DaNZa prIMaVEra al coMUNalE - Teatro Comunale di Modena
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pietro rizzo, foto lennart sjöberg <strong>al</strong>exandre dumas figlio marie duplessis<br />
<strong>di</strong>mensioni ma anche profondamente positivo. Il dramma, anche nell’evolversi della<br />
vicenda da un punto <strong>di</strong> vista psicologico e sentiment<strong>al</strong>e, è incentrato sulla nobiltà<br />
d'animo che Marguerite mostra nel lasciare l’amante (Armand Duv<strong>al</strong>-Alfredo) per<br />
non rovinare il buon nome della sua famiglia. Il re<strong>al</strong>ismo risiede natur<strong>al</strong>mente anche<br />
nel fatto che i caratteri erano basati su persone vere, molto vicine <strong>al</strong>l’attu<strong>al</strong>ità del<br />
pubblico parigino del tempo.<br />
Il titolo è spiegato nel secondo capitolo del romanzo e rimanda evidentemente<br />
<strong>al</strong>la <strong>di</strong>sponibilità della protagonista verso i suoi compagni <strong>di</strong> letto: "Marguerite<br />
era presente a tutte le prime e trascorreva ogni sera a teatro o <strong>al</strong> b<strong>al</strong>lo ... aveva<br />
sempre con sé un mazzo <strong>di</strong> camelie. Per venticinque giorni <strong>al</strong> mese le camelie<br />
erano bianche, e per cinque giorni rosse."<br />
Ver<strong>di</strong> e Piave si guardarono bene d<strong>al</strong> rendere esplicita la natura della protagonista,<br />
preferendo il termine ambiguo <strong>di</strong> 'traviata', ma Marie fu <strong>di</strong> fatto una mantenuta,<br />
notissima nei quartieri <strong>al</strong>ti parigini. Il suo nome vero era Alphonsine. A 16 anni<br />
fuggì da un padre brut<strong>al</strong>e che l'aveva forzata <strong>al</strong>la prostituzione quando ne aveva<br />
solo 12. Era arrivata a Parigi lavorando come commessa in un negozio e vivendo<br />
come grisette, giovani donne nubili ed emancipate che frequentavano l'ambiente<br />
bohémien, la strada e gli artisti del quartiere latino, <strong>di</strong> cui si trova tipico esempio<br />
nelle Musetta e Mimì pucciniane. Il suo aspetto è descritto da Dumas nella<br />
prefazione del 1867 <strong>al</strong> suo dramma: "Alta, esilissima, i capelli scuri e la carnagione<br />
rosea e bianca. Aveva la testa piccola e gli occhi lunghi e obliqui come quelli <strong>di</strong> una<br />
giapponese, ma vivaci e attenti. Sembrava una statuina <strong>di</strong> Saxe", e confermato da<br />
chi l'aveva incontrata <strong>di</strong> persona, come Théophile Gautier che la vide in compagnia<br />
<strong>di</strong> Liszt. Grazie a una bellezza e a uno spirito straor<strong>di</strong>nari, Marie si era presto<br />
inserita nei circoli più esclusivi della mondanità parigina, con uno stile <strong>di</strong> vita sui<br />
cui dettagli il romanzo, a <strong>di</strong>fferenza dell'opera, non fa mistero. Quella con Dumas<br />
fu una storia infelice e burrascosa, e non esclusiva perché non era abbastanza<br />
ricco da poterla mantenere. Molto tempo dopo, l’autore rese nota la lettera <strong>di</strong><br />
ad<strong>di</strong>o che le aveva scritto nel 1845: "Mia cara Marie, non sono abbastanza ricco<br />
per amarvi come vorrei, né abbastanza povero per essere amato come vorreste<br />
voi. Dimentichiamo, <strong>al</strong>lora - voi un nome che dovrebbe esservi quasi in<strong>di</strong>fferente,<br />
io una felicità che è <strong>di</strong>ventata impossibile per me. Non è necessario che vi <strong>di</strong>ca<br />
quanto io sia triste, perché già sapete quanto vi ami. Ad<strong>di</strong>o, dunque. Avete troppo<br />
cuore per non comprendere perché Vi scriva questa lettera e troppa intelligenza<br />
per non potermela perdonare". Marie morì nel 1847, a ventitre anni, solo un anno<br />
dopo uscì il romanzo.<br />
Il dramma, che Ver<strong>di</strong> vide <strong>al</strong>la prima rappresentazione, <strong>di</strong>ventò uno dei gran<strong>di</strong><br />
successi teatr<strong>al</strong>i dell'Ottocento, fin dentro il secolo successivo, e fu interpretato,<br />
fra <strong>al</strong>tre, da Eleonora Duse e Sara Bernhardt. La Traviata andò in scena il 6<br />
marzo del 1853 <strong>al</strong>la Fenice <strong>di</strong> Venezia, solo otto anni dopo la vera storia della sua<br />
protagonista.<br />
<strong>Teatro</strong> Comun<strong>al</strong>e Luciano Pavarotti<br />
INVITO ALL’OPERA<br />
La Traviata<br />
Martedì 6 marzo ore 18<br />
A ritmo <strong>di</strong> v<strong>al</strong>zer:<br />
Ver<strong>di</strong> nel s<strong>al</strong>otto <strong>di</strong> Dumas<br />
A cura <strong>di</strong> Carlida Steffan<br />
Allievi dell’Istituto Superiore<br />
<strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Music<strong>al</strong>i “O. Vecchi - A. Tonelli”<br />
Martedì 13 marzo ore 18<br />
incontro con Rosetta Cucchi<br />
regista dell’opera<br />
Amici dei Teatri Modenesi<br />
Fondazione <strong>Teatro</strong> Comun<strong>al</strong>e <strong>di</strong> <strong>Modena</strong><br />
Ingresso libero fino a esaurimento posti<br />
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