ambito si inscrive la presente ricerca.<br />
L’interesse della Commissione per il ruolo degli uomini all’interno della famiglia non è una novità.<br />
La preoccupazione riguardante il ruolo dei padri nella famiglia di domani esisteva già nel 1994, in<br />
occasione della celebrazione dell’Anno internazionale della famiglia. L’interrogativo principale<br />
riguardava, all’epoca, l’assenza di un supporto istituzionale alla paternità ed i limiti con cui si<br />
scontrava l’evoluzione dei ruoli familiari, sia femminili che maschili. Si tratta di una questione<br />
ancora attuale nel 2006. In effetti, sono molto poche le persone, uomini e donne, semplici cittadini<br />
o responsabili politici o amministrativi, parti sociali o attori della società civile, che ad oggi hanno<br />
preso coscienza del fatto che il coinvolgimento degli uomini nella famiglia rimette<br />
fondamentalmente in causa l’ordine gerarchico stabilito tra i sessi a partire dal XIX secolo negli<br />
Stati democratici, in maniera più incisiva rispetto all’integrazione di un numero sempre maggiore di<br />
donne nel mondo del lavoro.<br />
Il coinvolgimento delle donne nel lavoro professionale si inserisce in effetti nello stesso processo di<br />
emancipazione cittadina, connessa al regime democratico, seguito da altri gruppi discriminati,<br />
minoritari (minoranze etniche o religiosa, ad es.) o “minorizzati” (popoli colonizzati, ad es.), per<br />
ottenere l’accesso a tutti i diritti umani fondamentali (secondo le circostanze, il diritto al lavoro ed<br />
all’impiego, all’istruzione ed alla formazione professionale, ai profitti ed alla previdenza sociale). La<br />
visibilità della loro azione, come quella di ogni processo di emancipazione, è immediata, in quanto<br />
ha luogo nella sfera pubblica.<br />
Al contrario, la partecipazione degli uomini al lavoro familiare non entra d’emblée nella stessa<br />
dinamica di valorizzazione sociale. Il costrutto sessuato del lavoro in vigore dall’instaurazione della<br />
società industriale riconosce un valore, come risaputo, soltanto alle attività di produzione di beni e<br />
servizi che transitano per il mercato. Il successo di una politica di riconciliazione 2 della vita<br />
professionale e familiare finalizzata ad una migliore partecipazione degli uomini al lavoro<br />
domestico e familiare, per definizione invisibile e senza valore nell’ambito di questo costrutto<br />
lavorativo particolare, dipenderà pertanto, in larga misura, dalla rimessa in discussione della<br />
gerarchizzazione del lavoro professionale e familiare, uno dei segni più tangibili dell’ordine<br />
gerarchico vigente tra i sessi.<br />
2 Si è preferito il termine riconciliazione rispetto a conciliazione (a nostro avviso improprio) generalmente<br />
utilizzato in francese. Tale scelta desidera mettere in evidenza che, contrariamente a quanto suggerito dalla<br />
parola conciliazione, il lavoro e la famiglia non sono, o non sono più, due sfere separate, antagoniste, con<br />
interessi divergenti, bensì due sfere della vita che si completano sempre più, come avveniva, nelle nostre<br />
regioni, prima dell’era industriale. È pertanto opportuno favorire la riconciliazione degli interessi delle due<br />
sfere della vita, separate artificialmente, riorganizzando la società in funzione del principio di universalità e<br />
non più di divisione sessuale dei ruoli, divenuta obsoleta, sincronizzando i tempi sociali e familiari.<br />
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