DaNZa prIMaVEra al coMUNalE - Teatro Comunale di Modena

L’INGEGNER GADDA
VA ALLA GUERRA
(O DELLA TRAGICA ISTORIA DI AMLETO PIROBUTIRRO)
22, 23 MARZO ORE 21.00
TEATRO STORCHI
un’idea di Fabrizio Gifuni
da Carlo Emilio Gadda e William Shakespeare
regia GIUSEPPE BERTOLUCCI
disegno luci Cesare Accetta
con Fabrizio Gifuni
FABRIZIO GIFUNI
In collaborazione con
TEATRO DELLE BRICIOLE SOLARES FONDAZIONE DELLE ARTI
Storchi classico 1, 2 (spettacolo in alternativa); Invito a Teatro A, B
l'ingegner gadda va alla guerra, foto di g. di stefano
Fabrizio Gifuni attore cinematografico pluripremiato, tra i più apprezzati da
pubblico e critica, torna in teatro a distanza di cinque anni da 'Na specie di
cadavere lunghissimo, spettacolo in cui a partire dai testi di Pasolini, tracciava
le basi di una riflessione sulla trasformazione del nostro paese negli ultimi
quarant'anni.
Questa volta Gifuni si confronta con il grande scrittore milanese Carlo Emilio
Gadda in un'interpretazione che conferma le eccezionali doti espressive e la
rara intensità recitativa di questo ancor giovane e già grande interprete.
Un monologo possente in cui Gifuni, affiancato da un unico oggetto di scena
- una sedia - sputa, suda, soffre e vive intensamente interpretando i Diari di
guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda. La drammaturgia, curata dallo
stesso Gifuni, si costruisce quindi attorno alle vicissitudini e alla biografia di
Gadda in servizio militare nella Prima Guerra Mondiale (sottotenente nella milizia
territoriale, arma di fanteria, V reggimento Alpini), alla guida di un manipolo di
soldati che per povertà di mezzi e per inesperienza assomiglia più ad un'armata
allo sbando che ad un esercito.
Un ritratto impietoso di una guerra fatta di straccioni e di sofferenza, combattuta
per un'Italia ancora da inventare, per un Paese allo sbando e irresponsabile:
uno sguardo lucido che si scaglia contro il potere e su chi si arricchisce su
giovani mandati al macello.
Gifuni pensa al suo Gadda come un 'Amleto Pirobutirro', protagonista del
più celebre e grande romanzo dello scrittore La cognizione del dolore, che
cammina a ritroso nel tempo e ricostruisce la memoria del suo dolore e delle
nevrosi del grande conflitto, una sorta di discesa agli inferi che riapre le ferite
mai rimarginate di Gadda: la disfatta di Caporetto, la detenzione nei campi di
prigionia tedeschi e la morte del fratello Enrico, caduto in guerra. Un dolore che
da privato si fa collettivo.
Gifuni intervalla ai testi gaddiani alcune citazioni tratte da Amleto (un Amleto
ormai vecchio, solo, senza più un padre o una madre da invocare e da maledire,
sempre più debole di nervi e collerico).
Nella seconda parte del monologo, Gifuni trasforma l'allegoria del potere e del
sesso di Eros e Priapo di Gadda, in una partitura teatrale di assoluta godibilità
fatta di gesti plateali, inganni consapevoli e di miti da varietà. Una feroce satira
sul machismo fascista che ritrae in modo esilarante le doti di grande seduttore
del Duce.
Uno spettacolo profetico, che racconta più dell'oggi che del Ventennio fascista.
"L'atto di coscienza con che nu' dobbiamo riscattarci - dice Gadda in Eros
e Priapo - prelude la resurrezione, se una resurrezione è tentabile da così
paventosa macerie".
Un'analisi restituita in una magnifica prosa con una tale naturalezza che sgomenta
per profondità in uno spettacolo che la critica ha definito ‘indimenticabile’. Una
grande prova d'attore per Fabrizio Gifuni diretto ancora una volta da Giuseppe
Bertolucci, fratello del celebre Bernardo.
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