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Cellula vegetale

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S.CELLULA VEGETALE<br />

Dia 51


Differenze tra cellula<br />

animale e cellula <strong>vegetale</strong><br />

Oltre al regno animale, gli eucarioti comprendono una grande<br />

varietà di organismi: il regno dei protisti, dei funghi e delle<br />

piante. Le profonde differenze morfologiche, fisiologiche<br />

ed ecologiche esistenti tra questi gruppi si riflettono in una<br />

serie di differenze, strutturali e funzionali, a livello<br />

cellulare. Continuando a considerare la cellula degli<br />

animali come termine di riferimento, le principali peculiarità<br />

morfologiche della cellula delle piante sono la presenza di:<br />

(a) un involucro rigido esterno al plasmalemma (la parete<br />

cellulare), (b) specifiche connessioni intercellulari<br />

(i plasmodesmi), (c) un apparato vacuolare di<br />

grandi dimensioni, (d) organelli detti plastidi, tra cui i<br />

cloroplasti, (e) un citoscheletro dall’architettura e<br />

dinamica particolari.


Parete cellulare<br />

• Il termine parete indica un rivestimento<br />

continuo, più o meno rigido, assemblato<br />

esternamente alla membrana cellulare<br />

utilizzando precursori prodotti dalla cellula.<br />

• E’ posseduta dalla maggior parte delle cellule<br />

batteriche, fungine e vegetali, anche se di<br />

composizione diversa.<br />

• La parete cellulare della cellula <strong>vegetale</strong> è particolarmente<br />

ricca di cellulosa che le conferisce<br />

una elevata resistenza meccanica.


Parete cellulare<br />

La composizione è variabile:<br />

• Piante - principale componente:<br />

cellulosa;<br />

• Molte alghe (Rodofite, Feofite, Clorofite)<br />

principale componente: cellulosa;<br />

• Batteri (Gram + e Gram -) principale<br />

componente: mureina<br />

• Funghi - principale componente: chitina


Piano strutturale della parete delle piante<br />

La parete cellulare delle piante consiste fondamentalmente di tre componenti:<br />

(1) cellulosa (associata con emicellulose), (2) polisaccaridi<br />

pectici, o pectine, (3) proteine strutturali.<br />

Sono presenti anche numerosi enzimi, che rendono la parete della<br />

cellula <strong>vegetale</strong> altamente dinamica e reattiva.


La cellulosa è un componente fondamentale della<br />

parete cellulare delle piante (e vari altri organismi).<br />

Singola catena di cellulosa<br />

(poli-1 4glicano) e catene<br />

associate tramite ponti idrogeno<br />

in una microfibrilla.<br />

Grado di polimerizzazione:<br />

da 2000 a 15000 unità di<br />

glucosio. Nelle piante una<br />

microfibrilla consiste<br />

mediamente di 36 molecole<br />

di cellulosa.


I diversi componenti della parete sono assemblati in una struttura<br />

composita costituita dalla parte fibrillare (cellulosa) e da una matrice<br />

(pectine). Le emicellulose stabiliscono la connessione fra fibrille di<br />

cellulosa e matrice.<br />

Modello di parete nelle<br />

angiosperme dicotiledoni<br />

Dettaglio della parete di cellula<br />

di carota (freeze-etching)


Le pectine sono polisaccaridi acidi eterogenei (costituiti da<br />

zuccheri diversi, in particolare acido galatturonico). In presenza<br />

di ioni calcio, le pectine formano gel compatti e fortemente<br />

adesivi


Schema di una tipica cellula<br />

<strong>vegetale</strong> adulta<br />

Membrana cellullare<br />

parete<br />

Pd<br />

citoplasma<br />

nucleo<br />

vacuoli


Perché le cellule delle piante<br />

hanno la parete cellulare<br />

• 1. L’osmosi. Poiché la cellula <strong>vegetale</strong> vive in un<br />

ambiente ipotonico, l’acqua tende ad entrare per osmosi;<br />

se non ci fosse la parete cellulare essa scoppierebbe. Ciò<br />

è stato dimostrato solubilizzando la parete cellulare con<br />

la cellulasi. Il fenomeno inverso (cioè la perdita di<br />

acqua della cellula <strong>vegetale</strong>) costituisce la Plasmolisi.<br />

• 2. La protezione. Un’altra funzione della parete<br />

cellulare è quella protettiva. La protezione cellulare è<br />

fondamentale nelle piante, perché esse dipendono da<br />

nutrienti presenti nell’ambiente in forma dispersa (luce,<br />

CO 2 , ioni minerali) ed hanno perciò l’esigenza di stabilire<br />

un’ampia superficie di contatto con l’esterno.


• 3. La difesa contro gli aggressori<br />

esterni, e per questo la cellula mette in<br />

atto vari “accorgimenti” come peli<br />

urticanti, spine, secrezione di liquidi, ecc;<br />

• 4. La resistenza meccanica, che<br />

permette al fusto di svilupparsi per molti<br />

metri in altezza (grazie ai meristemi:<br />

apicali e laterali del fusto) e alle radici di<br />

ancorarsi al terreno (grazie ai meristemi<br />

apicali delle radici) per sopportare così<br />

tutto il peso della pianta.


La parete durante lo sviluppo cellulare<br />

• La parete cellulare nelle giovani cellule in<br />

divisione è sottile ed estensibile. Essa si<br />

espande notevolmente durante la crescita<br />

che accompagna il differenziamento cellulare.<br />

Il suo spessore resta pressocchè<br />

invariato durante l’espansione. La parete<br />

formata nel corso della fase di espansione<br />

cellulare è detta parete primaria. Essa<br />

comprende un sottile strato centrale, detto<br />

lamella mediana, particolarmente ricca di<br />

pectine acide e funge da collante fra le<br />

cellule.


Parete secondaria<br />

Una volta raggiunte le dimensioni definitive, la cellula completa il proprio<br />

differenziamento e inizia a funzionare come cellula adulta. La maggior<br />

parte delle cellule del corpo della pianta possiede solo una parete primaria.<br />

Alcuni tipi cellulari, completano il differenziamento deponendo una<br />

parete secondaria all’interno della parete primaria costituita da lignina.<br />

Lamella<br />

mediana<br />

Parete<br />

secondaria


La presenza della parete cellulare nelle piante impone che tutte le cellule<br />

siano interconnesse da ponti citoplasmatici: i plasmodesmi. Questi<br />

sono costituiti da un tubulo di reticolo endoplasmatico rivestito dal<br />

plasmalemma. Le dimensioni massime delle molecole che normalmente<br />

passano attraverso i plasmodesmi è circa 1000 Da, lo stesso che per le<br />

gap junctions delle cellule animali.


PLASTIDI<br />

I plastidi sono una categoria di organelli<br />

tipici delle piante, delimitati da un<br />

involucro di due membrane e contenenti<br />

DNA. Oltre ai cloroplasti (plastidi<br />

fotosintetici) le piante possiedono una<br />

varietà di plastidi non fotosintetici,<br />

localizzati in tessuti e organi specifici. I<br />

cloroplasti sono presenti anche nei<br />

protisti fotosintetici (alghe).


I plastidi contengono DNA di tipo procariotico (130-<br />

150 Kb nelle piante). Questo DNA contiene alcune<br />

decine di geni che codificano per RNA ribosomale e<br />

per alcune proteine plastidiali, tra cui la subunità<br />

maggiore del Rubisco. La maggior parte delle proteine<br />

plastidiali, però, è codificata da geni nucleari. I<br />

plastidi derivano sempre da plastidi preesistenti.<br />

Nelle piante le giovani cellule degli apici meristematici<br />

contengono piccoli plastidi immaturi, detti<br />

protoplastidi, che si dividono in sincronia con le<br />

cellule. I protoplastidi si differenziano in cloroplasti,<br />

leucoplasti (tra cui gli amiloplasti) e<br />

cromoplasti (o altri tipi meno comuni di plastidi<br />

specializzati), secondo il tessuto o l’organo in cui si<br />

trovano.


I protoplastidi possono contenere numerose copie (50-150) del genoma<br />

plastidiale. Essi si dividono in sincronia con le cellule.<br />

Successive divisioni


Nel corso dello sviluppo della pianta sono frequenti interconversioni<br />

di un tipo plastidiale in un altro. Per esempio, la buccia verde dei<br />

limoni diventa gialla nel corso della maturazione a causa della<br />

conversione dei cloroplasti in cromoplasti. L’inverdimento delle<br />

patate, causato dall’esposizione alla luce, riflette la conversione degli<br />

amiloplasti in cloroplasti. In generale, i cromoplasti rappresentano<br />

una forma senescente di plastidio, non più convertibile.<br />

amiloplasto<br />

cloroplasto<br />

cromoplasto<br />

protoplastidio


Il cloroplasto probabilmente deriva da un cianobatterio<br />

simbionte acquisito per fagocitosi dal progenitore unicellulare delle<br />

alghe verdi (da cui le piante derivano). L’acquisizione del cloroplasto è<br />

avvenuta dopo che, attraverso un processo simile, erano stati<br />

acquisiti i mitocondri.<br />

Eucariote<br />

fagotrofo<br />

anaerobio<br />

Batteri purpurei (aerobi)<br />

diventano mitocondri,<br />

presenti in (quasi) tutti gli<br />

eucarioti oggi viventi<br />

Cianobatteri, diventano<br />

cloroplasti, presenti<br />

negli eucarioti fotosintetici<br />

insieme ai mitocondri


I cloroplasti sono i principali membri di una famiglia di<br />

organelli cellulari detti plastidi. Essi sono responsabili della<br />

attività fotosintetica della pianta. La conversione della energia<br />

luminosa in energia chimica avviene ad opera di pigmenti<br />

localizzati in un sistema di membrane interne (tilacoidi).


Nelle piante i cloroplasti si trovano soprattutto nel tessuto<br />

fotosintetico (clorenchima) delle foglie e dei giovani fusti. Il<br />

cloroplasto contiene materiale trasparente, detto stroma e,<br />

immersi in questo, numerosi sacculi membranosi appiattiti, i<br />

tilacoidi, la cui organizzazione spaziale è diversa nei vari<br />

gruppi di eucarioti fotosintetici. Nelle piante i tilacoidi<br />

sono disposti in pile, visibili anche al microscopio ottico e<br />

dette grani.


Modello della organizzazione<br />

tridimensionale dei<br />

tilacoidi nel cloroplasto<br />

delle piante. Poiché<br />

la membrana dei tilacoidi<br />

è la sede dei pigmenti<br />

fotosintetici, questo tipo<br />

di organizza-zione<br />

permette di concentrare e<br />

disporre ordinatamente in<br />

ciascun cloroplasto un<br />

gran numero di molecole<br />

di pigmenti fotosintetici.


STROMA


Funzioni del cloroplasto<br />

La principale (non unica) funzione del cloroplasto è la<br />

fotosintesi clorofilliana, cioè la trasformazione del<br />

biossido di carbonio in glucosio usando come fonte di<br />

energia la luce.<br />

CO 2 + 2 H 2 O (CH 2 O)n + O 2<br />

La fotosintesi si articola in due fasi. La prima, detta fase<br />

luminosa, compie la conversione dell’energia luminosa<br />

in energia chimica (sotto forma di ATP e NADPH). La fase<br />

luminosa ha sede nei tilacoidi e ad essa partecipano<br />

direttamente i pigmenti fotosintetici . Nella seconda fase,<br />

detta fase “oscura”, l’ATP e il NADPH sono usati per<br />

ridurre il biossido di carbonio a glucosio. La fase oscura è<br />

catalizzata da enzimi presenti nello stroma.


I pigmenti fotosintetici delle piante sono la clorofilla<br />

a, la clorofilla b e diversi tipi di carotenoidi.<br />

fitolo<br />

fitolo


Leucoplasti (amiloplasti). Il glucosio prodotto per<br />

fotosintesi dai cloroplasti è accumulato nei leucoplasti sottoforma di<br />

amido:<br />

n glucosio + n ATP (glucosio)n + n ADP + n P i<br />

L’amido accumulato durante il giorno è detto amido primario.<br />

Amido<br />

primario


L’amido primario, prodotto nel cloroplasto durante il giorno, viene<br />

riconvertito in zucchero solubile (saccarosio) durante la notte,<br />

trasportato nei tessuti di riserva e qui ricondensato come amido negli<br />

amiloplasti (amido secondario). Gli amiloplasti sono plastidi privi di<br />

pigmenti fotosintetici, specializzati nell’accumulo dell’amido. Sono<br />

abbondanti nei tessuti di riserva di fusto, radice, semi.


Un terzo tipo di plastidio comune nelle piante è costituito<br />

dai cromoplasti (colorati). I cromoplasti sono plastidi non<br />

fotosintetici che accumulano grandi quantità di carotenoidi<br />

gialli, arancione o rossi. I cromoplasti conferiscono uno di<br />

questi colori alle parti della pianta in cui si trovano (fiori e<br />

frutti: limoni, arance, pomodori, peperoni, ecc.)<br />

Petalo di ranuncolo<br />

Frutto di peperone


VACUOLO


Le cellule delle piante sono di solito più grandi delle cellule degli<br />

animali. Ciò è dovuto soprattutto alla presenza dei vacuoli.<br />

10-20 m 30-100 m


Schema di una tipica cellula<br />

<strong>vegetale</strong> adulta<br />

parete<br />

Pd<br />

citoplasma<br />

nucleo<br />

vacuoli


I vacuoli sono molto piccoli nella fase giovanile e si accrescono<br />

nel corso del differenziamento cellulare.


Perché le cellule delle piante<br />

hanno grandi vacuoli<br />

I vacuoli sono vescicole delimitate da<br />

membrana (tonoplasto) e ripiene di<br />

liquido. Le piante usano i vacuoli come un<br />

mezzo per aumentare le dimensioni<br />

cellulari e quindi accrescersi. La crescita<br />

per accumulo di acqua nelle cellule è un<br />

sistema molto economico per produrre<br />

un’ampia superficie di contatto con<br />

l’ambiente.


Un esempio: lo sviluppo del frutto di pesco<br />

a<br />

c<br />

d<br />

b<br />

100 m<br />

Cellule di frutto di pesco<br />

fotografate allo stesso<br />

ingrandimento in<br />

momenti successivi dello<br />

sviluppo. Le divisioni<br />

cellulari si arrestano<br />

quando la giovane pesca<br />

ha le dimensioni di un<br />

pisello (a). Poi ad<br />

aumentare sono solo le<br />

dimensioni cellulari,<br />

soprattutto per<br />

l’espansione del vacuolo.


Il turgore cellulare<br />

La cellula delle piante, provvista di parete, assorbe acqua fino ad<br />

una condizione di equilibrio, detta turgore.<br />

acqua<br />

Acqua pura<br />

Vacuolo


Il vacuolo presente nelle cellule delle piante presenta<br />

sostanziali affinità con il lisosoma delle cellule animali. Il<br />

suo contenuto, detto succo vacuolare, è una soluzione di ioni<br />

e piccole molecole organiche ed ha un pH decisamente acido<br />

(pH 3 – 5). Il succo vacuolare, inoltre, contiene numerosi<br />

enzimi litici capaci di idrolizzare proteine, lipidi e acidi<br />

nucleici. Il colorante rosso neutro colora selettivamente il<br />

vacuolo perché viene intrappolato in forma protonata<br />

all’interno di questo compartimento.<br />

vacuolo<br />

(pH acido)<br />

citoplasma<br />

(pH neutro)<br />

parete


Com’è tipico di altre membrane biologiche, le proteine integrali presenti<br />

nel tonoplasto hanno una distribuzione asimmetrica, sporgendo più sul<br />

lato vacuolare (V) che su quello citoplasmatico (C). Tra le proteine<br />

integrali è compresa una pompa di protoni.


La perdita d’acqua per osmosi nella cellula <strong>vegetale</strong> è<br />

nota come “plasmolisi”. Nel corso della plasmolisi il<br />

plasmalemma si stacca dalla parete cellulare tirando<br />

con sé i plasmodesmi.


Altre funzioni del vacuolo<br />

Il vacuolo, oltre che per la crescita della pianta e per<br />

la pressione di turgore, svolge l’importante funzione<br />

di accumulo di acqua, di sostanze di riserva:<br />

proteine ed enzimi, amminoacidi, lipidi, carboidrati,<br />

(corpi proteici nei semi), molti ioni minerali<br />

ed acidi organici, sostanze di rifiuto<br />

(es. cristalli di ossalato di calcio, alcaloidi ed altri<br />

veleni per la difesa contro gli erbivori), coloranti<br />

dei fiori. Inoltre, i vacuoli di alcune cellule di<br />

piante specializzate contengono sostanze<br />

particolari (ad es. l’oppio nel papaver somniferum,<br />

la gomma nell’Hevea brasiliensis).


Il vacuolo contiene pigmenti (flavonoidi: antocianine e<br />

antocianidine) responsabili della colorazione dei petali dei fiori,<br />

frutti e altre parti della pianta.<br />

Gentiana sino-ornata


Probabilmente nella stessa cellula possono essere presenti tipi diversi<br />

di vacuolo. Questo è stato dimostrato in cellule di semi, nelle quali si<br />

osservano grossi vacuoli pieni di materiale proteico (V 1 ) e numerosi<br />

piccoli vacuoli con un contenuto acido (V 2 ) .


I vacuoli probabilmente hanno meccanismi di formazione diversi in<br />

diversi tipi cellulari. In molti casi essi appaiono derivare da piccoli<br />

rigonfiamenti locali di cisterne di reticolo (provacuoli), che<br />

successivamente si espandono. I vacuoli sono perciò uno dei pochi<br />

organelli cellulari che possono essere prodotti de novo.


Altre caratteristiche<br />

(particolari) del vacuolo<br />

• In alcuni protisti (es. euglena e paramecio)<br />

l’interno della cellula è fortemente<br />

ipertonico, per cui vivendo in acqua dolce<br />

scoppierebbe. Se ciò non avviene è grazie<br />

alla presenza di vacuoli contrattili che<br />

ritmicamente espellono l’acqua in eccesso.<br />

• Nel paramecio il vacuolo è detto vacuolo<br />

alimentare perché digerisce il cibo ingerito<br />

dall’organismo unicellulare.


Come negli animali e negli altri eucarioti, le cellule delle piante<br />

contengono un citoscheletro di tubulina e di actina. L’architettura e la<br />

dinamica del citoscheletro nelle piante sono però molto particolari.<br />

Nelle cellule vegetali pienamente differenziate il citoplasma contiene un<br />

reticolo di microfilamenti di actina, in parte legati al plasmalemma, mentre<br />

sulla superficie degli organelli citoplasmatici è presente una specifica<br />

forma di miosina. L’interazione ATP-dipendente tra actina e miosina è<br />

responsabile del movimento del citoplasma (ciclosi citoplasmatiche) o di<br />

specifici organelli (per es. i cloroplasti).<br />

Microfilamento di<br />

actina<br />

plasmalemma<br />

Plasmalemma


Le ciclosi citoplasmatiche sono regolarmente presenti nelle cellule<br />

delle piante: esse servono a rimescolare il citoplasma e facilitare la<br />

diffusione dei soluti. Il citoscheletro actina-miosina è coinvolto anche<br />

nel controllo della posizione di alcuni tipi di organelli cellulari, in<br />

particolare i cloroplasti. Questo permette alla pianta di reagire a<br />

diverse intensità di illuminazione.<br />

Distibuzione dei cloroplasti nelle cellule della foglia di Arabidopsis<br />

thaliana a bassa (sinistra) o alta (destra) intensità luminosa. Se la<br />

luce è molto intensa i cloroplasti si dispongono in modo da<br />

coprirsi l’un l’altro e proteggersi dal rischio di danni<br />

fotochimici.


Nel corso della mitosi compare il fuso mitotico (nelle piante non<br />

sono presenti i centrioli). Come negli animali, questo<br />

complesso citoscheletrico controlla la ripartizione dei cromatidi<br />

gemelli nei due nuclei. In telofase compare un quarto sistema di<br />

microtubuli, il fragmoplasto, che si forma prima in posizione centrale<br />

fra i due nuclei e poi si espande verso la periferia. Il fragmoplasto<br />

controlla la formazione del setto di divisione.<br />

Fuso mitotico<br />

fragmoplasto<br />

Setto di<br />

divisione


La citodieresi avviene per strozzamento centrale ad opera di un anello<br />

corticale di acto-miosina nelle cellule animali, mentre coinvolge il<br />

fragmoplasto nelle cellule delle piante<br />

<strong>Cellula</strong> animale<br />

<strong>Cellula</strong> di pianta<br />

Setto di<br />

divisione<br />

Anello<br />

contrattile


Una volta completato il setto, il fragmoplasto scompare e ricompare il<br />

citoscheletro corticale, che persiste per tutta l’interfase.

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