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Relazione tra offender e vittima dalle rivelazioni di uno ... - Vittimologia

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<strong>Relazione</strong> <strong>tra</strong> <strong>offender</strong> e <strong>vittima</strong> <strong>dalle</strong> <strong>rivelazioni</strong> <strong>di</strong> <strong>uno</strong> stupratore seriale e dellesue vittimeVincenzo Mastronar<strong>di</strong>, Serafino Ricci, Luana De Vita, Antonella Pomilla •RiassuntoLa letteratura scientifica sul crimine e sui reati violenti ha focalizzato in modo sempre più specifico la sua attenzionesull’analisi della relazione interpersonale che si instaura <strong>tra</strong> aggressore e <strong>vittima</strong>. L’interazione <strong>tra</strong> <strong>offender</strong>-<strong>vittima</strong> deveessere valutata come una relazione circolare, in cui il significato delle parti è determinato dalla loro rispettiva posizionee valore: “la <strong>vittima</strong>” non è solo prodotto del comportamento dell’<strong>offender</strong>, ma parte <strong>di</strong> una relazione <strong>di</strong>a<strong>di</strong>ca la cuiscomposizione non ci consentirebbe che una lettura parziale dell’evento. La scena del crimine viene dunque osservatanel suo insieme e nel suo <strong>di</strong>venire considerando che la definizione del ruolo delle parti che vi agiscono può essereeffettuata solo nel momento in cui viene consumato il reato ed acquista in questo senso solo valore descrittivo in termini<strong>di</strong> narrazione dei fatti.RésuméLa littérature scientifique sur le crime et les délits violents s’est concentrée de façon de plus en plus spécifique surl’analyse de la relation interpersonnelle entre l’agresseur et la victime. L’interaction entre le délinquant et sa victimedoit être évaluée comme une relation circulaire, où la signification de chaque partie est déterminée par la position et lavaleur de chacun d’entre eux. La « victime » n’est pas seulement le produit du comportement du délinquant, mais faitaussi partie d’une relation dya<strong>di</strong>que dont le désassemblage ne produirait qu’une lecture partielle de l’événement. Lascène de crime est donc observée à la fois dans son ensemble et dans son devenir en considération du fait que ladéfinition du rôle des participants ne peut être donnée qu’au moment de la consommation du crime et qu’elle n’acquiertune valeur descriptive que dans la narration des faits.Abs<strong>tra</strong>ctScientific literature about violent crimes has focused more and more specifically on the analysis of the interpersonalrelationship established between an <strong>offender</strong> and his victim. The interaction between <strong>offender</strong> and victim has to beassessed as a circular relationship, where the importance of the parties is established by their respective value andposition. The “victim” is not only the outcome of the <strong>offender</strong>'s behavior, but it is also part of a dya<strong>di</strong>c relationshipwhose breaking up enables us to only partially read the relevant event. So the crime scene is observed in its whole<strong>di</strong>mension and in its development considering that the definition of the acting parties' role can be given only in themoment when the crime is perpe<strong>tra</strong>ted. Such a definition will then acquire only a descriptive value relating to the factsnarration.1. Quale relazione <strong>tra</strong> <strong>vittima</strong> e <strong>offender</strong>?La letteratura scientifica sul crimine e sui reativiolenti ha focalizzato in modo sempre piùspecifico la sua attenzione sull’analisi dellarelazione interpersonale che si instaura <strong>tra</strong>aggressore e <strong>vittima</strong>. L’osservazione <strong>di</strong> un sistemain cui interagiscono due soggetti – criminale e<strong>vittima</strong> - si limita alla descrizione <strong>di</strong> unasituazione in cui le <strong>di</strong>verse posizioni sono ilrisultato <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> interazione all’interno<strong>di</strong> quel sistema e non prevede alcun processo <strong>di</strong>giu<strong>di</strong>zio valutativo. L’attenzione deve dunqueessere rivolta alle <strong>di</strong>namiche che sottendono ilprocesso <strong>di</strong> vittimizzazione con particolare• Mastronar<strong>di</strong> V. – Psichia<strong>tra</strong>, criminologo clinico, titolare della Cattedra <strong>di</strong> Psicopatologia forense - SapienzaUniversità <strong>di</strong> Roma;Ricci S. - Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore, professoreassociato confermato - Sapienza Università <strong>di</strong> Roma;De Vita L. - Secondo Centro Psicoterapia Cognitiva, Roma;Pomilla A. - Psicologo clinico, criminologo, testista, Dottoranda <strong>di</strong> Ricerca in Psichiatria – Assegnista <strong>di</strong> Ricerca c/oCattedra <strong>di</strong> Psicopatologia Forense – Sapienza Università <strong>di</strong> Roma.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 48


interesse al “come” la <strong>vittima</strong> en<strong>tra</strong> nella genesidel reato, alle <strong>di</strong>verse s<strong>tra</strong>tegie <strong>di</strong> reazione, allanatura e alla rilevanza del <strong>tra</strong>uma subito,guardando al comportamento vittimogenico dalpunto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>agnostico, preventivo e riparativo.Sempre attuali, infatti, sono i concetti <strong>di</strong>vittimologia espressi da Von Hentig (1948), siaper quanto riguarda la <strong>di</strong>ade criminale “autore e<strong>vittima</strong>”, per il quale non si nasce <strong>vittima</strong> ocriminale, ma sono gli eventi a determinare i ruoli,sia per l’attenzione alla relazione <strong>tra</strong> i due soggetticoinvolti - “concetto <strong>di</strong> rapporto <strong>vittima</strong>aggressore”,per cui è essenziale la valutazionedell’aspetto sistemico-relazionale <strong>tra</strong> i due.L'approccio sistemico si è configurato fin daglianni ’50 e fa riferimento al Para<strong>di</strong>gma dellaComplessità” o “Teoria dei Sistemi Complessi”che deriva <strong>dalle</strong> <strong>di</strong>scussioni nate nella secondametà dell’Ottocento sui principi dellatermo<strong>di</strong>namica e dell’entropia e si afferma neiprimi anni del Novecento come campointer<strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> conoscenza in<strong>di</strong>versi ambiti <strong>di</strong>sciplinari. Al riduzionismoscientifico, che si è concen<strong>tra</strong>to sullascomposizione dei fenomeni in semplici partiosservabili in termini processuali lineari <strong>di</strong>“causalità”, si con<strong>tra</strong>ppone la complessità checonnota un sistema in cui tutte le parti sono in unarete <strong>di</strong> relazioni e sono, a loro volta, costituiti dasottosistemi con proprie caratteristiche. Unsistema può essere osservato solo in modoolistico, si <strong>tra</strong>tta dell’analisi del tutto e dell’analisidella funzione della parti che interagiscono, la cuiinterazione genera <strong>di</strong>namiche d’insiemecompletamente <strong>di</strong>verse da quella delle singoliparti. E’ la meccanica quantistica dei primi del‘900 a portare l’attacco al principio “causaeffetto”,fondante del riduzionismo. Heisenberg<strong>di</strong>mos<strong>tra</strong>, infatti, l’impossibilità <strong>di</strong> misurare ilpresente <strong>di</strong> un sistema in tutti i suoi aspetticontemporaneamente. La cibernetica, invece,introducendo il concetto <strong>di</strong> retroazione dell’effettosulla causa ha proposto il principio della causalitàcircolare dei fenomeni osservabili. Il punto <strong>di</strong>vista psicologico sistemico, derivante appuntodalla Teoria Generali dei Sistemi, nelle relazioniumane si basa sull’assunto <strong>di</strong> base che tutto ècomunicazione, anche l’apparente noncomunicazione e si basa su tre puntiimprescin<strong>di</strong>bili: il cambiamento <strong>di</strong> una parteproduce un cambiamento <strong>di</strong> tutto un sistema, ogniparte del sistema è influenzata da qualsiasi al<strong>tra</strong>parte del sistema (causalità circolare),l’equifinalità, per cui ogni sistema è la migliorespiegazione <strong>di</strong> se stesso perché sono i parametridel sistema a prevalere sulle con<strong>di</strong>zioni che hannogenerato il sistema stesso, sicché stessi risultatipossono avere origini <strong>di</strong>verse e stesse cause nonproducono gli stessi effetti e viceversa.In riferimento dunque alla relazione sistemica <strong>tra</strong><strong>offender</strong>-<strong>vittima</strong> questa deve essere valutata comeuna relazione circolare, in cui il significato delleparti è determinato dalla loro rispettiva posizionee valore, “la <strong>vittima</strong>” non è solo prodotto delcomportamento dell’<strong>offender</strong> ma parte <strong>di</strong> unarelazione <strong>di</strong>a<strong>di</strong>ca la cui scomposizione non ciconsentirebbe che una lettura parziale dell’evento.La scena del crimine viene dunque osservata nelsuo insieme e nel suo <strong>di</strong>venire considerando che ladefinizione del ruolo delle parti che vi agisconopuò essere definita solo nel momento in cui vieneconsumato il reato ed acquista in questo sensosolo valore descrittivo in termini <strong>di</strong> narrazione deifatti. Nella scena del crimine hanno interagitoRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 49


due soggetti, i <strong>di</strong>versi ruoli che occupano sono ilrisultato dell’interruzione e/o della risoluzione <strong>di</strong>quel processo <strong>di</strong> interazione circolare all’interno<strong>di</strong> un sistema, un sistema cui ha partecipatoattivamente anche la <strong>vittima</strong> ed eventuali altrisoggetti presenti sulla scena. La relazione <strong>tra</strong><strong>vittima</strong> e <strong>offender</strong> verrà dunque osservata nellasua complessità tentando <strong>di</strong> esplorare i processiche sottendono la percezione <strong>di</strong> realtà e icomportamenti <strong>di</strong> risposta dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>osservazione della <strong>vittima</strong>, delle sue modalità <strong>di</strong>coping e <strong>di</strong> comunicazione. Von Hentig ha ilmerito <strong>di</strong> aver per primo osservato chefrequentemente esiste reciprocità nel legame chesi stabilisce <strong>tra</strong> agente e <strong>vittima</strong>, elaborando ilconcetto <strong>di</strong> “relazione” <strong>tra</strong> criminale e <strong>vittima</strong>.Così avviene il passaggio storico in cui lo stu<strong>di</strong>oscientifico del crimine smette <strong>di</strong> essere orientatosolo sull’autore del reato così come la relazione<strong>tra</strong> criminale e <strong>vittima</strong> non è più letta solo in unaprospettiva uni<strong>di</strong>mensionale come <strong>tra</strong> “soggetto eoggetto”. Da questo punto <strong>di</strong> vista ricor<strong>di</strong>amoanche il lavoro <strong>di</strong> M. Wolfgang che nel 1958coniò il termine <strong>di</strong> “victim-precipitation”,analizzando 588 omici<strong>di</strong> <strong>tra</strong>tti dagli archivi dellapolizia <strong>di</strong> Filadelfia dal 1948 al 1952, si concentròsoprattutto sui casi in cui la <strong>vittima</strong> fosse stata laprima a mettere in atto un’azione violenta neiconfronti del suo aggressore: «casi in cui sarebbestata proprio la <strong>vittima</strong> a determinare il propriorischio <strong>di</strong> vittimizzazione».Tra le più recenti teorizzazioni da questo punto <strong>di</strong>vista ricor<strong>di</strong>amo la teoria elaborata da Sparks(1982) che considera l’importanza <strong>di</strong> sei fattori inambito vittimologico: 1) Vulnerabilità (riguardasoggetti ad alto rischio <strong>di</strong> vittimizzazione); 2)Opportunità (si riferisce alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> unbene); 3) At<strong>tra</strong>zione (si riferisce alla tentazioneche un certo bene esercita sul criminale); 4)Facilitazione (in<strong>di</strong>ca una situazione rischiosacreata dai comportamenti della <strong>vittima</strong> pernegligenza ed imprudenza); 5) Precipitazione(concetto già analizzato); 6) Impunità (in<strong>di</strong>casituazioni in cui la <strong>vittima</strong> è improbabile chedenunci l’evento). I fattori della “victimprecipitation” come componenti dell’azionecriminale sono importanti, ma non sononaturalmente da considerarsi la causa scatenantedel crimine, l’oggetto <strong>di</strong> interesse scientifico è ilrapporto <strong>tra</strong> aggressore e <strong>vittima</strong>. In ambitovittimologico concetti <strong>di</strong> “criminalità scatenata,facilitata, iniziata, causata o consentita” dalla<strong>vittima</strong> non implicano assolutamente attribuzione<strong>di</strong> responsabilità alla <strong>vittima</strong> stessa, interessanosolo in termini <strong>di</strong> “agito” all’interno <strong>di</strong> unarelazione <strong>di</strong>a<strong>di</strong>ca <strong>tra</strong> “autore del reato-<strong>vittima</strong>” nelcontesto della scena del crimine che in un’otticasistemica non può che tenere conto <strong>di</strong> tutte le partiin termini <strong>di</strong> processualità e circolarità nelcontesto dell’azione criminale. Sarebbe altrimentiimpossibile tentare <strong>di</strong> spiegare/comprendere ilcomportamento criminale senza valutare lapsico<strong>di</strong>namica degli attori principali (autore<strong>vittima</strong>)in relazione <strong>tra</strong> loro e la socio-<strong>di</strong>namicadella situazione.Il concetto <strong>di</strong> “reato scatenato dalla <strong>vittima</strong>” nellostu<strong>di</strong>o eziologico del comportamento criminalenon ha nulla a che fare con il concetto giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong>“provocazione della <strong>vittima</strong>” utilizzato in ambitogiuri<strong>di</strong>co-penale, la maggior parte delle vittime,secondo B. Mendelsohn, considerato autore deltermine “vittimologia”, non giocano un ruoloattivo nella loro “vittimizzazione” e in<strong>di</strong>viduanella causa più importante del ruolo <strong>di</strong> <strong>vittima</strong>Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 50


l’incapacità d’integrazione degli eventi almomento cruciale: default d’attenzione,interpretazione sbagliata della situazione etc.,proponendo, sul piano legale, che la<strong>di</strong>mos<strong>tra</strong>zione dell’incapacità della <strong>vittima</strong> <strong>di</strong> uncrimine fosse considerata aggravante per l’autoredel reato. Mendelsohn (1968) <strong>tra</strong>tteggiò una serie<strong>di</strong> vittime dai <strong>tra</strong>tti peculiari: quellecompletamente innocenti (con preciso riferimentoai minori e a chi versa in <strong>uno</strong> stato <strong>di</strong> incoscienza;nozione <strong>di</strong> imputabilità e <strong>di</strong> “capacità <strong>di</strong> intenderee <strong>di</strong> volere”) , con colpa lieve o scarsamenteconsapevole, quelle colpevoli quanto l’aggressore(o <strong>vittima</strong> volontaria), più colpevolidell’aggressore (provocatrice ed imprudente),assolutamente colpevoli (aggressore ucciso dallapersona aggre<strong>di</strong>ta per legittima <strong>di</strong>fesa), <strong>vittima</strong>simulatrice o immaginaria.2. I tre concetti fondamentali <strong>di</strong> Von Hentig.Henri Ellenberger <strong>di</strong>ede un ulteriore contribuitoallo stu<strong>di</strong>o della relazione <strong>tra</strong> autore del reato<strong>vittima</strong>riprendendo i tre concetti fondamentali <strong>di</strong>Von Hentig: concetto <strong>di</strong> criminale-<strong>vittima</strong>;concetto <strong>di</strong> <strong>vittima</strong> latente (potenziale); concetto<strong>di</strong> rapporto <strong>vittima</strong>-aggressore, per cui èessenziale l’aspetto sistemico-relazionale <strong>tra</strong> i due.Nel suo stu<strong>di</strong>o, egli approfon<strong>di</strong>sce l’aspetto del“ruolo” che viene definito dagli eventi e dellapossibile inversione dei ruoli (bimbo <strong>vittima</strong> <strong>di</strong>abusi che da adulta abusa <strong>di</strong> bambini) ocoincidenza <strong>di</strong> ruolo (incidente d’auto o suici<strong>di</strong>o),approfon<strong>di</strong>sce il concetto <strong>di</strong> <strong>vittima</strong> latente, unaspecie <strong>di</strong> “<strong>vittima</strong> ideale” in<strong>di</strong>cando i fattoripre<strong>di</strong>sponenti: età (minori e anziani), professione,psicopatologia (han<strong>di</strong>cap mentale o fisico, droga,etc.), status sociale (s<strong>tra</strong>nieri, immigrati,minoranze, soggetti isolati senza rete familiare),situazione <strong>di</strong> vita (intesa proprio come storia <strong>di</strong>vita).Infine, analizza la relazione specifica “criminale<strong>vittima</strong>”non solo in termini <strong>di</strong> reciprocità macercando <strong>di</strong> evidenziarne gli aspetti psicologicipeculiari concen<strong>tra</strong>ndosi soprattutto sulla <strong>vittima</strong>in relazione all’aggressore, sulle componentipsicologiche che muovono il comportamento della<strong>vittima</strong> in relazione con l’aggressore. Il crimine èosservato come processo e sistema <strong>di</strong> scambi incui il passato e presente della <strong>di</strong>ade criminale siincrociano costantemente con il futuro <strong>di</strong>en<strong>tra</strong>mbe: 1) La pura relazione nevrotica; 2) Larelazione psicobiologica, che in<strong>di</strong>ca l’at<strong>tra</strong>zionereciproca <strong>di</strong> due caratteri costituzionalmentecomplementari; 3) La relazione genobiologica,che in<strong>di</strong>ca l’at<strong>tra</strong>zione reciproca basata suun’ere<strong>di</strong>tà similare.Con Ezzat Fattah la vittimologia en<strong>tra</strong> in una fasesuccessiva, più matura, riconfermando la<strong>di</strong>stribuzione del rischio <strong>di</strong> vittimizzazione nonuniforme nella popolazione. Egli porràl’attenzione sui fattori pre<strong>di</strong>sponenti(vulnerabilità, provocazione, fattori precipitanti),iniziando lo stu<strong>di</strong>o statistico della vittimizzazionecon particolare attenzione ai servizi <strong>di</strong> assistenza,aiuto, risarcimento alla <strong>vittima</strong>. A Fattah va ilmerito <strong>di</strong> aver <strong>tra</strong>ghettato la vittimologia dallaprima fase <strong>di</strong> sviluppo alla sua evoluzione: «unavittimologia scientifica in<strong>di</strong>rizzata allo stu<strong>di</strong>o deifattori vittimologici e criminogeni, che facciadella <strong>vittima</strong> un soggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, non <strong>uno</strong>slogan». Quella delineata da Von Hentig, Fattah edall’italiano Gulotta è nota col termine <strong>di</strong>vittimologia criminale in cui la definizione <strong>di</strong><strong>vittima</strong> <strong>di</strong>pende dalla definizione legale <strong>di</strong> ciò cheRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 51


costituisce reato, implicando l’evidentesubor<strong>di</strong>nazione della <strong>di</strong>sciplina vittimologica al<strong>di</strong>ritto e alla criminologia.Nell’ottica della più moderna vittimologia, la<strong>di</strong>ade autore-<strong>vittima</strong> continua ad essere oggetto <strong>di</strong>attenzione, ma non più per indagarne il solo ruolocausale quanto per concen<strong>tra</strong>rsi suicomportamenti reciproci e percezione reciprocanell’ambito del fatto criminale e questo sia intermini <strong>di</strong> “Crimino<strong>di</strong>namica” - ovvero “come”avviene l’interazione <strong>tra</strong> autore-<strong>vittima</strong> nonnell’evento criminale in sé stesso quanto nel“momento antecedente” per spiegare la <strong>di</strong>namicadella scelta del tipo <strong>di</strong> reato, del momento e dellemodalità – che in termini <strong>di</strong> Criminogenesi - il“perché” dell’interazione criminale at<strong>tra</strong>versol’analisi dell’interazione <strong>tra</strong> <strong>vittima</strong> e autore, dellerelazioni possibili o esistenti <strong>tra</strong> i due attori edell’ambiente in cui si consuma il reato,focalizzandosi sugli atteggiamenti intercorrenti <strong>tra</strong>soggettivo attivo e passivo e sulla reciprocapercezione nonché su come questa interazione hainterferito con il reato stesso, se si è consumato ocon il solo tentativo <strong>di</strong> reato. In questo lavorointen<strong>di</strong>amo concen<strong>tra</strong>rci, in un’otticacriminogenica, proprio sulle modalità <strong>di</strong>interazione della “<strong>vittima</strong>”, concen<strong>tra</strong>ndoci su uncaso <strong>di</strong> “stupratore seriale” italiano e analizzandole “reazioni” della <strong>vittima</strong> 1 .3. I quattro profili del sex-<strong>offender</strong>.Uno stupratore si definisce seriale quando stupra 3o più volte e, nel caso che andremo a valutare,l’autore si è reso responsabile <strong>di</strong> circa 50 stupri(35 denunciati) nel periodo <strong>tra</strong> il 1973 e il 1996: laprima serie <strong>di</strong> stupri risale al 1973 (il reo avevapoco più <strong>di</strong> 18 anni); la seconda serie nel1981/1982; la terza nel 1990; la quarta ed ultimanel 1996.Per quanto riguarda l’autore <strong>di</strong> reato <strong>di</strong> stupro,possiamo riconoscere quattro profili <strong>di</strong> sex<strong>offender</strong>secondo il modello <strong>di</strong> Knight (1985)adattato al modello italiano da Mastronar<strong>di</strong> V. ePalermo G.: 1) lo “stupratore impulsivoaggressivo” (antisociale, alla ricerca delparticolare momento da sfruttare); 2) lo stupratorerassicurante o “stupratore gentiluomo”(reassicurance compensation rapist): ha scarsaautostima, si sente inadeguato e il suocomportamento esprime potere rassicurante versola <strong>vittima</strong> o compensation rapist; 3) lo “stupratoredalla rabbia rimossa” (<strong>di</strong>splaced anger), che èfreddo, <strong>di</strong>staccato, assertivo, brutalmenteaggressivo (rabbioso ven<strong>di</strong>cativo o rabbiaven<strong>di</strong>cativa per ragioni in<strong>tra</strong>psichiche <strong>di</strong>antichissima data); 4) lo “stupratore sa<strong>di</strong>co”, checerca <strong>di</strong> canalizzare la sua aggressività, giàcaratterizzata da <strong>tra</strong>tti sa<strong>di</strong>ci, <strong>di</strong> personalità, permezzo del sesso (sex-aggressor-<strong>di</strong>ffusion type),quin<strong>di</strong> sessualmente stimolato dalla suapropensione alla violenza sa<strong>di</strong>ca.E’ utile anche ricordare le tappe tipiche della“catena dell’aggressione” sessuale 2 : 1) Statopsico-fisico e relazionale <strong>di</strong> normalità ; 2)Intrusione da parte <strong>di</strong> elementi del propriobackground (ad es.: <strong>tra</strong>umi infantili irrisolti,percepirsi come una <strong>vittima</strong> degli altri, sentirsiinadeguato, attribuire la propria sofferenza agli1 Bramante A., “Il caso <strong>di</strong> <strong>uno</strong> stupratore seriale”,Psicologia e Giustizia, anno 4, n. 1, Gennaio–Giugno2003.2 Kocsis R., “An empirical assessment of content incriminal psychology profiling”, International journalof <strong>offender</strong> therapy and comparative criminology, 47,2003, pp. 37-46.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 52


altri, etc..); 3) L’insod<strong>di</strong>sfazione determinata daqueste intrusioni fa sì che il soggetto si senta in<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare i propri desideri <strong>di</strong> rivalsa; 4)Si crea <strong>uno</strong> stato <strong>di</strong> semplificazione cognitiva, incui egli comincia a <strong>di</strong>minuire le considerazionirelative ad un’eventuale aggressione; 5)Focalizzandosi sempre più sui propri desideripersonali, comincia a comportarsi in un modo chesi avvicina sempre più all’aggressione: adesempio, elabora fantasie devianti; 6) La<strong>di</strong>storsione cognitiva si focalizza sempre più neiconfronti della <strong>vittima</strong>: essa, adulta o bambina,merita <strong>di</strong> subire la violenza. Da questo puntopartono le azioni concrete che caratterizzanol’aggressione; 7) L’aggressore en<strong>tra</strong> in contattocon la <strong>vittima</strong>; 8) Agisce l’aggressione sessuale;9) Si libera da eventuali pensieri o sensi <strong>di</strong> colpasuccessivi all’aggressione per mezzo <strong>di</strong>razionalizzazioni o <strong>di</strong>niego sull’atto compiuto.I comportamenti comuni a tutti gli autori <strong>di</strong> stuproseriale, oltre ovviamente all’interazione sessualecon la <strong>vittima</strong>, sono le precauzioni adottate,l’utilizzo <strong>di</strong> legacci, il fatto <strong>di</strong> occultare ilcadavere, <strong>di</strong> avere sempre un’arma con sé e nonlasciarla mai sulla scena del crimine.Nel caso che an<strong>di</strong>amo a valutare lo stupratoreseriale, che non ha mai ucciso le sue vittime, hacomunque un suo peculiare “modus operan<strong>di</strong>”sempre uguale, in tutti i casi: aggressione <strong>di</strong> donnesconosciute <strong>tra</strong> 18 e 60 anni; sempre in orarionotturno o prime ore del mattino; si fingeva uncondomino che aveva perso o <strong>di</strong>menticato lechiavi e approfittava della <strong>vittima</strong> per en<strong>tra</strong>re nelpalazzo; una volta dentro le minacciava conun’arma (coccio <strong>di</strong> bottiglia, coltello, punteruolo,forbici e pistola poi rivelatasi giocattolo); lecostringeva ad atti sessuali, <strong>di</strong> libi<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong>congiunzione carnale secondo e contro natura,anche molto umilianti e aggressivi; le rapinava.Ciò che ha reso possibile riconoscere la «stessafirma» è stata una particolare tecnica erotica da luiusata che consisteva nel leccare e succhiare ilpiede destro della <strong>vittima</strong>.4. Dalle rilevazioni <strong>di</strong> <strong>uno</strong> stupratore serialee delle sue vittime.Per quanto riguarda invece le vittime, sulle 50<strong>di</strong>chiarate dall’autore del reato, solo 35 hannopresentato denuncia e raccontato non solo icomportamenti dello stupratore ma, e sono quelliche ci interessano, le loro reazioni durantel’aggressione. La letteratura scientifica si è alungo occupata della psicologia dell’autore delcrimine sessuale e delle s<strong>tra</strong>tegie che sottendonocomportamenti <strong>di</strong> aggressione sessuale, lavittimologia, in particolare, ha in<strong>di</strong>viduato pattern<strong>di</strong> risposta <strong>di</strong>fensiva delle vittime dei sexual<strong>offender</strong>3 :“Fuga” - se possibile è probabilmente la rispostamigliore. Se l’aggressione avviene in un luogomolto isolato, o in caso <strong>di</strong> un aggressione <strong>di</strong>gruppo, potrebbe risultare molto rischiosa,considerando altresì che, per molti aggressori, untentativo <strong>di</strong> sot<strong>tra</strong>rsi all’aggressione potrebbefavorire un aumento significativo dell’aggressivitàdell’attacco.“Resistenza oppositiva verbale” (Verballyconfrontative resistence) – Urlare e sfogare lapropria rabbia al fine <strong>di</strong> attirare l’attenzione su <strong>di</strong>sé (es. "lasciami " oppure "vai via").Sostanzialmente è una s<strong>tra</strong>tegia che mira a3 Bramante A., “Le vittime <strong>di</strong> aggressione sessuale:<strong>di</strong>fferenze comportamentali”, Psicologia e Giustizia,anno III, n. 2, Luglio-Dicembre 2002.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 53


comunicare che non c’è nessuna possibilità che la<strong>vittima</strong> si sottometta.“Resistenza oppositiva fisica” (Physicallyconfrontative resistence) - La reazione fisica puòessere da moderata (svincolarsi, <strong>di</strong>menarsi) amolto violenta (colpire con decisione partivulnerabili dell’aggressore, genitali, volto, golacon intenzioni mortali). E’ una risposta che risente<strong>di</strong> molte variabili: luogo dell’aggressione,possibilità che qualc<strong>uno</strong> accorra in aiuto,<strong>di</strong>mensioni fisiche e potenza fisicadell’aggressore, il grado <strong>di</strong> violenza agitodall’aggressore. Anche in questo caso il rischio èche una reazione violenta della <strong>vittima</strong> favoriscaun aumento della violenza dell’aggressione.“Risposte verbali non confrontative” (Nonconfrontative verbal responses) – tentativicomunicazionali <strong>di</strong> persuadere l’aggressore adesistere (per es. “sono in<strong>di</strong>sposta”), stimolareempatia (tentare <strong>di</strong> in<strong>tra</strong>ttenere unaconversazione), tentare una me<strong>di</strong>azione (per es.“parliamone”) in realtà per prendere tempo al fine<strong>di</strong> valutare opzioni <strong>di</strong> fuga. E’ importantissimotener conto che alcuni “temi” potrebbero produrreeffetti <strong>di</strong>sastrosi (“ho l’aids”, “sono incinta”),rinforzando fantasie patologiche dello stupratoresul fatto che la <strong>vittima</strong> sia “cattiva”, che “meriti”<strong>di</strong> essere stuprata, mentre altri potrebbero rivelarsipreziosi per coinvolgere l’aggressore in un<strong>di</strong>alogo “umanizzante” sincero e limitato allasituazione (“Non ci conosciamo, io non ti ho fattonulla, perché vuoi farmi del male). Un eventualesuccesso potrebbe limitare l’intensità violentadell’aggressione, ma non sembra mai efficace perevitarla.“Resistenza fisica non confrontativa”-(Nonconfrontative physical resistence) - Rispostesia spontanee e reali che “simulate”, dal mutismoallo svenimento (che possono anche esseresimulate), al pianto o alla per<strong>di</strong>ta del controllosfinterico (involontarie e sempre reali).“Sottomissione” – Non è una vera e propria“risposta” <strong>di</strong> attacco o fuga, piuttosto il risultatodella “paralisi” causata dalla paura o prodottadalla convinzione che restare immobili preservidall’aggressione o almeno sia utile a limitarne laviolenza assicurando la sopravvivenza. In realtàl’immobilità, la paralisi potrebbe <strong>tra</strong>dursi, nellafantasia dell’<strong>offender</strong>, in una sorta <strong>di</strong>“<strong>di</strong>sponibilità” e potrebbe ad<strong>di</strong>rittura“amplificare” l’intensità dell’atto aggressivo.Molte donne reagiscono comunque, anche sehanno consapevolezza <strong>di</strong> avere poche possibilità<strong>di</strong> sfuggire all’aggressore, altre con la“sottomissione” pensano <strong>di</strong> riuscire a limitare idanni psichici e fisici, generalmente questocomportamento dovrebbe essere scelto con grandeconsapevolezza, tenendo conto dell’eventuale“senso <strong>di</strong> colpa” che potrebbe insorgereimme<strong>di</strong>atamente dopo l’aggressione per non aver“fatto niente” per evitarla.Analizzando le vittime del caso in esame dellostupratore seriale italiano, su 35 vittime accertate18 si sono, <strong>di</strong> fatto, lasciare stuprare senza alcunareazione o, ad<strong>di</strong>rittura, collaborando.Confermando la ben nota <strong>di</strong>namica reattiva<strong>vittima</strong>le <strong>di</strong> vuoto <strong>di</strong> potere logico, critico,analitico e conseguente immobilismo e/oimmobilizzazione attiva : una <strong>vittima</strong> non accennaalcuna reazione, alla richiesta dell’aggressoreprende la sua auto, guida fino ad un luogoappartato dove viene costretta ripetutamente aviolenza sessuale per più <strong>di</strong> 5 ore; un’al<strong>tra</strong> chiedesolo al suo aggressore <strong>di</strong> posare il coltello con cuiRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 54


la minacciava e subisce ripetutamente violenzasenza alcuna resistenza; un’al<strong>tra</strong> ancora nonreagisce in alcun modo e, dopo alcune ore <strong>di</strong>violenze sessuali ripetute, lo stupratore le or<strong>di</strong>na<strong>di</strong> sdraiarsi per terra e contare fino a cento prima<strong>di</strong> alzarsi e lei obbe<strong>di</strong>sce.Sette vittime, invece, hanno tentato una reazione<strong>di</strong> con<strong>tra</strong>ggressione <strong>di</strong>sorganizzata, oppositiva siaverbale che fisica: una <strong>vittima</strong> alla richiesta <strong>di</strong>masturbazione da parte dell’aggressore reagiscescatenandone l’ira e accentuando la violenzadell’aggressione, la colpisce con il calcio dellapistola, la picchia e la violenta; un’al<strong>tra</strong> donnaurla e si <strong>di</strong>vincola gridando che l’avrebbeassecondato in tutto, nella colluttazione vieneferita e lui fugge; un’al<strong>tra</strong> <strong>vittima</strong> si rifiuta,l’uomo la costringe afferrandola per i capelli, laviolenta e dopo si fa accompagnare al portone etenta <strong>di</strong> violentarla nuovamente.Solo in <strong>di</strong>eci casi le donne sono riuscite a metterein atto una “con<strong>tra</strong>ggressione organizzata”efficace, risposte <strong>di</strong> tipo oppositivoprevalentemente fisico: in un caso, alla richiesta <strong>di</strong>masturbazione, la <strong>vittima</strong> acconsente ma appenalui si <strong>di</strong>s<strong>tra</strong>e, gli morde la mano des<strong>tra</strong> e siimpossessa del coltello costringendolo alla fuga;un’al<strong>tra</strong> donna reagisce urlando e opponendoresistenza, si <strong>di</strong>fende con l'ombrello, dopo 15minuti <strong>di</strong> lotta l'aggressore scappa; una terza<strong>vittima</strong> reagisce con un forte calcio al basso ventree mette in fuga l’aggressore.Nel caso delle risposte prevalentemente verbalisottolineiamo che una <strong>vittima</strong> ha allontanato lostupratore seriale urlando e chiamando aiuto,un’al<strong>tra</strong> si è ribellata fisicamente e alsopraggiungere del rumore <strong>di</strong> un auto ha urlatoall’aggressore che era il marito che arrivava,mettendolo così in fuga e salvandosidall’aggressione.Quali elementi emotivi agiscono nelle reazioni adun’aggressione? Si <strong>tra</strong>tta infatti <strong>di</strong> contesticonnotati da forte stress emotivo: paura, panico,terrore. Si percepisce una minaccia, reale o solopercepita, superiore alla capacità <strong>di</strong> sopportazionein<strong>di</strong>viduale. La “percezione” del pericolo èsoggettiva, ogn<strong>uno</strong> ha la “sua” soglia <strong>di</strong>adattamento al “pericolo”,affrontare unaminaccia può comportare la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> percezione<strong>di</strong> competenza personale, l’incapacità <strong>di</strong> costruirementalmente e concretamente “schemi <strong>di</strong> azione”e implica il vissuto <strong>di</strong> tutti i correlati fisiologicitipici della “paura”.La letteratura internazionale conferma che inme<strong>di</strong>a dal 12% 4 al 50% 5 delle vittime <strong>di</strong> stupronon reagiscono in alcun modo alla violenzarestando “immobili”; in <strong>uno</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Burgess andHolmstrom (1976), il 37% delle vittime <strong>di</strong> stuproaffermò <strong>di</strong> essersi sentita “paralizzata” e“incapace <strong>di</strong> qualsiasi azione” “non poter muovereneanche le gambe”, “congelata”.Per comprendere la natura <strong>di</strong> questa “immobilità”dobbiamo riferirci alla natura involontaria efisiologica della percezione <strong>di</strong> un pericolo,minaccia o costrizione, come una sorta <strong>di</strong> rispostaposturale simil-catatonica, inibizione motoriaelicitata da un evento che terrorizza, una reazionelegata al vissuto emozionale <strong>di</strong> “paura”.La «paura» è un’emozione <strong>di</strong> base, l’organismoattribuisce un’importanza gerarchica adun’emozione legata alla «sicurezza e4 Brickman J. & Briere J., “Incidence of rape andsexual assault in an urban Cana<strong>di</strong>an population”,International Journal of Women's Stu<strong>di</strong>es, vol. 7, n.3A, 1984, pp. 195-206.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 55


sopravvivenza», il sistema nervoso umano èorganizzato per dare la precedenza assoluta alla«paura» rispetto a qualsiasi al<strong>tra</strong> cosa nella mentee nel corpo. L’organismo umano reagisce allapaura con comportamenti fisiologici comuni aglianimali: fiutare il pericolo, allertare l’attenzione,esaminare la situazione, bloccare ogni al<strong>tra</strong>attività. La paura interviene sulla soglia d'allarme,ossia sulla nos<strong>tra</strong> capacità <strong>di</strong> mobilitarci allapresenza <strong>di</strong> un evento (sensibilizzazione). Lereazioni fisiologiche attivate dalla «paura» sono<strong>di</strong>verse da persona a persona nella modalità enell’intensità e <strong>di</strong>pendono dal sistema endocrinoin<strong>di</strong>viduale che può favorire reazione <strong>di</strong>verse dapersona a persona, <strong>dalle</strong> con<strong>di</strong>zioni psicofisichedel momento – debolezza, affaticamento,depressione, malattia – possono influiresignificativamente nella gestione della paura,dalla storia personale <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> sviluppo. Macosa succede nell’essere umano quando provapaura? Innanzitutto si attiva un primo meccanismo<strong>di</strong> tipo “inconscio”, cioè inconsapevole, spontaneoe involontario, che reagisce a qualsiasi stimoloentri nel campo <strong>di</strong> azione valutandone ladannosità: il “circuito primitivo”. Molto rapido epoco preciso, agisce al <strong>di</strong> fuori del <strong>di</strong>rettocontrollo conscio o razionale e ci pre<strong>di</strong>spone alpericolo prima ancora <strong>di</strong> comprendere quale sial’eventuale minaccia. Nella profon<strong>di</strong>tàdell’encefalo, nell’antichissima struttura delsistema limbico – talamo, ipotalamo, ippocampo,amigdala – quest’ultima in particolare sembraessere deputata a memorizzare semplici edelementari ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> sensazioni che abbiamoimparato a temere. L’ipotalamo regola le funzioni5 Amir M., “Forcible rape”, in L.G. Schultz, C.C.Thomas (eds.), Rape Victimology, Springfield IL, 1975,pp. 43-58.automatiche del corpo e la secrezione <strong>di</strong> ormoniimportanti come la “corticotropina” che preparal’organismo all’attacco o alla fuga, tutto ilsistema collabora con una cascata <strong>di</strong> ormoni ealtre sostanze nel corpo e nel cervello:noradrenalina, serotonina, dopamina, acetilcolinae adrenalina che, in <strong>di</strong>verse e “in<strong>di</strong>viduali”combinazioni, determinano <strong>di</strong>fferenti livelli <strong>di</strong>paura. Al secondo livello del processo <strong>di</strong> rispostaalla paura troviamo il “circuito razionale” in cui siprocessano le informazioni in arrivo dai sistemisensoriali at<strong>tra</strong>verso la corteccia che li collega allamemoria (storia personale).Sulla base <strong>di</strong> questaelaborazione è possibile valutare la situazione eadottare una conseguente reazione. Nei lobi dellacorteccia cerebrale, in particolare prefrontale,avviene una sofisticata lettura delle informazioni,un’analisi “razionale” della paura, l’attribuzione<strong>di</strong> significato all’evento e la valutazione dellepossibilità e opzioni: attacco, fuga o altro,«negoziazione» per esempio. Per arrivareall’ultimo livello, quello della consapevolezza del“circuito conscio”; in questa fase vengono prese ledecisioni comportamentali: arrestare l’attivazionedella reazione <strong>di</strong> fuga o <strong>di</strong> lotta scatenata dalcircuito primitivo. Siamo alla elaborazione finaledel “sistema <strong>di</strong> vigilanza” resa possibile dalcircuito razionale e caratterizzatadall’autoconsapevolezza: coscienza <strong>di</strong> provarepaura. Ed è proprio questa consapevolezza chepermette <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere una più primitiva esemplice reazione al pericolo da ciò che puòessere più propriamente chiamata emozione <strong>di</strong>paura. Durante tutta la reazione <strong>di</strong> arousalvengono rilasciate endorfine che limitano oimpe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> percepire il dolore durante lareazione alla minaccia.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 56


Da un punto <strong>di</strong> vista interemisferico, la partedes<strong>tra</strong> del cervello si occupa <strong>di</strong> tutta la prima fase,deputato com’è a gestire tutto quanto èinvolontario e spontaneo nell’organismo umano,dai processi ormonali e ghiandolari allacircolazione sanguigna, dal battito car<strong>di</strong>aco allarespirazione fino a regolare tutta la fisiologia, icomportamenti e le emozioni, riconoscimento <strong>di</strong>volti non conosciuti, espressioni facciali <strong>di</strong> statiemotivi, percezione e propriocezione,comunicazione non-verbale. All’emisfero sinistro,più specializzato nelle funzioni linguistiche (equin<strong>di</strong> nella comunicazione verbale) enell’elaborazione delle informazioni, spettaun’elaborazione cognitiva ad alto livello neiprocessi <strong>di</strong> analisi e <strong>di</strong> categorizzazione ed è quiche si compie la percezione <strong>di</strong> sé e degli altri, laconsapevolezza <strong>di</strong> avere paura.L’emisfero destro, emozionale, comunica<strong>di</strong>rettamente con i centri troncoencefalici dellaregolazione del tono muscolare e del tonovegetativo (ne conseguono espressioni nonverbali: rigi<strong>di</strong>tà o rilasciamento muscolare,pallore, sudorazione, mimica, etc.). Bloccarel’emisfero razionale evita le «resistenze critiche»e crea una sorta <strong>di</strong> «temporaneo vuoto <strong>di</strong> poterelogico-critico» analogo a quello che Freud eBreuer, nella “Comunicazione Preliminare” aglistu<strong>di</strong> dell’isteria, in<strong>di</strong>viduarono – sia pure insituazioni patologiche - in occasione <strong>di</strong> «scosseemotive» (paura, ansietà, angoscia, ira), durantele quali un’idea o una stimolazione psicologicaesterna <strong>di</strong>sturbante non trova alcun ostacolo,alcuna <strong>di</strong>fesa e il campo « è lasciato libero alprimo venuto». In ipnosi l’accesso <strong>di</strong>rettoall’emisfero destro – sede dei processi emozionali– si ottiene me<strong>di</strong>ante motti <strong>di</strong> spirito, metafore,forme linguistiche, immaginifiche, aforismi, doppisensi, giochi <strong>di</strong> parole, sottintesi, eufemismi,allusioni, etc., inclusi i messaggi non verbali,inconsci e/o intenzionalmente gestitidall’operatore 6 . Bloccare l’emisfero sinistro(emisfero razionale) non è un knock-out, ma unatemporanea inattivazione delle sue resistenzecritico-logico-analitiche (mirate al cambiamentoin senso terapeutico nell’uso clinico dell’ipnosiEricksoniana). Anche negli animali si osservanomolti fenomeni caratteristici <strong>di</strong> ipnosi che<strong>di</strong>mos<strong>tra</strong>no come la stessa fenomenologia siestenda analogamente a tutti gli esseri viventi. Ilserpente, per esempio, è in grado <strong>di</strong> suggestionarela propria <strong>vittima</strong> fino al punto da far scender gliuccelli, farli avvicinare e lasciarsi prendere senzache possano attuare alcun tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa.L’interpretazione <strong>di</strong> questa immobilità sarebberiferibile ad una reazione <strong>di</strong> paura che generacatalessia nell’animale. Secondo Pavlov, è unmeccanismo messo in atto dall’animale che nonpuò più fuggire o lottare per salvarsi. Di fronteall’immobilità della <strong>vittima</strong>, l’aggressore cessasolitamente l’attacco. Ratner 7 suggerì chel’“immobilità” potesse essere un meccanismo <strong>di</strong><strong>di</strong>fesa contro i predatori e la violenza sessuale èstata descritta come un atto predatorio 81975).(SelkinIl circuito primitivo (inconscio) del “cervelloarcaico” che con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo con l’uomo primitivo,come con quello degli animali, <strong>di</strong> fronte ad unasituazione <strong>di</strong> pericolo estremo e non conosciuto6 Erickson M. H., Rossi E. L., Ipnoterapia, Astrolabio,Roma, 1982.7 Ratner S.C., “Comparative aspects of hypnosis”, inGordon J.E. (ed.), Handbook of Clinical andExperimental Hypnosis, Macmillan, New York, 1967,pp. 550-587.8 Selkin J., “Rape”, Psychology Today, vol. 8, 1975,pp. 69-73.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 57


isponde in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> probabilità: 1) con laparalisi, 2) la fuga precipitosa , 3) il con<strong>tra</strong>ttacco.In casi <strong>di</strong> aggressione la possibilità <strong>di</strong> fuga è pocoprobabile perché l’<strong>offender</strong> raramente attaccasenza essersi assicurato la certezza <strong>di</strong> essere incon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “prendersi” la sua <strong>vittima</strong> da tutti ipunti <strong>di</strong> vista (fisico, spazio, tempo, ecc.)Ricor<strong>di</strong>amo inoltre che, “sotto l’effetto” delcervello arcaico, vengono sospesi tutti gli altriprogrammi: memoria, u<strong>di</strong>to, senso del dolore,coor<strong>di</strong>nazione fine, controllo degli sfinteri, tuttoquanto non sia necessario alla sopravvivenza.Un’aggressione non rien<strong>tra</strong> generalmente nelleesperienze con<strong>di</strong>vise, forse le consideriamopossibili, ma in senso molto as<strong>tra</strong>tto. Perassimilare una nuova esperienza dobbiamoassolutamente abbassare la soglia criticorazionale;per evitare una nuova esperienza, nonaccettarla, dobbiamo mantenere ferme le nostreconvinzioni e alzare la soglia critico-razionale.Un’aggressione in realtà non possiamo deciderla,sceglierla o evitarla: la subiamo, come vittime. E’un’esperienza “emotiva” completamentesconosciuta dal punto <strong>di</strong> vista esperienziale,strettamente collegata al vissuto fisiologico dellapaura in termini <strong>di</strong> sintomi percettivi, motori, ecognitivi: effetto tunnel - <strong>di</strong>minuzione dellapercezione u<strong>di</strong>tiva - <strong>di</strong>minuzione della sensibilitàdolorifica - blocco mentale (si <strong>di</strong>rebbe che lefunzioni cognitive siano una cosa "inutile" allasopravvivenza imme<strong>di</strong>ata; <strong>tra</strong> le funzionicognitive ad essere affette per prime troviamo lamemoria e la capacità <strong>di</strong> ragionamento. Leimplicazioni <strong>di</strong> questo effetto collaterale dellapaura sono devastanti, specialmente per quelli chesi sono allenati nelle tecniche <strong>di</strong> combattimento <strong>di</strong>attacco e <strong>di</strong>fesa e si trovano a dover affrontareun'aggressione vera) - <strong>di</strong>storsione spaziotemporale(<strong>di</strong>latazione) e spaziale - rigi<strong>di</strong>tàmuscolare (ed incapacità <strong>di</strong> svolgere movimentifini) – depersonalizzazione - percezione al <strong>di</strong> làdel corpo – amnesia (relativa anche solo a partidell’episo<strong>di</strong>o o all’or<strong>di</strong>ne sequenziale dell’evento)- riduzione secrezione salivare - alterazione deltono <strong>di</strong> voce (timbro e ritmo) - movimenti rapi<strong>di</strong>degli occhi (controllare l’ambiente circostante) -pelle d’oca - pallore - sudorazione fredda<strong>di</strong>minuzionedella temperatura corporea (consensazione <strong>di</strong> freddo e brivi<strong>di</strong>) - “arrossamento”del volto - tremori- tic nervosi incontrollabili(smorfie o tremori facciali – respirazione(accelerata, breve, frequente e “toracica”, ma puòanche alterarsi in senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, mancanzad’aria) - tachicar<strong>di</strong>a e aritmie (sotto l'effettodell'adrenalina, il battito car<strong>di</strong>aco accelera, sottol'azione del sistema nervoso simpatico è possibileche si manifestino aritmie car<strong>di</strong>ache, sotto forma<strong>di</strong> ex<strong>tra</strong>sistole).Le risposte comportamentali possibili in rispostaalla paura sono riconducibili a sette modalità cheabbiamo ritrovato anche nelle vittime dellostupratore seriale preso in considerazione: 1)immobilità – paralisi; 2) evitamento; 3) <strong>di</strong>luizionee negazione (non consente all'in<strong>di</strong>viduo unefficace esame <strong>di</strong> realtà); 4) frus<strong>tra</strong>zione - collera(da cui può scaturire la reazione <strong>di</strong> attacco); 5)reazione <strong>di</strong> attacco; 6) sottomissione -pacificazione; 7) riconversione (ridefinizione dellasituazione). Quest’ultima modalità consente una"ristrutturazione" secondo un’ottica <strong>di</strong> vista<strong>di</strong>fferente da quella che spaventava, favorendouna sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco dall’evento e ponendo unamaggiore <strong>di</strong>stanza «emotiva» <strong>tra</strong> il soggetto el’evento, il pericolo; può essere la modalità cheRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 58


più permette <strong>di</strong> elaborare, valutare l’esperienza eprobabilmente <strong>di</strong> attuare s<strong>tra</strong>tegie efficaci anche intermini <strong>di</strong> con<strong>tra</strong>ttacco organizzato. Così come laprima s<strong>tra</strong>tegia, “immobilità-paralisi”, invece,sembra avere le conseguenze più problematicheanche nelle fasi post-<strong>tra</strong>umatiche, anche in termini<strong>di</strong> percezione della <strong>vittima</strong> da parte degli operatori<strong>di</strong> polizia, sanitari e dagli stessi familiari e amici.La letteratura in<strong>di</strong>ca che il tipo <strong>di</strong> resistenza el’intensità della risposta <strong>di</strong> con<strong>tra</strong>stoall’aggressore influenzino i verdetti <strong>di</strong>colpevolezza degli aggressori in senso tanto piùmite quanto meno la <strong>vittima</strong> ha reagito 9 ;l’atteggiamento <strong>di</strong> parenti e amici <strong>di</strong>pende inmodo significativo dalla loro percezione <strong>di</strong>effettiva reazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa della <strong>vittima</strong> <strong>di</strong>stupro 10 , viene attribuita maggior colpevolezza alsex-<strong>offender</strong> in misura crescente in relazione<strong>di</strong>retta alla crescente percezione <strong>di</strong> intensità <strong>di</strong><strong>di</strong>fesa e resistenza della <strong>vittima</strong> 11 . L’”immobilità”o “paralisi” o “congelamento” sembra essere,dunque, una modalità non solo inefficace ai finidella <strong>di</strong>fesa personale, ma anche la più <strong>di</strong>fficile dagestire nell’imme<strong>di</strong>ato post-<strong>tra</strong>uma; è però unamodalità del tutto involontaria che implica unatotale incapacità <strong>di</strong> organizzare una qualsiasireazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa o <strong>di</strong> attacco, un comportamentoassolutamente passivo che, secondo laletteratura 12 , non si correla significativamente con9 Abarbanel G., “Rape and resistance”, Journal ofInterpersonal Violence, vol. 1, 1986, pp. 100-105.10 Barnett N.J. & Field H.S., “Sex <strong>di</strong>fferences inuniversity students' attitudes towards rape”, Journal ofCollege Student Personnel, vol. 18, 1977, pp. 93-96.11McCaul K.D., Veltum L.G., Boyechko V. &Crawford, J.J., “Understan<strong>di</strong>ng attributions of victimblame for rape: sex, violence and foreseeability”,Journal of Applied Social Psychology, vol. 20, n. 1,1990, pp. 1-26.12 Galliano G., Noble L. M., Travis L. A. et Al.,“Victim Reactions During Rape/Sexual Assault. APreliminary Study of the Immobility Response and Itsalcun particolare elemento <strong>di</strong> esperienzeprecedenti, storia <strong>di</strong> vita personale, ma confermache la tipologia <strong>di</strong> risposta <strong>di</strong> immobilità dellevittime <strong>di</strong> stupro risulta simile all’immobilitàtonica negli animali <strong>di</strong> fronte ai predatori. Dunquel’immobilità è una sorta <strong>di</strong> paralisi involontaria <strong>di</strong>fronte ad un’aggressione come unica rispostapossibile per la <strong>vittima</strong>; non si <strong>tra</strong>tta certodell’evidenza che la <strong>vittima</strong> ha scelto <strong>di</strong> nonresistere, <strong>di</strong> non <strong>di</strong>fendersi e neppure <strong>di</strong>un’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> consenso della <strong>vittima</strong>.5. Conclusioni.Perché è importante considerare la <strong>vittima</strong> nellarelazione con l’<strong>offender</strong>? La risposta della <strong>vittima</strong>nell’interazione con l’<strong>offender</strong> può determinarel’esito dell’evento, può peggiorarlo, puòminimizzarlo.Cosa produce reazioni automaticamente“passive” o <strong>di</strong> “attacco” e quanti <strong>tra</strong> noiconoscono la propria reazione ad un eventopercepito come “pericoloso per la propria vita” in“relazione” con un aggressore? Percepirsi “privi<strong>di</strong> schemi” <strong>di</strong> reazione adeguati ad una situazioneestremamente paurosa, in cui è a rischio la nos<strong>tra</strong>stessa vita, ci espone ancora <strong>di</strong> più al pericolo.Auspichiamo future ricerche in ambitovittimologico perché è fondamentale approfon<strong>di</strong>rel’aspetto delle reazioni <strong>vittima</strong>lisia percomprendere appieno l’evento criminale, sia intermini <strong>di</strong> prevenzione (tecniche <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesapersonali che tengano conto della “propria”risposta psicologica e fisiologica in<strong>di</strong>viduale allapaura) che <strong>di</strong> <strong>tra</strong>ttamento post-<strong>tra</strong>umatico, poichéla <strong>di</strong>versa reazione della <strong>vittima</strong> ha un pesoCorrelates”, Journal of Interpersonal Violence, 8(1),2003, pp. 109-114.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 59


fondamentale anche nella successiva eventualerisposta post-<strong>tra</strong>umatica.Bibliografía.• Abarbanel G., “Rape and resistance”, Journalof Interpersonal Violence, vol. 1, 1986, pp.100-105.• Alei G., Letizia P., Ricottilli F., Simone P.,Alei L., Massoni F., Ricci S., “Originaltechnique for penile girth augmentationthrough porcine dermal acellular grafts:results in a 69-patient series”, J Sex Med, Jul2012, pp. 1945-53.• Amir M., “Forcible rape”, in L.G. Schultz,C.C. Thomas (eds.), Rape Victimology,Springfield IL, 1975, pp. 43-58.• Barnett N.J. & Field H.S., “Sex <strong>di</strong>fferences inuniversity students' attitudes towards rape”,Journal of College Student Personnel, vol. 18,1977, pp. 93-96.• Bateson G., Mente e Natura, Adelphi, Milano,1984.• Bramante A., “Le vittime <strong>di</strong> aggressionesessuale: <strong>di</strong>fferenze comportamentali”,Psicologia e Giustizia, anno III, n. 2, Luglio-Dicembre 2002.• Bramante A., “Il caso <strong>di</strong> <strong>uno</strong> stupratoreseriale”, Psicologia e Giustizia, anno 4, n. 1,Gennaio–Giugno 2003.• Brickman J. & Briere J., “Incidence of rapeand sexual assault in an urban Cana<strong>di</strong>anpopulation”, International Journal ofWomen's Stu<strong>di</strong>es, vol. 7, n. 3A, 1984, pp. 195-206.• Boles D.B. , "Global versus local processing:is there a hemispheric <strong>di</strong>chotomy?”, inNeuropsychologia, n. 22, 1984, pp. 445-455.• Burgess A.W. & Holmstrom L.L., “Copingbehavior of the rape victim”, AmericanJournal of Psychiatry, vol. 133, n. 4, 1976,pp. 413-418.• Canter D., Criminal shadows: inside the mindof the serial killer, HarperCollins, London,1994.• Denenberg V.H, "Hemispheric laterality inanimals and the effect of early experience", inBehavioral and Brain sciences, n. 4, 1981, pp.1-49.• Ducci G., Casilli C., La supervisione nellanuova ipnosi: soluzioni <strong>di</strong> soluzioni, Angeli,Milano, 2002.• Ellenberger H., « Relations psychologiquesentre le criminel et la victime », in Revueinternationale de criminologie et de policetechnique, 1957.• Erickson M. H., Rossi E. L., Ipnoterapia,Astrolabio, Roma, 1982.• Erickson M. H., “L’ipnosi profonda e la suainduzione”, in E.L. Rossi (a cura <strong>di</strong>), MiltonH. Erickson. Opere. Vol. I: La naturadell’ipnosi e della suggestione, Astrolabio,Roma, 1982.• Fattah E., La victime est-elle coupable?, LesPresses de l’Université de Montréal,Montréal, 1971.• Fonagy P., Moran G. S. & Target M.,“Aggression and the psychological self”,International Journal of Psycho-Analysis, 74,1993, pp. 471-485.• Galliano G., Noble L. M., Travis L. A. et Al.,“Victim Reactions During Rape/SexualAssault. A Preliminary Study of theImmobility Response and Its Correlates”,Journal of Interpersonal Violence, 8(1), 2003,pp. 109-114.• Gulotta G. (a cura <strong>di</strong>), Trattato <strong>di</strong> psicologiagiu<strong>di</strong>ziaria nel sistema penale, Giuffrè,Milano, 1987.• Gulotta G., Vagaggini M., (a cura <strong>di</strong>), Dallaparte della <strong>vittima</strong>, Giuffrè, Milano, 1981.• Gulotta G., New Approaches to Victimology,Sage, London, 1984.• Knight R. A., “A unified developmentaltheory of sexual aggression: Models in themaking”, Paper presented at the 14th AnnualMeeting of the Association for the Treatmentof Sexual Abusers, New Orleans, Louisiana,October 1995 (adattato al modello italiano:Mastronar<strong>di</strong>-Palermo).• Kocsis R., “An empirical assessment ofcontent in criminal psychology profiling”,International journal of <strong>offender</strong> therapy andcomparative criminology, 47, 2003, pp. 37-46.• McCaul K.D., Veltum L.G., Boyechko V. &Crawford, J.J., “Understan<strong>di</strong>ng attributions ofvictim blame for rape: sex, violence andforeseeability”, Journal of Applied SocialPsychology, vol. 20, n. 1, 1990, pp. 1-26.• Mastronar<strong>di</strong> V. M., Manuale per OperatoriCriminologici e Psicopatologi forensi,Giuffrè, Milano, 2001.• Mastronar<strong>di</strong> V.M., Le s<strong>tra</strong>tegie dellacomunicazione umana: la persuasione, leinfluenze sociali, i mass me<strong>di</strong>a, IV E<strong>di</strong>zione,FrancoAngeli, Milano, 2010.• Mendelsohn B., « Une nouvelle branche de lascience bio-psycho-sociale victimologie »,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 60


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