L'architettura <strong>della</strong> carta L'attività cartaria nelle Marche è, nel panorama regionale, di certo tra quelle meglio documentate, grazie soprattutto alla secolare presenza del distretto produttivo del Fabrianese, oggetto di analisi storiche, economiche, oppure legate alla famiglia Miliani, che trasformò l'attività manifatturiera in industria, ma anche oggetto di studio per le tecniche, raffinatissime, utilizzate nella produzione. Nella ricca letteratura ricordo gli scritti di Aurelio e Augusto Zonghi 1 , A. Gasparinetti 2 , e gli atti dei due convegni di Prato e Fabriano 3 . La carta giunge a Fabriano nel Duecento 4 dalla Spagna, attraversando, nella sua evoluzione storica, la Cina, dove nasce, il Giappone, la Persia e l'Egitto. A Fabriano, inoltre, il processo produttivo viene perfezionato con l'adozione <strong>della</strong> pila a magli multipli 5 , una rivoluzionaria tecnica per la lavorazione degli stracci e con il trattamento di impermeabilizzazione del foglio di carta con colla di "gelatina animale" 6 . A Fabriano, infine, nasce e si perfeziona la tecnica <strong>della</strong> filigrana 7 . “Faber in amne cudit olim cartam undique fudit”, è la dichiarazione impressa nello stemma comunale di Fabriano, a ricordare la floridezza del centro marchigiano fra Tre e Quattrocento, unico in Europa e nel bacino del mediterraneo a produrre carta bambagina di pregevole fattura e in quantità ragguardevole, e ricco di artigiani ricercati per la loro capacità e maestria nel fabbricare la carta. La situazione è molto diversa nel XVII e XVIII secolo, quando una grave crisi, iniziata a causa di calamità naturali, carestie, epidemie, compromette gravemente lo sviluppo socioeconomico locale. In questo periodo le cartiere fabrianesi perdono in competitività a causa del mancato aggiornamento delle tecniche di lavorazione, in particolare per quanto riguarda l'imbiancamento, l'uso di incollaggi più dolci, il perfezionamento delle carte per la stampa e il disegno, rispetto soprattutto alle industrie francesi, tedesche, inglesi ed olandesi 8 . Chi farà tornare Fabriano ai fasti di un tempo è Pietro Miliani (1744-1817), dotato di capacità tecniche, derivanti dal suo passato di dipendente, ed imprenditoriali che nel 1782 fonda la prima cartiera omonima 9 ; si tratta di uno dei rari esempi, in quel tempo nella nostra regione, in cui è opportuno usare il termine di industria, se ci si riferisce all'uso di nuove tecniche di produzione: avviene cioè il passaggio dalla manifattura, dove si espleta l'arte <strong>della</strong> carta bambagina, a cartiera, o fabbrica di carta, con distinte fasi di lavorazione che trovano uno spazio proprio all'interno di un unico edificio, diverso, a sua volta, dalla gualchiera medievale per dimensioni e impianti. <strong>Il</strong> Miliani affronta il problema del basso livello qualitativo al quale è scaduto il prodotto fabrianese, rispetto a quello estero, imponendo la ricerca del miglioramento a monte <strong>della</strong> produzione (materie prime ed attrezzature): installa il primo cilindro olandese dello Stato Pontificio, adotta la produzione di velina 10 , che, dopo l'invenzione francese, acquista notevole mercato, migliorandone ulteriormente la tecnica. <strong>Il</strong> progetto di costituire un complesso industriale che raccolga le energie delle piccole imprese esistenti a Fabriano - nel 1796 a Fabriano esistevano sei cartiere, con 148 operai -, verrà concretizzato da Giuseppe (1816-1890) e Giambattista Miliani (1859- 1937), rispettivamente figlio e nipote di Pietro. La cartiera Mariotti viene acquistata nel 1887 e collegata con la Vallemani-Miliani; la cartiera Campioni, tuttora esistente, anche se in estremo stato di degrado, viene acquistata dai Miliani nel 1854 per essere, successivamente, trasformata in abitazione per gli operai; la cartiera Fornari, nota per la qualità delle carte filigranate e capace di 61
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