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Autorizz. Trib. Roma n. 1979 del 17.2.1951 - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB - Roma - Invio gratuito agli iscritti 

bimestrale • anno 61° 

n.5 ottobre novembre 2009 

- i nuovi modelli 

di assistenza 

territoriale 

5 

i primi 

passi di 

O.R.Me. 

- il paradosso 

femminile 

- l’osteonecrosi 

dei mascellari 

indotta da 

bifosfonati

ollettino o.m.c. e o. di roma - n. 5/2009 

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sS O M M A R I O 

bollettino 

dell’ordine provinciale di roma 

dei medici chirurghi e degli odontoiatri 

Bimestrale - anno 61° - n. 5 ottobre novembre 2009 

Autorizz. Trib. Roma n. 1979 del 17.2.1951 - Poste Italiane S.p.A. - 

Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 

46) art. 1, comma 2 - DCB - Roma - Invio gratuito agli iscritti 

Periodico associato all’USPI - Unione Stampa Periodica Italia 

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Mario Falconi 

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Benito Meledandri 

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Consigliere segretario 

Filippo Custureri 

Consigliere tesoriere 

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Claudio Colistra, Patrizia Marchetti, Luigi Tonino 

Marsella, Massimo Martelli, Gabriella Nasi, Luigi 

Pignataro, Rodolfo Proietti, Ivo Pulcini 

COMMISSIONE ODONTOIATRI 

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Segretario 

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COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI 

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REALIZZAZIONE EDITORIALE A CURA DI 

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00144 Roma 

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STAMPA: Tipografia SGS srl - Roma 

Sede legale: Via Guido D’Arezzo n,14 - 00198 Roma 

Stabilimento: Via Cancelliera n. 24 - 00040 Cecchina (Roma) 

Finito di stampare il 31 luglio 2009 

EDITORIALE 

Homo Homini Lupus - Medicus Medico 

Lupissimus e...a volte stolto pagina 4 

ATTUALITÀ 

Responsabilità professionale medica e contenziosi. 

I primi passi di O.R.Me. pagina 6 

Ma è vero che i medici commettono tanti errori pagina 10 

I nuovi modelli di assistenza territoriale pagina 16 

Il paradosso femminile pagina 20 

L’osteonecrosi dei mascellari indotta pagina 22 

da bifosfonati. Prevenzione,diagnosi 

e trattamento 

PROFESSIONE 

Riflessioni sulla responsabilità del medico pagina 24 

DALL’ORDINE 

Procedura registrazione sito pagina 26 

CONTAGOCCE 

RECENSIONI 

pagina 28 

Vivere la morte nelle varie religioni pagina 32 

L’uomo che curava le donne pagina 33 

TEATRO • MOSTRE • CONCERTI pagina 34 

A questo numero hanno collaborato: 

Flavio Massimo Amadio, Susanna Annibali, Isabella 

Bignozzi, Dino Cosi, Maria Paola Cristalli, Corrado 

De Rossi Re, Vita Di Iorio, Manuela Di Virgilio, Elena 

Marano, Gabriella Nasi, Filomena Pietrantonio, Piorjk 

Procaccini, P. Marina Risi, Ferdinando Romano, 

Emilio Scotti, Gian Piero Sbaraglia, Concetta Turi 

in copertina: 

Un particolare della 

“Fontana dei quattrro Fiumi” 

Piazza Navona - Roma 

3 bollettino o.m.c. e o. di roma - n. 5/2009

eE D I T O R I A L E D E L P R E S I D E N T E 

Homo Homini Lupus 

- Medicus Medico 

Lupissimus e... 

a volte stolto 

Una triste similitudine che stride violentemente 

con i principi fondamentali del codice deontologico, 

con il giuramento di Ippocrate e con la 

quale troppo spesso siamo costretti a fare i 

conti nella nostra vita professionale e ancor di 

più nell’esercizio del delicato ruolo di Ordinisti. 

Recentemente due vicende stanno imperversando 

su tutti i media e che, pur nella loro diversità, 

testimoniano lo scorretto e censurabile comportamento 

di medici verso propri colleghi: la 

pandemia da virus A H1N1 e la penosa fine di 

Stefano Cucchi. 

Lo spropositato allarmismo della nuova pandemia 

che, soprattutto nelle fasi iniziali, è stato 

generosamente dispensato a tutto il genere 

umano e amplificato, come non mai, da tutti i 

mezzi di comunicazione di massa, sta determinando 

carichi di lavoro ai limiti della sostenibilità 

per tutti gli operatori sanitari e soprattutto 

per i medici operanti a vario titolo nel servizio 

sanitario nazionale, siano essi inseriti in ospedale 

o nel territorio. 

Invece di coalizzarsi tutti, in nome e per conto 

di una sana e comune appartenenza, e denunciare 

le responsabilità di chi non ha saputo programmare, 

organizzare e soprattutto costruire 

una comunicazione appropriata, dobbiamo 

con amarezza ascoltare o leggere dichiarazioni 

di colleghi, anche titolari di incarichi pubblici, 

che non fanno altro che alimentare sciocche e 

inutili tensioni fra medici della sanità pubblica. 

Tra le poche certezze che abbiamo acquisito in 

questo periodo, è che il virus in questione non è 

poi così “cattivo” con i cittadini, ma sicuramente 

“ingiusto”, perché, da una parte ha fatto aumentare 

in maniera vertiginosa i bilanci di alcune 

aziende farmaceutiche (vedasi farmaci antivirali, 

autotest, ecc.) e dall’altra ha incrementato 

per moltissimi nostri colleghi che già in condizioni 

“normali” operano tra mille difficoltà, i 

massacranti carichi di lavoro tipici di questo 

periodo, senza per altro alcun vantaggio economico. 

La vicenda della morte del povero Stefano 

Cucchi avvenuta nella sezione penitenziaria 

dell’ Ospedale Pertini nell’ottobre u.s, è ancora 

più grave. Siamo stati costretti a diffondere un 

duro comunicato stampa (che riportiamo integralmente 

a pag. 13) del quale riportiamo un 

passaggio: 

“L’Ordine dei Medici capitolini chiede con forza 

che sia fatta piena luce sulle cause del decesso 

e su qualsivoglia carenza nell’assistenza alla 

quale Cucchi aveva pieno diritto. “Soprattutto 

auspichiamo che eventuali colpevoli, sia che indossino 

una divisa sia un camice, siano perseguiti 

e scontino effettivamente la pena se condannati”, 

chiede Falconi. Ma non possiamo assolutamente 

accettare che i medici e il personale 

sanitario che operano con gravi difficoltà 

in un Ospedale “di trincea” come il Pertini, in un 

aggregato metropolitano di circa mezzo milione 

di abitanti, siano oggetto di denigrazione da 

parte dei mezzi di comunicazione e, persino, di 

diffamazione e velate minacce a mezzo di volan- 

bollettino o.m.c. e o. di roma - n. 5/2009 

4

tini e striscioni. A tale proposito esprimo piena 

solidarietà e sostegno a tutto il personale che 

opera nel nosocomio e, in particolare, alla Direzione 

della Struttura Complessa Medicina Penitenziaria. 

L’Ordine di Roma continuerà a seguire 

il caso con grande attenzione” 

Anche in questo caso, con altrettanta amarezza, 

abbiamo dovuto registrare le dichiarazioni 

assolutamente intempestive e fuori luogo di alcuni 

medici, anche inseriti in importanti livelli istituzionali, 

verso dei colleghi, con anticipazioni di 

presunte colpe tutte ancora da dimostrare. 

L’art. 58 del Codice Deontologico recita: “Il rapporto 

fra medici deve ispirasi ai principi di corretta 

solidarietà, di reciproco rispetto e di considerazione 

della attività professionale di ognuno”. 

Pertanto invitiamo tutti gli iscritti, ed in particolare 

coloro che ricoprono posti di responsabilità 

pubblica, ad evitare dichiarazioni superficiali 

e non rispondenti alla verità, che rischiano di 

creare ulteriori contrapposizioni fra colleghi che 

operano nei diversi contesti sanitari e di consegnare 

alle “autorità”, ai vari livelli istituzionali, 

eventuali agnelli sacrificali ( i medici) da dare in 

pasto all’ opinione pubblica, come spesso accade, 

per mascherare i propri fallimenti. 

Comportamenti non rispettosi del codice deontologico, 

in particolare nei rapporti fra colleghi, 

non ci consentiranno mai di costruire una vera 

Lobby Etica della medicina italiana e soprattutto 

di difenderci efficacemente da molti degli ingiusti 

attacchi a cui siamo quotidianamente sottoposti. 

Basta con le esternazioni in libertà. Tutte 

le dichiarazioni in rotta di collisione con l’art. 58 

sul rispetto reciproco sono e saranno valutate 

dal consiglio dell’Ordine e ,se del caso, sanzionate 

disciplinarmente. 

P.S.: le note vicende che hanno coinvolto i massimi 

vertici della Regione Lazio, ci hanno momentaneamente 

indotto a rallentare il forte contenzioso 

in atto da tempo, soprattutto in merito 

alla legge n. 4/2009 e al Regolamento Regionale 

n. 10/09 riguardo le Autorizzazione per 

gli Studi Professionali, che tanti problemi ha 

creato e sta creando a medici, odontoiatri e 

cittadini. Il neo commissario, Prof. Elio Guzzanti, 

a cui facciamo gli auguri di buon lavoro, ci ha 

assicurato una sua intervista per il prossimo 

numero del Bollettino, dopo la quale decideremo 

le future azioni da intraprendere in sintonia 

con sindacati medici ed odontoiatrici e con le 

Società Scientifiche. 

Mario Falconi 

Influenza AH1N1 

COMUNICATO STAMPA 

Medici ospedalieri, di famiglia, pediatri e medici 

di continuità assistenziale: “In trincea e a rischio 

di collasso, i primi a pagare per il caos” 

Falconi: “Certe dichiarazioni istituzionali creano solo tensioni e scaricano 

responsabilità” 

In considerazione della situazione determinatasi con l'arrivo dell'influenza A e delle molteplici 

dichiarazioni che in questi giorni si accavallano su i ritardi e le carenze nel sistema assistenziale 

della Capitale, Mario Falconi, Presidente dell'Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri 

di Roma, ricorda che «i medici ospedalieri, in particolare quelli di pronto soccorso, i medici di 

famiglia, i pediatri e i medici di guardia medica sono i primi a pagare con carichi di lavoro e 

pressioni insostenibili le conseguenze di tutto il caos cui si sta assistendo e che rischia di paralizzare 

l'intero Sistema Sanitario Regionale». Falconi sottolinea inoltre che «come se non bastassero il 

diffuso e sproporzionato allarmismo, i ritardi e la disorganizzazione dell'Istituzione Regionale, c'è 

sempre qualcuno che consapevolmente o inconsapevolmente cerca di creare problemi ai medici e 

tra i medici». Pertanto, l'Ordine invita tutti i suoi iscritti, in particolare coloro che sono inseriti in 

posti di responsabilità istituzionale, ad evitare dichiarazioni superficiali e non rispondenti alla verità 

che rischiano di creare contrapposizioni tra i professionisti che operano in vari contesti sanitari. 

A tale proposito, l’Ordine valuterà eventuali dichiarazioni che possano sconfinare in ambiti 

deontologicamente non corretti. 

9 novembre 2009 


aA T T U A L I T À 

di Flavio Massimo Amadio 

Responsabilità professionale medica e contenziosi 

I primi passi 

di O.R.Me. 

All’ISS presentati i risultati preliminari della prima ricerca in 

Italia su dati reali Magistratura, Università e Ordine di Roma 

insieme per uno studio scientifico. Esaminate 1.900 sentenze 

del Tribunale Civile della Capitale 

Il 14 ottobre scorso magistrati, rappresentanti 

del mondo politico, docenti universitari e medici 

si sono dati appuntamento nella storica Aula 

Pocchiari dell’Istituto Superiore di Sanità per illustrare 

ad un vasto pubblico di addetti ai lavori 

e alla stampa i risultati preliminari del primo 

studio-pilota sulla giurisprudenza del Tribunale 

di Roma in tema di contenzioso medico. Un tema 

di forte richiamo, tanto che sono stati molti 

coloro che non hanno potuto trovare posto all’interno 

della sala di via Regina Elena. L’incontro 

è stato promosso dall’Iss, dall’Università di 

Roma Tor Vergata e dall’Ordine provinciale di 

Roma dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri. 

A condurre l’indagine - affidata dal Ministero 

del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali 

all’Iss – è stato l’Osservatorio sulla Responsabilità 

Medica (O.R.Me.) Associazione scientifica 

costituita dalla Corte d’Appello e dal Tribunale 

di Roma, dall’Università di Tor Vergata e dall’Ordine 

dei medici capitolino. L’Osservatorio 

dall’inizio della ricerca ha già analizzato, con 

criteri scientifici, più di 1.900 sentenze emesse 

tra il 2001 ed il 2007 dal Tribunale romano 

sul contenzioso attivato per danno medico. 

«Per affrontare seriamente i problemi è necessario 

conoscerli: per questo abbiamo deciso di 

portare avanti questo studio minuzioso» - ha 

premesso il Presidente dell’Ordine provinciale 

di Roma, Mario Falconi - «Il tema della responsabilità 

professionale è delicatissimo e per costruire 

politiche atte a ridurre il contenzioso 

medico-paziente bisogna avere dati reali ed esatti. 

Per la prima volta si sta effettuando un’analisi 

delle sentenze». 

I risultati preliminari dell’indagine hanno mostra- 

to un primo dato eclatante: quasi la metà dei 

medici denunciati viene poi assolto. Tanto ba- 

sta per far capire quanto siano ingiustificate, 

anzi azzardate, molte delle denuncie di cui è 

oggetto la categoria. 

Infatti, il percorso che va dal letto d’ospedale o 

della clinica fino allo studio dell’avvocato e all’aula 

di tribunale spesso si conclude con un nulla 

di fatto. Ma il contenzioso legale si traduce in 

un mare di carte e consulenze d’ufficio e di parte 

che sovraccarica i tribunali della Penisola, 

con costi pesanti costi, stress e frustrazioni sia 

per i malati sia per i medici sottoposti a giudizio 

e poi assolti. 

«Questo studio ci offre dati rigorosi che ci dicono 

– ha evidenziato il prof. Luigi Tonino Marsella, 

docente di Tor vergata e coordinatore della ricerca 

– come le circa 250 sentenze emesse 

ogni anno dal Tribunale Civile di Roma rappresentano 

un dato quantitativo veramente molto 

modesto in termini percentuali rispetto al totale 

dell’offerta sanitaria pubblica e privata degli 

oltre 41mila medici e odontoiatri della Capitale 

e della sua provincia. Un’offerta che ammonta 

a varie decine di milioni di prestazioni in un anno. 

“Basti pensare – ha ricordato Marsella - che 


6

tra queste le sole dimissioni da ricoveri 

ospedalieri sono circa 1.200.000. Si è inoltre 

visto che le sentenze accolte unicamente per 

vizio del consenso informato sono state solo 

18. Per quanto riguarda il giudizio di 

colpevolezza, 434 sentenze hanno censurato 

principalmente una condotta omissiva mentre 

864 una commissiva. In più emerge che, contrariamente 

a quanto spesso superficialmente 

viene affermato, c’è un trend lievemente discendente 

nella percentuale di domande pienamente 

accolte negli ultimi anni in sede civile.” 

“Finora i dati disponibili riguardavano soltanto il 

numero di denunce presentate ma il percorso 

si interrompeva e così era difficile capire in quanti 

casi il procedimento arrivava in tribunale e come 

si concludeva. Oggi invece abbiamo una fotografia 

reale della situazione e non si potrà più 

tirare ad indovinare o fare ingiustificato 

sensazionalismo sul fenomeno della cosiddetta 

malasanità: chi vuol fare correttamente informazione 

dispone finalmente di dati certi e istituzionali, 

almeno per quanto riguarda Roma e la 

giurisprudenza in campo civile” - ha commentato 

con energia Falconi - “A questo punto confidiamo 

in particolare nei media affinché venga 

finalmente privilegiata sempre una corretta e 

rigorosa informazione, non inquinata da titoli 

sensazionali e fonti non ufficiali che causano 

soltanto allarmismo e sfiducia, a danno prima 

di tutto dei cittadini e del Paese.” 

Nel corso degli ultimi anni c’è stato un aumento 

vertiginoso del contenzioso civile per responsabilità 

professionale in ambito medico (quasi il 

doppio rispetto a dieci anni fa), con una durata 

media dei processi che ormai supera i dieci anni. 

Quasi il 50% delle azioni giudiziarie di risarcimento 

è trattata in sede penale. A questo proposito, 

è stato rimarcato che soltanto in ambito 

penale la colpa del medico viene accertata in 

concreto, mentre in ambito civilistico la stessa 

è presunta. Ciò spiega perché in ambito civilistico 

la percentuale di domande accolte pienamente 

è nell’ordine del 50%, a differenza di quanto 

accade in quello penale in cui tale percentuale 

si riduce notevolmente. Senza contare che un 

numero rilevante di danni viene liquidato con 

poche migliaia di euro, anche se – va notato - 

dal 1995 al 2004 il valore medio dei risarcimenti 

è passato da 18.500 euro a 27mila euro. 

«Oggi la minaccia della citazione in penale è utilizzata 

per fare pressione nei riguardi dei medici» 

- ha affermato il Presidente della Commissione 

Affari Sociali della Camera dei Deputati 

Giuseppe Palumbo - «per questo abbiamo presentato 

un disegno di legge che prevede, tra 

l’altro, l’accesso al penale solo in determinate 

situazioni. L’obiettivo è quello di tranquillizzare i 

medici nella loro attività professionale e di aiutare 

a ristabilire il rapporto fiduciario tra medico 

e paziente». 

Lo sforzo è dunque indirizzato a realizzare una 

nuova alleanza terapeutica tra professionista e 

persona in cura, attraverso l’approvazione di 

norme specifiche di riferimento sulla responsabilità, 

rese sempre più necessarie in una società 

via via più consapevole dei propri diritti, come 

ha auspicato il Presidente della Corte d’appello 

di Roma, Giorgio Santacroce: «La consapevolezza 

dei diritti va di pari passo con l’assunzione 

delle responsabilità. Il cittadino oggi sa chi ha 

quale responsabilità ed esige che ogni soggetto 

se l’assuma». 

Se è ineccepibile che chi è responsabile di una 

colpa deve necessariamente addossarsela, è 

anche vero che la fallibilità fa parte dell’uomo e 

delle attività umane. «Oggi invece ci si aspetta 

che la medicina faccia miracoli», ha voluto ricordare 

a tutti Renato Lauro, Rettore dell’Università 

di Tor Vergata, «ma se ogni malato fosse 

uguale a un altro, la medicina sarebbe una 

scienza esatta e purtroppo non è così. La medicina 

ancora rimane un’arte». 

Così, incanalato tra eccessive aspettative ed 

episodi di malasanità enfatizzati oltre la ragionevolezza 

e il dovere di informazione, tra gli italiani 

cresce lo scetticismo nei confronti dell’operato 

del medico. Nel nostro Paese la percezione 

dell’errore medico è, infatti, molto più alta 

rispetto a quella degli altri paesi europei: il 97% 

della collettività considera l’errore medico un 

problema molto importante, a fronte del 70% 

circa nel resto d’Europa. 

«Siamo rimasti indietro e intanto il cittadino è 

diventato sempre più esigente» ha avvertito 

Falconi. «Quello che dobbiamo fare, per recuperare 

il tempo perso, è mirare alla formazione. 

Andare negli atenei e nelle strutture sanitarie 

a parlare di codice deontologico, a spiegare 

che se tra due persone le cose non vanno la 

responsabilità non si trova mai da una sola parte. 

Tutto ciò anche per cercare di ridurre la 

spesa in medicina difensiva che sta raggiungendo 

cifre inaccettabili». Su questo punto ha con- 

a 

ATTUALITÀ 


A T T U A L I T À 

venuto anche il Preside di Medicina di Tor Vergata, 

Giuseppe Novelli, genetista e perito in molti 

processi: “Troppo spesso manca la comunicazione 

e c’è poco dialogo con il paziente; proprio 

da questo originano molti processi. Un deficit 

di comunicazione che si associa alla necessità 

di istituire gruppi per il management del rischio». 

Sul piano strettamente economico bisogna tener 

conto che i contenziosi facili, anche se non 

si traducono in sentenze di condanna «portano 

a un incremento generalizzato dei premi assicurativi 

o all’abbandono da parte delle compagnie 

assicuratrici di un mercato ritenuto a rischio», 

ha rilevato il Presidente dell’ISS, Enrico 

Garaci, «e il nostro Servizio Sanitario Nazionale 

paga circa 800 milioni di euro l’anno per costi 

relativi al rischio professionale». Infatti, come 

ha sottolineato Gian Piero Milano, Preside della 

facoltà di Giurisprudenza di Tor Vergata, «occorre 

ricordare che molti dei casi di presunta 

malpractice che arrivano sui giornali poi non 

finiscono in tribunale ma questo meccanismo 

alimenta le denunce e una quantificazione del 

possibile danno da parte delle assicurazioni che 

fanno salire il premio». “C’è poi la voce delle 

consulenze necessarie ai giudici per valutare 

l’operato dei camici bianchi e delle strutture – 

ha rilevato Paolo De Fiore, Presidente del Tribunale 

ordinario di Roma, “e dalla ricerca di 

O.R.Me. è emerso che la stragrande maggioranza 

delle sentenze ha richiesto consulenti singoli. 

Il numero dei consulenti è enorme: lo abbiamo 

ridotto a circa 11 mila, fra i quali anche 

4-5 mila medici, e contiamo di ridurlo ancora 

all’interno di una revisione degli albi dei consulenti 

tecnici». A tale proposito, De Fiore ha 

ipotizzato “la creazione di un albo speciale, anzi 

un superalbo di consulenti, per valutare l’operato 

dei periti, dall’affidabilità, alla puntualità, 

alla formazione». In pratica, un sistema per 

poter mettere a disposizione dei giudici i migliori 

esperti possibili”. A questo fine, l’Osservatorio 

ha intrapreso anche uno studio relativo alle 

caratteristiche dei consulenti tecnici e dei periti 

d’ufficio, per verificarne l’adeguatezza e la competenza 

specifica, perché anche chi giudica non 

incappi in errori. 

Secondo le previsioni di O.R.Me., solo riorganizzando 

l’intero settore del contenzioso medico, 

senza toccare la copertura del rischio, si potrebbe 

risparmiare fino al 20-25% della spesa medica, 

tagliando così anche gli enormi sprechi dovuti 

alla medicina difensiva. “Ora - ha precisato il 

prof. Marsella – con questo Osservatorio puntiamo 

ad un monitoraggio continuo nel tempo di 

tutti i procedimenti di giustizia relativi all’attività 

medica, per elaborare «proposte utili a prevenire 

gli eventi avversi in ambito sanitario.» 

Ad Arezzo, il 24 novembre, all’interno del IV 

Forum sul Risk Management in Sanità una giornata 

sarà dedicata proprio alla presentazione, 

all’analisi e alla discussione di metodologie, strumenti 

e procedure adottate dall’Osservatorio 

sulla Responsabilità Medica costituito a Roma; 

qui saranno anche comunicati i risultati completi 

dell’indagine presentata in via preliminare 

all’ISS. “Dati che – ha annunciato Falconi – saranno 

messi a disposizione delle istituzioni e di 

tutti i soggetti interessati a trattare finalmente 

questo tema con serietà e concretezza.“ 

I numeri di O.R.Me. 

Nello studio di O.R.Me. 1.393 sentenze hanno riguardato i singoli 

professionisti, 1.159 la struttura, 976 le società assicuratrici e le 

altre soggetti diversi. Va ricordato che un procedimento non significa 

automaticamente una condanna. Esaminando i soli soggetti ritenuti 

responsabili sono 602 le sentenze relative principalmente a medici 

impegnati in attività libero-professionali e 300 quelle a carico di medici 

operanti nel settore pubblico; 244 sono relative a strutture private e 

435 a quelle pubbliche. Infine 14 sentenze hanno riguardato il personale 

sanitario non medico. Tra le specialità più a rischio di contenzioso in 

Tribunale, al primo posto spicca la chirurgia (595 sentenze), seguita da 

odontoiatria (278), ortopedia (245), ginecologia (191), chirurgia estetica 

(181), oculistica (93) e pronto soccorso (77). Circa la tipologia di errore, 

222 sentenze hanno ravvisato un errore clinico-diagnostico e oltre 

900 uno chirurgico-terapeutico. 


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36


di Emilio Scotti, Filomena Pietrantonio 

Ma è vero 

che i medici 

commettono 

tanti errori 

Prima di illustrare il rapporto tra i dati ORME e 

i volumi di attività professionale medica relativi 

alle degenze complessive, vorrei brevemente 

ricordare il contesto in cui ci troviamo, partendo 

dal punto di vista del medico. 

Cittadinanzattiva ci dice che il problema della 

malasanità è quello più sentito dai cittadini nel 

rapporto con il SSN. 

La Società di chirurgia afferma che le cause 

intentate ai medici sono aumentate del180% 

negli ultimi dieci anni, che 8 medici su dieci 

avranno almeno una richiesta di risarcimento 

nel corso della loro carriera, che i premi assicurativi 

sono aumentati del 300% e che la 

malasanità, vera o presunta, sbattuta in prima 

pagina aumenta la tiratura dei giornali e 

l’audience televisiva. Tutto ciò è comprensibile 

considerando l’impatto che lo stato di salute ha 

sulla sfera emotiva del singolo e della popolazione. 

Sta di fatto che in questo contesto forse il 

medico pensa di sostituire il camice con l’elmetto, 

perché si sente sotto attacco e circondato 

come il generale Custer nella battaglia di 

Little Big Horne. 

Il paradosso è che, nonostante lo sviluppo tecnologico 

abbia consentito diagnosi più rapide e 

cure più efficaci, assistiamo ad un immaginario 

collettivo contraddittorio, dicotomico: da una 

parte la ridotta fiducia nel medico, dall’altra l’aumentata 

aspettativa che lo stesso debba sconfiggere 

sempre e comunque la malattia, come 

un mago con la sfera di cristallo. Abbiamo dimenticato 

che non si muore perché ci si ammala, 

ma ci si ammala perché dobbiamo morire. 

Ormai non si accetta più la morte per cause 

naturali ma solo per colpe del medico. I motivi 

di tale realtà sono molteplici e complessi. 

La trasformazione aziendale, la visione 

economicistica della sanità, lo sviluppo tecnologico 

sono stati necessari ma hanno anche finito 

con interporsi nel rapporto medico/paziente, 

spersonalizzandolo, disumanizzandolo e relegando 

in secondo piano il dialogo e l’ascolto. Il 

ragionamento clinico viene talora posposto alla 

diagnostica per immagini e “l’osservazione clinica” 

tralasciata per contenere costi e tempi di 

degenza. 

La professione del medico richiede, non solo 

cultura ma anche capacità di comunicazione e 

di vicinanza senza le quali non si può costruire 

alcun legame emotivo ma solo reciproca diffidenza. 

Noi medici dobbiamo fare uno sforzo 

aggiuntivo ed avvicinarci al paziente, non solo 

con le nostre conoscenze e competenze ma 

anche secondo principi etici, compassione e 

solidarietà, su cui ogni relazione umana dovreb- 


10

a 

ATTUALITÀ 

be basarsi. Dobbiamo tenere in debito conto 

anche le difficoltà in cui il medico, ancora oggi 

svolge la propria attività professionale: ambienti 

fatiscenti, percorsi diagnostico-terapeutici 

farraginosi, organizzazione alla stregua di una 

corsa ad ostacoli, riduzione delle risorse, progressiva 

emarginazione dai processi decisionali 

aziendali calati dall’alto senza condivisione e per 

questo, vissuti come imposizione. Fatte queste 

considerazioni, addentriamoci nel vivo del tema. 

I risultati preliminari dello studio ORME, con i 

limiti di questo tipo di indagine, mostrano che 

ogni anno, oltre il 50% delle richieste di risarcimento 

vengono accolte (tabella 1). 

Tabella 1 

Studio pilota sulla giurisprudenza del Tribunale di Roma” effettuato dall’Osservatorio sulla 

Responsabilità professionale Medica (O.R.Me.) 

Anno 

Sentenze 

Accoglimento 

Tribunale Civile Pieno 

Accoglimento 

Parziale 

Totale 

accoglimenti 

2002 277 154 17 171 

2003 358 193 39 232 

2004 330 213 17 230 

2005 364 200 27 227 

2006 307 137 55 192 


L’Ordine dei medici di Roma precisa le notizie apparse sulla stampa 

Lista civica per la salute 

dei cittadini del Lazio: 

Falconi e Martelli non sono tra i promotori 

I due esponenti dell’Ordine estranei all’iniziativa di Severino Antinori 

Con riferimento alle notizie apparse nei giorni scorsi su alcuni quotidiani, Mario Falconi, Presidente 

dell'Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri, precisa di non essere in 

qualsivoglia modo coinvolto nella lista civica annunciata dal prof. Severino Antinori e denominata 

Movimento civico per la salute dei cittadini del Lazio, tanto meno di esserne tra i promotori. 

Il Presidente Falconi è stato semplicemente invitato come relatore ad un convegno sulla sanità 

regionale promosso il 24 ottobre scorso dal suddetto Movimento civico. L'Ordine è un organo 

ausiliario dello Stato e i suoi rappresentanti in carica partecipano a tutti i confronti e i dibattitti, sia 

tecnici sia politici, cui sono invitati, indipendentemente dallo schieramento di partito o elettorale 

che li promuove ed organizza. L'Ordine precisa inoltre che anche Massimo Martelli, membro del 

Consiglio Direttivo, non è tra i promotori dell'iniziativa del prof. Antinori. 

27 ottobre 2009 



Tabella 2 

Percentuale di sentenze accolte dal Tribunale Civile di Roma e dimissioni complessive 

Anno n° n° Sentenze 

Accoglimento 

Accoglimento 

Tot. % 

dimissioni 

dimissioni 

Tribunale 

pieno 

parziale 

Lazio 

Roma Roma 

2002 1.168.325 825.968 277 154 17 171 0.021 

2003 1.208.049 864.437 358 193 39 232 0.027 

2004 1.272.103 914.096 330 213 17 230 0.025 

2005 1.327.208 972.285 364 200 27 227 0.023 

2006 1.255.309 917.060 307 137 55 192 0.023 

Questo dato grezzo, preso a se stante, significa, 

in altre parole, che viene condannato un 

medico su due. 

Questo è il titolo di un articolo del Corriere 

della Sera. Se la realtà è questa, meglio non 

andare dal medico perché potrebbe sbagliare 

in più del 50% dei casi. Il messaggio è un allarme: 

discredito nei medici, sconforto nei pazienti! 

La domanda allora sorge spontanea: è mai possibile 

che siamo tanto incompetenti da commettere 

errori così spesso 

Abbiamo sentito la necessità di dare una risposta 

che travalicasse l’impatto mediatico e che 

avesse un fondamento reale. 

Abbiamo incrociato il numero delle sentenze 

accolte dal Tribunale Civile di Roma (dati preliminari 

O.R.M.E.) con le dimissione complessive 

dell’area metropolitana di Roma estrapolate dai 

dati A.S.P. Lazio assumendole come indice, 

anche se grossolano, del volume di prestazioni 

erogate ogni anno dal 2002 al 2006 e ne abbiamo 

calcolato la percentuale, che, rispetto al 

volume delle prestazioni, appare decisamente 

non significativa (tabella 2). 

Se aggiungiamo poi, che all’Ordine dei Medici di 

Roma sono iscritti 40.000 medici e supponiamo 

che in media ognuno di essi eroghi almeno 

cinque prestazioni al giorno per 280 giorni lavorativi 

l’anno, arriviamo a 53.000.000 di prestazioni. 

In tal caso il rapporto sentenze/prestazioni 

non avrebbe bisogno di ulteriori commenti, 

essendo un dato certamente molto confortante, 

assolutamente privo di rilevanza statistica. 

Allora la realtà è un’altra e il messaggio dovrebbe 

essere diverso: i medici, svolgono una grande 

quantità di lavoro e ogni tanto, essendo uomini, 

commettono degli errori e ne rispondono 

personalmente. 

Qualcuno potrebbe obiettare: la maggior parte 

dei cittadini non denuncia i danni medici e quindi 

questi dati sono espressione solo della punta 

di un iceberg, la maggior parte resta sommer- 


12

• definire standard minimi per risorse strutturali, 

tecnologiche, e umane. Non è immaginabile 

che a tutt’oggi, esistano situazioni in cui in 

una sola stanza, nello stesso momento, i medici 

compilino le cartelle cliniche, la caposala lavori 

al computer, il primario dia notizie ai parenti, 

l’infermiere prepari la terapia o che tre media 

ATTUALITÀ 

sa. Ma anche se le richieste di risarcimento 

aumentassero di dieci volte non raggiungerebbero 

mai la significatività. 

Anzi, stando ai dati incrociati ORME/ASP, è 

esattamente il contrario, cioè un iceberg rovesciato, 

vale a dire che il numero delle richieste 

di risarcimento che si risolvono con una condanna 

rispetto al volume delle prestazioni erogate 

è realmente molto basso. 

Eppure la percezione è che gli errori medici 

siano molto più diffusi di quanto sia la realtà. 

Invece forse stiamo parlando di un ago in un 

pagliaio. Tuttavia anche un ago in un pagliaio 

può far male e quindi è nostro compito rimuoverlo, 

tenendo conto che è meglio prevenire 

che curare. 

Cosa possiamo proporre allora, per migliorare 

• inserire criteri meritocratici in luogo di logiche 

clientelari e di militanza politica per 

assunzioni, incarichi di responsabilità, nomine 

di Direttori di Strutture Complesse. È inutile 

parlare di risk-management se non mettiamo 

uomini giusti al posto giusto 


Sulla vicenda di Stefano Cucchi interviene l’Ordine dei Medici di Roma 

Fare piena luce sul decesso 

Ingiustificato attacco agli operatori sanitari. 

Falconi: «Non è accettabile il linciaggio mediatico del personale del Pertini» 

L’Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Roma interviene sul caso di Stefano 

Cucchi, le cui cause di decesso restano ancora da accertare. “E’ assolutamente scandaloso 

che, prima di trovare riscontri e che sia stato preso qualsivoglia provvedimento giudiziario, si 

debbano accusare e linciare mediaticamente i medici e gli operatori sanitari che hanno avuto 

in cura lo sfortunato ragazzo”, ha dichiarato il Presidente dell’Ordine, Mario Falconi. “Fino a 

prova contraria, nel nostro Paese tutti i cittadini debbono essere ritenuti innocenti sino ad un 

eventuale sentenza di condanna passata in giudicato – ricorda Falconi - invece nel caso della 

categoria medica ormai non si perde occasione per dare addirittura condanne preventive”. 

L’Ordine dei Medici capitolini chiede con forza che sia fatta piena luce sulle cause del decesso 

e su qualsivoglia carenza nell’assistenza alla quale Cucchi aveva pieno diritto. “Soprattutto 

auspichiamo che eventuali colpevoli, sia che indossino una divisa sia un camice, siano perseguiti 

e scontino effettivamente la pena se condannati”, chiede Falconi. “Ma non possiamo 

assolutamente accettare che i medici e il personale sanitario che operano con gravi difficoltà 

in un’ Ospedale “di trincea” come il Pertini, in un aggregato metropolitano di circa mezzo 

milione di abitanti, siano oggetto di denigrazione da parte dei mezzi di comunicazione e, persino, 

di diffamazione e velate minacce a mezzo di volantini e striscioni. A tale proposito esprimo 

piena solidarietà e sostegno a tutto il personale che opera nel nosocomio e, in particolare, alla 

Direzione della Struttura Complessa Medicina Penitenziaria. L’Ordine di Roma continuerà a 

seguire il caso con grande attenzion”. 

5 novembre 2009 



ci debbano portare avanti un reparto di 30 letti, 

facendo la visita, assicurando la continuità 

assistenziale, facendo dimissioni e accettazioni, 

day hospital, ambulatorio, dimissioni protette 

e guardie interdivisionali festive e notturne. 

• prevedere criteri rigorosi per l’accreditamento 

e maggiori controlli da parte degli organi preposti 

• prevedere corsi di formazione permanente sulla 

comunicazione per medici e personale di assistenza 

• attivare Comitati aziendali che controllino l’operato 

dei Direttori Generali e che garantiscano 

l’efficienza e l’appropriatezza della catena 

organizzativa di cui il medico è solo l’anello terminale 

• istituire Collegi arbitrali per comporre conflitti 

medico-legali e la preliminare obbligatorietà del 

percorso di conciliazione stragiudiziale 

-affidare le perizie ad un collegio di CTU piuttosto 

che a uno solo, visto che nel l’87% dei casi 

la sentenza si basa sulla perizia del consulente 

tecnico d’ufficio 

-costituire un Albo di CTU in cui confluiscano 

solo periti esperti, competenti, aggiornati, di alto 

profilo professionale ma soprattutto coscienziosi 

I medici non si vogliono sottrarre al giudizio ma 

vogliono essere giudicati da periti diligenti e scrupolosi. 

Vogliono vedere perizie in cui il CTU abbia 

ricostruito il percorso clinico e non abbia 

tratto conclusioni sommarie dedotte da un unico 

dato scollegato dalla tempistica e dal contesto 

clinico. 

Non è raro che due CTU diversi, su di uno stesso 

caso, giungono a conclusioni diametralmente 

opposte. 

A questo punto, tornerei alla domanda : perché 

l’ errata percezione che il medico sia più 

incline all’errore che alla cosa giusta Perché 

le denunce per “malpractice” vera o presunta, 

sono in vertiginoso aumento Abbiamo visto che 

le motivazioni sono molteplici e non possono 

essere semplicisticamente attribuite all’ amplificazione 

dei media o alla distorsione del sistema. 

Nella crisi del rapporto medico/paziente, 

nella delegittimazione della figura del medico c’è 

qualcosa di più profondo, altrimenti perché il 

paziente dovrebbe continuare a rivolgersi al 

medico piuttosto che a un mago o ad uno stregone 

La società attuale esorcizza dolore, vecchiaia, 

morte e non riconosce verità assolute se non 

quelle economiche e quelle mediatiche. 

La malattia invece, ci costringe a ricordare che 

siamo mortali, per questo si è portati ad attribuire 

ai medici quella “sacralità” che in altri contesti 

veniva attribuita a sacerdoti e santi. E’ forse a 

causa di questa impropria attribuzione che ci si 

attende dai medici la certezza della guarigione. 

Essendo venuta a mancare, come scrive il filosofo 

Galimberti, la fede nella sopravvivenza 

ultraterrena, abbiamo sostituito la richiesta della 

salvezza con una più abbordabile richiesta di 

salute, senza tenere conto che il sapere medico 

ha limiti precisi sconosciuti alla fede. Non ci si 

vuole arrendere al fatto che le conoscenze mediche 

possono solo evitare i mali evitabili ma non 

garantire l’immortalità che in fondo tutti vorremmo. 

Quando questa speranza s’infrange, allora 

scatta il sentimento di vendetta verso il medico 

che non ha soddisfatto le nostre aspettative. 

Reiterati cortei, manifestazioni, raduni ecc. che si svolgono con frequenza ormai quasi 

quotidiana nella nostra città rendono impossibile la vita e comportano per noi medici 

pericolosi ritardi nell’assistenza ai pazienti. 

Qualche tempo fa abbiamo rappresentato tale problematica anche al Sindaco Alemanno. 

Invitiamo tutti i colleghi che nell’esercizio delle loro funzioni sono stati coinvolti o possono 

riferire in merito a disservizi nell’assistenza domiciliare o nel trasporto con ambulanza di 

pazienti agli ospedali causati da tali dimostrazioni a segnalare le disfunzioni all’Ordine. 

(e.mail: segreteria.medici@ordinemediciroma.it) 


14


6


di Ferdinando Romano, Manuela Di Virgilio, 

Elena Marano, Vita Di Iorio 

I nuovi modelli 

di assistenza 

territoriale 

La crescente diffusione delle malattie croniche 

e delle co-morbilità geriatriche, assieme alla 

comprovata inadeguatezza dell’ospedale nella 

gestione di tali malattie in una prospettiva sia 

sociale che economica e strutturale, hanno richiamato 

un’attenzione sempre maggiore sull’assistenza 

territoriale. 

Tale scenario impone al servizio sanitario nazionale 

continui aggiornamenti dei Livelli Essenziali 

di Assistenza (LEA) per garantire una adeguata 

ed appropriata assistenza socio-sanitaria. 

In quest’ottica il Livello di Assistenza Territoriale 

diventa una realtà ricca e articolata al centro 

di un significativo dibattito e di rilevanti cambiamenti. 

I Livelli Essenziali di Assistenza sono definiti 

come l’insieme delle prestazioni che vengono 

garantite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), 

a titolo gratuito o con partecipazione alla spesa, 

perché presentano, per specifiche condizioni 

cliniche, evidenze scientifiche di un significativo 

beneficio in termini di salute, individuale 

o collettiva, a fronte delle risorse impiegate. 

I LEA sono stati citati per la prima volta dal 

D.lgs. 502/1992, poi sono stati oggetto di 

una ridefinizione nel D.lgs. 229/1999, fino ad 

approdare a una compiuta cornice legislativa 

nella legge 405 del 2001 attuata con DPCM 

del 29 novembre 2001. 

Uno strumento indispensabile per verificare l’effettiva 

applicazione dei livelli di assistenza è rappresentato 

dal DM 12/12/2001. 

Il Decreto definisce un insieme di indicatori, riferiti 

ai diversi livelli di assistenza, attraverso i 

quali è possibile ottenere informazioni sull’attività 

svolta dalle Aziende Sanitarie, la diffussione 

dei servizi, le risorse impiegate, i costi e i 

risultati ottenuti. 

Con l’Intesa Stato-Regioni del 25/03/2005 è 

stato istituito, presso il Ministero della Salute, il 

Comitato Permanente per la Verifica dell’erogazione 

dei LEA, col compito di verificare non solo 

l’erogazione dei LEA ma anche che tali prestazioni 

siano effettuate in condizioni di appropriatezza 

e efficienza nell’utilizzo delle risorse, nonché 

la congruità tra le prestazioni da erogare e 

le risorse messe a disposizione dal SSN. 

Il Livello di Assistenza Territoriale o, come viene 

denominato nel DPCM LEA, “Livello Di Assistenza 

Distrettuale”, è diventato scenario di 

profondi cambiamenti a causa di una domanda 

assistenziale sempre più complessa. 

È maturata la consapevolezza della necessità 

di modelli di gestione dei servizi assistenziali 

che puntassero al superamento della logica 

ospedalecentrica in favore della promozione 

della medicina territoriale. 

Il primo tentativo di spostare il baricentro della 

politica sanitaria dall’ospedale al territorio si 

deve al D.lgs. 229/99 che, nel riconfermare 

e rafforzare il Distretto, lo riconosce come strumento 

essenziale per ricollocare i bisogni dei 

cittadini al centro del SSN. Il Distretto rappresenta, 

per i cittadini di un dato ambito territo- 


16

a 

ATTUALITÀ 

riale, il punto di riferimento per l’accesso ai 

servizi dell’ASL. 

Il D.lgs. 229/99 costituisce, inoltre, una delle 

prime normative volte a disciplinare l’integrazione 

sociosanitaria riconoscendo, sempre nel 

Distretto, il luogo d’elezione per il suo governo. 

Ciò testimonia come a livello istituzionale si inizi 

a riconoscere la necessità di individuare nuovi 

modelli flessibili e integrati di governo su cui si 

fonda il benessere del cittadino. 

La necessità di ricomposizione delle cure lungo 

il continuum assistenziale emerge anche dal 

PSN 2002-2004, che pone, tra gli obiettivi 

prioritari, la creazione di una rete integrata di 

servizi sanitari e sociali per l’assistenza ai malati 

cronici, agli anziani ed ai disabili. 

Nel successivo PSN 2003-2005 la “promozione 

del territorio quale primaria sede di assistenza 

e di governo dei percorsi sanitari e socio-sanitari” 

viene inoltre inserita tra i principi 

fondamentali del sistema sanitario italiano e 

viene riaffermato l’obiettivo di creare un sistema 

di servizi sul territorio incentrato sul governo 

dei percorsi di cura. 

Tale obiettivo è raggiungibile attraverso una 

forte integrazione socio-sanitaria e l’attivazione 

di processi di riorganizzazione che coinvolga sia 

il sistema delle Cure Primarie sia il sistema delle 

Cure Domiciliari sia il sistema della Specialistica 

Ambulatoriale. 

Per le Cure Primarie si sono promosse forme 

di aggregazione tra gli stessi MMG e tra quest’ultimi 

e gli altri professionisti. 

Tra gli strumenti operativi di questa nuova strategia 

rientra la proposta sperimentale, prevista 

nell’ Accordo Stato-Regioni del 27 luglio 

2004, relativa alle Unità Territoriali di Assistenza 

Primaria (UTAP). 

L’UTAP è una forma aggregativa evoluta della 

medicina generale, ispirata all’esperienza inglese 

dei “primary care groups”, che mira a concentrare 

in un’unica sede i servizi di assistenza 

di base H12 o H24, attraverso il coinvolgimento 

dei medici di continuità assistenziale e di altri 

servizi, quali la specialistica ambulatoriale o 

l’assistenza domiciliare, in modo variabile in 

funzione delle caratteristiche territoriali della 

domanda e delle risorse disponibili. 

Obiettivi dell’UTAP sono: 

- garantire la continuità delle cure, mediante 

la gestione integrata del paziente da parte 

dei servizi territoriali e ospedalieri; 

- realizzare un processo organizzativo che garantisce 

una efficace continuità assistenziale, 

la riduzione dei ricoveri ospedalieri inappropriati, 

la attivazione dei percorsi assistenziali; 

- contribuire a realizzare un riequilibrio fra 

ospedale e territorio propedeutico ad una 

ridistribuzione delle risorse, basata sulla individualizzazione 

del livello di assistenza e 

della sede per l’erogazione delle prestazioni 

appropriata in considerazione dei principi di 

efficacia, efficienza ed economicità, nonché 

dei principi etici avendo come obiettivo il benessere 

del cittadino; 

- diventare punto di riferimento dell’assistenza 

territoriale. 

L’UTAP non rappresenta l’unico tentativo per 

la promozione di forme di aggregazione di medici 

ma a livello istituzionale si sono proposte 

altre forme di integrazione professionale, quali 

le équipe territoriali e le associazioni tra MMG 

(Medicina in associazione, in rete ed in gruppo) 

previste dal DPR 270/2000 “Regolamento di 

esecuzione dell’Accordo Collettivo Nazionale per 

la disciplina dei rapporti con i medici di medicina 

generale” e successivamente riconfermate 

nell’Accordo Collettivo Nazionale per la Medicina 

Generale del 2005. 

Il PSN 2006-2008, infine, contiene un ulteriore 

passo avanti nel processo di integrazione e 

potenziamento dell’assistenza territoriale. 

Tra le linee di azione, oltre a forme sempre più 

aggregate ed integrate di organizzazione, promuove: 

- l’utilizzo dell’informatica medica, del telesoccorso 

e della telemedicina a supporto delle 

attività assistenziali, in particolare nelle aree 

a bassa densità demografica in cui non è 

ipotizzabile l’uso di sedi uniche; 

- lo sviluppo degli Ospedali di Comunità gestiti 

dai MMG, quali strutture dedicate all’attuazione 

di cure domiciliari in ambiente protetto 

ed alla gestione delle dimissioni protette; 

- lo sviluppo di una rete finalizzata a integrare 



la prevenzione, l’assistenza di base (MMG e 

PLS), i servizi distrettuali, la specialistica territoriale 

e l’assistenza ospedaliera, al fine di 

assicurare l’appropriatezza, il coordinamento 

e la continuità assistenziale, nonché a facilitare 

l’accesso e l’erogazione delle prestazioni. 

Un ruolo molto importante nell’assistenza territoriale 

è affidato anche alle Cure Domiciliari 

che negli ultimi anni hanno subito modifiche ideologiche 

e strutturali importanti. 

Già negli anni novanta con il Progetto Obiettivo 

«Tutela della salute degli anziani», stralcio del 

Piano sanitario nazionale 1991-1995, si indicava 

l’attivazione dei servizi di assistenza domiciliare 

integrata (ADI) come obiettivo prioritario: 

si ipotizzava il raggiungimento, entro il termine 

del quinquennio, di almeno il 2% degli ultra 

sessantacinquenni non ospitati in residenze 

sanitarie assistenziali. Lo stesso progetto 

obiettivo ipotizzava lo sviluppo di servizi di ospedalizzazione 

domiciliare (OD) a più elevato contenuto 

sanitario: l’obiettivo descritto era quello 

di trattare a domicilio un numero di pazienti 

pari al 5% di tutti i ricoveri ospedalieri, da raggiungere 

gradualmente a partire dalla iniziale 

copertura del 10% della casistica potenziale. 

I successivi piani sanitari nazionali hanno ribadito 

che l’assistenza territoriale domiciliare, 

l’ospedalizzazione domiciliare e l’assistenza domiciliare 

programmata e integrata della rete 

dei medici di medicina generale rientrano nei 

Livelli essenziali e uniformi di assistenza, da 

garantire in uguale misura e intensità su tutto 

il territorio nazionale e confermano che deve 

essere il distretto a coordinare tutte le attività 

extraospedaliere di assistenza sanitaria di base 

e specialistiche (erogate con modalità sia residenziali 

sia intermedie, ambulatoriali e domiciliari) 

oltre alle attività di assistenza sanitaria a 

rilevanza sociale e a quelle a elevata integrazione 

sociosanitaria. 

La Commissione Nazionale LEA, nella prospettiva 

di fissare gli standard qualitativi e quantitativi 

dei Livelli essenziali di assistenza e nell’esigenza 

di determinare la remunerazione delle prestazioni 

su base tariffaria, rendendosi conto che 

l’assistenza distrettuale comprende attività/servizi 

le cui prestazioni non sono in gran parte 

codificate, istituì nel suo interno un apposito 

sottogruppo con il mandato specifico di approfondire 

l’analisi delle attività assistenziali svolte 

in regime domiciliare, residenziale, semiresidenziale 

e di ospedalizzazione domiciliare. 

Il sottogruppo ha elaborato un documento che 

ha rappresentato la base dell’ultimo aggiornamento 

LEA del DPCM del 23 aprile del 2008. 

Tale documento tratta: 

- la caratterizzazione dei profili di cura domi- 

ciliari (Standard qualificanti le attività di cure 

domiciliari) per livelli differenziati in funzione 

della natura del bisogno, dell’intensità 

definita 

attraverso l’individuazione di un coefficiente 

(CIA 1 ), della complessità (Valore Gea 2 ) 

in funzione del case mix e dell’impegno delle 

figure professionali coinvolte nel piano assistenziale 

individuale (PAI), della durata me- 

dia (Gdc 3 ) in relazione alle fasi temporali intensiva, 

estensiva e di lungo assistenza e 

delle fasce orarie di operatività dei servizi 

erogatori di cure domiciliari; 

- l’individuazione delle principali prestazioni domiciliari 

per profilo e per figura professionale 

che qualificano questo livello assistenziale; 

- la definizione di criteri omogenei di eleggibi- 

lità; 

- l’individuazione di un set minimo di indicatori 

di verifica; 

- la valorizzazione economica dei profili di cura 

attraverso il Costo Medio Mensile; 

- la stima del costo pro capite per residente 

al raggiungimento dei valori standard proposti 

nella tabella degli indicatori di verifica. 

L’ultimo aggiornamento LEA ha definitivamente 

cambiato la denominazione di “assistenza 

domiciliare” in “cure domiciliari” per distinguere 

in modo esclusivo le cure sanitarie e sociosanitarie 

integrate dalle forme di assistenza domiciliare 

di natura socio-assistenziale e tutelare 

definendole in “trattamenti medici, infermieristici, 

riabilitativi, prestati da personale qualificato 

per la cura e l’assistenza alle persone non 

autosufficienti e in condizioni di fragilità, con 

patologie in atto o esiti delle stesse, per stabilizzare 

il quadro clinico, limitare il declino funzionale 

e migliorare la qualità della vita quotidiana”. 

Nell’ambito delle Cure Domiciliari rivestono grande 

interesse soprattutto le cure ad alta intensità 

rivolte ai pazienti destinati alle cure palliati- 


18

a 

ATTUALITÀ 

ve o malati terminali che prevedono un integrazione 

sempre più forte tra sanitario e sociale. 

Per la specialistica ambulatoriale si è provveduto 

ad organizzarla in Day Service che rappresenta 

un modello assistenziale programmabile attuato 

in ambito ospedaliero e/o all’interno di una 

struttura ambulatoriale territoriale per risolvere 

problemi clinici di tipo diagnostico e/o 

terapeutico che potrebbero necessitare di un 

approccio multidisciplinare integrato e che non 

richiedono una osservazione medica e/o 

infermieristica protratta. 

Tale modello si propone di gestire situazioni cliniche 

complesse per le quali il ricovero, in regime 

ordinario o in Day Hospital, risulta inappropriato, 

ma tali da richiedere una presa in carico 

del paziente per un inquadramento globale 

e la definizione della relativa gestione assistenziale 

in tempi necessariamente brevi sulla base 

di percorsi diagnostico-terapeutici predefiniti e 

standardizzati. Le caratteristiche di questo 

modello sono state delineate in funzione di una 

adeguata assistenza e gestione di: 

- patologie a carattere di cronicità che richiedano 

frequenti monitoraggi per mantenere 

equilibri di compenso e stabilità, che prevedono 

episodi critici/di acuzie della stessa 

patologia cronica; 

- situazioni cliniche non croniche, ma complesse 

sul piano dell’inquadramento diagnostico, 

in soggetti con patologie associate invalidanti 

e/o per i quali sia necessario escludere 

danni secondari importanti. 

Gli obiettivi possono essere individuati nei seguenti: 

- Razionalizzazione dell’uso delle risorse nei 

percorsi assistenziali attraverso la riduzione 

dei ricoveri “inappropriati” in regime di 

Day Hospital o ordinario e trasferimento 

progressivo di tali attività assistenziali in regime 

ambulatoriale. 

- Miglioramento della qualità del servizio erogato 

garantendo: 

• all’utente una risposta tempestiva ai suoi 

bisogni di salute attraverso un percorso 

assistenziale organizzato in un numero 

limitato di accessi; 

• alle Aziende la riduzione del frazionamento 

di prenotazione di singole prestazioni 

ambulatoriali con il conseguente sovraccarico 

gestionale. 

- Presa in carico del paziente ambulatoriale garantendo 

continuità assistenziale e razionalità 

nella gestione dei singoli percorsi clinici. 

- Promozione della pratica clinica basata sulle 

evidenze scientifiche (Evidence Based Medicine) 

e condivisione di comportamenti assistenziali 

interdisciplinari ed integrati tra i 

diversi specialisti che operano nel campo sanitario. 

Il Day Service può essere articolato in “Pacchetti” 

Ambulatoriali Complessi (PAC). 

Il Pacchetto Ambulatoriale Complesso (PAC), 

gestito dal Medico Specialista, permette all’utente 

di essere inquadrato in breve tempo dal punto 

di vista diagnostico, bypassando la prassi burocratica 

che si interpone tra la richiesta del 

Medico di Medicina Generale e l’effettuazione 

delle prestazioni, ricalcando, in tal modo, un 

percorso analogo a quello in Day Hospital. 

Un PAC deve prevedere in uno specifico schema 

l’insieme delle prestazioni distinte per branca 

specialistica che, sulla base documentata 

dell’EBM e/o dell’esperienza clinica, sono necessarie 

per la gestione di uno specifico problema 

clinico. 

Note 

1 

CIA = Coefficiente di intensità assistenziale: numero 

GEA/ numero GdC 

2 

GEA = Giornata Effettiva di assistenza: giorno nel quale 

è stato effettuato almeno un accesso domiciliare 

3 

GdC = Giornate di cura: durata del piano di cura dalla 

presa in carico alla dimissione dal Servizio 

Ordine Medici e Odontoiatri di Roma 

Centralino 064417121 (8 linee r.a.) - Fax 0644234665 

Numero Verde 800 90 50 99 

Indirizzo di posta elettronica rmomceo@tin.it - protocollo@pec.omceoroma.it 

Sito internet www.ordinemedicidiroma.it 

Televideo RAI TRE pagine 445 e 446 



di P. Marina Risi, Gabriella Nasi 

Medicina di genere: perché 

Il paradosso 

femminile 

Lo statistico britannico John Graunt pubblicò 

nel 1662 un testo dal titolo “Natural and political 

observations upon the bills of mortality”, che lo 

rese famoso e lo consacrò come padre della 

demografia, poiché non si limitò a raccogliere 

una ragguardevole quantità di informazioni 

statistiche sulla popolazione londinese 

dell’epoca: egli fu il primo a calcolare una tavola 

di mortalità. Ed è da questo storico documento 

che possiamo estrapolare due dati interessanti 

per il nostro tema: il primo è che le donne 

londinesi del XVII secolo avevano una aspettativa 

di vita media superiore a quella degli uomini, il 

secondo è che i medici del tempo riferiscono di 

avere in cura un numero di donne esattamente 

doppio rispetto agli uomini. Attualmente, circa 

350 anni dopo, persistono simili differenze: le 

donne vivono più a lungo, ma i loro tassi di 

morbilità sono superiori a quelli degli uomini. 

Da pochi anni, circa 2 decenni, le scienze 

biologiche hanno iniziato a riflettere sulle cause 

di questo fenomeno, il cosiddetto “paradosso 

femminile” e il dibattito sullo studio del 

dimorfismo sessuale nella longevità e nel 

comportamento fisiopatologico è ancora aperto. 

Prende sempre più consistenza l’ipotesi che una 

delle risposte sia da ricercare nel diverso 

genotipo (Migeon, 2007) e che una causa 

fondamentale alla base del paradosso femminile 

sia la relazione tra ormoni sessuali ed immunità: 

in generale, gli studi concordano nell’attribuire 

agli estrogeni un effetto immunostimolante ed 

al progesterone e agli androgeni un’azione 

immunosoppressiva (Tait, 2008). 

La più potente risposta immunitaria cellulare 

e umorale delle donne rende ragione del 

vantaggio femminile nelle infezioni e dello 

svantaggio nell’autoimmunità. 

E ancora lo stress (Bekker, 2007): studi 

sperimentali e clinici hanno dimostrato che 

l’asse dello stress, a parità di stressor, 

permane attivo più a lungo nel sesso femminile. 

Ma quale potrebbe essere il vantaggio per la 

medicina nell’adottare un’ottica di genere 

Il primo risultato sarà quello di prendere in 

considerazione dati epidemiologici piuttosto 

significativi: 

• Le patologie cardiovascolari (prima causa di 

morte per uomini e donne nel mondo occidentale) 

sono anticipate di circa 10-15 anni 

negli uomini, ma la ridotta percezione del rischio 

femminile sia da parte dei medici che 

delle donne stesse determina uno svantaggio 

femminile di mortalità superati i 40 anni. 

• Le malattie autoimmuni sono più frequenti 

nelle donne, con un rapporto di 3-4 volte 

superiore dell’artrite reumatoide e della sclerosi 

multipla nonché di 9-10 volte superiore 

del LES, della sclerodermia e delle tiroiditi. 

• Nelle patologie infettive, nella sepsi, nei traumi 

emorragici, la prognosi femminile è nettamente 

migliore; nelle donne, inoltre, la 

guarigione delle ferite cutanee è più rapida. 

• L’incidenza femminile della depressione maggiore 

è doppia rispetto a quella maschile. È 

ormai un’evidenza scientifica la correlazione 

tra aumentata produzione di citochine infiammatorie, 

depressione e aumentato rischio 

di patologie cardiovascolari. 

• Il 90% delle 330 sindromi dolorose catalo- 


20

a 

ATTUALITÀ 

gate dalla IASP (International Association for 

the Study of Pain) è maggiormente rappresentata 

nelle donne, escludendo condizioni 

che possono procurare dolore specifiche del 

sesso femminile associate a stati fisiologici 

che non hanno equivalenti nel genere maschile 

(mestruazioni, gravidanza, parto e allattamento). 

• In Occidente, nella popolazione sopra i 65 

anni di età la percentuale di demenze è il 

7.3% nelle donne e il 5.3% degli uomini. 

• Il tasso di disabilità in Italia è 6.1 % nelle 

donne e 3.3% negli uomini. 

• Inoltre, l’esperienza della stessa malattia può 

essere diversa nei due sessi, sia per quanto 

riguarda il corredo sintomatologico (es: la 

sindrome anginosa “tipica” è molto meno 

caratteristica nelle donne, rappresentando 

meno del 60% di predittività di attacco coronario 

acuto), sia rispetto al vissuto psicologico 

e alle ripercussioni negative sulla performance 

lavorativa e di assistenza familiare. 

Questi i dati principali; l’elenco è necessariamente 

incompleto, ma può essere interessante 

sapere che potremmo rilevare differenze 

di genere nell’incidenza, prevalenza, prognosi 

e risposta al protocollo terapeutico nella maggior 

parte delle patologie umane. 

Non a caso l’immunologa canadese Eleanor Fish 

(Fish, 2008) conclude così una sua review: 

“Nonostante le sempre maggiori evidenze delle 

differenze di genere nella suscettibilità alle 

patologie infettive e nella prevalenza di malattie 

autoimmuni, la ricerca e la pratica clinica non 

tengono conto di queste distinzioni; gli studi non 

sono stratificati per sesso. I geni legati al 

cromosoma X, gli ormoni ed il contesto sociale 

sono i fattori che maggiormente contribuiscono 

a queste diversità della risposta immunitaria 

tra donne e uomini. È cruciale indirizzarsi verso 

le differenze sessuali nella patogenesi, nella 

farmacocinetica e farmacodinamica dei 

medicamenti per ottimizzare la gestione delle 

malattie di entrambi i sessi”. 

Bibliografia 

Austad SN Why women live longer than men: sex 

differences in longevity Gend Med 2006;3(2):79-92 

Bekker MH et al Anxiety disorders: sex differences in 

prevalence, degree and background, but gender neutral 

treatment Gend Med 2007; 4 suppl B: S178-93 

Fish EN The X-files immunity: sex-based differences 

predispose immune responses Nat Rev Immunol 

2008;8(9):737-44 

Migeon B Female are mosaics: X inactivation and sex 

differences in desease 2007 Oxford University Press, 

New York 

Tait AS et al The role of glucocorticoids and progestins 

in inflammatory,autoimmune and infectious desease J 

Leuk Biol 2008; 84:1-8 

www.edstephan.org/Graunt/graunt.html 

Segnalazioni sulla situazione di disagio 

nelle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali 

L’Ordine invita tutti i medici ed odontoiatri che operano nelle 

strutture sanitarie ed ospedaliere, ad inviare segnalazione, scritta 

o verbale, di situazioni di disagio che possono verificarsi 

nell’ambito dell’attività lavorativa e nei rapporti con le suddette 

amministrazioni, soprattutto in riferimento ad assegnazione di 

incarichi di Direzione di UOC e/o Dipartimenti a profili professionali 

non medici con sottoposti medici. 

L’Ordine farà propria la segnalazione rispettando, ove richiesto, il 

più stretto riserbo sul nominativo dell’esponente. 

Per quanto sopra, si prega di contattare l’Ordine ai seguenti recapiti: 

Ufficio Segreteria Tel. 06 44171226 

segreteria.medici@ordinemediciroma.it 



di Susanna Annibali* 

Isabella Bignozzi** 

Maria Paola Cristalli*** 

L’osteonecrosi dei mascellari indotta da bifosfonati 

prevenzione, 

diagnosi 

e trattamento 

I bifosfonati (BF) rappresentano un’importante 

classe di farmaci, analoghi sintetici del 

pirofosfato organico, con grande affinità di 

legame per i cristalli minerali dell’osso, che si 

sono dimostrati utili per il trattamento di 

patologie metaboliche e oncologiche coinvolgenti 

l’apparato scheletrico. La loro azione 

terapeutica principale consiste in un 

rallentamento del turn-over osseo, basato da 

un lato su un effetto inibente gli osteoclasti e la 

loro differenziazione da nicchie cellulari 

progenitrici e dall’altro su un effetto stimolante 

la loro precoce apoptosi. 

Le principali indicazioni terapeutiche sono l’ 

osteoporosi primaria e secondaria, alcune 

patologie metaboliche ossee, come il Paget e 

l’osteogenesi imperfetta, e le complicanze 

scheletriche delle metastasi ossee tumorali. 

Se da un lato i BF hanno mostrato un’ indubbia 

efficacia nel trattamento e nella palliazione di 

tali patologie, recenti segnalazioni hanno 

descritto un’ osteonecrosi avascolare dei 

mascellari (B-ONJ = Bisphosphonates – 

Osteonecrosis of Jaws) quale effetto avverso 

associato alla somministrazione di BF per via 

endovenosa, ma anche dall’assunzione a lungo 

termine per os. 

La sede preferenziale è la mandibola, 

soprattutto in corrispondenza della cresta 

miloioidea, mentre il mascellare superiore è 

meno frequentemente coinvolto, anche se a 

volte mostra lesioni multifocali o bilaterali. 

Il segno clinico patognomonico è rappresentato 

dall’ esposizione ossea, cui corrisponde un 

aspetto anatomo-patologico di tessuto 

acellulare, avascolare, non vitale. 

Altre manifestazioni che possono precedere o 

accompagnare l’esposizione ossea, sono le 

deiscenze, gli arrossamenti e le tumefazioni 

della mucosa, il dolore, la presenza di materiale 

muco-purulento all’interno del cavo orale, la 

mobilità dentale non altrimenti spiegabile, le 

lesioni delle forcazioni o il drenaggio dal solco 

gengivale non coerente con il livello di salute 

parodontale, le disestesie, le parestesie, 

l’intorpidimento o un’alterata sensibilità. In fase 

avanzata possono comparire fistole mucose o 

cutanee, comunicazioni oro-sinusali o oro-nasali 

spontanee, coinvolgimento del margine inferiore 

della mandibola, fratture patologiche, ascessi, 

flemmoni, sinusiti, perdita di sensibilità 

dell’emilabbro inferiore, dolore intenso, trisma, 

iperpiressia. Spesso la B-ONJ esordisce dopo 

un’ estrazione dentaria o altre procedure 

odontoiatriche invasive del cavo orale, ma può 

presentarsi anche spontaneamente. In tal caso 


22

a 

ATTUALITÀ 

un ruolo rilevante nell’insorgenza di B-ONJ è 

rappresentato dai fattori di rischio locali di tipo 

anatomico e/o patologico del cavo orale come 

foci infettivi reali o potenziali (parodontopatie, 

carie penetranti, ascessi, terapie endodontiche 

incomplete), esostosi e/o spine irritative 

croniche, decubiti da protesi incongrue. 

L’incidenza reale della B-ONJ non è ben definita 

anche per la molteplicità delle condizioni 

associate che possono creare profili di tossicità 

molto diversi. I dati a nostra disposizione 

riportano un’incidenza di B-ONJ nei tra 0.8 e 

1.15% nei pazienti in terapia endovenosa in 

assenza di fattori di rischio, che sale al 9.1% 

in quelli sottoposti a procedure invasive durante 

o dopo la terapia. Nei pazienti in terapia per os 

l’incidenza è compresa invece tra lo 0.01 e lo 

0.04 %, in assenza di trattamenti odontoiatrici 

invasivi, e tra lo 0.09% e lo 0.34% in caso di 

estrazioni dentarie. 

Pur avendo l’osteonecrosi una prevalenza 

piuttosto bassa, l’importanza di questa patologia 

risiede nel fatto che essa quando si presenta, 

può assumere tratti drammatici per l’estensione 

delle lesioni, la gravità della sintomatologia, il 

condizionamento negativo sulla qualità di vita 

del paziente e l’ incertezza della prognosi, anche 

in presenza di un trattamento adeguato.I 

pazienti in terapia orale, per quanto gravati da 

percentuali di insorgenza piuttosto ridotte, 

rappresentano una categoria a rischio 

importante da un punto di vista numerico, in 

previsione della possibile estensione del 

fenomeno. 

Poichè a tutt’oggi non esiste un trattamento 

terapeutico del tutto predicibile e risolutivo, 

l’atteggiamento più corretto è quello preventivo, 

volto ad evitare, quando possibile, l’insorgenza 

di B-ONJ.. A tal fine è stato recentemente 

istituito presso il Dipartimento di Scienze 

Odontostomatologiche dell’Università “Sapienza” 

di Roma un Coordinamento di Ricerca per la 

prevenzione e la terapia delle Osteonecrosi dei 

Mascellari denominato “CROMa”, che opera 

nell’ambito dell’Azienda Policlinico Umberto I. Il 

CROMa si avvale di diverse professionalità, quali 

l’odontoiatra di prevenzione, il patologo orale, 

l’endodontista-conservatore, il chirurgo orale, 

il chirurgo maxillo-facciale, e si pone l’obiettivo 

di essere un punto di riferimento per la 

prevenzione e il trattamento della B-ONJ sia 

per i colleghi prescrittori di BF (oncologo, 

ematologo, ortopedico, medico di base) sia per 

i pazienti candidati al farmaco e per quelli in 

terapia attuale o pregressa. 

Nell’ambito di questo gruppo di ricerca vengono 

erogate, oltre alle procedure odontoiatriche 

convenzionali volte alla prevenzione, altre 

prestazioni specialistiche quali la biostimolazione 

mediante Low Level Laser–Therapy 

(L-LLT) e l’ ozonoterapia per il trattamento o la 

palliazione della B-ONJ conclamata, la revisione 

chirurgica delle lesioni osteonecrotiche con 

l’applicazione di gel piastrinico autologo (PRP) 

e gli interventi di chirurgia maxillo-facciale nei 

casi di maggiore gravità. 

L’approccio integrato, mediante terapia 

farmacologica (antibiotici e antisettici), terapia 

chirurgica (revisione delle lesioni 

osteonecrotiche con applicazione di PRP) e 

tecniche di bio-stimolazione (L-LLT e 

ozonoterapia) sembra dare i risultati migliori e 

ha portato molte lesioni a guarigione clinica e 

alla chiusura delle deiscenze mucose. 

Dalle prime segnalazioni di B-ONJ numerosi 

progressi sono stati fatti nella comprensione 

del fenomeno in tema di patogenesi e di fattori 

predisponenti e scatenanti, contribuendo a 

chiarire le modalità di diagnosi, le possibilità di 

prevenzione e terapia e la gestione delle 

complicanze. 

*Professore Associato di Chirurgia Orale 

Università “Sapienza” di Roma Dipartimento 

di Scienze Odontostomatologiche 

**Specialista in Chirurgia 

Odontostomatologica, Dottoranda in Ricerca 

Università “Sapienza” di Roma 

***Specialista in Chirurgia 

Odontostomatologica, Dottore in Ricerca 

Università “Sapienza” di Roma 


pP R O F E S S I O N E 


di Gian Piero Sbaraglia* 

di Luigi Laino 

Riflessioni 

sulla responsabilità 

del medico 

Colpisce ancora una volta come la magistratura 

dedichi molte delle sue attenzioni verso 

l’operato dei medici con sentenze scioccanti 

come quella n. 36580/sett.09, riguardante 

il ricorso fatto da un aiuto per aver lasciato il 

suo primario, durante un intervento dallo stesso 

effettuato, una garza nell’addome di una 

donna. La Suprema Corte in questo caso ha 

allargato la condanna a tutta l’équipe, compreso 

il ricorrente. (cfr “Quando le sorti di un 

imputato sono affidate a un medico”, dal” Sole 

24-ore Sanità” del 29 sett. - 5 ott. 2009, a 

cura del prof. Piermaria Corso,Ordinario di 

Procedura penale Univ. di Milano). 

Queste sentenze, che fanno giurisprudenza, - 

i giudici paiono non preoccuparsene, stanno 

sempre di più convincendo i chirurghi o se vogliamo 

i medici in genere a non fare niente di 

più di ciò che potrebbe comportare un minimo 

rischio di denuncia quando una prestazione 

potrebbe avere delle complicanze che viste 

con altri occhi verranno prese per iatrogenie. 

Tutto ciò sta abbassando di molto la professionalità 

dei medici, che, per non rischiare di 

essere coinvolti in diatribe processuali, scelgono 

di non fare attività “pericolose” ma di ridursi 

per tranquillità a fare gli “scrivani di ricette”, 

demandando a colleghi più coraggiosi 

le prestazioni definite più rischiose. 

E ha ragione il prof. Corso, Ordinario di Procedura 

Penale Univ. di Milano, nell’articolo citato 

a stigmatizzare che “...oggi il cittadino è 

abituato bene..., non è disposto ad accettare 

come ineludibili determinati epiloghi assolutamente 

naturali: anche la morte dell’ultra novantenne 

affetto da tutto quanto può leggersi 

in un trattato di medicina, non viene accettata 

come evento fisiologico, ma viene segnalata 

come evento patologico alla Procura della Repubblica 

per l’accertamento di eventuali responsabilità 

penali dei sanitari intervenuti” 

Tutto questo, anche se ogni cittadino ha il diritto 

di sapere se è stato curato bene o male 

a seguito del realizzarsi di una complicanza 

nel suo stato di salute dopo una prestazione 

medica, accendendo all’occasione un contenzioso 

medicolegale,(cfr. articolo dello scrivente 

sul Bollettino dell’Ordine dei medici dì 

Roma...N°3 maggio — giugno 2009), fa sì che 

per il medico coinvolto” ...l’essere sottoposto 

ad un procedimento penale con tutte le garanzie 

del giusto processo — è sempre Corso 

che scrive -‘ non è un motivo di sollievo e di 

tranquillità”. Inoltre dove le mettiamo le preoccupazioni, 

lo stress, l’imbarazzo nell’ambiente 

di lavoro e nei rapporti con i colleghi, le 

ripercussioni in famiglia, nella carriera.. E poi 

anche in presenza di assoluzione non ci sarà 

alcun risarcimento per il disagio, lo stress e il 

discredito subiti, continua Corso, anzi “ chi 

verrà riconosciuto innocente dovrà farsi carico 

— nonostante l’assoluzione -,anche dei co- 


24

p 

PROFESSION 

sti economici della difesa perché lo Stato non 

rifonde le spese sostenute da chi è stato sottoposto 

ingiustamente ad un procedimento 

penale”. E quest’ultima realtà , a mio avviso, 

“beffa” i medici mentre sprona i cittadini ad 

accendere contenziosi legali, certamente super 

spronati da avvocati solidali e con un occhio, 

perché no, alle parcelle, tanto non rischiano 

niente in soldoni, anzi c’è caso che li 

prendano comunque, dal momento che le assicurazioni 

pur di non allungare i procedimenti, 

perché costosi, addivengono spesso a soluzioni 

extra giudiziali con buona pace di tutti, 

meno che del medico, sul quale resterà sempre 

l’ombra del dubbio, solo per essere stato 

citato. 

Gli avvocati questo lo sanno e pur se si sta 

delineando o si è già delineata una possibile 

assoluzione del medico, tentano sempre la carta 

della conciliativa, infischiandosene se poi il 

medico dovrà comunque pagare la parcella al 

suo difensore, senza per altro essere lui rifuso: 

ciò che è accaduto allo scrivente nell’anno 

in corso per un contenzioso sorto per un intervento 

effettuato dal suo aiuto e coinvolto 

solo perché Direttore della U.O. Complessa 

(primario). Questo contenzioso trascinatosi per 

sette anni si stava concludendo con la nostra 

assoluzione stante il fatto che il CTU aveva 

stabilito sia la mia estraneità al caso (perché 

assente dalla sala operatoria), che la giusta 

conduzione dell’intervento da parte dell’aiuto. 

A nostra insaputa sono intercorsi accordi extra 

giudiziali tra l’avvocato della Assicurazione 

della ASL e il legale del querelante, per pattuire 

un minimo risarcitorio e mettere fine alla 

vicenda; naturalmente con spese compensate 

tra le parti. Ciò voleva dire che io avrei dovuto 

pagare il mio avvocato, pur se ritenuto 

estraneo ai fatti e ingiustamente coinvolto. 

Questo non è giusto e a mio avviso, caro prof. 

Corso, la soluzione del problema da lei sollevato 

nel suo articolo,non sta nelle mani del 

collega medico CTU di turno che nel mare 

magnum della medicina saprà trovare un motivo 

sul quale puntare il dito, e non perdere 

l’incarico ben remunerato dal tribunale, ma 

sta proprio in questa ultima mia considerazione: 

si dia pure al cittadino, come è già, il diritto 

di citare in giudizio i medici che lo hanno 

avuto in cura e dei quali non è rimasto soddisfatto 

per via dell’insorgenza di complicanze 

da imputarsi a comportamenti scorretti, quindi 

a iatrogenie, ma si dia pure ai medici la 

possibilità di essere adeguatamente risarciti 

dal cittadino “querelante” nella circostanza in 

cui la condotta dei sanitari venga riconosciuta 

corretta ed essi innocenti. 

Sono convinto che i contenziosi medico legali 

diminuirebbero di molto, facendo anche abbassare, 

- cosa di non poco conto -, le rate 

annuali delle specifiche Assicurazioni, mentre 

il medico sarebbe di certo più invogliato ad 

osare e più tranquillo nell’affrontare il suo ben 

difficile lavoro; oltretutto si sentirebbe più protetto 

e non più aggredito psicoiogicamente 

dalla continua pubblicità di nuove Agenzie, di 

recente nascita, le quali, offrendo i loro servigi 

nel chiedere risarcimenti per pazienti scontenti 

perché oggetto di presunti errori medici, 

frenerebbero il loro entusiasmo risarcitorio di 

fronte al sapere che potrebbero essere loro a 

risarcire il medico. 

E questo freno è ora che venga tirato da chiunque 

abbia competenza in merito, così da ridare 

alla nostra classe medica serenità e voglia 

di fare. 

* Già Direttore U.O.C. di Otorino 

Giulianova - ASL Teramo, 


dD A L L ’ O R D I N E 

Procedura di 

registrazione al sito 

dell’Ordine 

Si rammenta agli iscritti la procedura di regi- 

strazione al Sito dell’Ordine: 

Collegandosi al portale www.ordinemedici 

roma.it, ed entrando nella pagina “Registrazione 

al sito”, è possibile iniziare la procedura di 

registrazione. 

Inserire nella pagina “Registrazione Iscritti Or- 

dine” i “dati anagrafici“ richiesti e premere il 

pulsante “Invia”. 

Sarà poi richiesto l’inserimento di un “Nome 

Utente” e di una “Password 

Password” d’accesso (a scelta 

del Sanitario). 

Al completamento della procedura apparirà un 

messaggio di conferma, dove è inoltre indicato 

che un “Pin” 

d’accesso (necessario oltre al Nome 

utente e Password per l’autenticazione) sarà 

inviato all’indirizzo di posta (domicilio indicato al 

momento dell’iscrizione all’Ordine), nel caso in 

cui questo fosse variato, è opportuno comunicare 

la nuova anagrafica all’Ufficio Albi prima di 

procedere alla registrazione al Sito. 

Una volta effettuato l’accesso all’area registrati 

si potrà usufruire dei servizi offerti quali ad 

esempio: 

• richieste di certificati, attestati e autodichiarazioni; 

• inserimento nuove specializzazioni; 

• consulenze on-line; 

• variazioni anagrafiche; 

• iscrizione alle Liste e-mail; 

• comunicazione di suggerimenti; 

• modifica dei dati di registrazione, ecc. 

Aggiornamento sulla posta elettronica certificata (PEC) 

Si rammenta che, entro il 29.11.2009 se non prorogato entro il momento di andare in 

stampa, gli iscritti debbono comunicare il proprio indirizzo di PEC a questo Ordine alla seguente 

casella di posta elettronica certificata: protocollo@pec.omceoroma.it. 

Inoltre, con riferimento alla convenzione concordata con la Società Aruba PEC spa, si rende 

noto che l’ Ente ha attivato e certificato un dominio proprio denominato ordmedrm.it, dedicato 

agli iscritti, attraverso il quale gli eventuali interessati potranno attivare, alle condizioni 

economiche offerte da tale gestore, proprie caselle di PEC. 

Per richiedere l’attivazione di una casella di posta certificata sul dominio suddetto il richiedente 

(l’iscritto) dovrà: 

1) collegarsi al portale www.ordinemediciroma.it, entrare sulla pagina protetta, tramite un 

pin (utente-password) rilasciato dall’Ordine, (lo stesso usato anche per altre operazioni come: 

richiesta certificati e consulenze varie). Coloro che non ne fossero ancora in possesso potranno 

farne richiesta via web attraverso il portale dell’Ordine. All’interno di detta pagina è stato 

pubblicato un codice di attivazione concordato con EXEntrica/Aruba PEC da utilizzare per 

collegarsi al portale www.gigapec.it, area riservata chiamata “convenzione”, ove occorrerà 

seguire il flusso di attivazione, inserire tutti i dati richiesti ed infine effettuare il pagamento al 

prezzo concordato nella convenzione. 

Per ulteriori informazioni che dovessero necessitare durante il flusso di attivazione per la 

richiesta della casella di posta PEC si potrà contattare EXEntrica srl- gruppo ARUBA PEC spa 

al n. telefonico 0575.1939860. 


26

SCUOLA DI 

AGOPUNTURA 

ENERGETICA E TRADIZIONALE 

Membro de Forum Permanente sulle Medicine non Convenzionali, 

presso l’Ordine Provinciale dei Medici chirurghi e Odontoiatri di Roma e prov. 

CORSO TEORICO-PRATICO 

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ATTESTATO: 

OLTRE 2000 MEDICI AGOPUNTORI ITALIANI PROVENGONO DALLE NOSTRE SCUOLE 

ISCRIZIONE: Registro dei Medici Agopuntori presso l’Ordine Provinciale dei Medici di Roma. 

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1° LIVELLO: Durata 110 ore 

BIOFISICA-ENERGETICA-LOCALIZZAZIONE DEI PUNTI-DATI TRADIZIONALI 

2° LIVELLO: Durata 120 ore + pratica ambulatori 

BIOFISICA II°- ENERGETICA II°- SEMEIOTICA CLINICA I° (osteo articolare) 

3° LIVELLO: Durata 130 ore 

CLINICA II° (sistematica) 

Direttore dei corsi 

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Esami 

Esercitazioni pratiche 

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Dott. Franco Menichelli 

Tutti dei docenti della scuola e in lingua italiana 

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C O N T A G O C C E 

Oncologia 

e Informazione 

Nasce l’Oncoguida, 

le “pagine gialle” 

con 20.000 indirizzi 

Per rispondere meglio alle esigenze 

di chi si trova, spesso, 

completamente disarmato di 

fronte alla malattia, è nata Oncoguida 

(www.oncoguida.it), realizzata 

da Aimac, Iss e Ministero 

del Lavoro, della Salute e delle 

Politiche Sociali. La guida è 

stata presentata il 4 novembre 

scorso all’Iss in occasione del 

Convegno nazionale “Parlare con 

i malati di cancro”. «Sono le “Pagine 

Gialle” dell’oncologia» spiega 

Enrico Garaci, Presidente dell’Iss 

«con 20.000 indirizzi in tutta 

Italia divisi per regione e tipologia 

di struttura: ospedali, associazioni 

di volontariato, organizzazioni 

no profit per sapere a 

chi rivolgersi per diagnosi, trattamenti 

terapeutici, sostegno 

psicologico, riabilitazione e assistenza. 

Uno strumento prezioso 

per far valere i propri diritti e scegliere 

dove farsi curare». La guida 

sarà disponibile anche in versione 

cartacea. «Oggi abbiamo 

gli strumenti per poter valutare, 

con le “stellette”, l’appropriatezza 

clinica delle struttura e delle 

liste di attesa», ha spiegato il vice 

Ministro Ferruccio Fazio, aggiungendo 

che «ora l’impegno è proprio 

quello di certificare, come 

Ministero, questo motore di ricerca, 

in modo da poter dare un 

valore aggiunto e presentare il 

prossimo anno una guida con le 

stellette». 

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 

Censis 

Influenza A1N1, sei 

italiani su dieci non 

sono spaventati 

Il 61,4% degli italiani non ha paura 

dell’influenza A, come emerge 

dall’indagine periodica del Monitor 

del Forum per la Ricerca 

Biomedica e del Censis realizzata 

negli ultimi mesi. Al di là delle 

oscillazioni dei picchi di allarme, 

non sono intimoriti dai rischi della 

pandemia soprattutto gli uomini 

(68,1%), i laureati (74,4%), 

i residenti del Nord-Ovest (66%) 

e del Nord-Est (74,5%). Ad avere 

meno paura sono, inoltre, gli 

abitanti dei centri urbani più piccoli 

- fino a 10mila abitanti 

(61,9%) e tra 10mila e 30mila 

abitanti (64,4%) - e gli italiani 

più giovani (più del 65%). Più del 

37% di chi non ha paura dell’influenza 

A ritiene che, in realtà, i 

rischi siano gonfiati dai media, 

mentre oltre il 24% è convinto 

che le nostre tutele sanitarie siano 

adeguate per evitare il diffondersi 

della pandemia. Particolarmente 

critici verso l’allarmismo 

sono gli uomini (42,7%), i 

soggetti con un titolo di studio 

più elevato (il 44,4% dei diplomati 

e il 41,2% dei laureati), gli 

abitanti del Nord-Ovest (43%) e 

del Centro (38,9%), i giovani dai 

18 ai 29 anni (49,5%), coloro 

che hanno un livello di reddito 

alto o medio-alto (42%), le famiglie 

monogenitoriali (42,9%). Più 

fiduciosi nelle tutele previste 

dalla sanità sono i residenti del 

Nord-Est (41,2%). È invece tra i 

residenti del Sud (quasi il 49%) 

e quelli del Centro (40%) che si 

regista una quota nettamente 

più alta di persone che dichiarano 

di avere paura dei rischi di 

pandemia legati all’influenza A. 

Sono più spaventati gli anziani 

(47,1%) e le donne (45%), ma 

anche i soggetti meno scolarizzati, 

con al massimo la licenza 

elementare (51,5%), gli abitanti 

dei centri urbani più grandi 

(41,4%), coloro che dispongono 

di redditi più bassi (quasi il 

60%) e le coppie senza figli 

(44,2%). 

Governo clinico 

Presentato il Manuale 

per la Sicurezza in sala 

operatoria 

Il Ministero della Salute ha messo 

a punto il Manuale per la Sicurezza 

in sala operatoria presentato 

lo scorso 11 novembre 

dal Vice Ministro Ferruccio Fazio. 

Il Manuale, che è consultabile 

sul sito web del Ministero, 

è comprende le 16 raccomandazioni 

e la checklist, elaborate 

dall’Organizzazione Mondiale 

della Sanità nell’ambito del programma 

“Safe Surgery Saves Lives” 

e adattate al contesto nazionale, 

rappresenta uno strumento 

costruito nella logica del 

miglioramento della sicurezza e 

della qualità e, pertanto, assume 

particolare rilevanza la sua 

adozione e le conseguenti azioni 

di monitoraggio da parte di Regioni, 

Province Autonome ed 

Aziende sanitarie. Il manuale è 

infine corredato di un video esplicativo, 

che potrà essere visionabile 

sullo stesso sito ministeriale 

nei prossimi giorni ed utilizzato 

come strumento di informazione 

e formazione per gli operatori. 

Fazio, dopo aver inquadrato 

la tematica del rischio clinico 

in quella più generale del 

governo clinico, al centro dello 

specifico disegno di legge, ha 

dichiarato che promuovere la 

sicurezza in chirurgia rappresenta 

una priorità di sanità pubblica, 

in quanto le prestazioni chirurgiche 

che riguardano circa 

4,5 milioni di pazienti ogni anno, 

per volumi di attività e per complessità 

intrinseca di tutte le 

procedure ad essa correlate, 

richiede azioni e comportamenti 

pianificati e condivisi, finalizzati 

a prevenire l’occorrenza di incidenti 

perioperatori e la buona 

riuscita degli interventi. Rispetto 

ad altri settori, la sicurezza 

in sala operatoria si contraddi- 


28

CONTAGO CCE 

stingue per la complessità intrinseca 

caratterizzante tutte le procedure 

chirurgiche, anche quelle 

più semplici: numero di persone 

e professionalità coinvolte, 

condizioni acute dei pazienti, 

quantità di informazioni richieste, 

l’urgenza con cui i processi 

devono essere eseguiti, l’elevato 

livello tecnologico, molteplicità 

di punti critici del processo 

che possono provocare gravi 

danni ai pazienti. 

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 

Governo Regioni 

Raggiunto l’Accordo 

per il nuovo Patto per 

la Salute 2010-2012 

Rispetto alle ipotesi iniziali proposte 

dal Governo l’intesa raggiunta 

lo scorso 23 ottobre tra 

Governo e Regioni per la redazione 

del nuovo Patto per la Salute 

2010-2012 prevede un incremento 

del Fondo sanitario 

nazionale. Quindi le risorse disponibili 

ammontano a 106,2 

miliardi per il 2010 pari a un 

incremento di 2,8 miliardi rispetto 

alla proposta iniziale del Governo. 

Per il 2011 l’ulteriore incremento 

sarà di 2,4 miliardi; 

per il 2012 l’aumento è di 3 miliardi. 

«C’è stato» ha commentato 

il Presidente della Conferenza 

delle Regioni, Vasco Errani 

«uno scambio di responsabilità 

tra le Regioni e il Governo in relazione 

alla spesa sanitaria». 

«L’iniziativa delle Regioni è sempre 

stata unitaria e quest’unità 

ci ha consentito di ottenere che 

il governo prendesse atto delle 

nostre motivate ragioni». 

Dobbiamo evitare di produrre deficit» 

ha aggiunto Errani «Le 

Regioni si assumono la responsabilità 

di coprire eventuali deficit. 

La novità è che questo può 

avvenire o con meccanismiautomatici, 

come addizionali e blocco 

turn over, con risorse proprie» 

prese dal bilancio regionale. 

«Oltre la soglia del 5% di deficit» 

ha spiegato Errani «le Regioni 

si impegnano a piani di rientro, 

che vengono valutati prima 

da una commissione tecnica, se 

il tavolo dell’Economia e della 

Salute verificano uno scostamento 

di ragione finanziaria o di 

ragione sanitaria. Fatta questa 

fotografia, a cui partecipano le 

Regioni, gli indirizzi per il piano 

di rientro, che deve fare il governatore, 

vengono valutati da 

una commissione paritetica Regioni-Governo». 

Se il piano di 

rientro non dovesse passare, 

«scatterà la procedura di commissariamento». 

L’esecutivo ha 

poi riconosciuto il rifinanziamento 

del Fondo per la non autosufficienza 

per il 2010 di 400 milioni 

e la disponibilità a rivedere 

le risorse per il fondo sociale, 

con un leggero incremento già 

previsto per il 2010. 

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 

Attività ospedaliera 

Meno ricoveri nel 

2008 

L’attività ospedaliera dell’anno 

2008 si consoliderebbe su 

12.128.678 ricoveri, in diminuzione 

dell’1,7 % rispetto all’anno 

2007. La riduzione investirebbe 

tutti i reparti ospedalieri 

con prestazioni erogate nei distinti 

regimi di ricovero, con le 

sole eccezioni delle lungodegenze 

e dei neonati sani dove l’incremento 

è rispettivamente del 

3% e del 2,2 %. Le giornate di 

degenza risultano pari a 76,055 

milioni e si riducono dello 0,9 % 

rispetto all’anno precedente. Il 

tasso di ospedalizzazione del 

2008 comprensivo delle varie tipologie 

di attività (acuti, riabilitazione 

e lungodegenza, regime 

ordinario e day hospital) è poco 

inferiore a 195 per 1.000 abitanti, 

in discreta diminuzione rispetto 

al 198 per 1.000 del 

2007 e al 209 per 1.000 del 

2006. La riduzione più evidente 

si registra nel tasso di ospedalizzazione 

per acuti che passa, 

per il ricovero ordinario, da 131 

per 1.000 abitanti del 2007 a 

128 del 2008 e per il ricovero 

diurno da 60 a 58 per 1.000. 

Sono questi alcuni dati riportati 

nella Relazione raccoglie la rilevazione 

delle schede di dimissione 

ospedaliera dell’anno 

2008 pervenute al Ministero 

della salute, come previsto dal 

decreto ministeriale n. 380 del 

27 ottobre 2000, fino allo scorso 

mese di giugno e, in alcuni 

casi, la trasmissione dei dati si 

è protratta fino alle prime due 

decadi di luglio. Tutte le regioni 

appartenenti all’area centro meridionale 

del Paese in particolare 

ma non solo quelle che hanno 

sottoscritto nel 2007 il Piano 

di rientro (Campania, Lazio, 

Abruzzo, Molise, Sicilia), si legge 

nella Relazione, presentano 

ancora tassi di ospedalizzazione 

per acuti superiori o prossimi 

al 200 per 1.000 abitanti. 

Per tutte le regioni sono registrabili 

consistenti riduzioni che 

portano ad evidenziare un importante 

processo di deospedalizzazione 

in atto. Il ministero 

precisa che alla presente pubblicazione 

seguirà l’annuale Rapporto 

Nazionale, “assai più ricco 

di prospetti e tabelle, per 

un’analisi più dettagliata sull’attività 

ospedaliera di ciascuna 

regione italiana, non prima però 

di aver effettuato tutti i controlli 

previsti e messe in atto tutte le 

procedure per la validazione ed 

il consolidamento dei dati, a garanzia 

di una più elevata qualità 

delle informazioni raccolte”. 


dD A L L ’ O R D I N E 

convenzioni a favore degli iscritti 

io di tutti gli iscritti sono state stipulate delle convenzioni che possono 

essere visionate nei dettagli utilizzando i pulsanti delle singole 

categorie direttamente sul sito internet dell’Ordine nella sezione 

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31 bollettino bollettino o.m.c. o.m.c. e di roma e o. di - n. roma 5/2009 - n. 5/2008

R E C E N S I O N I 

Vivere 

la morte 

nelle varie 

religioni 

La necessità e l’ispirazione per scrivere questo testo, 

nasce in entrambi gli autori a seguito di un evento 

tanto tragico quanto naturale; la scomparsa del 

padre per la Dott. Giovanna Angela Carru, e la morte 

di un paziente asiatico in corsia per il Dott. Massimo 

Chiaretti. 

Per questo l’esperienza dei due autori ha dato frutto 

ad un testo che indaga il momento della morte 

attraverso le varie concezioni che essa assume nelle 

diverse religioni, in riferimento al risvolto della globalizzazione, 

ed alla necessità di una mediazione interculturale, 

che vede le corsie degli ospedali piene 

di pazienti stranieri e di tutte le religioni. 

Il ruolo del medico si evolve non solo come sanitario, 

ma si trasforma in un “mediatore interculturale” 

nel momento della morte, per questo il testo illustra 

il momento del trapasso nelle diverse religioni. 

Infatti la domanda di base del libro è “come vi comportereste 

se foste chiamati ad assistere un paziente 

asiatico morente”, per umanizzare i rapporti 

tra medico e paziente è necessario che il medico 

conosca il significato della morte nella religione del 

paziente in questione. 

L’uomo contemporaneo ha grandi difficoltà ad affrontare 

il tema della morte. Qualcuno nota come 

ciò non sia sempre vero, in quanto numerosi soggetti 

affrontano regolarmente questo argomento: 

il medico, il biologo, il demografo, lo psicologo, ecc.. 

È vero, la morte è oggetto di studio tanto della medicina 

quanto della teologia, tanto della demografia 

Vivere la morte 

nelle varie religioni 

Un momento 

di mediazione interculturale 

di Giovanna Angela Carru, 

Massimo Chiaretti 

(Edizioni Nuova Cultura) 

a) 

pp. 337 più appendice - e 40,00 

quanto della psicologia, ecc..; diversi approcci disciplinari, 

ciascuno con proprie caratteristiche e peculiarità. 

Occorre però mettere in luce e tenere ben presente 

un’ importante distinzione: quella tra un approccio 

empirico e uno meta-empirico alla morte, in corrispondenza 

rispettivamente del suo significato biologico 

e di quello simbolico. È evidente a tutti che 

tra una visione della morte in senso fisico e una sua 

considerazione in senso metafisico ed esistenziale, 

c’è una bella distanza: interpretata sul versante fisico, 

dalla scienza positiva, la morte offre un’immagine 

di sé ben diversa da quella risultante da una 

sua considerazione svolta a livello filosofico, teologico, 

morale. 

Dal punto di vista della scienza biologica e medica, 

ad esempio, la morte è un problema come un altro. 

In quanto evento appartenente all’ordine naturale, 

essa è la semplice cessazione dell’attività vitale: è 

quel processo che ha inizio con la perdita delle funzioni 

vitali più importanti e che si conclude quando 

tutte le cellule sono morte. Già qui possiamo notare 

una curiosa contraddizione, se sul versante ontologico, 

infatti, la morte non può che essere un 


32

L’uomo 

che curava 

le donne 

r 

RECENS IONI 

evento, dal punto di vista medico e biologico 

invece la morte non è, evidentemente, un 

evento istantaneo, ma un processo, che si 

sviluppa in diverse e distinte fasi. 

Al di là comunque di questa differenza, è alquanto 

evidente che nell’ambito delle scienze 

mediche - le quali hanno a che fare semplicemente 

con la morte come decesso - non 

possa trovare spazio alcuna mitologizzazione 

della morte né alcun significato meta-empirico 

di essa. Anche la morte umana - essendo 

l’uomo un organismo biologico – è ridotta 

ad un insieme di eventi e processi fisici; 

come tale, essa si iscrive nelle condizioni 

e nelle leggi che governano l’organismo. 

Il libro termina con alcune considerazioni del 

teologo svizzero Hans Kung e del Professore 

tedesco Walter Jens sulla dignità di morire, 

in quanto i due autori sono convinti che «milioni 

e milioni di uomini non abbiano la minima 

possibilità né di scegliere né di morire in 

maniera degna dell’uomo». 

Troppo spesso guerre, carestie, epidemie e 

catastrofi naturali ammazzano uomini senza 

alcuna pietà e dignità. 

Kung ricorda «quanto sia importante per il 

malato incurabile una dedizione umana che 

duri fino alla fine; la dedizione umana del 

medico, degli infermieri, una dedizione che è 

più preziosa di molti medicinali costosi; il grosso 

problema è che proprio una medicina altamente 

tecnologizzata, con le sue terapie 

automatizzate, condanni il malato terminale 

all’isolamento. 

Il malato terminale, anche se incapace di parlare 

può ancora ascoltare, il contatto corporeo 

può comunicargli conforto spirituale, ed 

accompagnarlo dolcemente alla morte. 

Il testo rappresenta un’utile aiuto ad avvicinarsi 

alla cultura di altre religioni, nonché alla 

conoscenza, tramite il glossario del libro, a 

termini lontani e spesso fraintesi; il testo, inoltre, 

invita alla riflessione sulla vita e sul valore 

della dignità umana proprio nel momento 

della morte, troppo spesso messa da parte. 

L’uomo che 

curava le donne 

Amori, politica e medicina 

nell'epoca d'oro 

dell'Impero Romano 

Romanzo storico 

di Romano Forleo 

Ed. OGE, Milano, luglio 2009 

(info@edizioni-oge.com) 

Si può sognare di vivere oggi nell’Impero Romano Si può immergersi 

profondamente nel quotidiano di duemila anni fa, fino al punto di 

immedesimarsi in chi ha goduto di quell’irripetibile esperienza Romano 

Forleo, noto ginecologo e storico dell’ostetricia, è riuscito in 

questa impresa, facendo entrare i destinatari del suo nuovo libro 

nell’intensa e avventurosa vita di Sorano, nato ad Efeso (Asia Minore) 

nel 90 dopo Cristo. 

Attraversando le 400 pagine di questo romanzo costruito su solide 

fondamenta culturali, viene considerato il primo manuale di ginecologia 

della storia, Le malattie delle donne. A Roma era giunto al tempo di 

Adriano, dopo lunghe peripezie legate ai suoi studi e al suo tirocinio. 

I lettori che ancora non conoscono il talento narrativo con il quale si 

amalgama per un piacevole intrattenimento la competenza scientifica 

dell’autore, rimarranno colpiti dalla sua abilità nel trascinarli in emozionanti 

scorribande attraverso le principali città del Mediterraneo durante 

il periodo più fulgido dell’Impero Romano, così come rimarranno 

sorpresi dalla molteplicità e varietà delle tessere che compongono il 

mosaico storico sullo sfondo delle vicende di Sorano: l’ossessione di 

Traiano nel voler conquistare l’odierno Iraq (allora il misterioso paese 

dei Parti), l’opulenza dei banchetti, la colorata intensità della vita quotidiana, 

la seducente bellezza delle donne, gli intrighi politici, il contrasto 

fra il perpetuarsi del potere imperiale e lo sbocciare delle prime 

comunità cristiane... 

Costellato di avventure e di amori, ma anche disseminato di interrogativi 

etici e di drammi spirituali, L’uomo che curava le donne ci avvince 

così indissolubilmente da costringerci a leggerlo tutto d’un fiato. Capitolo 

dopo capitolo, percorriamo così (dall’infanzia fino ai cinquant’anni) 

la parabola esistenziale e professionale di Sorano di Efeso, la sua 

apertura a ogni esperienza capace di arricchirlo come uomo e come 

medico, il suo impegno nell’assistere le madri durante il momento critico 

del parto, al fine di salvaguardare le vite delle puerpere e dei neonati, 

la sua dedizione agli affetti familiari. L’accurata ricostruzione storica 

– dalla descrizione delle città, delle case e delle mense all’immersione 

nella turbinosa realtà quotidiana del II secolo d.C. – non solo non 

appesantisce il flusso della narrazione, ma fa riaffiorare le problematiche 

di quella tormentata età di transizione con una freschezza che le 

rende concrete come quelle della nostra società in questo primo scorcio 

del terzo millennio. 

Un libro, insomma, destinato a coinvolgere ed appassionare non soltanto 

i medici, ma tutti coloro che condividono la celebre massima di 

Einstein: “L’immaginazione è più importante della conoscenza”. 


tT E A T R O • M O S T R E • C O N C E R T I 

Concerto 

Cristiano De Andrè 

De Andrè canta De Andrè 

13 Dicembre 2009 

Auditorium Parco della Musica 

Sala Santa Cecilia, ore 21 

Viale Pietro de Coubertin, 30 

Per informazioni: 

Centralino Tel. 06 802411 

Fax 06 80241 211 

Infoline 06 80241281 

Spettacolo 

Lo Schiaccianoci 

Musiche di Piotr Ilich Chaikovskij 

11-12 gennaio 2010 

Teatro Sistina di Roma 

Via Sistina 129 

Info e prenotazioni: 

Tel. 06.42007130 

prenotazioni@ilsistina.com 

Spettacolo 

Promemoria- 15 anni di storia 

d'Italia ai confini della realtà 

di e con Marco Travaglio 

regia Ruggero Cara 

dal 12 al 17 gennaio 2010 

Teatro Olimpico 

Piazza Gentile da Fabriano, 17 


Tel: 06.32.65.991 

Fax 06.32.34.908 

info@teatroolimpico.it 

Mostra 

"Roma. La Pittura di un Impero" 

Fino al 17 gennaio 2010 

Scuderie del Quirinale 

Via XXIV Maggio 16 


+39 06696271 (biglietteria) 

info@scuderiequirinale.it 

Festival della Magia VII edizione 

"Supermagic 2010" 

dal 22 al 31 gennaio 2010 

Teatro Olimpico 

Piazza Gentile da Fabriano, 17 


Tel: 06.32.65.991 

Fax 06.32.34.908 

info@teatroolimpico.it 

Mostra pittorica 

Caravaggio-Bacon 


Galleria Borghese 

Piazzale del Museo Borghese 5 

Prenotazione biglietti obbligatoria 

Per informazioni 

Tel. +39 06 32810 

Fax. +39 06 32651329 

Mostra 

Galileo: cose mai viste. 

Fascino e travaglio di un nuovo sguardo 

sul mondo 


Palazzo della Cancelleria 

Piazza della Cancelleria 

Teatro 

Lillo e Greg 

in Intrappolati nella commedia 

Dal 19 gennaio al 7 febbraio 2010 

Brancaccio 

Via Merulana, 244 


Tel 06 98264500 

Fax 06 98264543 

Mostra 

"La riscoperta di Dada e Surrealismo" 

Fino al 7 febbraio 2010 

Complesso del Vittoriano 

Via di San Pietro In Carcere 

Info: 06.6780664 

Mostra 

Calder 

Fino al 14 febbraio 2010 

Palazzo delle Esposizioni 

Via Nazionale 194 

Info: 0639967500 

info@palaexpo.it 


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