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Magazine 2010 - Collegio Vescovile Barbarigo

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EX ALUNNI “IN CRONACA”L’avventura di don Dante, direttore di Medici conTra gli ex alunni del <strong>Barbarigo</strong> moltison diventati medici, qualcuno ancheprete, uno prima medico e poi prete:don Dante Carraro, ora direttore di Medicicon l’Africa Cuamm, importante ong internazionaleche quest’anno festeggia i 60 annidi vita e attività. Con questa intervista diamospazio alla sua voce, notando che a raccoglierlaè stata un’altra ex alunna, Anna Talami,responsabile della comunicazione dell’organizzazionedi solidarietà.Caro Don Dante, sei direttore di Medicicon l’Africa Cuamm dal 2008. Entrare a farparte del Cuamm, fino a diventarne direttore,è stata una scelta precisa o piuttostouna sorpresa della vita?Mi è sempre piaciuta la dimensione missionaria.Poi la vita si costruisce giorno dopogiorno, studi e a un certo punto decidi dientrare in seminario dove coltivi la tuaapertura e la tua disponibilità, la offri al vescovo,una volta diventato prete, e un giornoil vescovo ti chiama e ti dice che ha pensatodi inviarti al Cuamm. Quindi non è statauna mia scelta precisa, ma un invito delvescovo a cui ho corrisposto.Diventare direttore è stato un passo seguente,dopo il mio arrivo nel 1994. Mi sono occupatoinizialmente del collegio, poi sonodiventato responsabile delle risorse umane,poi vicedirettore, e alla fine, dopo quasi 15anni di lavoro a fianco di don Luigi Mazzucato,essendo anche lui più avanti nell’età, ilvescovo mi ha chiesto non solo di essere alCuamm, ma di diventarne il direttore, accompagnatoda don Luigi.Come racconteresti il Cuamm a chi non loconosce?Il Cuamm, nato nel 1950, aveva lo scopo diformare medici per i Paesi in via di sviluppocome <strong>Collegio</strong> Universitario AspirantiMedici Missionari. Negli anni ha scelto dioperare particolarmente nel continente africano,da cui il nome Medici con l’Africa.Oggi è la più grande organizzazione italianaper la promozione e la tutela della salutedelle popolazioni africane. Realizza progettia lungo termine in un’ottica di sviluppo,per rendere l’accesso ai servizi sanitari disponibilea tutti, anche ai gruppi più marginalidelle popolazioni.È la storia di uno scambio continuo per farsì che la salute, la cura, la guarigione sianoa portata proprio di tutti. Anche di chi vive26nelle località più povere deipaesi più poveri del mondo.Ancora oggi siamo presenti insei paesi dell’Africa a sud deldeserto del Sahara in Angola,Etiopia, Kenya, Mozambico,Sud Sudan, Tanzania e Uganda.Ti sei formato nel collegio vescovile<strong>Barbarigo</strong> e poi all’universitàlaureandoti in medicinae specializzandoti in cardiologia.La tua vocazione di diventareprete come si inseriscenel tuo percorso di vita?È sicuramente un mistero di Dioinnanzitutto, sono parole umane, ma iniziativae mistero di Dio. Se è vero che un ragazzinodi quarta-quinta elementare sente il desideriodi entrare in seminario, poi la mammagli consiglia di rimanere a casa tranquilloperché è troppo piccolo; poi tra le medie e illiceo, la vocazione non solo sembra attenuarsima scomparire del tutto, passa attraversole crisi adolescenziali e giovanili checiascuno di noi vive, per ritrovarsi a 22-23anni con domande profonde che uno sentedentro e così inizia una ricerca.Inizi a interrogarti, a chiederti: “che vitavuoi”, “verso quale professione ti senti portato”,“in che modo vuoi vivere gli affetti,l’amore che hai”… fino a scoprire che è un’iniziativadel Signore che ti chiama a daretutta la tua vita per Lui. Senti che il rapportocon una donna, il farti una famiglia non sonosufficienti per te e non bastano a rispondereal bisogno di totalità che il Signore tichiede. In questo c’è la vocazione. Non qualcosadi meccanico e semplicistico, ma unprocesso e un cammino di vita con momentichiarissimi e ben delineati in cui c’è Qualcunoche ti chiama.L’essere anche medico si inserisce in questoprocesso di ricerca?Sì, a 19 anni dovendo scegliere l’università,mi chiedevo verso cosa orientarmi. Sicuramenteera molto viva l’idea di fare qualcosaper i poveri, per le persone in difficoltà. Eroincerto tra medicina e legge (per il senso digiustizia, per difendere i più deboli), poi èprevalsa la scelta di medicina per il bisognodi curare le ferite delle persone e del mondo.Quindi sono diventato prima medico,poi cardiologo, il tutto integrato poi dalpasso successivo di diventare prete.Come sono i medici, gli infermieri e i volontariche operano con voi?È gente con una passione importante per ilbene e per il giusto. Si possono definire personefuori dall’ordinario, in questo sensostraordinarie. Perché non ti spieghi il fattoche a 30 o 40 anni, una persona scelga unavita così radicalmente diversa dal normale.Straordinaria anche la ricchezza del cuoreche trovi, il legarsi a queste situazioni e sentireche lì costruisci il tuo pezzo di storia, iltuo pezzo di un Regno e di una giustiziapiù grande. In mezzo a tanta ordinarietà,perché poi ciascuno ha i propri limiti, leproprie frustrazioni, le proprie delusioni,sono persone straordinarie.La tua vita è stata segnata dalla vicenda diuna dottoressa morta per uno strano virusche causava in pochi giorni devastantiemorragie negli organi interni, e di altriche rischiano la vita per amore di chi soffre…Si chiamava Maria Bonino. È morta il 24marzo del 2005 a causa della febbre emorragicadi Marburg, un virus della famigliaebola. Una morte devastante, che l’ha colpitaperché ha deciso di rimanere, fino all’ultimo,a curare i bambini della Pediatria diUige, in Angola, colpiti da queste stranefebbri. Ha combattuto, fino alla fine, la buonabattaglia contro la povertà, la malattia,l’isolamento dal mondo, che toccano tantaparte del continente africano. Maria incarnavamolto bene lo stile e gli obiettivi diMedici con l’Africa Cuamm: il servizio generoso,senza rumore, senza grandi pubblicità,per rispetto della sofferenza, per amoredei poveri, dei più poveri, dell’Africa, comepersone che hanno scelto di chiamarsi e

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