Capitolo 8 - Inea
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<strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo<br />
capitolo<br />
8<br />
L’agricoltura<br />
In questo capitolo sono presentati gli indicatori di base utili a descrivere le<br />
caratteristiche principali dell’assetto strutturale del sistema agricolo locale:<br />
numero delle aziende e relativa superficie agricola, scomposizione fondiaria,<br />
forme di utilizzazione dei terreni, tipologie colturali prevalenti, impegno lavorativo<br />
dei conduttori e dei familiari, meccanizzazione delle produzioni.<br />
Ovviamente, non vengono presi in considerazione tutti gli aspetti di possibile<br />
interesse per un’analisi dettagliata del sistema agricolo. Non vengono presi in<br />
considerazione, ad esempio, gli indicatori relativi alle produzioni agricole, la<br />
loro consistenza e valore economico, la loro commercializzazione. Anche l’aspetto<br />
della gestione economica delle aziende agricole, le forme di cooperazione<br />
e l’organizzazione del settore, restano esclusi dall’ambito di interesse<br />
degli indicatori qui proposti, avendo privilegiato esclusivamente gli aspetti<br />
relativi ai caratteri strutturali. Questa scelta di delimitazione, oltre che per<br />
ragioni di attinenza a una prospettiva di analisi socio-economica di contesto,<br />
è motivata anche dalla disponibilità di dati statistici di base, molti dei quali<br />
sono proposti dall’Istat soltanto a un livello territoriale provinciale e regionale,<br />
derivando in parte da indagini di tipo campionario e non dai censimenti.<br />
8.1 Struttura agraria e frammentazione fondiaria<br />
L’agricoltura presenta uno sviluppo differenziato sul territorio. Vi sono aree<br />
che si distinguono per una forte caratterizzazione agricola, e aree dove l’agricoltura<br />
ricopre uno spazio del tutto marginale. La maggiore o minore diffusione<br />
dell’agricoltura, e la sua importanza dal punto di vista economico e sociale,<br />
può essere misurata in rapporto alla popolazione occupata nel settore, alla<br />
numerosità delle unità produttive esistenti, al valore economico delle produzioni<br />
agricole e al ruolo che queste produzioni assumono nell’economia locale<br />
per le possibili integrazioni che si stabiliscono con altri comparti produttivi,<br />
come quello agro-industriale.<br />
i quaderni del POM 131
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo <strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi dello sviluppo agricolo di un comprensorio locale richiede comunque<br />
una preliminare ricostruzione dei caratteri della struttura agraria.<br />
Un primo indicatore cui fare riferimento è rappresentato dalla superficie aziendale<br />
media, corrispondente al rapporto tra la superficie aziendale complessiva<br />
e il numero totale delle aziende agricole. Questo indicatore - che naturalmente<br />
può essere stabilito anche in rapporto alla superficie agricola utilizzata<br />
(SAU), ottenendo la SAU media - riassume informazioni diverse sulle caratteristiche<br />
della struttura agraria, riguardanti sia l’assetto fondiario, sia i caratteri<br />
delle unità produttive delle aziende.<br />
Valori elevati di questo indicatore sono significativi di una struttura fondiaria<br />
caratterizzata da una concentrazione della proprietà terriera o anche da una<br />
scarsa possibilità di messa a valore dei terreni. Nella misura in cui la redditività<br />
economica dei terreni diminuisce, si accresce proporzionalmente la superficie<br />
necessaria a garantire una soglia minima di valorizzazione agricola dell’azienda.<br />
Tale superficie risulta generalmente maggiore nelle aree di montagna<br />
o nelle zone collinari orograficamente più frastagliate, di difficile accesso<br />
e con minori risorse idriche. Ma una superficie media elevata, soprattutto se<br />
riferita alla sola SAU, può anche essere significativa di una concentrazione<br />
delle aziende e di una diffusione di un sistema produttivo più evoluto e meglio<br />
sviluppato, caratterizzato da una meccanizzazione diffusa, e da una configurazione<br />
della gestione delle aziende di tipo capitalistico e non più familiare.<br />
Valori più bassi di questo indicatore sono, per contro, significativi di una maggiore<br />
frammentazione della proprietà terriera e di una più forte densità delle<br />
unità produttive. È il caso di quelle aree di pianura caratterizzate da sistemi<br />
di colture intensivi e maggiormente remunerativi, dove abbondano le risorse<br />
idriche e dove il mercato fondiario raggiunge prezzi molto più elevati. Ma è<br />
anche il caso di quelle aree economicamente più deboli e meno integrate nei<br />
circuiti del mercato, dove la produzione agricola mantiene una importante<br />
funzione sociale e di integrazione del reddito per le famiglie localizzate in contesti<br />
marginali, senza che di fatto si inneschino processi di sviluppo tali da<br />
contrastare la frammentazione della struttura fondiaria.<br />
L’interpretazione dei valori assunti da questo indicatore, dunque, richiede<br />
ulteriori verifiche sulla composizione percentuale delle aziende agricole per<br />
classi di superficie agricola (o SAU). Valori simili potrebbero infatti celare<br />
132 i quaderni del POM
<strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo<br />
situazioni differenti nella ripartizione delle piccole, medie e grandi superfici<br />
aziendali. Una situazione di piccola proprietà contadina diffusa, ad esempio,<br />
potrebbe combinarsi con la presenza di poche aziende di grandi dimensioni.<br />
I processi di concentrazione delle aziende<br />
La concentrazione delle aziende agricole, cioè l’accorpamento e l’estensione<br />
delle superfici medie aziendali, è un fenomeno che accompagna i processi<br />
di sviluppo dell’agricoltura nei paesi industrializzati. Tale concentrazione<br />
risulta funzionale all’ammodernamento dei processi produttivi, ed è<br />
conseguenza altresì di una modificazione dei modelli di gestione dell’attività<br />
agricola e della remuneratività economica perseguita. L’emergere di<br />
un’economia agricola sempre più organizzata in termini capitalistici, con<br />
una crescente integrazione nel settore agro-industriale, ha contribuito fortemente<br />
a rafforzare questo processo.<br />
Differenze anche significative si riscontrano comunque tra contesti regionali<br />
diversi. Ciò si spiega anche in ragione delle caratteristiche specifiche<br />
del territorio: orografia, livello altimetrico medio, disponibilità di risorse<br />
idriche, clima, accessibilità, ecc. Esistono però anche altre cause, attinenti<br />
la struttura fondiaria e l’indirizzo produttivo prevalente in ciascuna regione.<br />
Confrontando la situazione italiana con quella del resto d’Europa, inoltre,<br />
si riscontrano differenze ancor più marcate, significative della presenza<br />
di altri fattori in gioco nella determinazione del dimensionamento medio<br />
delle aziende agricole.<br />
Rispetto ad una SAU media europea di 18,5 ettari, vi sono paesi - quali<br />
l’Italia, la Grecia e il Portogallo - che si collocano su valori medi di circa 6<br />
ettari, e paesi - quali Francia, Danimarca e Inghilterra - che invece superano<br />
i 40 ettari.<br />
Per rendere più agevole l’identificazione di eventuali forme di polarizzazione<br />
della struttura agraria su alcune classi dimensionali aziendali, può tornare<br />
utile affiancare all’indicatore precedente l’indice di concentrazione delle piccole<br />
aziende. Questo indice misura l’incidenza percentuale delle aziende<br />
minori – identificabili, ad esempio, come quelle con superficie aziendale (o<br />
SAU) inferiore ai 2 ettari - sul totale delle aziende agricole. La sua utilità deri-<br />
i quaderni del POM 133
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo <strong>Capitolo</strong> 8<br />
va anche dal fatto che permette di evidenziare situazioni di accentuata frammentazione<br />
fondiaria.<br />
Una variante a questo indice si può ottenere prendendo in considerazione la<br />
superficie aziendale e non le aziende e spostando il calcolo dalle piccole alle<br />
medio-grandi aziende. Si può così costruire un indice di concentrazione della<br />
superficie aziendale calcolando il rapporto percentuale tra la superficie (o<br />
SAU) complessiva delle aziende di più grandi dimensioni – identificabili, ad<br />
esempio, come quelle sopra i dieci ettari – e la superficie totale delle aziende<br />
presenti nel territorio.<br />
Dal momento che la superficie aziendale può essere composta da più corpi, un<br />
ulteriore indicatore cui fare riferimento per valutare le caratteristiche della<br />
struttura agraria e il livello di frammentazione fondiaria è, infine, il numero<br />
medio di corpi delle aziende agricole, che si ottiene suddividendo il numero<br />
totale dei corpi aziendali, per il numero delle aziende agricole stesse. L’utilità<br />
di questo indicatore deriva dal fatto che esso permette di evidenziare possibili<br />
situazioni critiche che agiscono sulla piena valorizzazione dell’intera superficie<br />
aziendale. In effetti, la scomposizione di questa superficie in più corpi rappresenta<br />
un elemento vincolante per l’assetto produttivo dell’azienda agricola.<br />
Essa limita le possibilità di ottimizzazione del tempo di lavoro e dei mezzi utilizzati,<br />
obbligando in alcuni casi a una moltiplicazione dei costi di investimento<br />
necessari per gli impianti di base. L’incidenza del fenomeno, quindi, fornisce<br />
un elemento conoscitivo aggiuntivo sia per l’analisi dei vincoli fondiari allo sviluppo<br />
del sistema agricolo locale, che per l’analisi delle dinamiche fondiarie di<br />
acquisizione, accorpamento e trasmissione ereditaria delle terre.<br />
Fig. 29 - Gli indicatori relativi alla struttura agraria<br />
Superficie totale<br />
delle aziende<br />
SAU totale<br />
delle aziende<br />
Aziende con<br />
meno di 2 ettari<br />
Numero totale<br />
di corpi aziendali<br />
Numero<br />
di aziende<br />
Superficie<br />
aziendale<br />
media<br />
SAU<br />
media<br />
Indice di<br />
concentrazione delle<br />
piccole aziende<br />
Numero medio<br />
di corpi delle<br />
aziende agricole<br />
Superficie<br />
delle aziende<br />
con più di<br />
10 ettari<br />
Indice di<br />
concentraz. della<br />
superficie aziendale<br />
134 i quaderni del POM
<strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo<br />
8.2 Diffusione territoriale delle aziende e forme di utilizzo<br />
dei terreni<br />
Spostando l’attenzione dalla struttura agraria in senso stretto alla diffusione<br />
dell’agricoltura sul territorio, un primo indicatore cui fare riferimento è il<br />
numero di aziende agricole ogni 100 abitanti. Questo indicatore fornisce una<br />
misura della distribuzione delle aziende agricole ponderata sulla popolazione<br />
residente, in modo tale da rendere comparabili aree e comprensori territoriali<br />
con dimensioni demografiche diverse. Rilevando la consistenza delle unità<br />
produttive esistenti, questo tipo di indicatore fornisce anche un parametro di<br />
confronto rispetto alla composizione socio-professionale caratteristica del<br />
comprensorio territoriale considerato.<br />
C’è da osservare, comunque, che valori elevati di questo indicatore non sono<br />
necessariamente significativi di un’ampia estensione del territorio agricolo<br />
interessato o di una consistente produzione agricola. Nel caso di una struttura<br />
fondiaria molto frammentata, con una incidenza importante delle piccole e<br />
piccolissime aziende agricole, la superficie e la produzione agricola potrebbero<br />
risultare relativamente inferiori rispetto ad aree dove, nonostante un numero<br />
ridotto di unità produttive, siano prevalenti superfici agricole aziendali di<br />
grandi dimensioni, con livelli elevati di produzione agricola.<br />
Una possibile variante a questo primo indicatore consiste nel rapportare alla<br />
popolazione residente non più il numero delle aziende agricole, quanto la<br />
superficie agricola utilizzata (superficie agricola utilizzata ogni 100 abitanti).<br />
Tale indicatore presenta anch’esso il vantaggio di offrire una misura ponderata<br />
demograficamente, anche se in questo caso non viene rilevata la diffusione<br />
delle aziende agricole, ma l’estensione del territorio interessato effettivamente<br />
dall’attività agricola, cioè utilizzato a fini produttivi.<br />
Commisurare la diffusione delle aziende agricole (o l’estensione della superficie<br />
agricola interessata) alla popolazione residente, tuttavia, può risultare<br />
poco significativo, soprattutto se vi sono forti disomogeneità demografiche e<br />
geografiche tra le singole unità territoriali. Ai fini di un’analisi delle caratteristiche<br />
della struttura agraria in un determinato comprensorio territoriale, dunque,<br />
è utile calcolare anche il rapporto percentuale tra la superficie delle<br />
aziende agricole e la superficie territoriale complessiva del territorio considerato.<br />
Si ottiene così un indicatore, che possiamo definire indice di destinazio-<br />
i quaderni del POM 135
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo <strong>Capitolo</strong> 8<br />
ne agricola del suolo. Questo indicatore presenta il vantaggio di essere<br />
costruito in relazione al solo obiettivo di misurare l’incidenza della superficie<br />
agricola aziendale sull’insieme della supericie del territorio preso in esame.<br />
Un indicatore dal significato ancor più specifico, che definiamo indice di utilizzo<br />
dei terreni agricoli, si ottiene invece rapportando la superficie agricola<br />
utilizzata (SAU) alla superficie aziendale complessiva. In questo caso otteniamo<br />
una misura, espressa in termini percentuali, dell’effettivo utilizzo a fini<br />
produttivi dei terreni aziendali.<br />
Sempre a proposito di destinazione d’uso della superficie aziendale, infine, un<br />
ulteriore indicatore cui fare riferimento è l’indice di utilizzo boschivo dei terreni<br />
aziendali. Questo indicatore è dato dal rapporto percentuale tra la superficie<br />
aziendale coperta da boschi e la superficie aziendale complessiva. L’utilità di questo<br />
indicatore deriva dal fatto che l’estensione della superficie a boschi risulta<br />
negativamente correlata con la capacità del settore agricolo di produrre redditi<br />
attraverso l’utilizzo della superficie aziendale a scopi agricoli. Esso, inoltre, fornisce<br />
un efficace parametro di discriminazione rispetto alle risorse fisiche territoriali<br />
e all’incidenza delle aree montane sul totale della superficie del territorio.<br />
Fig. 30 - Indicatori relativi alla diffusione delle aziende e all’utilizzo dei terreni<br />
Numero<br />
di aziende<br />
Superficie<br />
complessiva<br />
del territorio<br />
SAU totale<br />
delle aziende<br />
Superficie<br />
aziendale<br />
a boschi<br />
Popolazione<br />
residente<br />
Numero di<br />
aziende agricole<br />
ogni 100 abitanti<br />
SAU<br />
ogni 100<br />
abitanti<br />
Superficie<br />
totale<br />
delle aziende<br />
Indice di<br />
destinazione<br />
agricola del suolo<br />
Indice di<br />
utilizzo dei<br />
terreni agricoli<br />
Indice di<br />
utilizzo boschivo<br />
dei terreni aziendali<br />
136 i quaderni del POM
<strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo<br />
8.3 Forme di conduzione e lavoro<br />
Nell’analisi del sistema produttivo agricolo un ulteriore raggruppamento di<br />
dati statistici da prendere in considerazione riguarda le forme di conduzione<br />
delle aziende e il lavoro aziendale. Per ciò che riguarda il primo aspetto, la<br />
distinzione principale è tra aziende a conduzione diretta del coltivatore e<br />
aziende con salariati, cui si aggiunge la forma di conduzione a mezzadria,<br />
divenuta nel tempo più marginale.<br />
a proposito di piccola azienda agricola a conduzione diretta<br />
Nella teoria classica dello sviluppo economico la presenza dell’impresa a<br />
conduzione diretta familiare era considerata un fenomeno temporaneo.<br />
Infatti tale teoria si basava sulla considerazione che lo sviluppo stesso<br />
avrebbe portato nel tempo alla graduale scomparsa delle piccole e piccolissime<br />
unità produttive a favore di una concentrazione della terra e della<br />
produzione nelle aziende di medio-grandi dimensioni gestite con salariati.<br />
Sebbene un simile processo di concentrazione abbia effettivamente<br />
contraddistinto l’evoluzione delle strutture agrarie, la consistente presenza<br />
di unità di piccole dimensioni a conduzione prevalentemente familiare<br />
resta un fenomeno caratteristico dell’agricoltura italiana, pur se differenziato<br />
a livello regionale.<br />
Nonostante i margini ridotti di redditività economica, cioè, la piccola<br />
azienda agricola a conduzione diretta sopravvive, segnalando l’esistenza<br />
di funzioni sociali e forme di integrazione al reddito ugualmente importanti,<br />
associate anche a strategie di distribuzione della forza lavoro familiare<br />
tra attività diversificate. Una parte di queste piccole aziende agricole,<br />
oltretutto, si distingue anche per una sorprendente capacità di adattamento<br />
alle trasformazioni prodottesi nel sistema produttivo agricolo e nel<br />
sistema di collocazione dei prodotti sul mercato. Ciò soprattutto nelle aree<br />
più dinamiche contraddistinte da una maggiore diffusione delle innovazioni<br />
e delle forme di cooperazione tra le aziende.<br />
A seconda della manodopera impegnata nella produzione, le aziende a conduzione<br />
diretta si distinguono ulteriormente in:<br />
i quaderni del POM 137
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo <strong>Capitolo</strong> 8<br />
• aziende con sola manodopera familiare<br />
• aziende con manodopera familiare prevalente<br />
• aziende con manodopera extra-familiare prevalente.<br />
Con riferimento a questa classificazione è possibile stabilire alcuni semplici<br />
indicatori, calcolando di volta in volta l’incidenza percentuale, sull’insieme<br />
delle aziende, di ciascuna forma di conduzione. La ripartizione che si ottiene<br />
- misurabile sia in rapporto al numero di aziende interessate che alla SAU corrispondente<br />
- rappresenta in sé un dato di partenza per ulteriori approfondimenti<br />
sul sistema agricolo locale. Le variazioni tra i dati relativi alle unità territoriali<br />
di una determinata area di studio o gli scostamenti rispetto ai valori<br />
medi del contesto di riferimento potranno segnalare la presenza di un tessuto<br />
produttivo fatto prevalentemente di aziende a gestione familiare, oppure la<br />
presenza di una concentrazione di aziende di dimensioni medio-grandi nelle<br />
quali opera essenzialmente manodopera salariata.<br />
Essendo la conduzione diretta la forma ampiamente prevalente, risulta interessante<br />
prendere in considerazione anche altri elementi relativi all’organizzazione<br />
produttiva dell’azienda-famiglia. Le due ultime rilevazioni censuarie<br />
dell’agricoltura (1982 e 1990), hanno a tal proposito reso disponibili dati<br />
importanti sulla distribuzione dell’impegno del conduttore e dei suoi familiari<br />
tra attività aziendali e attività extra-aziendali, e sul contributo, in termini di<br />
giornate lavorative, dei componenti familiari e della manodopera extra-familiare.<br />
Più in particolare, con riferimento all’impegno del conduttore e dei suoi familiari,<br />
vengono distinte tre diverse situazioni, a seconda se l’attività lavorativa<br />
è da essi svolta esclusivamente in azienda, prevalentemente in azienda o prevalentemente<br />
fuori azienda.<br />
Dai dati relativi alla ripartizione delle aziende in rapporto a questa tipologia<br />
si ottiene un indicatore molto significativo per l’analisi dei caratteri del sistema<br />
agricolo locale. Si tratta dell’indice del part-time in agricoltura. Esso corrisponde<br />
al rapporto percentuale tra il numero delle aziende il cui conduttore<br />
risulta occupato in attività extra-aziendali e l’insieme delle aziende a conduzione<br />
diretta. Nella formulazione di questo indicatore si può decidere se adottare<br />
una selezione ristretta ai soli conduttori che svolgono attività extra-azien-<br />
138 i quaderni del POM
<strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo<br />
dale in modo prevalente, o se includere anche coloro i quali, pur svolgendo<br />
un’attività extra-aziendale, dedicano la più parte dell’impegno lavorativo alla<br />
propria azienda. In ogni caso, questo indicatore fornisce una misura del ricorso<br />
a forme di part-time in agricoltura relativamente al solo conduttore e non<br />
anche all’insieme dei componenti della famiglia impegnati nelle attività aziendali.<br />
Volendo ampliare l’osservazione all’insieme dei componenti attivi della famiglia,<br />
l’indicatore cui fare riferimento è invece l’indice di pluriattività della famiglia<br />
agricola, calcolato come il rapporto percentuale tra il numero di aziende il<br />
cui conduttore o un altro componente svolge attività extra-aziendali e il numero<br />
totale delle aziende agricole a conduzione diretta. Anche in questo caso si<br />
può decidere se restringere o meno la selezione ai soli familiari impegnati prevalentemente<br />
in attività extra-aziendali, e se includere coloro i quali non svolgono<br />
alcuna attività aziendale, ma sono impegnati esclusivamente in attività<br />
extra-aziendale.<br />
A prescindere dalla sua formulazione, questo indicatore fornisce un’informazione<br />
sintetica molto efficace della distribuzione della forza lavoro familiare<br />
rispetto alla quale analizzare l’organizzazione e le strategie di gestione delle<br />
risorse dell’azienda-famiglia quale unità produttiva ad attività non esclusiva.<br />
Nell’interpretazione dei valori assunti dai due indicatori sopra proposti c’è da<br />
considerare che il ricorso a forme di part-time da parte dei conduttori o la pluriattività<br />
delle famiglie dipendono da una serie di fattori, tra cui:<br />
• la dimensione aziendale e la capacità reddituale dell’azienda stessa (fattori<br />
interni all’azienda)<br />
• la composizione familiare e la capacità lavorativa della famiglia disponibile<br />
per l’attività aziendale (fattori interni alla famiglia)<br />
• le opportunità di integrazione del reddito offerte dal contesto esterno e<br />
rese possibili dalle condizioni di accesso al mercato del lavoro (occupazione<br />
in condizione dipendente in altri settori di attività)<br />
• le opportunità di integrazione con altre attività extra-aziendali rese possibili<br />
dalle risorse disponibili della famiglia (diversificazione degli investimenti<br />
produttivi in altri settori di attività).<br />
i quaderni del POM 139
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo <strong>Capitolo</strong> 8<br />
a proposito di part-time e pluriattività in agricoltura<br />
Part-time e pluriattività sono due concetti spesso utilizzati per definire in<br />
modo indifferenziato la presenza di attività extra-aziendali nella famiglia<br />
agricola. È tuttavia importante distinguere le situazioni in cui è il solo conduttore<br />
dell’azienda a distribuire il proprio impegno lavorativo tra attività<br />
aziendali ed extra-aziendali, da quelle situazioni dove la combinazione di<br />
queste attività riguarda l’insieme della famiglia.<br />
Assumendo una definizione piuttosto ampia, possiamo considerare pluriattiva<br />
quella famiglia titolare della conduzione di un’azienda agricola in<br />
cui almeno un componente svolge attività esterne a quelle aziendali.<br />
In questo senso il part-time del solo conduttore risulta essere un caso specifico<br />
di pluriattività familiare. Ma a prescindere dall’utilità o meno di<br />
tenere distinta la figura del conduttore, è importante osservare che il concetto<br />
di pluriattività richiama l’attenzione sull’unità familiare nel suo<br />
insieme, presupponendo l’esistenza di forme di coordinamento e di processi<br />
decisionali non riconducibili al ruolo del solo conduttore. La pluriattività,<br />
anzi, può essere interpretata come una forma di strategia (anche se<br />
non razionalizzata e tematizzata) del gruppo familiare nel perseguire<br />
obiettivi finalizzati ad attivare risorse per far fronte ai vincoli, o cogliere le<br />
opportunità, derivanti dall’ambiente esterno, puntando su una integrazione<br />
tra attività aziendali ed extra-aziendali e su una diversificazione<br />
delle fonti di reddito. Tutto ciò al fine di garantire la riproduzione della<br />
stessa azienda-famiglia, lì dove la concentrazione dell’insieme della<br />
manodopera familiare sulla sola attività aziendale risulterebbe invece<br />
improduttiva e, sul lungo periodo, insostenibile.<br />
Il concetto di pluriattività, dunque, permette di riconoscere quelle situazioni<br />
in cui l’attività agricola rappresenta soltanto una delle attività nelle quali<br />
è impegnata l’unità familiare, segnalando anche nuove forme di integrazione<br />
e mobilità socio-professionale. Questione questa per niente marginale se<br />
si considera che il fenomeno della pluriattività è ormai considerato un dato<br />
strutturale dell’agricoltura dei paesi occidentali, e che, in Italia in particolare,<br />
il 23% delle aziende agricole ha il conduttore impegnato prevalentemente<br />
in attività extra-aziendali, dato questo che assume valori molto più alti se<br />
si considera l’impegno lavorativo di ciascuno dei componenti familiari.<br />
140 i quaderni del POM
<strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo<br />
Oltre che in termini tipologici, la composizione della forza lavoro impegnata<br />
nelle attività aziendali può essere analizzata anche in termini quantitativi,<br />
facendo riferimento in particolare all’ammontare delle giornate di lavoro ad<br />
esse dedicate, cioè al contributo lavorativo prestato. Tale contributo lavorativo<br />
può in effetti distribuirsi in modo differenziato nei singoli contesti locali,<br />
esistendo zone a più forte presenza delle piccole aziende a conduzione diretta<br />
di tipo familiare, e zone di concentrazione della produzione agricola su<br />
vasta scala con ricorso sitematico e strutturale alla manodopera salariata.<br />
A tal proposito, un indicatore utile a un’analisi comparata a livello locale può<br />
essere identificato nell’indice di caratterizzazione familiare del lavoro agricolo.<br />
Questo indicatore corrispondente al rapporto percentuale delle giornate di<br />
lavoro prestate dai conduttori e dai loro familiari o parenti sul totale delle giornate<br />
lavorative prestate nelle aziende.<br />
Le categorie di manodopera agricola distinte dall’Istat nei censimenti<br />
Nella rilevazione delle giornate di lavoro svolte in azienda, l’Istat distingue<br />
diverse categorie di manodopera agricola, familiare ed extra-familiare:<br />
Famiglia:<br />
• conduttore<br />
• coniuge<br />
• altri familiari (appartenenti al nucleo familiare del conduttore)<br />
• altri parenti.<br />
Persone esterne alla famiglia e alla rete parentale:<br />
• operai a tempo indeterminato<br />
• operai a tempo determinato (braccianti, giornalieri)<br />
• coloni ed assimilati.<br />
Dal momento che l’estensione del tempo lavorativo medio di ciascuna categoria<br />
professionale può essere diverso, un ulteriore indicatore cui fare riferimento<br />
nella valutazione dell’incidenza della manodopera familiare ed extrafamiliare<br />
è il numero medio di giornate lavorative per azienda. Questo indicato-<br />
i quaderni del POM 141
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo <strong>Capitolo</strong> 8<br />
re si può calcolare in rapporto a ciascuna categoria, ottenendo un parametro<br />
di confronto molto importante tra tempo di utilizzo della manodopera familiare<br />
(per lo più non remunerata) e tempo di utilizzo della manodopera extrafamiliare<br />
(manodopera salariata o con contratto di colonia).<br />
Il tipo di distribuzione dei valori di questo indicatore all’interno di una determinata<br />
area territoriale di osservazione, allorché presenta caratteri marcati di<br />
differenziazione, può inoltre essere utilizzato come elemento comparativo di<br />
base per la verifica di correlazioni con altri fattori indirettamente connessi ai<br />
tempi di lavoro nelle aziende agricole:<br />
• la dimensione aziendale media<br />
• l’ordinamento produttivo e l’intensità della produzione agricola<br />
• il tipo di meccanizzazione<br />
• il posizionamento e la natura dei terreni, la disponibilità di risorse idriche<br />
• il costo e la disponibilità di forza lavoro salariata sul mercato locale.<br />
In particolare, dalla combinazione dei dati relativi alle giornate di lavoro e alla<br />
superficie agricola utilizzata si ottiene l’indice di intensità del lavoro in agricoltura,<br />
corrispondente al numero medio di giorni di lavoro per ogni ettaro di<br />
SAU. Questo indicatore si calcola precisamente suddividendo il numero totale<br />
delle giornate di lavoro svolto nelle aziende - siano esse fornite dal conduttore,<br />
dai familiari o da terzi - per il totale della SAU. Esso fornisce una misura<br />
del tempo di lavoro in agricoltura commisurato alla superficie agricola effettivamente<br />
utilizzata, e non al numero di aziende o alla superficie agricola totale.<br />
L’importanza di questo indicatore deriva dal fatto che esso permette di<br />
distinguere le aree dove il lavoro umano continua ad essere una componente<br />
importante del processo produttivo in agricoltura, dalle aree dove il lavoro<br />
umano è stato più diffusamente sostituito dalle macchine.<br />
Ma nell’interpretazione dei dati c’è da prestare attenzione alla natura delle<br />
colture prevalenti nelle aree territoriali studiate e messe a confronto. C’è<br />
infatti da considerare che il tipo di colture praticate condiziona sia il livello di<br />
intensità del lavoro umano per ettaro, risultando proporzionale alla densità<br />
della stessa produzione, sia la possibilità di ricorso alla meccanizzazione.<br />
Inoltre, non bisogna dimenticare che differenze anche sostanziali nel ricorso<br />
al lavoro umano dipendono dalle situazioni locali del mercato del lavoro, dalla<br />
disponibilità di braccianti agricoli e dal costo medio di questa manodopera.<br />
142 i quaderni del POM
<strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo<br />
a proposito di lavoro umano e meccanizzazione<br />
Per un’azienda agricola, la scelta di investire nella meccanizzazione<br />
dipende da più fattori, tra cui: il tipo di colture praticate; la superficie<br />
aziendale disponibile e le caratteristiche morfologiche dei terreni; la redditività<br />
delle produzioni; la disponibilità in loco di soluzioni alternative,<br />
quali il noleggio di macchine agricole da terzi, oppure l’affidamento di<br />
alcune operazioni colturali a soggetti esterni che operano con proprie<br />
macchine come contoterzisti. Essa è subordinata anche al tipo di innovazioni<br />
adottate nei processi colturali e alle soluzioni tecnologiche specificamente<br />
sviluppate per supportare questo tipo di innovazioni.<br />
L’adozione di macchine e impianti in grado di automatizzare operazioni in<br />
precedenza affidate completamente al lavoro umano, è, in altri termini, il<br />
frutto di una valutazione che presenta risvolti economici, organizzativi e<br />
tecnici diversi. Tra le variabili in gioco bisogna considerare anche quella<br />
relativa alla disponibilità di forza lavoro. Nelle aree territoriali dove esiste<br />
una relativa abbondanza di manodopera si può ipotizzare che i conduttori<br />
di aziende valutino diversamente che altrove l’opportunità di sostituire<br />
il lavoro umano con le macchine.<br />
Ciò almeno per quelle operazioni la cui meccanizzazione non offre vantaggi<br />
economici tali da giustificare una conversione nell’organizzazione<br />
della produzione, se non oltre una certa soglia dimensionale dell’azienda<br />
e nei casi di redditività colturali elevate che giustifichino gli investimenti.<br />
In altri termini si può ritenere che in alcune aree territoriali, una parte<br />
delle aziende rinunci a fare investimenti nella meccanizzazione anche perché<br />
dispone di una manodopera locale accessibile a costi relativamente<br />
contenuti, o che non comporta alcun costo vivo trattandosi di manodopera<br />
familiare.<br />
I caratteri e la distribuzione della forza lavoro, infine, possono essere analizzati<br />
anche in rapporto alla composizione per età e per sesso dei componenti<br />
coinvolti - in modo esclusivo o solo a tempo parziale – nelle attività aziendali.<br />
A tal proposito, il primo indicatore che qui proponiamo è l’indice di ricambio<br />
generazionale in agricoltura. Esso corrisponde al rapporto percentuale tra i<br />
i quaderni del POM 143
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo <strong>Capitolo</strong> 8<br />
conduttori con età inferiore ai 40 anni e l’insieme dei conduttori di aziende<br />
agricole. Si tratta di un indicatore utile ad analizzare il ricambio tra gerazioni<br />
successive in agricoltura. Da esso si ricavano anche indicazioni in merito alle<br />
situazioni di progressivo abbandono, o al contrario di tenuta, dell’agricoltura<br />
in termini di coinvolgimento della popolazione e di capacità occupazionale.<br />
Con riguardo alla distinzione di genere, invece, l’indicatore più semplice cui<br />
fare riferimento è il tasso di presenza femminile in agricoltura. Esso corrisponde<br />
al rapporto percentuale tra il numero di donne nel ruolo di conduttori e il<br />
numero totale di conduttori. Questo indicatore può eventualmente calcolarsi<br />
distintamente per ciascuna categoria di manodopera aziendale, ottenendo<br />
così una misura più significativa del reale impegno delle donne nelle attività<br />
dell’azienda-famiglia.<br />
Fig. 31 - Indicatori relativi al lavoro in azienda<br />
Nume ro<br />
totale delle<br />
aziende<br />
Aziende<br />
a conduzione<br />
diretta<br />
Giornate di<br />
lavoro del<br />
conduttore e<br />
dei familiari<br />
SAU totale<br />
delle aziende<br />
Aziende per<br />
tipo di<br />
manodopera<br />
impegnata<br />
Incidenza %<br />
di ciascun tipo<br />
di azienda.<br />
Aziende in cui<br />
il conduttore<br />
svolge attività<br />
extra-aziendali<br />
Indice del<br />
part-time<br />
in agricoltura<br />
Aziende in cui<br />
il conduttore o<br />
altri familiari<br />
svolgono attiv ità<br />
extra-aziendali<br />
Indice di<br />
pluriattività della<br />
famiglia agricola<br />
Totale<br />
giornate di<br />
lavoro svolte<br />
in azienda<br />
Numero medio di<br />
giornate di lavoro<br />
per azienda<br />
Caratterizzazione<br />
familiare del<br />
lavoro agricolo<br />
Indice di intensità<br />
del lavoro<br />
in agricoltura<br />
Conduttori<br />
con meno di<br />
40 anni<br />
Indice di ricambio<br />
generazio nale<br />
in agricoltura<br />
Donne<br />
conduttrici<br />
delle aziende<br />
agricole<br />
Tasso di presenza<br />
femmi nile<br />
in agricoltura<br />
144 i quaderni del POM
<strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo<br />
8.4 L’ordinamento produttivo<br />
Oltre che nei suoi caratteri strutturali relativi alla dimensione, diffusione e<br />
copertura territoriale, alle forme di conduzione e alla popolazione occupata, il<br />
sistema agricolo locale può essere analizzato anche in rapporto al tipo di indirizzo<br />
produttivo prevalente.<br />
Le caratteristiche dell’ordinamento produttivo possono essere analizzate in<br />
modo dettagliato a partire dai dati relativi a ciascun tipo di coltura o di allevamento<br />
praticati. Il semplice raffronto di questi dati permette di ricostruire<br />
la mappa del territorio, mettendo in evidenza le eventuali specializzazioni<br />
agricole o zootecniche esistenti.<br />
L’analisi dettagliata della distribuzione delle colture e degli allevamenti può<br />
stabilirsi sulla base di quattro criteri fondamentali:<br />
• diffusione: numero di aziende interessate<br />
• copertura territoriale: superficie agricola interessata<br />
• volume della produzione<br />
• valore economico della produzione.<br />
Ciascuno di questi criteri restituisce una diversa distribuzione territoriale<br />
della produzione agricola, mettendo in evidenza sia caratteri strutturali e tipologici,<br />
sia caratteri di natura economico-produttiva sulla base dei quali procedere<br />
a una eventuale identificazione dei comprensori agricoli e delle dinamiche<br />
esistenti all’interno dello stesso sistema agricolo locale.<br />
La distribuzione delle colture e degli allevamenti può inoltre essere analizzata<br />
in rapporto agli altri caratteri delle aziende agricole, quali la forma di conduzione<br />
o l’apporto lavorativo di ciascuna categoria di manodopera, la distribuzione<br />
altimetrica del territorio o il livello di meccanizzazione delle aziende.<br />
Tutto ciò ottenendo ulteriori elementi di valutazione delle eventuali correlazioni<br />
esistenti tra strutture e tipologie aziendali e indirizzo colturale prevalenete.<br />
A sostegno di questo tipo di analisi, tuttavia, può risultare utile ricorrere a<br />
indicatori in grado di rappresentare sinteticamente i caratteri distintivi della<br />
produzione agricola all’interno di una determinata area territoriale di osser-<br />
i quaderni del POM 145
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo <strong>Capitolo</strong> 8<br />
vazione. A tal proposito, uno degli indicatori cui fare riferimento è il tasso di<br />
specializzazione della produzione agricola. Esso corrisponde al rapporto percentuale<br />
tra la superficie destinata alla coltura localmente più diffusa e la SAU<br />
complessiva del territorio considerato. Questo indicatore, se calcolato su un<br />
determinato periodo temporale, risulta utile per mettere in evidenza i processi<br />
di specializzazione produttiva che caratterizzano il costituirsi di comprensori<br />
agricoli locali basati su una progressiva conversione alla monocoltura o a<br />
una policoltura integrata, caratterizzata da una specializzazione di conoscenze<br />
e mezzi tecnici utilizzati, con un superamento del carattere polivalente tipico<br />
dell’agricoltura tradizionale.<br />
Varianti dello stesso indicatore si possono ottenere ampliando l’osservazione<br />
alle prime due o tre colture maggiormente diffuse, oppure prendendo in considerazione<br />
il numero delle aziende coinvolte piuttosto che la superficie agricola<br />
interessata. La rilevanza della coltura più diffusa, in questo caso, viene<br />
assunta in rapporto alla numerosità delle aziende che la praticano.<br />
Comunque si proceda, nell’interpretazione dei valori di questo indicatore è<br />
necessario tenere sempre presente che la coltura più diffusa in un determinato<br />
comprensorio territoriale, non è necessariamente la coltura più importante<br />
per questo stesso comprensorio in termini economici, di innovazione o di<br />
potenziale sviluppo futuro.<br />
Il rilievo in termini economici si può invece dedurre dalla tipologia delle colture<br />
praticate tenendo conto del livello medio di redditività delle relative produzioni.<br />
A riguardo è possibile ricorrere all’indice di diffusione delle colture ad<br />
alto reddito, da calcolarsi distinguendo quelle colture a maggiore impiego di<br />
lavoro e capitali cui sono associati redditi mediamente più elevati, quali le colture<br />
ortive, fruttifere e agrumarie. Il rapporto percentuale tra la SAU relativa a<br />
queste colture e la SAU complessiva offre in effetti un parametro di valutazione<br />
comparata della redditività delle produzioni agricole e dell’impatto che<br />
esse hanno sull’economia locale del comprensorio territoriale considerato.<br />
La scelta delle colture sulle quali basare il calcolo di questo indicatore può ovviamente<br />
realizzare in modo differenziato a seconda degli indirizzi colturali locali e<br />
a seconda delle valutazioni di redditività prevalenti per le singole colture.<br />
Per rilevare l’incidenza degli indirizzi più propriamente zootecnici delle aziende<br />
agricole, infine, si può ricorrere a due specifici indicatori: l’indice di diffu-<br />
146 i quaderni del POM
<strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo<br />
sione dell’attività zootecnica e l’indice di intensità della produzione zootecnica.<br />
Il primo corrisponde al rapporto percentuale tra il numero di aziende praticanti<br />
l’allevamento (in modo esclusivo o in combinazione con l’agricoltura) e<br />
il numero totale di aziende agricole. Il secondo corrisponde invece al numero<br />
medio di capi presenti nelle aziende che praticano l’allevamento.<br />
Nell’interpretazione di questo secondo indicatore c’è comunque da considerare<br />
che la numerosità media dei capi dipende anche dal tipo di allevamenti.<br />
La significatività di questo indicatore, dunque, è maggiore se esso viene calcolato<br />
distintamente per ciascuno dei principali allevamenti presenti nel comprensorio<br />
territoriale considerato.<br />
Fig. 32 - Gli indicatori relativi all’ordinamento produttivo<br />
Numero totale<br />
delle aziende<br />
SAU totale<br />
delle aziende<br />
Numero<br />
di capi allevati<br />
SAU destinata alla<br />
coltura localmente<br />
più diffusa<br />
Tasso di<br />
specializzazione<br />
della produz. agricola.<br />
SAU destinata<br />
a ortive, fruttiferi<br />
e agrumi<br />
Indice di<br />
diffusione delle<br />
colture ad alto reddito<br />
Aziende con<br />
allevamenti<br />
Indice di<br />
diffusione della<br />
attività zootecnica<br />
Indice di<br />
intensità della<br />
produzione zootecnica<br />
7.5 La meccanizzazione<br />
L’innovazione tecnologica rappresenta l’ultimo elemento sul quale soffermarsi<br />
nell’analisi del sistema produttivo locale. Per la produzione agricola il livello<br />
di sviluppo tecnologico può essere analizzato con riguardo a tre aspetti in<br />
particolare:<br />
• le tecniche produttive adottate, quali combinazioni di processi, tecniche e<br />
i quaderni del POM 147
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo <strong>Capitolo</strong> 8<br />
prodotti utilizzati per la fertilizzazione dei terreni, per la difesa chimica e<br />
biologica delle produzioni, per l’alimentazione e la cura degli animali<br />
• l’uso di varietà e razze selezionate, con l’attività di sperimentazione e<br />
verifica dell’adattamento all’ambiente<br />
• la meccanizzazione delle operazioni colturali, dall’aratura all’irrigazione,<br />
dall’irrorazione fitosanitaria alla raccolta e trasporto.<br />
Questi aspetti possono essere oggetto di studio per un’analisi delle caratteristiche<br />
del sistema agricolo, ma in questo caso, i dati necessari vanno ricercati<br />
per lo più a livello locale, magari operando specifiche rilevazioni.<br />
Basandosi sui soli dati statistici già disponibili a livello comunale, cioè<br />
sostanzialmente sui dati dei censimenti dell’agricoltura, qui proponiamo<br />
pochi indicatori di possibile applicazione per i soli aspetti relativi alla meccanizzazione.<br />
Tra questi c’è da considerare in primo luogo il tasso di meccanizzazione<br />
delle aziende agricole. Esso corrisponde al rapporto percentuale tra il<br />
numero di aziende che utilizzano mezzi meccanici (di qualunque tipo essi<br />
siano e a qualsiasi titolo, in quanto proprietarie di detti mezzi o meno) e il<br />
totale delle aziende presenti nel territorio di riferimento.<br />
Si tratta di un indicatore grossolano, che non permette di discriminare la tipologia<br />
di macchine agricole e il livello di diffusione dei mezzi in proprietà, ma<br />
che fornisce comunque un primo parametro utile a valutare il grado di meccanizzazione<br />
delle aziende agricole.<br />
Potendo accedere a dati più analitici del censimento, questo stesso indicatore<br />
può essere calcolato prendendo in considerazione le sole aziende che utilizzano<br />
mezzi di proprietà, ottenendo così indicazioni in merito alla predisposizione<br />
delle aziende agricole agli investimenti in mezzi meccanici e alla autonomia<br />
per i mezzi destinati alla produzione.<br />
Il tasso di meccanizzazione delle aziende agricole si può anche calcolare con<br />
riferimento alle singole tipologie di mezzi meccanici, distinguendo tra una<br />
“meccanizzazione leggera”, basata sostanzialmente sull’uso di motocoltivatori,<br />
e una “meccanizzazione pesante”, caratterizzata dal ricorso a trattori e a<br />
altre macchine operatrici più complesse. Questa distinzione, nella sua semplicità,<br />
permette di fare passi in avanti nel riconoscimento del tipo di meccanizzazione<br />
prevalente in un determinato contesto.<br />
148 i quaderni del POM
<strong>Capitolo</strong> 8<br />
L’analisi del territorio nella programmazione degli interventi di sviluppo agricolo<br />
In un’accezione più ampia di meccanizzazione che includa più in generale<br />
qualsiasi forma di automazione delle operazioni colturali, è possibile inoltre<br />
prendere in considerazione anche la diffusione dei sistemi di irrigazione.<br />
Significativi a tal proposito risultano soprattutto gli impianti di irrigazione ad<br />
aspersione (a pioggia) o localizzata sottochioma (a goccia o spruzzo). La diffusione<br />
di sistemi di questo tipo è infatti indicativa di un’evoluzione tecnologica<br />
nel controllo e nella gestione delle fasi di irrigazione, assimilabile alle<br />
innovazioni introdotte attraverso il ricorso ai mezzi meccanici per le altre fasi<br />
di produzione. La presenza di impianti di irrigazione, siano essi ad aspersione,<br />
sottochioma, a scorrimento o a sommersione, risulta essere un elemento<br />
distintivo di fondamentale importanza nell’analisi comparata tra contesti<br />
locali diversi.<br />
A tal proposito, il tasso di irrigazione della superficie agricola, equivalente al<br />
rapporto percentuale tra la superficie irrigata e la superficie totale delle aziende<br />
agricole, rappresenta un possibile indicatore utile non solo a misurare la<br />
diffusione dei sistemi irrigui, ma anche a valutare le caratteristiche del territorio,<br />
che può risultare più o meno asservito dalle risorse idriche, e più o meno<br />
idoneo all’adozione di sistemi irrigui.<br />
Fig. 33 - Gli indicatori relativi alla meccanizzazione aziendale<br />
Aziende che<br />
utilizzano mezzi<br />
meccanici<br />
Aziende che<br />
utilizzano<br />
motocoltivatori<br />
Aziende che<br />
utilizzano<br />
trattrici e altri<br />
mezzi meccanici<br />
Superficie<br />
irrigata<br />
delle aziende<br />
Numero totale<br />
delle aziende<br />
Tasso di<br />
meccanizzazione<br />
delle az . agricole<br />
Tasso di<br />
meccanizzazione<br />
leggera<br />
Tasso di<br />
meccanizzazione<br />
pesante<br />
Superficie<br />
totale<br />
delle aziende<br />
Tasso di<br />
irrigazione della<br />
superficie agricola<br />
i quaderni del POM 149
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150 i quaderni del POM