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Le luci del Tempio n.1

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RIVISTA INDIPENDENTE<br />

DI STUDI TRADIZIONALI<br />

ED INIZIATICI<br />

Marzo 2000<br />

Anno II<br />

£ 10.000 - 5.16


EDITORIALE<br />

pagina 01<br />

g<br />

LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

parte prima: Zosimo di Panopoli<br />

pagina 05<br />

g<br />

MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

Il polo <strong>del</strong>la luce è mezzogiorno, che è in senso simbolico “l’istante<br />

immobile, l’ora <strong>del</strong>l’ispirazione divina, l’intensità luminosa<br />

al cospetto di Dio<br />

(Bernardo di Chiaravalle).<br />

pagina 15<br />

g<br />

IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

pagina 25<br />

g<br />

LA PORTA ERMETICA<br />

" DETTA ANCHE PORTA MAGICA" O "PORTA ALCHEMICA"<br />

pagina 37<br />

g<br />

ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

(QUEL CHE ACCADE IN OCCIDENTE)<br />

pagina 49


EDITORIALE<br />

Esce finalmente questo nuovo numero <strong>del</strong>la nostra rivista. Nuova<br />

veste tipografica e nuovo formato. La scelta e stata dettata dall’esigenza<br />

di puntare su i contenuti<br />

Possiamo fare già un primo bilancio, “<strong>Le</strong> Luci” é stata accolta bene,<br />

E’ d’obbligo però ribattere quello che già é stato detto: la nostra rivista è<br />

indipendente e trasversale viene pubblicata dall’associazione Akhenaton<br />

che é una associazione culturale e senza fine di lucro, non legata a nessuna<br />

organizzazione. Gli articoli sono frutto di un lavoro collettivo <strong>del</strong>le<br />

persone che di volta in volta si avvicendano in redazione, sono firmate<br />

con una sigla che indica semplicemente il gruppo che lo ha prodotto. Il<br />

nostro unico intento é di approfondire la ricerca iniziatica con un metodo<br />

tra virgolette “scientifico” e fare da trait-d’union tra vari modi di pensiero.<br />

Abbiamo ricevuto dopo l’ultima pubblicazione numerose poesie scritte<br />

dai lettori con preghiera di pubblicarle, purtroppo questo non é possibile<br />

perché le poesie che pubblichiamo sono di autori classici, sono scelte in<br />

base al loro contenuto iniziatico e simbolico, non per il loro valore letterario.


DIRETTORE EDITORIALE<br />

Massimo Graziani<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Carlo Fino<br />

COMITATO DI REDAZIONE<br />

Giovanni Di Carlo, Bruno Dard, Simonluca De Donno, Giuseppe Gaudino,<br />

Roberto Falcone.<br />

SEGRETARIA DI REDAZIONE<br />

Roberta Salamon<br />

STAMPA<br />

Mediaprint<br />

Via Empolitana, Km.6,400 - 00024 Castelmadama (RM)<br />

tel. 0774/ 449962<br />

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE<br />

V. Priverno 24 - 04100 LATINA<br />

Tel. 0773/470067 Fax 0773/400681<br />

Autorizzazione <strong>del</strong> Tribunale di Latina n° 678 <strong>del</strong> 02/06/1999<br />

Indirizzo email: info@le<strong>luci</strong><strong>del</strong>tempio.com


Corolla recisa! Tu t’aprirai di nuovo<br />

sul ramo <strong>del</strong> Kalpaka,<br />

come la stella che tramonta a occidente<br />

si leva la notte dopo a oriente.<br />

Asan


LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

J. S. Becher, Mille ipotesi chimiche dei regni sotterranei (1668)<br />

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LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

parte prima: Zosimo di Panopoli<br />

Questa é la prima di una serie di riflessioni volte a ricercare le origini<br />

<strong>del</strong>la Alchimia e <strong>del</strong>la Massoneria.<br />

<strong>Le</strong> tracce di questi “Misteri” si perdono nella notte dei tempi. Essi<br />

ci vengono tramandati da ere lontane, dalla cultura Accadica e mesopotamica,<br />

dalla cultura Egizia, dall’Ebraismo, dallo gnosticismo <strong>del</strong><br />

primo e <strong>del</strong> secondo secolo d.C. L’insieme di queste culture confluisce<br />

in quella scienza che poi verrà chiamata “Alchimia” (il nome é di<br />

origine araba) questa però si comincia a definire come noi la studiamo<br />

oggi, solo nel XII° secolo. Seguiamo la sua evoluzione nei secoli.<br />

Pochissimo ci é rimasto dai templi egizi e mesopotamici perché i<br />

segreti anche se scritti, non hanno più la chiave di lettura.<br />

Fortunatamente la dominazione tolemaica <strong>del</strong>l'Egitto ha permesso la<br />

trascrizione in greco di molti testi, e se questo ha fatto perdere la<br />

purezza originale per la differenza di culture,ha però permesso che<br />

altri autori contribuissero con le loro esperienze alle conoscenze dei<br />

posteri. Democrito, Zosimo ed altri ci hanno lasciato numerosi scritti<br />

a cavallo <strong>del</strong> I° <strong>del</strong> II° secolo. Essi erano però casi abbastanza isolati e<br />

hanno dovuto affrontare l’ostilità dei primi concili. La chiesa vietò ad<br />

un certo punto di leggere e tradurre tutto ciò che fosse scritto in<br />

greco. Autori verranno in seguito riportati a noi dagli arabi con la conquista<br />

saracena <strong>del</strong>la Spagna e <strong>del</strong>la Sicilia così come molti autori<br />

arabi come “Senior” o “Avicenna”. Pian piano torna a filtrare la tradizione<br />

antica. Il Milleduecento vede brillare il genio di Ramon Lullo<br />

in cui la visione cavalleresca mistica si intreccia con la ricerca <strong>del</strong>la<br />

quintessenza. Il Cinquecento assiste all’apparizione <strong>del</strong> fenomeno<br />

5


LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

Paracelso. Il Seicento porterà una tumultuosa evoluzione con l’entrata<br />

in scena di Basilio Valentino, Jacob Böeme, Michael Mayer e altri.<br />

La decadenza comincia a far sentire il suo peso, e la tradizione<br />

Rosacroce, sarà una esperienza che si esaurirà rapidamente, forse per<br />

la presa di coscienza <strong>del</strong> mondo materiale e <strong>del</strong>la scienza. Con l’esaurimento<br />

<strong>del</strong>la esperienza “rosacruciana”, il tentativo di tornare alle<br />

origini e quindi alla tradizione giudaica ed egizia ed il tentativo di<br />

venire a patti con il positivismo e la scienza, darà il via alla nascita<br />

<strong>del</strong>la massoneria speculativa.<br />

Fino ad oggi manca una prova documentata di questa discendenza.<br />

Gli studiosi sono inclini a prendere in considerazione solo ciò di<br />

cui possiamo esaminare una documentazione scritta; questo ha salvaguardato<br />

la Massoneria dalle deviazioni ma ha allontanato un’importante<br />

strumento di indagine. Da millenni la comunicazione spirituale<br />

é sempre stata affidata a simboli ed emblemi oltre che al rituale.<br />

Il simbolo é sempre stato la chiave di volta dei misteri. Nei tempi<br />

antichi l’insegnamento era espresso in simboli perché essi svelavano<br />

<strong>del</strong>le immagini, <strong>del</strong>le idee mistiche che che sono nascoste ed invisibili,<br />

e che la mente non é in grado di concepire. Lo studio dei simboli<br />

e <strong>del</strong>le immagini é la via maestra per la ricerca dei “misteri”.<br />

Gli antichi erano “immersi” nel pensiero simbolico con una<br />

profondità che è, per noi inimmaginabile. Per pensiero simbolico possiamo<br />

intendere un modo diverso di rapportarsi al mondo esteriore<br />

che viene percepito attraverso l’interiorità, non separato da noi ma<br />

parte di noi. Oggi noi facciamo parte di una società estranea al pensiero<br />

simbolico. Non c’è da meravigliarsi quindi se insistendo su spiegazioni<br />

pragmatiche, si perdono di vista i significati.<br />

In questa fase iniziale <strong>del</strong>la nostra ricerca, restringeremo il campo<br />

a fonti di cui abbiamo una documentazione scritta, il più possibile<br />

esplicita. Orientiamoci verso i primi anni dopo Cristo. Tralasciamo<br />

per momento il “Pimandro” di Ermete Trismegisto e i “Versi d’oro” di<br />

Pitagora e concentriamoci su Zosimo.<br />

Zosimo di Panopoli visse nel terzo secolo d.C., era egizio e gnostico<br />

di cultura greca. Egli ci ha lasciato numerosi scritti raccontati<br />

sotto forma di visioni, come se fossero sogni, ricche di un intenso<br />

simbolismo, che descrive, oltre che un pensiero filosofico molto ele-<br />

6


LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

vato anche tecniche operative particolarmente precise.<br />

La parte più importante é contenuta nella terza <strong>del</strong>le sue visioni.<br />

Qui sono presenti due componenti: il primo propriamente alchemico,<br />

il secondo già massonico. L’Adepto si trova davanti ad un altare a<br />

forma di grande coppa schiacciata o cratere. Sull ’altare un sacerdote<br />

sacrifica se stesso (imitatio Christi); egli dice di essere disceso per i<br />

quindici gradini <strong>del</strong>le tenebre e di esser salito per i quindici gradini<br />

<strong>del</strong>la luce e di aver quindi raggiunto la perfezione. Interrogato su chi<br />

fosse, egli risponde di essere “Ione”, il sacerdote dei santuari che si<br />

celano nell’intimo (probabile allusione alle sette chiese, a i sette cakras<br />

alle sfere di fuoco ecc.). Il sacerdote racconta che quella mattina<br />

qualcuno arrivato di corsa, lo aveva sopraffatto, ucciso con una spada,<br />

fatto a pezzi e, dopo aver riunito le parti, lo aveva bruciato sul fuoco.<br />

Il suo corpo si era trasformato ed era diventato spirito. L’Autore salito<br />

sull’altare, scorge una moltitudine di persone sottoposte a dure<br />

prove, e viene informato che questa é la via <strong>del</strong>la trasformazione<br />

paragonandola all’ imbalsamazione. E’ da precisare che per gli egizi,<br />

l’imbalsamazione simboleggia la vita eterna, e che una cerimonia<br />

simile veniva eseguita quando si insegnavano i misteri, perché coloro<br />

che diventano partecipi <strong>del</strong>l’arte, diventano spiriti sfuggendo al<br />

corpo. Viene accennata una tecnica estatica che permette l’uscita<br />

cosciente dal corpo fisico lasciandolo in stato di animazione sospesa.<br />

La guida é un omuncolo barbiere con la barba e i capelli grigi (simbolo<br />

<strong>del</strong> mercurio filosofico ed alter-ego <strong>del</strong>l’Anima Mundi) che si<br />

qualifica come uno spirito custode di spiriti e in un secondo momento<br />

si trasforma in un uomo di bronzo. L’uomo ha la tavoletta di piombo<br />

per scrivere e con voce “tonante” comanda a chi lo ascolta di dormire<br />

(Si allude ad uno stato di trance) poi di prendere una tavoletta<br />

di piombo, di sollevare gli occhi al cielo e aprire la bocca fino a gonfiare<br />

l’ugola. La tecnica sembra consistere nel sollevare gli occhi verso<br />

l’alto tenendo la bocca socchiusa ed inclinando la testa in avanti, in<br />

modo da provocare una leggera contrazione <strong>del</strong>la gola con l’intento<br />

di interferire con il respiro allo scopo di ricevere “ispirazioni dall’alto”<br />

cioè percezioni dalla supercoscienza. Viene detto che “il metodo agisce<br />

naturalmente inspirando ed espirando, mantenendo il regolare<br />

ordinamento che porta ad accrescere e poi a decrescere, e le cose si<br />

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LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

Maier, Scrutinium chemicum (1687)<br />

(Allegoria <strong>del</strong>la Tavola di Smeraldo “Il vento l’ha portato nel suo ventre”)<br />

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LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

accordano nel separarsi e ricongiungersi senza che il metodo sia minimamente<br />

trascurato. E’ degna di nota la somiglianza con altre tecniche<br />

estatiche attuali che molti tra i presenti probabilmente già conoscono.<br />

La concentrazione sul ritmo regolare <strong>del</strong> respiro, senza forzature,<br />

induce uno stato di recettività e di rilassamento e la rotazione<br />

degli occhi verso l’alto permette il collegamento con la dimensione<br />

superiore. In questa prima parte possiamo già notare alcuni motivi<br />

fondamentali:<br />

1) la trasformazione di un personaggio in un altro, sempre lo<br />

stesso individuo, che si trasformerà ulteriormente;<br />

2) l’ascesi di coloro che cercano la trasmutazione in spirito;<br />

3) l’uccisione e lo smembramento <strong>del</strong>l’ officiante come passo<br />

propedeutico alla trasformazione;<br />

4) il sacrificio di se stesso.<br />

Ricordiamo che l’idea <strong>del</strong>lo smembramento é un concetto che é<br />

presente in ogni cultura anche la più antica. Ogni sciamano, dalle<br />

steppe siberiane alla giungla amazzonica realizza che diventerà sciamano<br />

nel momento in cui sogna che gli spiriti lo assalgano, lo uccidano,<br />

lo smembrino fino a lasciare bianche ossa per poi ricostruirlo.<br />

Queste idee fanno parte <strong>del</strong> Patrimonio culturale o se preferite <strong>del</strong>l’inconscio<br />

collettivo <strong>del</strong>l’umanità.<br />

Veniamo alla parte massonica <strong>del</strong>la visione.<br />

Questa parte è comprensibile pienamente dai massoni che seguono<br />

la tradizione inglese perché in questa tradizione é più forte la simbologia<br />

<strong>del</strong> tempio e dei diversi “salari” in particolare nel secondo<br />

grado quello cioè <strong>del</strong> compagno di mestiere.<br />

L’A. viene incaricato, se vuole acquisire la conoscenza dei misteri,<br />

di mettersi all’opera ed erigere un tempio. Questo tempio dovrà<br />

essere costruito di una sola pietra bianca e rilucente come biacca o<br />

alabastro (una pietra lavorata dunque, ed il tempio é anche simbolo<br />

<strong>del</strong> corpo umano spiritualizzato). Questa costruzione non deve avere<br />

né inizio né fine (il nostro tempio infatti ha per volta il cielo stellato)<br />

e, al suo interno deve trovarsi una sorgente di acqua purissima.<br />

Quest’acqua simboleggia l’energia che noi utilizzeremo nella trasformazione<br />

(non ci sono spighe di grano ma nel secondo grado c’é una<br />

parola rituale, di origine copta, che significa uomo silenzioso e l’adep-<br />

9


LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

Anatomie Auri, M. Merian<br />

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LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

to deve mantenere il silenzio e il segreto) e da esso deve provenire<br />

una luce radiosa come il sole (la troviamo ad oriente <strong>del</strong> tempio).<br />

L’A. ora dovrà trovare e varcare l’ingresso ma dovrà anche impugnare<br />

una spada perché accanto alla porta si trova un drago o serpente che<br />

é il guardiano <strong>del</strong> tempio, dovrà ucciderlo e smembralo, raccoglierne<br />

i pezzi per farne dei gradini che dovrà usare per salire ed entrare.<br />

L’adepto, simbolicamente, per entrare nel tempio dovrà acquisire la<br />

conoscenza <strong>del</strong> drago o <strong>del</strong> serpente. Al giorno d’oggi noi dobbiamo<br />

solo recitare le parole di passo al sorvegliante. Il simbolismo <strong>del</strong> drago<br />

o <strong>del</strong> serpente nelle versioni più tarde, si é trasformato nel simbolo<br />

<strong>del</strong>la scala a spirale o a chiocciola e ci rimanda ad un ‘altro simbolismo<br />

cioè: il cammino mistico avviene a spirale. Entrato nel tempio,<br />

dopo aver varcato la porta, l’A. vedrà l’altare e sopra l’uomo di bronzo<br />

(che é la proiezione di se stesso) il quale avrà cambiato colore e<br />

sarà diventato d’argento e successivamente d’oro.<br />

Il monolitico tempio é anche una parafrasi <strong>del</strong>la “Pietra”; la fonte<br />

che ne scaturisce é una fonte di energia vitale ma, al contempo, ha<br />

anche il significato di vaso ermetico.<br />

Il Lapis può essere inteso come un simbolo <strong>del</strong> Cristo interiore, la<br />

coscienza “Cristica”, il Dio presente nell’uomo.<br />

Troviamo questa simbologia già nella alchimia iranica, Mitra infatti<br />

nasce da una pietra.<br />

Il simbolismo <strong>del</strong> vaso ha attinenza con quello <strong>del</strong>la testa: la scatola<br />

cranica. La materia prima, in quanto humidum radicale, ha a che<br />

fare con l’anima, poiché quest’ultima é caratteristica per una certa<br />

“umidità” e l’acqua come energia vitale ed evolutiva. Questo ci introduce<br />

alla seconda parte.<br />

L’A. proseguendo il suo percorso salirà il secondo gradino, e si<br />

ripresenterà l’omuncolo barbiere vestito di rosso che lo condurrà<br />

davanti all’altare-cratere dove si butterà giù ed il suo corpo sarà divorato<br />

dalle fiamme.<br />

Volendo salire il terzo gradino, l’A. scorgerà un vecchio canuto e<br />

bianchissimo che abbaglia la vista. che non risponderà alle domande<br />

e proseguendo il suo cammino, arriverà vicino all’altare si getterà giù<br />

trasformandosi in una colonna di fuoco: questi é l’uomo di piombo<br />

trasformato.<br />

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LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

Al quarto gradino l’altare è a forma di coppa: c’é un venerabile<br />

sacerdote abbigliato con una veste bianca lunga fino ai piedi che celebra<br />

misteri terrificanti. Questi è il sacerdote dei santuari a cui non si<br />

può accedere. Egli fa aprire gli occhi e risuscitare i morti. Mentre l’A.<br />

sale il quarto gradino arriva un personaggio circonfuso di insegne,<br />

biancovestito e di bell’aspetto chiamato il meridiano <strong>del</strong> sole, davanti<br />

a lui un altro personaggio con una spada e con il compito di mozzagli<br />

il capo e preparne le membra secondo la tecnica, ciò per completare<br />

la discesa dei sette gradini” ma facendo sprizzare fonti da ogni luogo<br />

umido e “completare il procedimento.”<br />

Facendo un parallelo biblico apriamo il libro di Ezechiele nel capitolo<br />

40 il Signore mostra al profeta il tempio celeste e lo accompagna<br />

una curiosa guida. “Egli mi condusse là: ed ecco un uomo, il cui aspetto<br />

era come di bronzo, in piedi sulla porta, con una cordicella di lino<br />

in mano e una canna per misurare”.<br />

Analizziamo ora gli elementi che abbiamo nella parte alchemica.<br />

1) per nascere a nuova vita dobbiamo prima morire e lasciar<br />

cadere l’uomo vecchio e prendere il nuovo;<br />

2) la trasformazione che avviene é sempre una proiezione di<br />

una nostra interiorità;<br />

3) siamo sempre noi che ci trasformiamo e noi siamo la materia<br />

prima che viene manipolata così come noi siamo la pietra grezza e<br />

quella lavorata;<br />

4) L’altare-cratere e il vaso alchemico sono allusivamente assimilati<br />

alla testa ed é li che deve avvenire la trasformazione.<br />

5) I personaggi compreso l’omuncolo barbiere, sono componenti<br />

animiche <strong>del</strong>l’adepto;<br />

6)L’acqua <strong>del</strong>la sorgente deve salire verso la luce, radiosa come il<br />

sole.<br />

Mi sembra che la descrizione di tecniche estatiche é fin troppo<br />

esplicita.<br />

Per ragioni di completezza citerò ora due testi più tardi; nella “Ars<br />

chemica” viene detto che ci sono quattro chiavi che dischiudono la<br />

casa dei tesori, una di queste chiavi é “il salire <strong>del</strong>l’acqua attraverso il<br />

collo e la testa <strong>del</strong> vaso, che é simile a un uomo vivente”.<br />

Nel “Liber quartorum” viene detto: - “Occorre che il vaso sia di<br />

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LE ORIGINI DELLA ALCHIMIA E DELLA MASSONERIA<br />

forma rotonda in questo l’artefice <strong>del</strong>l’opera possa essere un trasformatore<br />

<strong>del</strong> firmamento e allo stesso modo <strong>del</strong> cranio perché la cosa<br />

di cui abbiamo bisogno é una cosa semplice”.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

- Splendor solis, pp. 8-93 Roma, mediterranee<br />

- Ars auriferae, 2 volumi (Rosarium Philosophorum pp. 204-384, Aurora<br />

consurgens pp. 185-246<br />

- C. G. Jung le visioni di Zosimo, boringhieri 1998 Torino<br />

- Berthelot M. <strong>Le</strong>s Origines de l’alchimie, pp. 108-117<br />

- Frazer il ramo d’oro, Boringhieri Torino<br />

- Maier, De circulo physico Quadrato, pp. 15<br />

- Goethe, Il Faust; Sansoni Firenze 1961<br />

- Genesi 1,3<br />

- De alchimia, Tabula smaragdina Hermetis Trismegisti<br />

- Paracelso scritti ermetici, Rebis Viareggio<br />

- Paracelso I sette libri, Atanor Roma<br />

- Paracelso, il Paragramo, Boringhieri Torino 1961<br />

- Böhme Jacob, <strong>del</strong>l’impronta <strong>del</strong>le cose, Nardini<br />

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MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

Jamsthaler, Viatorium spagyricum (1625)<br />

P. Brueghel, I mietitori<br />

14


MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

Il polo <strong>del</strong>la luce è mezzogiorno, che è in senso simbolico “l’istante<br />

immobile, l’ora <strong>del</strong>l’ispirazione divina, l’intensità luminosa al cospetto<br />

di Dio<br />

(Bernardo di Chiaravalle).<br />

Mezzogiorno é l’ora di Pan, la caprina divinità greca, da cui deriva<br />

il termine “panico”<br />

Per i popoli <strong>del</strong>l’antichità era l’ora <strong>del</strong>la magia e dei sortilegi, non<br />

la mezzanotte come sarebbe stato in seguito. Questa tradizione si<br />

perde nella notte dei tempi ed è parzialmente spiegabile con il fatto<br />

che non era possibile misurare il tempo durante la notte, essa era<br />

unica ed indistinta. Il tempo veniva misurato con la meridiana che<br />

proiettava la sua ombra sul terreno o su una scala graduata segnando<br />

le ore. Il mezzogiorno era il momento in cui il sole finendo la sua<br />

parabola ascendente cominciava a scendere, per cui c’era un attimo<br />

in cui apparentemente il tempo si fermava, soprattutto perché la<br />

visione <strong>del</strong>lo scorrere <strong>del</strong> tempo non era lineare come lo concepiamo<br />

oggi. Il tempo era visto come circolare e continuamente ricorrente.<br />

Ogni giorno il sole sorgeva, tramontava, poi sorgeva di nuovo il giorno<br />

dopo. L’unico momento particolare in cui l’ombra si dissolveva e<br />

il Sole cessava di salire ed apparentemente invertiva il suo corso era<br />

il mezzogiorno, che veniva perciò investito di una grande valenza<br />

magica. Del resto la meridiana e lo gnomone, l’asse centrale <strong>del</strong>la<br />

medesima, furono inventati dai Caldei, popolo che classificava ogni<br />

ora <strong>del</strong> giorno secondo influenze astrologiche e divine. Tutti i popoli<br />

ripartivano il giorno in tre parti: mattina mezzogiorno e pomeriggio.<br />

L’ora di mezzodì era annunciata dagli araldi e dalle campane, <strong>del</strong><br />

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MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

Rembrandt, La notte<br />

16


MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

resto ancora oggi a mezzogiorno si suonano le campane. La prima<br />

parte <strong>del</strong> giorno veniva chiamata “Il giorno sacro”, perché in tale<br />

parte <strong>del</strong> giorno si facevano i sacrifici alle divinità <strong>del</strong> cielo, con vittime<br />

bianche che venivano sacrificate con il capo rivolto in alto mentre<br />

il pomeriggio, venivano sacrificate le vittime alle divinità infere e agli<br />

eroi, quindi vittime nere e con il capo rivolto in basso verso il terreno.<br />

Cielo ed inferi non sono da intendere come bene e male, per inferi si<br />

intendevano semplicemente i trapassati e le divinità ad essi correlati.<br />

Mezzogiorno era “terra di nessuno”. Mezzogiorno segna una sorta di<br />

istante sacro, un arresto nel movimento ciclico, prima che si rompa<br />

un fragile equilibrio e che la luce oscilli verso il suo declino; è un simbolo<br />

<strong>del</strong>l'immobilità <strong>del</strong>la luce nella sua corsa, il solo momento senza<br />

ombra, è una immagine di eternità.<br />

Anche Omero, ci dice che il mezzogiorno era l’ora riservata alle<br />

libagioni in onore dei morti, come <strong>del</strong> resto la notte: per un istante la<br />

metà <strong>del</strong> giorno diventava notte.<br />

L’importanza <strong>del</strong> mezzogiorno nel culto dei morti lo rendeva<br />

sacro, perciò a metà <strong>del</strong> giorno, all’interno dei templi, si tiravano le<br />

tende e si vietava l’ingresso ai mortali. Anche Porfirio (neoplatonico,<br />

allievo di Plotino,232-300 ) diceva essere pericoloso entrare nei templi<br />

nell’ora dei morti, questo comportò che sin dall’antichità, al sesto<br />

secolo era in uso di chiudere le chiese e i templi a mezzogiorno. Il<br />

mezzogiorno viene quindi considerato favorevole agli spiriti ed ai<br />

fantasmi. Nei tempi antichi, si raccontava che le innumerevoli apparizioni<br />

avvenissero a mezzogiorno, questo fino al medioevo. Anche il<br />

defunto il cui cadavere non è stato seppellito, appare a mezzogiorno.<br />

Il mezzogiorno é anche il momento che permette ai vivi di accedere<br />

all’altro mondo, numerose leggende in ambito germanico raccontano<br />

<strong>del</strong>l’eroe che entra più volte nel oltretomba ed ogni volta é mezzogiorno.<br />

In India anche al giorno d’oggi è proibito fermarsi a mezzogiorno<br />

agli incroci, perché infestati da spiriti.<br />

Il culto di Persefone e Plutone, era per questi motivi legato a mezzogiorno,<br />

Strabone (“La Geografia” 63 a.C.-20 d.C. raccontava che a<br />

Nysa esisteva una caverna dai vapori mefitici e dentro di essa un tempio<br />

dedicato a Plutone e Persefone. I malati venivano a cercarvi la<br />

guarigione mentre a mezzogiorno un toro veniva sacrificato. Luciano,<br />

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MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

il grande scrittore <strong>del</strong>l’antichità, racconta una sua esperienza personale:<br />

una volta durante la vendemmia lasciò i contadini a lavorare per<br />

inoltrarsi da solo nel bosco e verso mezzogiorno ecco un terremoto,in<br />

quel momento udì una voce come di tuono e vide una donna terribile<br />

alta quasi un mezzo stadio, (circa 90m,) venirgli incontro (era<br />

Ecate).<br />

Ancora oggi nel sud d'Italia si suole dire che quando fa molto<br />

caldo: è tempo di terremoti, perché nella tradizione ancora si abbina<br />

il grande caldo con il tuono e il movimento <strong>del</strong>la terra.<br />

Di notte, il sole tramontando, visita il mondo dei morti e quindi<br />

può involontariamente portare un fantasma in questo mondo: questo<br />

se accade é nell’ora <strong>del</strong> mezzogiorno. Negli inni orfici si accenna a un<br />

demone solare che accompagna Helios e l’astro nel suo viaggio , di<br />

notte é trascinato nella regione dei morti (nel cosiddetto bassorilievo<br />

di Lisbona si vede il carro <strong>del</strong> sole preceduto da un genio. In un inno<br />

ad Helios il n° 31 degli inni orfici si dice: “se tu visiti le profondità<br />

<strong>del</strong>la terra nell’impero dei morti, invia nelle ore di mezzogiorno questo<br />

demone che di notte trascini a forza con i tuoi comandi”). E’<br />

necessario che l’apparizione di questo demone sia meridiana. perché<br />

solo in questo momento é possibile, poiché essendo un messaggero di<br />

Helios, dio di mezzogiorno per definizione, viene inviato all’ora dei<br />

morti per recare notizie ai vivi.<br />

Infine il mezzogiorno non é solo l’ora dei morti ma é anche l’ora<br />

<strong>del</strong>la morte, non tanto per il silenzio e l’immobilità <strong>del</strong>la natura in<br />

quel momento, quanto, per essere il momento in cui la forza <strong>del</strong> sole<br />

non si manifesta in forma benefica ma malefica perché disseccante ed<br />

assetante e devastatrice. Questa era una visione molto forte in Egitto<br />

dove il sole in questo momento <strong>del</strong>la giornata era assimilato a Tifone,<br />

divinità terribile e maligna. Era visto come l’astro <strong>del</strong>la morte mentre<br />

la Luna era vista come l’astro <strong>del</strong>la umidità e <strong>del</strong>la generazione. Il<br />

primo col suo fuoco ardente surriscalda la terra e dissecca gli esseri<br />

col suo calore divorante, la seconda porta l’acqua vivificatrice. A mezzogiorno<br />

il sole é nocivo anche perché fa scaturire i miasmi e i demoni,<br />

in Egitto veniva allora bruciata <strong>del</strong>la mirra per purificare l’aria,<br />

Persino le Sirene di Ulisse sono da considerare demoni <strong>del</strong> mezzogiorno<br />

perché colpiscono i marinai costretti a remare in mare sotto il<br />

18


MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

sole <strong>del</strong> meriggio. Ricordate nell’Odissea la descrizione che fa Circe<br />

quando dipinge a Ulisse le vittime <strong>del</strong>le Sirene esse formano un<br />

ammasso di cadaveri corrotti sino all’osso, dalla pelle disseccata, evidenti<br />

vittime <strong>del</strong> forte calore. Oltre al gran vento, anche l’assenza di<br />

vento era considerata una caratteristica <strong>del</strong> mezzogiorno. I greci da<br />

buoni marinai sapevano che bisognava remare sotto il sole in assenza<br />

di venti che spingessero le navi. Immaginate la situazione, é giorno<br />

pieno, non c’è vento la nave avanza lentamente i rematori sono sottoposti<br />

ad uno sforzo notevole, la stanchezza li estenua e per giunta<br />

è mezzogiorno, l’ora dei morti e <strong>del</strong>la diminuzione <strong>del</strong>l’ombra, istante<br />

sacro e pericoloso, nel torpore sembra di sentire la voce <strong>del</strong>le sirene,<br />

e viene la tentazione <strong>del</strong> sonno nel momento in cui il sole è allo<br />

zenit i suoi raggi verticali minacciano l’insolazione, tanto più terribile<br />

in mare aperto perché la <strong>luci</strong>da distesa <strong>del</strong>le acque senza onde riflette<br />

la luce. In tali condizioni la voce <strong>del</strong>le sirene è veramente omicida, Il<br />

piacere <strong>del</strong>l’accidia doveva essere irresistibile. Chi si esponeva nell’ora<br />

magica all’ardore dei raggi <strong>del</strong> sole era anche in pericolo di follia<br />

soprattutto i bambini che si trovavano per strada intorno a mezzogiorno,<br />

essi a volte, si ammalavano gravemente diventando pazzi e<br />

non riconoscendo i genitori.<br />

Chi si esponeva all’ora magica poteva venire preso da follia vaticinatoria.<br />

Di questo erano frequentemente responsabili le ninfe, infatti<br />

era considerato pericoloso vedere una forma uscire dalle acque poteva<br />

essere una ninfa, o una dea. Questo accadde all’indovino Tiresia<br />

che, a mezzogiorno, scorse al bagno la ninfa Cariclo, e la dea Atena e<br />

per questo viene accecato, ma gli viene dato in cambio la virtù vaticinatoria.<br />

Torniamo ai fantasmi di mezzogiorno. Secondo quel che dice<br />

Macrobio (I Saturnalia sec.IV-V, fil. neoplatonico), il fantasma è quello<br />

che appare tra la veglia e il sonno profondo, come si suole dire tra<br />

le nebbie <strong>del</strong> sonno, ove colui che comincia ad addormentarsi crede<br />

ancora di essere sveglio e percepisce allora forme anormali per grandezza<br />

o aspetto e vortici di oggetti diversi sia piacevoli che sgradevoli<br />

che si scagliano su di lui o vagano qua o là. Di tal genere è Efialte o<br />

Làuro, questi secondo la credenza popolare, si siede sullo stomaco dei<br />

dormienti, il malcapitato si sveglia con la sensazione di un peso, ma<br />

19


MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

Grunewald, La notte<br />

20


MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

paralizzato dal terrore non riesce a muoversi.<br />

Anche nella tradizione cristiana ci sono apparizioni meridiane, è<br />

infatti nel forte calore <strong>del</strong> giorno che Abramo riceve la visita di tre<br />

angeli che gli comunicano la prossima nascita di Isacco, mentre egli<br />

era seduto all’ingresso <strong>del</strong>la sua tenda. Nella vita di S. Antonio sono<br />

descritte numerose apparizioni meridiane di spiriti di demoni o fantasmi,<br />

In particolare si racconta di una volta che il santo mise in viaggio<br />

sotto la calura <strong>del</strong> mezzogiorno gli appare un essere metà uomo<br />

e metà cavallo, che implorava il suo aiuto.<br />

Prendiamo ora in considerazione la mezzanotte. Come dicevamo<br />

inizialmente era indistinta simbolo <strong>del</strong> caos, ma poi piano piano si<br />

riuscì a dividerla.<br />

Si dovette però attendere l’invenzione <strong>del</strong>la clessidra ad opera di<br />

Tolomeo Evergete come racconta Vitruvio per poter classificare le<br />

ore <strong>del</strong>la notte. La mezzanotte come momento dei fantasmi e <strong>del</strong>le<br />

streghe non esisteva ancora, perché sono tutte ideazioni più recenti.<br />

Per ora la mezzanotte è solo l’opposto <strong>del</strong> mezzogiorno, il seme da<br />

cui avrà origine il giorno, il buio da cui nascerà la luce.<br />

San Gregorio di Nissa commenta così "Il gran giorno <strong>del</strong>la vita<br />

eterna non sarà più illuminato dal sole visibile, ma dalla vera luce, il<br />

sole <strong>del</strong>la giustizia, detto oriente dai profeti perché non nascosto dai<br />

tramonti. San Giovanni infatti aveva detto che nella nuova<br />

Gerusalemme "non vi sarà più bisogno <strong>del</strong> sole, perché Iddio ne sarà<br />

la luce". Cristo è così rappresentato come il sole che sorge eternamente,<br />

e Cristo è nato a mezzanotte. Quindi mezzanotte ha una fortissima<br />

valenza spirituale.<br />

Nell'esoterismo tantrico si fa corrispondere la mezzanotte all’<br />

estasi, allo stato di riposo assoluto nella beatitudine, perché rappresenta<br />

“l'indifferenziato” e come nota Guénon, il culmine <strong>del</strong> sole spirituale<br />

ha luogo a mezzanotte per analogia inversa con quello <strong>del</strong> sole<br />

fisico; l'iniziazione ai misteri antichi era assimilata al sole di mezzanotte.<br />

Tutte le iniziazioni antiche avvenivano la notte, e quando, come<br />

nel mitraismo, questo non accadeva veniva creata una notte artificiale<br />

con il mitreo che anche se era frequentato di giorno doveva sembrare<br />

21


MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

frequentato dalla notte con il suo soffitto con il cielo stellato dipinto<br />

e la struttura a finta grotta. Perché la luce che doveva illuminare i<br />

presenti doveva brillare nel buio. La notte e la mezzanotte che di<br />

questa è la profondità, deve far concentrare sulla propria interiorità<br />

perché nel nostro iniziale buio interiore comincia il viaggio che ci<br />

porterà a scoprire l’inestinguibile luce interiore. Il cammino <strong>del</strong><br />

“V.I.T.R.I.O.L.”. comincia al buio. Nella tradizione mesopotamica ed<br />

egizia il sole dopo aver percorso il cielo durante il giorno, tramonta e<br />

percorre il regno dei morti, esso illumina dove è tenebra e dove, si<br />

conosce ciò che è ignoto.<br />

Anche nell'esoterismo islamico si fa spesso la similitudine che<br />

mezzogiorno, l'ora in cui non vi è più ombra, è il culmine <strong>del</strong>la luce<br />

spirituale. Mezzanotte é il punto di partenza dal quale comincia l'ascensione<br />

<strong>del</strong>la rivelazione solare. dove la notte è luminosa ed il mezzogiorno<br />

è oscuro, perché la conoscenza comincia con la rottura<br />

<strong>del</strong>l’ordine normale <strong>del</strong>le cose. <strong>Le</strong> due pause <strong>del</strong> giorno sono i punti<br />

di rottura, le origini dei due mezzi percorsi ciclici <strong>del</strong>lo spirito.<br />

Mezzogiorno e mezzanotte sono come un piccolo anno giornaliero<br />

sono paragonabili ai solstizi nel ciclo annuale, infatti la metà ascendente<br />

<strong>del</strong>la giornata va da mezzanotte a mezzogiorno, la metà discendente<br />

da mezzogiorno a mezzanotte. E dal piccolo anno ci proiettiamo<br />

nel grande anno pitagoreo nel grande ciclo <strong>del</strong>l’affrancamento<br />

umano.<br />

Ricordiamo inoltre che nella tradizione latomistica inglese i lavori<br />

si sospendono a mezzogiorno e si riprendono a mezzogiorno passato.<br />

Ma durante tutta la durata dei lavori, viene alzata la colonnina <strong>del</strong><br />

primo sorvegliante alla cui sommità, c’è una sfera con un cielo stellato.<br />

Questo è il simbolo <strong>del</strong> profondo <strong>del</strong>la notte.<br />

22


MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

- Vitruvio De Architettura IX, 9<br />

- Diogene Laerzio, De vitis Philosophorum lib. X<br />

- Diogene Laerzio phil. vitae, lib; VIII, 33<br />

- J. G. Frezer Adonis, Attis, Osiris Studes in the History of Oriental<br />

Religions, London 1912<br />

- Pausania, Cronache XIV, 12,7 - descrizione <strong>del</strong>la Grecia<br />

- Plutarco vite parallele 39<br />

- Plutarco de Isi e Osiri, 41<br />

- Odissea, XII 168-175 e seg.<br />

- Platone, Fedro 259<br />

- J.A.S. Collin de Placy, Dictionairre infernal, rist. anast., Geneve 1980<br />

- Diogene Laerzio vite dei filosofi, 136<br />

- Evagrio <strong>del</strong> Ponto, sugli otto pensieri viziosi<br />

- Proclo, commentari alla Repubblica di Platone<br />

- R. Caillois, Fonction du mythe, in <strong>Le</strong> mythe et l’homme, pp. 31-35 Paris<br />

1937<br />

- R. Caillois, <strong>Le</strong>s démons de midi, in «Revue de l’histoire des Religions»,<br />

LVIII, 1937, 115<br />

23


IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

Gabriel Rossett, Proserpina<br />

24


IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI:<br />

Quando noi occidentali <strong>del</strong> ventesimo secolo pensiamo a come<br />

veniva visto il mondo <strong>del</strong>l’aldilà, presso gli antichi non ci rendiamo<br />

conto di avere molti preconcetti mediati dalla patristica cristiana, nel<br />

senso che, di quello che hanno detto questa o quella religione, questo<br />

o quel profeta ci giunge solo come confutazione. Non abbiamo modo<br />

di conoscere direttamente le ragioni <strong>del</strong>l’altro. Facciamo l’esempio <strong>del</strong><br />

“manicheismo”, religione sorta in Persia nel III° secolo d.C. non abbiamo<br />

niente di scritto direttamente, solo le confutazioni dei vari teologi.<br />

Manicheo per noi significa: colui che divide rigidamente le cose in due<br />

categorie contrapponendo ad esempio il bene e il male. Eppure Mani<br />

che di questa religione era il fondatore è considerato in Cina ed in<br />

Giappone uno dei più grandi filosofi <strong>del</strong> buddismo. Oltretutto siamo<br />

portati a credere che concetti come ad esempio, “la reincarnazione o<br />

la metempsicosi” siano strambe idee orientali.<br />

Non riusciremo a comprendere le tradizioni iniziatiche degli antichi<br />

se non considereremo le loro visioni religiose o esoteriche.<br />

Possiamo affermare che in tutte le religioni e nelle culture antiche<br />

vi sono due periodi distinti. Il primo periodo veicola una visione<br />

materiale in cui la morte é definitiva e la fine di ogni cosa e segna il<br />

passaggio nel regno <strong>del</strong>le ombre. Il secondo periodo é invece ottimista<br />

perché si sono fatte strada idee iniziatiche, che possono essere a<br />

seconda dei popoli: mitriache, eleusine, isiache, cristiane, ed altre.<br />

Pochi elementi abbiamo <strong>del</strong>la Mesopotamia, e la Persia con lo<br />

Zoroastrimo ci da più informazioni sul modo di arrivare nell’aldilà<br />

piuttosto che su quale sarà il destino dei defunti. Nota di colore, nello<br />

zoroastrismo era un corvo che accompagnava i morti nell’aldilà, e in<br />

casi particolari li riportava indietro.<br />

25


IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

La concezione arcaica degli Egizi è duplice e si basa sulla separazione<br />

<strong>del</strong>le varie parti <strong>del</strong>l’uomo per poter permettere la formazione di un<br />

corpo spirituale. Per quanto attiene al concetto di resurrezione esso consiste<br />

nella germinazione <strong>del</strong> “Sahu” (il divino corpo spirituale) dal corpo<br />

o dal cadavere. é il “Sahu” che rende possibile la sopravvivenza <strong>del</strong>la<br />

coscienza ed é il corpo fisico che rende possibile la germinazione <strong>del</strong><br />

Sahu; il morto risorge nel Sahu questo é il corpo che “risorge”. Questo<br />

corpo “spirituale” deve subire il “giudizio”, questo giudizio veniva chiamato<br />

la pesatura <strong>del</strong>le anime: tema celebre <strong>del</strong>la teologia e <strong>del</strong>l’arte egizia.<br />

Essa rappresenta il giudizio divino dopo la morte e tutto l’apparato<br />

severo <strong>del</strong>la giustizia. La scena si presenta generalmente così: al centro<br />

una bilancia; su di un piatto, racchiuso in un’urna, il cuore <strong>del</strong> defunto,<br />

simbolo <strong>del</strong>la sua coscienza; sull’altro piatto, la penna di struzzo <strong>del</strong>la<br />

dea Maat, simbolo <strong>del</strong>la giustizia; a destra il dio Thot con la testa di ibis,<br />

pronto a registrare la sentenza, a sinistra dio Anubi con la testa di sciacallo,<br />

che guida il defunto, lo tiene con la mano e lo conduce verso la<br />

bilancia <strong>del</strong> giudizio; Anubi tiene nell’altra mano la croce ansata, simbolo<br />

<strong>del</strong>la vita eterna che il defunto spera di ottenere; tutti sorvegliano il<br />

giogo <strong>del</strong>la bilancia, mentre il defunto si confessa, «in negativo», enumerando<br />

tutti gli errori non commessi. Ai piedi <strong>del</strong> defunto sta “la<br />

Divorante” con la testa coccodrillo (Ammit), la bocca spalancata, e<br />

corpo da ippopotamo, che guarda il dio Thot proclamare il verdetto. Se<br />

la piuma é più pesante, il defunto è salvo; se la coscienza è più pesante,<br />

esso viene divorato. La scena si svolge talvolta alla presenza dei grandi<br />

dei: Ra, Osiride, Iside, con i loro assistenti armati di quarantadue coltelli,<br />

tanti cioè quanti i peccati canonici. La psicostasia vuol significare che<br />

nessun atto umano è indifferente a Dio: essa rappresenta il giudizio ma<br />

ancor più la responsabilità. Nel caso che il defunto superi la prova verrà<br />

condotto in una barca che lo traghetterà lungo il Nilo, sollevandosi poi<br />

verso la via lattea che era considerata il prolungamento celeste <strong>del</strong> Nilo<br />

e di quì fino alla costellazione di Orione dove diventerà una stella<br />

Quando parliamo di cultura greca parliamo di due visioni distinte,<br />

una visione storica e una visione iniziatica. La prima più antica é ben<br />

rappresentata da Omero. Infatti nell’Odissea il protagonista Ulisse nel<br />

suo vario peregrinare si trova a fare un viaggio nell’oltretomba che nella<br />

visione <strong>del</strong>l’autore e <strong>del</strong>la gente comune aveva una collocazione geogra-<br />

26


IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

fica. Ulisse infatti si inoltra, via mare nel territorio dei Cimmeri dove<br />

tutto é avvolto dalle nebbie e dove non vi splende mai il sole. Curiosa é<br />

la corrispondenza con le tradizioni nordiche, celtica e scandinava, dove<br />

l’isola dei morti da cui si accedeva agli inferi ha la stessa descrizione. Qui<br />

Ulisse sacrifica numerosi animali raccogliendone il sangue in una fossa.<br />

Il sangue attira le ombre dei morti che bevono il sangue riacquistando la<br />

memoria di chi erano e coloro che lo conoscevano, riconoscono Ulisse, e<br />

parlano con lui raccontando la loro storia e chiedendo notizie dei loro<br />

cari. Notiamo la componente magico-negromantica, <strong>del</strong>la situazione<br />

notiamo che le anime arrivano dopo che sono state sacrificate particolari<br />

animali: un montone nero una pecora nera, altri animali e poi libagioni<br />

di vino e di miele e poi farina ed altro. Spiccata la visione vampiristica<br />

<strong>del</strong>la situazione, le anime bevono sangue e si animano appunto, ricordano.<br />

c’è in questa cosa una componente magico rituale perché gli spiriti<br />

sono trattenuti da una spada inutilmente affilata, come se non fossero<br />

che ombre. Nei Grimoires medievali infatti la spada e il bastone (da qui<br />

la bacchetta magica <strong>del</strong>le favole) servono a comandare i demoni e gli spiriti.<br />

Ulisse incontra Agamennone e Achille ed Aiace e Tantalo. Ma anche<br />

Eracle e qui la situazione si fa interessante. Omero ci dice che si tratta<br />

solo <strong>del</strong>la sua ombra, <strong>del</strong> suo doppio perché il vero Eracle “tra gli immortali<br />

egli siede felice a banchetto insieme con Ebe dalle belle caviglie” .<br />

L’ombra però conserva la sua imponenza le altre ombre infatti fuggono<br />

atterrite al suo cospetto, e parlando con Ulisse si lamenta <strong>del</strong>le sue “fatiche”<br />

passate e <strong>del</strong> suo destino attuale, ombra ben cosciente dunque in<br />

una doppia esistenza o meglio in due esistenze separate. Ma anche<br />

Orione é presente e va a caccia sui prati di asfo<strong>del</strong>i, ma la mitologia lo<br />

ricorda tramutato in costellazione, c’è quindi un’ombra di troppo.<br />

La descrizione che ci fa Omero é antica e ben diversa da quella<br />

più tarda di Platone che ci avvicina ad una visione egizia e mesopotamica<br />

dove l’essere con la morte si separa in una triade animaombra-corpo<br />

fisico. Come nota di colore ricordiamo che i pellerossa<br />

americani erano convinti che riunendo ombra e anima si potesse ricostruire<br />

un uomo nuovo.<br />

Luciano scrittore greco <strong>del</strong> secondo secolo ci ha lasciato numerosi<br />

racconti una parte importante dei suoi scritti sono sotto forma di dialogo<br />

in cui immagina di scendere negli inferi e parlare con vari perso-<br />

27


IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

Bocklin, L’isola dei morti<br />

(due versioni <strong>del</strong>lo stesso quadro; notate le similitudini con il rituale <strong>del</strong> III° grado)<br />

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IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

naggi o meglio con la loro ombra. Anche qui la visione <strong>del</strong>la morte é<br />

disperata, anche qui le ombre rimpiangono ciò che hanno lasciato in<br />

vita. Luciano racconta di aver dialogato persino con Omero che quasi<br />

cieco in vita, da morto si accontenterebbe di un barlume di luce.<br />

Questa visione è molto diversa da quella che ci dice Platone che<br />

era iniziato ai “misteri eleusini” e che invece ci dà un’altra versione<br />

parlando di metempsicosi e di ritorno <strong>del</strong>le anime purificate dal<br />

fuoco <strong>del</strong>l’espiazione al luogo dove tutti noi veniamo. Platone inoltre<br />

parla di colpe da espiare e di desiderio di rinascita per sperimentare<br />

ancora i piaceri dei sensi.<br />

Platone nel Gorgia ci dice anche che ogni anima alla visione ultraterrena<br />

appare con le sue colpe terrestri perché queste hanno lasciato su di<br />

lei <strong>del</strong>le macchie e dei lividi in<strong>del</strong>ebili perché i vizi infliggono all’anima<br />

una speciale colorazione. Il rosso indica le anime violente, il bruno quelle<br />

invidiose, il grigio-bluastro quelle intemperanti, il ruggine quelle perfide,<br />

(conf. Plutarco i termini <strong>del</strong>la giustizia divina,c.26 ). e Platone<br />

(Dell’anima dopo la morte, Gorgia (523/525) Fedone (107/114) Fedro<br />

(259 b; 249 a) Repubblica, libro X (614/621) Timeo, 340.<br />

Con Aristotele infine torniamo ad una visione materialistica ed<br />

“omerica”, infatti egli sosteneva che alla morte fisica non sopravviveva<br />

che un anima priva di memoria e di sensibilità, incapace di conoscenza<br />

e di sentimento, ed il cerchio si chiude.<br />

Virgilio ci descrive la visione romana che é molto più solare. La<br />

scena credo sia nota a tutti, siamo nel VI° libro <strong>del</strong>l’Eneide. Enea guidato<br />

dalla Sibilla cumana, trova dapprima il ramo d’oro da portare in<br />

dono a Proserpina. Già il fatto di trovarlo e di poterlo staccare era indice<br />

<strong>del</strong> favore divino. Dopodiché la Sibilla sacrifica degli animali, una<br />

vacca sterile a Proserpina e una agnella nera alla terra e 4 giovenchi<br />

neri. “Ed ecco all’arrivo <strong>del</strong>l’alba la terra tremare e si udì l’ululato dei<br />

cani <strong>del</strong> corteo di Ecate, segno che la dea aveva gradito il sacrificio”<br />

Magicamente si apre la porta <strong>del</strong>l'Ade e i due entrano. Mostrando il<br />

ramo d’oro i due si fanno traghettare da Caronte. Incontrano Didone<br />

che sdegnosa non accetta le scuse di Enea, poi incontrano guerrieri<br />

troiani che gli si affollano intorno a loro e guerrieri greci che fuggono<br />

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IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

terrorizzati. Enea e la Sibilla oltrepassano il Tartaro luogo di pena eterna.<br />

Dopo aver appeso il ramo d’oro alla porta <strong>del</strong>le mura ciclopiche <strong>del</strong><br />

palazzo di Plutone, si dirigono verso i “Campi Elisi” dove i buoni conducono<br />

una vita luminosa e serena. Qui Enea parla con il padre<br />

Anchise che gli illustra la “dottrina <strong>del</strong>le anime”. <strong>Le</strong> anime dei buoni<br />

dopo aver soggiornato nei campi elisi e desiderosi di reincarnarsi si<br />

affollano sulle rive <strong>del</strong> fiume <strong>Le</strong>te per berne le acque e dimenticare la<br />

precedente esistenza. Enea si domanda come mai le anime desiderano<br />

di lasciare la pace degli elisi per ritornare a nascere in un corpo nuovo?<br />

Anchise gli spiega che tutto l’universo é permeato da uno spirito divino<br />

ed eterno. Da esso derivano le singole anime destinate ad unirsi ai<br />

corpi degli uomini. Al contatto con i corpi le anime perdono la loro<br />

naturale purezza e si contaminano, per questo dopo la morte devono<br />

essere purificate col fuoco o dai flutti <strong>del</strong> mare o dal soffio dei venti.<br />

Non essendo completamente purificate, dopo molti anni negli elisi sentono<br />

il bisogno di bere le acque <strong>del</strong> <strong>Le</strong>te per reincarnarsi. Solo poche<br />

anime elette rimangono finché non é compiuto il grande ciclo celeste<br />

e si ricongiungono con l’anima universale. viene da chiedersi: da dove<br />

vengono le descrizioni di Virgilio, dal Mithraismo?, da Plutarco?<br />

ma chi era Plutarco?<br />

Plutarco era un pitagorico, iniziazione che aveva ricevuto a suo<br />

dire a Roma<br />

“ La tradizione é la luce e la regola; che gli Antichi non sono solo<br />

<strong>del</strong>le guide ma dei maestri” (<strong>del</strong>la tranquillità <strong>del</strong>l’anima 1)<br />

Plutarco come Pitagora credeva nella teoria <strong>del</strong> grande anno diceva<br />

infatti “ Sarebbe cru<strong>del</strong>tà sopprimere le credenze che consolano i<br />

viventi <strong>del</strong>la perdita dei loro parenti e amici o che li rassicurano sul<br />

loro avvenire. E’ come far morire due volte gli uomini il ripetere che<br />

il nulla peserà su di essi per tutta l’eternità....”<br />

Plutarco come <strong>del</strong> resto Platone sosteneva che tutte le anime sono<br />

simili ma incarnandosi in corpi diversi, reagiscono differentemente<br />

alle vicissitudini <strong>del</strong> mondo e conosceranno destini divergenti<br />

(Timeo) il loro numero é invariabile ed esse viaggiano continuamente<br />

fra cielo e terra. L’uomo per Plutarco é composto di tre parti: il<br />

“NOUS” ( lo spirito) con la sua “coscienza causale” che dà l’intelligenza<br />

e la ragione ed é di origine divina e che un giorno ritornerà al<br />

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IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

padre, il Nous simbolicamente viene dal sole nel suo viaggio verso la<br />

terra sosterà nel cielo lunare dove riceverà un involucro la PSICHE<br />

un corpo immateriale dotato di sensibilità e mobilità sede <strong>del</strong>la parte<br />

emotiva <strong>del</strong>l’uomo e il SOMA il corpo di carne, l’insieme <strong>del</strong>le tre<br />

parti da l’intera personalità <strong>del</strong>l’uomo. Il Nous sopravvive alla prima<br />

morte che é quella <strong>del</strong> corpo e alla seconda morte che é quella <strong>del</strong>la<br />

psiche. Nel sonno ci si separa dal corpo fisico e si viaggia con il solo<br />

corpo <strong>del</strong>la psiche nel mondo lunare.<br />

Queste anime non lasciano ombre dietro di se perché il fare<br />

ombra è privilegio dei viventi “che la materia oscura ancora”.<br />

Tutte le anime attraversano l’aria in un lampo,>. E sono così portate verso le isole dei<br />

beati che sono la luna e il sole e compiono a loro turno un periplo<br />

invariabile. Ci si chiede se l’anima possiede a questo punto memoria<br />

degli avvenimenti <strong>del</strong>la sua personalità e <strong>del</strong>la sua vita terrestre<br />

Plutarco dice di si, l’anima si schiude in seguito alla sua liberazione,<br />

acquista una possanza completa, una più grande espansione, e’ questa<br />

una vecchia idea Pitagorica, Liberata dalla prigione <strong>del</strong> corpo, dalla<br />

pressione <strong>del</strong>la materia, dalla limitazione dei sensi, ritrova la sua primitiva<br />

ricchezza.<br />

Sarebbe impossibile giudicare un’anima incosciente che abbia perduto<br />

ogni ricordo <strong>del</strong> passato bisogna quindi che nel momento supremo<br />

abbia davanti a se i suoi atti e si renda conto <strong>del</strong>le sue responsabilità.<br />

Sia Platone che Pitagora e Plutarco affermano che l’anima<br />

nulla ha perduto <strong>del</strong>la sua conoscenza <strong>del</strong> mondo né <strong>del</strong>la sua memoria.<br />

Il periplo <strong>del</strong>l’anima é dunque un obbligo che le é imposto dalla<br />

sua natura spirituale. <strong>Le</strong> è necessario abbandonare la propria spoglia<br />

alla terra. E’ questa la prima morte


IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

T. Mill, Pitagora<br />

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IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

di trovarsi in una lunga notte, un ondeggiante mare di spesse tenebre.<br />

l’abisso di Ecate, la nera voragine formata dal cono d’ombra <strong>del</strong>la<br />

terra, che nessun raggio può raggiungere che per questo è privo <strong>del</strong>l’armonia<br />

<strong>del</strong>le sfere. Secondo Plutarco sempre nel “De facie in orbe<br />

lunae” ogni anima dopo la morte dovrà errare nello spazio tra la terra<br />

e la luna finché la luna non entra nel cono d’ombra <strong>del</strong>la terra e vi raccoglie<br />

le anime di coloro che vi sono sospesi. <strong>Le</strong> anime impure ripiombano<br />

nell’abisso di Ecate mentre le virtuose vi soggiornano brevemente.<br />

La luna le accoglie in un luogo detto le praterie di Plutone formato<br />

dalla parte più lieve <strong>del</strong>l’aria qui le anime virtuose gustano una gioia<br />

pura quella degli iniziati piena di speranza, qui esse acquistano ali<br />

astrali che le rendono simili ad un raggio di sole. La Luna ha secondo<br />

Plutarco due porte, una è detta campi elisi di fronte al sole ed è da essa<br />

che le anime elette dopo la seconda morte si slanciano nell’etere<br />

radioso, l’altra è detta campo di Proserpina ed è da questa apertura che<br />

passano le anime destinate a reincarnarsi. La luna riveste quindi anche<br />

il ruolo di giudice, rimandando sulla terra le anime imperfette, che<br />

devono subire di nuovo la prova <strong>del</strong>l’esistenza fisica inoltre fornisce<br />

alle anime che scendono una psiche sensitiva e la riprende a quelle<br />

che risalgono per la loro ascensione finale.<br />

La prima morte é penosa perché Cerere separa con violenza il<br />

corpo dall’anima , la seconda morte ossia la separazione <strong>del</strong> NOUS<br />

dalla PSICHE avviene in maniera dolce perché Proserpina separa con<br />

dolcezza e gradualmente, esse si addormentano risvegliandosi al livello<br />

superiore.<br />

Diverso è il destino <strong>del</strong>le anime, alcune dopo aver espiato ritornano<br />

luminose, altre, quelle recidive e incurabili, verranno retrocesse<br />

nel corpo di animali. <strong>Le</strong> anime non vengono costrette ma esse stesse<br />

vengono prese dal desiderio <strong>del</strong>la generazione e per questo si affollano<br />

e si tuffano nel profondo abisso di <strong>Le</strong>te,il fiume <strong>del</strong>l’oblio <strong>del</strong>le<br />

vite passate e <strong>del</strong>la reincarnazione, la stessa vicinanza con il luogo,<br />

ricorda loro la vita carnale. La maggior parte <strong>del</strong>le anime devono<br />

subire il castigo <strong>del</strong>l’esistenza umana ed il fuoco <strong>del</strong>le generazioni<br />

carnali.<br />

Un piccolo numero di spiriti eletti sono chiamati a miglior destino.<br />

La seconda morte li ha definitivamente liberati da ogni impedi-<br />

33


IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

Mutus Liber III a tavola<br />

(al nero di Saturno succede Giove)<br />

34


IL MONDO DELL’ALDILÀ PER GLI ANTICHI<br />

mento, la parte immortale che è in essi ed il NOUS solare, devono<br />

raggiungere la patria perduta. Ciò perché nel volto <strong>del</strong> Dio celeste<br />

brilla nel medesimo tempo tutto ciò che c’è di desiderabile, di bello,<br />

di divino<br />

Plutarco parla <strong>del</strong> volto di Dio, <strong>del</strong>l’ineffabile presenza di cui il<br />

sole fisico non è che un flebile riflesso per i nostri sensi.<br />

Anche gli ebrei avevano il loro oltretomba con i loro fantasmi .<br />

Nel I° libro di Samuele cap. 28-8 si legge che Saul cercò una negromante<br />

e gli chiese di praticare la divinazione evocando Samuele, che<br />

era morto poco tempo prima. La donna descrisse allora a Saul: -<br />

“Vedo un essere divino che sale dalla terra”, Saul chiese che aspetto<br />

ha? ed ella rispose: -“é un uomo anziano che sale ed é avvolto in un<br />

mantello”. Samuele non fu felice <strong>del</strong>l’incontro e chiese perché lo si<br />

fosse disturbato e costretto a salire. Notiamo che il profeta si trova in<br />

un mondo inferiore e che le formule magiche hanno influenza su di<br />

lui e che comunque non é un morto normale ma un “essere divino”,<br />

anche qui dunque, l’iniziazione, in questo caso l’unzione, fa rinascere<br />

un uomo nuovo. Gli ebrei però a parte questo passo biblico tendono<br />

a non parlare <strong>del</strong>l’oltretomba Il loro oltretomba si chiama “Sceol”, é<br />

qui che le anime persistono ma questa persistenza é quasi un annientamento.<br />

L’anima continua ad esistere ma privata dei sentimenti ,<br />

incapace di attività immersa nell’oscurità, questa non é immortalità<br />

ma sonno e torpore,. in attesa che un giorno si rinasca nel corpo e<br />

nello spirito quando il lupo e l’agnello dormiranno insieme.<br />

Il concetto di resurrezione gli Ebrei lo appresero dai persiani ed in<br />

parte dagli Egizi e la trasformarono in un realismo materiale. Per questo<br />

gli evangelisti insistevano molto sulla differenza tra resurrezione<br />

<strong>del</strong>la carne e resurrezione <strong>del</strong>lo spirito.<br />

L’aldilà dei cristiani é noto a tutti noi, così almeno crediamo, ma<br />

pochi sanno che il cristianesimo dei primordi affermava la reincarnazione,<br />

ne parlano infatti diffusamente: San Clemente d’Alessandria e<br />

Origene (III secolo), e San Girolamo (V secolo) ma con il secondo<br />

concilio quello di Costantinopoli <strong>del</strong> 553 d.C. si preferì cancellare questa<br />

idea, pensando che un’ideologia simile potesse indurre uno stato di<br />

rassegnazione. L’idea rimase relegata soltanto in ambito gnostico.<br />

35


LA PORTA ERMETICA<br />

La Porta Magica<br />

36


LA PORTA ERMETICA<br />

LA PORTA ERMETICA<br />

" DETTA ANCHE PORTA MAGICA"<br />

O "PORTA ALCHEMICA"<br />

Se si attraversano i giardini di Piazza Vittorio Emanuele in Roma, ci<br />

si può imbattere, in un misterioso monumento situato presso l'angolo<br />

<strong>del</strong>la piazza che fronteggia la chiesa di S. Eusebio. Tale monumento, é<br />

costituito da una cornice marmorea coperta di incisioni, e murato in un<br />

blocco di mattoni.<br />

Ai lati <strong>del</strong>la cornice, ci sono anche due statue, queste però non<br />

fanno parte <strong>del</strong>l’opera originale sono state aggiunte in seguito e rappresentano<br />

il dio egiziano Bez. Questo monumento è la maggiore testimonianza<br />

epigrafica italiana di una <strong>del</strong>le scienze più antiche: I'Alchimia.<br />

La porta in questione non occupava originariamente il posto in cui<br />

la si vede adesso, essa incorniciava l’ entrata secondaria nella cinta <strong>del</strong>la<br />

villa <strong>del</strong> marchese Massimiliano Palombara. Appassionato cultore di<br />

scienze esoteriche e frequentatore assiduo <strong>del</strong> cenacolo di Cristina<br />

Alessandra, ex regina di Svezia, trasferitasi a Roma nella seconda meta<br />

<strong>del</strong> secolo XVII.<br />

Nel mezzo <strong>del</strong>la villa si ergeva il "casino", un piccolo padiglione da<br />

caccia che il principe aveva adibito a laboratorio alchemico. La storia<br />

<strong>del</strong>la porta è avvolta dalla leggenda. Una mattina per il Portone <strong>del</strong><br />

palazzo dei Palombara, che stava sulla Strada, la quale conduce da S.<br />

Maria Maggiore a S. Giovanni in Laterano, entrò un uomo vestito da<br />

Pellegrino, il quale si mise a girare, ed a guardare sul terreno, come cercasse<br />

qualche cosa. Fu visto da uno dei domestici <strong>del</strong> Marchese, che lo<br />

condussero al suo cospetto, Il pellegrino si presentò con un mazzetto<br />

d'erba nella mano. dicendo che cercava quell'erba che teneva in mano,<br />

e sapendo, che il Signore <strong>del</strong>la villa si dilettava nell'Arte di far l'Oro,<br />

37


LA PORTA ERMETICA<br />

voleva mostrargli che l'opera era difficile ma non impossibile. Il<br />

Marchese non esitò a mostrargli il Laboratorio, e il pellegrino trovò che<br />

l'operazione era sulla buona strada. Quindi abbrustolita, e polverizzata<br />

l'Erba, che aveva raccolta, la gettò nel crogiolo, ch'era pieno di materiale<br />

fuso, ed ordinò, che si lasciasse naturalmente estinguere il fuoco.<br />

Il Pellegrino si fece chiudere nella Stanza <strong>del</strong> Laboratorio, per osservare<br />

di quando in quando il lavoro, promettendo al marchese, che la mattina<br />

seguente gli avrebbe svelato l'Arcano. Il Marchese accettò anche perché<br />

nulla aveva richiesto per la sua opera. La mattina, dopo il Marchese<br />

fece picchiare alla Porta, ma nessuno rispose.<br />

Aperta la Porta si scoprì, che il Pellegrino era uscito dalla Stanza da<br />

una Finestrella. Nel Laboratorio, il Crogiolo rovesciato sul pavimento,<br />

ed una striscia di materiale rappreso di color d'Oro. Che fatta saggiare,<br />

risultò esser Oro puro. Il Pellegrino però non mancò alla promessa di<br />

svelare l'Arcano. Sopra il tavolo <strong>del</strong> Laboratorio lasciò una Carta, in cui<br />

erano <strong>del</strong>ineati, e scritti vari Enigmi. Il Marchese Massimiliano in<br />

memoria di un tale avvenimento, fece fare varie Iscrizioni nella Sala e<br />

nel muro esterno <strong>del</strong> Casino. Poi nel 1680 Ii fece incidere in marmo,<br />

parte sul Portone posto sulla Strada, e che riguardava l'erba, accennata<br />

sopra, e parte intorno ad una piccola Porta sulla Strada, incontro a S.<br />

Eusebio; e questi Enigmi, ed Iscrizioni sono le Ricette per la manifattura<br />

<strong>del</strong>l'Oro.<br />

<strong>Le</strong> epigrafi che il Marchese Palombara fece apporre in vari punti<br />

<strong>del</strong>la sua villa a ricordo dei fatti sopracitati, si dividono in sei gruppi.<br />

Cinque di essi sono andati perduti. Il sesto é quello scolpito sulla Porta<br />

in questione.<br />

Ci sembra indispensabile indagare sulla figura <strong>del</strong> "Pellegrino" ospitato<br />

dal Marchese Palombara, affinché non resti troppo leggendario. Si<br />

tratta di una personalità che era in realtà ben conosciuta, sia nella penisola<br />

che in altre parti d'Europa.<br />

Il suo nome era: Francesco Giuseppe Borri, era figlio di un medico,<br />

nacque a Milano il 4 maggio 1627; studiò a Roma, presso i Gesuiti, finché<br />

non venne cacciato per disobbedienza il 16 marzo 1649. In seguito,<br />

accolto in Vaticano, studiò scienze naturali (soprattutto medicina) ed<br />

Alchimia. Ma anche qui non non resistette molto, intollerante ai dogmi<br />

e ai metodi terapeutici fu espulso e segnalato al sant’uffizio. Morto<br />

38


LA PORTA ERMETICA<br />

Innocenzo X (1655), sotto il pontificato <strong>del</strong> quale era stato anche ricercato<br />

dalla giustizia, e salito al soglio pontificio Alessandro VII, ancora<br />

più avverso a tutte le innovazioni, decise di andarsene da Roma (a poco<br />

prima <strong>del</strong>la partenza, nell'autunno <strong>del</strong> 1656, risale la sua visita al<br />

Marchese Palombara, che forse, appena lo vide, intuì la sua vera identità).<br />

Riparato a Milano per qualche tempo, vi fondò un cenacolo<br />

medico e alchemico. Fu in seguito costretto poi a fuggire in Svizzera a<br />

causa <strong>del</strong>l'arresto (1659) di alcuni suoi seguaci processati<br />

dall'Inquisizione, che per salvarsi la vita abiurarono (26 marzo 1661).<br />

II Borri si era già messo in salvo ma era già in cattiva luce per aver<br />

discusso il dogma <strong>del</strong>la Santa Vergine. Non riuscendo a catturarlo il 2<br />

ottobre1660, fu condannato in contumacia ordinando il rogo <strong>del</strong>la sua<br />

"effigie" (in mancanza di lui) e dei "suoi scritti". Intanto, il Borri, si era<br />

rifugiato nei paesi protestanti dimorando prima a Strasburgo, poi a<br />

Francoforte, Dresda, Lipsia, ed infine ad Amsterdam (dove resterà sei<br />

anni). Li, a detta dei biografi, pervenne al culmine <strong>del</strong>la fortuna e <strong>del</strong>la<br />

notorietà: "La sua stima aumentò tanto che molti nobili anche <strong>del</strong>la<br />

Francia, e <strong>del</strong>la Germania facevano a gara per incontrarlo, sentendosi<br />

Onorati di conoscere un'uomo, che guariva ogni sorte di malattia, per<br />

arte incognita<br />

Il senato <strong>del</strong>la città, di Amsterdam per le eccezionali benemerenze,<br />

giunse a donargli la cittadinanza. Ma da lì sarebbe dovuto fuggire presto<br />

(1664) a causa dei debiti contratti e <strong>del</strong>le calunnie dei medici locali.<br />

Giunto a Copenaghen ebbe la protezione <strong>del</strong> re Federico III che lo sovvenzionò<br />

per i suoi esperimenti di trasmutazione. Ad Amburgo aveva<br />

incontrato l'ex regina Cristina di Svezia. Intorno al 1669 fece ritorno a<br />

Copenaghen e lì Federico III gli concesse le più alte onorificenze e lo<br />

fece proprio consigliere e ministro.<br />

Alla morte <strong>del</strong> suo protettore (19 febbraio 1670), cui successe<br />

Cristiano V a lui ostile, L'alchimista lascio la Danimarca per riparare in<br />

Turchia. Ma a Goldingen, in Moravia, fu arrestato e imprigionato per<br />

ordine <strong>del</strong>l'imperatore d'Austria <strong>Le</strong>opoldo II° che lo consegnò al pontefice<br />

Clemente X. Il Borri fu rinchiuso a Castel Sant'Angelo. Da qui<br />

uscì due anni dopo perchè la pena di morte fu commutata in "carcere<br />

perpetuo" dopo "L'abiura pubblica" da scontare nella chiesa <strong>del</strong>la<br />

Minerva, in una cella <strong>del</strong> Santo Uffizio, in cui restò segregato fino al<br />

39


LA PORTA ERMETICA<br />

1678.<br />

In quella data l'ambasciatore di Francia, duca d'Estrees, che era stato<br />

guarito dal Borri, intercesse per lui fino a farlo ritrasferire in Castel<br />

Sant'Angelo. Li gli furono assegnate due stanze con sotterranei affinché<br />

ricostituisse un laboratorio alchemico. Ottenne anche la libera uscita<br />

dal forte così da poter attendere meglio ai suoi studi e alla professione<br />

di medico. L'elezione a pontefice di uno dei più implacabili persecutori<br />

<strong>del</strong> Borri, il cardinale Antonio Pignatelli (Innocenzo XII), segnano il<br />

tramonto definitivo <strong>del</strong>l'astro <strong>del</strong> "pellegrino". Rinchiuso di nuovo e<br />

con rigore (1691) nella roccaforte papale, L'alchimista vi muore di<br />

malaria il 13 agosto <strong>del</strong> 1695.<br />

Molti studiosi hanno stigmatizzato il Borri come un avventuriero,<br />

assimilandolo spesso al personaggio di Cagliostro, ma la levatura dei<br />

due é completamente diversa. Francesco Borri che fu uno dei più<br />

esperti seguaci <strong>del</strong>la scuola di Paracelso, personaggio che ricordava<br />

anche nel suo carattere insofferente, fu filosofo sottile e mistico tenace,<br />

ma soprattutto fu medico competente. Nessuno mise mai in dubbio la<br />

sua competenza “ippocratica”e soprattutto la gratuità <strong>del</strong>le cure<br />

I guai con la legge gli derivarono dall’eresia, dal dubitare di alcuni<br />

dogmi cattolici, e di aver scritto in proposito, numerosi libri, sempre<br />

con l’inquisizione alle calcagna. L’accanimento <strong>del</strong>l’Inquisizione fu terribile,<br />

più volte gli fu alleggerito il carcere e altrettante volte fu sottoposto<br />

a rigore. Devastanti furono soprattutto gli anni passati nella cella<br />

sotterranea <strong>del</strong> sant’Uffizio, sotto la chiesa <strong>del</strong>la Minerva. Nessun altro<br />

eretico fu mai sottoposto ad un trattamento <strong>del</strong> genere.<br />

I numerosi salvacondotti reperibili negli archivi <strong>del</strong> castello testimoniano<br />

il continuo andirivieni di malati di ceto sociale elevato e di tutti<br />

coloro che, finché fu in vita, vollero sperimentarne la perizia terapeutica<br />

e il suo consiglio. Un trattamento piuttosto inconsueto per un personaggio<br />

che si è cercato di far passare per un semplice imbroglione. Da notare<br />

inoltre la tenacia con cui anche sotto la prigionia cercò di ricostruire<br />

il proprio laboratorio alchemico. Questo era dovuto al fatto che il Borri<br />

praticava una medicina spagirica, e necessitava pertanto di un laboratorio<br />

alchemico/chimico per produrre i suoi farmaci. E questo accadeva<br />

in un momento in cui la medicina ufficiale usava come unico metodo<br />

di cura i salassi e i clisteri, per ogni tipo di malattia.<br />

40


LA PORTA ERMETICA<br />

<strong>Le</strong> iscrizioni di Villa Palombara, e in particolare le epigrafi incise<br />

sulla Porta Ermetica, sono il suo testamento spirituale che come un<br />

prodigioso “pantacolo” condensa nei suoi pochi metri di marmo le molteplici<br />

facce di un'unica realtà iniziatica.<br />

Passiamo ora alla descrizione e la traduzione <strong>del</strong>le varie epigrafi. La<br />

spiegazione completa dei suoi significati é molto lunga per cui rimandiamo<br />

il lettore ai testi specializzati sull’argomento, ricordando inoltre<br />

che qualche iscrizione é stata trascritta ma altre sono andate perdute.<br />

PRIMA EPlGRAFE<br />

(Collocata sul portone <strong>del</strong>la villa )<br />

VILLÆ IANVAM TRANANDO RECLVDENS IASON OBTI-<br />

NET LOCVPLES VELLVS MEDEÆ<br />

Superando la porta <strong>del</strong>la Villa lo scopritore Giasone ottiene il vello<br />

di Medea abbondantemente<br />

SECONDA EPIGRAFE<br />

(Comprende le iscrizioni sul frontone, sull’architrave, sugli stipiti e<br />

sul gradino <strong>del</strong>la porta.)<br />

TRIA SVNT MIRABILIA DEVS ET HOMO MATER ET VIRGO<br />

TRINVS ET VNVS<br />

(Sul frontone, fascia esterna)<br />

Tre sono le meraviglie —il Dio e l'Uomo (ovvero il Dio-Uomo)—la<br />

Madre e la Vergine (ovvero la Vergine-Madre)—il Trino e l'Uno (ovvero<br />

I'Unità Trina)<br />

CENTRVM IN TRIGONO CENTRI<br />

(Sul frontone; fascia <strong>del</strong>la circonferenza interna sormontata dalla<br />

croce) Il centro è nel triangolo <strong>del</strong> centro<br />

מיהלאחור<br />

RVCH ALHIM (ebr.), Spiritus Dei (lat.), Spirito Santo<br />

(Sull’architrave)<br />

HORTI MAGICI INGRESSVM HESPERIVS CVSTODIT<br />

41


LA PORTA ERMETICA<br />

Veduta <strong>del</strong>la Porta con le due statue <strong>del</strong> dio Bez<br />

42


LA PORTA ERMETICA<br />

DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON<br />

GVSTASSET IASON<br />

Il dragone <strong>del</strong>le Esperidi custodisce l'ingresso <strong>del</strong> magico giardino<br />

e senza l'Alcide Giasone non avrebbe assaporato le <strong>del</strong>izie <strong>del</strong>la<br />

Colchide<br />

Accanto al Simbolo di Saturno nella parte superiore <strong>del</strong>lo stipite<br />

destro:<br />

QVANDO IN TVA DOMO NIGRI CORVI PARTVRIENT<br />

ALBAS COLVMBAS TVNC VOCABERIS SAPIENS<br />

Quando in casa tua corvi neri partoriranno bianche colombe allora<br />

sarai chiamato sapiente.<br />

Accanto al Simbolo di Giove nello stipite sinistro, parte superiore:<br />

DIAMETER SPHERÆ THAV CIRCVLI<br />

CRVX ORBIS NON ORBIS PROSVNT<br />

Il diametro <strong>del</strong>la sfera il tau <strong>del</strong> circolo la croce <strong>del</strong>l’orbita non giovano<br />

ai ciechi<br />

Accanto al Simbolo di Marte sullo stipite destro, parte mediana:<br />

QVI SCIT COMBVRERE AQVA ET LAVARE IGNE FACIT DE<br />

TERRA CÆLVM ET DE CÆLO TERRAM PRETIOSAM<br />

Chi sa bruciare con l'acqua e lavare col fuoco trasforma in cielo la<br />

terra e in terra preziosa il cielo<br />

Accanto al Simbolo di Venere sullo stipite sinistro, parte mediana:<br />

SI FECERIS VOLARE TERRAM SVPER CAPVT TVVM EIVS<br />

PENNIS AQVAS TORRENTVM CONVERTES IN PETRAM<br />

Se avrai fatto volare la terra al di sopra <strong>del</strong>la tua testa, con le sue<br />

penne tramuterai in pietra le acque dei torrenti<br />

Accanto al Simbolo di Mercurio sullo stipite destro parte inferiore:<br />

AZOT ET IGNIS DEALBANDO LATONAM VENIET SINE<br />

VESTE DIANA<br />

L'Azot e il fuoco imbiancano Latona, Diana viene senza veste.<br />

Accanto a quello che viene indicato come Simbolo <strong>del</strong> Sole anche<br />

43


LA PORTA ERMETICA<br />

se non é proprio così, sullo stipite sinistro parte inferiore:<br />

FILIVS NOSTER MORTVVS VIVIT REX AB IGNE REDIT ET<br />

CONIVGIO GAVDET OCCVLTO<br />

Il figlio nostro [che era] morto vive ritorna sovrano dal fuoco e gode<br />

<strong>del</strong>l'occulta congiunzione.<br />

sul piano <strong>del</strong>la soglia, può essere letto in entrambi i sensi:<br />

SI SEDES NON IS<br />

Se siedi non procedi (sin.-destr.). Se non siedi procedi (destr.-sin.)<br />

(Sul gradino accanto al simbolo <strong>del</strong>l’opera?)<br />

EST OPVS OCCVLTVM VERI SOPHI APERIRE TERRAM VT<br />

ERMINET SALVTEM PRO POPVLO<br />

E’ opera occulta <strong>del</strong> vero sapiente aprire la terra affinché generi la<br />

salvezza (ovvero il bene) <strong>del</strong> popolo<br />

TERZA EPIGRAFE<br />

E’ una vera e propria composizione poetica; si ritiene fosse murata<br />

su una <strong>del</strong>le quattro pareti esterne <strong>del</strong> "casino".<br />

HOC IN RURE, CAELI RORE, FUSIS AEQUIS, PHYSIS AQUIS,<br />

SOLUM FRACTUM, REDDIT FRUCTUM, DUM CUM SALE<br />

NITRI, AC SOLE, SURGUNT FUMI SPARSI FIMI. ISTUD NEMUS,<br />

PARVUS NUMUS, TENET FORMA SEMPER FIRMA, DUM SUNT<br />

ORTE SINE ARTE VITES, PYRA, ET POMA PURA. HABENS<br />

LACUM, PROPE LUCUM, UBI LUPUS NON, SED LEPUS SEPE<br />

LUDIT; DUM NON LAEDIT MITES OVES, ATQUE AVES; CANIS<br />

CUSTOS INTER CASTOS AGNOS FERAS MITTIT FORAS, ET<br />

EST AEGRI HUJUS AGRI AER SOLUS VERA SALUS. REPLENS<br />

HERBIS VIAS VRBIS. SULCI SATI DANT PRO SITI SCYPHOS<br />

VINI. INTRO VENI, VIR NON VANUS. EXTRA VENUS. VOBIS,<br />

FURES, CLAUDO FORES. LABE LOTUS, BIBAS LAETUS MERI<br />

MARE, BACCHI MORE. INTER VVAS, Sl VIS, OVAS, ET QUOD<br />

CUPIS, GRATIS CAPIS. TIBI PARO, CORDE PURO, QUICQUID<br />

PUTAS, A ME PETAS. DANT HIC APES CLARAS OPES.<br />

DULCIS MELLIS, SEMPER MOLLIS. HIC IN SYLVAE UMBRA<br />

44


LA PORTA ERMETICA<br />

SALVE TU, QUI LUGES. NUNC Sl LEGES NOTAS ISTAS, STANS<br />

HIC AESTAS, VERE MISTA; FRONTE MOESTA NUNQUAM FLE-<br />

RES; INTER FLORES Sl MANERES, NEC MANAKES INTER FLE-<br />

TUS, DUM HIC FLATUS AURAE SPIRANT, UNDE SPERANT<br />

MESTAE MENTES INTER MONTES, INTER COLLES, INTER<br />

CALLES, ET IN VALLE HUJUS VILLAE, UBI VALLUS CLAUDIT<br />

VELLUS. BONUM OMEN, SEMPER AMEN. ETIAM PETRAE<br />

DUM A PUTRE SURGUNT PATRE, ITA NOTAS, HIC VIX NATUS,<br />

IN HAC PORTA, LUTO PARTA, TEMPUS RIDET, BREVI RODET<br />

In questa villa, rugiada di cielo, dai campi arati e dalle acque correnti,<br />

la terra dissodata da frutto, mentre per il salnitro e per il sole s'alza<br />

il fumo dal letame sparso. Questo bosco, di poca entità, immutabile<br />

conserva sempre l'aspetto, mentre sono nati spontaneamente, viti, peri<br />

e frutti schietti. E vi e un lago vicino al bosco, dove non il lupo, ma la<br />

lepre gioca spesso; e non lede le pecore miti e gli uccelli; il cane custode<br />

fra gli agnelli innocenti mette in fuga le fiere, e soltanto l'aria di questa<br />

campagna e mezzo di guarigione per il malato, e riempie di verdure le<br />

vie <strong>del</strong>la città.<br />

I solchi coltivati danno coppe di vino, per la sete. Entra, uomo sincero.<br />

Fuori [resti] Venere. A voi, ladri, chiudo le porte. Bevi lieto, a profusione,<br />

vino sincero, secondo il costume di Bacco.<br />

Tra le uve, se tu vuoi, esulta, e prendi liberamente tutto ciò che<br />

desideri.<br />

A te preparo, con cuore schietto, qualunque cosa tu voglia chiedermi.<br />

Qui le chiare api forniscono in abbondanza dolce miele, sempre<br />

morbido.<br />

Salve a te, che qui piangi nell'ombra <strong>del</strong>la selva. Se leggi ora questi<br />

segni, stando qui l'estate mista alla primavera; mai piangeresti con la<br />

fronte mesta, se restassi fra i fiori, ne gronderesti di lacrime, mentre qui<br />

soffiano le brezze, donde le anime malinconiche sperano fra i monti,<br />

fra i colli, fra i sentieri, e nella vallata di questa villa, dove una palizzata<br />

recinge le pecore. Ti faccio buon augurio, così sia per sempre.<br />

Ma tu, appena lo potrai, scrivi qui, su questa porta, generata dal<br />

fango —perché le pietre nascono dalla putrefazione— che il tempo<br />

45


LA PORTA ERMETICA<br />

sorride amabilmente ma in breve tempo distrugge ogni cosa.<br />

QUARTA EPIGRAFE<br />

(Era collocata sopra la porta di ingresso nella sala al piano terreno<br />

dentro un disco sostenuto da due geni alati).<br />

AQVA A QVA HORTI IRRIGANTVR<br />

NON EST AQVA A QVA HORTI ALVNTVR<br />

L'acqua dalla quale gli orti sono irrigati non e l'acqua dalla quale<br />

sono alimentati<br />

§QUINTA EPIGRAFE<br />

(era collocata sopra la porta laterale a destra.)<br />

CVM SOLO SALE ET SOLE SILE<br />

Resta tranquillo con il solo sale e con il sole<br />

SOPHORVM LAPIS NON DATVR LVPIS<br />

La Pietra dei Saggi non é data ai lupi<br />

SESTA EPIGRAFE<br />

(era collocata Sopra l'altra Porta Laterale alla sinistra).<br />

QVI POTENTI NATVRÆ ARCANA REVELAT MORTEM<br />

QVÆRIT<br />

Colui che rivela gli arcani <strong>del</strong>la natura al potente, cerca egli stesso la<br />

morte<br />

HODIE PECVNIA EMITVR SPVRIA NOBILITAS SED NON<br />

LEGITIMA SAPIENTIA<br />

Oggi col denaro si compra una nobilta fittizia ma non l'autentica<br />

sapienza.<br />

E con questa ultima massima chiudiamo questa piccola finestra<br />

aperta sull’ignoto notando che le cose da allora non sono cambiate<br />

46


LA PORTA ERMETICA<br />

molto.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

- Guida <strong>del</strong> Touring Club di Roma<br />

- Pirrotta Luciano, La porta ermetica, Atanor Roma<br />

- Bormia P. La porta magica “in Luce ed ombra”, Roma<br />

- Guenon R. I Simboli <strong>del</strong>la scienza sacra A<strong>del</strong>fi Milano 1971<br />

- Evola J., la tradizione ermetica, mediterranee Roma 1971<br />

47


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

William Blake, Gli amanti<br />

(immagine allegorica <strong>del</strong>la esperienza iniziatica <strong>del</strong>la percezione <strong>del</strong> nostro doppio<br />

spirituale e di tutte le incarnazioni vissute)<br />

48


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

(QUEL CHE ACCADE IN OCCIDENTE)<br />

Quando si parla di iniziazione la fantasia evoca immagini arcaiche<br />

e fantasiose ma se ne parla molto senza riuscire ad inquadrare il problema.<br />

La situazione è fin troppo evidente, ogni tradizione iniziatica<br />

impone il silenzio all’adepto, e questo vale anche per le esperienze<br />

provate durante la cerimonia, per timore che qualcosa sia intellegibile<br />

circa il cerimoniale. In alchimia, in massoneria nelle tradizioni nelle<br />

tradizioni medio-orientali, ma anche nel neoplatonismo o nei misteri<br />

isiaci od eleusini, le esperienze sono verosimilmente le stesse.<br />

Provvederemo a fare una sorta di “collage” in modo da indurre nel lettore<br />

un percezione pratica senza però violare la consegna <strong>del</strong> silenzio.<br />

Dopo esserci chiesti che cosa si prova durante una iniziazione ci dobbiamo<br />

chiedere quanto reali sono queste esperienze. E’ infatti fondamentale<br />

capire se quello che viene provato è reale ma trascende l’esperienza<br />

fisica materiale o è prodotto di scarto <strong>del</strong>la mente. Inoltre dobbiamo<br />

escludere tutto ciò che possa essere patologico, poi dobbiamo<br />

escludere tutto ciò che è esperienza quotidiana qualcosa di “già visto”,<br />

ed infine tutto ciò che può essere provocato con sostanze intossicanti o<br />

al<strong>luci</strong>nanti. In oriente dove non si va per il sottile abbiamo sentito dire<br />

che la ganjia (particolare canapa indiana) sarebbe il primo passo per il<br />

samadhi e molti consumano la “Buddha grass” (l’erba <strong>del</strong> Buddha), che<br />

lo possiamo tranquillamente considerare un fast-food <strong>del</strong>lo spirito.<br />

<strong>Le</strong> esperienze spirituali, quelle vere, non sono solo un’esperienza<br />

interiore , ma anche una esteriore perché sono fortemente evolutive,<br />

e procedono verso quello che Jung chiamava il processo di individualizzazione.<br />

Con una esperienza spirituale cambiamo esteriormente, le<br />

persone che ci sono vicine lo notano immediatamente perché è<br />

49


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

impossibile tener nascoste questo mutamento.<br />

Avviandoci ad esplorare questo ambito dobbiamo prima di tutto<br />

stabilire dei punti di riferimento e due cose sono fondamentali:<br />

1) La fisiologia animico-spirituale <strong>del</strong>l’ uomo è grosso modo uguale<br />

per tutti. fatto salvo il diverso grado evolutivo.<br />

2) La medesima esperienza spirituale può essere percepita in<br />

maniera diversa a seconda <strong>del</strong>l’ ambito culturale in cui ci troviamo.<br />

3) La nostra coscienza di veglia interpreta l’esperienza spirituale che<br />

stiamo vivendo, ed infatti cerca di ricondurre ciò che percepiamo in una<br />

sorta di compromesso con esperienze sensorie e razionali consuete.<br />

Per iniziare il nostro percorso partiamo da lontano, dall’iniziazione<br />

Isiaca di Apuleio.<br />

<strong>Le</strong>ggiamo nel libro l’asino d’oro<br />

<br />

Non ci sono descrizioni dirette <strong>del</strong>le iniziazioni pitagoree perché<br />

la consegna <strong>del</strong> segreto era rigidissima. Però qualcuno con l’artificio<br />

50


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

ha comunque raccontato queste esperienze,<br />

Plutarco ha più volte descritto l’esperienza mistica utilizzando<br />

l’artificio <strong>del</strong> racconto o <strong>del</strong> mito. La simbologia di questa tradizione<br />

ruota metaforicamente attorno all’uscita da corpo fisico ed al cosiddetto<br />

“ciclo <strong>del</strong>l’anno cosmico” in cui le anime migrano per i vari<br />

piani <strong>del</strong>l’esistenza. Ma sentiamo come descrive, indirettamente una<br />

esperienza di iniziazione.<br />

Nel mito di Tespesio da Soloi, così viene descritto: “la sua anima<br />

sortì dal corpo ed egli ebbe la sensazione che può provare un pilota<br />

precipitato dalla sua nave nel profondo <strong>del</strong> mare. e poi prosegue,<br />

“Egli respirò profondamente e la sua anima si aprì come un unico<br />

occhio”.<br />

Bellissima sensazione prima il tuffarsi nelle profondità <strong>del</strong>l’io poi<br />

il riemergere slanciarsi in alto ed espandere la coscienza fino ad avere<br />

una visione sferica in ogni dimensione. Questa è già una iniziazione<br />

molto avanzata.<br />

Nel “Sogno di Timarco”, l’autore dice >.<br />

Per quanto riguarda l’aspetto <strong>del</strong>l’anima che esce dal corpo fisico,<br />

dobbiamo dire che l’iniziazione oltre a vedere diversi se stessi fa<br />

vedere diversi anche gli altri, gli iniziati intendo. La vista <strong>del</strong>l’altrui<br />

aurea in forma completa può dare l’impressione di una fiamma.<br />

L’autore ci dice che é come una fiamma e come una bolla di fuoco<br />

che ha in se una specie di forza umana. Si può distinguerle l’una<br />

dall’altra? Plutarco dice di si, e si vedrà in particolare, Tespesio da<br />

Soloi chiamarne altre con i loro nomi. l’anima si schiude in seguito,<br />

alla sua liberazione, acquista una possanza completa, una più grande<br />

espansione. Come diceva Pitagora: .<br />

Per questo che c’è una analogia così stretta fra i termini greci che<br />

significano e (Teleutan e telein), e nuovamente<br />

c’è il gioco <strong>del</strong>l’ambivalenza tra morte fisica e morte iniziatica.<br />

Un’altra esperienza iniziatica ce la racconta Eraclide Pontico, che ci<br />

51


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

Albiome di william Blake<br />

(la percezione umana si espande oltre i limiti <strong>del</strong> corpo fisico)<br />

52


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

parla di un certo “Empedotimo” il quale, cacciando insieme agli altri in<br />

un bosco, era rimasto solo in pieno mezzogiorno (l’ora <strong>del</strong>le visioni) e si<br />

imbatté nell’apparizione di Plutone e Persefone. Fu rapito dalla luce che<br />

girava in cerchio intorno agli dei e vide attraverso di essa tutta la verità<br />

sulle anime, in visioni concentriche percepite con gli occhi. Ribadiamo<br />

che le descrizioni sono verosimilmente esperienze dirette degli autori e<br />

raccontate con il pretesto <strong>del</strong> racconto. Questa visione è completamente<br />

diversa dalle precedenti, infatti è più bassa come livello e lascia presupporre<br />

una invasione da parte <strong>del</strong>l’inconscio inferiore <strong>del</strong> normale stato di<br />

coscienza. Diciamo questo non perché le divinità ctonie siano indice di<br />

esperienza “under” ma perche la rotazione <strong>del</strong>la luce e la vertigine oggettiva<br />

è indizio di una contaminazione <strong>del</strong> subcosciente. Abbiamo dunque<br />

una prima rapida inquadratura <strong>del</strong>le esperienze iniziatiche occidentali,<br />

ma dobbiamo tener presente che quelle attuali non sono molto dissimili.<br />

L’esperienza che un iniziato all’Alchìmia la dobbiamo considerare come<br />

lo Yoga o il Lamaismo occidentale, e differisce probabilmente solo per<br />

l’inquadramento culturale in cui oggi ci veniamo a trovare.<br />

Confrontiamo ora le esperienze summenzionate con altre contemporanee<br />

ma orientali.<br />

Parliamo adesso di un personaggio storico che in Tibet è considerato<br />

simile a Cristo, Milarepa. Sentiamo la breve descrizione che fa<br />

<strong>del</strong>la parte centrale <strong>del</strong>la sua cerimonia di iniziazione:<br />

.<br />

Sentiamo ora cosa scrive Paramahamsa Yogananda nella sua autobiografia,<br />

parlando <strong>del</strong>la iniziazione:<br />


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

De Marolles, Tableaux du Temple de muses (1655)<br />

(i contrari scatenati dal caos)<br />

54


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

di fluida e penetrantissima luce da ogni mio poro. La carne era come<br />

morta eppure nella mia intensa consapevolezza sentivo che mai<br />

prima di allora ero stato completamente vivo. il mio senso di identità<br />

non era più limitato da un corpo ma abbracciava tutti gli atomi circostanti............<br />

Conobbi il centro <strong>del</strong>l’empireo, quale punto di percezione<br />

intuitiva nel mio cuore. Uno splendore irradiante sorgeva dal<br />

mio nucleo e si estendeva su ogni parte <strong>del</strong>la struttura universale. >><br />

Per ultima vogliamo riferire di un esperienza iniziatica “sufi” vissuta<br />

in nord-Africa questa è stata riportata da un personaggio che<br />

faceva parte <strong>del</strong> “Gruppo di Ur” che si firmava con lo pseudonimo di<br />

“Gallus”. Il gruppo fondato da Evola era molto attivo prima e dopo<br />

la seconda guerra mondiale. sentiamo cosa dice il protagonista.<br />

.<br />

Esperienza stimolante non c’è che dire, soltanto che le tre percezioni<br />

avrebbero dovuto andare in senso inverso. Misteri <strong>del</strong>l’esoterismo.<br />

Spero che il lettore abbia in qualche modo afferrato quel che volevamo<br />

dire cioè che non importa quale metodo utilizziamo, ma le<br />

esperienze comunque portano nella stressa direzione. Non è questa<br />

però la sede di approfondimento, abbiamo voluto solo fotografare l’inizio<br />

<strong>del</strong> processo. Questo processo va oltre molto oltre.<br />

55


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

Faust davanti allo specchio magico<br />

Acquaforte di Rembrandt (1652 circa)<br />

56


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

- Plutarco, frammenti, Atanor 1996 Roma<br />

- Pitagora; I versi d’oro Atanor 1991 Roma<br />

- I demoni meridiani, R. Caillois Bollati Boringhieri 1998 Torino<br />

- Vita di Milarepa, A<strong>del</strong>phi 1966, Milano<br />

- Autobiografia di uno Yogi di P.Yogananda, Astrolabio 1971 Roma<br />

- Introduzione alla magia a cura <strong>del</strong> Gruppo di Ur, Mediterranee, 1990<br />

Roma<br />

57


ESPERIENZE INIZIATICHE<br />

Quinta essentia, Thurneysser zum thurn (1574)<br />

(Anima mundi)<br />

58


Vola, piccolo gabbiano, vola<br />

Sin dove si fondono cielo e mare,<br />

e vento e onde cantano e piangono<br />

l' accordo <strong>del</strong>la nostalgia.<br />

Vola nella mesta quiete<br />

dove il mare giace silente<br />

sino a quando di te la volontà e la speme<br />

sconfiggeranno lo spazio infinito.<br />

Vola, piccolo gabbiano, da colei<br />

Che più di tutte ti ha amato.<br />

<strong>Le</strong>ggero come un uccello è l'animo mio<br />

Se presto saremo uniti.<br />

Giordano Bruno<br />

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60<br />

Frontespizio <strong>del</strong>l’ Aureus Tractatus De Philosophorum Lapide, M. Merian


nel prossimo numero:<br />

Il rosone gotico come mandala occidentale.<br />

la complessa evoluzione di forme decorative celtiche ha portato alla<br />

costruzione <strong>del</strong> rosone <strong>del</strong>le cattedrali gotiche che ha acquisito la<br />

capacità di rappresentare l’esperienza spirituale.<br />

Il nodo di Salomone<br />

un simbolo ubiquitario scambiato per semplice motivo decorativo<br />

che racchiude in se il simbolismo <strong>del</strong> labirinto.<br />

I rosacroce<br />

Questa antica confraternita molto diffusa in Europa tra il cinque e<br />

seicento, che conserva inalterato il suo simbolismo nell’Ordine<br />

<strong>del</strong>l’Arco Reale di Gerusalemme.<br />

Il diluvio<br />

Diecimila cinquecento anni prima di Cristo un cataclisma su scala<br />

planetaria ha modificato improvvisamente il clima sulla terra. Quello<br />

che quasi tutti i popoli nella loro mitologia chiamano il diluvio. Quali<br />

civiltà sono scomparse quali sono nate.<br />

61


62<br />

Il dio Bez


64<br />

Allegoria <strong>del</strong> “Compagno” in una raffigurazione francese <strong>del</strong> XVIII sec.

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