You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Rassegna trimestrale<br />
Supplemento al n. 5/<strong>2015</strong><br />
di Orizzonte Magazine<br />
di Studi Tradizionali<br />
Anno 4 n. 1<br />
Maggio <strong>2015</strong><br />
Una pubblicazione<br />
1
2 3
LIBRERIA<br />
ROMA<br />
Specializzata in filosofia, esoterismo, magia,<br />
yoga, medicina e alimentazione naturale,<br />
simbolismo, alchimia, massoneria,<br />
templarismo, filosofie orientali, antroposofia,<br />
teosofia, astrologia.<br />
Sul sito web è possibile verificare la<br />
disponibilità dei libri ed effettuare acquisti<br />
on-line<br />
Piazza Aldo Moro, 13 - 70122 Bari<br />
tel.: 080 5211274<br />
www.libreriaroma.it<br />
Rassegna trimestrale<br />
di Studi Tradizionali<br />
anno 4 n. 1<br />
Maggio <strong>2015</strong><br />
Supplemento al n. 5/<strong>2015</strong> di<br />
Orizzonte Magazine<br />
Reg. trib. di Bari n° 19/2014<br />
Direttore Responsabile<br />
Franco Ardito<br />
Redazione<br />
via dei Mille, 50 A<br />
70126 Bari<br />
OUROBOROS si riceve<br />
in abbonamento gratuito;<br />
per richiederla inviuare il<br />
proprio indirizzo e-mail a:<br />
franco.ardito@rivista-ouroboros.it<br />
Articoli e immagini vanno<br />
inviati per e-mail a:<br />
franco.ardito@rivista-ouroboros.it<br />
Gli articoli dovranno<br />
pervenirci in formato .doc<br />
o .docx e le immagini<br />
in formato .jpg con una<br />
risoluzione non inferiore a<br />
300 pixel/inch<br />
Tutti i diritti sono<br />
riservati. Nessuna parte<br />
della pubblicazione può<br />
essere riprodotta, rielaborata<br />
o diffusa senza<br />
espressa autorizzazione.<br />
della Direzione.<br />
La collaborazione<br />
avviene dietro invito.<br />
Articoli e materiali non<br />
si restituiscono.<br />
La Direzione si riserva<br />
di adattare testi e illustrazioni<br />
alle esigenze<br />
della pubblicazione.<br />
Le opinioni espresse<br />
negli articoli impegnano<br />
solo gli autori e non<br />
coinvolgono né rappresentano<br />
il pensiero della<br />
Direzione<br />
In questo numero parliamo di:<br />
7<br />
L'esoterismo<br />
8<br />
In<br />
16<br />
Il<br />
22<br />
L'Uno,<br />
26<br />
Il<br />
36<br />
Onironautica:<br />
42<br />
L'immagine<br />
46<br />
Libri<br />
dei numeri<br />
viaggio verso la Grande Opera<br />
di Franco Ardito<br />
Graal e la donna<br />
di Aldo Tavolaro<br />
la vibrazione<br />
di Daniela Gagliano<br />
perimetro della Città di Dio<br />
di Michele Leone<br />
il sogno lucido<br />
di Roberto Shambu<br />
e l'immaginazione<br />
di Manlio Triggiani<br />
Claudio Mutti - Il linguaggio segreto dell'Antelami<br />
di Manlio Triggiani<br />
4 5<br />
Editoriale<br />
In copertina:<br />
Pala d'altare alchemico-cabalistica del 1673,<br />
conservata in una piccola chiesa di Bad Teinach<br />
vicino Calw, in Germania.
M ag g i o<br />
l'esoterismo dei numeri<br />
A<br />
partire dal pitagorismo i numeri hanno sempre esercitato<br />
uno strano fascino sui pensatori di ogni epoca. Essi<br />
hanno una strana logica, sfuggente, incomprensibile ma<br />
della quale, tuttavia è facile percepire l'esistenza.<br />
La serie di Fibonacci, per esempio. Inizia da zero e da uno;<br />
se l'Uno rappresenta il Primus Movens, la manifestazione<br />
dell'Universo e quindi l'Unità da cui tutto ha inizio ed a cui<br />
tutto tende (uni-verte, appunto), lo Zero rappresenta l'indistinto,<br />
lo stato in cui l'Essere Principio non si è ancora fatto<br />
Creatore, in cui l'essere e il non essere coesistono, poiché<br />
non è possibile definire il vuoto e il pieno laddove vuoto<br />
e pieno non hanno senso, e lo stesso spazio è un concetto<br />
privo di significato.<br />
Quando il Principio esprime la consapevolezza di sé si fa<br />
Uno; "Io sono Colui che è" dice il Dio dell'evangelista Giovanni,<br />
e immediatamente si manifesta il Verbo: "in principio<br />
erat Verbum" poiché, come dice Elifas Levi, "l'essenza del<br />
Verbo è nel principio".<br />
Poiché tutto ha origine da Zero e Uno, la serie di Fibonacci,<br />
nascendo da questi due termini, esprime l'evoluzione della<br />
creazione. Ottenuta sommando ogni termine al precedente,<br />
la serie è naturalmente infinita, come infinito è il Principio<br />
e tutto ciò che ne deriva. Non solo. Dividendo ogni numero<br />
per quello che lo precede si ottiene per risultato un numero<br />
irrazionale (con un infinito numero di cifre decimali sempre<br />
diverse) che col procedere diventa semprepiù preciso. E' il<br />
numero che in natura scandisce gran parte delle proporzioni<br />
degli esseri viventi, uomo compreso: 1,618, il Numero d'oro,<br />
spesso definito come "la firma di Dio", quello che presiede al<br />
rapporto aureo e che il matematico Luca Pacioli diffuse nel<br />
suo "De divina proportione", illustrato da Leonardo da Vinci.<br />
Naturalmente, trattandosi di un numero irrazionale, può<br />
trovare completa definizione solo all'infinito, poiché infinito<br />
è il numero delle sue cifre decimali, come infinito è il Creatore,<br />
la creazione e il creato. Può tuttavia essere compreso<br />
attraverso la mente, l'immaginazione, che è infinita anch'essa.<br />
"L'immaginazione è infatti come l'occhio dell'anima - continua<br />
Elifas Levi - in essa si disegnano e si conservano le forme, e per essa<br />
percepiamo i riflessi del mondo invisibile".<br />
6 7
PREMESSA<br />
In una caverna dall'entrata<br />
dissimulata da sterpi si nasconde<br />
il nemico, l'io altro, figlio<br />
del quotidiano e della profaiN<br />
VIAGGIO verso<br />
la grande opera<br />
di Franco Ardito<br />
"... e sopra stanno i custodi; dì loro: sono figlio di Greve e di Cielo Stellante, sono riarso<br />
di sete e muoio, ma date subito fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine. E<br />
davvero ti mostreranno benevolenza. E davvero ti lasceranno bere alla palude di Mnemosine.<br />
E infine farai molta strada per la sacra via che percorrono gloriosi anche gli<br />
altri iniziati e posseduti da Dioniso."<br />
(Laminetta trovata a Ipponio)<br />
D<br />
ice la leggenda di Hiram che, dopo<br />
l'uccisione del Maestro e la scoperta<br />
del suo corpo, Salomone emanò un<br />
editto promettendo una grossa ricompensa<br />
a chi avesse permesso di catturare chi<br />
l'aveva ucciso.<br />
Giorni dopo si presentò a corte uno<br />
straniero: affermava di conoscere il nascondiglio<br />
di uno degli assassini del Maestro<br />
e si offriva di condurvi gli emissari del<br />
re. Salomone compose allora una squadra<br />
di nove Cavalieri Eletti, ordinando<br />
di catturare il colpevole e di portarlo al<br />
suo cospetto, ma Jahoben, uno dei nove,<br />
desideroso di vendicare il Maestro si staccò<br />
dal gruppo, giungendo prima degli altri<br />
alla caverna dove l'assassino era nascosto.<br />
Qui lo trovò addormentato e a sua volta<br />
lo uccise, portandone la testa a Salomone,<br />
che in un primo momento lo minacciò<br />
severamente, quindi lo perdonò, grazie<br />
all'intercessione degli altri Cavalieri.<br />
Naturalmente la leggenda di Hiram,<br />
in tutti i suoi aspetti, è carica<br />
di significati simbolici, di risvolti<br />
esoterici ed iniziatici da scoprire e<br />
leggere con attenzione, come solo chi<br />
è in viaggio verso se stesso può fare.<br />
8 9
Nella foto a fianco:<br />
La lama<br />
dell'Eremita .<br />
Nell'altra pagina:<br />
Il Maestro Hiram<br />
in una vetrata<br />
della chiesa di S.<br />
Giovani a Chester<br />
(Inghilterra)<br />
nità, vincolo che tiene l'uomo legato<br />
ai suoi cinque sensi, impedendogli<br />
di scoprirsi spirito e di sollevarsi. E'<br />
stato possibile individuarlo solo perché<br />
altri ne hanno rivelato l'esistenza<br />
attraverso i simboli della tradizione,<br />
nonostante esso pervada l'uomo<br />
interamente poiché in esso sono le<br />
esigenze della materialità, le funzioni<br />
più basse e indistinte della condizione<br />
umana.<br />
Addormentato nella<br />
caverna come nelle<br />
profondità dell'uomo,<br />
egli attende il momento<br />
più opportuno<br />
per risvegliarsi e far<br />
sentire i suoi stimoli;<br />
per liberarsene<br />
l'Iniziato deve trovarlo,<br />
impietosamente<br />
scavando<br />
all'interno di sé<br />
fino a giungere<br />
alla radice del<br />
proprio lato<br />
oscuro. A<br />
tale scopo il<br />
Cavaliere<br />
Eletto si è<br />
posto in<br />
viaggio<br />
alla prima<br />
ora<br />
della<br />
notte,<br />
quando la<br />
meditazione è favorita<br />
dalle tenebre, e si schiude<br />
il germe dell'intelligenza umana con<br />
l'attivarsi delle qualità sopite dell'uomo,<br />
che gli consentono di comprendere<br />
anche l'incomprensibile. Poiché<br />
niente è più incomprensibile all'uomo<br />
di se stesso: gnoti seauton era<br />
scritto sul frontone del tempio di<br />
Apollo a Delfo.<br />
Morire è un po' partire<br />
Durante qualsivoglia percorso<br />
iniziatico il voncetto di viaggio è<br />
sempre ricorrente; nell'acrostico<br />
V.I.T.R.I.O.L. c'è tutto il senso della<br />
ricerca: Visita Interiora Terrae Rectificando<br />
Invenies Occultum Lapidem; in<br />
genere il viaggio è il primo accadimento<br />
che segue la morte iniziatica.<br />
A quello nelle profondità della<br />
Terra seguono quindi i tre viaggi attraverso<br />
Acqua, Aria e Fuoco; viaggi<br />
simbolici verso le origini dell'Universo<br />
e degli elementi che lo compongono,<br />
alla ricerca dell'essenza<br />
profonda dell'Universo<br />
medesimo,<br />
del suo<br />
motivo<br />
d'essere<br />
ed insieme<br />
dell'essenza<br />
dell'Uomo che<br />
ne è partecipe.<br />
E poi il viaggio<br />
dei Maestri<br />
alla ricerca di Hiram,<br />
componente<br />
divina dell'Uomo<br />
uccisa dalla materialità<br />
umana, a cui<br />
fa da contrappunto<br />
l'inseguimento dell'assassino:<br />
ricerca dell'aspetto<br />
più nascosto e<br />
inconfessato dell'Uomo,<br />
che lo tiene legato al<br />
piano della materia.<br />
Simbolicamente scandita<br />
da una serie di viaggi, la<br />
via iniziatica altro non è<br />
che un lungo viaggio essa stessa,<br />
compiuto all'interno di sé. Dapprima<br />
alla scoperta di ciò che si è, per correggere<br />
difetti e sollecitare virtù, fino<br />
a quando non ci si rende conto che<br />
vizi e virtù sono ambedue componenti<br />
della natura materiale dell'uomo,<br />
e che egli non sarà mai libero se non<br />
sconfiggerà questa natura. Se fino<br />
a quel momento gli scopi del viag-<br />
10 11
Nella foto a fianco:<br />
Pellegrini verso<br />
la Terra Santa,<br />
miniatura tratta<br />
dal Libro delle<br />
Meraviglie, Codice<br />
miniato della Biblioteca<br />
Nazionale<br />
di Francia.<br />
Foto sotto:<br />
A sinistra, Mc<br />
Gregor Mathers;<br />
a destra, J. Wolfgang<br />
Goethe.<br />
gio sono apparsi<br />
essenzialmente di<br />
tipo "morale", si<br />
palesa ora il vero<br />
obiettivo: recidere<br />
il vincolo che lega<br />
l'Uomo al propro<br />
lato oscuro.<br />
Per raggiungerlo<br />
il Cavaliere<br />
Eletto percorre un<br />
sentiero difficile e<br />
pericoloso, lungo<br />
il quale acquisisce<br />
coscienza di sé e<br />
del suo ruolo. Ponendosi<br />
in viaggio<br />
ha tagliato tutti i<br />
legami col passato:<br />
con le certezze<br />
quotidiane su<br />
cui aveva fino ad<br />
allora fondato la<br />
propria esistenza,<br />
con i luoghi<br />
comuni che ne costituivano<br />
l'apparente saggezza, con i<br />
pregiudizi che ne rappresentavano la<br />
miope esperienza. La confusa consapevolezza<br />
di una ricerca ineluttabile<br />
lo ha indotto a lasciarsi tutto questo<br />
alle spalle, ed ora lo spinge verso una<br />
méta inconoscibile e indistinta, con<br />
una volontaria predisposizione alla<br />
tabula rasa che gli consentirà di meglio<br />
assorbire uno sconosciuto<br />
futuro.<br />
Partire è un po'<br />
morire<br />
Aspetto peculiare del<br />
viaggio è questo liberarsi<br />
della propria precedente<br />
identità; magari, come<br />
avviene in molte scuole<br />
iniziatiche, per assumerne<br />
un'altra che sul piano<br />
simbolico definisca intenti<br />
e propositi lungo la nuova<br />
via, o magari solo per<br />
abbandonare la propria condizione<br />
precedente ed accostarsi alla ricerca<br />
con spirito nuovo e libero. Se Deo<br />
Duce Comite Ferro fu il nome scelto da<br />
Mc Gregor Mathers per sottolineare<br />
la propria ferma volontà di procedere<br />
lungo la strada segnata dalla<br />
Golden Dawn, di cui divenne Gran<br />
Maestro, Johann Wolfgang Goethe,<br />
affiliato agli Illuminati di Baviera di<br />
Adam Weishaupt, preferì il segreto.<br />
Accingendosi a scendere verso l'Italia,<br />
infatti, non volle rivelare la méta<br />
del suo viaggio neanche al duca di<br />
Weimar, suo estimatore e mecenate.<br />
Gli scrisse due mesi dopo, appena<br />
giunto a Roma: "Mi perdoni il segreto<br />
e il viaggio fin qui sotterraneo, ma non<br />
osavo confidare neanche a me stesso dove<br />
mi recavo... Solo alla Porta del Popolo fui<br />
certo di aver raggiunto Roma."<br />
Accade così che il viaggiatore<br />
elimini ogni relazione col suo stato<br />
precedente: le amicizie sono troncate,<br />
i legami interrotti, i sentimenti sospesi.<br />
Anche gli abiti mutano. Egli è solo<br />
al mondo, verso quel processo simbolico<br />
di rigenerazione che potrà iniziare<br />
solo quando egli, fattosi Cavaliere<br />
Eletto, avrà eseguito la sentenza che<br />
lo renderà libero. Sarà, questa, la<br />
vera morte iniziatica, poiché da essa<br />
tutto avrà inizio, ed egli verrà introdotto<br />
in una dimensione diversa da<br />
cui il viaggio verso la realizzazione<br />
dell'Uomo nuovo potrà effettivamente<br />
iniziare. Per il Cavaliere Eletto,<br />
inatti, il viaggio verso il raggiungimento<br />
della Grande Opera è ancora<br />
di là da venire; egli è ai preparativi,<br />
alla ricerca dentro di sé del coraggio,<br />
della forza spirituale che gli sarà<br />
indispensabile compagna e sostegno<br />
lungo la strada, dell'energia necessaria<br />
per farsi pellegrino.<br />
Peraltro la vita stessa è un ineluttabile<br />
viaggio, in cui il viandante<br />
s'illude di procedere verso gli scopi<br />
che si è prefisso<br />
senza accorgersi<br />
che solo la morte<br />
è l'unico punto<br />
d'arrivo: pellegrino<br />
è perciò colui che<br />
riesce ad abbandonare<br />
la propria<br />
esistenza consueta<br />
per percorrere<br />
una strada diversa,<br />
verso un luogo<br />
di salvezza e di<br />
illuminazione.<br />
Salvezza dalla<br />
propria materialità,<br />
attraverso<br />
un'illuminazione<br />
che lo renda<br />
cosciente della<br />
propria natura<br />
e della méta che<br />
vuole raggiungere,<br />
lungo una<br />
strada che non<br />
necessariamente<br />
conduce verso qualche luogo, e che<br />
può essere anche ritorno alle origini.<br />
Il cammino iniziatico è infatti<br />
coscienza di sé e di ciò che si fa: è<br />
superamento del dualismo per scelta,<br />
pur continuando ad esistere e ad<br />
operare in un mondo assolutamente<br />
duale. E se la via iniziatica ha solo<br />
un verso e due direzioni, che conducono<br />
verso l'alto o verso<br />
il basso, alla conquista<br />
delle proprie vette o alla<br />
scoperta dei propri abissi,<br />
la vita profana apre una<br />
serie di direzioni diverse,<br />
che vanno dovunque e in<br />
nessun luogo. E' possibile<br />
far convivere due tendenze<br />
tanto differenti?<br />
Partire per<br />
partire<br />
Da oltre dieci secoli<br />
stuoli di pellegrini si<br />
12 13
Nella foto a fianco:<br />
A Rennes le Chateau<br />
la conchiglia<br />
che contiene<br />
l'acqua benedetta,<br />
l'acqua di vita da<br />
cui ha origine la<br />
rinascita, schiaccia<br />
Asmodeo, simbolo<br />
del lato oscuro legato<br />
alla materialità.<br />
mettono inviaggio lungo il Cammino<br />
di Santiago, dopo essersi lasciati<br />
alle spalle famiglia e amici, dopo<br />
aver abbandonato affetti e negozi,<br />
ed essersi muniti soltanto di una<br />
bisaccia e di un bordone. La meta<br />
apparente è la spiaggia di Finisterre,<br />
dove raccoglieranno una conchiglia<br />
che custodiranno gelosamente<br />
a riprova dell'avvenuto viaggio, ma<br />
in realtà nel Cammino di Santiago<br />
non c'è una méta finale. Essa si può<br />
trovare in ognuna delle tredici tappe<br />
consigliate dal Codex Calixtinus del<br />
1140, ed è la morte rigenerativa, che<br />
conduce al seno della Magna Mater,<br />
allo stesso tempo madre della nascita<br />
e della morte, e da questo riconduce<br />
a nuova vita.<br />
La conchiglia diventa così simbolo<br />
di rinascita. La si ritrova nella mano<br />
di Giovanni che battezza il Cristo<br />
o sotto i piedi di Venere che nasce<br />
dalle acque, nella forma delle acquasantiere<br />
o nell'iconografia araldica;<br />
è il segno dell'Aqua Mercurialis, che<br />
si sprigiona dalla materia prima per<br />
agire su di essa e trasmutarla, e non a<br />
caso gli alchimisti che si accingevano<br />
alla Grande Opera dichiaravano di<br />
andare il pellegrinaggio a S. Giacomo<br />
di Compostela. Il fatto è che non<br />
è importante la méta ma il viaggio<br />
medesimo, e l'iniziazione segna certamente<br />
la volontà d'intraprendere una<br />
strada che porti l'individuo fuori dalla<br />
prigione della profanità, verso una<br />
trasmutazione che è raggiungimento<br />
dell'armonia interiore ma anche<br />
nascita delUomo nuovo nell'armonia<br />
cosmica.<br />
Pur insieme a tanti altri come lui,<br />
il pellegrino è solo lungo la sua strada;<br />
come l'Eremita dei Tarocchi egli<br />
è singolo, riconoscibile, in contrapposizione<br />
alla folla che è massa indistinta,<br />
profanità che distrugge l'individuo<br />
e la sua sacralità, e che può sopire la<br />
sua volontà uccidendone le aspirazioni.<br />
Eppure in questa profanità egli<br />
deve continuare ad esistere, senza<br />
lasciarsene contaminare, ma anzi<br />
portando in essa la propria natura<br />
di Uomo che cerca; senza contrapporre<br />
quindi lo spirito alla materia<br />
ma cercando di far convivere le due<br />
nature: "fissando il volatile e volatilizzando<br />
l fisso", secondo l'insegnamento dei<br />
filosofi.<br />
Dicono gli alchimisti che di tutte le<br />
cose della natura si fa cenere, dalla cenere<br />
si fa il sale, dal sale si separa l'acqua e<br />
il mercurio, dal<br />
mercurio si compone<br />
un elisir; sono<br />
gli stadi della<br />
Grande Opera,<br />
attraverso i quali<br />
si riduce il corpo<br />
in cenere per purificarlo,<br />
in sale<br />
per fissarlo, se ne<br />
trae l'acqua per<br />
separarlo dalla<br />
sua terrestrità<br />
e se ne libera lo<br />
spirito perché si<br />
elevi. Si realizza<br />
così la trasmutazione,<br />
di cui<br />
la Pietra Filosofale<br />
costituisce<br />
l'ideale realizzazione,<br />
attraverso<br />
un viaggio<br />
che, man mano<br />
conciliando gli<br />
opposti esistenti<br />
nella psiche ai<br />
vari livelli di coscienza,<br />
consentirà<br />
all'iniziato,<br />
durante il suo<br />
percorso di approfondimento,<br />
di assorbire con<br />
sempre maggiore<br />
facilità i veleni<br />
profani senza esserne<br />
intaccato.<br />
Ed anzi la sua essenza iniziatica sarà<br />
elisir vivificante per il mondo profano,<br />
come la pietra dei filosofi, capace<br />
da sola di produrre oro dal piombo.<br />
Partire per morire<br />
Alla prima ora della notte il Cavaliere<br />
Eletto intraprende la sua strada,<br />
quando nel silenzio la coscienza tesse<br />
un colloquio col pensiero, che non<br />
ha ancora raggiunto quel momento<br />
culminante in cui lo spirito ha allontanato<br />
le passioni. E' il momento<br />
dell'intelligenza che si apre alla luce.<br />
Berescit, "in principio". La Genesi si<br />
apre con questa parola, riassumendo<br />
in essa il principio di ogni cosa: la nascita<br />
dell'Universo, il mondo superiore<br />
e il mondo inferiore, la carne e lo<br />
spirito, il maschile e il femminile, la<br />
realtà e il sogno.<br />
L'alba spirituale che si affaccia<br />
corrisponde a Berescit, è una nascita.<br />
Corrisponde al dualismo: vizi che<br />
sfociano nella virtù, l'energia vitale<br />
che dà vita al fuoco sacro, l'armonia<br />
che origina la luce, le bassezze naturali<br />
che riescono a trasformarsi.<br />
Il Cavaliere Eletto cerca l'assassino<br />
del Maestro Hiram e lo uccide; egli<br />
è contro l'ignoranza, contro la corruzione,<br />
ma vuole il delitto. E' possibile<br />
desiderare il delitto? La legge morale<br />
non lo accetta ma in fondo all'animo<br />
c'è la consapevolezza di dover superare<br />
ogni terreno sentimento, affinché<br />
attraverso questo delitto si possano<br />
distruggere gli sterpi che ostruiscono<br />
l'ingresso della caverna, aprendolo<br />
alla luce della coscienza.<br />
Bisogna avere il coraggio di squilibrarsi<br />
per aprirsi nuovi orizzonti,<br />
per raggiungere un equilibrio migliore;<br />
l'Uomo alla ricerca della propria<br />
libertà dovrà conquistarla con l'impegno<br />
e il sacrificio, per questo uccidere<br />
l'assassino rappresenta la vittoria<br />
in una prova. La morte è la fine del<br />
viaggio, ma anche un nuovo inizio.<br />
Ma la tragedia della condizione<br />
umana è nella sua brevità esistenziale,<br />
e a volte la ricerca inizia quando è<br />
ormai roppo tardi, quando il tempo<br />
è alla fine. Chi riuscirà a superare il<br />
limite della sua umanità forse diventerà<br />
qualcos'alro. Per il bruco il<br />
bozzolo rappresenta la tomba, certo<br />
egli lo teme, ma per la farfalla è<br />
stato l'Athanor in cui si è compiuta la<br />
Grande Opera, che l'ha fatta rinascere<br />
a nuova vita. Per lei è sorta l'alba di<br />
un nuovo mattino. Berescit.<br />
14 15
Il Graal<br />
e la donna<br />
di Aldo Tavolaro<br />
P<br />
REMESSSA<br />
Del Graal non esiste né<br />
un’immagine univoca e chiaramente<br />
definita, né una qualsiasi prova della<br />
sua esistenza. E’ già in discussione<br />
la sua stessa forma materiale: coppa,<br />
piatto, pietra o gemma; nondimeno,<br />
qualunque fosse la sua forma, resta<br />
come meta spirituale per approdare<br />
alla totalità interiore.<br />
In una delle tante versioni il Graal<br />
è la coppa che Gesù avrebbe usato<br />
nell’ultima cena, e in cui Giuseppe<br />
d’Arimatea avrebbe raccolto il sangue<br />
sgorgato dal costato del Cristo sulla<br />
croce. Tuttavia la chiesa ufficiale non<br />
ha mai fatto la minima allusione al<br />
Graal e lo ha sempre ignorato, mentre<br />
esso viene sovente associato ai<br />
movimenti eretici, in particolare ai<br />
Catari e ai Templari.<br />
Nei termini in cui lo tramanda<br />
la leggenda arturiana, il Graal viene<br />
conosciuto verso la fine del XII<br />
secolo mentre prima nessuno ne ha<br />
mai sentito parlare. In precedenza<br />
troviamo una coppa associata al<br />
mito del dio vedico Intra, che rubò la<br />
divina bevanda alla Luna e, nel contempo,<br />
disponeva di una lancia che<br />
rendeva fertile la terra (può vedersi<br />
un riferimento alla lancia che guarisce<br />
la ferita del re Amfortas nel ciclo<br />
parsifaliano). Presso gli antichi egizi<br />
Serapide era spesso rappresentata con<br />
sulla testa un oggetto chiamato Gardal,<br />
che custodiva il fuoco celeste di<br />
Phtah. Nella filosofia greca la coppa<br />
è presente come “Krater”, matrice<br />
della creazione, dove la divinità versò<br />
gli elementi della vita. Platone ricorda<br />
un “Cratere Vulcano”, la tazza<br />
infuocata in cui venne rimescolata la<br />
luce del Sole, e altrove sostiene che,<br />
bevendo nel Krater, l’anima viene<br />
trascinata in un corpo e, così appesantita,<br />
viene riportata sulla terra.<br />
Anche nelle popolazioni celtiche la<br />
coppa era il calderone della rinascita.<br />
In altre parole, come scrive John<br />
Mattheus, “un amalgama di molti elementi<br />
diede origine al simbolo del Graal:<br />
16 17
Nella foto:<br />
Dante Gabriele<br />
Rossetti, The Holy<br />
Grail.<br />
tracce di sapienza alchemica e di mitologia<br />
classica, di poesia araba e di ammaestramento<br />
sufico, di mitologia celtica e di<br />
iconografia cristiana, sono tutti reperibili<br />
nell’immagine finale del Graal. Non esiste<br />
una sola, esclusiva via di trasmissione.”<br />
LO SFONDO STORICO DELLA<br />
NASCITA DEL GRAAL<br />
Il Graal appare sulla scena<br />
del mondo attraverso gli scritti di<br />
Chrétien de Troyes (fine del XII<br />
secolo), di Robert de Boron (1190) e di<br />
Wolfram von Eschenbach (1207). E’<br />
un periodo in cui l’Occidente è investito<br />
dal vento della civiltà araba, che<br />
apporta impetuosamente le sue conoscenze<br />
matematiche, astronomiche,<br />
filosofiche; ma giunge in Occidente<br />
anche la poesia araba, e una certa<br />
mistica religiosa e iniziatica totalmente<br />
distaccata da implicazioni di potere<br />
temporale. Tra le novità c’è anche una<br />
valutazione della donna che ne capovolge<br />
la collocazione nella società.<br />
Nel mondo occidentale la donna<br />
non aveva ancora trovato la sua<br />
esatta dimensione; per indicare una<br />
donna eccellente le si attribuivano<br />
qualità maschili: nel mondo barbarico<br />
e post barbarico d’impronta<br />
germanica la Valchiria Brunilde<br />
sopravanzava in forza fisica molti<br />
uomini messi insieme; nella saga<br />
carolingia Bradamante, sorella del<br />
paladino Rinaldo, era guerriera<br />
tanto valorosa da vincere in combattimento<br />
il mago Atlante.<br />
Nel medioevo l’uomo è in ogni<br />
campo protagonista unico e la donna<br />
una oscura comparsa. Non è il caso<br />
di ripercorrere storia e cronaca di<br />
quei tempi oscuri ma un esempio basterà<br />
a testimoniare la funzione della<br />
donna: la cintura di castità, attraverso<br />
la quale l’uomo-padrone si assicurava<br />
l’esclusiva della donna-oggetto,<br />
come se la donna non avesse cuore,<br />
sentimenti, intelletto. Una mentalità<br />
che si è andata modificando assai<br />
lentamente se nel 1500 Erasmo da<br />
Rotterdam così scrive della donna:<br />
“E’ stolta e senza sale, ma è dolce e fa ridere”,<br />
lasciandone chiaramente intendere<br />
la funzione più piacevole.<br />
Sembra che alla donna sia sempre<br />
stata negata un’anima, una necessità<br />
di amare, un bisogno di spiritualità<br />
da legare a un compagno. Quando si<br />
è iniziato a intravedere questo bisogno<br />
si è giunti al paradosso. Nel ‘700<br />
in Italia l’amore divenne galanteria;<br />
il matrimonio fu unione di interessi,<br />
di patrimoni, di potenze familiari,<br />
di calcolo. Dunque fu necessario dar<br />
voce all’amore istituzionalizzando la<br />
figura dell’amante: nacque il cicisbeo,<br />
e i contratti matrimoniali dei nobili<br />
stabilivano anche quanti dovevano<br />
essere i cicisbei della moglie.<br />
La civiltà araba, invece, solennizza<br />
la donna, in termini che nobilitano la<br />
sua funzione generativa; il sufi Ibn-<br />
Arabî così scrive: “La contemplazione<br />
di Dio nelle donne è la più perfetta; e l’unione<br />
più intensa - nell’ordine sensibile che<br />
serve da supporto a questa contemplazione<br />
- è l’atto coniugale.”<br />
E’ da queste concezioni che nascerà<br />
il movimento dei “Fedeli d’amore”,<br />
che con Dante, Petrarca, Boccaccio<br />
e altri canterà la donna angelicata,<br />
simboleggiando in essa la conoscenza<br />
iniziatica. E mentre la filosofia araba<br />
investe l’Occidente, tra l‘altro rivalutando<br />
in termini nuovi la donna, sorgono<br />
simultaneamente in Europa decine<br />
di cattedrali gotiche intitolate a Notre<br />
Dame, mentre il culto della Vergine (la<br />
donna per antonomasia nella religione<br />
cattolica) ha un rilancio sensibile.<br />
La coppa del Graal potrebbe inserirsi<br />
in questo mutamento di ottica,<br />
un invito a scoprire nella donna le<br />
prerogative attribuite al Graal: nutrimento,<br />
consolazione, bellezza,<br />
salvezza. “Guai all’uomo solo, perché se<br />
cade non ha chi lo sollevi” dice la Bibbia;<br />
ecco allora la donna come metà,<br />
compimento, unione.<br />
18 19
IL GRAAL E LA DONNA<br />
A proposito di un altro fenomeno<br />
coevo al Graal, l’amor cortese, John<br />
Mattheus nel suo “Il Graal, ricerca<br />
dell’eterno” così scrive: “L’amor cortese<br />
ha un suo posto importante nella storia<br />
del Graal, e per più ragioni. Come potenza<br />
civilizzatrice esso trae ispirazione dalla<br />
donna, che nella cultura medievale era<br />
stata virtualmente ignorata. Ispirandosi ai<br />
sentimenti espressi nella oesia e nel canto<br />
arabi, nonché agli ammaestramenti della<br />
mistica sufica arabo-persiana, le cui credenze<br />
includono l’amor terreno idealizzato,<br />
quale mezzo per conseguire la perfezione<br />
spirituale, l’amor cortese, per la prima volta<br />
in quell’epoca, poneva la donna su un piedistallo<br />
adorandola come una dea, riverendola<br />
come un oggetto quasi sacro…”<br />
Si tratta di una rivoluzione alla quale<br />
non rimane estranea, sagacemente,<br />
la Chiesa cattolica, che avverte subito<br />
l’importanza della novità e la adatta<br />
alle sue convenienze. Scrive sempre<br />
il Mattheus: “Parallelamente al fiorire in<br />
Europa dell’amor cortese, sorse un culto della<br />
Vergine Maria che con l’amor cortese venne<br />
accortamene posto in relazione. La venerazione<br />
della madre di Dio fu sempre più<br />
accesa presso i cristiani orientali; i crociati,<br />
tornando dalla Terra Santa alla fine dell’XI<br />
secolo, portarono in occidente alcune concezioni<br />
che rafforzarono la fede in Maria,<br />
suscitando un vero e proprio seguito di fedeli.<br />
Il culto della femminilità, esaltato dalla nuova<br />
schiera di trovatori, incoraggiava i fedeli<br />
cristiani ad elevare sempre più la madre di<br />
Cristo tando in alto che in talune regioni il<br />
suo culto annoverava più seguaci di quello<br />
votato al suo stesso Figlio. In tutta Europa<br />
sorsero santuari dedicati alla Vergine… Nelle<br />
litanie medievali della Madonna di Loreto<br />
la Vergine è descritta come «Vas spirituale»,<br />
«Vas honorabile», «Vas insigne devotionis”,<br />
alludendo a Maria come vaso-grembo in cui<br />
si è manifestata la divinità. In effetti Maria<br />
diviene Graal vivente, che contiene il sangue<br />
e l’essenza spirituale di Cristo”.<br />
UN SIMBOLO UNIFICANTE<br />
Inteso come approdo verso la totalità<br />
interiore, il Graal appare come<br />
simbolo unificante in un momento<br />
storico in cui era in atto una profonda<br />
frattura fra uomo e donna, fra maschile<br />
e femminile; una riunificazione che<br />
investe tutte le sfere: sociale, morale,<br />
materiale, spirituale e religiosa. Sono<br />
lontani i tempi in cui Platone, nel<br />
Timeo, non sapeva decidersi se collocare<br />
la donna fra gli esseri umani o<br />
fra gli animali, o quelli in cui S. Paolo<br />
sosteneva che la donna sarebbe risorta<br />
uomo “in conformità all’immagine del<br />
figlio di Dio”; tuttavia ancora nel XIII<br />
secolo Bonaventura da Bagnoregio si<br />
chiedeva se la donna sarebbe risorta in<br />
sede di Giudizio Universale, mentre<br />
Tommaso d’Aquino, che pur concede<br />
alla donna la resurrezione, si chiede<br />
se conserverà la sua subordinazione<br />
all’uomo, come nella vita terrena.<br />
Il crollo di questi pregiudizi inizia<br />
quando sulla scena del mondo compare<br />
il Graal, il simbolo della Dea<br />
Madre, del femminile che, nell’unione<br />
col maschile, genera la vita, non<br />
solo materiale ma anche spirituale.<br />
Il mito del Graal parla di cavalieri<br />
che vanno alla cerca, e che devono<br />
essere degni dell’impresa, puri di cuore,<br />
dato che la Sacra Coppa ha contenuto<br />
il sangue del Cristo, la scintilla<br />
di vita. E se Lancillotto confessa a<br />
Merlino di non avere questa dignità,<br />
per aver tradito re Artù amando la<br />
regina Ginevra, Parsifal non riesce a<br />
condurre a termine la prova perché<br />
ha il cuore gravido del rimorso di<br />
aver lasciato sua madre per seguire<br />
Artù, causandone la morte per il<br />
dolore dell’abbandono. Questi atteggiamenti<br />
di prepotenza o di concupiscenza<br />
nei confronti della donna<br />
contrastano con la purezza di cuore.<br />
Ma il puro di cuore giunge, è<br />
Galahad, che non ha mai conosciuto<br />
donna. Giunto nei pressi del Graal<br />
egli trova un vecchio con una ferita al<br />
fianco; Galahad tocca con un dito la<br />
piaga sanguinante che, si rimargina,<br />
e il vecchio muore, reclinando il capo<br />
sul braccio del cavaliere.<br />
Il simbolismo è evidente: dalla<br />
congiunzione degli opposti, simboleggiata<br />
dal dito sulla piaga, ha<br />
origine la rinascita; il corpo materiale<br />
muore, e compare il Graal.<br />
Nella foto:<br />
William Morris<br />
(1890),Galahad,<br />
Bors e Parsifal raggiungono<br />
il Graal.<br />
20 21
l'Uno,<br />
la vibrazione<br />
di Daniela Gagliano<br />
L<br />
a manifestazione primordiale<br />
dall’Assoluto al relativo è<br />
fondata sui numeri; questo passaggio<br />
implica la transizione dall’Unità alla<br />
distinzione, e ogni distinzione riposa<br />
sul numero metafisico. Nella Kabbalah<br />
il termine Sephirah significa<br />
“numero” e le Sephiroth sono le Idee<br />
attraverso le quali il Pensiero Divino<br />
dà principio alla Creazione.<br />
Dal punto di vista del processo<br />
creativo, lo Zero può essere concepi-<br />
to in termini di assoluta possibilità,<br />
e cioè come quel vuoto che rende<br />
possibile ogni cosa, non contenendo<br />
né prevedendo alcuna limitazione. E’<br />
la notte che precede l’alba in cui nulla<br />
è stato creato, e dunque in cui tutto è<br />
possibile. La possibilità cede il posto<br />
alla potenzialità.<br />
L’Uno è l’inizio, il principio del<br />
movimento; è il principio dinamico<br />
in sé, la scaturigine dell’essere, prima<br />
manifestazione o emanazione immanente<br />
dell’En Soph. Nello Zohar l’improvviso<br />
passaggio dal Nulla apparente<br />
all’Essere è rappresentato col simbolo<br />
del Punto Primordiale, l’Uno, da cui<br />
si forma il Tutto.<br />
Il Nulla è privo di determinazione,<br />
in sé è però pienezza; libero di<br />
ogni attributo, si manifesta vibrando<br />
creando, irradiando o esprimendo<br />
da Se stesso dieci sorgenti di luce, le<br />
dieci Sephi-roth. Nel Nulla la totalità<br />
erompe, esce dal suo En Soph, e ciò<br />
che è inafferrabile, ciò che è nascosto,<br />
emerge; l’Essenza nascosta si manifesta<br />
e si rivela dallo Zero al’Uno. Ma<br />
sia con lo Zero che con l’Uno (En Soph<br />
e Keter) siamo ancora nel mondo<br />
del non manifestato, noto a nessuno<br />
all’infuori di Dio; è il mondo dell’En<br />
Soph, il movimento vivente e vibrante<br />
in Lui solo.<br />
Il nascosto si muove irrompendo<br />
verso l’esterno e la luce, che prima<br />
irradiava solo all’interno, si dispiega<br />
esprimendosi in Keter, la prima<br />
Sephirah, l’Uno. Da qui inizia il<br />
flusso della vita divina, la vibrazione<br />
divina, le forze che vivono in Dio e<br />
agiscono in Lui: è un atto di autorivelazione<br />
che Dio compie, lo Zero procede<br />
fuori di sé e dà inizio alla sua<br />
rivelazione. Il rivelarsi è prima un atto<br />
di contrazione, in quanto il primo<br />
movimento fu un atto verso l’interno,<br />
entro se stesso, il ritirarsi di Dio, in<br />
cui egli rese vuota nel suo essere una<br />
zona, uno spazio dove, all’atto della<br />
rivelazione e della creazione, potesse<br />
fare ritorno. Alla contrazione segue<br />
l’espansione, quindi un flusso e riflusso<br />
fra i principi di contrazione e di<br />
espansione, un movimento centripeto<br />
e uno centrifugo, analoghi all’inspirazione<br />
ed espirazione nell’uomo.<br />
22 23
L’Uno, autore della Decade e<br />
della Tetrade, principio unificatore<br />
dal quale tutte le cose discendono<br />
e al quale ritornano, è il Geometra<br />
eterno, poiché tutti i numeri appartengono<br />
all’Uno. E’ il centro interiore<br />
e nocciolo del numero successivo,<br />
mentre quello inferiore ne rappresenta<br />
il guscio, e così via. E’ il termine<br />
ultimo della scala ascendente, ma<br />
non la sommità; quest’ultima è lo<br />
Zero, il Cerchio che comprende tutto,<br />
l’immanifesto, del quale l’Uno è il<br />
primo aspetto manifestato. E’ il Tutto<br />
che comincia a manifestarsi.<br />
L’Uno è l’unità illimitata, che<br />
penetra tutti i numeri essendone la<br />
sorgente e l’origine, e la molteplicità<br />
creata si concretizza in questa sua<br />
unità. La totalità di ogni numero costituisce<br />
sempre l’eterna e indivisibile<br />
Unità Divina. L’Uno, nella sua stessa<br />
unità e infinità,si rispecchia in ciascun<br />
piano cosmico, di conseguenza<br />
ciascun essere creato riflette l’Uno.<br />
L’Uno è unità e molteplicità<br />
in quanto Trinità, è movimento,<br />
vibrazione, energia (dal greco<br />
Energheia: ciò che è in atto, che si<br />
muove).<br />
Tutto si muove, vibra e circola.<br />
La fisica quantistica afferma che<br />
l’universo è costituito da Quanti,<br />
ovvero luce, energia radiante, onde<br />
che vibrano a diverse frequenze. Tutto<br />
il creato è energia, se pure in forme<br />
e stratificazioni differenti; ogni forma<br />
del creato, visibile o invisibile che sia,<br />
vibra a un livello frequenziale diverso.<br />
L’Uno, l’universo, lo spazio, il cosmo,<br />
la nostra realtà e l’essere umano,<br />
tutto è composto da energia. Energia<br />
vibrante che nel corso del suo moto<br />
ondeggiante ha abbassato le frequenze<br />
vibratorie, dando manifestazione a<br />
ciò che noi percepiamo come concreto,<br />
come realtà fisica.<br />
Tutto è animato dalla stessa essenza<br />
di base, l’energia; pertanto l’universo<br />
è un insieme interconnesso, un<br />
grande organismo che respira con<br />
noi, in cui tutto si muove all’unisono,<br />
un grande oceano vivo e intelligente<br />
di energia di cui siamo goccia e parte.<br />
Il Tutto e le parti del Tutto agiscono,<br />
esistono e si realizzano sulla base dello<br />
scambio e dell’influenza reciproca. Tutto<br />
si fonde e interagisce con il Tutto.<br />
In fisica quantistica la non-separabilità,<br />
ovvero le correlazioni tra entità<br />
fisiche a qualsiasi distanza, è definita<br />
come entanglement quantistico, fenomeno<br />
per il quale due o più particelle<br />
che si siano trovate in interazione<br />
reciproca per un certo periodo, anche<br />
se separate spazialmente rimangono<br />
in qualche<br />
modo legate<br />
indissolubilmente<br />
(entangled),<br />
nel<br />
senso che<br />
quello che accade<br />
ad una di esse si ripercuote<br />
istantaneamente sull’altra,<br />
indipendentemente dalla distanza che<br />
le separa. Ne è prova un esperimento<br />
condotto tra il 1981 e il 1982 dal fisico<br />
francese Alain Aspect, il quale scoprì<br />
che, sottoponendo a determinate condizioni<br />
alcune particelle subatomiche,<br />
esse erano capaci di comunicare istantaneamente<br />
fra loro, qualunque fosse<br />
la loro distanza. Questo evidenziò un<br />
legame indissolubile fra due particelle<br />
elementari (fotoni o elettroni) che avevano<br />
interagito almeno una volta, per<br />
il quale continuavano ad interagire a<br />
distanza come se fossero un tutt’uno.<br />
Il fisico statunitense David Bohm<br />
asserì che le particelle non sono entità<br />
separate e autonome ma estensioni<br />
di uno stesso organismo, manifestazione<br />
di un’unità profonda e basilare<br />
che esiste in un ordine atemporale e<br />
aspaziale della realtà, di<br />
cui noi non siamo<br />
minimamente<br />
consapevoli.<br />
La<br />
distanza<br />
che separa<br />
queste particelle<br />
non esiste in realtà,<br />
ma deriva dalla nostra incapacità<br />
di vedere la realtà nella sua indivisibilità.<br />
Dobbiamo invece osservare<br />
qualsiasi cosa come parte di un’indivisa<br />
interezza: Tutto è Uno.<br />
Tra animato e inanimato intercorre<br />
uno scambio, le caratteristiche<br />
del primo vengono influenzate dal<br />
secondo e viceversa. Nel momento in<br />
cui entrano in contatto s’instaura una<br />
relazione, un’influenza profonda a<br />
livello vibratorio a causa della quale<br />
ciascuno ingloba in sé le caratteristiche<br />
dell’altro. La reciproca influenza<br />
forgia le sorti di ambedue, nel senso<br />
che nel rapporto ciascuno muterà le<br />
proprie caratteristiche di partenza a<br />
causa della relazione. Tale processo<br />
di scambio avviene in base alla sincronizzazione<br />
dell’energia relativa ai<br />
vari elementi che entrano in rapporto<br />
reciproco, che in tal modo si influenzano<br />
e cambiano costantemente le<br />
proprie caratteristiche.<br />
Noi esistiamo in virtù del costante<br />
intreccio e scambio che avviene con<br />
l’ambiente in cui siamo collocati. Siamo<br />
Uno ma non solo nel nostro corpo<br />
fisico, siamo un unicum universale in<br />
quanto legati strettamente alla realtà<br />
che ci circonda, senza la quale non<br />
avremmo alcuna possibilità di esistere.<br />
Microcosmo e Macrocosmo<br />
che si intersecano, si influenzano e<br />
mutano. L’uomo è un microcosmo<br />
che soggiace alle leggi della fisica<br />
e intrattiene rapporti col macrocosmo,<br />
che è governato dalle stesse<br />
leggi. Il microcosmo rispecchia il<br />
macrocosmo e viceversa; quello che<br />
è sopra è sotto e quello che è sotto<br />
è sopra. L’energia che muove i corpi<br />
celesti è dello stesso tipo di quella che<br />
anima il corpo umano. Viviamo in un<br />
unico organismo, tutto quello che compiamo<br />
fuori di noi si riverbera in noi.<br />
Nulla funziona se non in reciproco<br />
rapporto con l’altro, nulla ha ragion<br />
d’essere se non in reciproca connessione.<br />
Nulla è separato, nulla è a sé<br />
stante, ma tutto è unito, come in una<br />
melodia: diverse appaiono le note, i<br />
toni, le incrinature musicali, i timbri,<br />
ma pur essendo gli elementi apparentemente<br />
svincolati, insieme concorrono<br />
alla musicalità dell’opera.<br />
24 25
il perimetro<br />
della citta' di dio<br />
misure, numeri e simboli della<br />
gerusalemme celeste<br />
Nella foto:<br />
La nouvelle Jérusalem.<br />
arazzo del<br />
ciclo dell'Apocalisse,<br />
realizzato alla<br />
fine del XIV secolo<br />
e ispirato all'Apocalisse<br />
di San<br />
Giovanni. L'arazzo<br />
è esposto nel castello<br />
di Angers in<br />
Francia.<br />
di Michele Leone<br />
listi, che sarà possibile solo quando<br />
tutti i malvagi risulteranno confinati<br />
nell’abisso infuocato. Un mondo che<br />
sorgerà dalle ceneri della fine dei<br />
tempi, per dare un giusto ambiente<br />
a quanti avranno saputo superare,<br />
con la loro purezza di spirito, i tanti<br />
flagelli celesti.<br />
Non c’è nulla, nella visione, che<br />
possa essere riportato sul piano della<br />
storia, vi è invece tutta una serie<br />
di riferimenti per una più ampia<br />
riflessione teologica che può essere<br />
affrontata attraverso un’ampia<br />
bibliografia.<br />
Quindi, se ci fermiamo a livello<br />
epidermico, vediamo quali considerazioni<br />
possiamo trarre e soprattutto<br />
in che modo la visione giovannea<br />
può essere sovrapponibile al nostro<br />
"U<br />
n cielo nuovo e una terra nuova”<br />
si profilano all’orizzonte (Ap<br />
27,1). In questo paesaggio purificato<br />
dal male, Giovanni, nell’Apocalisse,<br />
annuncia che sorgerà una nuova<br />
Gerusalemme, una città totalmente<br />
consacrata al bene, dove il male e il<br />
peccato non avranno più dimora.<br />
Un luogo paradisiaco quindi, un<br />
mondo di utopia dicono i razionafuturo.<br />
È difficile fornire una valutazione<br />
obiettiva senza sconfinare nell’irrazionale<br />
e nel fantastico, in quanto<br />
tutta la figura nella sostanza è costruita<br />
su un nucleo prevalentemente<br />
simbolico.<br />
Ne abbiamo un esempio concreto<br />
nella descrizione della nuova città,<br />
con dodici porte (tre per lato) le cui<br />
Nota 1<br />
Secondo alcuni studiosi,<br />
l’immagine<br />
della città celeste,<br />
malgrado l’apparenza<br />
proposta<br />
dalle dimensioni,<br />
non sarebbe quella<br />
di un cubo, come<br />
risulta anche da<br />
certe ricostruzioni<br />
ermeticocabalistiche,<br />
ma<br />
si pone invece<br />
come una tenda:<br />
“E senti una voce<br />
possente gridare<br />
dal trono. Ecco la<br />
tenda di Dio fra<br />
gli uomini, egli<br />
abiterà in mezzo a<br />
loro; essi saranno<br />
il suo popolo e Dio<br />
in persona sarà<br />
accanto a loro”<br />
(Ap 21,3). Nel<br />
duplice archetipo<br />
piramide/tenda, si<br />
rispecchia dunque<br />
l’immensa città<br />
della luce divina.<br />
26 27
NOTE<br />
(1) Secondo alcuni<br />
studiosi, l’immagine<br />
della città<br />
celeste, malgrado<br />
l’apparenza proposta<br />
dalle dimensioni,<br />
non sarebbe<br />
quella di un cubo,<br />
come risulta anche<br />
da certe ricostruzioni<br />
ermeticocabalistiche,<br />
ma<br />
si pone invece<br />
come una tenda:<br />
“E senti una voce<br />
possente gridare<br />
dal trono. Ecco la<br />
tenda di Dio fra<br />
gli uomini, egli<br />
abiterà in mezzo a<br />
loro; essi saranno<br />
il suo popolo e Dio<br />
in persona sarà<br />
accanto a loro”<br />
(Ap 21,3). Nel<br />
duplice archetipo<br />
piramide/tenda, si<br />
rispecchia dunque<br />
l’immensa città<br />
della luce divina.<br />
(2) La figura<br />
dell’angelo suggerisce<br />
analogie con<br />
Is 62,6: “sulle tue<br />
mura, o Gerusalemme,<br />
ho messo<br />
dei guardiani”.<br />
(3) Cfr. Ez 48,30.<br />
(4) A. Seppilli,<br />
Poesia e magia,<br />
Torino 1971, pag.<br />
210.<br />
(5) S. Boncompagni,<br />
Il mondo<br />
dei simboli, Roma<br />
1984, pag. 131.<br />
mura misurano “dodicimila<br />
stadi. La lunghezza,<br />
la larghezza e l’altezza sono<br />
uguali (1) . Misurò le mura:<br />
centoquarantaquattro<br />
cubiti; misura d’uomo, cioè<br />
di angelo (2) . Le mura sono<br />
costruite di diaspro e la città<br />
è d’oro finissimo, simile a<br />
vetro limpido. I basamenti<br />
delle mura della città sono<br />
ornati di ogni specie di pietre<br />
preziose: il primo basamento,<br />
diaspro; il secondo,<br />
zaffiro; il terzo calcedonio; il<br />
quarto, smeraldo; il quinto,<br />
sardonico; il sesto, corniola;<br />
il settimo, crisolito; l’ottavo,<br />
berillo; il nono, topazio; il<br />
decimo, crisopazio; l’undicesimo,<br />
giacinto; il dodicesimo,<br />
l’ametista. Le dodici<br />
porte sono dodici perle: per<br />
ciascuna delle porte v’era<br />
una perla. Infine, la piazza<br />
della città è d’oro finissimo,<br />
come vetro trasparente” (Ap<br />
21, 17-21).<br />
È questa una città di<br />
2400 chilometri di lato,<br />
che ha la forma di una<br />
enorme costruzione a<br />
base quadrata, forse in<br />
riferimento agli ziggurat<br />
babilonesi o addirittura<br />
un’analogia per contrasto<br />
alla torre di Babele (Gn<br />
11). Comunque un luogo<br />
“impossibile” da concretizzare<br />
in un’immagine fisica, ma<br />
correlabile esclusivamente ad una<br />
visione che annunciava una dimensione<br />
ambita da quanti ricercavano<br />
l’equilibrio e la totale armonia.<br />
Nessuna ricostruzione della Gerusalemme<br />
Celeste ha tenuto conto<br />
che la superficie supererebbe quella<br />
dell’Arabia, il che lascia chiaramente<br />
trasparire l’intenzione allegorica del<br />
narratore. Si intravede anche un riferimento<br />
alla città celeste trasmessa<br />
da Ezechiele (40-41-42), in cui l’esagerazione<br />
delle dimensioni di fatto è<br />
indicazione della gloria del Signore.<br />
La Gerusalemme Celeste è un<br />
luogo senza la minima alterazione<br />
del peccato e dell’idolatria: anche<br />
se resta ambigua la presenza dei<br />
materiali preziosi posti alla base<br />
della città. È comunque evidente<br />
un rimando a Is 54,11: “Ecco che io<br />
sulla malachite poso le tue pietre e le tue<br />
fondamenta sullo zaffiro. Di rubino farò i<br />
tuoi merli, le tue porte di pietra di smeraldo<br />
e tutto il recinto di pietre preziose”.<br />
Il richiamo a questa simbologia forse<br />
potrebbe essere un riferimento (o<br />
una polemica) diretto all’astrologia:<br />
infatti questi materiali erano anticamente<br />
posti in relazione alle costellazioni,<br />
insieme alle quali formavano<br />
un articolato amalgama simbolico.<br />
Non è da escludere un<br />
probabile riferimento alle<br />
pietre preziose collocate<br />
nella piastra pettorale<br />
del sommo sacerdote,<br />
sulle quali erano scolpiti<br />
i nomi delle dodici tribù<br />
(Ez 28,13). Non dimentichiamo,<br />
infatti, che la<br />
città ha dodici porte, tre<br />
per lato, e su ognuna è<br />
indicato il nome di una<br />
delle dodici tribù di Israele<br />
(3) .<br />
La città nuova non è<br />
solo il luogo in cui potranno<br />
vivere coloro che<br />
hanno rifiutato Satana,<br />
quanti hanno cercato la<br />
conciliazione andando<br />
verso il bene, ma è una<br />
sorta di pietra angolare<br />
destinata ad unire<br />
la volontà pedagogica<br />
di Giovanni il Teologo<br />
e l’impegno profondamente<br />
allegorico di un<br />
messaggio ermetico per<br />
abbattere le limitazioni<br />
del tempo.<br />
Ne abbiamo una conferma<br />
nel complesso intersecarsi<br />
di simbolismi<br />
numerici e geometrici,<br />
che fanno della Gerusalemme<br />
celeste il luogo<br />
della metafora.<br />
Il piano numerico è<br />
dominato dal dodici, che<br />
con il suo diretto riferimento alla<br />
cosmologia (le dodici costellazioni),<br />
diventa emblema di perfezione totale<br />
e di completa armonia tra micro e<br />
macrocosmo.<br />
Il dodici è la base sulla quale si<br />
realizzarono molte delle rappresentazioni<br />
cosmologiche e religiose, “una<br />
serie di ragioni induce l’uomo ad attribuire<br />
al numero o a una figura geometrica,<br />
un valore magico. Il numero tre, sette,<br />
Nella foto:<br />
Marsiglia, San<br />
Vittore, arazzo rappresentante<br />
la Gerusalemme<br />
celeste, da<br />
cartone di Simone<br />
Lorimy-Delarozière<br />
(1905-1987).<br />
28 29
Gerusalemme (2Re 7,13).<br />
Hiram, architetto straordinario<br />
(2Cr 2,13), dotato di capacità<br />
costruttive in cui pare di intravedere<br />
la metafora del dio-architetto<br />
dell’universo (7) , ebbe al suo servizio<br />
centottantamila proseliti,<br />
suddivisi in tre categorie:<br />
apprendisti, compagni,<br />
maestri. Ma tre di<br />
loro, Oterfut,<br />
Eterkin e<br />
Mohabon<br />
(8) , invidiosi di Hiram, lo uccisero<br />
senza riuscire a strappargli i<br />
segreti della sua arte.<br />
La ricerca di ricomporre queste<br />
conoscenze poste alla base delle<br />
ricostruzione del tempio, si rivitalizzò<br />
a partire dal XVIII<br />
secolo in seno alle correnti<br />
massoniche che, come<br />
è noto, ebbero<br />
nell’allegoria<br />
architettonica<br />
lo<br />
Foto a sinistra:<br />
La Nuova<br />
Gerusalemme.<br />
Foto sotto:<br />
Pacino di Buonaguida,<br />
L'Albero<br />
della vita.<br />
NOTE<br />
(6) M. Fagiolo, a<br />
cura, Architettura<br />
e massoneria,<br />
Firenze 1988.<br />
(7) Eb 11, 10-16.<br />
(8) I tre Compagni<br />
d’Arte che si sono<br />
macchiati dell’assassinio<br />
di Hiram nelle<br />
diverse tradizioni e<br />
riti massonici assumono<br />
diversi nomi,<br />
alle vote nello stesso<br />
rito o all’interno<br />
dello stesso sistema<br />
rituale “cambiano<br />
nome” a seconda<br />
del grado in cui<br />
lavorano i Maestri<br />
muratori. Ad esempio<br />
per il manoscritto<br />
di Francken il<br />
primo dei tre prende<br />
nome di Akyrop<br />
in un grado e di<br />
Jubullum Akyrop<br />
in quello successivo,<br />
sempre questo assassino<br />
prende nome di<br />
Abiram o di Hoben<br />
in altri riti mentre gli<br />
altri due sono anche<br />
chiamati Jubella<br />
Guibs e Jubello<br />
Gravelot. Soprattutto<br />
negli ambienti di<br />
stampo anglosassone<br />
i tre nomi divengono:<br />
Jubela, Jubelo,<br />
e Jubelum. In ogni<br />
tradizione il significato<br />
del loro nome è<br />
assimilabile ad Ignoranza,<br />
Fanatismo ed<br />
Ambizione.<br />
dodici e tredici eserciterebbero un’azione<br />
decisiva sulle vicende umane e cosmiche”<br />
(4)<br />
.<br />
Le potenzialità simboliche riconosciute<br />
a questo numero sono molteplici<br />
e spesso sono passate senza<br />
attriti dalla tradizione religiosa a<br />
quella matematica, pur senza perdere<br />
di vista il proprio antico potenziale<br />
ermetico: “sotto questo aspetto esso<br />
è l’espressione simbolica di un universo<br />
nella sua complessità interna, mentre la<br />
ripartizione annuale dei dodici mesi, come<br />
del resto della volta celeste (Zodiaco),<br />
rappresenta la moltiplicazione di quattro<br />
elementi: terra, acqua, aria e fuoco per i<br />
tre principi alchemici: zolfo, sale e mercurio”<br />
(5) .<br />
La Gerusalemme Celeste misura<br />
12.000 stadi per lato, numero delle<br />
tribù di Israele moltiplicato per<br />
mille, in modo tale da indicare la<br />
moltitudine.<br />
Nella città celeste, la ricerca di<br />
equilibrio è rintracciabile anche sul<br />
piano geometrico, ben espresso dal<br />
quadrato che, in effetti, stabilisce<br />
una regolare combinazione tra i<br />
quattro elementi, senza creare disarmonie.<br />
La pianta quadrata della<br />
città riporta alla memoria quelle di<br />
Babilonia e di Ninive, come ci confermano<br />
Erodoto e Diodoro Siculo,<br />
che consideravano questa forma<br />
simbolo della perfezione divina.<br />
La nuova Gerusalemme, che sul<br />
piano tridimensionale ricorda la<br />
forma cubica, si presenta come la<br />
riproduzione del Santo dei Santi,<br />
così come è indicato nella tradizione<br />
veterotestamentaria: “la cella misurava<br />
venti cubiti di lunghezza, venti di<br />
larghezza e venti di altezza” (2Re 6,20).<br />
Il quasi mitico luogo descritto<br />
da Giovanni si trova quindi dentro<br />
ognuno di noi, è l’area in cui circoscrivere<br />
le nostre incertezze per<br />
allontanarci sempre più dal baratro<br />
di un abisso colmo di angosce.<br />
In sostanza quindi, il luogo delle<br />
beatitudini non è uno spazio circoscrivibile,<br />
fisicamente dimostrabile:<br />
esso può solo sorgere dalla nostra<br />
consapevolezza del bene e del male,<br />
dalla nostra capacità di scindere<br />
l’essere dall’apparire.<br />
Ma la Gerusalemme Celeste è<br />
nello stesso tempo “meta ultraterrena,<br />
modello per il comportamento etico-sociale<br />
e idea-guida per le costruzioni terrene:<br />
dalle chiese consacrate nel regno dell’Urbs<br />
Sancta fino al recinto del tempio massonico,<br />
orientato simbolicamente secondo i<br />
quattro punti cardinali” (6) .<br />
L’ardita costruzione richiama la<br />
quasi leggendaria opera di Hiram,<br />
sovraintendente, per volere di Salomone,<br />
alla costruzione del tempio di<br />
30 31
NOTE<br />
(9) C. Jaca, La<br />
massoneria. Storia e<br />
iniziazione, Milano<br />
1975, C. Gentile,<br />
Alla ricerca di Hiram,<br />
Livorno 1977.<br />
(10) Cfr. Ap 7,17; 21,6.<br />
Nella foto:<br />
La Gerusalemme<br />
Celeste, miniatura<br />
da un'Apocalisse<br />
conservata presso la<br />
Biblioteca Statale di<br />
Bamberga.<br />
zoccolo duro della loro tradizione (9) .<br />
Superate le grandi prove, le adulazioni<br />
del materialismo, le scorciatoie<br />
del peccato e le catastrofi cosmiche,<br />
il nostro spirito potrà vivere nell’armonia<br />
di una città impossibile, tra<br />
“alberi di vita, che portano frutto dodici<br />
volte, ma ogni mese, con foglie che hanno<br />
virtù medicinale per la guarigione delle<br />
genti” (Ap 22,2).<br />
Una dimensione questa che è<br />
rintracciabile anche nel nostro quotidiano,<br />
tra i limiti materiali delle<br />
pareti domestiche, nella illimitatezza<br />
dei grandi spazi naturali, oltre i freni<br />
contemporanei che inaridiscono i<br />
sentimenti.<br />
Questa importante ricerca della<br />
“nostra” Gerusalemme Celeste deve<br />
però essere conclusa al più presto,<br />
poiché “il tempo è vicino” (Ap 22,10). È<br />
quindi necessario attenersi rigorosamente<br />
alle parole dell’Apocalisse, per<br />
cercare così di cogliere il senso del<br />
nostro vivere e capire quale possa<br />
essere la direzione da seguire. Una<br />
via che Giovanni indica abbozzandola<br />
appena, paradossalmente forse;<br />
32 33
Nella foto:<br />
Albrecht Dürer,<br />
I quattro Cavalieri<br />
dell'Apocalisse.<br />
la definizione del tracciato effettivo<br />
spetta ad ognuno di noi nel corso di<br />
un viaggio verso un equilibrio irraggiungibile.<br />
Alla fine di questo viaggio simbolico,<br />
che ha in sé le tonalità dell’iter<br />
iniziatico, Giovanni conclude la sua<br />
narrazione invitando i futuri lettori a<br />
non alterare assolutamente il contenuto<br />
del suo scritto: “a chi ascolta le parole<br />
profetiche di questo libro dichiaro: se<br />
qualcuno farà delle aggiunte ad esse, Dio<br />
farà giungere su di lui i flagelli descritti in<br />
questo libro. E se uno sottrarrà qualcosa<br />
dalle parole di questo libro<br />
profetico, Dio sottrarrà la<br />
sua sorte dall’albero della<br />
vita e dalla Città santa, descritte<br />
in questo libro” (Ap<br />
22,18-19).<br />
Il riferimento all’albero<br />
della vita pone in<br />
discussione un’ampia serie<br />
di problematiche non<br />
affrontabili in questa<br />
sede: basti osservare che<br />
questo tema simbolico<br />
ha un’origine antica e si<br />
rintraccia, con formulazioni<br />
allegoriche diverse,<br />
in molte religioni.<br />
Nella Gerusalemme<br />
Celeste sorge il fiume<br />
dell’acqua della vita<br />
“chiara come un cristallo,<br />
che sgorga dal trono di Dio e<br />
dall’agnello” (Ap 22,1) (10) .<br />
Anche questo motivo<br />
ha origini veterotestamentarie<br />
ed è rintracciabile<br />
in Ezechiele (47,1),<br />
Gioele (4,18) e Zaccaria<br />
(14,8), ma non mancano<br />
comunque riferimenti<br />
alla cultura classica. Ad<br />
esempio, nei templi di<br />
Esculapio, dalla base<br />
della statua del dio sgorgava<br />
la fonte sacra in cui<br />
si immergevano i fedeli.<br />
Nel testo sacro dei Mandei, il Ginza,<br />
si legge: “tutti dichiararono che l’acqua<br />
vivente proviene da sotto il trono di Dio,<br />
ma non capisco quel che loro bocca dice”.<br />
Un ultimo avvertimento prima di<br />
lasciare al lettore il gravoso peso della<br />
meditazione, quando ormai il punto<br />
del “non ritorno” è stato raggiunto e<br />
la scelta tra il bene e il male risulta<br />
un fatto personale. Una questione<br />
frutto di un combattimento interiore<br />
solo nostro che, prima o poi, troverà<br />
l’epilogo quando ad ognuno sarà dato<br />
“secondo la propria opera” (Ap 22,12).<br />
Carmen Di Muro<br />
Essere è Amore<br />
dal Pensiero alla Materia<br />
Un viaggio di sola andata attraverso la filosofia, la biologia molecolare e la fisica quantistica, che si integra<br />
con la spiritualità per raggiungere l’interiorità dell’uomo e riportarci alla grandezza dell’esistenza, ma in<br />
particolar modo alla grandezza di noi stessi che siamo artefici ed esperti artigiani della nostra personale<br />
esperienza nel qui e ora della nostra vita. “Tutto è Uno. Noi siamo Uno.” In noi c’è una scintilla divina che<br />
vibra e si mette in accordo con tutto il reale, trasformando ogni cosa si trovi sulla propria traiettoria d’azione.<br />
di Daniela Gagliano<br />
edizionigagliano@gmail.com<br />
34 35
Onironautica:<br />
il sogno lucido<br />
di Roberto Shambu<br />
NOTE<br />
(1) Nella filosofia<br />
indiana col<br />
termine Turiya si<br />
indica uno stato di<br />
coscienza pura o<br />
l'esperienza della<br />
verità ultima.<br />
(2) Mändükya<br />
Upanishad è una<br />
Upanishad appartenente<br />
all'Atharvaveda.<br />
A<br />
l di qua delle<br />
palpebre<br />
Non tutti hanno interesse ad<br />
instaurare un rapporto dialettico con<br />
le proprie esperienze oniriche e meno<br />
ancora, forse, sono quelli disposti a<br />
riconoscere il sogno quale componente<br />
essenziale dell'esistenza. Alcuni<br />
ritengono che il mondo dei sogni<br />
sia la semplice proiezione di rappresentazioni<br />
generate dalla mente in<br />
balìa dell'inconscio e che il senso ed<br />
il significato di queste proiezioni sia,<br />
tuttalpiù, specifica materia di studio<br />
per lo psicologo.<br />
Posizione molto distante da quella<br />
di chi, nella vita onirica, scorge<br />
invece i contenuti di esperienze<br />
da cui è possibile trarre, su diversi<br />
piani, significativi vantaggi. A volte<br />
ricordiamo i nostri sogni, altre volte,<br />
invece, nella memoria sembra esserci<br />
il vuoto, un nulla, uno sconfinato<br />
sfondo senza dimensioni, una tabula<br />
rasa che può indurre ad affermare “io<br />
non sogno”!<br />
Le cose non stanno esattamente<br />
così: fatto salvo lo stato di coscienza<br />
trascendentale del sonno senza sogni,<br />
denominato Turiya (1) , ampiamente<br />
illustrato nella Mändükya Upanishad<br />
(2)<br />
, quando si dorme si sogna sempre.<br />
Seppure al momento del risveglio<br />
si possa aver perso il ricordo di quello<br />
che si è sognato, le emozioni sperimentate<br />
nel corso dell'esperienza di<br />
sogno permangono e influiscono sulla<br />
vita di veglia; sogno e veglia sono<br />
tra loro in una relazione di reciprocità<br />
nella quale il tangibile è rappresentazione<br />
imperfetta dell'intangibile e<br />
l'intangibile è il contenuto che, nella<br />
volontà del proprio affermarsi, ambisce<br />
alla forma.<br />
La sperimentazione artistica può<br />
intercettare il flusso che sussiste tra<br />
questi ambiti, solo apparentemente<br />
distinti, e trovarvi la propria più profonda<br />
dimensione.<br />
L'Arte di Sognare<br />
Attingere dal sogno l'estro che porta<br />
alla realizzazione di un'opera non<br />
è cosa rara; lo fanno oggi, come lo<br />
hanno fatto in passato, pittori, poeti,<br />
musicisti, filosofi e veggenti. Molti<br />
prodotti dell'attività espressiva sono<br />
il frutto di ispirazioni tratte da esperienze<br />
di sogno che hanno portato<br />
risposte, soluzioni, illuminazioni. Il<br />
detto “La notte porta consiglio” sintetizza<br />
pienamente la peculiarità di questo<br />
genere di attenzione conoscitiva che,<br />
sottinteso un certo grado di famiglia-<br />
36 37
quella onirica, nelle sue più svariate<br />
forme e nature, il simbolo è l'unico<br />
vero elemento capace di favorire<br />
flussi di comunicazione tra veglia e<br />
sogno; è il suggello in grado di contemplare<br />
il Caos ed esplicitarlo in<br />
Cosmo.<br />
É questo, tra i molti saldi punti di<br />
partenza, un trampolino da cui è possibile<br />
lanciarsi sul campo della ricerca<br />
del proprio Sé interiore; l'artista apprende<br />
idiomi nuovi, impara a vibrare<br />
altri suoni, rilegge colori e forme<br />
che, sino ad allora, seppure parsi del<br />
tutto compresi, non avevano mostrato<br />
gli illusori confini dei propri limiti.<br />
Subito insorge la necessità di strutturare<br />
un canone, di teorizzare una<br />
formula, un metodo applicabile ed<br />
universale attraverso cui sperimentare<br />
e tornare a sperimentare senza che<br />
nulla possa andare disperso nell'oblio<br />
dell'approssimazione.<br />
È dunque il rito che si fa luogo<br />
di origine e compimento dell'azione<br />
volitiva, è l'atto ritualizzato che evoca<br />
consapevolezza nel tempo pittorico<br />
ed in quello del sogno. In quell'azione<br />
pianificata e limpida, la reminiscenza<br />
è riconosciuta quale fonte di sapere<br />
ed il suo procedere è tanto più spedito<br />
quanto più il suo volo, nella simmetria<br />
dei gesti e delle intenzioni, si<br />
spiega con ali sicure.<br />
Ricerca artistica e aspirazioni interiori<br />
si incontrano nel territorio mai<br />
del tutto esplorato delle entità Elementali<br />
della Natura; Terra, Acqua,<br />
Fuoco e Aria. Ridotto all'immobilità<br />
che sospende il respiro o teso sino ai<br />
limiti delle proprie capacità articolari,<br />
l'uomo diviene strumento di se<br />
stesso nella quotidianità colma di riti,<br />
piccoli o grandi che siano, consapevoli<br />
o non.<br />
Il Rito Pittorico, nel coinvolgimento<br />
totale dei sensi e nell'espressione<br />
delle azioni che scandiscono l'immersione<br />
e l'emersione dall'impasto di<br />
terra e acqua, si candida a pratica misterica<br />
ed esprime il punto d'incontro<br />
in cui materia e spirito si identificano<br />
nell'impronta d'argilla che il corpo<br />
lascia sulla tela. Testimonianza della<br />
finitezza umana entro il cui perimetro<br />
coesistono caduco e perpetuo, la<br />
tela diviene il diaframma sul quale<br />
si fissa il segno effimero, l'immagine<br />
simbolica e cristallizzata dell'esserci e<br />
scomparire.<br />
In questa rielaborazione del proprio<br />
rapporto con la Natura i fram-<br />
rità col sogno, sa riconoscergli quel<br />
tanto di taumaturgico da poterlo intendere<br />
foriero di responsi affidabili.<br />
Attraverso la pratica è però possibile<br />
dare una continuità consapevole<br />
e sempre fruttuosa alla propria esperienza<br />
e restituire, a questo lembo<br />
dell'esserci, il suo spazio ed il suo<br />
ruolo naturali.<br />
È l'Arte di Sognare, di compiere<br />
l'Opera Maestra, dell'interloquire<br />
mondo sottile secondo le leggi del<br />
grossolano, compromettendo, in<br />
questo modo, l'autonoma eloquenza<br />
del linguaggio simbolico del sogno.<br />
I contenuti–significati che i sogni<br />
ci propongono, chiedono invece di<br />
essere accolti attraverso un processo<br />
intuitivo posto a monte di ogni deriva<br />
speculativa e trovano, appunto nel<br />
simbolo, il luogo ideale della propria<br />
espressione.<br />
con le Guide, di governare gli eventi,<br />
assecondare gli impeti, l'arte di trarre<br />
risposte e ispirazioni da propri sogni<br />
appunto.<br />
Ogni Arte ha proprie regole, linguaggi<br />
e tecniche e si esprime anche<br />
attraverso capacità innate e virtuosismi<br />
e, come per ogni attività che<br />
presuppone dedizione, passione ed<br />
acume, anche nell'Arte di Sognare,<br />
bisogna forgiarsi duttili e tenaci.<br />
L'inconveniente più frequente in<br />
cui si può incorrere nella ricerca di<br />
un dialogo con la propria vita onirica<br />
Simbolo e Rito Pittorico<br />
Il termine “simbolo” assume<br />
sovente, nell'accezione più comune, il<br />
valore di “segno convenzionale”, “allegoria”.<br />
Un'interpretazione, questa,<br />
che non rende giustizia alla funzione<br />
di significato-significante che il<br />
simbolo, in ogni dinamica iniziatica,<br />
invece possiede.<br />
Súmbolon; dalle radici sym , “insieme”<br />
e bolé, “un lancio”, ha il significato<br />
di “mettere insieme” due parti<br />
distinte. Adeguato foriero di senso,<br />
38 è quello di trattare e valutare il tanto nella realtà di veglia quanto in<br />
39
menti del “fuori” e del “dentro”<br />
riformulano la loro disposizione in<br />
un rimando di senso la cui eco si<br />
esprime nella relazione tra conscio ed<br />
inconscio. È in questa relazione che<br />
consapevolezza e sapere di sé assumono<br />
spessori e qualità altri dall'ordinario;<br />
il quotidiano si arricchisce<br />
di energie inattese, la relazione con<br />
i propri mondi acuisce il suo sguardo<br />
e il rinnovamento e la rinascita<br />
divengono parole chiave dell'indagine<br />
introspettiva.<br />
“... tuttavia non si può negare che<br />
un uomo tanto più attingerà alla verità<br />
e tanto meno sarà vittima di mostruosi<br />
incubi notturni, quanto, a mio giudizio,<br />
saprà darsi un sano e morigerato regime di<br />
vita, arrivando al sonno con la sua anima<br />
razionale ben vigile, nutrita di begli argomenti<br />
e ricerche… In tale stato egli attinge<br />
in grado massimo alla verità.” (Platone).<br />
II RADUNO DEGLI ONIRONAUTI IN PUGLIA<br />
“Incontro tra Mondo Onirico, Arte e Natura”<br />
ovvero<br />
Iniziazione al Rito Pittorico<br />
quale veicolo di accesso consapevole al mondo onirico<br />
Tra gli scopi del Gruppo FB "Onironauti in Puglia", oltre quello di accogliere<br />
chi ha interesse per l'argomento ed intende condividere le proprie esperienze,<br />
c'è anche quello di proporre un approccio all'Onironautismo mediante la pratica<br />
bodysta attraverso l'esperienza del Rito Pittorico.<br />
Abbiamo dunque iniziato la raccolta delle adesioni, tra gli artisti in particolare,<br />
ma estesa a chiunque abbia voglia di sperimentare una dimensione operativa<br />
tra realtà di veglia e realtà onirica.<br />
In occasione del II Raduno degli Onironauti in Puglia, che si terrà in Luglio<br />
nei pressi di Ostuni in una struttura ricettiva accogliente ed adeguata, con possibilità<br />
di alloggio in spazi condivisi o campeggio, avrà luogo il Laboratorio d'Arte<br />
denominato: “Incontro tra Mondo Onirico, Arte e Natura, ovvero: Iniziazione<br />
al Rito Pittorico quale veicolo di accesso consapevole al mondo onirico<br />
e che si svilupperà nell'arco di circa 40 ore; dal pomeriggio del primo giorno<br />
di incontro alla tarda mattinata del terzo.<br />
Il numero dei partecipanti è compreso tra un minimo di 18 ed un massimo di<br />
25 persone.<br />
Materiale di lavoro ed attrezzature sono fornite dall'organizzazione.<br />
Le Opere prodotte resteranno di proprietà degli artisti.<br />
La quota di partecipazione è di € 135,00 a persona, con anticipo di<br />
€ 50,00 entro il 5 Maggio <strong>2015</strong> e saldo all'arrivo presso la struttura ospitante.<br />
Nella quota di adesione è inclusa l'iscrizione all'Associazione di Arte e Artigianato<br />
Artistico LOA LIBERE OFFICINE ARTIgiane, promotrice dell'iniziativa.<br />
www.loataranto.it<br />
Dalla bacheca del Gruppo Fb “Onironauti in Puglia” https://www.facebook.<br />
com/groups/436094503221359/ è possibile accedere e scaricare la bozza in formato<br />
pdf del programma completo del “II Raduno degli Onironauti in Puglia” oltre a tutto<br />
il materiale informativo relativo all'organizzazione dell'evento e aggiornamenti.<br />
Per ulteriori chiarimenti ed informazioni:<br />
• Roberto Cell. 3385813760<br />
• Luca Cell. 3494306062<br />
40 41
l'immagine e<br />
l'immaginazione<br />
di Manlio Triggiani<br />
I<br />
l concetto di Immagine, dal<br />
punto di vista tradizionale<br />
ed esoterico, ha un'importanza<br />
particolare non solo per il senso<br />
di rappresentazione che ha in sé<br />
ma soprattutto perché è la porta<br />
d'accesso al miglioramento di sé,<br />
all'apertura verso il sovrasensibile,<br />
all'educazione dell'Io. Non è un caso<br />
che Immagine e Immaginazione abbiano<br />
la stessa radice, che proviene<br />
da Imitazione. E già Malebranche<br />
definì l'immaginazione “forza che<br />
l'anima ha di formare immagini degli<br />
oggetti”. Un certo filone esoterico ha<br />
sempre mostrato che il concetto di<br />
“Immaginazione creatrice” sarebbe<br />
alla base, alle fondamenta dell'Immagine<br />
ma svolgerebbe anche una<br />
funzione magica. In altre parole, per<br />
Immaginazione creatrice si intenderebbe<br />
la capacità che l'Immaginazione<br />
ha di influire sul mondo esterno,<br />
su ciò che ci circonda. Addirittura,<br />
una immaginazione molto viva se<br />
indirizzata in un certo modo, come<br />
sottolinea Proclo negli Elementi di<br />
teologia, potrebbe fungere da “mediatore<br />
plastico”.<br />
Ancora: altri autori hanno sottolineato<br />
che da una Immaginazione ben<br />
esercitata e ben incanalata è possibile<br />
che lo spirito domini la materia<br />
e la indirizzi secondo certe sane<br />
42 43
aspirazioni. E' la famosa “apertura<br />
della porta”, l'immaginazione, che<br />
consente di accedere ad altre dimensioni,<br />
alla conoscenza di sé e di altri<br />
stati dell'essere.<br />
In altre parole, la potenza dell'immaginazione<br />
secondo tanti autori, a<br />
partire dall'antichità, può tutto: può<br />
influire sul micrcocosmo (l'Uomo) e<br />
sul macroscomo (il mondo) con una<br />
corrispondenza continua e quindi un<br />
desiderio, un volere, ben immaginati,<br />
vengono proiettati all'esterno del<br />
corpo umano (che Paracelso considerava<br />
un centro di forza magica<br />
notevole, in grado di raggiungere<br />
uno scopo).<br />
Pertanto, gli esercizi di immaginazione<br />
non sono altro che “uno strumento<br />
di proiezione”, le immagini che<br />
l'anima produce si definiscono in<br />
forma specifica e sono quindi un'incarnazione<br />
prodotta dall'anima.<br />
Ma deve essere fatta una distinzione<br />
molto importante: la fantasia intesa<br />
come succedersi continuo di pensieri<br />
non è immaginazione ma perdita di<br />
tempo. L'immaginazione per produrre<br />
ruisultati deve essere finalizzata,<br />
concentrata. Giordano Bruno, che<br />
di occultuismo e Tradizione era uno<br />
dei massimi esperti dei suoi tempi e<br />
non solo, sottolineava nelle sue opere<br />
che l'immaginazione è il principale<br />
mezzo per i procedimenti religiosi<br />
e magici.<br />
Del resto, è l'educazione del pensiero<br />
e l'apprendimento di come dirigere<br />
l'immaginazione che rappresentano<br />
l'attività più potente che l'uomo possa<br />
esplicare, la quintessenza di tutte<br />
le forze dell'uomo. E non a caso ci<br />
sono scienziati che effettuano ricerche<br />
nell'ambito della psicologia per<br />
comprendere e definire i poteri della<br />
mente.<br />
Ma perché l'immaginazione divenga<br />
uno strumento di trasformazione<br />
della volontà in realtà è necessario<br />
passare per la concentrazione<br />
che serve soprattutto a separare il<br />
pensiero dalla corporeità. Come<br />
spiega Massimo Scaligero, concentrazione<br />
e meditazione non hanno<br />
scopi intellettuali, “non si praticano<br />
per acquisire conoscenze o penetrare i<br />
significati dei temi: questi devono cessare<br />
di avere una qualche importanza intellettuale.<br />
L'intelletto deve poter educare<br />
la propria dialettica necessità, per essere<br />
indipendente nei momenti<br />
scelti. Ci si concentra,<br />
appunto, affinché l'oggetto<br />
della concentrazione via<br />
via perda il suo significato<br />
che è un significato solo<br />
per la cerebralità, ossia per<br />
un determinato ambito di<br />
interessi umani. Il senso<br />
dell'insistenza sull'oggetto<br />
è portare la cerebralità a<br />
tale saturazione di esso in<br />
modo che giunga a lasciarlo<br />
andare per disinteresse<br />
riguardo a ciò che esso<br />
significa egoicamente o<br />
umanamente. Il puro tema<br />
diviene allora oggetto delle<br />
forze del pensiero, la potenza<br />
motrice del pensiero fino<br />
a qual momento ha agito<br />
limitata dalla mediazione<br />
cerebrale. Analogamente<br />
la meditazione: non mira<br />
a interpretare determinate<br />
immagini o a penetrarne<br />
significati reconditi. I significati<br />
hanno importanza<br />
per l'intelletto e per l'ego,<br />
non per l'attività interiore<br />
che è percezione di contenuti<br />
vivi e apertura a forze<br />
trascendenti” (Scaligero,<br />
La luce, Tilopa edizioni,<br />
pag. 76).<br />
44 45
in libreria<br />
Claudio Mutti - Il linguaggio segreto dell'Antelami<br />
Edizioni All'Insegna del Veltro, pagg. 75, euro 12.00<br />
www.insegnadelveltro.it<br />
Arte e simbolismo, alchimia<br />
e architettura, le vie della<br />
conoscenza ma anche le vie del<br />
linguaggio segreto sono molteplici<br />
e, soprattutto nell'antichità<br />
e nel Medioevo, molte tracce<br />
e “segnali” venivano lasciati<br />
nelle pietre, nelle cattedrali, nei<br />
luoghi di culto.<br />
Vere e proprie strutture che<br />
avevano un significato esoterico<br />
grazie al simbolismo che<br />
ne faceva dei libri di pietra con<br />
un loro autonomo e profondo<br />
lessico di segni che avevano<br />
anche un senso essoterico per<br />
la gente, per il popolo, per la<br />
massa.<br />
Claudio Mutti, studioso<br />
dell'antichità, oltre che di esoterismo,<br />
ha dato alle stampe una<br />
edizione rinnovata e ampliata<br />
di uno studio molto interessante,<br />
esaurito e introvabile da<br />
più di vent'anni: Il linguaggio<br />
segreto dell'Antelami (Edizioni<br />
All'Insegna del Veltro, pagg.<br />
75, euro 12.00; con numerose<br />
foto di Cristina Gregolin;<br />
www.insegnadelveltro.it). Chi<br />
era Benedetto Antelami (1150<br />
circa - 1230 circa)? Un artista e<br />
architetto componente di una<br />
corporazione di costruttori che<br />
ereditò e tramandò la tradizione<br />
dei collegia fabrorum romani.<br />
Fra le tante e importanti<br />
opere che realizzò, una, che è<br />
al centro dell'analisi di Mutti<br />
in questo libro, il Battistero di<br />
Parma, mostra bene come l'arte<br />
dei maestri comacini conservava<br />
nelle sue pieghe elementi di<br />
alta spiritualità.<br />
Sulla parte esterna del Battistero<br />
ci sono 79 formelle, un<br />
vero e proprio zooforo, che circondano<br />
il monumento. Mutti<br />
analizza e interpreta, sulla base<br />
degli insegnamenti tradizionali<br />
e degli studi sul simbolismo<br />
effettuati dai grandi maestri<br />
tradizionalisti, spiegazioni<br />
delle immagini, dei bassorilievi<br />
e della pianta del battistero. Si<br />
susseguono animali, mostri,<br />
teste d'uomo, in totale 79 figure<br />
scolpite in altrettante formelle,<br />
che narrano un'unica storia<br />
la cui lettura è un percorso<br />
iniziatico, un pellegrinaggio<br />
spirituale verso la Terra Santa.<br />
Nel corso del viaggio Mutti sottolinea<br />
come la presenza della<br />
lonza, del leone e della lupa sia<br />
lì per ostacolare il cammino<br />
iniziatico che, un secolo dopo,<br />
Dante Alighieri intraprese nella<br />
sua Divina Commedia. I simboli<br />
non mancano e il Battistero<br />
di Parma sembra un libro<br />
aperto: non mancano i simboli<br />
dei quattro Evangelisti (l'uomo,<br />
il leone, il vitello e l'aquila) ma<br />
anche tanta simbologia presente<br />
anche nel mondo ebraico e<br />
nel mondo islamico. Anche la<br />
formella che rappresenta la Fides,<br />
con il significato di Pace e<br />
Giustizia, intesi come elementi<br />
della funzione imperiale. Mutti<br />
spiega molto bene il percorso e<br />
il senso di questa espressione,<br />
“Pace e Giustizia”, presente<br />
non solo nel Ghibellinismo (che<br />
quindi avrebbe alcuni punti<br />
di richiamo con la Tradizione<br />
primordiale), ma anche, dal<br />
punto di vista della traduzione<br />
storico-politica, in altre Tradizioni<br />
come, a esempio, quella<br />
islamica.<br />
Nella 79ma formella si conclude<br />
il ciclo e appare proprio<br />
il simbolo del Veltro, un cane<br />
levriero, che annuncia la restaurazione<br />
dell'autorità imperiale.<br />
Una simbologia utilizzata<br />
anche da Dante, un secolo<br />
dopo l'Antelami. La radice di<br />
“cane”, spiega Mutti, riporta,<br />
da un punto di vista fonetico,<br />
a Khan, titolo che veniva<br />
assegnato ai sovrani del centro<br />
dell'Asia di origine turco-tatara<br />
o mongolica.<br />
Un volume che mancava<br />
da molto tempo e che resta<br />
basilare per comprendere il<br />
linguaggio segreto di Benedetto<br />
Antelami ma anche per rinnovare<br />
e rilanciare l'importanza<br />
del metodo tradizionale nell'interpretazione<br />
del Sacro e dei<br />
simboli della Tradizione.<br />
Manlio Triggiani<br />
Nelle foto:<br />
Le formelle del<br />
lo zooforo nel Battistero<br />
di Parma,<br />
realizzate da Benedetto<br />
Antelami.<br />
46 47