Christian Elia - E - il mensile online
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Storie in fuorigioco<br />
la radice “castigliana” che dovevano avere tutti i nomi. Ma la notte<br />
è passata e l’Athletic ha ripreso <strong>il</strong> vecchio nome, omaggio ai maestri<br />
inglesi che diffusero <strong>il</strong> gioco del football, sbarcando nei porti della Biscaglia.<br />
Se qualcuno si chiedesse, per caso, se i tifosi dell’Athletic B<strong>il</strong>bao<br />
non siano stanchi di accontentarsi solo di giocatori locali, basti un<br />
sondaggio del 2010: <strong>il</strong> 94 percento dei tifosi ha espressamente detto<br />
di volere che le cose non cambino. In attesa dell’infornata giusta di<br />
giovani, si godono i miti del passato. Come Rafael Moreno Arazandi,<br />
in arte Pichichi. Il sopranome gli venne dato per la sua statura minuta,<br />
appena 153 centimetri. A lui, però, l’altezza non ha impedito di segnare<br />
duecento reti in 170 partite. Una media insuperab<strong>il</strong>e, che ha portato la<br />
Federazione a dedicare al bomber basco (che segnò la prima rete della<br />
storia del San Mames, <strong>il</strong> giorno della sua inaugurazione dello stadio <strong>il</strong><br />
21 agosto 1913) <strong>il</strong> titolo di miglior cannoniere del campionato spagnolo.<br />
Il Pichichi morì a soli 28 anni, per <strong>il</strong> tifo contratto mangiando cozze<br />
andate a male. Ma <strong>il</strong> mito, a B<strong>il</strong>bao, non muore mai. Di lui restano un<br />
busto all’ingresso della Catedral, dove i capitani avversari depongono<br />
un mazzo di fiori, e un ritratto: Id<strong>il</strong>lio en los campos de sport, di Aurelio<br />
Arteta. Ritrae <strong>il</strong> bomber, con <strong>il</strong> suo inseparab<strong>il</strong>e copricapo bianco,<br />
mentre amoreggia con sua moglie, Avelina Rodriguez, conosciuta allo<br />
stadio nell’intervallo di una partita.<br />
Un altro mito è <strong>il</strong> bomber Zarra, nome d’arte del centravanti Telmo<br />
Zarraonaindia, l’uomo che con i suoi 251 goal in quindici anni è <strong>il</strong><br />
miglior marcatore di sempre per los leones, come vengono chiamati i<br />
giocatori dell’Athletic in onore di San Mames, dato in pasto ai leoni<br />
che si rifiutarono di mangiarlo. Ma la storia, da queste parti, è come<br />
un cerchio. E si chiude attorno alla figura di Josè Angel Iribar. Proprio<br />
lui, <strong>il</strong> portierone dei los rojiblancos (altro soprannome della squadra,<br />
per <strong>il</strong> colore delle maglie) che quel 12 dicembre 1976 portò la bandiera<br />
basca, deponendola al centro del campo, prima del derbi vasco, come<br />
tutti chiamano la sfida tra San Sebastian e B<strong>il</strong>bao. Iribar è <strong>il</strong> giocatore<br />
che ha giocato più partite nella storia del club, difendendone la porta<br />
per diciotto stagioni. Lo chiamavano el chopo, <strong>il</strong> pioppo, per <strong>il</strong> suo fisico<br />
lungo e affusolato. La fascia di capitano al braccio, una bandiera basca,<br />
la portano tutti i capitani della squadra da allora. Si ritirò <strong>il</strong> 31 maggio<br />
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