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Finmeccanica Magazine N. 22 - The Business Game

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E v E N T I<br />

12/2011 FINMECCANICA MAGAZINE<br />

l’us armY<br />

a conveGno<br />

uL’ESERCITO STATUNITENSE<br />

TRA NUOvE SFIDE E TAGLI<br />

DI bILANCIO<br />

Gli Stati Uniti vogliono uscire<br />

dalla “Long War”, vogliono<br />

farlo in fretta e la situazione<br />

economica spinge la Casa Bianca ad<br />

accelerare e rendere più drastica la<br />

cura dimagrante dello strumento<br />

militare, soprattutto in vista delle<br />

elezioni presidenziali del 2012. Il<br />

Pentagono e le Forze Armate devono<br />

adeguarsi.<br />

Questo è stato lo scenario che ha<br />

caratterizzato il meeting dell’AUSA<br />

(Association of the US Army), nella<br />

sua edizione 2011, che si è tenuta<br />

come di consueto al Convention<br />

Center di Washington. L’annuale<br />

incontro è, di fatto, dedicato all’Esercito<br />

degli Stati Uniti e in generale<br />

alla Difesa terrestre, un evento<br />

quindi “interno” e, teoricamente,<br />

aperto solo a militari e addetti ai lavori.<br />

Un’occasione per “tastare il<br />

polso” alla Forza Armata e ai suoi<br />

programmi, ma anche per verificare<br />

la situazione dell’industria di settore<br />

statunitense (e non solo). L’incontro<br />

rappresenta anche un’eccezionale<br />

finestra sullo sviluppo tecnologico<br />

in campo terrestre e, nonostante<br />

la frequenza, mal si concilia<br />

con i tempi di sviluppo di nuovi<br />

sistemi ed equipaggiamenti, non di<br />

meno la manifestazione è sempre<br />

ricca di novità e progetti.<br />

AUSA è un meeting atipico, è anche<br />

una festa e un evento “domestico”<br />

statunitense, ha quindi caratteri<br />

propri che lo distinguono dai saloni<br />

internazionali. Non di meno ha anche<br />

una dimensione globale, perché<br />

ciò che fa l’US Army influenza le<br />

scelte di moltissimi altri eserciti,<br />

perché l’Esercito statunitense è<br />

considerato un potenziale acquirente<br />

di tecnologie e sistemi non<br />

necessariamente sviluppati localmente.<br />

Diciamo “sviluppati”, dato<br />

che, soprattutto quando spira forte<br />

il vento della recessione o almeno<br />

della crisi economica, gli Stati Uniti,<br />

paladini del libero mercato, si scoprono<br />

protezionisti. Quindi se davvero<br />

si vuole vendere qualcosa al<br />

Pentagono, oggi più che mai è opportuno<br />

che quel qualcosa sia<br />

quantomeno prodotto nel Paese.<br />

Due dunque le sfide immediate che<br />

l’US Army deve affrontare: la riduzione<br />

dei bilanci e, parallelamente,<br />

il disimpegno progressivo da quei<br />

teatri di guerra nei quali è stato impegnato<br />

per oltre un decennio. Il<br />

governo USA ha dichiarato che le<br />

sue truppe abbandoneranno l’Iraq<br />

entro fine 2011 e questo ritiro riguarda<br />

soprattutto la componente<br />

terrestre. Quanto all’Afghanistan,<br />

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