Storie in fuorigioco Trusevich. I loro corpi, dopo la fuc<strong>il</strong>azione, vengono gettati nella fossa comune di Babij Jar. I superstiti finiscono in un campo di lavoro a Kiev. Tra loro <strong>il</strong> bomber Goncharenko che, finita la guerra, racconta tutto. Regalando ai suoi compagni almeno la dignità della memoria. Anche se <strong>il</strong> ricordo non è condiviso. L’agenzia per <strong>il</strong> cinema ucraino, in vista degli Europei di calcio del 2012, che Kiev organizzerà con la Polonia, pensa di censurare l’arrivo nelle sale di un f<strong>il</strong>m chiamato Match, del regista russo Andrey Malyukov. Racconta ancora questa storia, ma <strong>il</strong> governo ucraino non vuole fomentare sentimenti anti tedeschi. Ma c’entra anche la storia, che questa benedetta partita evoca, tra propaganda sovietica e collaborazionismo ucraino. La pellicola, infatti, è accusata addirittura di propaganda f<strong>il</strong>orussa. Ma anche Tyler Gooden, statunitense, sta montando un cortometraggio animato (che dovrebbe divenire un lungometraggio) dal titolo Playing the game, che sottolinea la propaganda sovietica sull’evento dopo la guerra. Nello stesso periodo i nazisti occupano anche l’Italia. La passione del pallone, evidentemente, li segue ovunque. A Sarnano, un paesino nelle Marche, un sergente nazista appassionato di calcio scopre che in paese vive Mario Maurelli, arbitro noto anche in Germania. Bussa alla porta del malcapitato e lo “invita” a trovare undici ragazzi italiani per una sfida contro i nazisti. Con una garanzia: nella rappresentativa italica giocherà <strong>il</strong> fratello minore di Maurelli, che arbitrerà l’incontro. In modo che a nessuno venga in mente di fare <strong>il</strong> furbo. L’aria è tesa: undici giovani di Sarnano, nel 1944, significa undici partigiani. Maurelli non può sottrarsi, come racconta nel commovente documentario di Umberto Nigri La leggenda di Sarnano. Accanto a lui, nel video, Libero Lucarini. Lucarini era uno degli undici giocatori che, <strong>il</strong> primo apr<strong>il</strong>e 1944, sfidarono i tedeschi. Lucarini giocava terzino destro e, scivolando di proposito, fece pareggiare la Germania, dopo che <strong>il</strong> centravanti partigiano Grattini - in modo improvvido - aveva portato in vantaggio la squadra più ricercata d’Italia. A differenza dell’eroismo dei campioni della Dynamo Kiev, i partigiani italiani preferirono un’onorevole pareggio che, alla fine, permise loro di scappare tutti in montagna e di soffocare – almeno per un po’ – la rabbia nazista. 12
13 La partita della vita D’altronde W<strong>il</strong>liam “B<strong>il</strong>l” Shankly, mitico manager del Liverpool dal 1959 al 1974, raccontava: «Una volta qualcuno mi disse che <strong>il</strong> calcio per me era una questione di vita o di morte. Io gli risposi: Senti, è ancora più importante».