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Organo ufficiale della Società Italiana di Vittimologia (S.I.V.)

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<strong>Organo</strong> <strong>ufficiale</strong> <strong>della</strong><strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> <strong>Vittimologia</strong> (S.I.V.)Anno VI N° 3 Settembre-Dicembre 2012Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza Vol. VI - N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 1


Terapia farmacologica e suici<strong>di</strong>o: l’esperienza del Gabapentin e <strong>della</strong> Quetiapina.Considerazioni me<strong>di</strong>co-legali basate su una meta-analisi<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Simeone, Vincenzo Mastronar<strong>di</strong>, Francesco Massoni et al. pag. 232Novità e<strong>di</strong>torialiAgostinis S., Catenacci B., Crimini e scrittura. La perizia grafica negli Stati Uniti,Aras E<strong>di</strong>zioni, Fano (PU), 2012pag. 253Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza Vol. VI - N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 4


1. Definizione del campo d’indagine.Partiremo da una definizione del concetto <strong>di</strong>“vittima”, allo scopo <strong>di</strong> delimitare in primo luogoil campo d’indagine intorno al quale verteràquesto contributo. Lo Zingarelli, Vocabolario<strong>della</strong> lingua italiana 1 , dà del suddetto termine laseguente definizione: “…1 Nel rito sacrificale,animale o essere umano offerto, per uccisione,alla <strong>di</strong>vinità…2 Sacrificio. 3 (fig.) Chi perde lavita o subisce gravi danni personali o patrimoniali,in seguito a calamità, sventure, <strong>di</strong>sastri, incidenti esim…4 Chi soggiace ad azioni ingiuste, aprepotenze, violenze, soperchierie, sopraffazioni esim…5 (fig.) Chi subisce, anche senza avernepiena coscienza, le conseguenze negative <strong>di</strong> errori,vizi, <strong>di</strong>fetti e sim. propri o altrui…”. Così, peresempio, rispetto al punto 1 si parla <strong>di</strong> immolareuna vittima; al punto 2 <strong>di</strong> sacrificio; al punto 3delle vittime del terremoto, <strong>della</strong> carestia,dell’alluvione; delle vittime <strong>della</strong> strada, <strong>della</strong>voro, ma anche del dovere, <strong>di</strong> un’ingiustizia, <strong>di</strong>un’epidemia; al punto 4 <strong>di</strong> vittime <strong>della</strong> tirannide,dell’intolleranza religiosa, delle persecuzionirazziali; ma si parla anche <strong>di</strong> vittima del padrone,del capufficio; infine, rispetto al punto 5 si parla <strong>di</strong>vittima dell’ambizione, dell’egoismo umano,oppure si <strong>di</strong>ce che uno è vittima inconsapevole delsistema, o ancora che uno fa la vittima, ossia siatteggia a persona trascurata, infelice,perseguitata, avendo invece molti motivi <strong>di</strong>sod<strong>di</strong>sfazione.Cosa si evince da tale definizione? Anzitutto chela nozione <strong>di</strong> vittima è una nozione “complessa”,quin<strong>di</strong> non riducibile ad ovvietà o a facilisemplificazioni; infatti essa rinvia tanto a unapluralità <strong>di</strong> contesti <strong>di</strong>fferenti (in ambito siapubblico sia privato, sia in<strong>di</strong>viduale sia collettivo,sia personale sia <strong>di</strong> gruppo), quanto a una pluralità<strong>di</strong> effetti e conseguenze negativi, anch’essi<strong>di</strong>fferenziati, ma in relazione ai tratti, allefisionomie e ai livelli <strong>di</strong> intensità. In secondoluogo, dalla sopraddetta definizione si puòdesumere che, al <strong>di</strong> là delle <strong>di</strong>fferenziazioniappena elencate e <strong>di</strong> altre elencabili, la con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> passività e a volte ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> impotenza,caratterizza il ruolo ricoperto da colui o da coleiche si rappresenta e/o si percepisce come vittima.Ne consegue che occuparsi dei processi <strong>di</strong>vittimizzazione comporta da un lato lanecessità/opportunità del ricorso a un approcciointer<strong>di</strong>sciplinare, e dunque relazionale, unitamentealla consapevolezza <strong>della</strong> parzialità <strong>di</strong> ogni punto<strong>di</strong> vista, se considerato isolatamente e nella suaspecificità o unicità. Mentre implica dall’altrolato, la necessità/opportunità <strong>di</strong> porre in risalto lacentralità che viene ad assumere il soggettovittima,o per <strong>di</strong>re meglio, il suo vissuto in meritoall’esperienza subita. In altre parole, non bastarivolgere l’attenzione al fatto accaduto oall’episo<strong>di</strong>o in sé e per sé; ciò che contasoprattutto, quando ovviamente la vittimasopravvive all’azione subita, è cogliere il senso eil significato che quel soggetto attribuisceall’acca<strong>di</strong>mento esperito, allo scopo <strong>di</strong>comprenderne la portata sul piano emotivo.Questo tipo <strong>di</strong> attenzione, fondamentale neipercorsi educativi <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> recupero,caratterizza l’ottica <strong>della</strong> pedagogiafenomenologica alla quale il presente contributo siispira. Per essa infatti, ogni soggetto investe <strong>di</strong>senso e <strong>di</strong> significato la realtà che lo circonda,secondo una modalità del tutto propria e1 Zingarelli N. , Vocabolario <strong>della</strong> lingua italiana,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 6


personale, anche se con<strong>di</strong>vide con altri la stessasituazione o circostanza. La sua risposta(reazione) pertanto, è sempre unica e singolare inquanto è l’esito <strong>della</strong> sua storia <strong>di</strong> formazione,delle sue aspettative e dei suoi investimenti neiconfronti del futuro. Per la sua risonanza sugliinsiemi relazionali, l’attenzione verso i vissutisoggettivi ora sottolineata, non costituisce, a mioavviso, una prerogativa esclusiva dell’approcciopedagogico (fenomenologico), nonostante necaratterizzi modalità e stile, ma rappresentapiuttosto una modalità interattivametodologicamente “trasversale” ai <strong>di</strong>fferentiapprocci <strong>di</strong>sciplinari, chiamati in causa neiconfronti del fenomeno in questione. Si trattaperciò <strong>di</strong> un’ in<strong>di</strong>cazione metodologica <strong>di</strong>intervento, da parte <strong>della</strong> pedagogia non datrattenere, ma da riversare, per essere applicata, sututte le componenti <strong>di</strong>sciplinari via via coinvolte.La necessità <strong>di</strong> un approccio inter<strong>di</strong>sciplinare perquanto riguarda le teorie e le prassi sulle vittime,chiama in causa, come già ho evidenziato, campimolteplici <strong>di</strong> saperi; e se è vero che laCriminologia più recente, per esempio, se neoccupa in senso stretto, de<strong>di</strong>cando a questi temiuno spazio ampio e dettagliato, è anche vero,come subito vedremo, che la Pedagogia puòessere legittimata ad occuparsene, sia pure insenso più lato e in<strong>di</strong>retto, ma non per questo menonecessario, incisivo e rilevante.L’attenzione rivolta ai vissuti <strong>di</strong> vittimizzazioneprima accennata permette <strong>di</strong> fare emergere unprimo elemento volto a legittimare la presenza delpunto <strong>di</strong> vista pedagogico nelle attività promossecon lo scopo <strong>di</strong> ridurre i rischi <strong>di</strong> vittimizzazione edel perdurare <strong>di</strong> detta con<strong>di</strong>zione. Cercare <strong>di</strong>Zanichelli, Bologna, 1994.stabilire una relazione empatica con la vittima,cosicché il rapporto instaurato giunga a profilarsicome “autentica” relazione d’aiuto, mi paresenz’altro una con<strong>di</strong>zione necessaria ein<strong>di</strong>spensabile affinché il soggetto-vittima possaavviarsi a un graduale superamento delleconseguenze negative prodotte dall’esperienzasubita e affinché quest’ultima lasci sul soggettosoltanto segni transitori e non permanenti. Perinciso, il superamento del dato, l’andare oltre, losguardo cioè rivolto al futuro, è appunto laspecificità propria (proprium) del contributopedagogico.L’attenzione verso i vissuti <strong>di</strong> vittimizzazione equanto ho appena affermato pone inoltre l’accentosulla relazione e la relazione rappresenta lastruttura portante <strong>della</strong> pedagogia e <strong>della</strong> praticaeducativa che ne scaturisce.Un secondo rilevante insieme <strong>di</strong> fattori volto agiustificare, legittimandolo, il contributopedagogico nei processi <strong>di</strong> riduzione dei danni edei rischi <strong>di</strong> vittimizzazione risiede, a mio parere,in un’attenta considerazione <strong>di</strong> alcuni caratteri checonnotano la società contemporanea, definita daBauman 2“società dell’incertezza”. Come sievince facilmente e anche soltanto da un rapidosguardo al nostro quoti<strong>di</strong>ano, ciò che manca nellanostra contemporaneità è il principio <strong>di</strong>“solidarietà”, in altre parole e più precisamente “la non in<strong>di</strong>fferenza nei confronti dell’altro”.“…l’altro mi impone <strong>di</strong> avere cura <strong>di</strong> lui in virtù<strong>della</strong> sua presenza” 3 ; se questo non avvienel’essere umano si sente più incerto, più insicuro,in breve più vulnerabile e più esposto. Da qui, a2 Bauman Z., La società dell’incertezza, il Mulino,Bologna, 1999.3 Bianchi E., Ogni cosa alla sua stagione, Einau<strong>di</strong>,Torino, 2010, p. 106.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 7


l’uno, quanto l’altra non sono ancora fenomenidominanti e <strong>di</strong>laganti in termini assoluti, ma è purvero che è indubbia una loro presenza massiccia eperciò preoccupante.Se si concorda su tale linea propositiva, si trattaallora <strong>di</strong> educare coscienze che siano private ma aun tempo pubbliche, in<strong>di</strong>viduali e a un tempocollettive, facendo rientrare, in prima istanza, neiprogrammi e nei progetti educativi, a partire giàdalla prima infanzia, significative esperienze <strong>di</strong>partecipazione, <strong>di</strong> collaborazione, <strong>di</strong> assunzione <strong>di</strong>incarichi e <strong>di</strong> responsabilità. Soprattutto nelleprime età <strong>della</strong> vita, infanzia e pre-adolescenza,questo compito, a mio parere, spetta innanzituttoalla scuola <strong>di</strong> concerto con le famiglie, ossia alledue agenzie educative primarie. In verità,programmi e progetti finalizzati ad obiettivi <strong>di</strong>partecipazione e <strong>di</strong> inclusione sociale, finora nonsono del tutto mancati nell’ambito delle iniziativeattivate dall’istituzione scolastica, soprattutto se<strong>di</strong>rette alle fasce più basse del ciclo <strong>di</strong> vita. Bastipensare a questo proposito a tutte quelle iniziativepromosse e in<strong>di</strong>cate sotto il nome <strong>di</strong> “citta<strong>di</strong>nanza” e “sviluppo sostenibile”. In modoanalogo, anche i genitori, e soprattutto alcuni, sisono fatti carico, o singolarmente, o in gruppo osostenuti da qualche istituzione, <strong>di</strong> fornire aipropri figli stimoli educativi sul medesimoversante. Tuttavia, ciò che a mio avviso oggimanca, o perlomeno è quasi del tutto assente, èuna stretta “alleanza” tra scuola e famiglia, comemolti segnali sembrano <strong>di</strong>mostrare già a partiredalla scuola dell’infanzia, e non solo per quantoconcerne la tipologia delle iniziative appenaricordate, ma anche per quanto riguardaqualunque genere <strong>di</strong> attività o progetto. Una prima15 Taylor C., Il <strong>di</strong>sagio <strong>della</strong> modernità, Laterza, Bari,rilevante incidenza negativa generata dallasuddetta “<strong>di</strong>s-alleanza” si coglie con evidenzanella mancanza <strong>di</strong> “continuità scuola-famiglia”, inquanto non sempre gli orientamenti pedagogicoeducativipromossi e portati avanti dalla scuolasono in linea a quelli adottati in ambito familiare,cosa che, al contrario, sarebbe quanto mainecessaria, specie nelle fasi <strong>di</strong> scolarizzazioneprimaria.Questo insieme <strong>di</strong> problematiche e <strong>di</strong>considerazioni preoccupanti rinvia alla o<strong>di</strong>ernacrisi dell’educazione in generale e a quella delruolo educativo ricoperto dagli adulti inparticolare, i quali senza alcun dubbio oggi hannoperso la loro funzione <strong>di</strong> “guida”, necessaria allegiovani generazioni come pure, ma anche inconseguenza, la loro autorevolezza. Per ovvimotivi, non mi è possibile affrontare in questasede la complessità <strong>di</strong> questo problema, perciòrinvio per un suo eventuale approfon<strong>di</strong>mento adaltri lavori, svolti in precedenza 16 .Rispetto a tutto quanto ho riportato nel presenteparagrafo, a questo punto mi pare legittimoriba<strong>di</strong>re l’importanza e l’urgenza <strong>di</strong> un impegnoeducativo teso a de<strong>di</strong>care spazio e tempo ai fini <strong>di</strong>trascendere la natura altamente egoica dell’Io, chesappiamo già ben ra<strong>di</strong>cata nel bambino/a, per fareemergere, invece, la sua natura relazionale,intersoggettiva e così coniugare il tempo privatocon quello pubblico. E’ il tenerci alle cose, ol’essere come esserci, oppure l’essere presenza1994.16 Cavana L., “Adultità e crisi dell’autorevolezza tracontinuità e cambiamento”, in RPD, Ricerche <strong>di</strong>Pedagogia e Didattica, n. 1, vol. 5, 2010 (Rivistaanche on line del Dipartimento <strong>di</strong> Scienzedell’Educazione, Università <strong>di</strong> Bologna); Cavana L.,Educare all’autonomia nel nido e nella scuoladell’infanzia: <strong>di</strong>salleanze in proposito tra educatori,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 11


autentica nel mondo, tutte e quante modalitàdell’essere volte a designare un approccioall’esistenza che, tanto verso il bene privato,quanto verso il bene pubblico, è centratosull’attenzione, sulla motivazione, sullapartecipazione, in altri termini sull’impegno, inluogo dell’in<strong>di</strong>fferenza e dell’abitu<strong>di</strong>ne al mondo.Che questo tipo <strong>di</strong> impegno sia “un impegnosenza certezze”non <strong>di</strong>pende solo dal fatto che lanostra contemporaneità, come già ho dettorichiamandomi a Bauman, è caratterizzatadall’incertezza, dunque dall’insicurezza, ma anchedal fatto che ogni azione orientata verso il futuro,come lo sono ogni intervento e ogni esperienzaeducativa, è sempre apertura verso l’ignoto, il noncerto, il non ancora conosciuto. Non può darsi ilcontrario. Nonostante ciò, e forse appunto per ciò,è importante mantenere una <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> senso e lamotivazione nell’agire. Su questo versante, lasocietà o<strong>di</strong>erna ci mette continuamente alla prova,per cui ritengo che i percorsi formativi ed autoformativi, <strong>di</strong> qualsiasi grado e livello, oggi più chemai debbano muoversi nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> unrafforzamento dell’interiorità del soggetto. Questoper <strong>di</strong>re che la continua tensione verso ilraggiungimento <strong>di</strong> una stabilità interiore, che maipuò essere acquisita una volta per tutte,rappresenta senz’altro l’antidoto migliore per farfronte all’instabilità esterna. Occorre peròdetronizzare l’Io e la sua natura altamente egoica.Il riconoscimento e il rispetto dell’altro/degli altrida un lato e quello dell’inter<strong>di</strong>pendenza deifenomeni dall’altro, possono costituire un primorilevante passo nella ricerca dei mo<strong>di</strong> per aderire auna vita attiva e impegnata, anche in assenza <strong>di</strong>facili scommesse. In quanto adulti, abbiamo lagenitori e formatori, in Contini M. (a cura <strong>di</strong>), Disresponsabilità<strong>di</strong> restituire ai giovani il senso delfuturo.4. Sintesi <strong>di</strong> chiusura.Ritornando adesso, ma solo per concludere, alladefinizione del concetto <strong>di</strong> vittima, con il quale hoavviato questo mio contributo, dopo questa<strong>di</strong>gressione sui principali aspetti checaratterizzano in negativo il nostro vivere attuale,restano ancora da sottolineare alcuni elementi che,come subito vedremo, concorrono ad accrescere ead accentuare la complessità <strong>della</strong> nozione inquestione, pertanto la complessità dei problemiche ne sono conseguenti.Se da una parte il termine vittima racchiude in séun’ampia pluralità <strong>di</strong> significati, corrispondenticomunque ad altrettanti in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> esperienze <strong>di</strong>vittimizzazione <strong>di</strong>fferenti tra loro per entità,gravità e intensità <strong>di</strong> reato, dall’altra parteabbiamo a che fare con un termine che per certiversi varia nel tempo, da cultura a cultura, ma chevaria anche nel tempo all’interno <strong>di</strong> una stessacultura. La relatività <strong>di</strong> tale nozione contribuiscead aumentare la sua complessità e dunqueproblematicità; la fisionomia con la quale oggi sipresenta comprende molti tratti <strong>di</strong> competenzaanche pedagogica. Sono appunto quei tratti che hocercato <strong>di</strong> delineare in queste pagine e checonfigurano in negativo la qualità <strong>di</strong> molterelazioni umane proprie del nostro tempo. Da esse<strong>di</strong>cevo, traggono origine molti vissuti <strong>di</strong>vittimizzazione, purtroppo oggi ampiamente<strong>di</strong>ffusi. Impegnarci contro il <strong>di</strong>lagare <strong>di</strong> questifenomeni è una responsabilità che dobbiamoassumerci, sia a scopo preventivo, sia terapeuticoalleanzenei contesti educativi, Carocci, Roma, 2012.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 12


educativo; per farlo, ritengo che questo contributone offra almeno un possibile avvio.Bibliografia <strong>di</strong> riferimento.• Barbagli M., Gatti U., Prevenire lacriminalità, il Mulino, Bologna, 2005.• Bauman Z., La società dell’incertezza, ilMulino, Bologna, 1999.• Bertolini P., L’esistere pedagogico. Ragioni elimiti <strong>di</strong> una pedagogia come scienzafenomeno logicamente fondata, La NuovaItalia, Firenze, 1988.• Bertolini P., Ad armi pari, La pedagogia aconfronto con le altre scienze sociali, UTET,Torino, 2005.• Bianchi E., Ogni cosa alla sua stagione,Einau<strong>di</strong>, Torino, 2010.• Cavana L., “Adultità e crisi dell’autorevolezzatra continuità e cambiamento”, in RPD,Ricerche <strong>di</strong> Pedagogia e Didattica, n. 1, vol.5, 2010 (Rivista on line del Dipartimento <strong>di</strong>Scienze dell’Educazione, Università <strong>di</strong>Bologna).• Cavana L., Educare all’autonomia nel nido enella scuola dell’infanzia: <strong>di</strong>salleanze inproposito tra educatori, genitori e formatori,in Contini M. (a cura <strong>di</strong>), Dis-alleanze neicontesti educativi, Carocci, Roma, 2012.• Erbetta A., “La decisione e l’attesa. Nota inmargine a “Pedagogia e politica <strong>di</strong> PieroBertolini”, in Encyclopaideia, n. 11, Clueb,Bologna, 2002.• Iori V., Direttività e <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> senso nellacura educativa, in Pati L., Prenna L. (a cura<strong>di</strong>), Ripensare l’autorità. Riflessionipedagogiche e proposte educative, Guerini,Milano, 2008.• Massa R., Educare o istruire?La fine <strong>della</strong>pedagogia nella cultura contemporanea,Unicopli, Milano, 1987.• Massa R. (a cura <strong>di</strong>), La clinica <strong>della</strong>formazione, Franco Angeli, Milano, 1993.• Monti D., “Il mito dell’in<strong>di</strong>vidualismo. Perchéci cre<strong>di</strong>amo tanto?”, in Corriere <strong>della</strong> Sera, 1Settembre 2012.• Taylor C., Il <strong>di</strong>sagio <strong>della</strong> modernità, Laterza,Bari, 1994.• Zingarelli N., Vocabolario <strong>della</strong> linguaitaliana, Zanichelli, Bologna, 1994.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 13


Le vittime <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o e i <strong>di</strong>lemmi delle promesse <strong>di</strong> giustiziaNicoletta Policek •RiassuntoQuesto articolo propone una <strong>di</strong>scussione su alcuni degli aspetti che contribuiscono a caratterizzare la definizione <strong>di</strong>vittima del genoci<strong>di</strong>o, suggerendo una sorta <strong>di</strong> sgretolamento dei limiti prettamente giuri<strong>di</strong>ci, in favore <strong>di</strong> unadefinizione <strong>di</strong> vittima <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o che comprenda tutte le molteplici e a volte contrastanti voci <strong>di</strong> coloro che sonotestimoni <strong>di</strong>retti o in<strong>di</strong>retti del “crimine <strong>di</strong> tutti i crimini”. La definizione <strong>di</strong> vittima dal punto <strong>di</strong> vista delle circostanzeconcrete è a volte <strong>di</strong>fficile, complessa e soggetta a controversie, soprattutto quando ci si trova <strong>di</strong> fronte ad un numerocospicuo <strong>di</strong> vittime. È <strong>di</strong> fondamentale importanza, quin<strong>di</strong>, configurare un <strong>di</strong>ritto soggettivo <strong>della</strong> vittima alrisarcimento monetario, azionabile nei confronti non soltanto del reo, ma anche dello Stato; nonché al risarcimentomorale, in funzione sanzionatoria. Atrocità commesse in larga scala, come avviene nel caso <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o, possonoessere prevenute attraverso un costante e rigoroso coinvolgimento <strong>della</strong> società civile che può e deve essere coinvoltaperché vittima e perché al tempo stesso capace <strong>di</strong> attuare programmi <strong>di</strong> prevenzione e <strong>di</strong> educazione alla nonviolenza.RésuméCet article propose une <strong>di</strong>scussion sur certains aspects contribuant à définir la victime de génocide, suggérant une sorted’effritement des limites purement légales, à la faveur d’une définition de victime de génocide qui inclut toutes lesvoix, à la fois multiples et contrastantes, de ceux qui ont été témoins <strong>di</strong>rects ou in<strong>di</strong>rects du « crime des crimes ». Ladéfinition de victime du point de vue des circonstances concrètes est, en effet, <strong>di</strong>fficile, complexe et susceptible decontroverses, surtout face à un nombre élevé de victimes. Il est donc d’importance primor<strong>di</strong>ale de créer un droitsubjectif de la victime à l’indemnisation, qui peut être demandée aussi bien au coupable qu’à l’État. Des atrocitéscommises à grande échelle, comme c’est le cas du génocide, peuvent être prévenues grâce à une responsabilisationconstante et rigoureuse de la société civile qui peut et doit être impliquée parce qu’elle est à la fois victime et capablede mettre en place des programmes de prévention et d’éducation à la non-violence.AbstractThis paper suggests a <strong>di</strong>scussion on some of the aspects which help forging a definition of victim of genocide, whilstproposing a sort of reshaping of purely legal limits, in favor of a definition that includes all the multiple andsometimes conflicting voices of those which are <strong>di</strong>rect or in<strong>di</strong>rect witnesses of the "crime of all crimes." The definitionof victim of genocide is indeed <strong>di</strong>fficult, complex and open to controversies, especially when we are dealing with alarge number of casualties. Therefore, it is paramount to set up a legal framework where victims are entitled to bothfinancial and moral compensation. Atrocities committed in large scale as in the case of genocide, can be preventedthrough constant and rigorous involvement of civil society which can, and should, be involved because society at largeis a victim of genocide and because only civil society, as a whole, can set up and implement prevention and educationprograms based on notions on nonviolence.• Laureata in Scienze Politiche presso l’Università <strong>di</strong> Padova, da oltre vent’anni lavora e risiede in Gran Bretagna. Haottenuto un dottorato in Criminologia presso il Centre for Law and Society, University of E<strong>di</strong>nburgh. Attualmente èdocente <strong>di</strong> Criminologia presso la School of Social Sciences, University of Lincoln, Gran Bretagna.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 14


1. Premessa.Quando nel 1944 Lemkin 1 ha coniato ilneologismo genoci<strong>di</strong>o ha <strong>di</strong> conseguenza aperto lapossibilità a mutamenti para<strong>di</strong>gmatici nellalegislazione internazionale e nelle scienze sociali.Il suo contributo ha facilitato l’evolversi <strong>di</strong> unacomunità vibrante e combattiva <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi,<strong>di</strong>stintasi per gli sforzi intrapresi nel far sì che,sotto l’egida delle Nazioni Unite, il genoci<strong>di</strong>ofosse riconosciuto come crimine internazionale.Nel 1948 le Nazioni Unite approvarono epresentarono la Convenzione sulla Prevenzione ela Repressione del Genoci<strong>di</strong>o e, più <strong>di</strong> recente, èstata istituita una Corte Penale Internazionale(CPI) 2 . Secondo la definizione suggerita dallaConvenzione, il genoci<strong>di</strong>o consiste nell’intento <strong>di</strong>annientare, totalmente o in parte, un grupponazionale, etnico, razziale o religioso. La CortePenale Internazionale, prendendo spunto da taledefinizione, l'ha ulteriormente ampliata,prevedendo una giuris<strong>di</strong>zione più estesa e lafacoltà <strong>di</strong> incriminare un in<strong>di</strong>viduo, a prescinderedalla carica o dallo status che ricopre 3 . Ladefinizione giuri<strong>di</strong>ca piuttosto restrittiva del1 Lemkin R., Axis Rule in Occupied Europe. Analysis,Proposals for Redress, Washington, CarnegieEndowment for International Peace, 1944.2 La CPI è stata adottata dalla Conferenza Diplomaticadei Plenipotenziari delle Nazioni Unite il 17 luglio1998 a Roma con Legge <strong>di</strong> ratifica ed esecuzione del12 luglio 1999, n. 232 istituita con la Conferenza<strong>di</strong>plomatica conclusasi il 17 luglio 1998; lo Statuto èentrato in vigore il 1° luglio 2002 con l’avvenutasottoscrizione da parte del numero minimo <strong>di</strong> sessantaStati. I Paesi che aderiscono sono attualmente 121(aprile 2012). Altri 32 Paesi hanno firmato ma nonratificato il trattato. Tra questi ultimi vanno annoveratiIsraele, gli Stati Uniti e il Sudan.3La Corte Penale Internazionale non è competente soloper i casi <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o, ma anche per altri criminicontro l'umanità, quali gli ecci<strong>di</strong> <strong>di</strong> Stato, le campagne<strong>di</strong> sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione,la tortura, lo stupro, la schiavitù a fini sessuali, ilsequestro e l'eliminazione clandestina (il fenomeno deicosiddetti desaparecidos, ad esempio), l'apartheid.concetto <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o si <strong>di</strong>mostra inadeguata peruna valutazione <strong>di</strong> più ampio respiro. Il contributoda parte delle scienze sociali, ad esempio, risultapiù appropriato. Secondo una prima definizioneproposta dalle scienze sociali, genoci<strong>di</strong>o è daconsiderarsi ogni atto che si risolve nell'intento <strong>di</strong>uccidere in ragione dell’appartenenza ad ungruppo, le cui caratteristiche si delineano da unpunto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> natura politica o economica. Unaseconda definizione descrive il genoci<strong>di</strong>o - che inquesto frangente può anche essere inteso comedemoci<strong>di</strong>o – come l'uccisione intenzionale, daparte <strong>di</strong> un governo, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong>sarmati ein<strong>di</strong>fesi. Entrambe le definizioni, con tutti icorollari apportati dalla comunità scientificainternazionale, possono essere sintetizzate inun’accezione più stringata, <strong>di</strong>chiaratamente nongiuri<strong>di</strong>ca ma socio-politologica, come quellaproposta da Sémelin 4 che parla <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o come<strong>di</strong> un processo particolare <strong>della</strong> <strong>di</strong>struzione deicivili che mira allo sra<strong>di</strong>camento totale <strong>di</strong> unacollettività, i criteri identificativi <strong>della</strong> qualevengono definiti da coloro stessi che s’impegnanoad annientarla. Nell’ambito <strong>di</strong> tale definizione,uscita dall’angusto confine delle categoriegiuri<strong>di</strong>che internazional-penalistiche, va quiricordato, con l’ausilio del contributo <strong>di</strong>Theriault 5 , il rischio <strong>di</strong> incorrere in una sorta <strong>di</strong>feticismo Lemkiano se si adotta un’accezionequasi letterale del neologismo genoci<strong>di</strong>o. Inparticolare, il fondamentalismo Lemkiano offreuna possibilità ed una soltanto <strong>di</strong> pensare al4 Sémelin J., Purifier et Détruire. Usages Politiquesdes Massacres et Génocides, Paris, Seuil, 2004, trad.it., Purificare e Distruggere. Usi Politici dei Massacrie dei Genoci<strong>di</strong>, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2005, p. 424.5Theriault H. C., “Against the Grain: CriticalReflections on the State and Future of GenocideScholarship” in Genocide Stu<strong>di</strong>es and Prevention, vol.7, no. 1, 2012, pp.123-144.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 15


concetto <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o come ad una strutturamonolitica, dove le vittime del genoci<strong>di</strong>o sono daannoverarsi (solo) tra coloro che hanno perso lapropria vita. Nei limiti <strong>di</strong> questo significato non siconsiderano tra le vittime del genoci<strong>di</strong>o, coloroche sono sopravvissuti al genoci<strong>di</strong>o stesso, eneppure la società civile che <strong>di</strong> tali crimini ètestimone. Probabilmente a causa <strong>della</strong> suamatrice – un trattato internazionale concluso in unambito storico particolarissimo e per <strong>di</strong> piùrimasto quasi privo <strong>di</strong> applicazione per decenni 6 –la nozione <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o risulta ancorarelativamente evasiva. La letteratura accademicadescrive il genoci<strong>di</strong>o come il “crimine deicrimini” 7 , rendendolo sinonimo <strong>di</strong> atrocitàassoluta, al punto tale che a nessun massacro puòessere negato, in principio, l’appellativo <strong>di</strong>genoci<strong>di</strong>o. Rifiutare tale riconoscimentosembrerebbe minimizzare le sofferenze <strong>di</strong> unapopolazione, d’altro canto, l’inflazionisticoimpiego <strong>di</strong> tale terminologia può dare a<strong>di</strong>to afrainten<strong>di</strong>menti e ambiguità, così come la6 La prima (e controversa) applicazione <strong>di</strong> norme<strong>di</strong>rettamente ispirate alla Convenzione del 1948 si ebbecon il caso Eichmann, nel 1961 durante il processocelebrato in forza <strong>della</strong> legge n. 5710-1950 adottata daIsraele per la punizione dei nazisti e dei lorocollaboratori, istitutiva del reato <strong>di</strong> crimine contro ilpopolo ebraico. Il primo processo internazionale pergenoci<strong>di</strong>o è stato quello che ha visto la condanna delsindaco ruandese Jean-Paul Akayesu nel 1998,cinquanta anni dopo l’adozione <strong>della</strong> Convenzione.Ve<strong>di</strong> Schabas W., “National Courts Finally Begin toProsecute the ‘Crime of Crimes’”, Journal ofInternational Criminal Justice, 2003, pp. 39-63.7L’espressione è usata dal Tribunale penaleinternazionale per il Ruanda in Prosecutor v.Kambanda, Judgment and Sentence, ICTR-97-23-S, 4settembre 1998, par. 16, ma è già presente inProsecutor v. Akayesu, ICTR-96.4.T, Sentence, 2October 1998. La formula costituisce anche ilsottotitolo <strong>di</strong> quello che è probabilmente il piùimportante contributo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto internazionale allamateria: Schabas W., Genocide in International Law.The Crime of Crimes, Cambridge, CambridgeUniversity Press, 2000.definizione <strong>di</strong> vittima non risulta immune dalpericolo <strong>di</strong> generalizzazione, da una sorta <strong>di</strong>omologazione dell’identità <strong>della</strong> vittima.L’anonima desumanizzazione delle vittime, su cuivertono i programmi <strong>di</strong> sterminio, testimoniacome le uccisioni <strong>di</strong> massa non siano il locus dovele storie in<strong>di</strong>viduali delle vittime sono ascoltate ericordate, ma molto spesso queste storie sitrasformano in quello che è definito un problemadello stato, una sorta <strong>di</strong> spazio per minoranze <strong>di</strong>quarto livello, come le ha denominate Said 8 .Questo articolo, parte <strong>di</strong> un più ampio progettoche vuole dar voce alle vittime del genoci<strong>di</strong>o,narrando le storie che restano non dette e quasiimpronunciabili, le storie <strong>di</strong> coloro che Levi 9 hachiamato i sommersi, propone una <strong>di</strong>scussione sualcuni degli aspetti che contribuiscono acaratterizzare la definizione <strong>di</strong> vittima delgenoci<strong>di</strong>o. In questo modo, la conclusionesuggerita da questo lavoro si in<strong>di</strong>rizza verso unasorta <strong>di</strong> sgretolamento dei limiti prettamentegiuri<strong>di</strong>ci, per un ampliamento <strong>di</strong> questi limiti infavore <strong>di</strong> una definizione <strong>di</strong> vittima <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>oche comprenda tutte le molteplici e a voltecontrastanti voci <strong>di</strong> coloro che sono testimoni<strong>di</strong>retti o in<strong>di</strong>retti del “crimine <strong>di</strong> tutti i crimini”.2. Le vittime <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o.L’accusa <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o si presta quin<strong>di</strong> astrumentalizzazioni e i <strong>di</strong>versi e spessocontrastanti mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> interpretare l’accusa <strong>di</strong>genoci<strong>di</strong>o si manifestano in svariate situazioni:per giustificare come umanitari interventi armati8Said E. W., Hitchens C., Blaming the Victims:Spurious Scholarship and the Palestinian Question,New York and London, Verso, 2001.9Levi P., I Sommersi e i Salvati, Einau<strong>di</strong>, Torino 1986.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 16


motivati da altre meno nobili ragioni 10o percoprire retroattivamente politiche repressive,sfruttando il cre<strong>di</strong>to politico e morale che derivadall’essere vittime <strong>di</strong> violenze atroci,delegittimando nella forma più ra<strong>di</strong>cale gliavversari 11 . Assodato che <strong>della</strong> terminologiaconnessa al genoci<strong>di</strong>o si tende a fare un usopolitico sempre più spinto, in simbiosi con quantoavviene più in generale con la terminologia dei<strong>di</strong>ritti umani 12 , <strong>di</strong>venta tanto più importanteprecisare quale sia l’effettiva definizione <strong>di</strong>vittima a cui fare riferimento. Il contesto teorico,che sovente viene considerato il punto <strong>di</strong> partenzaper una <strong>di</strong>scussione che vuole proporre una letturadel concetto <strong>di</strong> vittima,Christie 13è quello suggerito dacon la sua vittima ideale, le cuicaratteristiche includono l’essere deboli e<strong>di</strong>n<strong>di</strong>fesi e l’essere estranei ad ogni tipo <strong>di</strong>responsabilità oggettiva. Questo modello <strong>di</strong>vittima in bone fide tuttavia appare incompleto inquanto si limita all’esperienza del singoloin<strong>di</strong>viduo. Il concetto <strong>di</strong> vittima è indubbiamenteun concetto estremamente malleabile el’appellativo <strong>di</strong> vittima evoca sempre una sorta <strong>di</strong>solidarietà collettiva mentre a livello personale èquasi catartica la presa <strong>di</strong> coscienza in<strong>di</strong>viduale10È il caso dell’intervento NATO in Kosovo nel 1999,motivato politicamente invocando la necessità <strong>di</strong>fermare un presunto genoci<strong>di</strong>o in atto da parte <strong>della</strong>Serbia contro la popolazione albanese. Ve<strong>di</strong> MandelM., How America Gets Away with Murder. IllegalWars, Collateral Damages and Crimes againstHumanity, London, Pluto Press, 2004, trad. it. Comel’America la fa franca con la giustizia internazionale,Torino, EGA, 2005, in particolare il capitolo V.11Si potrebbe citare il caso del Ruanda post-genoci<strong>di</strong>o:Reyntjens F., “Rwanda, Ten Years On. From Genocideto Dictatorship”, in African Affairs, 2004, pp. 177-210.12Ve<strong>di</strong>, tra gli altri, Ignatieff M., Una ragionevoleapologia dei <strong>di</strong>ritti umani, con interventi <strong>di</strong> Veca, S. eZolo D., Milano, Feltrinelli, 2003.13Christie N., “The ideal victim”, in Fattah E. (e<strong>di</strong>tedby), From Crime Policy to Victim Policy, Basingstoke,Macmillan, 1986, pp. 17-30.dello status <strong>di</strong> vittima. La parola vittima, tuttavia,evoca una con<strong>di</strong>zione, che <strong>di</strong> per sé, non è <strong>di</strong>facile in<strong>di</strong>viduazione, soprattutto perché sono<strong>di</strong>versi gli ambiti e le <strong>di</strong>scipline <strong>di</strong> riferimento,così rispecchiando molte delle sfumature rilevatenella definizione <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o. Se si evidenzianole con<strong>di</strong>zioni che facilitano la con<strong>di</strong>zione <strong>della</strong>vittima, ad esempio, si pre<strong>di</strong>lige una connotazione<strong>di</strong> tipo sociologico. Per decenni, la vittima non èstata definita a livello internazionale, se non forsecon criteri eminentemente sociologici, e maistrettamente legali. Anche se venivano proclamatii <strong>di</strong>ritti delle vittime ad essere risarciti e a poter farvalere le proprie ragioni in giu<strong>di</strong>zio, tali<strong>di</strong>chiarazioni non erano mai accompagnate da unapuntuale descrizione <strong>della</strong> qualità <strong>di</strong> vittima. Siveda a questo proposito la risoluzionedell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del29 novembre 1985, A/RES/40/34 che sancisceinequivocabilmente come a livello internazionaledevono considerarsi come vittime le persone che,in<strong>di</strong>vidualmente o collettivamente, hanno soffertoun pregiu<strong>di</strong>zio, ivi incluse lesioni fisiche opsichiche, sofferenze emotive, per<strong>di</strong>te economicheo limitazioni rilevanti dei loro <strong>di</strong>rittifondamentali, a causa <strong>di</strong> azioni o omissioni inviolazione del <strong>di</strong>ritto penale <strong>di</strong> uno Stato membro,fra cui anche le leggi che vietano l’abuso <strong>di</strong>potere. Nonostante, successivamente vi siano statialcuni sviluppi che hanno chiarito aspetti <strong>di</strong> taledefinizione, essa rimane comunque decisiva nelriconoscimento a livello internazionale delleesperienze <strong>di</strong> coloro che hanno sofferto a causa <strong>di</strong>condotte criminali.Se invece si esaminano le reazioni o icomportamenti <strong>della</strong> vittima, oppure si guarda allarichiesta da parte <strong>della</strong> vittima <strong>di</strong> punizioneRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 17


nell’ambito <strong>di</strong> schemi <strong>di</strong> retribuzione, si pre<strong>di</strong>ligeal contrario, una connotazione psicologicaall’interno <strong>della</strong> quale collocare la nozione <strong>di</strong>vittima. Se invece si sottolineano provve<strong>di</strong>mentiche mirano ad assicurare e a sod<strong>di</strong>sfare bisogni <strong>di</strong>sicurezza, il riferimento è a postulati <strong>di</strong> tipopolitico 14 . Per quanto riguarda la definizione <strong>di</strong>vittima <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o e la punizione <strong>di</strong> coloro chesono colpevoli <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o, secondo il <strong>di</strong>rittointernazionale, riferimenti alla vittima sonocontenuti negli atti costitutivi dei tribunali penaliinternazionali: quelli per l’ex Jugoslavia – <strong>di</strong> cuitratteremo più sotto - e per il Ruanda, nonchénello Statuto <strong>della</strong> Corte Penale Internazionale(CPI). Da una comparazione tra i documentiinternazionali in materia deriva una noncoincidenza <strong>di</strong> tale nozione <strong>di</strong> vittima. Conriferimento alle corti penali internazionali, vaprecisato che quelli per la ex Jugoslavia e per ilRuanda si rifanno a una definizione “minima”<strong>della</strong> vittima 15 , mentre nello Statuto <strong>della</strong> CPI (esoprattutto negli atti integrativi costituiti dalleRules e dalle Regulations) compare la vittimaquale soggetto processuale, con aspettative chedevono essere sod<strong>di</strong>sfatte, specie in relazione alleriparazioni, per cui si prevede un fondo <strong>di</strong>garanzia, con previsione <strong>di</strong> tutela in sensoampio 16 .14 Per una comprensiva <strong>di</strong>scussione sulle <strong>di</strong>vergentidefinizioni <strong>di</strong> vittima si veda ad esempio: Hall M.,Victims and Policy Making. A ComparativePerspective, Abingdon e New York, Willan Publishing,2010.15 A person against whom a crime over which thetribunal has juris<strong>di</strong>ction has allegedly been committed.16 In base alla Dichiarazione (artt. 1 e 2) victims meanspersons who, in<strong>di</strong>vidually or collectively, have sufferedharm, inclu<strong>di</strong>ng physical or mental injury, emotionalsuffering, economic loss or substantial impairment oftheir fundamental rights, through acts or omissionsthat are in violation of criminal laws operative withinMember States, inclu<strong>di</strong>ng those laws prescribingPrima del 1998, cioè prima dello Statuto <strong>della</strong>CPI, la vittima poteva ricevere un riconoscimentoin quanto tale soltanto in atti internazionali nonvincolanti, come ad esempio nella risoluzionedell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del29 novembre 1985, A/RES/40/34 17 . Talerisoluzione si riferisce alla vittima secondo ilsistema penale <strong>di</strong> uno Stato e non si occupadunque delle vittime dei crimini <strong>di</strong> rilevanzainternazionale. Del resto, pochi sistemi statalicontemplavano a quel tempo tale categoriaparticolare <strong>di</strong> reati. È soltanto dal 2005 chel’Assemblea Generale si occupa delle vittime deicrimini <strong>di</strong> rilevanza internazionale nellarisoluzione A/RES/60/147 del 16 <strong>di</strong>cembre2005 18 , nella quale si fa riferimento alla questione<strong>della</strong> loro partecipazione alle proceduregiu<strong>di</strong>ziarie, dal punto <strong>di</strong> vista del loro <strong>di</strong>ritto achiedere e ottenere una riparazione. Va inoltreevidenziato che sul piano normativo, la vittima <strong>di</strong>crimini <strong>di</strong> rilevanza internazionale è presa inconsiderazione dagli Statuti e Regolamenti <strong>di</strong>procedura e prova dei due Tribunali penaliinternazionali ad hoc, quello per la ex Jugoslaviae quello per il Ruanda, soltanto ai fini <strong>di</strong> unaprotezione particolare nella sua qualità <strong>di</strong>testimone nei processi davanti a tali Tribunali 19 .criminal abuse of power e the term victims alsoincludes, where appropriate, the imme<strong>di</strong>ate family ordependants of the <strong>di</strong>rect victim in <strong>di</strong>stress or to preventvictimization.17 Si veda UN Declaration of Basic Principles ofJustice for Victims of Crime and Abuse of Power.18 Si veda Basic Principles and Guidelines on the Rightto a Remedy and Reparation for Victims of GrossViolations of International Human Rights Law andSerious Violations of International Humanitarian Law.19 In entrambi i Tribunali è stato creato un serviziospecifico <strong>di</strong> assistenza alle vittime e ai testimoniseparatamente in<strong>di</strong>cati, sebbene poi le vittime,soprattutto quelle più vulnerabili, possono beneficiare<strong>di</strong> questa assistenza solo se arrivano a L’Aia o adArusha come testimoni.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 18


infatti, riconoscono alle vittime uno spazio neiprocessi penali come parti civili che reclamano unindennizzo per i danni subiti. A questo fine, sonoriconosciuti alle vittime alcuni <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong>partecipazione al proce<strong>di</strong>mento penale, tra cui avolte anche quello <strong>di</strong> interrogare i testimoni equello <strong>di</strong> presentare proprie osservazioni aproposito <strong>della</strong> pena da infliggere 21 . A questomodello si è soprattutto ispirato lo Statuto <strong>di</strong>Roma.Alcuni ritengono che la partecipazione <strong>della</strong>vittima al processo comporti uno squilibrio afavore dell’accusa e a danno <strong>della</strong> <strong>di</strong>fesa, altri,invece considerano del tutto conciliabile talepartecipazione con i <strong>di</strong>ritti <strong>della</strong> <strong>di</strong>fesa,sostenendo che fair trial significa rispetto nonsolo dei <strong>di</strong>ritti del sospettato e dell’imputato maanche dei <strong>di</strong>ritti delle vittime. C’è chi concepiscel’obbligo alla riparazione non solo e non tanto acarico dell’in<strong>di</strong>viduo autore del crimine, mapiuttosto dello Stato implicato nei crimini,sostenendo che crimini come quelli <strong>di</strong> competenza<strong>della</strong> CPI siano soprattutto risultato <strong>di</strong>comportamenti commissivi o omissivi <strong>di</strong> organistatali. Tale approccio trova giustificazione nelfatto che, mentre uno Stato è sempre in grado, conmaggiori o minori risorse, <strong>di</strong> farsi carico <strong>di</strong> unrisarcimento a vantaggio delle vittime –soprattutto nel caso <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o – gli in<strong>di</strong>viduiraramente possono, con i beni <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spongono,essere chiamati ad una riparazione materiale dellelesioni e dei danni provocati da crimini commessiin modo sistematico e su larga scala. È ciò che haand Human Rights, London, I.B. Tauris, 1998.21 Alcuni sistemi arrivano a riconoscere il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>intervento nel processo penale anche ad organizzazioniche rappresentano le vittime.portato alla istituzione, nell’ambito del CPI, delTrust Fund per le vittime.Spesso la maggioranza dei crimini riportati dallevittime durante i processi per genoci<strong>di</strong>o o puliziaetnica 22 sono avvenuti durante un conflitto armatoo durante perio<strong>di</strong> in cui le istituzioni politiche esociali non sono particolarmente stabili. Perquesta ragione risulta, arduo ai fini <strong>di</strong> unproce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> carattere penale, identificare chisiano state in pratica le vittime, chi siano state lepersone uccise, ferite o perseguitate. Il secondoor<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> motivi per cui è <strong>di</strong>fficile identificare levittime, risulta essere strettamente concettuale,connesso alla natura stessa dei criminiinternazionali e, in un certo qual modo, alla lororaison d’être. Si pensi alla persecuzione degliebrei e <strong>di</strong> altre minoranze durante il secondoconflitto mon<strong>di</strong>ale; si pensi, ancora alla puliziaetnica nell’ex Jugoslavia o al genoci<strong>di</strong>o inRuanda. Questi crimini, commessi su larga scalada attori che hanno agito in concerto fra <strong>di</strong> loro econ l’assistenza <strong>della</strong> leadership politica emilitare, coinvolgono per loro stessa naturacentinaia, migliaia, talvolta milioni <strong>di</strong> persone. Hasenso, in tali circostanze, parlare <strong>di</strong> vittima soloper le persone ferite o che comunque hanno subitoun danno <strong>di</strong>retto? Appare piuttosto evidente comela ratio stessa dell’esistenza <strong>di</strong> tribunaliinternazionali risieda esattamente nellacircostanza che le vittime sono innumerevoli e chel’impatto dei crimini in questione si estende al <strong>di</strong>22 Su alcune problematiche poste dai proce<strong>di</strong>mentipenali internazionali al Tribunale Penale per la exJugoslavia in ragione <strong>della</strong> scala dei crimini e <strong>della</strong>necessità <strong>di</strong> cooperazione da parte delle comunitàlocali, si veda, ad esempio, Gaynor F., Harmon M.,“Prosecuting Massive Crimes with Primitive Tools:Three Difficulties Encountered by Prosecutors inInternational Criminal Procee<strong>di</strong>ngs”, in JICJ, 2004, p.403 ss.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 20


là del concetto tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> vittima neiproce<strong>di</strong>menti penali internazionali. Questo èpossibile, quando si tratta <strong>di</strong> vittime <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o.In altre parole, se si tratta <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o, unainterpretazione certamente plausibile è che levittime <strong>di</strong> questi crimini siano costituitedall’umanità nella sua interezza.Senza affrontare tutti i corollari <strong>di</strong> questadefinizione, <strong>di</strong> cui abbiamo brevemente <strong>di</strong>scussonel paragrafo introduttivo, risulta evidente cheessa pone un problema assai complessoall’interprete, sia esso il giu<strong>di</strong>ce, il procuratore ol’avvocato, nell’identificare chi potrà essereconsiderato vittima con <strong>di</strong>ritto ad unapartecipazione giu<strong>di</strong>ziale. Forse, ancora <strong>di</strong> più ilproblema si pone al legislatore che intendaistituire una giuris<strong>di</strong>zione internazionale con ilfine, fra gli altri, <strong>di</strong> dare una voce alle vittime. Se,in altre parole, vittima del genoci<strong>di</strong>o e dei criminiinternazionali in genere è l’umanità nel suocomplesso, come è possibile permettereun’effettiva e realistica gestione <strong>della</strong>partecipazione <strong>di</strong> questa – invero assai ampia –categoria, allo svolgimento del processo penaleinternazionale? In realtà, la soluzione a questo<strong>di</strong>lemma risiede nella consapevolezza che iltermine umanità non descrive la vittima o il benegiuri<strong>di</strong>co protetto, bensì l’offesa contro uncomune senso <strong>di</strong> umanità che tutti gli esseri umanicon<strong>di</strong>vidono o dovrebbero con<strong>di</strong>videre. Comeappare chiaro dalle riflessioni qui brevementetratteggiate, una delle questioni principaliaffrontata nell’occasione <strong>della</strong> partecipazionegiu<strong>di</strong>ziale delle vittime, appare essere quella <strong>della</strong>definizione stessa <strong>di</strong> vittima nel contesto deicrimini internazionali. Questa, in realtà,sembrerebbe rappresentare un nodo talmentefondamentale da essere <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento ad unaqualsiasi risoluzione <strong>della</strong> questione più ampiasulla partecipazione giu<strong>di</strong>ziale. Come si può, inaltre parole, <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> partecipazione giu<strong>di</strong>zialedelle vittime nei processi penali internazionali seprima non si è concor<strong>di</strong> nel definire chi possaessere considerata una vittima a tale fine?I primi processi penali internazionali per crimini<strong>di</strong> guerra e contro l’umanità sono stati quelli,celeberrimi, <strong>di</strong> Norimberga e Tokio 23 . In queiproce<strong>di</strong>menti, che ora appaiono assai lontani dallanostra sensibilità contemporanea sul giustoprocesso e sui <strong>di</strong>ritti degli imputati, le vittime nonavevano alcuno status particolare. In altre parole,le vittime non avevano nessuna possibilità <strong>di</strong>costituirsi parte civile. Non esisteva nessunaregolamentazione del <strong>di</strong>ritto a compensazione orisarcimento danni, e non era previsto alcunorgano specifico che si occupasse <strong>della</strong> protezionedei loro interessi 24 . Il problema era stato risoltoomettendo totalmente la questione <strong>della</strong>partecipazione. Considerata la situazione da unaltro punto <strong>di</strong> vista, si può ritenere che ilsod<strong>di</strong>sfacimento degli interessi delle vittimedoveva essere identificato nella circostanza stessache, per la prima volta nella storia, si celebrava unprocesso internazionale per crimini così seri.Nonostante l’esperienza dei processi <strong>di</strong>Norimberga e Tokio e l’espressa volontà nel 1948<strong>di</strong> creare una Corte Penale Internazionale, ci sono23Sul processo <strong>di</strong> Norimberga, la bibliografia èvastissima. Recentemente, si veda Mettraux G. (e<strong>di</strong>tedby), Perspectives on the Nuremberg Trial, Oxford,Oxford University Press, 2008, che raccoglie testi eriflessioni degli ultimi sessant’anni in riferimento aquegli avvenimenti. In merito al processo <strong>di</strong> Tokio, leriflessioni più penetranti sono forse quelle del giu<strong>di</strong>ceRöling B. in Cassese A. (e<strong>di</strong>ted by), The Tokyo Trialand Beyond: Reflections of a Peacemonger,Cambridge, Polity Press, 1993.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 21


poi voluti i drammatici eventi nei Balcani agliinizi degli anni Novanta, perché le Nazioni Uniteprendessero l’iniziativa <strong>di</strong> reagire a crimini <strong>di</strong>questo tipo, istituendo il Tribunale PenaleInternazionale per la ex Jugoslavia, seguito daquello per il genoci<strong>di</strong>o del 1994 in Ruanda e daalcuni tribunali misti 25 . Questi Tribunali ad hocapplicano il <strong>di</strong>ritto internazionale generale comeco<strong>di</strong>ficato dalle Convenzioni <strong>di</strong> Ginevra del1949 e da altri strumenti pattizi, strumenti cheperaltro non contengono alcun <strong>di</strong>ritto esplicitoall’indennizzo delle vittime o alla loropartecipazione a proce<strong>di</strong>menti penali perinfrazione gravi del <strong>di</strong>ritto umanitario 26 . In quantovittime, questi in<strong>di</strong>vidui non vedono riconosciutiil proprio <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> partecipare attivamente alproce<strong>di</strong>mento penale – se non tramite i propriracconti, filtrati attraverso la <strong>di</strong>fficile esperienzadell’esame e del controesame giu<strong>di</strong>ziale –rischiando <strong>di</strong> rimanere meramente soggetti passividell’intera procedura.b) Il ruolo delle vittime nel Tribunale Penaleper la ex Jugoslavia24 Zappalà S., Human Rights in International CriminalProcee<strong>di</strong>ngs, Oxford, 2003, p. 25.25 Essendo la letteratura sui due Tribunali ad hoc assaiestesa, mi limito a citare solo alcuni importanticontributi <strong>della</strong> dottrina utili per una ricostruzione <strong>della</strong>loro procedura e dei problemi analizzati in questocontributo. Dixon, R., Developing International Rulesof Evidence for the Yugoslav and Rwanda Tribunals,in TL&CP, 1997, p. 81; Dixon R., et al. (e<strong>di</strong>ted by),Archbold: International Criminal Courts: Practice,Procedure and Evidence, London, Sweet & Maxwell,2002; Calvetti G., Scovazzi, T., Dal Tribunale per laex Iugoslavia alla Corte penale internazionale, Milano,Giuffrè, 2004; Calvetti G., Scovazzi T., Il Tribunaleper la ex Iugoslavia: l’attività svolta e il suo prossimoscioglimento, Milano, Giuffrè, 2007.26 Sullo sviluppo del concetto, si veda Walleyn L.,« Victimes et témoins de crimes internationaux: dudroit à une protection au droit à la parole », in IRRC,2002, p. 51 ss.L’unica menzione <strong>della</strong> vittima nello Statuto delTribunale Penale per la ex Jugoslavia è contenutaall’articolo 22, il quale prevede la protezione dellevittime e dei testimoni prima, durante e dopo il<strong>di</strong>battimento. A tale fine, il Regolamento <strong>di</strong>procedura e <strong>di</strong> prova, una sorta <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>procedura penale del Tribunale ha specificatomisure quali le u<strong>di</strong>enze a porte chiuse, l’uso <strong>di</strong>pseudonimi per in<strong>di</strong>care i testimoni e persino, incasi limite, il trasferimento <strong>di</strong> determinatiin<strong>di</strong>vidui in Stati terzi sotto nuova identità. In ognicaso, è ovviamente fatto salvo il <strong>di</strong>rittodell’imputato e dei suoi <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong> conoscerel’identità <strong>di</strong> tutti i testimoni a carico. Inoltre, ilTribunale ha sancito il proprio <strong>di</strong>ritto a procedereper il reato <strong>di</strong> oltraggio alla corte qualora, fral’altro, l’identità <strong>di</strong> un testimone protetto fossestata resa pubblica dolosamente.Il ruolo delle vittime è, dunque, piuttosto limitato,anche se ciò non significa che i sentimenti e, incerti casi, la forza delle vittime nel ripercorreredeterminati eventi non siano evidenti e nonabbiano un impatto sul proce<strong>di</strong>mento. In altri casi,vi è stata ad<strong>di</strong>rittura un’interessante confusione <strong>di</strong>ruoli, se cosi si può <strong>di</strong>re, fra vittima e attore delcrimine, ciò che evidentemente può accadereanche nei sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto interno, ma succedeforse più spesso in tempo <strong>di</strong> guerra. Si tratta, adesempio, <strong>di</strong> circostanze in cui, colui che hacommesso determinati crimini è stato forzato,dagli eventi o da persone, a comportarsi in uncerto modo e, soggettivamente, ha ritenuto <strong>di</strong> nonavere alcuna scelta. Al Tribunale Penale per la exJugoslavia, questa tipologia <strong>di</strong> condotta èesemplificata da uno dei primi proce<strong>di</strong>menti,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 22


quello <strong>di</strong> Drazen Erdemović 27 . Questi, che sonosolamente alcuni episo<strong>di</strong> fra i numerosissimiavvenuti durante i proce<strong>di</strong>menti conclusisi negliultimi anni, mostrano come, da un lato, le vittime(in senso ampio) abbiano un ruolo ben definito epiuttosto limitato nel proce<strong>di</strong>mento penale <strong>di</strong>fronte al Tribunale 28 . Dall’altro lato, però,avvenimenti <strong>di</strong> questo tipo mostrano che i giu<strong>di</strong>cisono stati in qualche modo capaci <strong>di</strong> elaborareforme flessibili <strong>di</strong> partecipazione e interazione<strong>della</strong> vittima con gli altri attori del processo e, inparticolare, del <strong>di</strong>battimento. Si è tentato, in altreparole, <strong>di</strong> superare la rigi<strong>di</strong>tà del sistema checonsidera le vittime essenzialmente solo cometestimoni. È necessario a questo proposito, citarel’ufficio per le vittime e i testimoni (Victims andWitnesses Section, o VWS), che si occupa inmodo in<strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> tutti i testimoni chiamatiper deporre <strong>di</strong> fronte al Tribunale, del lorobenessere prima e durante la testimonianza,nonché del loro rientro a casa. Inoltre, il Tribunaleha creato un programma <strong>di</strong> relazioni esterne(Outreach) che si occupa, fra l’altro, <strong>di</strong> farconoscere meglio l’attività del Tribunale stessonella regione <strong>della</strong> ex Jugoslavia 29 . Se è vero chenon solo chi ha subito <strong>di</strong>rettamente traumi elesioni è da considerarsi una vittima, vi è dunquela consapevolezza che un coinvolgimentomaggiore delle vittime, intese come le popolazionicolpite dai crimini massicci commessi durante i27 ICTY, Sentencing Hearing, 29 November 1996, n.IT-96-22, Prosecutor v Erdemović, inhttp://www.unhcr.org/refworld/docid/402765a27.htmlparr. 340-341. Sul caso, si vedano le acute osservazioni<strong>di</strong> Scovazzi T., “Into the maelstrom of violence: il casoErdemović”, in Calvetti G., Scovazzi, T., Il Tribunaleper la ex Jugoslavia, op. cit., p. 189.28 ICTY, Manual on Developed Practices, Torino,UNICRI Publisher, 2009.conflitti degli anni Novanta nei Balcani, è unpasso necessario per compiere il mandato <strong>di</strong> pacee riconciliazione nell’area interessata 30 . Quanto alRegolamento <strong>di</strong> procedura e <strong>di</strong> prova, va ricordatoche il combinato <strong>di</strong>sposto delle Regole 98ter e 105sancisce che, qualora una Camera <strong>di</strong> primo gradoemetta una sentenza <strong>di</strong> condanna e concluda chevi sia stata appropriazione indebita da parte delcondannato connessa ai crimini per cui è stataaccertata la responsabilità penale, essa puòor<strong>di</strong>nare la restituzione alle vittime, sulla base <strong>di</strong>una procedura assai dettagliata 31 .c) Tentativi ibri<strong>di</strong> <strong>di</strong> promesse <strong>di</strong> giustiziapenalePer tornare alla partecipazione giu<strong>di</strong>ziale, in altreparole alle promesse <strong>di</strong> giustizia, appare evidenteda quanto detto fino ad ora che la giustiziainternazionale manca <strong>di</strong> una vera e propriacostituzione <strong>di</strong> parte civile, istituto tipico <strong>di</strong> alcuniPaesi <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione europea continentale. A taleproposito è utile menzionare alcuni tentativi <strong>di</strong>promesse <strong>di</strong> giustizia, meno noti, ma tuttavia assaiinteressanti, una giustizia che spesso viene29 Supporting the Transition Process: Lessons Learnedand Best Practices in Knowledge Transfer. FinalReport, OSCE-ODIHR, 2009.30 Tolbert D., “The International Criminal Tribunal forthe Former Yugoslavia: Unforeseen Successes andForeseeable Shortcomings”, in FletFWA, 2002, p. 13 ess.31 Si dovrebbe menzionare, la previsione normativa<strong>della</strong> Regola 106 del Regolamento <strong>di</strong> procedura e <strong>di</strong>prova del Tribunale, la quale prevede che sulla base<strong>della</strong> legislazione nazionale rilevante, una vittima […]può esercitare un’azione in un tribunale nazionale o inun’altra istituzione competente, [si pensi, ad esempio apossibile commissioni <strong>di</strong> riconciliazione o <strong>di</strong>fensoricivici], al fine <strong>di</strong> ottenere un risarcimento. Ai finidell’azione sopra menzionata, la sentenza delTribunale sarà finale e vincolante per ciò che attienealla responsabilità del condannato in merito a queldanno. Si veda anche Manual on InternationalCriminal Defence. ADC-ICTY Developed Practices,UNICRI, 2011.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 23


definita giustizia penale internazionale mista oibrida. Con tali accezioni, si fa solitamenteriferimento a istituzioni quali, ad esempio, laCorte Speciale per la Sierra Leone e le CameraStraor<strong>di</strong>narie nelle Corti <strong>della</strong> Cambogia. Questeistituzioni, pur molto <strong>di</strong>fferenti fra loro, hanno incomune la caratteristica <strong>di</strong> essere dei tribunalicostituiti sotto l’egida o per il determinanteimpulso delle Nazioni Unite, prevedendo al tempostesso una partecipazione mista <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci e altropersonale nazionale, come in<strong>di</strong>cato dallo Stato incui essi operano, e internazionale, assunto dalleNazioni Unite).La Corte Speciale <strong>della</strong> Sierra Leone funziona inmodo simile al Tribunale Penale per la exJugoslavia, ma si contrad<strong>di</strong>stingue per lamaggiore cura riservata ai rapporti con lecomunità colpite dai crimini e dalla guerra civilein quel Paese fin dalla propria istituzione. Alcontrario, le Camere Straor<strong>di</strong>narie nelle Corti<strong>della</strong> Cambogia, che operano all’interno delsistema giu<strong>di</strong>ziario cambogiano, a sua voltafortemente influenzato dalla tra<strong>di</strong>zione francese,esplicitamente permettono la partecipazionegiu<strong>di</strong>ziale delle vittime, anche se in manieralimitata. Di fronte a questa istituzione penale,vittime sono considerate tutte le persone cheabbiano avuto un danno o una lesione fisica opsicologica come <strong>di</strong>retta conseguenza del crimine.In ogni caso, le vittime partecipano alproce<strong>di</strong>mento, secondo le regole <strong>di</strong> procedura, alfine <strong>di</strong> ottenere riparazioni collettive e morali.Considerata la scala dei crimini commessi sotto ilregime dei Khmer Rossi in Cambogia, non ènemmeno ipotizzabile pensare che ciascunavittima – o presunta tale – possa essere legittimataa far valere in giu<strong>di</strong>zio il proprio danno <strong>di</strong>retto econseguentemente tentare <strong>di</strong> otteneresod<strong>di</strong>sfazione monetaria personale. Nonostantequesta <strong>di</strong>fferenza essenziale rispetto al sistemacomune <strong>di</strong> “costituzione <strong>di</strong> parte civile”, la sceltada parte <strong>della</strong> Corte è l’unica realisticamentepraticabile nel contesto dei crimini in questione.Di fronte all’impetuoso sviluppo <strong>della</strong>responsabilità penale in<strong>di</strong>viduale a partire dal1945 nelle sue molteplici forme, la con<strong>di</strong>zione<strong>della</strong> vittima come portatrice <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti propriesercitabili durante un proce<strong>di</strong>mentogiuris<strong>di</strong>zionale non ha avuto, in un primo tempo,la dovuta attenzione. Negli ultimi anni, inparticolare a partire dalla creazione <strong>di</strong> numerositribunali ad hoc e misti istituiti per processarein<strong>di</strong>vidui sospettati <strong>di</strong> aver commesso graviviolazioni del <strong>di</strong>ritto internazionale umanitario edei <strong>di</strong>ritti umani, la vittima è stata sempre menoconsiderata solo come testimone e sempre <strong>di</strong> piùcome soggetto potenzialmente attivo <strong>della</strong>procedura. Specifici proce<strong>di</strong>menti per dare sì unareale voce alle vittime, ma al tempo stessomantenere il processo penale internazionaleall’interno del suo ruolo <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>mentogiuris<strong>di</strong>zionale per la valutazione <strong>della</strong>colpevolezza <strong>di</strong> un imputato, vanno valutati moltoattentamente.d) Verso una definizione <strong>di</strong> vittima <strong>di</strong>genoci<strong>di</strong>oTre <strong>di</strong>stinti or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> problemi emergono neltentativo <strong>di</strong> espandere la definizione <strong>di</strong> vittima,questioni che qui <strong>di</strong> seguito vanno brevementeelencate. Innanzi tutto vi è un problema relativoalla proporzionalità <strong>della</strong> risposta legislativa,intesa come giustizia penale, in relazione allagravità del crimine commesso. C’è da chiedersi sela giustizia penale sia in grado <strong>di</strong> sviluppareRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 24


linguaggi e meccanismi tali da offrire una rispostasod<strong>di</strong>sfacente agli orrori del genoci<strong>di</strong>o, per quantoriguarda l’esperienza delle vittime. Di questoavviso è Jaspers 32 che considera una soluzionepiuttosto limitante quella <strong>di</strong> utilizzare lalegislazione penale esistente quando, ad esempio,si confrontano gli orrori inspiegabili <strong>della</strong> Shoah,tanto da sottolineare come l’utilizzo <strong>della</strong> leggenei casi <strong>di</strong> crimini come il genoci<strong>di</strong>o sia daconsiderarsi un errore 33 . Dello stesso parere èanche Arendt 34 , quando sostiene che l’esecuzione<strong>di</strong> Eichmann era necessaria ma totalmenteinadeguata come punizione in relazione al criminecommesso e alle esperienze delle vittime. Inquesto senso, esiste una profonda e tangibileincongruità tra le risposte che il linguaggiogiuri<strong>di</strong>co può offrire quando si tratti <strong>di</strong> “criminedei crimini”. Questa sorta <strong>di</strong> sfasamento, tral’enormità delle sofferenze subite dalle vittime <strong>di</strong>genoci<strong>di</strong>o e il ristretto e non sod<strong>di</strong>sfacente ambitodelle risposte offerte dalla giustizia penale, hafatto in modo che un ulteriore problemaemergesse. Qui ci si trova <strong>di</strong> fronte al concetto <strong>di</strong>incompatibilità <strong>della</strong> giustizia. In altre parole, c’èda chiedersi se la giustizia penale sia in gradocontemporaneamente <strong>di</strong> insegnare la storia, cosìcome la testimoniano le vittime, e al tempo stesso<strong>di</strong> fare giustizia, <strong>di</strong> offrire cioè un adeguatoriconoscimento e risarcimento. In fine, il terzopunto da considerare, riguarda la legittimazionedelle esperienze delle vittime e quanto le storieprodotte dai tribunali penali internazionali sianoampiamente intese a dare autorità alle istituzioniaccusatorie o agli Stati. Un esempio tra i tanti: siconsiderino le vicende che hanno interessato l’exJugoslavia.La Corte internazionale <strong>di</strong> giustizia – non unTribunale penale, quin<strong>di</strong>, ma la massima istanzagiu<strong>di</strong>ziaria internazionale creata in seno alleNazioni Unite per decidere sulle controversie traStati – ha affermato all’inizio del 2007 che laSerbia, durante il sanguinoso conflitto in Bosnia-Erzegovina (1991-1995), non avrebbe commessogenoci<strong>di</strong>o, nonostante la violazione <strong>della</strong> norma<strong>della</strong> Convenzione del 1948 che obbliga gli Stati aprevenire e punire tale reato (art. I) 35 . Questadecisione è stata accolta con sentimenti oppostinei due Paesi coinvolti: in Bosnia, come unasuprema ingiustizia inflitta al popolo martire deibosniaco-musulmani; a Belgrado (maparadossalmente anche a Banja Luka e Pale) comeil riconoscimento – per quanto parziale – <strong>della</strong>innocenza del popolo serbo rispetto a un’accusainfamante 36 . L’accusa <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o, presentata nel1993 e mantenuta quin<strong>di</strong> in pie<strong>di</strong> per benquattor<strong>di</strong>ci anni dallo Stato bosniaco, dovevaservire, se si interpreta l’intenzione dei politici <strong>di</strong>32 Jaspers K., Die Schuldfrage, Schneider, Heidelberg1946; Artemis, Zürich 1946; Piper, München 1965;ripubbl. In Lebensfragen... (1963), HuS65; trad. it., Lacolpa <strong>della</strong> Germania, a cura <strong>di</strong> De Rosa, R., ESI,Napoli 1947 e La questione <strong>della</strong> colpa. Sullaresponsabilità politica <strong>della</strong> Germania, a cura <strong>di</strong>Pinotti, A., prefazione <strong>di</strong> Galimberti, U., Cortina,Milano 1996.33 Ve<strong>di</strong> anche Koskenniemi M., “ Between Impunityand Show Trials”, Max Planck UNYB, 6:1-36, 2002.34 Arendt H., Eichmann in Jerusalem: A Report on theBanality of Evil, Harmondsworth, Penguin, 1994;Arendt H., La banalità del male. Eichmann aGerusalemme, traduzione <strong>di</strong> Bernar<strong>di</strong>ni, P., Milano,Feltrinelli, 2003.35 Case Concerning the Application of the Conventionon the Prevention and Punishment of the Crime ofGenocide (Bosnia and Herzegovina v. Serbia andMontenegro), 26 February 2007 (http://www.icjcij.org/doc-ket/files/91/13685.pdf).36 Ve<strong>di</strong> il dossier tratto dalla stampa bosniaca e serbapre<strong>di</strong>sposto dall’Osservatorio sui Balcani <strong>di</strong> Roveretoall’in<strong>di</strong>rizzohttp://www.balcanicaucaso.org/Dossier/Srebrenica-15-anni-dopo/Genoci<strong>di</strong>o-Srebrenica-sentenza-dell-Ajafebbraio-2007(ultimo accesso: giugno 2012).Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 25


Sarajevo, a rimettere in <strong>di</strong>scussione la ripartizionedello Stato in due entità – la Federazione croatomusulmanae la Repubblica Srpska – una<strong>di</strong>visione decisa a Dayton e a Parigi nel 1995 37 ,ma ritenuta in sostanziale continuità con un pianosegnato a sua volta dal peccato originale delgenoci<strong>di</strong>o, e dunque moralmente scre<strong>di</strong>tata 38 .4. La società civile come vittima del genoci<strong>di</strong>o.Le promesse <strong>di</strong> giustizia per le vittime <strong>di</strong>genoci<strong>di</strong>o, sopra evidenziate nel lavoro deitribunali penali internazionali, sottolineano comeil concetto <strong>di</strong> vittima resti ancorato ad unaomologazione,dove <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere, adesempio, non vengono tenute in considerazione.Si pensi all’uso estensivo dello stupro <strong>di</strong> donne <strong>di</strong>ogni età, come strumento <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> interefasce <strong>di</strong> popolazione 39 ; o ancora all’esperienza deibambini e degli adolescenti, degli anziani e <strong>di</strong>coloro che sono <strong>di</strong>versamente abili, si pensi ancheagli uomini che sempre più spesso sono vittime <strong>di</strong>stupro e <strong>di</strong> violenze fisiche e psicologiche. Iltrauma <strong>della</strong> violenza subita si traduce per isopravissuti non solo nell’esigenza <strong>di</strong> vedere37 Akhavan P., “The Yugoslav Tribunal at Crossroads:The Dayton Peace Agreement and Beyond”, HumanRights Quarterly, vol.18, No.1, 1996.38Sulle reazioni in Bosnia alla sentenza <strong>della</strong> Corteinternazionale <strong>di</strong> giustizia, ve<strong>di</strong> Moratti M.,“Srebrenica: <strong>di</strong>ritto e <strong>di</strong>sinformazione”, sul sitodell’Osservatorio sui Balcani.http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6870/1/42.Altri casi recenti hanno dato a<strong>di</strong>to a forme analoghe <strong>di</strong>strumentalizzazione: per esempio il rapido succedersi,nel 2006, <strong>della</strong> lieve condanna (due anni <strong>di</strong> reclusione),seguita dall’imme<strong>di</strong>ato rilascio, del bosniaco NaserOrić (caso IT-03-68, sentenza del 30 giugno 2006) e lacondanna a 27 anni <strong>di</strong> reclusione, ma con ilproscioglimento dall’accusa <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o, del serboMomčilo Krajišnik, membro <strong>di</strong> spicco <strong>della</strong> <strong>di</strong>rigenzaserbo-bosniaca (caso IT-00-39, sentenza <strong>di</strong> primogrado del 27 settembre 2006).riconosciuti e tutelati, attraverso una rispostalegislativa, i <strong>di</strong>ritti umani violati, ma anche nellanecessità <strong>di</strong> poter usufruire <strong>di</strong> programmi <strong>di</strong>supporto, a livello locale e nazionale, come adesempio gruppi <strong>di</strong> auto-aiuto, l’esistenza dei qualiè chiaramente subor<strong>di</strong>nata al riconoscimento dellostatus <strong>di</strong> vittima <strong>di</strong> violenza.La definizione <strong>di</strong> vittima dal punto <strong>di</strong> vista dellecircostanze concrete è a volte <strong>di</strong>fficile, complessae soggetta a controversie, soprattutto quando ci sitrova <strong>di</strong> fronte ad un numero cospicuo <strong>di</strong> vittime.Atrocità commesse, come avviene nel caso <strong>di</strong>genoci<strong>di</strong>o, possono essere prevenute attraverso uncostante e rigoroso coinvolgimento <strong>della</strong> societàcivile. È importante quin<strong>di</strong> evidenziare come,attraverso programmi <strong>di</strong> educazione e <strong>di</strong>informazione, le vittime <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o non sonosoltanto le donne, gli uomini e i bambini che inprima persona hanno vissuto il trauma <strong>della</strong>violenza fisica e psicologica, ma la società civile,gli spettatori <strong>di</strong> cui parla Cohen 40 . È necessarioutilizzare pertanto un approccio olisticonell’ampliare la definizione <strong>di</strong> vittima delgenoci<strong>di</strong>o, così da poter ottenere molteplicirisultati positivi. Innanzi tutto, una giustiziapenale che sia in grado <strong>di</strong> trasformarsi in giustiziaglobale, così come descritta da Kuraswa 41 - noncerto una sorta <strong>di</strong> giustizia universale che, seppurseducente, appare lontana dalla realpolitik; mauna giustizia che tenga in considerazione comel’orizzonte morale dei nostri tempi deveimperativamente essere rivolto verso laprevenzione del genoci<strong>di</strong>o. La società civile è39Policek N., “E<strong>di</strong>torial. The Occurrence of Rape.Trauma of Rape”, Saraswati Project Newsletter,E<strong>di</strong>nburgh, August 2011, pp.1-3.40Cohen S., State of Denial. Knowing about Atrocitiesand Suffering, Cambridge, Polity Press, 2001.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 26


sempre e comunque una vittima del genoci<strong>di</strong>oalmeno per due <strong>di</strong>stinte ragioni. Una <strong>di</strong> caratterepratico e l’altra più <strong>di</strong> natura strategica. Dal punto<strong>di</strong> vista quasi letterale del termine, così come ne èstato <strong>di</strong>scusso in queste pagine, la società civile èvittima, e come tale dovrebbe essere in unaposizione <strong>di</strong> veder tale status riconosciuto, ogniqualvolta che l’esistenza <strong>di</strong> intere fasce <strong>di</strong>popolazioni, per presunte ragioni etniche,religiose, culturali e razziali viene minacciata. Lapossibilità che la società civile si identifichi comeparte lesa, nei proce<strong>di</strong>menti a carico <strong>di</strong> coloro che<strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o sono colpevoli, comporta ilriconoscimento formale che la società intera ha <strong>di</strong>fatto subito le lesioni psicologiche e fisiche checaratterizzano atti classificati come genoci<strong>di</strong>o. Idanni economici, che sono effetti collaterali delgenoci<strong>di</strong>o, quantificati in programmi <strong>di</strong>me<strong>di</strong>azione, <strong>di</strong> ricostruzione, <strong>di</strong> educazione e <strong>di</strong>prevenzione sono a carico <strong>di</strong> tutta la collettività.Esiste anche il danno economico che la società,come testimone e vittima delle atrocità delgenoci<strong>di</strong>o, subisce: l’annientamento <strong>di</strong> gruppi checostituiscono la forza lavoro <strong>di</strong> una nazione, adesempio, o ancora le spese materiali <strong>della</strong>ricostruzione. Da un punto <strong>di</strong> vista strategico, èsolo quando alla società civile viene riconosciutolo status <strong>di</strong> vittima, che risorse umane edeconomiche vengono utilizzate ai fini <strong>della</strong>prevenzione. Prevenire il genoci<strong>di</strong>o è possibile sene vengono chiaramente identificati iprerequisiti 42 : l’educazione alla pace e alla41 Kurasawa F., The Work of Global Justice, NewYork, Cambridge University Press, 2007.42 Si veda per una <strong>di</strong>scussione più approfon<strong>di</strong>ta suiprerequisiti così che un atto <strong>di</strong> violenza contro unparticolare gruppo può essere definito genoci<strong>di</strong>o,Stanton, G. H., The Eight Stages of Genocide,Washington, Genocide Watch, 1998.nonviolenza non sono quin<strong>di</strong> da considerarsisemplicemente argomenti marginali <strong>di</strong> uncurriculum scolastico, ma pilastri portanti <strong>di</strong> ogninazione fondata su principi <strong>di</strong> legalità. Laresponsabilità <strong>della</strong> società civile, una voltaacquisita la consapevolezza che la collettivitàintera è vittima <strong>di</strong> atti <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o, è proprioquella <strong>di</strong> assicurarsi che attraverso i mass me<strong>di</strong>a,gli organi <strong>di</strong> governo e le istituzioni locali,programmi <strong>di</strong> prevenzione possano essere attuati.Riassumendo i temi trattati in questo scritto,quello <strong>di</strong> vittima <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o è un concetto chepuò e deve essere affrontato da <strong>di</strong>verseprospettive. La riflessione sulle modalità secondole quali offrire protezione alla vittima si sviluppafondamentalmente lungo <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>rettrici. Ci siinterroga, anzitutto, sulle modalità secondo lequali offrire assistenza alla vittima, tantonell’imme<strong>di</strong>ato quanto nella fase così detta <strong>della</strong>vittimizzazione secondaria. È, questa, unaproblematica non esclusivamente interna allescienze psicologiche ma che riguarda anche ilmondo del <strong>di</strong>ritto, nelle modalità <strong>di</strong>amministrazione del processo. Per quanto riguardale vittime <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o è <strong>di</strong> fondamentaleimportanza, configurare un <strong>di</strong>ritto soggettivo<strong>della</strong> vittima al risarcimento monetario,azionabile nei confronti non soltanto del reo, maanche dello Stato; nonché al risarcimento morale,in funzione sanzionatoria. Ci si deve poiinterrogare sulla <strong>di</strong>sciplina giuri<strong>di</strong>ca in<strong>di</strong>rizzata avalorizzare il ruolo processuale <strong>della</strong> vittima e deisuoi poteri nell’ambito del processo. Ciò si fa inadempimento del precetto che pretende il rispetto<strong>della</strong> <strong>di</strong>gnità <strong>della</strong> persona, tramite enell’amministrazione <strong>della</strong> giustizia, anche perchénon avvenga ciò che, purtroppo talvolta e non <strong>di</strong>Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 27


ado, si verifica, ovvero che il processo <strong>di</strong>venti illuogo <strong>di</strong> nuove offese per chi è già vittima <strong>di</strong> altrofatto. Si tratta <strong>di</strong> un precetto stabilito, in tutti glistrumenti internazionali che dal secondodopoguerra sono stati adottati a tutela dei <strong>di</strong>rittifondamentali <strong>della</strong> persona. Infine, sempremantenendo come punto <strong>di</strong> riferimento per lepromesse <strong>di</strong> giustizia per le vittime <strong>di</strong> genoci<strong>di</strong>o,l’intera società civile può e deve essere coinvolta,perché vittima e perché al tempo stesso capace <strong>di</strong>attuare programmi <strong>di</strong> prevenzione, così che ilcrimine dei crimini rimanga solo unatestimonianza <strong>di</strong> un lontano passato.Bibliografia.• Akhavan, P., “The Yugoslav Tribunal atCrossroads: The Dayton Peace Agreementand Beyond”, Human Rights Quarterly,vol.18, No.1, 1996.• Arendt H., Eichmann in Jerusalem: A Reporton the Banality of Evil, Harmondsworth,Penguin, 1994, Arendt H., La banalità delmale. Eichmann a Gerusalemme, traduzione<strong>di</strong> Bernar<strong>di</strong>ni P., Milano, Feltrinelli, 2003.• Bengu C. H., La responsabilité pénale desgroupements de personnes, Genève, 1941.• Brienen M. E. I., Hoegen E. H., Victims ofcrime in 22 European Criminal JusticeSystems, The Netherlands, 2000.• Calvetti G., Scovazzi T., Dal Tribunale per laex Iugoslavia alla Corte penaleinternazionale, Milano, Giuffrè, 2004.• Calvetti G., Scovazzi T., Il Tribunale per laex Iugoslavia: l’attività svolta e il suoprossimo scioglimento, Milano, Giuffrè, 2007.• Cassese A., I <strong>di</strong>ritti umani nel mondocontemporaneo, Roma-Bari, Laterza, 1988.• Chalk F., Jonassohn K., The History andSociology of Genocide: Analysis and CaseStu<strong>di</strong>es, New Haven, Connecticut, YaleUniversity Press, 1990.• Charny I. W. (e<strong>di</strong>ted by), Encyclope<strong>di</strong>a ofgenocide, 2 voll., Santa Barbara, California,ABC-CLIO, 1999.• Christie N., “The ideal victim”, in Fattah E.(e<strong>di</strong>ted by), From Crime Policy to VictimPolicy, Basingstoke, Macmillan, 1986, pp. 17-30.• Cohen S., State of Denial. Knowing aboutAtrocities and Suffering, Cambridge, PolityPress, 2001.• Dadrian V. N., “The structural-functionalcomponents of genocide: a victimologicalapproach to the Armenian case”, in DrapkinI., Viano E. (e<strong>di</strong>ted by), Victimology,Lexington, Massachusetts, 1974, pp. 123-135.• Dalacoura K., Islam, Liberalism and HumanRights, London, I.B. Tauris, 1998.• Dixon R., “Developing International Rules ofEvidence for the Yugoslav and RwandaTribunals”, in Transnat'l L. & Contemp.Probs, 1997.• Dixon R. et al. (e<strong>di</strong>ted by), Archbold:International Criminal Courts: Practice,Procedure and Evidence, London, Sweet &Maxwell, 2002.• Fein H., Accounting for Genocide: NationalResponses and Jewish Victimization duringthe Holocaust, New York, Free Press, 1979.• Fein H., Genocide: a SociologicalPerspective, Newbury Park, California, Sage,1993.• Gaynor F., Harmon M., “Prosecuting MassiveCrimes with Primitive Tools: ThreeDifficulties Encountered by Prosecutors inInternational Criminal Procee<strong>di</strong>ngs”, in JICJ,2004, p. 403 ss.• Graven J., « Les crimes contre l'humanité »,in Recueil des cours de l'Académie de DroitInternational de la Haye, LXXVI, 1950, pp.433 ss.• Hall M., Victims and Policy Making. AComparative Perspective, Abingdon e NewYork, Willan Publishing, 2010.• Heidenrich J. G., “How to Prevent Genocide:a Guide for Policymakers, Scholars, and theConcerned Citizen”, Westport, Connecticut,Praeger, 2001.• Horowitz I. L., Taking Lives: Genocide andState Power, New Brunswick, N. J.,Transaction Publishers, 1997.• Ignatieff M., Una ragionevole apologia dei<strong>di</strong>ritti umani, Milano, Feltrinelli, 2003.• Jaspers K., 1979 [1946], Die Schuldfrage,München, Piper; trad. it. La questione <strong>della</strong>colpa. Sulla responsabilità politica <strong>della</strong>Germania, Milano, Cortina, 1996.• Jongman A. J., Contemporary Genocides:Causes, Cases, Consequences, Leiden,PIOOM-University of Leiden, 1996.• Katz S. T., The Holocaust in HistoricalContext, vol. I, The holocaust and mass deathRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 28


Indagine conoscitiva sulla violenza verso il maschilePasquale Giuseppe Macrì, Yasmin Abo Loha, Giorgio Gallino, Santiago Gascò, Clau<strong>di</strong>o Manzari,Vincenzo Mastriani, Fabio Nestola, Sara Pezzuolo, Giacomo Rotoli •RiassuntoLa violenza <strong>di</strong> genere costituisce una tipologia <strong>di</strong> reato in costante espansione e <strong>di</strong> continuo interesse da parte <strong>della</strong>comunità scientifica. Il fenomeno nella sua globalità è complesso da analizzare in quanto gli autori <strong>di</strong> reatocommettono gli episo<strong>di</strong> perlopiù entro le mura domestiche e ciò comporta, dato il legame spesso <strong>di</strong> naturaintrafamiliare tra autore e vittima, il silenzio <strong>di</strong> quest’ultima che concorre ad accrescere il cosiddetto “numero oscuro”.Da ciò derivano i limiti dell’analisi <strong>di</strong> un fenomeno per sua natura sommerso, del quale non è facile tracciare icontorni.Una conoscenza approfon<strong>di</strong>ta del fenomeno nel suo insieme, tuttavia, è essenziale per lo sviluppo delle politiche e deiservizi, a partire dalle campagne <strong>di</strong> sensibilizzazione per arrivare alle contromisure legislative finalizzate a preveniree/o contenere la violenza.Va rilevato come inchieste, sondaggi e ricerche che analizzano tale comportamento deviante e che vengono propostecon continuità a livello istituzionale e me<strong>di</strong>atico da <strong>di</strong>versi decenni, sono solite prendere in considerazione solol’eventualità che la vittima <strong>della</strong> violenza <strong>di</strong> genere sia donna e che l’autore <strong>di</strong> reato sia uomo. Tale informazione,<strong>di</strong>storta alla sua origine, passa tramite canali ufficiali (dai me<strong>di</strong>a alle campagne <strong>di</strong> prevenzione) determinando unaconseguente sensibilizzazione uni<strong>di</strong>rezionale che relega ad eccezioni - spesso non prese neppure in considerazione - leipotesi che la violenza possa essere subita e/o agita da appartenenti ad entrambi i sessi.L’indagine presentata in questo articolo è finalizzata a raccogliere elementi <strong>di</strong> valutazione ancora inesistenti nel nostroPaese, utili a verificare se esista, ed eventualmente in che misura, una realtà <strong>di</strong>versa da quella fondata esclusivamentesu con<strong>di</strong>zionamenti, luoghi comuni e pregiu<strong>di</strong>zi.RésuméLa violence de genre constitue l’un des crimes qui connaît une forte croissance et qui fait l’objet d’un intérêt certainpour la communauté scientifique. Le phénomène est complexe à analyser dans sa globalité car la plupart des auteurscommettent leurs crimes dans le foyer domestique. Étant donné le lien intrafamilial existant entre l’auteur et lavictime, cette dernière reste dans le silence qui contribue à faire augmenter le « chiffre noir ». Par conséquent,l’analyse de ce phénomène, caché à cause de sa propre nature, montre ses limites.Des campagnes de sensibilisation à l’adoption de mesures législatives pour la prévention et répression de la violence,une connaissance approfon<strong>di</strong>e de ce phénomène dans sa globalité est toutefois primor<strong>di</strong>al pour le développement despolitiques et des services d’aide aux victimes.Il faut souligner que les enquêtes et les recherches analysant ce comportement déviant et, depuis plusieurs décennies,proposées en permanence à des niveaux institutionnel et mé<strong>di</strong>atique, ont tendance à considérer que la victime de laviolence de genre ne peut être qu’une femme et que son auteur, un homme. Cette information, altérée dès le début,passe à travers des chaînes officielles (des mé<strong>di</strong>as aux campagnes de prévention) provoquant une sensibilisationuni<strong>di</strong>rectionnelle qui relègue à l’état d’exceptions – qui souvent ne sont même pas prises en considération – leshypothèses que la violence puisse être subie et/ou perpêtrée aussi bien par les hommes que par les femmes.L’enquête présentée dans cet article a pour objectif de collecter des éléments d’évaluation encore inexistants en Italie.• Macrì P.G. - specialista in me<strong>di</strong>cina legale e delle assicurazioni, Professore presso la scuola <strong>di</strong> specializzazione <strong>di</strong>Me<strong>di</strong>cina Legale, Università <strong>di</strong> Siena; Coor<strong>di</strong>natore Scientifico Centro <strong>di</strong> Bioetica e Bio<strong>di</strong>ritto Università <strong>di</strong> Siena.Direttore Primario Me<strong>di</strong>co Legale A. U.S.L. 8 Arezzo;Abo Loha Y. - Coor<strong>di</strong>natrice ECPAT Italia (End Child Prostitution, Pornography and Trafficking), esperta <strong>di</strong> abusisull’infanzia e pedofilia;Gallino G. – ingegnere informatico, svolge la professione per <strong>di</strong>verse aziende ad Arona (NO);Gascò S. – dottore in Lingue, docente presso il CEP (Centro <strong>di</strong> Educazione Permanente) <strong>di</strong> Bassano del Grappa (VI);Manzari C. – dottore in giurisprudenza, giornalista in<strong>di</strong>pendente a Reggio Emilia;Mastriani C. – docente <strong>di</strong> Lettere presso l'Istituto Superiore A. Righi <strong>di</strong> Napoli;Nestola F. - Direttore Osservatorio Permanente FeNBi (Federazione Nazionale Bigenitorialità), Direttore Centro Stu<strong>di</strong>ECPAT Italia;Pezzuolo S. – Psicologa giuri<strong>di</strong>ca, esperta in scienze criminologiche. Responsabile <strong>di</strong> Psicologia Giuri<strong>di</strong>ca del gruppo <strong>di</strong>ricerca Scienze Me<strong>di</strong>co-Legali Sociali e Forensi, Università <strong>di</strong> Siena;Rotoli G. – docente presso la Seconda Università <strong>di</strong> Napoli, Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria dell’Informazione.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 30


Ces données peuvent être utilisées pour vérifier s’il existe une réalité <strong>di</strong>fférente de celle qui n’est basée que sur leslieux communs et sur les préju<strong>di</strong>ces et quelle serait sa <strong>di</strong>mension.AbstractGender-based violence is a constantly increasing crime and continuously attracting a lot of interest in the scientificcommunity. This is a complex phenomenon to analyse as a whole because perpetrators usually commit the acts ofviolence at home. For this reason, and also due to the intimate relationship between the author and the victim, thislatter remains silent, so the dark number increases. Consequently, the analysis of this phenomenon, hidden justbecause of its nature, has its limits.A deep knowledge of this phenomenon as a whole, however, is important for the development of policies and services,for example sensibilisation campaigns and countermeasures to prevent and combat violence.It is important to point out that surveys and researches studying this deviant behaviour, and continuously proposed atan institutional level and <strong>di</strong>sseminated by mass me<strong>di</strong>a, usually consider that the victim of gender-based violence is awoman and the perpetrator a man. This <strong>di</strong>storted information is transmitted through official channels (for example,mass me<strong>di</strong>a and sensibilisation campaigns) producing a consequent uni<strong>di</strong>rectional sensibilisation which relegates asexceptions – often not taken into consideration – hypothesis that violence may be endured and/or committed by bothsexes.The purpose of the survey presented in this article is to collect some evaluation data that do not exist yet in ourcountry, data that will be useful in order to verify if it exists in reality, and if yes what extension it has, <strong>di</strong>fferent fromthe one based exclusively on common sense and preju<strong>di</strong>ces.1. Introduzione.Nonostante l’impegno costante dei me<strong>di</strong>a, delleistituzioni e <strong>di</strong> larga parte del privato sociale nelcondannare la violenza, la stessa viene etichettatacome violenza <strong>di</strong> genere <strong>di</strong>menticando l’assuntoche la violenza è un costrutto ampio e complessoche non prevede <strong>di</strong>stinzioni in or<strong>di</strong>ne al sesso.La “normalizzazione” pubblica <strong>della</strong> violenzafemminile - messaggi pubblicitari, spettacolitelevisivi, cinema, stampa, video web - creaassuefazione ed abbassa l’allarme sociale.La scena <strong>di</strong> un uomo che schiaffeggia una donnain un reality non può essere accettata, non hascusanti, suscita sdegno, scatena condannapubblica, espulsione, biasimo collettivo <strong>di</strong>conduttori e spettatori. Doverosamente,aggiungiamo.A ruoli invertiti, tuttavia, la scena non suscitauguale sdegno ed uguali reazioni, vieneminimizzata, <strong>di</strong>viene “normale”, perfino ironica:gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> violenza <strong>di</strong>ventano quin<strong>di</strong>proponibili, anche pubblicamente, quando ne sonovittime gli uomini.L’agito violento non ha caratteristiche proprie,oggettive: sembra <strong>di</strong>venga biasimevole infunzione <strong>di</strong> chi faccia cosa.Viene trasmesso il messaggio che la violenzafemminile non esiste, e se esiste è “lieve”, nonsuscita allarme. In ogni caso è legittimata,normalizzata, positivizzata, sdoganata persino suime<strong>di</strong>a.Può una forma <strong>di</strong> violenza essere consideratapolitically correct, qualunque essa sia?L’indagine è finalizzata a raccogliere elementi <strong>di</strong>valutazione ancora inesistenti nel nostro Paese,utili a verificare se esista, ed eventualmente in chemisura, una realtà <strong>di</strong>versa da quella fondataesclusivamente su con<strong>di</strong>zionamenti, luoghicomuni e pregiu<strong>di</strong>zi.Si tratta <strong>di</strong> una ricerca che non ha precedenti e cherappresenta l’unica fonte <strong>di</strong> conoscenza <strong>di</strong> talefenomeno in assenza <strong>di</strong> indagini ufficiali.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 31


2. Premessa.La violenza <strong>di</strong> genere costituisce una tipologia <strong>di</strong>reato in costante espansione e <strong>di</strong> continuointeresse da parte <strong>della</strong> comunità scientifica.Il fenomeno nella sua globalità è complesso daanalizzare in quanto vi è la tendenza degli autori<strong>di</strong> reato a contenere gli episo<strong>di</strong> perlopiù entro lemura domestiche e ciò comporta, dato il legamespesso <strong>di</strong> natura intrafamiliare tra autore e vittima,il silenzio <strong>di</strong> quest’ultima che concorre adaccrescere il cosiddetto “numero oscuro” (1).Da ciò derivano i limiti dell’analisi <strong>di</strong> unfenomeno per sua natura sommerso, del quale nonè facile tracciare i contorni.Una conoscenza approfon<strong>di</strong>ta del fenomeno nelsuo insieme, tuttavia, è essenziale per lo sviluppodelle politiche e dei servizi, a partire dallecampagne <strong>di</strong> sensibilizzazione per arrivare allecontromisure legislative finalizzate a prevenire e/ocontenere la violenza.Va rilevato come inchieste, sondaggi e ricercheche analizzano tale comportamento deviante e chevengono proposte con continuità a livelloistituzionale e me<strong>di</strong>atico da <strong>di</strong>versi decenni, sonosolite prendere in considerazione solol’eventualità che la vittima <strong>della</strong> violenza <strong>di</strong>genere sia donna e che l’autore <strong>di</strong> reato sia uomo.Tale informazione, <strong>di</strong>storta alla sua origine, passatramite canali ufficiali (dai me<strong>di</strong>a alle campagne<strong>di</strong> prevenzione istituzionale) determinando unaconseguente sensibilizzazione uni<strong>di</strong>rezionale cherelega ad eccezioni - spesso non prese neppure inconsiderazione - le ipotesi che la violenza possaessere subita ed agita da appartenenti ad entrambii sessi.A <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> ciò, è opportuno rilevare che,in Italia, ad oggi, non esistono stu<strong>di</strong> ufficiali aruoli invertiti; vale a <strong>di</strong>re approfon<strong>di</strong>menti sullaviolenza agita da soggetti <strong>di</strong> genere femminile aidanni dei propri mariti o ex mariti, partners ed expartners (2).L’esigenza <strong>di</strong> una documentazione più ampia, checomprenda ogni aspetto riconducibile allaviolenza <strong>di</strong> genere - non solo quin<strong>di</strong> l’indaginesulle violenze agite ai danni <strong>della</strong> figurafemminile - viene manifestata da stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong><strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline (antropologia, sociologia,criminologia, psicologia, giurisprudenza,pedagogia).Chiunque, per motivi professionali, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong>ricerca, abbia necessità <strong>di</strong> analizzare la violenzanella coppia in maniera onnicomprensiva puòconstatare come esista un’approfon<strong>di</strong>ta letteraturascientifica prodotta in <strong>di</strong>versi Paesi del mondo -dagli Stati Uniti all’In<strong>di</strong>a, dal Canada al RegnoUnito - ma nulla riferibile all’Italia (3).Una considerevole mole <strong>di</strong> dati emerge daindagini conoscitive, monitoraggi ed inchiesteeffettuate ad ogni latitu<strong>di</strong>ne, mentre in Italiarimane curiosamente inesplorato ogni tipo <strong>di</strong>violenza che non sia quella agita dall’uomo.A conferma dell’impegno del mondo accademicointernazionale, a partire dagli anni ’70, moltistu<strong>di</strong>osi hanno iniziato ad analizzare il fenomenonel suo complesso giungendo alla conclusioneche, il ruolo <strong>di</strong> vittima, riguardava sia uomini chedonne e che, contrariamente all’immaginariocollettivo, la violenza femminile era un fenomenocomplesso e non meno frequente <strong>della</strong> violenzaagita da soggetti maschili.In Italia, <strong>di</strong> contro, le uniche ricerche che vengonoposte in essere in tema <strong>di</strong> violenza emaltrattamenti sono quelle redatte dall’ISTAT (4)in cui, però, viene preso in considerazioneRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 32


esclusivamente la vittima <strong>di</strong> genere femminile,nella fascia d’età 16 – 70 anni.Nell’ultima indagine effettuata, la ricerca è statacommissionata dal Ministero delle PariOpportunità ed è stata condotta, tramite lasomministrazione telefonica <strong>di</strong> un questionario(5), ad un campione <strong>di</strong> 25.000 donne <strong>di</strong> etàcompresa fra 16 e 70 anni. Le domande siriferivano sia al momento dell’intervista, sia aperio<strong>di</strong> antecedenti inclusi eventuali perio<strong>di</strong> <strong>di</strong>gestazione. Le aree <strong>di</strong> indagine del questionariosono state: violenza fisica, violenza sessuale eviolenza psicologica/economica.Dalle proiezioni effettuate sulla popolazionefemminile residente, emerge come risultato finaleun totale <strong>di</strong> circa 7.000.000 <strong>di</strong> donne vittime,almeno una volta nel corso <strong>della</strong> vita, <strong>di</strong> violenzafisica o sessuale.3. Ipotesi e metodologia <strong>della</strong> ricerca.L’ipotesi dell’indagine conoscitiva sulla violenzasubita dagli uomini è verificare se, in accordo conla letteratura scientifica internazionale, anche lapopolazione maschile italiana possa essere vittima<strong>di</strong> violenza fisica-sessuale-psicologica da parte delpartner o ex partner <strong>di</strong> genere femminile.La ricerca è stata condotta utilizzando il modello<strong>di</strong> questionario proposto dall’ISTAT nel 2006.Tale scelta metodologica nasce dalla vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>uno strumento messo a punto da un Ente chesvolge ricerche per mandato istituzionale.Per rendere somministrabile agli uomini unquestionario concepito in origine per le donne si èreso in<strong>di</strong>spensabile un leggero lavoro <strong>di</strong>adattamento: sono state escluse alcune domandeimpossibili da proporre ad un target maschile (es.quelle relative alla violenza subita in gravidanza)sostituendole con altre riconducibili alla violenzapsicologica eventualmente subita dall’uomo (es.quelle relative alla paternità o alle prestazionisessuali).Le domande relative alla paternità, inserite comeelemento caratteristico del maschile, hannosuscitato un acceso <strong>di</strong>battito preliminare fra glistessi curatori del questionario. Analogo <strong>di</strong>battitosi è sviluppato in merito a molte delle domandesulla violenza psicologica tra le quali, ad esempio,le critiche per l’aspetto fisico e/o l’abbigliamentoche potrebbero incontrare concrete <strong>di</strong>fficoltà adessere classificate come violenza. Al termine del<strong>di</strong>battito ha prevalso l’identificazione col modelloISTAT che prevedeva domande su abbigliamento,acconciatura, cucina, gestione <strong>della</strong> casa, etc.Il questionario (6) risulta essere così strutturato: 60domande chiuse più 4 domande “violenza zero”più 4 domande aperte, <strong>di</strong> cui:• 7 tipologie <strong>di</strong> violenza fisica; una con la qualesi <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non aver subito alcuna delleforme <strong>di</strong> violenza descritta; una domandaaperta: possibilità <strong>di</strong> aggiungere dettagli sugliepiso<strong>di</strong>, esiti, osservazioni personali• 12 tipologie <strong>di</strong> violenza sessuale; una con laquale si <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non aver subito alcunadelle forme <strong>di</strong> violenza descritta; una domandaaperta: possibilità <strong>di</strong> aggiungere dettagli sugliepiso<strong>di</strong>, esiti, osservazioni personali• 34 tipologie <strong>di</strong> violenza psicologica edeconomica; una con la quale si <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> nonaver subito alcuna delle forme <strong>di</strong> violenzadescritta; una domanda aperta: possibilità <strong>di</strong>aggiungere dettagli sugli episo<strong>di</strong>, esiti,osservazioni personali• 7 tipologie <strong>di</strong> atti persecutori; una con la qualesi <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non aver subito alcuna delleforme <strong>di</strong> persecuzione descritta; una domandaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 33


aperta: possibilità <strong>di</strong> aggiungere dettagli sugliepiso<strong>di</strong>, esiti, osservazioni personali.A <strong>di</strong>fferenza del questionario I.S.T.A.T. del 2006,i questionari sono stati somministrati a solisoggetti maggiorenni maschi che si offrivanovolontari <strong>di</strong> una fascia d’età compresa tra i 18 ed i70 anni.L’analisi qualitativa dei dati prende inconsiderazione le seguenti variabili: età - statocivile - eventuale prole - luogo <strong>di</strong> residenza -tipologia <strong>della</strong> violenza subita.I questionari, in forma anonima, prevedevano lacompilazione in versione cartacea o elettronica.I questionari compilati via web (7) sono statiraccolti ed archiviati tramite un software cheimpe<strong>di</strong>sce l’invio multiplo dallo stesso ID, perridurre la possibilità che un singolo soggettopotesse compilare più questionari.La raccolta <strong>di</strong> dati e <strong>di</strong>chiarazioni attraverso uncampione spontaneo ha avuto come limite ilproblema <strong>della</strong> rappresentatività del campionestesso.Infatti, mentre il lavoro dell’I.S.T.A.T. ha potutousufruire <strong>di</strong> un considerevole budget per coprirel’acquisto delle utenze telefoniche <strong>di</strong> un campionerappresentativo, con relativa assunzione eformazione <strong>di</strong> 64 intervistatrici con contratto aprogetto, oltre ai costi telefonici per decine <strong>di</strong>migliaia <strong>di</strong> chiamate telefoniche in tutta Italia (8),gli autori <strong>della</strong> presente ricerca non hanno potutogestire alcun budget.Prima dello start-up è stato sollecitato il Ministrodell’epoca (9), allo scopo <strong>di</strong> promuovereun’indagine conoscitiva sulle vittime maschili percolmare la lacuna italiana. Il Ministero PariOpportunità non ha ritenuto opportuno rispondere.Per l’analisi dei dati sono stata prese inconsiderazione le quattro <strong>di</strong>fferenti tipologie <strong>di</strong>violenze subite per cercare <strong>di</strong> comprenderne larilevanza e, eventualmente <strong>di</strong>mostrata l’esistenza<strong>della</strong> fenomeno “vittime maschili <strong>di</strong> violenza”,tracciarne i contorni.Come per qualsiasi rilevazione statistica -comprese quelle istituzionali - effettuata tramite<strong>di</strong>chiarazioni spontanee e non verificabili, anchequesta ricerca rivela dei punti critici.L’unica fonte <strong>di</strong> informazioni è costituita dalle<strong>di</strong>chiarazioni degli interessati, pertanto non èpossibile effettuare alcuna verifica attraverso attigiu<strong>di</strong>ziari, referti me<strong>di</strong>ci, registrazioni au<strong>di</strong>o-videoo altri documenti.La fondatezza delle <strong>di</strong>chiarazioni non puòpertanto essere testata, esattamente come accadeper interviste telefoniche e sondaggi face-to-face.4. Il campione <strong>di</strong> riferimento.Il campione che ha preso parte alla ricerca haregistrato un totale <strong>di</strong> 1.058 soggetti, cosìsud<strong>di</strong>visi in or<strong>di</strong>ne alla residenza geografica: n.411 nord (38,85%), 405 centro (38,28%) e 228sud e isole (21,55%), 11 residenza non <strong>di</strong>chiarata(1,03%) e 3 (0,29%) italiani residenti all’estero.RIPARTIZIONE SUL TERRITORIO valori assoluti valori percentualiNord 411 38,85%Centro 405 38,28%Sud e isole 228 21,55%Residenza non <strong>di</strong>chiarata 11 1,03%Italiani attualmente residenti all’estero 3 0,29%TOTALE 1058 100%Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 34


Tabella n. 1: Residenza degli intervistati.Le fasce <strong>di</strong> età dei soggetti maschili che hannopreso parte alla ricerca sono state così sud<strong>di</strong>vise:FASCE D’ETÀ valori assoluti valori percentuali18 – 29 78 7,39%30 – 39 238 22,49%40 – 49 497 46,97%50 – 59 205 19,37%60 ed oltre 33 3,12%età non <strong>di</strong>chiarata 7 0,66%TOTALE 1058 100%Tabella n. 2: Fasce <strong>di</strong> età degli intervistati.La maggiore rappresentatività del campione ècompresa nella fascia d’età 40-49, seguita dallafascia <strong>di</strong> età 30-39.I soggetti che hanno partecipato alla ricerca hannofigli nell’83,2% dei casi, con i dettagli <strong>della</strong>rilevazione abbastanza preve<strong>di</strong>bili: la maggiorerappresentatività del campione è compresa neisoggetti che hanno tra uno e due figli. Talicategorie, da sole, accorpano oltre il 76%.n° figli 0 1 2 3 4 5 6 7 n.d.valoreassoluto171 474 335 63 7 1 - 1 6% 16,16 44,79 31,66 5,95 0,66 0,09 - 0,09 0,57%Tabella n. 3: Numero <strong>di</strong> figli degli intervistati.Lo stato civile maggiormente presente è quello deiseparati (41,11%), seguito dai celibi (24,29%).STATO CIVILE valore assoluto valore percentualecelibe 257 24,29%convivente 36 3,40%coniugato 171 16,16%coniugato in fase <strong>di</strong> separazione 10 0,94%separato 435 41,11%<strong>di</strong>vorziato 138 13,04%vedovo 2 0,19%n.d. 9 0,85%Tabella n. 4: Stato civile degli intervistati.5. Risultati. a) Violenza Fisica.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 35


In merito alla prima tipologia <strong>di</strong> violenzaesaminata si rilevano imme<strong>di</strong>atamente quattrorisposte date da oltre il 50% del campione equattro in percentuali significativamente minori.Al <strong>di</strong> sopra del 50% si registra la minaccia <strong>di</strong>esercitare violenza (A1 - 63,1%).In percentuale simile (A3 - 60,5%) la violenzafisica risulta essere stata effettivamente messa inatto con modalità tipicamente femminili comegraffi, morsi, capelli strappati.Il lancio <strong>di</strong> oggetti si attesta poco oltre il 50% (A2– 51,2%)La voce relativa alle percosse - anche conmodalità erroneamente considerate esclusivemaschili, (es. calci o pugni) - coinvolge oltre lametà del campione (A4 - 58,1%).Molto inferiore risulta la percentuale (A5 - 8,4%)<strong>di</strong> chi <strong>di</strong>chiara che una donna abbia posto inessere una aggressione alla propria incolumitàpersonale attraverso agiti violenti che avrebberopotuto portare al decesso (soffocamento,avvelenamento, ustioni, etc.).L’utilizzo <strong>di</strong> armi proprie ed improprie appare incirca un quarto delle violenze femminili (A6 -23,5)Nella voce “altre forme <strong>di</strong> violenza” (A7 - 15,7%)compaiono tentativi <strong>di</strong> folgorazione con lacorrente elettrica, investimenti con l’auto, manischiacciate nelle porte (in un caso nel cassetto),spinte dalle scale. Erano pre<strong>di</strong>sposti spazifacoltativi per descrivere modalità <strong>di</strong> violenza nonpreviste nel questionario; non tutti hannoutilizzato tale opzione.Un dato da considerare: tutti i compilatori hannodescritto almeno un tipo <strong>di</strong> violenza subita, lapercentuale <strong>della</strong> domanda A8 è zero.A 1 - è capitato che una donna abbia minacciato <strong>di</strong> colpirti fisicamente 667 63,1%A 2 - è capitato che una donna ti abbia tirato un oggetto o colpito con un oggetto che ti ha fatto oavrebbe potuto farti del male540 51,2%A 3 - è capitato che una donna ti abbia spinto, strattonato, sgambettato, graffiato o tirato i capelli,facendoti del male o spaventandoti642 60,5%A 4 - è capitato che una donna ti abbia schiaffeggiato, preso a calci, a pugni o ti abbia morso 615 58,1%A 5 - è capitato che una donna abbia cercato intenzionalmente <strong>di</strong> strangolarti, soffocarti,avvelenarti o ustionarti89 8,4%A 6 - è capitato che una donna abbia usato o minacciato <strong>di</strong> usare armi contro <strong>di</strong> te (pistola, forbici,coltello, lamette etc.)249 23,5%A 7 - è mai capitato che una donna ti abbia fatto violenza fisica in un modo <strong>di</strong>verso da quelli citati 167 15,7%A 8 - non ho mai subito violenze fisiche <strong>di</strong> nessun tipo da parte <strong>di</strong> una donna - -Tabella n. 5: Tipologie <strong>di</strong> violenza fisica .b) Violenza Sessuale.Affrontando l’argomento <strong>della</strong> sessualità, risultaevidente come la <strong>di</strong>fficoltà maschile nelriconoscere <strong>di</strong> aver subito violenza sessuale siasensibilmente minore rispetto alla percezione <strong>di</strong>subire violenza fisica o psicologica: nessun itemsulla violenza sessuale registra risposte positive inpercentuali superiori al 50%.La percentuale maggiore (B1 - 48,7%) riguarda ilrapporto intimo avviato ma poi interrotto dallapartner senza motivi comprensibili.I compilatori, pur riconoscendo alla donna lalibertà <strong>di</strong> interrompere il rapporto sessuale inqualsiasi momento, riferiscono <strong>di</strong> rimanernemortificati, umiliati, depressi.Nessun compilatore afferma <strong>di</strong> pretendere lacontinuazione <strong>di</strong> un rapporto non più desideratoRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 36


dalla donna, o tantomeno <strong>di</strong> costringerla a portarloa termine; i soggetti intervistati esprimono lalibertà <strong>di</strong> non essere costretti a fingerein<strong>di</strong>fferenza e/o a negare la frustrazione che derivadal rifiuto, nonché le conseguenze sul piano fisicoed emotivo.La gamma <strong>di</strong> turbamenti riferiti va dal malesserefisico all’insonnia, dalla mortificazione nelsentirsi rifiutato al dubbio <strong>di</strong> non essere piùdesiderato; dal timore <strong>di</strong> non essere in grado <strong>di</strong>sod<strong>di</strong>sfare la partner al dubbio che in precedenzala stessa abbia simulato un desiderio ed un piacereche non ha mai provato; dal dubbio del tra<strong>di</strong>mentoalla sensazione <strong>di</strong> inadeguatezza; dal timore per lastabilità <strong>della</strong> coppia al calo dell’autostima, etc.Un’ampia gamma <strong>di</strong> conseguenze che non semprepossono essere risolte in autonomia, ma in alcunicasi - come riferito dai compilatori – hannonecessitato <strong>di</strong> cure specialistiche, sostegno edanalisi.Le risposte relative a <strong>di</strong>sprezzo/derisione (B2 -30,5%) e paragoni irridenti (B3 - 20,1%) non sonofacili da ammettere in quanto particolarmenteincisive sull’ego maschile. Pertanto, purtrattandosi <strong>di</strong> un questionario anonimo, non vi ècertezza che le percentuali <strong>di</strong>chiaratecorrispondano alle percentuali realmente presentinel campione.Degna <strong>di</strong> nota è la voce relativa agli uominivittime <strong>di</strong> violenza sessuale me<strong>di</strong>ante l’utilizzo<strong>della</strong> costrizione, attraverso la forza o la minaccia(B5 - 8,6%) e uomini forzati ad avere rapportisessuali in forme a loro non gra<strong>di</strong>te (es. rapportisado-maso, rapporti nel periodo mestruale, etc.)A tale proposito il 4,1% dei soggetti intervistati<strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> essere stato forzato ad avere rapportisessuali con altre persone incluso sesso <strong>di</strong> gruppoo scambi <strong>di</strong> coppia.Interessanti le note inserite negli spazi, previsti inogni batteria <strong>di</strong> domande, per l’aggiuntafacoltativa <strong>di</strong> ulteriori dettagli.Tra le costrizioni sgra<strong>di</strong>te figurano alcunerichieste “estrose”, ma vissute con <strong>di</strong>sagio,vergogna o turbamento da parte dei compilatori(la pretesa <strong>di</strong> accoppiamenti in luoghi aperti purpotendo <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un’abitazione, la presenza sulletto dei due gatti <strong>della</strong> partner, la richiesta daparte <strong>della</strong> moglie <strong>di</strong> solo sesso orale escludendoper 18 mesi la penetrazione), ed alcune richiestepiù “violente” in merito alle quali non sembraopportuno scendere nei dettagli, ma checomunque comportano lesioni visibili, in alcunicasi permanenti come piccole cicatrici ed ustioni.Il 2,2% degli uomini ha <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> non aver maisubito alcun tipo <strong>di</strong> violenza sessuale.B 1 - è capitato che una donna abbia iniziato con te i preliminari <strong>di</strong> un atto sessuale, per poirifiutarlo senza fartene comprendere il motivo.B 2 - è capitato che una donna ti abbia <strong>di</strong>sprezzato o deriso per un tuo <strong>di</strong>fetto sessuale, o perchéinsod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> una tua prestazione?B 3 - è capitato che una donna ti abbia paragonato ad altri in quanto a prestazioni o caratteristichesessuali, irridendoti?B 4 - è capitato che la tua partner ti abbia ironicamente invitato a “provvedere da solo”, perché leinon aveva voglia <strong>di</strong> avere un rapporto sessuale?B 5 - è capitato che una donna ti abbia forzato ad avere un rapporto sessuale, minacciandoti,tenendoti fermo o facendoti del male in qualche altro modoIn caso <strong>di</strong> risposta negativa alla domanda B 5B 6 - è capitato che una donna ti abbia costretto, contro la tua volontà, ad altre forme <strong>di</strong> rapportosessuale, es. rapporti sado-maso, rapporti nel periodo mestruale o altre pratiche sessuali a te nongra<strong>di</strong>te516 48,7%323 30,5%212 20,1%309 29,2%91 8,6%85 8,1%Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 37


B 7 - è capitato che una donna abbia tentato <strong>di</strong> costringerti ad avere un rapporto sessuale,minacciandoti, trattenendoti, o facendoti male in qualche altro modo27 2,5%B 8 - è capitato che una donna abbia cercato <strong>di</strong> forzarti ad avere una attività sessuale con altrepersone, incluso sesso <strong>di</strong> gruppo o scambio <strong>di</strong> coppie, per noia, per trovare nuovi stimoli, per 44 4,1%denaro o in cambio <strong>di</strong> beni o favoriB 9 - è capitato che una donna sia stata violenta con te dal punto <strong>di</strong> vista sessuale in un modo<strong>di</strong>verso da quelli descritti finora64 6,1%solo riferito ad una partner, attuale o precedenteB 10 - è capitato <strong>di</strong> avere rapporti sessuali con la tua partner anche se non ne avevi voglia, perevitare una sua reazione394 37,2%B 11 - è capitato che la tua partner ti abbia forzato a fare qualche attività sessuale che hai trovatodegradante o umiliante106 10,1%solo per una donna non partnerB 12 - è capitato che una donna ti abbia toccato sessualmente contro la tua volontà in un modo cheti ha dato fasti<strong>di</strong>o232 21,9%B 13 – non ho mai subito violenza sessuale <strong>di</strong> nessun tipo da parte <strong>di</strong> una donna 24 2,2%Tabella n. 6: Tipologie <strong>di</strong> violenza sessuale.c) Violenza Psicologica ed Economica.Dall’analisi dei dati emerge con chiarezza che, pursotto molteplici aspetti, in generale si tratta deltipo <strong>di</strong> violenza più <strong>di</strong>ffusamente subita dagliuomini.Significativo notare come <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong>umiliazione utilizzino l’aspetto economico:• critiche a causa <strong>di</strong> un impiego pocoremunerato (C3 - 50.8%)• denigrazioni a causa <strong>della</strong> vita modestaconsentita alla partner (C5 - 50,2%)• paragoni irridenti con persone che hannoguadagni migliori (C6 - 38,2%)• rifiuto <strong>di</strong> partecipare economicamente allagestione familiare (C7 - 48,2%).La denigrazione, oltre all’aspetto economico,assume <strong>di</strong>verse altre sfaccettature:• umiliazioni, ri<strong>di</strong>colizzazioni ed offese inpubblico (C2 - 66,1%)• critiche ed offese ai parenti (C8 - 72,4%)• critiche per <strong>di</strong>fetti fisici (C10 - 29,3%)• critiche per abbigliamento ed aspetto ingenerale (C11 - 49,1%)• critiche per la gestione <strong>della</strong> casa e dei figli(C12 - 61,4%).Risulta essere particolarmente elevata,interessando oltre 3 / 4 dei compilatori, lapercentuale <strong>di</strong> donne che insultano, umiliano,provocano sofferenza con le parole (C14 - 75,4%).Le varie forme <strong>di</strong> controllo previste nelquestionario hanno registrato percentualisensibilmente <strong>di</strong>verse tra loro:• impe<strong>di</strong>menti o limitazioni agli incontri con ifigli o la famiglia d’origine (C15 - 68,8%)• impe<strong>di</strong>menti o limitazioni per attività esterne:sport, hobby, amicizie (C16 - 44,5%)• imposizioni in merito ad aspetto ecomportamento in pubblico (C17 - 39,5%)• sincerità e fedeltà messe insistentemente indubbio (C18 - 60,3%)• pe<strong>di</strong>namenti, controllo degli spostamenti (C19- 36,7%)• controllo sul denaro speso, quanto e come(C20 - 32,9 )• atteggiamento ostile qualora non avessel’ultima parola sulle scelte comuni (C9 -68,2%).Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 38


Violenza psicologica tramite minacce“trasversali”: aggressione verso oggetti personali<strong>della</strong> vittima, persone care, animali domestici:• <strong>di</strong>struzione, danneggiamento <strong>di</strong> beni,minaccia o concretizzazione (C21 – 47,1%)• fare del male ai figli, minaccia oconcretizzazione (C22 26,6%)• fare del male a persone care, minaccia oconcretizzazione (C23 - 22,9%)• fare del male ad animali domestici, minaccia oconcretizzazione (C23 - 8,1%) (10)• minaccia <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o o altri atti <strong>di</strong>autolesionismo (C24 - 32,4%).Separazione e cessazione <strong>di</strong> convivenza,specialmente in presenza <strong>di</strong> prole, costituisconoun terreno particolarmente fertile percomportamenti che implicano una violenzapsicologica:• minaccia <strong>di</strong> chiedere la separazione, toglierecasa e risorse, ridurre in rovina (C26 - 68,4%)• minaccia <strong>di</strong> portare via i figli (C27 - 58,2%)• minaccia <strong>di</strong> ostacolare i contatti con i figli(C28 - 59,4%)• minaccia <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re definitivamente ognicontatto con i figli (C29 - 43,8%).La violenza psicologica <strong>di</strong> cui all’item C29 siestende all’ambito parentale paterno.La minaccia implica pertanto che i figli nonpotranno avere più alcun contatto non solo colpadre, ma nemmeno con nonni, zii, cugini.L’utilizzo strumentale dei figli come mezzo <strong>di</strong>rivalsa emerge in percentuali rilevanti,in<strong>di</strong>fferentemente nelle coppie coniugate,conviventi o separate, sia prima, durante e dopo laseparazione.Un capitolo a parte riguarda le domande relativealla paternità.Ferma restando la esclusiva <strong>di</strong>screzionalità <strong>della</strong>donna in merito alla decisione <strong>di</strong> portare a termineuna gravidanza, si chiede agli uomini sel’esclusione da tale decisione abbia ripercussioninegative sulla sfera emotiva maschile. Come puòesserci chi vive tale esperienza con serenaaccettazione, può esserci anche chi ne rimaneprofondamente traumatizzato.Senza mettere pertanto in <strong>di</strong>scussione la libertàfemminile <strong>di</strong> decidere in autonomia, la domanda èriferibile solo alla libertà maschile nel viverel’esclusione con serenità oppure provarne dolore,frustrazione, mortificazione, per<strong>di</strong>tadell’autostima o altro.La paternità imposta con l’inganno comprendeperlopiù casi in cui la gravidanza non è frutto <strong>di</strong>un rapporto consolidato. La partner (114 risposte,in 21 casi la moglie o compagna stabile, in 93 casiuna compagna occasionale) (11) matura ladecisione <strong>di</strong> procreare e ne tiene all’oscurol’uomo.Mette in atto strategie ingannevoli, mentendosulla sua fertilità e/o sull’uso <strong>di</strong> anticoncezionali,per poi chiedergli <strong>di</strong> “assumersi le proprieresponsabilità”.Tale “assunzione <strong>di</strong> responsabilità”, quando èfrutto <strong>di</strong> una scelta unilaterale imposta all’altrocon l’inganno, risulta essere vissuta - e descrittanelle domande aperte - come una grave forma <strong>di</strong>violenza e prevaricazione; va detto che in alcunicasi la descrizione avviene anche attraverso toniparticolarmente aspri, rabbiosi, offensivi.L’attribuzione fraudolenta <strong>di</strong> paternità si riferisceai casi in cui un uomo viene tar<strong>di</strong>vamente aconoscenza, anche dopo anni, <strong>di</strong> non essereRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 39


genitore naturale <strong>di</strong> un figlio che gli è stato fattocredere suo. Il tentativo <strong>di</strong> attribuzione si riferisceai casi in cui l’inganno non si protrae nel tempoma viene scoperto prima del parto o subito dopo.Entrambe le domande non si riferiscono al“sospetto”, ma solo all’attribuzione fraudolentadocumentata e certificata. Va detto che, in valoriassoluti, tali eventi si sono verificati in 29 casisugli oltre mille presi in esame.• interruzione <strong>della</strong> gravidanza contro il parerepaterno (C30 - 9,6% )• paternità imposta con l’inganno (C31 -10,7%)• attribuzione fraudolenta <strong>di</strong> paternità, otentativo <strong>di</strong> attribuzione (C32 - 2,7%).Altro fenomeno emergente che il questionario harilevato è quello delle false denunce o accusecostruite nell’ambito delle separazioni, dei <strong>di</strong>vorzie delle cessazioni <strong>di</strong> convivenza. Taleproblematica compare in 512 casi sul totale deicasi esaminati (C33 - 48,4%), esclusivamente aidanni <strong>di</strong> soggetti appartenenti alle categorie inquestione.La domanda che ha raccolto il maggior numero <strong>di</strong>risposte positive riguarda le provocazioni fisiche everbali (C34 - 77,2%)Il 2,1% dei compilatori ha <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> non avermai subito alcun tipo <strong>di</strong> violenza psicologica daparte <strong>di</strong> una donna.C 1 - è capitato che una tua partner si sia arrabbiata nel vederti parlare con un’altra donna 726 68,6%C 2 - è capitato che una tua partner ti abbia umiliato o offeso <strong>di</strong> fronte ad altre persone, trattandotida sciocco, mettendo in ri<strong>di</strong>colo le tue idee o raccontando tuoi fatti personali699 66,1%C 3 - è capitato che una tua partner ti abbia criticato sgradevolmente perché non riesci aguadagnare abbastanza538 50,8%C 4 - è capitato che una tua partner ti abbia invitato sarcastica a trovare un secondo o terzo lavoro 373 35,2%C 5 - è capitato che una tua partner ti abbia criticato perché le fai fare una vita modesta 526 50,2%C 6 - è capitato che una tua partner ti abbia paragonato, irridendoti, a conoscenti, colleghi, mariti<strong>di</strong> amiche etc., che godono <strong>di</strong> posizioni economiche migliori <strong>della</strong> tua405 38,2%C 7 - è capitato che una tua partner abbia rifiutato <strong>di</strong> partecipare economicamente alla gestionefamiliare in maniera proporzionale al suo red<strong>di</strong>to511 48,2%C 8 - è capitato che una tua partner abbia criticato e/o offeso i tuoi parenti pur sapendo che questoti ferisce767 72,4%C 9 - è capitato che l'atteggiamento <strong>di</strong> una tua partner sia <strong>di</strong>ventato ostile quando non era lei adavere l’ultima parola sulle scelte comuni726 68,2%C 10 - è capitato che una tua partner ti abbia criticato, in pubblico o in privato, per <strong>di</strong>fetti fisici(bassa statura, calvizie, occhiali)311 29,3%C 11 - è capitato che una tua partner ti abbia criticato, in pubblico o in privato, per abbigliamento,calzature, pettinatura, barba incolta, aspetto in generale519 49,1%C 12 - è capitato che una tua partner ti abbia criticato per come ti occupi <strong>della</strong> casa o per comeeduchi i figli, ad esempio <strong>di</strong>cendoti che sei un incapace, un buono a nulla etc.650 61,4%C 13 - è capitato che una tua partner ti abbia ignorato, non ti abbia parlato, non abbia preso inconsiderazione ciò che <strong>di</strong>ci o non abbia risposto alle tue domande720 68,1%C 14 - è capitato che una tua partner ti abbia insultato o preso a male parole in un modo che ti hafatto stare male798 75,4%C 15 - è capitato che una tua partner abbia cercato <strong>di</strong> limitare i tuoi rapporti con la tua famiglia, ituoi figli o i tuoi amici728 68,8%C 16 - è capitato che una tua partner ti abbia impe<strong>di</strong>to o cercato <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>rti <strong>di</strong> fare sport, <strong>di</strong>coltivare un hobby o altre attività da svolgere fuori casa471 44,5%C 17 - è capitato che una tua partner ti abbia imposto o cercato <strong>di</strong> importi come vestirti, pettinarti ocomportarti in pubblico418 39,5%C 18 - è capitato che una tua partner abbia messo insistentemente in dubbio la tua fedeltà e/o la tuasincerità638 60,3%C 19 - è capitato che una tua partner ti abbia seguito e/o abbia controllato i tuoi spostamenti 389 36,7%C 20 - è capitato che una tua partner abbia controllato costantemente quanto e come spen<strong>di</strong> il tuo 349 32,9%Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 40


denaroC 21 - è capitato che una tua partner abbia danneggiato o <strong>di</strong>strutto i tuoi oggetti o beni personali, ominacciato <strong>di</strong> farlo498 47,1%C 22 - è capitato che una partner abbia fatto del male o minacciato <strong>di</strong> farlo ai vostri figli 282 26,6%C 23 - è capitato che una tua partner abbia fatto del male o minacciato <strong>di</strong> farlo a persone a tevicine243 22,9%C 24 - è capitato che una tua partner abbia fatto del male o minacciato <strong>di</strong> farlo ai vostri animalidomestici85 8,1%C 25 - è capitato che una tua partner abbia minacciato <strong>di</strong> uccidersi, o altri gesti <strong>di</strong> autolesionismo 343 32,4%C 26 - è capitato che una tua partner abbia minacciato <strong>di</strong> chiedere la separazione e/o sbatterti fuori<strong>di</strong> casa e/o volerti vedere ridotto in rovina724 68,4%C 27 - è capitato che una tua partner abbia minacciato <strong>di</strong> portarti via i figli 615 58,2%C 28 - è capitato che una tua partner abbia minacciato <strong>di</strong> non farti più vedere i figli o <strong>di</strong> fartelivedere se e quando vuole lei631 59,4%C 29 - è capitato che una tua partner abbia minacciato <strong>di</strong> non farti avere più alcun contatto con ituoi figli, nemmeno telefonico, escludendo definitivamente dalla loro vita te e la tua famiglia464 43,8%C 30 - è capitato che una tua partner ti abbia negato la paternità, interrompendo una gravidanzache tu avresti desiderato fosse portata a termine102 9,6%C 31 – è capitato che una tua partner ti abbia imposto una paternità con l'inganno 114 10,7%C 32 - è capitato che una tua partner ti abbia fatto credere o abbia tentato <strong>di</strong> farti credere che fossetuo un figlio concepito con un altro uomo29 2,7%C 33 - è capitato che una tua partner abbia provato a costruire false accuse <strong>di</strong> molestie e/o percossenei tuoi confronti, nei confronti <strong>di</strong> tuoi familiari o nei confronti dei vostri figli512 48,4%C 34 - hai mai avuto l’impressione che una tua partner provasse a provocarti, verbalmente e/ofisicamente, con l’intento <strong>di</strong> scatenare una tua reazione816 77,2%C 35 – non ho mai subito violenze psicologiche o economiche da parte <strong>di</strong> una donna 22 2,1%Tabella n. 7: Tipologie <strong>di</strong> violenza psicologica ed economica.d) Atti persecutori.Per ciò che riguarda la tipologia <strong>di</strong> violenzaafferente agli atti persecutori, si rileva che ilfenomeno, seppure presente, non assume laportata delle aree indagate in precedenza.È interessante che il risultato più alto <strong>della</strong> grigliasi riscontri nella <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> non aver maisubito atti persecutori (D8 - 34,8%)Telefonate indesiderate, invio <strong>di</strong> mail ed sms,ricerca insistente <strong>di</strong> colloqui e danneggiamento <strong>di</strong>beni (tranne in 2 casi, sempre l’auto o lo scooter)sono le tipologie <strong>di</strong> stalking che superano il 30%.La richiesta <strong>di</strong> appuntamenti, l’appostamento, ilpe<strong>di</strong>namento e la minaccia sono compresi fra il18,4% ed il 26,9% (12).D 1 - ti ha inviato messaggi, e-mail, lettere, telefonate o regali indesiderati 338 31,9%D 2 - ha chiesto ripetutamente appuntamenti per uscire con te 195 18,4%D 3 - ti ha aspettato all’uscita da casa, lavoro, altro 216 20,4%D 4 - ha cercato insistentemente <strong>di</strong> parlare con te contro la tua volontà 341 32,2%D 5 - ti ha seguito, spiato, minacciato, ricattato 285 26,9%D 6 - ha molestato persone a te vicine, parenti, colleghi, affetti 246 23,2%D 7 - ha danneggiato beni o oggetti <strong>di</strong> tua proprietà 333 31,4%D8 - non ho mai subito atti persecutori (stalking) da parte <strong>di</strong> una donna 411 34,8%Tabella n. 8: Tipologie <strong>di</strong> violenza relativa ad atti persecutori.Per completezza <strong>di</strong> informazione va detto che ilcontatore inserito sulla pagina web delquestionario ha registrato circa 1900 accessi, afronte <strong>di</strong> 726 compilazioniRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 41


Il cartaceo è stato <strong>di</strong>stribuito in 1000 copie, dellequali 332 restituite compilate ai 3 somministratori.Pertanto vi sono percentuali <strong>di</strong> uomini (61.7% peril questionario online, 63.1% per il cartaceo) chepur avendo visionato i contenuti dell’indagine nonhanno ritenuto opportuno prendervi parte.Non è dato <strong>di</strong> sapere se abbiano visionato lapagina web solo per curiosità, se non abbianopartecipato all’indagine per riservatezza, permancanza <strong>di</strong> tempo, per la <strong>di</strong>fficoltà nelriconoscersi vittime, per non aver mai subitoalcuna violenza, o altro ancora.6. Proiezioni.Allo scopo <strong>di</strong> tracciare l’entità del fenomeno (13),è utile effettuare la proiezione dei dati emersidall’indagine conoscitiva sul totale <strong>della</strong>popolazione maschile oggetto dell’indaginestessa.Anno 2011 (14) - ItaliaTotale popolazione residente – 60.626.442Popolazione maschile, età 18 - 70 - 20.717.815a) Violenza fisica.Il 63,1% del campione <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> aver subitoalmeno un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> violenza fisica per mano <strong>di</strong>una donna nel corso <strong>della</strong> propria vita.Proiezione sulla popolazione maschile <strong>della</strong> fasciad’età 18 – 70 anni: 5.031.000Ne deriva che oltre 5 milioni <strong>di</strong> uomini, il 24,3%del totale, avrebbero subito almeno una violenzafisica per mano <strong>di</strong> una donna nel corso <strong>della</strong> vita.b) Violenza sessuale.Il 48,7% del campione <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> aver subitoalmeno un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> violenza sessuale ad opera<strong>di</strong> una donna nel corso <strong>della</strong> propria vita.Proiezione sulla popolazione maschile <strong>della</strong> fasciad’età 18 – 70 anni: 3.883.000Ne deriva che oltre 3,8 milioni <strong>di</strong> uomini, il 18,7%del totale, avrebbero subito almeno una violenzasessuale ad opera <strong>di</strong> una donna nel corso <strong>della</strong>vita.c) Violenza psicologica.Il 77,2% del campione <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> aver subitoalmeno un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> violenza psicologica adopera <strong>di</strong> una donna nel corso <strong>della</strong> propria vita.Proiezione sulla popolazione maschile <strong>della</strong> fasciad’età 18 – 70 anni: 6.155.000Ne deriva che oltre 6 milioni <strong>di</strong> uomini, il 29,7%del totale, avrebbero subito almeno una violenzapsicologica ad opera <strong>di</strong> una donna nel corso <strong>della</strong>vita.d) Atti persecutori.Il 31,9% del campione <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> aver subitoalmeno un atto persecutorio ad opera <strong>di</strong> una donnanel corso <strong>della</strong> propria vita.Proiezione sulla popolazione maschile <strong>della</strong> fasciad’età 18 – 70 anni: 2.543.000Ne deriva che oltre 2,5 milioni <strong>di</strong> uomini, il 12,3%del totale, avrebbero subito almeno un attopersecutorio ad opera <strong>di</strong> una donna nel corso <strong>della</strong>vita.7. Discussione dei risultati.Le proiezioni dei risultati sull’intera popolazionemaschile risultano essere analoghi alle proiezioniISTAT sul target femminile. Pur avendo utilizzatouno strumento <strong>di</strong> rilevazione simile, non sonosovrapponibili a causa <strong>della</strong> fascia d’età più ampiaconsiderata dall’ISTAT, del <strong>di</strong>verso metodo <strong>di</strong>raccolta dati, <strong>della</strong> prevalenza femminile neltotale <strong>della</strong> popolazione residente.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 42


Qualsiasi persona a prescindere dal sesso - quin<strong>di</strong>anche un soggetto <strong>di</strong> genere femminile - qualoranon ritenga <strong>di</strong> aver subito violenza, è presumibileche rifiuti <strong>di</strong> investire del tempo in una intervistache la coinvolge poco o nullaPertanto è verosimile che a qualunque indagine,anche telefonica, partecipi una larga prevalenza <strong>di</strong>persone interessate all’argomento dell’indaginestessa.Il solo criterio ”motivazioni”, quin<strong>di</strong>, apparedebole per giustificare analogie e/o <strong>di</strong>fferenze.La <strong>di</strong>fficoltà ad emergere delle vittime maschili eduna <strong>di</strong>ffusa resistenza a riconoscersi nello status<strong>di</strong> vittima, in particolar modo per mano <strong>di</strong> unadonna, potrebbero essere altre concause dei datisorprendenti emersi dalle proiezioniÈ già stato sottolineato nell’Introduzione, puòservire ripeterlo: in totale assenza <strong>di</strong> dati ufficiali,questa indagine costituisce l’unica fonteattualmente <strong>di</strong>sponibile in Italia.Una delle maggiori <strong>di</strong>fficoltà nel portare acompimento la ricerca è stata l’oggettiva <strong>di</strong>fficoltà<strong>di</strong> reperimento del campione.Al momento <strong>della</strong> consegna del questionariocartaceo i soggetti <strong>di</strong>mostravano la volontà <strong>di</strong>sottoporsi all’inchiesta ma, successivamente allalettura delle prime domande, se ne <strong>di</strong>scostavanofornendo scuse <strong>di</strong> vario tipo. Tale ritrosia, perragionamento deduttivo e per le <strong>di</strong>rettetestimonianze <strong>di</strong> coloro che in un secondomomento rifiutavano la compilazione delquestionario pur ammettendo l’interesse per lostu<strong>di</strong>o in corso, potrebbe essere dovuta ad una<strong>di</strong>fficoltà archetipica <strong>di</strong> riconoscersi nel ruolo <strong>di</strong>vittima.I soggetti intervistati, anche qualora avesseroriconosciuto e riferito dettagliatamente episo<strong>di</strong> <strong>di</strong>violenza subita (es. percosse, umiliazioni protrattenel tempo, etc.), fino a che si tratta <strong>di</strong> raccontarleverbalmente lo hanno fatto volentieri, ma almomento <strong>di</strong> metterlo per iscritto hanno preferitoastenersi dal compilare il questionario.La ritrosia è stata maggiormente rilevata per isoggetti ultraquarantenni. Questo dato potrebbeessere spiegato alla luce <strong>di</strong> una maggiore aperturadei giovani a riconoscersi come vittime, <strong>di</strong> controad una personalità ed un ruolo socio-familiareproprio delle generazioni precedenti, che, per unsentimento <strong>di</strong> vergogna potrebbe non volermettere a repentaglio lo status sociale e familiareacquisito, qualunque esso sia.Di contro, le generazioni più giovani, soggettiuniversitari ed altri, sembrano in misura moltominore risentire degli stereotipi che possonomettere in <strong>di</strong>scussione la propria virilità o lapropria mascolinità. Anzi, giovani tra i 20 ed i 30anni, sono ad<strong>di</strong>rittura riusciti a scherzare e<strong>di</strong>ronizzare con i somministratori su alcunedomande, in particolare sulla violenza psicologicae sessuale.8. Conclusioni.Con tutti i limiti quali/quantitativi evidenziati inprecedenza, si rileva tuttavia come l’analisi deidati raccolti smentisca la tesi <strong>della</strong> violenzauni<strong>di</strong>rezionale U>D e le sovrastrutture culturaliche ne derivano. La teoria secondo la quale laviolenza U>D sia la sola forma <strong>di</strong>ffusa e quin<strong>di</strong>l’unica meritevole <strong>di</strong> contromisure istituzionali e<strong>di</strong> tutela per le vittime si è rivelata inattuale e noncorrispondente alla realtà dei fatti.Dall’indagine emerge come anche un soggetto <strong>di</strong>genere femminile sia in grado <strong>di</strong> mettere in attoRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 43


una gamma estesa <strong>di</strong> violenze fisiche, sessuali epsicologiche; quin<strong>di</strong> anche un soggetto <strong>di</strong> generemaschile possa esserne vittima.Il fenomeno <strong>della</strong> violenza fisica, sessuale,psicologica e <strong>di</strong> atti persecutori, in accordo con lericerche internazionali, anche in Italia vedevittime soggetti <strong>di</strong> sesso maschile con modalitàche non <strong>di</strong>fferiscono troppo rispetto all’altrosesso.L’indagine inoltre <strong>di</strong>mostra che le modalitàaggressive non trovano limiti nella prestanzafisica o nello sviluppo muscolare; anche unsoggetto apparentemente più “fragile” <strong>della</strong>propria vittima può utilizzare armi improprie,percosse a mani nude, calci e pugni secondomodalità che solo i preconcetti classificano comeesclusive maschili.La significativa rappresentatività nel campione <strong>di</strong>soggetti con prole ha fatto emergere l’effettivastrumentalizzazione che i figli subisconoall’interno <strong>della</strong> coppia in crisi (15).Il dato più evidente riguarda le violenzepsicologiche, testimoniate dal campione inpercentuali significative. Solo il 2,1% ha<strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> non averne mai subiteAl termine <strong>di</strong> questa ricerca, ciò che gli autoriauspicano è che il fenomeno venga ulteriormenteapprofon<strong>di</strong>to dagli organi istituzionali, indagandocon identici strumenti e modalità un campionecomposto da un uguale numero <strong>di</strong> donne eduomini, secondo criteri <strong>di</strong> trasparenza e<strong>di</strong>mparzialità sino ad oggi sconosciuti.L’obiettivo è lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> adeguate contromisureistituzionali, affinché la tutela <strong>della</strong> vittima siagarantita in<strong>di</strong>pendentemente dal sesso <strong>di</strong>appartenenza.Esplicito dovere <strong>di</strong> una società civile dovrebbeessere prevenire e condannare la violenza a 360°,a prescindere dal genere <strong>di</strong> autori e vittime.Note.(1) Per numero oscuro s’intende il numero dei casi incui si ipotizza che il fenomeno si sia verificato ma chenon è possibile determinare statisticamente perché nondenunciato. Nei casi <strong>di</strong> violenza le motivazioni chepossono confluire nel numero oscuro sono quellericonducibili al senso <strong>di</strong> vergogna, timore <strong>di</strong> reazioni,mancanza <strong>di</strong> alternative etc.(2) La violenza femminile in generale ed il femalestalking in particolare sono oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o in <strong>di</strong>versiPaesi europei ed extraeuropei, solo in Italia non esistealcuna indagine <strong>ufficiale</strong> che stu<strong>di</strong> le vittime <strong>di</strong> generemaschile, come non esiste alcuna struttura <strong>di</strong>accoglienza pubblica se ne occupi.(3) Si rimanda, a tale proposito, agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Alvarez-Deca e all’importante opera <strong>della</strong> dott.ssa Ba<strong>di</strong>nter che,nonostante sia <strong>di</strong>chiaratamente femminista, mette inevidenza i limiti delle ricerche condotte per lo stu<strong>di</strong>odell’analisi <strong>della</strong> violenza sulle donne (abstract NestolaF.http://lin<strong>di</strong>pendente.splinder.com/post/19780695/violenze-in-famiglia-quello-che-listat-non-<strong>di</strong>ce).(4) I dati più recenti fanno riferimento al 2006 con uncontributo dal titolo “La violenza ed i maltrattamenticontro le donne dentro e fuori la famiglia, Anno 2006”.(5) Il questionario è stato elaborato in collaborazionecon i Centri Antiviolenza Telefono Rosa (per maggioridettagli si rimanda alle Note MetodologicheI.S.T.A.T.).(6) http://indagineviolenzadomesticasulluomo.blogspot.com(7) Il questionario online è stato <strong>di</strong>ffuso tramite siticorrelati a Fe.N.Bi, iscrizioni a newsletter,<strong>di</strong>vulgazione da parte <strong>di</strong> associazioni del privatosociale ed associazioni forensi.(8) Ve<strong>di</strong> metodologia ISTAT –http://www.istat.it/it/archivio/34552(9) Lettera raccomandata A/R – 12 giugno 2009.(10) Mentre il 100% degli in<strong>di</strong>vidui ha persone care(parenti o amici) e l’83,2% del campione ha dei figli,non è dato <strong>di</strong> sapere quanti tra i compilatori abbiano oabbiano avuto in passato animali domestici. Lapercentuale relativa all’item C23 potrebbe pertanto nonessere in<strong>di</strong>cativa del tipo <strong>di</strong> violenza cui si riferisce.(11) Rispetto al valore assoluto 114 (9,6% delcampione), la gravidanza fraudolenta viene addebitatanella percentuale del 18,4% ad un rapporto stabile enella percentuale dell’81,6% ad un rapportooccasionale.(12) Tali rilevazioni confermano sostanzialmentequanto rilevato dal Ministero degli Interni edall’Osservatorio Nazionale Stalking (ONS –www.stalking.it), secondo i quali le vittime maschili <strong>di</strong>atti persecutori esistono e si attestano attorno al 25%del totale.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 44


(13) V. indagine ISTAT - –http://www.istat.it/it/archivio/34552(14) http://demo.istat.it/pop2011/index.html - dati sullapopolazione residente, estraibili per genere, età,ripartizione sul territorio, periodo <strong>di</strong> rilevazione.(15) Tale evidenza - testimoniata negli anni da piùfonti, associazioni forensi comprese - non trova ancoraun concreto approfon<strong>di</strong>mento nell’ambito dei Tribunalie, assieme alle accuse costruite che si sviluppano nelfenomeno <strong>di</strong> nicchia delle separazioni e cessazioni <strong>di</strong>convivenza, costituisce il nuovo fronte <strong>di</strong> minaccia<strong>della</strong> tutela del minore.Bibliografia.1. Allen C.T., Swan S.C., Raghavan C., “GenderSymmetry, Sexism, and Intimate PartnerViolence”, in Journal of InterpersonalViolence, Vol. 24, N. 11, 2009, pp. 1816-1834.2. Alverez-Deca J., La violencia en la pareja:bi<strong>di</strong>reccional y simétrica, Ed. AEMA,Madrid, 2009.3. Anacleto A.J., Njaine K., Longo G.Z., BoingA.F., Peres K.G., “Prevalência e fatoresassociados à violência entre parceiros íntimos:um estudo de base populacional em Lages,Santa Catarina, Brasil, 2007”, in Cadernos deSaúde Pública, Rio de Janeiro, Vol. 25(4),Abril 2009, pp. 800-808.4. Blosnich J.R., Bossarte R.M., “Comparisonsof Intimate Partner Violence Among Partnersin Same-Sex and Opposite-Sex Relationshipsin the United States”, in American Journal ofPublic Health, Vol. 99, N. 12, 2009, pp. 2182-2184.5. Carney M., Buttell F., Dutton D., “Womenwho perpetrate intimate partner violence: Areview of the literature with recommendationsfor treatment”, in Aggression and ViolentBehavior, Vol. 12, Issue 1, January-February2007, pp. 108-115.6. Chang D.F., Shen B-J., Takeuchi D.T.,“Prevalence and demographic correlates ofintimate partner violence in AsianAmericans”, in International Journal of Lawand Psychiatry, Vol. 32, Issue 3, 2009, pp.167-175.7. Coney N.S., Mackey W.C., “The feminizationof domestic violence in America: The woozleeffect goes beyond rhetoric”, in Journal ofMen’s Stu<strong>di</strong>es, Vol. 8, n. 1, 1999, pp. 45-58.8. Dutton D.G., Nicholls T.L., Spidel A.,“Female perpetrators of intimate abuse”, inJournal of Offender Rehabilitation, Vol. 41,N. 4, 2005, pp. 1-31.9. Edwards V.J., Black M.C., Dhingra S.,McKnight-Eily L., Perry P.G., “Physical andsexual intimate partner violence and reportedserious psychological <strong>di</strong>stress in the 2007BRFSS”, in International Journal of PublicHealth, Vol. 54, Suppl.1, 2009, pp. 37–42.10. Fiebert M.S., Gonzales D.M., “Women whoinitiate assaults and their male partners andthe reasons offered for such behaviour”, inPsychological Reports, 80, 1997, pp. 583-590.11. Fiebert M.S., “References examining assaultsby women on their spouses or male partners:An annotade bibliography”, in Sexuality &Culture, Vol. 8, N. 3-4, 2004, pp. 140-176.12. Flynn C.P., “Relationship violence bywomen: issues and implications”, in FamilyRelations, Vol. 39, N. 2, Apr. 1990, pp. 194-198.13. Giordano P.C., Millhollin T.J., CernkovichS.A., Pugh M.D., Rudolph J.L.,“Delinquency, identity, and women’sinvolvement in relationship violence”, inCriminology, Vol. 37(1), February 1999, pp.17-40.14. Headey B., Scott D., de Vaus D., Domesticviolence in Australia: Are women and menequally violent?, 1998, <strong>di</strong>sponibile alla paginahttp://www.fact.on.ca/Info/dom/heady99.pdf;15. Hines D.A., Malley-Morrison K.,“Psychological effects of partner abuseagainst men: a neglected research area”, inPsychology of Men and Masculinity, Vol. 2,N. 2, July 2001, pp. 75-85.16. Hoff B.H., The risk of serious physical injuryfrom assault by a woman intimate. A reexaminationof National Violence againstwomen survey data on type of assault by anintimate, 1999, <strong>di</strong>sponibile alla paginahttp://www.batteredmen.com/nvawrisk.htm.17. Holtzworth-Munroe A., “Female perpetrationof physical aggression against an intimatepartner: A controversial New Topic of Study”,in Violence and Victims, Vol. 20, N. 2, Apr.2005, pp. 251-259.18. LeJeune C., Follette V., “Takingresponsibility. Sex <strong>di</strong>fferences in reportingdating violence”, in Journal of InterpersonalViolence, Vol. 9, N. 1, March 1994, pp. 133-140.19. Lewis A., Sarantakos S., Domestic violenceand the male victim, 2001, <strong>di</strong>sponibile allapaginahttp://dottal.org/LBDUK/PDF/saran_DV.pdf.20. Macchietto J., “Aspects of male victimizationand female aggression: implications forcounseling men”, in Journal of Mental HealthCounseling, Vol. 14, N. 3, July 1992, pp. 375-392.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 45


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Relazione tra offender e vittima dalle rivelazioni <strong>di</strong> uno stupratore seriale e dellesue vittimeVincenzo Mastronar<strong>di</strong>, Serafino Ricci, Luana De Vita, Antonella Pomilla •RiassuntoLa letteratura scientifica sul crimine e sui reati violenti ha focalizzato in modo sempre più specifico la sua attenzionesull’analisi <strong>della</strong> relazione interpersonale che si instaura tra aggressore e vittima. L’interazione tra offender-vittima deveessere valutata come una relazione circolare, in cui il significato delle parti è determinato dalla loro rispettiva posizionee valore: “la vittima” non è solo prodotto del comportamento dell’offender, ma parte <strong>di</strong> una relazione <strong>di</strong>a<strong>di</strong>ca la cuiscomposizione non ci consentirebbe che una lettura parziale dell’evento. La scena del crimine viene dunque osservatanel suo insieme e nel suo <strong>di</strong>venire considerando che la definizione del ruolo delle parti che vi agiscono può essereeffettuata solo nel momento in cui viene consumato il reato ed acquista in questo senso solo valore descrittivo in termini<strong>di</strong> narrazione dei fatti.RésuméLa littérature scientifique sur le crime et les délits violents s’est concentrée de façon de plus en plus spécifique surl’analyse de la relation interpersonnelle entre l’agresseur et la victime. L’interaction entre le délinquant et sa victimedoit être évaluée comme une relation circulaire, où la signification de chaque partie est déterminée par la position et lavaleur de chacun d’entre eux. La « victime » n’est pas seulement le produit du comportement du délinquant, mais faitaussi partie d’une relation dya<strong>di</strong>que dont le désassemblage ne produirait qu’une lecture partielle de l’événement. Lascène de crime est donc observée à la fois dans son ensemble et dans son devenir en considération du fait que ladéfinition du rôle des participants ne peut être donnée qu’au moment de la consommation du crime et qu’elle n’acquiertune valeur descriptive que dans la narration des faits.AbstractScientific literature about violent crimes has focused more and more specifically on the analysis of the interpersonalrelationship established between an offender and his victim. The interaction between offender and victim has to beassessed as a circular relationship, where the importance of the parties is established by their respective value andposition. The “victim” is not only the outcome of the offender's behavior, but it is also part of a dya<strong>di</strong>c relationshipwhose breaking up enables us to only partially read the relevant event. So the crime scene is observed in its whole<strong>di</strong>mension and in its development considering that the definition of the acting parties' role can be given only in themoment when the crime is perpetrated. Such a definition will then acquire only a descriptive value relating to the factsnarration.1. Quale relazione tra vittima e offender?La letteratura scientifica sul crimine e sui reativiolenti ha focalizzato in modo sempre piùspecifico la sua attenzione sull’analisi <strong>della</strong>relazione interpersonale che si instaura traaggressore e vittima. L’osservazione <strong>di</strong> un sistemain cui interagiscono due soggetti – criminale evittima - si limita alla descrizione <strong>di</strong> unasituazione in cui le <strong>di</strong>verse posizioni sono ilrisultato <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> interazione all’interno<strong>di</strong> quel sistema e non prevede alcun processo <strong>di</strong>giu<strong>di</strong>zio valutativo. L’attenzione deve dunqueessere rivolta alle <strong>di</strong>namiche che sottendono ilprocesso <strong>di</strong> vittimizzazione con particolare• Mastronar<strong>di</strong> V. – Psichiatra, criminologo clinico, titolare <strong>della</strong> Cattedra <strong>di</strong> Psicopatologia forense - SapienzaUniversità <strong>di</strong> Roma;Ricci S. - Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore, professoreassociato confermato - Sapienza Università <strong>di</strong> Roma;De Vita L. - Secondo Centro Psicoterapia Cognitiva, Roma;Pomilla A. - Psicologo clinico, criminologo, testista, Dottoranda <strong>di</strong> Ricerca in Psichiatria – Assegnista <strong>di</strong> Ricerca c/oCattedra <strong>di</strong> Psicopatologia Forense – Sapienza Università <strong>di</strong> Roma.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 48


interesse al “come” la vittima entra nella genesidel reato, alle <strong>di</strong>verse strategie <strong>di</strong> reazione, allanatura e alla rilevanza del trauma subito,guardando al comportamento vittimogenico dalpunto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>agnostico, preventivo e riparativo.Sempre attuali, infatti, sono i concetti <strong>di</strong>vittimologia espressi da Von Hentig (1948), siaper quanto riguarda la <strong>di</strong>ade criminale “autore evittima”, per il quale non si nasce vittima ocriminale, ma sono gli eventi a determinare i ruoli,sia per l’attenzione alla relazione tra i due soggetticoinvolti - “concetto <strong>di</strong> rapporto vittimaaggressore”,per cui è essenziale la valutazionedell’aspetto sistemico-relazionale tra i due.L'approccio sistemico si è configurato fin daglianni ’50 e fa riferimento al Para<strong>di</strong>gma <strong>della</strong>Complessità” o “Teoria dei Sistemi Complessi”che deriva dalle <strong>di</strong>scussioni nate nella secondametà dell’Ottocento sui principi <strong>della</strong>termo<strong>di</strong>namica e dell’entropia e si afferma neiprimi anni del Novecento come campointer<strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> conoscenza in<strong>di</strong>versi ambiti <strong>di</strong>sciplinari. Al riduzionismoscientifico, che si è concentrato sullascomposizione dei fenomeni in semplici partiosservabili in termini processuali lineari <strong>di</strong>“causalità”, si contrappone la complessità checonnota un sistema in cui tutte le parti sono in unarete <strong>di</strong> relazioni e sono, a loro volta, costituiti dasottosistemi con proprie caratteristiche. Unsistema può essere osservato solo in modoolistico, si tratta dell’analisi del tutto e dell’analisi<strong>della</strong> funzione <strong>della</strong> parti che interagiscono, la cuiinterazione genera <strong>di</strong>namiche d’insiemecompletamente <strong>di</strong>verse da quella delle singoliparti. E’ la meccanica quantistica dei primi del‘900 a portare l’attacco al principio “causaeffetto”,fondante del riduzionismo. Heisenberg<strong>di</strong>mostra, infatti, l’impossibilità <strong>di</strong> misurare ilpresente <strong>di</strong> un sistema in tutti i suoi aspetticontemporaneamente. La cibernetica, invece,introducendo il concetto <strong>di</strong> retroazione dell’effettosulla causa ha proposto il principio <strong>della</strong> causalitàcircolare dei fenomeni osservabili. Il punto <strong>di</strong>vista psicologico sistemico, derivante appuntodalla Teoria Generali dei Sistemi, nelle relazioniumane si basa sull’assunto <strong>di</strong> base che tutto ècomunicazione, anche l’apparente noncomunicazione e si basa su tre puntiimprescin<strong>di</strong>bili: il cambiamento <strong>di</strong> una parteproduce un cambiamento <strong>di</strong> tutto un sistema, ogniparte del sistema è influenzata da qualsiasi altraparte del sistema (causalità circolare),l’equifinalità, per cui ogni sistema è la migliorespiegazione <strong>di</strong> se stesso perché sono i parametridel sistema a prevalere sulle con<strong>di</strong>zioni che hannogenerato il sistema stesso, sicché stessi risultatipossono avere origini <strong>di</strong>verse e stesse cause nonproducono gli stessi effetti e viceversa.In riferimento dunque alla relazione sistemica traoffender-vittima questa deve essere valutata comeuna relazione circolare, in cui il significato delleparti è determinato dalla loro rispettiva posizionee valore, “la vittima” non è solo prodotto delcomportamento dell’offender ma parte <strong>di</strong> unarelazione <strong>di</strong>a<strong>di</strong>ca la cui scomposizione non ciconsentirebbe che una lettura parziale dell’evento.La scena del crimine viene dunque osservata nelsuo insieme e nel suo <strong>di</strong>venire considerando che ladefinizione del ruolo delle parti che vi agisconopuò essere definita solo nel momento in cui vieneconsumato il reato ed acquista in questo sensosolo valore descrittivo in termini <strong>di</strong> narrazione deifatti. Nella scena del crimine hanno interagitoRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 49


due soggetti, i <strong>di</strong>versi ruoli che occupano sono ilrisultato dell’interruzione e/o <strong>della</strong> risoluzione <strong>di</strong>quel processo <strong>di</strong> interazione circolare all’interno<strong>di</strong> un sistema, un sistema cui ha partecipatoattivamente anche la vittima ed eventuali altrisoggetti presenti sulla scena. La relazione travittima e offender verrà dunque osservata nellasua complessità tentando <strong>di</strong> esplorare i processiche sottendono la percezione <strong>di</strong> realtà e icomportamenti <strong>di</strong> risposta dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>osservazione <strong>della</strong> vittima, delle sue modalità <strong>di</strong>coping e <strong>di</strong> comunicazione. Von Hentig ha ilmerito <strong>di</strong> aver per primo osservato chefrequentemente esiste reciprocità nel legame chesi stabilisce tra agente e vittima, elaborando ilconcetto <strong>di</strong> “relazione” tra criminale e vittima.Così avviene il passaggio storico in cui lo stu<strong>di</strong>oscientifico del crimine smette <strong>di</strong> essere orientatosolo sull’autore del reato così come la relazionetra criminale e vittima non è più letta solo in unaprospettiva uni<strong>di</strong>mensionale come tra “soggetto eoggetto”. Da questo punto <strong>di</strong> vista ricor<strong>di</strong>amoanche il lavoro <strong>di</strong> M. Wolfgang che nel 1958coniò il termine <strong>di</strong> “victim-precipitation”,analizzando 588 omici<strong>di</strong> tratti dagli archivi <strong>della</strong>polizia <strong>di</strong> Filadelfia dal 1948 al 1952, si concentròsoprattutto sui casi in cui la vittima fosse stata laprima a mettere in atto un’azione violenta neiconfronti del suo aggressore: «casi in cui sarebbestata proprio la vittima a determinare il propriorischio <strong>di</strong> vittimizzazione».Tra le più recenti teorizzazioni da questo punto <strong>di</strong>vista ricor<strong>di</strong>amo la teoria elaborata da Sparks(1982) che considera l’importanza <strong>di</strong> sei fattori inambito vittimologico: 1) Vulnerabilità (riguardasoggetti ad alto rischio <strong>di</strong> vittimizzazione); 2)Opportunità (si riferisce alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> unbene); 3) Attrazione (si riferisce alla tentazioneche un certo bene esercita sul criminale); 4)Facilitazione (in<strong>di</strong>ca una situazione rischiosacreata dai comportamenti <strong>della</strong> vittima pernegligenza ed imprudenza); 5) Precipitazione(concetto già analizzato); 6) Impunità (in<strong>di</strong>casituazioni in cui la vittima è improbabile chedenunci l’evento). I fattori <strong>della</strong> “victimprecipitation” come componenti dell’azionecriminale sono importanti, ma non sononaturalmente da considerarsi la causa scatenantedel crimine, l’oggetto <strong>di</strong> interesse scientifico è ilrapporto tra aggressore e vittima. In ambitovittimologico concetti <strong>di</strong> “criminalità scatenata,facilitata, iniziata, causata o consentita” dallavittima non implicano assolutamente attribuzione<strong>di</strong> responsabilità alla vittima stessa, interessanosolo in termini <strong>di</strong> “agito” all’interno <strong>di</strong> unarelazione <strong>di</strong>a<strong>di</strong>ca tra “autore del reato-vittima” nelcontesto <strong>della</strong> scena del crimine che in un’otticasistemica non può che tenere conto <strong>di</strong> tutte le partiin termini <strong>di</strong> processualità e circolarità nelcontesto dell’azione criminale. Sarebbe altrimentiimpossibile tentare <strong>di</strong> spiegare/comprendere ilcomportamento criminale senza valutare lapsico<strong>di</strong>namica degli attori principali (autorevittima)in relazione tra loro e la socio-<strong>di</strong>namica<strong>della</strong> situazione.Il concetto <strong>di</strong> “reato scatenato dalla vittima” nellostu<strong>di</strong>o eziologico del comportamento criminalenon ha nulla a che fare con il concetto giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong>“provocazione <strong>della</strong> vittima” utilizzato in ambitogiuri<strong>di</strong>co-penale, la maggior parte delle vittime,secondo B. Mendelsohn, considerato autore deltermine “vittimologia”, non giocano un ruoloattivo nella loro “vittimizzazione” e in<strong>di</strong>viduanella causa più importante del ruolo <strong>di</strong> vittimaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 50


l’incapacità d’integrazione degli eventi almomento cruciale: default d’attenzione,interpretazione sbagliata <strong>della</strong> situazione etc.,proponendo, sul piano legale, che la<strong>di</strong>mostrazione dell’incapacità <strong>della</strong> vittima <strong>di</strong> uncrimine fosse considerata aggravante per l’autoredel reato. Mendelsohn (1968) tratteggiò una serie<strong>di</strong> vittime dai tratti peculiari: quellecompletamente innocenti (con preciso riferimentoai minori e a chi versa in uno stato <strong>di</strong> incoscienza;nozione <strong>di</strong> imputabilità e <strong>di</strong> “capacità <strong>di</strong> intenderee <strong>di</strong> volere”) , con colpa lieve o scarsamenteconsapevole, quelle colpevoli quanto l’aggressore(o vittima volontaria), più colpevolidell’aggressore (provocatrice ed imprudente),assolutamente colpevoli (aggressore ucciso dallapersona aggre<strong>di</strong>ta per legittima <strong>di</strong>fesa), vittimasimulatrice o immaginaria.2. I tre concetti fondamentali <strong>di</strong> Von Hentig.Henri Ellenberger <strong>di</strong>ede un ulteriore contribuitoallo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> relazione tra autore del reatovittimariprendendo i tre concetti fondamentali <strong>di</strong>Von Hentig: concetto <strong>di</strong> criminale-vittima;concetto <strong>di</strong> vittima latente (potenziale); concetto<strong>di</strong> rapporto vittima-aggressore, per cui èessenziale l’aspetto sistemico-relazionale tra i due.Nel suo stu<strong>di</strong>o, egli approfon<strong>di</strong>sce l’aspetto del“ruolo” che viene definito dagli eventi e <strong>della</strong>possibile inversione dei ruoli (bimbo vittima <strong>di</strong>abusi che da adulta abusa <strong>di</strong> bambini) ocoincidenza <strong>di</strong> ruolo (incidente d’auto o suici<strong>di</strong>o),approfon<strong>di</strong>sce il concetto <strong>di</strong> vittima latente, unaspecie <strong>di</strong> “vittima ideale” in<strong>di</strong>cando i fattoripre<strong>di</strong>sponenti: età (minori e anziani), professione,psicopatologia (han<strong>di</strong>cap mentale o fisico, droga,etc.), status sociale (stranieri, immigrati,minoranze, soggetti isolati senza rete familiare),situazione <strong>di</strong> vita (intesa proprio come storia <strong>di</strong>vita).Infine, analizza la relazione specifica “criminalevittima”non solo in termini <strong>di</strong> reciprocità macercando <strong>di</strong> evidenziarne gli aspetti psicologicipeculiari concentrandosi soprattutto sulla vittimain relazione all’aggressore, sulle componentipsicologiche che muovono il comportamento <strong>della</strong>vittima in relazione con l’aggressore. Il crimine èosservato come processo e sistema <strong>di</strong> scambi incui il passato e presente <strong>della</strong> <strong>di</strong>ade criminale siincrociano costantemente con il futuro <strong>di</strong>entrambe: 1) La pura relazione nevrotica; 2) Larelazione psicobiologica, che in<strong>di</strong>ca l’attrazionereciproca <strong>di</strong> due caratteri costituzionalmentecomplementari; 3) La relazione genobiologica,che in<strong>di</strong>ca l’attrazione reciproca basata suun’ere<strong>di</strong>tà similare.Con Ezzat Fattah la vittimologia entra in una fasesuccessiva, più matura, riconfermando la<strong>di</strong>stribuzione del rischio <strong>di</strong> vittimizzazione nonuniforme nella popolazione. Egli porràl’attenzione sui fattori pre<strong>di</strong>sponenti(vulnerabilità, provocazione, fattori precipitanti),iniziando lo stu<strong>di</strong>o statistico <strong>della</strong> vittimizzazionecon particolare attenzione ai servizi <strong>di</strong> assistenza,aiuto, risarcimento alla vittima. A Fattah va ilmerito <strong>di</strong> aver traghettato la vittimologia dallaprima fase <strong>di</strong> sviluppo alla sua evoluzione: «unavittimologia scientifica in<strong>di</strong>rizzata allo stu<strong>di</strong>o deifattori vittimologici e criminogeni, che faccia<strong>della</strong> vittima un soggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, non unoslogan». Quella delineata da Von Hentig, Fattah edall’italiano Gulotta è nota col termine <strong>di</strong>vittimologia criminale in cui la definizione <strong>di</strong>vittima <strong>di</strong>pende dalla definizione legale <strong>di</strong> ciò cheRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 51


costituisce reato, implicando l’evidentesubor<strong>di</strong>nazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>sciplina vittimologica al<strong>di</strong>ritto e alla criminologia.Nell’ottica <strong>della</strong> più moderna vittimologia, la<strong>di</strong>ade autore-vittima continua ad essere oggetto <strong>di</strong>attenzione, ma non più per indagarne il solo ruolocausale quanto per concentrarsi suicomportamenti reciproci e percezione reciprocanell’ambito del fatto criminale e questo sia intermini <strong>di</strong> “Crimino<strong>di</strong>namica” - ovvero “come”avviene l’interazione tra autore-vittima nonnell’evento criminale in sé stesso quanto nel“momento antecedente” per spiegare la <strong>di</strong>namica<strong>della</strong> scelta del tipo <strong>di</strong> reato, del momento e dellemodalità – che in termini <strong>di</strong> Criminogenesi - il“perché” dell’interazione criminale attraversol’analisi dell’interazione tra vittima e autore, dellerelazioni possibili o esistenti tra i due attori edell’ambiente in cui si consuma il reato,focalizzandosi sugli atteggiamenti intercorrenti trasoggettivo attivo e passivo e sulla reciprocapercezione nonché su come questa interazione hainterferito con il reato stesso, se si è consumato ocon il solo tentativo <strong>di</strong> reato. In questo lavorointen<strong>di</strong>amo concentrarci, in un’otticacriminogenica, proprio sulle modalità <strong>di</strong>interazione <strong>della</strong> “vittima”, concentrandoci su uncaso <strong>di</strong> “stupratore seriale” italiano e analizzandole “reazioni” <strong>della</strong> vittima 1 .3. I quattro profili del sex-offender.Uno stupratore si definisce seriale quando stupra 3o più volte e, nel caso che andremo a valutare,l’autore si è reso responsabile <strong>di</strong> circa 50 stupri(35 denunciati) nel periodo tra il 1973 e il 1996: laprima serie <strong>di</strong> stupri risale al 1973 (il reo avevapoco più <strong>di</strong> 18 anni); la seconda serie nel1981/1982; la terza nel 1990; la quarta ed ultimanel 1996.Per quanto riguarda l’autore <strong>di</strong> reato <strong>di</strong> stupro,possiamo riconoscere quattro profili <strong>di</strong> sexoffendersecondo il modello <strong>di</strong> Knight (1985)adattato al modello italiano da Mastronar<strong>di</strong> V. ePalermo G.: 1) lo “stupratore impulsivoaggressivo” (antisociale, alla ricerca delparticolare momento da sfruttare); 2) lo stupratorerassicurante o “stupratore gentiluomo”(reassicurance compensation rapist): ha scarsaautostima, si sente inadeguato e il suocomportamento esprime potere rassicurante versola vittima o compensation rapist; 3) lo “stupratoredalla rabbia rimossa” (<strong>di</strong>splaced anger), che èfreddo, <strong>di</strong>staccato, assertivo, brutalmenteaggressivo (rabbioso ven<strong>di</strong>cativo o rabbiaven<strong>di</strong>cativa per ragioni intrapsichiche <strong>di</strong>antichissima data); 4) lo “stupratore sa<strong>di</strong>co”, checerca <strong>di</strong> canalizzare la sua aggressività, giàcaratterizzata da tratti sa<strong>di</strong>ci, <strong>di</strong> personalità, permezzo del sesso (sex-aggressor-<strong>di</strong>ffusion type),quin<strong>di</strong> sessualmente stimolato dalla suapropensione alla violenza sa<strong>di</strong>ca.E’ utile anche ricordare le tappe tipiche <strong>della</strong>“catena dell’aggressione” sessuale 2 : 1) Statopsico-fisico e relazionale <strong>di</strong> normalità ; 2)Intrusione da parte <strong>di</strong> elementi del propriobackground (ad es.: traumi infantili irrisolti,percepirsi come una vittima degli altri, sentirsiinadeguato, attribuire la propria sofferenza agli1 Bramante A., “Il caso <strong>di</strong> uno stupratore seriale”,Psicologia e Giustizia, anno 4, n. 1, Gennaio–Giugno2003.2 Kocsis R., “An empirical assessment of content incriminal psychology profiling”, International journalof offender therapy and comparative criminology, 47,2003, pp. 37-46.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 52


altri, etc..); 3) L’insod<strong>di</strong>sfazione determinata daqueste intrusioni fa sì che il soggetto si senta in<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare i propri desideri <strong>di</strong> rivalsa; 4)Si crea uno stato <strong>di</strong> semplificazione cognitiva, incui egli comincia a <strong>di</strong>minuire le considerazionirelative ad un’eventuale aggressione; 5)Focalizzandosi sempre più sui propri desideripersonali, comincia a comportarsi in un modo chesi avvicina sempre più all’aggressione: adesempio, elabora fantasie devianti; 6) La<strong>di</strong>storsione cognitiva si focalizza sempre più neiconfronti <strong>della</strong> vittima: essa, adulta o bambina,merita <strong>di</strong> subire la violenza. Da questo puntopartono le azioni concrete che caratterizzanol’aggressione; 7) L’aggressore entra in contattocon la vittima; 8) Agisce l’aggressione sessuale;9) Si libera da eventuali pensieri o sensi <strong>di</strong> colpasuccessivi all’aggressione per mezzo <strong>di</strong>razionalizzazioni o <strong>di</strong>niego sull’atto compiuto.I comportamenti comuni a tutti gli autori <strong>di</strong> stuproseriale, oltre ovviamente all’interazione sessualecon la vittima, sono le precauzioni adottate,l’utilizzo <strong>di</strong> legacci, il fatto <strong>di</strong> occultare ilcadavere, <strong>di</strong> avere sempre un’arma con sé e nonlasciarla mai sulla scena del crimine.Nel caso che an<strong>di</strong>amo a valutare lo stupratoreseriale, che non ha mai ucciso le sue vittime, hacomunque un suo peculiare “modus operan<strong>di</strong>”sempre uguale, in tutti i casi: aggressione <strong>di</strong> donnesconosciute tra 18 e 60 anni; sempre in orarionotturno o prime ore del mattino; si fingeva uncondomino che aveva perso o <strong>di</strong>menticato lechiavi e approfittava <strong>della</strong> vittima per entrare nelpalazzo; una volta dentro le minacciava conun’arma (coccio <strong>di</strong> bottiglia, coltello, punteruolo,forbici e pistola poi rivelatasi giocattolo); lecostringeva ad atti sessuali, <strong>di</strong> libi<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong>congiunzione carnale secondo e contro natura,anche molto umilianti e aggressivi; le rapinava.Ciò che ha reso possibile riconoscere la «stessafirma» è stata una particolare tecnica erotica da luiusata che consisteva nel leccare e succhiare ilpiede destro <strong>della</strong> vittima.4. Dalle rilevazioni <strong>di</strong> uno stupratore serialee delle sue vittime.Per quanto riguarda invece le vittime, sulle 50<strong>di</strong>chiarate dall’autore del reato, solo 35 hannopresentato denuncia e raccontato non solo icomportamenti dello stupratore ma, e sono quelliche ci interessano, le loro reazioni durantel’aggressione. La letteratura scientifica si è alungo occupata <strong>della</strong> psicologia dell’autore delcrimine sessuale e delle strategie che sottendonocomportamenti <strong>di</strong> aggressione sessuale, lavittimologia, in particolare, ha in<strong>di</strong>viduato pattern<strong>di</strong> risposta <strong>di</strong>fensiva delle vittime dei sexualoffender3 :“Fuga” - se possibile è probabilmente la rispostamigliore. Se l’aggressione avviene in un luogomolto isolato, o in caso <strong>di</strong> un aggressione <strong>di</strong>gruppo, potrebbe risultare molto rischiosa,considerando altresì che, per molti aggressori, untentativo <strong>di</strong> sottrarsi all’aggressione potrebbefavorire un aumento significativo dell’aggressivitàdell’attacco.“Resistenza oppositiva verbale” (Verballyconfrontative resistence) – Urlare e sfogare lapropria rabbia al fine <strong>di</strong> attirare l’attenzione su <strong>di</strong>sé (es. "lasciami " oppure "vai via").Sostanzialmente è una strategia che mira a3 Bramante A., “Le vittime <strong>di</strong> aggressione sessuale:<strong>di</strong>fferenze comportamentali”, Psicologia e Giustizia,anno III, n. 2, Luglio-Dicembre 2002.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 53


comunicare che non c’è nessuna possibilità che lavittima si sottometta.“Resistenza oppositiva fisica” (Physicallyconfrontative resistence) - La reazione fisica puòessere da moderata (svincolarsi, <strong>di</strong>menarsi) amolto violenta (colpire con decisione partivulnerabili dell’aggressore, genitali, volto, golacon intenzioni mortali). E’ una risposta che risente<strong>di</strong> molte variabili: luogo dell’aggressione,possibilità che qualcuno accorra in aiuto,<strong>di</strong>mensioni fisiche e potenza fisicadell’aggressore, il grado <strong>di</strong> violenza agitodall’aggressore. Anche in questo caso il rischio èche una reazione violenta <strong>della</strong> vittima favoriscaun aumento <strong>della</strong> violenza dell’aggressione.“Risposte verbali non confrontative” (Nonconfrontative verbal responses) – tentativicomunicazionali <strong>di</strong> persuadere l’aggressore adesistere (per es. “sono in<strong>di</strong>sposta”), stimolareempatia (tentare <strong>di</strong> intrattenere unaconversazione), tentare una me<strong>di</strong>azione (per es.“parliamone”) in realtà per prendere tempo al fine<strong>di</strong> valutare opzioni <strong>di</strong> fuga. E’ importantissimotener conto che alcuni “temi” potrebbero produrreeffetti <strong>di</strong>sastrosi (“ho l’aids”, “sono incinta”),rinforzando fantasie patologiche dello stupratoresul fatto che la vittima sia “cattiva”, che “meriti”<strong>di</strong> essere stuprata, mentre altri potrebbero rivelarsipreziosi per coinvolgere l’aggressore in un<strong>di</strong>alogo “umanizzante” sincero e limitato allasituazione (“Non ci conosciamo, io non ti ho fattonulla, perché vuoi farmi del male). Un eventualesuccesso potrebbe limitare l’intensità violentadell’aggressione, ma non sembra mai efficace perevitarla.“Resistenza fisica non confrontativa”-(Nonconfrontative physical resistence) - Rispostesia spontanee e reali che “simulate”, dal mutismoallo svenimento (che possono anche esseresimulate), al pianto o alla per<strong>di</strong>ta del controllosfinterico (involontarie e sempre reali).“Sottomissione” – Non è una vera e propria“risposta” <strong>di</strong> attacco o fuga, piuttosto il risultato<strong>della</strong> “paralisi” causata dalla paura o prodottadalla convinzione che restare immobili preservidall’aggressione o almeno sia utile a limitarne laviolenza assicurando la sopravvivenza. In realtàl’immobilità, la paralisi potrebbe tradursi, nellafantasia dell’offender, in una sorta <strong>di</strong>“<strong>di</strong>sponibilità” e potrebbe ad<strong>di</strong>rittura“amplificare” l’intensità dell’atto aggressivo.Molte donne reagiscono comunque, anche sehanno consapevolezza <strong>di</strong> avere poche possibilità<strong>di</strong> sfuggire all’aggressore, altre con la“sottomissione” pensano <strong>di</strong> riuscire a limitare idanni psichici e fisici, generalmente questocomportamento dovrebbe essere scelto con grandeconsapevolezza, tenendo conto dell’eventuale“senso <strong>di</strong> colpa” che potrebbe insorgereimme<strong>di</strong>atamente dopo l’aggressione per non aver“fatto niente” per evitarla.Analizzando le vittime del caso in esame dellostupratore seriale italiano, su 35 vittime accertate18 si sono, <strong>di</strong> fatto, lasciare stuprare senza alcunareazione o, ad<strong>di</strong>rittura, collaborando.Confermando la ben nota <strong>di</strong>namica reattivavittimale <strong>di</strong> vuoto <strong>di</strong> potere logico, critico,analitico e conseguente immobilismo e/oimmobilizzazione attiva : una vittima non accennaalcuna reazione, alla richiesta dell’aggressoreprende la sua auto, guida fino ad un luogoappartato dove viene costretta ripetutamente aviolenza sessuale per più <strong>di</strong> 5 ore; un’altra chiedesolo al suo aggressore <strong>di</strong> posare il coltello con cuiRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 54


la minacciava e subisce ripetutamente violenzasenza alcuna resistenza; un’altra ancora nonreagisce in alcun modo e, dopo alcune ore <strong>di</strong>violenze sessuali ripetute, lo stupratore le or<strong>di</strong>na<strong>di</strong> sdraiarsi per terra e contare fino a cento prima<strong>di</strong> alzarsi e lei obbe<strong>di</strong>sce.Sette vittime, invece, hanno tentato una reazione<strong>di</strong> contraggressione <strong>di</strong>sorganizzata, oppositiva siaverbale che fisica: una vittima alla richiesta <strong>di</strong>masturbazione da parte dell’aggressore reagiscescatenandone l’ira e accentuando la violenzadell’aggressione, la colpisce con il calcio <strong>della</strong>pistola, la picchia e la violenta; un’altra donnaurla e si <strong>di</strong>vincola gridando che l’avrebbeassecondato in tutto, nella colluttazione vieneferita e lui fugge; un’altra vittima si rifiuta,l’uomo la costringe afferrandola per i capelli, laviolenta e dopo si fa accompagnare al portone etenta <strong>di</strong> violentarla nuovamente.Solo in <strong>di</strong>eci casi le donne sono riuscite a metterein atto una “contraggressione organizzata”efficace, risposte <strong>di</strong> tipo oppositivoprevalentemente fisico: in un caso, alla richiesta <strong>di</strong>masturbazione, la vittima acconsente ma appenalui si <strong>di</strong>strae, gli morde la mano destra e siimpossessa del coltello costringendolo alla fuga;un’altra donna reagisce urlando e opponendoresistenza, si <strong>di</strong>fende con l'ombrello, dopo 15minuti <strong>di</strong> lotta l'aggressore scappa; una terzavittima reagisce con un forte calcio al basso ventree mette in fuga l’aggressore.Nel caso delle risposte prevalentemente verbalisottolineiamo che una vittima ha allontanato lostupratore seriale urlando e chiamando aiuto,un’altra si è ribellata fisicamente e alsopraggiungere del rumore <strong>di</strong> un auto ha urlatoall’aggressore che era il marito che arrivava,mettendolo così in fuga e salvandosidall’aggressione.Quali elementi emotivi agiscono nelle reazioni adun’aggressione? Si tratta infatti <strong>di</strong> contesticonnotati da forte stress emotivo: paura, panico,terrore. Si percepisce una minaccia, reale o solopercepita, superiore alla capacità <strong>di</strong> sopportazionein<strong>di</strong>viduale. La “percezione” del pericolo èsoggettiva, ognuno ha la “sua” soglia <strong>di</strong>adattamento al “pericolo”,affrontare unaminaccia può comportare la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> percezione<strong>di</strong> competenza personale, l’incapacità <strong>di</strong> costruirementalmente e concretamente “schemi <strong>di</strong> azione”e implica il vissuto <strong>di</strong> tutti i correlati fisiologicitipici <strong>della</strong> “paura”.La letteratura internazionale conferma che inme<strong>di</strong>a dal 12% 4 al 50% 5 delle vittime <strong>di</strong> stupronon reagiscono in alcun modo alla violenzarestando “immobili”; in uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Burgess andHolmstrom (1976), il 37% delle vittime <strong>di</strong> stuproaffermò <strong>di</strong> essersi sentita “paralizzata” e“incapace <strong>di</strong> qualsiasi azione” “non poter muovereneanche le gambe”, “congelata”.Per comprendere la natura <strong>di</strong> questa “immobilità”dobbiamo riferirci alla natura involontaria efisiologica <strong>della</strong> percezione <strong>di</strong> un pericolo,minaccia o costrizione, come una sorta <strong>di</strong> rispostaposturale simil-catatonica, inibizione motoriaelicitata da un evento che terrorizza, una reazionelegata al vissuto emozionale <strong>di</strong> “paura”.La «paura» è un’emozione <strong>di</strong> base, l’organismoattribuisce un’importanza gerarchica adun’emozione legata alla «sicurezza e4 Brickman J. & Briere J., “Incidence of rape andsexual assault in an urban Cana<strong>di</strong>an population”,International Journal of Women's Stu<strong>di</strong>es, vol. 7, n.3A, 1984, pp. 195-206.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 55


sopravvivenza», il sistema nervoso umano èorganizzato per dare la precedenza assoluta alla«paura» rispetto a qualsiasi altra cosa nella mentee nel corpo. L’organismo umano reagisce allapaura con comportamenti fisiologici comuni aglianimali: fiutare il pericolo, allertare l’attenzione,esaminare la situazione, bloccare ogni altraattività. La paura interviene sulla soglia d'allarme,ossia sulla nostra capacità <strong>di</strong> mobilitarci allapresenza <strong>di</strong> un evento (sensibilizzazione). Lereazioni fisiologiche attivate dalla «paura» sono<strong>di</strong>verse da persona a persona nella modalità enell’intensità e <strong>di</strong>pendono dal sistema endocrinoin<strong>di</strong>viduale che può favorire reazione <strong>di</strong>verse dapersona a persona, dalle con<strong>di</strong>zioni psicofisichedel momento – debolezza, affaticamento,depressione, malattia – possono influiresignificativamente nella gestione <strong>della</strong> paura,dalla storia personale <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> sviluppo. Macosa succede nell’essere umano quando provapaura? Innanzitutto si attiva un primo meccanismo<strong>di</strong> tipo “inconscio”, cioè inconsapevole, spontaneoe involontario, che reagisce a qualsiasi stimoloentri nel campo <strong>di</strong> azione valutandone ladannosità: il “circuito primitivo”. Molto rapido epoco preciso, agisce al <strong>di</strong> fuori del <strong>di</strong>rettocontrollo conscio o razionale e ci pre<strong>di</strong>spone alpericolo prima ancora <strong>di</strong> comprendere quale sial’eventuale minaccia. Nella profon<strong>di</strong>tàdell’encefalo, nell’antichissima struttura delsistema limbico – talamo, ipotalamo, ippocampo,amigdala – quest’ultima in particolare sembraessere deputata a memorizzare semplici edelementari ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> sensazioni che abbiamoimparato a temere. L’ipotalamo regola le funzioni5 Amir M., “Forcible rape”, in L.G. Schultz, C.C.Thomas (eds.), Rape Victimology, Springfield IL, 1975,pp. 43-58.automatiche del corpo e la secrezione <strong>di</strong> ormoniimportanti come la “corticotropina” che preparal’organismo all’attacco o alla fuga, tutto ilsistema collabora con una cascata <strong>di</strong> ormoni ealtre sostanze nel corpo e nel cervello:noradrenalina, serotonina, dopamina, acetilcolinae adrenalina che, in <strong>di</strong>verse e “in<strong>di</strong>viduali”combinazioni, determinano <strong>di</strong>fferenti livelli <strong>di</strong>paura. Al secondo livello del processo <strong>di</strong> rispostaalla paura troviamo il “circuito razionale” in cui siprocessano le informazioni in arrivo dai sistemisensoriali attraverso la corteccia che li collega allamemoria (storia personale).Sulla base <strong>di</strong> questaelaborazione è possibile valutare la situazione eadottare una conseguente reazione. Nei lobi <strong>della</strong>corteccia cerebrale, in particolare prefrontale,avviene una sofisticata lettura delle informazioni,un’analisi “razionale” <strong>della</strong> paura, l’attribuzione<strong>di</strong> significato all’evento e la valutazione dellepossibilità e opzioni: attacco, fuga o altro,«negoziazione» per esempio. Per arrivareall’ultimo livello, quello <strong>della</strong> consapevolezza del“circuito conscio”; in questa fase vengono prese ledecisioni comportamentali: arrestare l’attivazione<strong>della</strong> reazione <strong>di</strong> fuga o <strong>di</strong> lotta scatenata dalcircuito primitivo. Siamo alla elaborazione finaledel “sistema <strong>di</strong> vigilanza” resa possibile dalcircuito razionale e caratterizzatadall’autoconsapevolezza: coscienza <strong>di</strong> provarepaura. Ed è proprio questa consapevolezza chepermette <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere una più primitiva esemplice reazione al pericolo da ciò che puòessere più propriamente chiamata emozione <strong>di</strong>paura. Durante tutta la reazione <strong>di</strong> arousalvengono rilasciate endorfine che limitano oimpe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> percepire il dolore durante lareazione alla minaccia.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 56


Da un punto <strong>di</strong> vista interemisferico, la partedestra del cervello si occupa <strong>di</strong> tutta la prima fase,deputato com’è a gestire tutto quanto èinvolontario e spontaneo nell’organismo umano,dai processi ormonali e ghiandolari allacircolazione sanguigna, dal battito car<strong>di</strong>aco allarespirazione fino a regolare tutta la fisiologia, icomportamenti e le emozioni, riconoscimento <strong>di</strong>volti non conosciuti, espressioni facciali <strong>di</strong> statiemotivi, percezione e propriocezione,comunicazione non-verbale. All’emisfero sinistro,più specializzato nelle funzioni linguistiche (equin<strong>di</strong> nella comunicazione verbale) enell’elaborazione delle informazioni, spettaun’elaborazione cognitiva ad alto livello neiprocessi <strong>di</strong> analisi e <strong>di</strong> categorizzazione ed è quiche si compie la percezione <strong>di</strong> sé e degli altri, laconsapevolezza <strong>di</strong> avere paura.L’emisfero destro, emozionale, comunica<strong>di</strong>rettamente con i centri troncoencefalici <strong>della</strong>regolazione del tono muscolare e del tonovegetativo (ne conseguono espressioni nonverbali: rigi<strong>di</strong>tà o rilasciamento muscolare,pallore, sudorazione, mimica, etc.). Bloccarel’emisfero razionale evita le «resistenze critiche»e crea una sorta <strong>di</strong> «temporaneo vuoto <strong>di</strong> poterelogico-critico» analogo a quello che Freud eBreuer, nella “Comunicazione Preliminare” aglistu<strong>di</strong> dell’isteria, in<strong>di</strong>viduarono – sia pure insituazioni patologiche - in occasione <strong>di</strong> «scosseemotive» (paura, ansietà, angoscia, ira), durantele quali un’idea o una stimolazione psicologicaesterna <strong>di</strong>sturbante non trova alcun ostacolo,alcuna <strong>di</strong>fesa e il campo « è lasciato libero alprimo venuto». In ipnosi l’accesso <strong>di</strong>rettoall’emisfero destro – sede dei processi emozionali– si ottiene me<strong>di</strong>ante motti <strong>di</strong> spirito, metafore,forme linguistiche, immaginifiche, aforismi, doppisensi, giochi <strong>di</strong> parole, sottintesi, eufemismi,allusioni, etc., inclusi i messaggi non verbali,inconsci e/o intenzionalmente gestitidall’operatore 6 . Bloccare l’emisfero sinistro(emisfero razionale) non è un knock-out, ma unatemporanea inattivazione delle sue resistenzecritico-logico-analitiche (mirate al cambiamentoin senso terapeutico nell’uso clinico dell’ipnosiEricksoniana). Anche negli animali si osservanomolti fenomeni caratteristici <strong>di</strong> ipnosi che<strong>di</strong>mostrano come la stessa fenomenologia siestenda analogamente a tutti gli esseri viventi. Ilserpente, per esempio, è in grado <strong>di</strong> suggestionarela propria vittima fino al punto da far scender gliuccelli, farli avvicinare e lasciarsi prendere senzache possano attuare alcun tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa.L’interpretazione <strong>di</strong> questa immobilità sarebberiferibile ad una reazione <strong>di</strong> paura che generacatalessia nell’animale. Secondo Pavlov, è unmeccanismo messo in atto dall’animale che nonpuò più fuggire o lottare per salvarsi. Di fronteall’immobilità <strong>della</strong> vittima, l’aggressore cessasolitamente l’attacco. Ratner 7 suggerì chel’“immobilità” potesse essere un meccanismo <strong>di</strong><strong>di</strong>fesa contro i predatori e la violenza sessuale èstata descritta come un atto predatorio 81975).(SelkinIl circuito primitivo (inconscio) del “cervelloarcaico” che con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo con l’uomo primitivo,come con quello degli animali, <strong>di</strong> fronte ad unasituazione <strong>di</strong> pericolo estremo e non conosciuto6 Erickson M. H., Rossi E. L., Ipnoterapia, Astrolabio,Roma, 1982.7 Ratner S.C., “Comparative aspects of hypnosis”, inGordon J.E. (ed.), Handbook of Clinical andExperimental Hypnosis, Macmillan, New York, 1967,pp. 550-587.8 Selkin J., “Rape”, Psychology Today, vol. 8, 1975,pp. 69-73.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 57


isponde in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> probabilità: 1) con laparalisi, 2) la fuga precipitosa , 3) il contrattacco.In casi <strong>di</strong> aggressione la possibilità <strong>di</strong> fuga è pocoprobabile perché l’offender raramente attaccasenza essersi assicurato la certezza <strong>di</strong> essere incon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “prendersi” la sua vittima da tutti ipunti <strong>di</strong> vista (fisico, spazio, tempo, ecc.)Ricor<strong>di</strong>amo inoltre che, “sotto l’effetto” delcervello arcaico, vengono sospesi tutti gli altriprogrammi: memoria, u<strong>di</strong>to, senso del dolore,coor<strong>di</strong>nazione fine, controllo degli sfinteri, tuttoquanto non sia necessario alla sopravvivenza.Un’aggressione non rientra generalmente nelleesperienze con<strong>di</strong>vise, forse le consideriamopossibili, ma in senso molto astratto. Perassimilare una nuova esperienza dobbiamoassolutamente abbassare la soglia criticorazionale;per evitare una nuova esperienza, nonaccettarla, dobbiamo mantenere ferme le nostreconvinzioni e alzare la soglia critico-razionale.Un’aggressione in realtà non possiamo deciderla,sceglierla o evitarla: la subiamo, come vittime. E’un’esperienza “emotiva” completamentesconosciuta dal punto <strong>di</strong> vista esperienziale,strettamente collegata al vissuto fisiologico <strong>della</strong>paura in termini <strong>di</strong> sintomi percettivi, motori, ecognitivi: effetto tunnel - <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong>percezione u<strong>di</strong>tiva - <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> sensibilitàdolorifica - blocco mentale (si <strong>di</strong>rebbe che lefunzioni cognitive siano una cosa "inutile" allasopravvivenza imme<strong>di</strong>ata; tra le funzionicognitive ad essere affette per prime troviamo lamemoria e la capacità <strong>di</strong> ragionamento. Leimplicazioni <strong>di</strong> questo effetto collaterale <strong>della</strong>paura sono devastanti, specialmente per quelli chesi sono allenati nelle tecniche <strong>di</strong> combattimento <strong>di</strong>attacco e <strong>di</strong>fesa e si trovano a dover affrontareun'aggressione vera) - <strong>di</strong>storsione spaziotemporale(<strong>di</strong>latazione) e spaziale - rigi<strong>di</strong>tàmuscolare (ed incapacità <strong>di</strong> svolgere movimentifini) – depersonalizzazione - percezione al <strong>di</strong> làdel corpo – amnesia (relativa anche solo a partidell’episo<strong>di</strong>o o all’or<strong>di</strong>ne sequenziale dell’evento)- riduzione secrezione salivare - alterazione deltono <strong>di</strong> voce (timbro e ritmo) - movimenti rapi<strong>di</strong>degli occhi (controllare l’ambiente circostante) -pelle d’oca - pallore - sudorazione fredda<strong>di</strong>minuzione<strong>della</strong> temperatura corporea (consensazione <strong>di</strong> freddo e brivi<strong>di</strong>) - “arrossamento”del volto - tremori- tic nervosi incontrollabili(smorfie o tremori facciali – respirazione(accelerata, breve, frequente e “toracica”, ma puòanche alterarsi in senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, mancanzad’aria) - tachicar<strong>di</strong>a e aritmie (sotto l'effettodell'adrenalina, il battito car<strong>di</strong>aco accelera, sottol'azione del sistema nervoso simpatico è possibileche si manifestino aritmie car<strong>di</strong>ache, sotto forma<strong>di</strong> extrasistole).Le risposte comportamentali possibili in rispostaalla paura sono riconducibili a sette modalità cheabbiamo ritrovato anche nelle vittime dellostupratore seriale preso in considerazione: 1)immobilità – paralisi; 2) evitamento; 3) <strong>di</strong>luizionee negazione (non consente all'in<strong>di</strong>viduo unefficace esame <strong>di</strong> realtà); 4) frustrazione - collera(da cui può scaturire la reazione <strong>di</strong> attacco); 5)reazione <strong>di</strong> attacco; 6) sottomissione -pacificazione; 7) riconversione (ridefinizione <strong>della</strong>situazione). Quest’ultima modalità consente una"ristrutturazione" secondo un’ottica <strong>di</strong> vista<strong>di</strong>fferente da quella che spaventava, favorendouna sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco dall’evento e ponendo unamaggiore <strong>di</strong>stanza «emotiva» tra il soggetto el’evento, il pericolo; può essere la modalità cheRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 58


più permette <strong>di</strong> elaborare, valutare l’esperienza eprobabilmente <strong>di</strong> attuare strategie efficaci anche intermini <strong>di</strong> contrattacco organizzato. Così come laprima strategia, “immobilità-paralisi”, invece,sembra avere le conseguenze più problematicheanche nelle fasi post-traumatiche, anche in termini<strong>di</strong> percezione <strong>della</strong> vittima da parte degli operatori<strong>di</strong> polizia, sanitari e dagli stessi familiari e amici.La letteratura in<strong>di</strong>ca che il tipo <strong>di</strong> resistenza el’intensità <strong>della</strong> risposta <strong>di</strong> contrastoall’aggressore influenzino i verdetti <strong>di</strong>colpevolezza degli aggressori in senso tanto piùmite quanto meno la vittima ha reagito 9 ;l’atteggiamento <strong>di</strong> parenti e amici <strong>di</strong>pende inmodo significativo dalla loro percezione <strong>di</strong>effettiva reazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa <strong>della</strong> vittima <strong>di</strong>stupro 10 , viene attribuita maggior colpevolezza alsex-offender in misura crescente in relazione<strong>di</strong>retta alla crescente percezione <strong>di</strong> intensità <strong>di</strong><strong>di</strong>fesa e resistenza <strong>della</strong> vittima 11 . L’”immobilità”o “paralisi” o “congelamento” sembra essere,dunque, una modalità non solo inefficace ai fini<strong>della</strong> <strong>di</strong>fesa personale, ma anche la più <strong>di</strong>fficile dagestire nell’imme<strong>di</strong>ato post-trauma; è però unamodalità del tutto involontaria che implica unatotale incapacità <strong>di</strong> organizzare una qualsiasireazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa o <strong>di</strong> attacco, un comportamentoassolutamente passivo che, secondo laletteratura 12 , non si correla significativamente con9 Abarbanel G., “Rape and resistance”, Journal ofInterpersonal Violence, vol. 1, 1986, pp. 100-105.10 Barnett N.J. & Field H.S., “Sex <strong>di</strong>fferences inuniversity students' attitudes towards rape”, Journal ofCollege Student Personnel, vol. 18, 1977, pp. 93-96.11McCaul K.D., Veltum L.G., Boyechko V. &Crawford, J.J., “Understan<strong>di</strong>ng attributions of victimblame for rape: sex, violence and foreseeability”,Journal of Applied Social Psychology, vol. 20, n. 1,1990, pp. 1-26.12 Galliano G., Noble L. M., Travis L. A. et Al.,“Victim Reactions During Rape/Sexual Assault. APreliminary Study of the Immobility Response and Itsalcun particolare elemento <strong>di</strong> esperienzeprecedenti, storia <strong>di</strong> vita personale, ma confermache la tipologia <strong>di</strong> risposta <strong>di</strong> immobilità dellevittime <strong>di</strong> stupro risulta simile all’immobilitàtonica negli animali <strong>di</strong> fronte ai predatori. Dunquel’immobilità è una sorta <strong>di</strong> paralisi involontaria <strong>di</strong>fronte ad un’aggressione come unica rispostapossibile per la vittima; non si tratta certodell’evidenza che la vittima ha scelto <strong>di</strong> nonresistere, <strong>di</strong> non <strong>di</strong>fendersi e neppure <strong>di</strong>un’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> consenso <strong>della</strong> vittima.5. Conclusioni.Perché è importante considerare la vittima nellarelazione con l’offender? La risposta <strong>della</strong> vittimanell’interazione con l’offender può determinarel’esito dell’evento, può peggiorarlo, puòminimizzarlo.Cosa produce reazioni automaticamente“passive” o <strong>di</strong> “attacco” e quanti tra noiconoscono la propria reazione ad un eventopercepito come “pericoloso per la propria vita” in“relazione” con un aggressore? Percepirsi “privi<strong>di</strong> schemi” <strong>di</strong> reazione adeguati ad una situazioneestremamente paurosa, in cui è a rischio la nostrastessa vita, ci espone ancora <strong>di</strong> più al pericolo.Auspichiamo future ricerche in ambitovittimologico perché è fondamentale approfon<strong>di</strong>rel’aspetto delle reazioni vittimalisia percomprendere appieno l’evento criminale, sia intermini <strong>di</strong> prevenzione (tecniche <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesapersonali che tengano conto <strong>della</strong> “propria”risposta psicologica e fisiologica in<strong>di</strong>viduale allapaura) che <strong>di</strong> trattamento post-traumatico, poichéla <strong>di</strong>versa reazione <strong>della</strong> vittima ha un pesoCorrelates”, Journal of Interpersonal Violence, 8(1),2003, pp. 109-114.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 59


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Lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> vittimologia per capire il ruolo <strong>della</strong> vittimaSandra Sicurella •RiassuntoFin dai primi stu<strong>di</strong> e dalle prime ricerche, la vittimologia ha avuto il merito <strong>di</strong> mettere in luce la figura <strong>della</strong> vittima,identificandola, non esclusivamente, come un soggetto passivo che subisce il reato, ma come un attore in grado <strong>di</strong>incidere significativamente nella <strong>di</strong>namica criminale. La <strong>di</strong>sciplina ha altresì restituito <strong>di</strong>gnità alle vittime e ne hadelineato i tratti, accompagnandole in un percorso, quello del riconoscimento dei <strong>di</strong>ritti, che, nonostante i passi in avanticompiuti, è ancora lungo e <strong>di</strong>fficile.RésuméDès les premières études et les premières recherches, la victimologie a permis de se tourner vers l’image de la victimesans représenter cette dernière comme un sujet exclusivement passif qui subit le crime, mais aussi comme un acteurcapable de peser de manière significative sur la dynamique criminelle. Cette <strong>di</strong>scipline a aussi attribué une <strong>di</strong>gnité auxvictimes et a présenté leurs caractéristiques. La victimologie accompagne les victimes dans un parcours, celui de lareconnaissance de leurs droits, qui est encore long et <strong>di</strong>fficile même si des progrès ont été faits.AbstractFrom the beginning of its analysis and surveys, the victimology has been the merit to bring the victim in light identifinghim/her not only as a passive subject who suffers a crime, but also as an actor who can have a significant influence oncrime dynamic.This <strong>di</strong>scipline has also restored the <strong>di</strong>gnity of victims and sketched the features of his/her characteristics. Victimologyin<strong>di</strong>cates to crime victims the way of rights, recognising that, despite some forward steps, there is still a long and hardway ahead.1. Introduzione.La vittimologia, ritenuta da molti una branca <strong>della</strong>criminologia, ha, rispetto alle altre <strong>di</strong>scipline, unastoria piuttosto breve. I primi stu<strong>di</strong>, infatti,fioriscono a partire dagli anni quaranta. Nel 1948,per esempio, H. Von Hentig scrive un’opera daltitolo “The criminal and his victim”. Con VonHentig l’attenzione, prevalentemente focalizzatafino a quel momento sull’autore del reato, sullesue caratteristiche e sulla sua responsabilità, siconcentra invece sul carattere dualedell’interazione criminale: reo e vittima, unbinomio inscin<strong>di</strong>bile, una coppia <strong>di</strong> attori sociali,che non solo nella letteratura, ma anche nellaprassi quoti<strong>di</strong>ana, meritano la medesima• Dottore <strong>di</strong> ricerca in Criminologia, già assegnista <strong>di</strong> ricerca post-dottorale presso il Cirvis (Centro <strong>di</strong> RicercaInter<strong>di</strong>partimentale sulla <strong>Vittimologia</strong> e sulla Sicurezza) dell’Università <strong>di</strong> Bologna, è tutor <strong>di</strong> “sociologia <strong>della</strong>devianza” presso la Facoltà <strong>di</strong> Scienze Politiche “R. Ruffilli” <strong>di</strong> Forlì.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 62


considerazione affinché si possa intervenire inmaniera adeguata nel percorso <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong>entrambi.Von Hentig non fu il solo ad accorgersidell’importanza del ruolo <strong>della</strong> vittima, altristu<strong>di</strong>osi, quali Frederick Wertham e BenjaminMendelsohn, che si contendono il conio deltermine vittimologia, si interessarono allo stu<strong>di</strong>odel crimine, auspicando l’attribuzione <strong>di</strong> un nuovoruolo alla vittima <strong>di</strong> reato. Resta, in ogni caso,imprescin<strong>di</strong>bile che, soltanto a partire dagli anni’40, nascono i primi stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> natura vittimologicasebbene se ne possano rintracciare segni anche inun passato più remoto. Thomas de Quincey, peresempio, scrittore vissuto tra il 1785 e il 1859,aveva già intuito il ruolo rilevante dellecaratteristiche <strong>della</strong> vittima. Secondo lo scrittore,infatti, esiste una “specie <strong>di</strong> personaggi ches’adattano meglio al <strong>di</strong>segno dell’assassino” 1 . DeQuincey, nello scritto satirico sull’omici<strong>di</strong>o,ritiene che la vittima debba avere determinatecaratteristiche: essere un uomo per bene, averebuona salute e non essere un personaggiopubblico 2 .La vittimologia, secondo Guglielmo Gulotta, puòessere definita come “una <strong>di</strong>sciplina che ha peroggetto lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> vittima <strong>di</strong> un crimine, dellesue caratteristiche biologiche, psicologiche,morali, sociali e culturali, delle sue relazioni con ilcriminale e del ruolo che ha assunto nella genesidel crimine” 3 . Secondo alcuni orientamenti, però,la vittimologia non si occupa esclusivamente dellevittime <strong>di</strong> reato ma, in senso lato, interessa tutte levittime, intendendo con tale termine quegli esseriumani che versano in uno stato <strong>di</strong> sofferenza,includendo perciò anche le vittime <strong>di</strong> calamitànaturali, e comprendendo, in tal modo, ancheforme <strong>di</strong> vittimizzazione che prescindonodall’arbitrarietà degli uomini, dalla volontarietàdell’azione o dalla colpevolezza dell’agente.La vittimologia ha sicuramente il merito <strong>di</strong> avermesso in luce, nella <strong>di</strong>ade criminale, la figura<strong>della</strong> vittima, da intendersi, non esclusivamentecome un soggetto che subisce passivamente leconseguenze <strong>di</strong> un reato perpetrato a suo danno,ma come parte attiva, che può ad<strong>di</strong>rittura<strong>di</strong>ventare preponderante durante un processo <strong>di</strong>vittimizzazione. Questa <strong>di</strong>sciplina, comesostengono Correra e Martucci, “(…) ha quin<strong>di</strong> ilmerito <strong>di</strong> avere integrato i fattori pre<strong>di</strong>sponenticon i fattori preparanti e scatenanti, le variabiliin<strong>di</strong>viduali con le variabili situazionali, e haevidenziato la necessità <strong>di</strong> abbandonarel’eziologia statica, fondata sullo stu<strong>di</strong>o degliaspetti e dei fattori criminogeni, a favore <strong>di</strong>un’eziologia <strong>di</strong>namica che ricerchi la genesi delcomportamento criminale nel suo aspetto piùpropriamente <strong>di</strong>namico, cioè il passaggioall’atto” 4 .2. La vittima.Di etimologia incerta, <strong>di</strong> derivazione latina“victima”, il termine affonda le ra<strong>di</strong>ci in unpassato assai lontano e richiama imme<strong>di</strong>atamentealla mente l’idea del sacrificio, un sacrificio che, aseconda dei contesti, delle società e delle epoche,può essere animale o umano e spesso svolge lafunzione <strong>di</strong> elemento catalizzatore, sul quale far1 T. De Quincey, L’assassinio come una delle bellearti, SE, Milano, 1987, p. 53.2 Ibidem.3 G. Gulotta, La vittima, Giuffré, Milano, 1976, p. 9.4 M. M. Correra, P. Martucci, La <strong>Vittimologia</strong>, in G.Giusti, Trattato <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina legale vol. 4 - Genetica,psichiatria forense e criminologia, me<strong>di</strong>cina del lavoro,Cedam, Padova, 2009, p. 475.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 63


confluire le energie negative, che viene immolatoper la salvaguar<strong>di</strong>a dell’or<strong>di</strong>ne comunitario.Ancora oggi può assolvere ad un ruolo simile,“una funzione <strong>di</strong> catarsi perché ci consente <strong>di</strong>liberarci dalla contaminazione delle nostreangosce private che ci tormentano quando siamoposti <strong>di</strong>nanzi allo spettacolo <strong>di</strong> orrori più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>quelli in<strong>di</strong>vidualmente esperiti: il confronto con lasituazione <strong>della</strong> vittima ci atterrisce ma alcontempo ci libera” 5 .Nella legislazione penalistica italiana però talevocabolo non trova posto se non nell’accezione <strong>di</strong>“persona offesa dal reato” che ha la facoltà,secondo quanto stabilito dall’articolo 74 6delco<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura penale, <strong>di</strong> costituirsi partecivile durante il processo, al fine <strong>di</strong> ottenere ilrisarcimento del danno patito.In senso lato, dunque, la vittima può esseredefinita come un soggetto che patisce unasofferenza che può essere originata dalle piùsvariate cause: reati, ingiustizie, calamità,<strong>di</strong>scriminazioni, malattie, paure, ecc., ma, seconsideriamo un punto <strong>di</strong> vista più strettamentecriminologico, per avere una interpretazioneesauriente, possiamo adottare la definizione data,ormai più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni or sono, dalla DecisioneQuadro n. 220 del 15 marzo 2001 del Consigliodell’Unione Europea inerente la posizione dellevittime <strong>di</strong> reato durante il proce<strong>di</strong>mento penale,5 R. Bisi, “Vittimizzazione: l’impreve<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> unpercorso e la necessità <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o”, A. Balloni, R.Bisi, S. Costantino, Legalità e comunicazione,FrancoAngeli, Milano, 2008, p. 43.6 Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura penale, Titolo V - Parte civile,responsabilità civile e civilmente obbligato per la penapecuniaria. Articolo 74. Legittimazione all’azionecivile. - 1. L’azione civile per le restituzioni e per ilrisarcimento del danno <strong>di</strong> cui all’articolo 185 delco<strong>di</strong>ce penale può essere esercitata nel processo penaledal soggetto al quale il reato ha recato danno ovverodai suoi successori universali, nei confrontidell’imputato e del responsabile civile.secondo la quale, la vittima è “la persona fisicache ha subito un pregiu<strong>di</strong>zio fisico o mentale,sofferenze psichiche, danni materiali causati daatti o omissioni che costituiscono una violazionedel <strong>di</strong>ritto penale.Il soggetto che ha subito, a causa <strong>di</strong> un reatoperpetrato a suo danno, un pregiu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> taleentità sarà dunque, suo malgrado, costretto adaffrontare le conseguenze <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong>vittimizzazione che non aveva messo in conto. Èper questo che spesso, a seconda non solo <strong>della</strong>gravità del reato ma anche in base alle risorsepersonali e psicologiche, il soggetto vessato sitrova ad esperire sentimenti nuovi e sconosciutiche possono essere <strong>di</strong> totale <strong>di</strong>sorientamento tantoda rendere necessario il supporto professionale especializzato <strong>di</strong> esperti in grado <strong>di</strong> orientarlo eaiutarlo ad elaborare quanto accaduto, al fine <strong>di</strong>riprendere il percorso <strong>di</strong> vita interrottobruscamente dall’episo<strong>di</strong>o vittimizzante.Il pregiu<strong>di</strong>zio subito va a intaccare le <strong>di</strong>mensionifiduciarie 7 in<strong>di</strong>spensabili per orientarsi nel proprioambiente quoti<strong>di</strong>ano. Il mondo non è più sicuro,una sensazione <strong>di</strong> spaesamento e angoscias’impadronisce <strong>della</strong> vittima e la costringe spessoa un blocco emotivo in grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionarenegativamente la sua esistenza. La brusca einaspettata interruzione del percorso <strong>di</strong> vitaintrapreso, fino a quel momento, può mo<strong>di</strong>ficareper sempre gli strumenti interpretativi <strong>della</strong> realtàcircostante che ciascuno <strong>di</strong> noi possiede.L’aiuto <strong>di</strong> cui necessitano le vittime <strong>di</strong> reato perristabilire un equilibrio psicologico che è statoincrinato non è solo emotivo, emozionale ed7 S. Vezza<strong>di</strong>ni, “La violazione <strong>della</strong> fiducia nei processi<strong>di</strong> vittimizzazione: la me<strong>di</strong>azione è una risposta?”, inA. Balloni (a cura <strong>di</strong>) Citta<strong>di</strong>nanza responsabile etutela <strong>della</strong> vittima, Clueb, Bologna, 2006.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 64


empatico, ma spesso è anche <strong>di</strong> natura pratica,poiché la persona offesa dal reato è costretta adaffrontare realtà sconosciute come può essere, peresempio, quella <strong>di</strong> un iter processuale.Può accadere però, come già accennato, che lavittima non sia esclusivamente un soggettopassivo, obbligato a subire le conseguenzespiacevoli <strong>di</strong> un crimine, ma può anche, secondoun’ottica smaccatamente utilitaristica, servirsi<strong>della</strong> vittimizzazione, strumentalizzandola a suovantaggio, per ottenere benefici e privilegi,calandosi paradossalmente nel ruolo <strong>di</strong> “una sorta<strong>di</strong> eroe moderno, colui che è riuscito ad emergeredall’anonimato <strong>della</strong> folla” 8 .È a quest’aspetto peculiare che si richiamanoCaroline Eliacheff e Daniel Soulez Larivièrequando, analizzando il complesso <strong>di</strong> Erostrato,attribuiscono alla vittima un desiderio narcisistico<strong>di</strong> protagonismo 9 . La strumentalizzazione non siesaurisce nella sfera personale e in<strong>di</strong>viduale, mapuò riguardare anche chi, a livello politico oistituzionale, si fa carico dei bisogni delle vittime.Quest’atteggiamento può, però, tradursi invittimismo “e cioè in qualche forma <strong>di</strong>commiserazione (o autocommiserazione)strumentale, mirante a <strong>di</strong>fendere o acquisireprivilegi, declinare responsabilità dovute,legittimare posizioni leaderistiche da parte <strong>di</strong>autoproclamate ‘avanguar<strong>di</strong>e’ <strong>di</strong> <strong>di</strong>fensori degliultimi, quando non a lucrare economicamente suicospicui movimenti finanziari attivati dall’appelloalla con<strong>di</strong>zione vittimaria” 10 .La vittima <strong>di</strong> reato, secondo gli orientamenti e lespecifiche situazioni, può avere un carattereambivalente: da una parte c’è una persona chesoffre a livello fisico, emotivo, le conseguenze <strong>di</strong>un’azione criminosa, dall’altra una persona che,approfittando <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vulnerabilità incui versa in seguito alla commissione del reato asuo danno, escogita il modo per ottenere beneficie privilegi <strong>di</strong> varia natura.3. Fattori pre<strong>di</strong>sponenti: variabili personali esituazionali.La maggior parte degli stu<strong>di</strong>osi 11 che, nel corsodegli anni, si è interessata a temi <strong>di</strong> naturavittimologica, ritiene che esistano dellecaratteristiche personali, che possano, indeterminate circostanze, contribuire al precipitaredegli eventi. Sarebbero, infatti, alcune variabiliin<strong>di</strong>viduali e sociali a con<strong>di</strong>zionare il verificarsidell’episo<strong>di</strong>o criminoso e ad attirare fatalmente ilresponsabile a commettere il reato.Caratteristiche fisiologiche quali l’età e il genere,psicologiche come gli stati depressivi epsicopatologici, e sociali connesse all’attivitàprofessionale e alla con<strong>di</strong>zione economicapossono avere un ruolo predominantenell’eziologia del crimine.È possibile dunque che la vittima non siacompletamente innocente, ma che in qualchemodo partecipi alla <strong>di</strong>namica criminale.8 R. Bisi, “Vittimizzazione: l’impreve<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> unpercorso e la necessità <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o”, A. Balloni, R.Bisi, S. Costantino (a cura <strong>di</strong>), Legalità ecomunicazione, FrancoAngeli, Milano, 2008, p. 46.9 C. Eliacheff, D. Soulez Larivière, Il tempo dellevittime, Ponte alle Grazie, Adriano Salani E<strong>di</strong>tore,Milano, 2008.10S. Manghi, “In<strong>di</strong>gnazione, riparazione, perdono.Dalla <strong>di</strong>fesa delle vittime alla cultura <strong>della</strong> vittima”, inA. Bosi, S. Manghi, Lo sguardo <strong>della</strong> vittima,FrancoAngeli, Milano, 2009, p. 18.11Solo per citarne alcuni: H. Von Hentig, B.Mendelsohn, E. A. Fattah, G. Gulotta, ecc.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 65


Hans Von Hentig, per esempio, ritiene chespecifiche con<strong>di</strong>zioni come l’appartenenza algenere femminile, la giovane età o l’anzianità, ladebolezza mentale, l’appartenenza a minoranzeetniche o razziali e ancora la depressione e lasolitu<strong>di</strong>ne, attirino a sé il criminale che in<strong>di</strong>viduanella loro vulnerabilità un facile bersaglio.Si può <strong>di</strong>stinguere una pre<strong>di</strong>sposizione generale,tipica <strong>di</strong> coloro i quali vengono vittimizzatiripetutamente, e una pre<strong>di</strong>sposizione specifica,connessa invece al possesso <strong>di</strong> determinatecaratteristiche bio - fisiologiche, psicologiche osociali 12 .È Guglielmo Gulotta 13 a definire talipre<strong>di</strong>sposizioni come specifiche e a ritenere che ilrischio <strong>di</strong> vittimizzazione non sia equamente<strong>di</strong>stribuito nella popolazione poiché talunisoggetti favoriscono la commissione <strong>di</strong>determinati tipi <strong>di</strong> crimine.E. A. Fattah, analizzando i fattori <strong>di</strong>pre<strong>di</strong>sposizione vittimogena, sostiene che laprobabilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire vittima sia <strong>di</strong>pendente dallamaggiore o minore vulnerabilità dei soggetti che,in base alle loro caratteristiche, incorrono in unrischio più alto. Le pre<strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> cui parlaFattah concernono, oltre alle variabili sociodemografichee occupazionali, anche l’ambiente,la devianza e la transitorietà <strong>della</strong> situazione 14 .B. Mendelsonh, concentrando l’attenzione sulrapporto che intercorre tra la vittima e il reo,durante l’interazione criminale, intravede unapartecipazione morale da parte <strong>della</strong> personaoffesa che può avere gra<strong>di</strong> d’intensità variabili epuò anche essere del tutto assente, come nei casiin cui le vittime siano bambini innocenti. L’autore12 A. Saponaro, <strong>Vittimologia</strong>, Giuffrè, Milano, 2004.13 G. Gulotta, La vittima, Giuffré, Milano, 1976, p. 23.14 A. Saponaro, op. cit, 2004.classifica <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> vittime, si parte daquella appunto completamente innocente perarrivare a quella più colpevole in assoluto mentre igra<strong>di</strong> interme<strong>di</strong>, <strong>di</strong> quella che A. Saponarodefinisce “scala <strong>della</strong> partecipazione morale <strong>della</strong>vittima” 15 , comprendonola vittima menocolpevole dell’autore, la vittima colpevole tantoquanto l’autore e la vittima più colpevoledell’autore.A proposito del ruolo attivo che ha la vittima nella<strong>di</strong>namica criminale, è necessario menzionarel’importante contributo <strong>di</strong> Wolfgang, sebbene siastato nel tempo oggetto <strong>di</strong> numerose critiche.Quest’autore, che conduce una ricerca sugliomici<strong>di</strong> a Philadelphia tra il 1948 e il 1952,introduce un concetto molto <strong>di</strong>scusso che è quello<strong>di</strong> victim precipitation, in base al quale siribaltano i termini canonici dello stereotipomanicheo del rapporto tra reo e vittima. In questocaso è la vittima, innescando l’interazioneviolenta, a far precipitare gli eventi e a causarel’azione delittuosa a suo danno. La“precipitazione” si concretizza “qualora la vittimasia stata la prima ad impiegare forza fisica<strong>di</strong>rettamente contro colui che ne provocherà infinela morte, ossia la prima ad iniziare un’interazionecontrassegnata dal ricorso alla violenza” 16 .Alla fine degli anni settanta, nuovi orientamentiteorici, volti a trovare un nesso causale tra criminie vittime, correlano il rischio <strong>di</strong> vittimizzazionealla variabile <strong>della</strong> residenza o a quella degli stili<strong>di</strong> vita.Nel 1978, Hindelang, Garofalo e Gottfredson 17 , inquella che viene definita la teoria degli stili <strong>di</strong>15 Ibidem.16 S. Vezza<strong>di</strong>ni, La vittima <strong>di</strong> reato tra negazione ericonoscimento, Clueb, Bologna, 2006, pp. 105-106.17M.J. Hindelang, M.R. Gottfredson, J. Garofalo,Victims of personal crime: an empirical foundation forRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 66


vita, ritengono che le abitu<strong>di</strong>ni lavorative,professionali e quelle del tempo libero, incidanosul rischio <strong>di</strong> vittimizzazione e, dunque, sullapossibilità che un soggetto <strong>di</strong>venga vittima <strong>di</strong> uncrimine. È lo stile <strong>di</strong> vita, derivante dal ruolosociale, dalla posizione nella struttura sociale edalla componente razionale, in base alla quale sipuò decidere quale stile adottare e assumersene irischi 18che, secondo questi autori, <strong>di</strong>ventadeterminante in un processo <strong>di</strong> vittimizzazione.Nel 1979, invece, Cohen e Felson 19 elaborano lateoria delle attività <strong>di</strong> routine, la quale prevedeche il numero dei reati sia connesso alleinterazioni sociali intrattenute dagli in<strong>di</strong>vidui edalle attività da loro svolte. Le attività <strong>di</strong> routine,che comprendono sia quelle lavorative sia quellelu<strong>di</strong>che, influenzano la condotta del criminaleanche se, perché questo agisca, è necessario chesiano presenti: un aggressore motivato, unavittima designata e l’assenza <strong>di</strong> protezione 20 .Rodney Stark, alla fine degli anni ottanta, siconcentra sulla variabile residenza e, dando vitaalla Deviance Places Theory 21 , cerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrarecome, in base al luogo <strong>di</strong> residenza, si possa avereuna maggiore o minore vulnerabilità e, quin<strong>di</strong>,una <strong>di</strong>versa probabilità <strong>di</strong> vittimizzazione.Secondo tale prospettiva, chi vive in zone urbane<strong>di</strong>sorganizzate avrà un rischio maggiore <strong>di</strong>incorrere in episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vittimizzazione.a theory of personal victimization, Ballinger,Cambridge, MA, 1978.18 F. P. Williams III, M.D. McShane, Devianza ecriminalità, Il Mulino, Bologna, 1994.19 L. E. Cohen, M. Felson, “Social Change and CrimeRate Trends: A Routine Activity Approach”, inAmerican Sociological Review, n° 44, 1979.20 F. P. Williams III, M.D. McShane, op. cit.21 R. Stark, “Deviant places: a theory of the ecology ofcrime”, Criminology, vol. 25, n° 4, 1987.4. I danni e le possibilità d’intervento.Il processo <strong>di</strong> vittimizzazione, che coinvolge lapersona offesa dal reato, può avere conseguenzepiù o meno serie in relazione non solo al tipo <strong>di</strong>reato subito, ma anche in base alle caratteristichein<strong>di</strong>viduali, psicologiche <strong>della</strong> persona. Non tuttigli in<strong>di</strong>vidui, infatti, reagiscono allo stesso modoal verificarsi <strong>di</strong> un evento e possiedono le stesserisorse per affrontare l’impatto <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>ocriminoso.Il percorso per il recupero <strong>della</strong> normalità talvoltapuò essere lungo e complesso, irto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà epuò essere in<strong>di</strong>spensabile il ricorso ad un supporto<strong>di</strong> tipo professionale.Come spiega E. Viano 22 , perché la vittima siriconosca come tale, è necessario che superiquattro momenti ben precisi: la presenza <strong>di</strong> undanno, il riconoscersi come vittima, deciderequale strada intraprendere, se quella <strong>della</strong>denuncia penale o <strong>della</strong> confidenza ad unapersona vicina, e, infine, ottenere ilriconoscimento da parte <strong>della</strong> società, <strong>della</strong>comunità <strong>di</strong> riferimento, al fine <strong>di</strong> riceveresostegno sociale e solidarietà.I problemi cui deve far fronte una vittima possonoessere i più <strong>di</strong>versi, può trattarsi, per esempio, <strong>di</strong>danni <strong>di</strong> natura fisica o psichica, possono altresìriguardare <strong>di</strong>fficoltà pratiche e burocratiche. Lapersona offesa spesso non possiede gli strumentiidonei a fronteggiare l’accaduto per la situazionecontingente o perché ne è priva.I danni possono <strong>di</strong>stinguersi in primari esecondari, il danno primario “è quello<strong>di</strong>rettamente conseguente all’azione criminosa:22 E. Viano, “<strong>Vittimologia</strong> oggi: i principali temi <strong>di</strong>ricerca e <strong>di</strong> politica pubblica”, in Balloni A., Viano E.(a cura <strong>di</strong>), IV Congresso Mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> <strong>Vittimologia</strong>.Atti <strong>della</strong> giornata bolognese, Clueb, Bologna, 1989.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 67


oltre che per le per<strong>di</strong>te economiche e le eventualilesioni fisiche, esso si caratterizza pure perrilevanti <strong>di</strong>sagi psicologici <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o e lungotermine, presenti anche in coloro che hanno subitoreati apparentemente meno gravi” 23 ; il dannosecondario, invece, “è determinato dagli effettinegativi indotti sulla vittima dalla risposta socialeformale (<strong>di</strong>pendente dal comportamento delleforze <strong>di</strong> polizia e dell’apparato giu<strong>di</strong>ziario) einformale (<strong>di</strong>pendente dal comportamento <strong>di</strong>familiari, amici e conoscenti delle vittime) allavittimizzazione” 24 .Spesso però è proprio il ruolo delle agenzie <strong>di</strong>controllo sociale, formale e informale, a rendereancora più arduo il ripristino <strong>della</strong> normalità. Non<strong>di</strong> rado, infatti, si assiste al concretarsi <strong>di</strong> unfenomeno spiacevole e o<strong>di</strong>oso, quello <strong>della</strong>vittimizzazione secondaria.Molto spesso, infatti, si assiste a una secondavittimizzazione ai danni <strong>della</strong> vittima che,soprattutto nel caso <strong>di</strong> determinati reati come, peresempio, la violenza sessuale o quellaintrafamiliare, è costretta a subire ulterioriumiliazioni da parte <strong>di</strong> coloro i quali invecedovrebbero proteggerla, assisterla eaccompagnarla nel percorso <strong>di</strong> recupero.Se decide <strong>di</strong> intraprendere l’iter giu<strong>di</strong>ziario, sipentirà <strong>di</strong> avere scelto tale strada perché è“impotente e <strong>di</strong>menticata nei meccanismi <strong>della</strong>giustizia penale, attonita ed estranea ai ritmiprocessuali, relativamente ai quali non ha poteri <strong>di</strong>sorta, e che anzi talvolta le appaiono ad<strong>di</strong>ritturaincomprensibili e ostili” 25 .Questo tipo <strong>di</strong> vittimizzazione riguarda dunque lareazione delle agenzie <strong>di</strong> controllo formale eavviene quando forze dell’or<strong>di</strong>ne, magistrati,legali si lasciano con<strong>di</strong>zionare da stereotipi epregiu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong>ffusi nell’ambiente sociale. Leconseguenze, soprattutto a livello psicologico, perla vittima, come si può immaginare, sono serie; iltrattamento che le è riservato non è dei migliori,ne viene messa in dubbio la cre<strong>di</strong>bilità, così perdela fiducia nelle istituzioni, invischiata com’è in unsistema che la sottopone, spesso senza ragionealcuna, ad inutili rinvii, estenuanti attese econtinui interrogatori 26 .Prerogativa in<strong>di</strong>spensabile, perché la vittima possaintraprendere un buon percorso <strong>di</strong> recupero epossa proficuamente collaborare con le istituzionial fine <strong>di</strong> assicurare il colpevole alla giustizia, è ilrapporto con le forze dell’or<strong>di</strong>ne, che spessorappresentano il primo contatto per la vittimadopo il reato.Le istituzioni europee, a questo proposito, sonointervenute per porre l’accento sull’importanza ela necessità <strong>di</strong> una formazione adeguata eprofessionale per tutti quegli operatori che hannoa che fare con le vittime <strong>di</strong> reato. Nella DecisioneQuadro del 15 marzo 2001 (2001/220/GAI),all’articolo 14, si riba<strong>di</strong>sce che “ ciascuno Statomembro incentiva, attraverso servizi pubblici ome<strong>di</strong>ante il finanziamento delle organizzazioni <strong>di</strong>assistenza alle vittime, iniziative atte a offrireun’adeguata formazione professionale allepersone che intervengono nel proce<strong>di</strong>mento o,23 G. Giusti (a cura <strong>di</strong>), Trattato <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina legale escienze affini, Vol. IV: Genetica, psichiatria forense ecriminologia, me<strong>di</strong>cina del lavoro, Cedam, Padova,2009, p. 509.24 Ibidem, p. 510.25 M. Correra, D. Riponti, La vittima nel sistemaitaliano <strong>della</strong> giustizia penale: un approcciocriminologico, CEDAM, Padova, 1990.26S. Sicurella, Vittime e istituzioni locali: quale<strong>di</strong>alogo?, Clueb, Bologna, 2010.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 68


comunque, entrano in contatto con le vittime, conparticolare riferimento alle necessità dellecategorie più vulnerabili” 27 .L’operatore <strong>di</strong> polizia dovrà, dunque, essere ingrado <strong>di</strong> rispondere ai bisogni delle vittime edovrà farlo con professionalità ed empatia,affinché la vittima possa sentirsi accolta e possaimparare a fidarsi <strong>di</strong> chi, in quel preciso momento,“rappresenta un’ancora <strong>di</strong> salvataggio per uscireda una situazione che ha provocato un profondo<strong>di</strong>sagio” 28 .Purtroppo talvolta la mancanza <strong>di</strong> tempo, lastandar<strong>di</strong>zzazione delle procedure, l’asetticità deiluoghi e la precarietà dei rapporti, rendono ilcompito ancora più complicato e il rischio <strong>di</strong>incorrere in una seconda vittimizzazione è moltoelevato. La vittima, infatti, ha bisogno <strong>di</strong> un lasso<strong>di</strong> tempo, che può essere più o meno breve, inbase alla capacità <strong>di</strong> reazione e gestione personale,per elaborare quanto le è accaduto, ha bisogno <strong>di</strong>comprendere la situazione in cui è precipitata e,non <strong>di</strong> meno, necessita <strong>di</strong> essere accompagnata nelpercorso <strong>di</strong> recupero e nell’iter giu<strong>di</strong>ziario per farsì che i suoi <strong>di</strong>ritti non vengano calpestati, oltreche dalla scarsa professionalità, da una prassiburocratica che <strong>di</strong>fficilmente si fa caricodell’aspetto umano. Basti pensare che già EnricoFerri, alla fine dell’ottocento, metteva in luce le<strong>di</strong>storsioni del sistema <strong>della</strong> giustizia penale, i cuiingranaggi erano caratterizzati da impersonalità,<strong>di</strong>sorganizzazione, arbitrarietà e impotenza 29 .27Decisione Quadro del Consiglio dell’UnioneEuropea, 15 marzo 2001, relativa alla posizione <strong>della</strong>vittima nel proce<strong>di</strong>mento penale (2001/220/GAI),Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee, L. 82/2 del22.3.2001. Articolo 14.28 E. Tizzani, “L’incontro con la vittima dalle reazioniai bisogni”, in A. M. Giannini, F. Cirillo (a cura <strong>di</strong>),Itinerari <strong>di</strong> vittimologia, Giuffrè, Milano, 2012, p. 396.29 R. Bisi, Enrico Ferri e gli stu<strong>di</strong> sulla criminalità,FrancoAngeli, Milano, 2004.Il fenomeno <strong>della</strong> seconda vittimizzazione nonriguarda soltanto le vittime <strong>di</strong>rette, vale a <strong>di</strong>recoloro che sono stati colpiti dal crimine in primapersona, ma possono subirne le conseguenzeanche le vittime in<strong>di</strong>rette o ‘vittime <strong>di</strong> rimbalzo’,cioè i familiari, che devono essere anch’essi, apieno titolo, considerati vittime del medesimoautore <strong>di</strong> reato. A questo proposito C. Rossi, in unarticolo intitolato Les proches des victimesd’homicide: des victimes à double visage, sichiede se ai parenti delle vittime <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o possaessere parimenti riconosciuto lo status <strong>di</strong> vittima equale sia la natura dell’interesse che spinge icongiunti delle vittime a vedersi riconosciuto talestatus. L’autrice conclude sostenendo che sono tregli aspetti coinvolti, uno <strong>di</strong> natura giuri<strong>di</strong>carelativo all’esito del processo, uno sociale relativoal riconoscimento <strong>della</strong> propria sofferenza el’ultimo personale connesso all’elaborazione dellutto e quin<strong>di</strong> al superamento <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>vittima 30 .Intorno agli anni settanta, come alternativaall’assenteismo delle istituzioni, nascono i primimovimenti in favore delle vittime, che spesso sicostituiscono in associazioni con il precipuo scopo<strong>di</strong> assistenza e per il rispetto dei loro <strong>di</strong>ritti.In Italia questa realtà, ancora oggi, stenta adecollare nonostante le in<strong>di</strong>cazioni e gli imperativigiunti dall’Unione europea. Esiste un numeroesiguo <strong>di</strong> associazioni sul territorio nazionale e sitratta prevalentemente <strong>di</strong> forme associative basatesul volontariato o nate in seguito a delleesperienze comuni legate a particolari episo<strong>di</strong>,come per esempio le associazioni createsi dopo30 C. Rossi, “Les proches des victimes d’homicide : desvictimes à double visage?”, in Revue internationale decriminologie et de police technique et scientifique, vol.LIX, n° 1, janvier -mars 2006.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 69


una strage terroristica. Spesso si tratta <strong>di</strong> iniziativerivolte a vittime <strong>di</strong> specifici reati quali il racket,l’usura, le vittime <strong>di</strong> tratta o ancora, e queste sonosempre più numerose su tutto il territorio, levittime <strong>di</strong> violenza domestica. Si tratta dunque <strong>di</strong>esperienza ancora settoriali e talvolta emergenzialiper particolari categorie <strong>di</strong> vittime.Non esistono centri simili a quelli che ormai neipaesi anglosassoni sono delle istituzioni, ossia iVictim Support, dei centri <strong>di</strong> sostegno alle vittime<strong>di</strong> reato in senso lato, cui possono rivolgersi tuttele persone che versano in stati <strong>di</strong> sofferenza ebisogno e che possono trovare non solo un aiutopratico che le possa in<strong>di</strong>rizzare su come affrontareincombenze burocratiche, ma anche un supportopsicologico e un’assistenza legale. In GranBretagna sono presenti da circa quarant’anni,lavorano in stretto contatto con le istituzioni eseguono una metodologia basata sul lavoro <strong>di</strong> rete,vale a <strong>di</strong>re un network <strong>di</strong> associazioni presenti sulterritorio, che collabora facendo tesoro ciascunodelle esperienze altrui.Anche da questo punto <strong>di</strong> vista il nostro paese sitrova in grave ritardo rispetto ai dettami delle<strong>di</strong>rettive europee che incoraggiano, invece, lacreazione e la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> tali centri a livellonazionale. Per esempio, la Decisione Quadro(2202001/GAI), all’articolo 13, Servizispecializzati e organizzazioni <strong>di</strong> assistenza allevittime, stabilisce che: “ciascuno Stato membropromuove l’intervento, nell’ambito delproce<strong>di</strong>mento, <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> assistenza alle vittime,con il compito <strong>di</strong> organizzare la loro accoglienzainiziale e <strong>di</strong> offrire loro sostegno e assistenzasuccessivi attraverso la messa a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>persone all’uopo preparate nei servizi pubblici ome<strong>di</strong>ante il riconoscimento e il finanziamento <strong>di</strong>organizzazioni <strong>di</strong> assistenza alle vittime (…)” 31 .Le vittime spesso, e com’è facilmente intuibile daquanto detto finora, non nutrono sentimenti <strong>di</strong>fiducia verso le istituzioni, non sanno a chirivolgersi e quale strada intraprendere e quin<strong>di</strong>non denunciano alle autorità competenti il reatosubito. Soprattutto per determinati reati, peresempio nei casi <strong>di</strong> violenza domestica o nei reatilegali alla riscossione del racket, non si può fareaffidamento alle statistiche ufficiali sull’incidenza<strong>della</strong> criminalità perché il numero oscuroraggiunge un tasso molto elevato.Per conoscere l’incidenza <strong>di</strong> determinati fenomenie le caratteristiche delle vittime si deve ricorrerepertanto alle inchieste <strong>di</strong> vittimizzazione.Tali inchieste sono uno strumento prezioso <strong>di</strong>rilevazione metodologica in quanto consentono <strong>di</strong>far luce sul numero oscuro, <strong>di</strong> conoscerel’incidenza <strong>di</strong> determinati reati, <strong>di</strong> tracciare unprofilo delle vittime più frequenti in modo tale dapoter attuare strategie <strong>di</strong> prevenzione mirate, inrelazione a specifici contesti e determinatisoggetti.Da un punto <strong>di</strong> vista pratico, le inchieste <strong>di</strong>vittimizzazione vengono prevalentemente svolteattraverso la somministrazione alle vittime <strong>di</strong>questionari che possono essere compilati duranteun’interazione faccia a faccia, un’intervistatelefonica o possono essere inviati per posta.Lo strumento <strong>di</strong> ricerca nasce negli Stati Uniti, laPresident’s Commission on Law Enforcement andAdministration of Justice sperimenta questostrumento d’indagine per conoscere l’entità del31Decisione Quadro del Consiglio dell’UnioneEuropea, 15 marzo 2001, relativa alla posizione <strong>della</strong>vittima nel proce<strong>di</strong>mento penale, (2001/220/GAI),Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee, L. 82/2 del22.3.2001. Articolo 13.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 70


numero oscuro dei reati e agli inizi degli annisettanta viene realizzata, su un campionerappresentativo <strong>di</strong> 72.000 famiglie, la NationalCrime Victimization Survey. In Italia si dovràaspettare la fine degli anni novanta per avere laprima indagine <strong>di</strong> vittimizzazione, realizzatadall’ISTAT (istituto <strong>di</strong> statistica nazionale), tra il1997 e il 1998, su un campione <strong>di</strong> 50.000famiglie. Sono seguite altre due indagini, una nel2002 e una, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> cinque anni, nel 2007.Dalle prime inchieste italiane emerge che solo il35.7% dei reati, consumati o tentati, è aconoscenza delle forze dell’or<strong>di</strong>ne. Le donne sonomaggiormente soggette al rischio <strong>di</strong> subire scippio borseggi, mentre gli uomini hanno piùprobabilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare vittime <strong>di</strong> rapine ominacce. Per quanto riguarda la <strong>di</strong>stribuzioneterritoriale, il tasso più elevato <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> <strong>di</strong>vittimizzazione si registra nelle aree metropolitanee, in particolare, il sud e le isole si caratterizzanoper un maggior numero <strong>di</strong> reati violenti, e al nordsi ha una più alta incidenza <strong>di</strong> borseggi e altri tipi<strong>di</strong> furti 32 .Come tutti gli strumenti metodologici <strong>di</strong>rilevazione anche le inchieste <strong>di</strong> vittimizzazionepresentano dei limiti come, per esempio, quellorelativo alla rappresentatività del campione,in<strong>di</strong>spensabile per ottenere risultatiincontrovertibili, la cre<strong>di</strong>bilità, l’atten<strong>di</strong>bilità dellevittime e la percezione soggettiva degli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong>vittimizzazione. Nonostante questi limiti, che nefanno, purtroppo, uno strumento noncompletamente affidabile, non si può “(…)decretarne l’inutilità. Uno strumento <strong>di</strong>misurazione assoluta <strong>della</strong> criminalità reale, e cioèche consenta <strong>di</strong> rilevare tutti i crimini avvenutisenza il filtro soggettivo <strong>della</strong> percezione dellevittime, attualmente non è <strong>di</strong>sponibile né forse losarà mai in futuro. Con le dovute cautele edavvertenze, i dati offerti dalle inchieste <strong>di</strong>vittimizzazione sono perciò certamente utili siaall’analisi criminologica che vittimologica” 33 .5. Le raccomandazioni internazionali e i <strong>di</strong>rittitutelati.Le organizzazioni internazionali, soprattutto inEuropa, sono intervenute spesso nei confronti<strong>della</strong> vittima e hanno emanato una serie <strong>di</strong>provve<strong>di</strong>menti volti a migliorarne la con<strong>di</strong>zione,durante e dopo il proce<strong>di</strong>mento penale perchéquesta non venga lasciata sola e perché vengagarantito il rispetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti inalienabili che lespettano e che, invece, molto spesso e con troppasuperficialità, vengono calpestati.Da un punto <strong>di</strong> vista strettamente cronologico, nelnovembre dell’83 a Strasburgo gli stati membridel consiglio dell’unione europea siglano laConvenzione europea relativa al risarcimentodelle vittime <strong>di</strong> reati violenti, mentre il 28 giugno1985 viene sottoscritta la Raccomandazione n° 11riguardante la posizione delle vittime nell’ambitodel <strong>di</strong>ritto penale e <strong>della</strong> procedura penale, laquale introduce una serie <strong>di</strong> nuove proposte“relative alla creazione <strong>di</strong> una rete professionale estatale <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> assistenza alle vittime eall’incentivazione <strong>di</strong> pratiche alternative <strong>di</strong>risoluzione del conflitto, quali la me<strong>di</strong>azione econciliazione, tra autore e vittima <strong>di</strong> reato. Vieneattribuita grande attenzione al risarcimento deldanno, viene riba<strong>di</strong>to il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> partecipazioneattiva <strong>della</strong> vittima al processo penale e lapossibilità concreta per la stessa <strong>di</strong> esercitare32 www.istat.itRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 71


un’influenza nel corso del proce<strong>di</strong>mento” 34 . Il1985 è anche l’anno <strong>della</strong> Risoluzione n° 40/34del 29 novembre dell’ONU (organizzazionenazioni unite) con la quale l’Assemblea generaleapprova la Dichiarazione sui principifondamentali <strong>di</strong> giustizia in favore delle vittime<strong>della</strong> criminalità e delle vittime <strong>di</strong> abusi <strong>di</strong> potere.Nel 1987, è ancora una volta il Consiglio europeoad esprimersi in favore delle vittime emanando laRaccomandazione n° 21, concernente l’assistenzaalle vittime e la prevenzione <strong>della</strong> vittimizzazione.Una pietra miliare, tra le <strong>di</strong>sposizioni che sonostate impartite dall’unione europea, èrappresentata sicuramente dalla Decisione Quadrodel 15 marzo 2001, relativa alla posizione <strong>della</strong>vittima durante il proce<strong>di</strong>mento penale. Il testo<strong>della</strong> decisione, redatto ormai più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni fa,che merita un’attenta revisione, e che avrebbedovuto implicare una maggiore vigilanzasull’applicazione dei principi ivi esposti, oltre adare, come abbiamo visto, una definizioneesauriente <strong>di</strong> “vittima”, raccoglie una serie <strong>di</strong><strong>di</strong>ritti fondamentali che i paesi membri sono tenutia rispettare.Infatti, una volta riconosciuta la vittima come lapersona che ha subito un pregiu<strong>di</strong>zio, fisico omentale, sofferenze psichiche e danni materiali, laDecisione Quadro, all’articolo 2 “rispetto ericonoscimento”, puntualizza che “ciascuno Statomembro prevede nel proprio sistema giu<strong>di</strong>ziariopenale un ruolo effettivo ed appropriato dellevittime. Ciascuno Stato si adopererà affinché allavittima sia garantito un trattamento debitamenterispettoso <strong>della</strong> sua <strong>di</strong>gnità personale durante ilproce<strong>di</strong>mento e ne riconosce i <strong>di</strong>ritti e gli interessigiuri<strong>di</strong>camente protetti con particolare riferimentoal proce<strong>di</strong>mento penale. Ciascuno stato membroassicura che le vittime particolarmente vulnerabilibeneficino <strong>di</strong> un trattamento specifico cherisponda in modo ottimale alla loro situazione” 35 .Gli articoli seguenti tutelano il <strong>di</strong>rittoall’informazione, alla protezione delle vittime, sia<strong>di</strong>rette sia in<strong>di</strong>rette, al risarcimento da partedell’autore <strong>di</strong> reato, e sanciscono la necessità <strong>di</strong>evitare che, durante il proce<strong>di</strong>mento, la vittimapossa subire ulteriori pregiu<strong>di</strong>zi.Ancora nel 2001, a Bruxelles, la Commissionedelle Comunità Europee presenta il Libro Verde[COM (2001) 536], relativo al risarcimento dellevittime in Europa, e nel 2004 la Direttiva2004/80/CE regola l’indennizzo delle vittimenelle situazioni transfrontaliere, affinché questeabbiano <strong>di</strong>ritto ad ottenere un indennizzo equo perle lesioni subite, in<strong>di</strong>pendentemente dal luogo<strong>della</strong> comunità europea in cui il reato è statocommesso.Gli interventi, soprattutto da parte del Consiglioeuropeo, sono stati numerosi e ripetuti, ma leattuazioni operative, a livello nazionale einternazionale, stentano a concretarsi. Soprattuttoper quanto riguarda la Decisione Quadro, cherappresenta la cornice normativa alla qualeriferirsi, erano state stabilite delle scadenzevincolanti entro le quali i paesi membri avrebberodovuto uniformarsi in materia <strong>di</strong> protezione eassistenza alle vittime, termini che sono staticompletamente <strong>di</strong>sattesi e dettami che oggi, a<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni, meritano un’attenta33 A. Saponaro, <strong>Vittimologia</strong>, Giuffrè, Milano, 2004, p.171.34 S. Sicurella, Vittime e istituzioni: quale <strong>di</strong>alogo?,Clueb, Bologna, 2010, p. 37.35Decisione Quadro del Consiglio dell’UnioneEuropea, 15 marzo 2001, relativa alla posizione <strong>della</strong>vittima nel proce<strong>di</strong>mento penale, (2001/220/GAI),Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee, L. 82/2 del22.3.2001. Articolo 2.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 72


evisione.A questo proposito, proprio perché gli obiettivi<strong>della</strong> Decisione Quadro non sono stati pienamenterealizzati, il 18 maggio 2011, il Parlamentoeuropeo e il Consiglio hanno varato una proposta<strong>di</strong> Direttiva, che istituisce le norme minimeriguardanti i <strong>di</strong>ritti, l’assistenza e la protezionedelle vittime <strong>di</strong> reato. La commissione, nelprogramma <strong>di</strong> lavoro per il 2011, ha in<strong>di</strong>catocome priorità strategica la protezione delle vittime<strong>di</strong> reato, in particolare, nel paragrafo intitolato“portare avanti l’agenda dei citta<strong>di</strong>ni: libertà,sicurezza e giustizia”, stabilisce: “In materia <strong>di</strong><strong>di</strong>ritto penale, la Commissione proporrà una<strong>di</strong>rettiva sui <strong>di</strong>ritti delle vittime <strong>di</strong> reati pergarantire un accesso sufficiente all’assistenzalegale e alla giustizia nonché un’adeguata tuteladei citta<strong>di</strong>ni in tutti gli Stati membri. Peraumentare la fiducia reciproca tra autoritàgiu<strong>di</strong>ziarie e citta<strong>di</strong>ni, la Commissione continueràinoltre a presentare proposte legislative volteall'introduzione <strong>di</strong> standard procedurali minimiper i proce<strong>di</strong>menti penali, specie per quantoconcerne l’assistenza legale e il gratuitopatrocinio” 36 .La proposta <strong>di</strong> Direttiva ha come obiettivo quello<strong>di</strong> assicurare che le esigenze delle vittime <strong>di</strong> reatovengano rispettate e, poiché esistono già strumenti<strong>di</strong> tutela rivolti a specifiche categorie <strong>di</strong> vittimecome per esempio le vittime <strong>di</strong> terrorismo, losfruttamento dei minori, la tratta <strong>di</strong> esseri umani,questa si rivolge in generale a tutte le vittime, conuno sguardo particolarmente attento verso levittime vulnerabili pur riconoscendo, all’articolo18, rubricato ‘in<strong>di</strong>viduazione delle vittimevulnerabili’, che “tutte le vittime <strong>di</strong> reato sono, insé, vulnerabili, e <strong>di</strong> conseguenza devono esseretrattate con sensibilità e attenzione. Certe vittime,tuttavia, sono particolarmente esposte al rischio <strong>di</strong>vittimizzazione ripetuta o <strong>di</strong> intimidazione (…) ealcune corrono il rischio che la loropartecipazione al proce<strong>di</strong>mento penale (…) possaessere fonte <strong>di</strong> ulteriore sofferenza o pregiu<strong>di</strong>zio(…)” 37 .Molte <strong>di</strong>sposizioni presenti nel testo appena citatosono state interamente riportate, se non mo<strong>di</strong>ficatein alcuni aspetti per chiarezza redazionale, dalladecisione Quadro del 2001. Anche in questo testoviene riba<strong>di</strong>ta la necessità <strong>di</strong> estendere sostegno eprotezione ai familiari delle vittime, viene tutelatoil <strong>di</strong>ritto all’informazione, il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>comprendere ed essere compresi, il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>assistenza e il <strong>di</strong>ritto al rimborso delle spese.Un’attenzione particolare è da attribuireall’articolo 19, che corrisponde all’articolo 8 <strong>della</strong>decisione quadro, e che riguarda il <strong>di</strong>rittoall’assenza <strong>di</strong> contatti fra le vittime e gli autori deireati. Accade, infatti, più frequentemente <strong>di</strong>quanto si pensi, che vittime e rei siano costretti acon<strong>di</strong>videre gli stessi spazi d’attesa nelle aule <strong>di</strong>tribunale, cosa che provoca grave e ulteriorenocumento alla vittima <strong>di</strong> reato. Viene inoltreancora una volta, all’articolo 24, posto l’accentosulla formazione degli operatori <strong>della</strong> giustizia che“deve vertere su questioni come laconsapevolezza degli effetti negativi del reatosulla vittima e il rischio <strong>di</strong> vittimizzazionesecondaria, e sulle competenze e conoscenze36 Comunicazione <strong>della</strong> Commissione al Parlamentoeuropeo, al Consiglio, al Comitato economico e socialeeuropeo e al comitato delle regioni – Programma <strong>di</strong>lavoro <strong>della</strong> Commissione per il 2011 [COM (2010)623], p. 8.37 Proposta <strong>di</strong> Direttiva del Parlamento europeo e delConsiglio che istituisce norme minime riguardanti i<strong>di</strong>ritti, l’assistenza e la protezione delle vittime <strong>di</strong> reato.18.5.2011 [COM (2011) 275], p. 8.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 73


necessarie, fra cui alcune misure e tecnichespeciali per assistere le vittime e ridurre al minimoi traumi, in particolare quelli derivanti dallavittimizzazione secondaria” 38 .Con tale proposta, che apporta rilevanti mo<strong>di</strong>fichealla decisione quadro e che ne richiede pertanto lacompleta sostituzione, si mira a una totale <strong>di</strong>fesa<strong>della</strong> vittima che possa tutelarla il più possibile.Oltre alle <strong>di</strong>sposizioni iniziali, infatti, nelle qualivengono riprese le definizioni essenziali <strong>della</strong>decisione quadro, si pone attenzioneall’informazione e al sostegno, alla partecipazioneal proce<strong>di</strong>mento penale, salvaguardando una serie<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti inalienabili come per esempio quello <strong>di</strong>essere sentiti, il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> chiedere la revisione, nelcaso si decidesse il non luogo a procedere, e il<strong>di</strong>ritto al gratuito patrocinio e alla restituzione deibeni, appartenenti alla vittima e sequestratidurante il proce<strong>di</strong>mento penale. Hanno un ruolo <strong>di</strong>primaria importanza anche il riconoscimento <strong>della</strong>vulnerabilità e la protezione delle vittime, lacooperazione e il coor<strong>di</strong>namento dei servizinell’ottica <strong>di</strong> un network internazionale, capace <strong>di</strong>consentire gli opportuni collegamenti tra i sistemigiu<strong>di</strong>ziari, i centri <strong>di</strong> assistenza al fine <strong>di</strong> offrirealle vittime una risposta esaustiva e coor<strong>di</strong>nata eridurre al minimo le conseguenze negativedell’impatto vittimizzante, così come la possibilità<strong>di</strong> ulteriori vittimizzazioni.6. Conclusioni.Fin dai primi approfon<strong>di</strong>menti e dalle primericerche, la vittimologia ha avuto il merito <strong>di</strong> farluce sull'interazione criminale mettendo in risalto38 Proposta <strong>di</strong> Direttiva del Parlamento europeo e delConsiglio che istituisce norme minime riguardanti i<strong>di</strong>ritti, l’assistenza e la protezione delle vittime <strong>di</strong> reato.18.5.2011 [COM (2011) 275], p. 11.la vittima, troppo a lungo lasciata nell'ombra. La<strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> trattamento tra rei e vittime è unproblema noto. Gli autori <strong>di</strong> reato sono in grado <strong>di</strong>catalizzare l'attenzione dell'opinione pubblica edei mass me<strong>di</strong>a, i quali si interessano alla vittima,per un breve lasso <strong>di</strong> tempo, <strong>di</strong> solito subito dopoil verificarsi del reato contribuendo a<strong>di</strong>ntensificare la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> sentimenti <strong>di</strong>curiosità, insensibilità e morbosità a <strong>di</strong>scapito <strong>di</strong>chi, travolto da un vortice <strong>di</strong> emozioni, si trova adovere affrontare le conseguenze spiacevoli <strong>di</strong> unepiso<strong>di</strong>o vittimizzante perpetrato a suo danno.Dopo<strong>di</strong>ché la vittima, soprattutto se non <strong>di</strong>ventaprotagonista, utilizzando strumentalmente lavicenda occorsa per trarne dei benefici, vienemessa da parte e <strong>di</strong>menticata.La vittimologia restituisce <strong>di</strong>gnità alle vittime e nedelinea i tratti. La vittima non è esclusivamente la“persona offesa dal reato”, ma è una persona chesoffre, che improvvisamente subisce una bruscainterruzione del suo normale percorso <strong>di</strong> vita edeve, suo malgrado, fare i conti con una serie <strong>di</strong>problemi <strong>di</strong> non facile soluzione, in una realtà cheadesso vive come estranea.É importante però considerare anche che il rischio<strong>di</strong> vittimizzazione, secondo <strong>di</strong>versi orientamenti,non è equamente <strong>di</strong>stribuito nella popolazione, maè strettamente correlato ad alcune caratteristichepersonali, in<strong>di</strong>viduali, sociali e psicologiche.Il processo <strong>di</strong> vittimizzazione può avereconseguenze serie sia a livello fisico chepsicologico ed il loro superamento può esserelungo e complesso. Pertanto, le vittimenecessitano spesso <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong>accompagnamento posto in essere daprofessionisti che sappiano aiutarle ad affrontarequanto accaduto. Uno dei rischi maggiori, perchénotevoli sono le implicazioni, è quello <strong>della</strong>Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 74


vittimizzazione secondaria, un baluardo <strong>di</strong>fficileda abbattere nonostante i numerosi progressicompiuti.La questione vittimologica, come abbiamo visto, ècomplessa e concerne la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>di</strong>rittiinalienabili ed è per questo che, in favore dellevittime e nel rispetto dei loro <strong>di</strong>ritti, le istituzioniinternazionali e, in particolare, il Consigliod'Europa, si sono più volte pronunciati invitandogli Stati ad una riflessione e soprattutto ad unintervento in loro supporto, che sappia tener contodelle loro necessità. Ciononostante la strada dapercorrere per il riconoscimento dei <strong>di</strong>ritti dellevittime, per il rispetto assoluto durante tutte le fasidel proce<strong>di</strong>mento penale, fin dai contatti inizialicon le forze dell'or<strong>di</strong>ne, è ancora lunga.Bibliografia <strong>di</strong> riferimento.• Balloni A., Viano E. (a cura <strong>di</strong>), IV CongressoMon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> <strong>Vittimologia</strong>. Atti <strong>della</strong> giornatabolognese, Clueb, Bologna, 1989.• Balloni A., Citta<strong>di</strong>nanza responsabile e tutela<strong>della</strong> vittima, Clueb, Bologna, 2006.• Balloni A., Bisi R., Costantino S. (a cura <strong>di</strong>),Legalità e comunicazione, FrancoAngeli,Milano, 2008.• Bisi R., Enrico Ferri e gli stu<strong>di</strong> sullacriminalità, FrancoAngeli, Milano, 2004.• Bisi R., “Vittimizzazione: l’impreve<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong>un percorso e la necessità <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o”, inBalloni A., Bisi R., Costantino S. (a cura <strong>di</strong>),Legalità e comunicazione, FrancoAngeli,Milano, 2008.• Cohen L. E., Felson M., “Social Change andCrime Rate Trends: A Routine ActivityApproach”, in American Sociological Review,n° 44, 1979.• Correra M. M., Martucci P., “La<strong>Vittimologia</strong>”, in G. Giusti, Trattato <strong>di</strong>me<strong>di</strong>cina legale vol. 4 - Genetica, psichiatriaforense e criminologia, me<strong>di</strong>cina del lavoro,Cedam, Padova, 2009.• Eliacheff C., Soulez Larivière D., Il tempodelle vittime, Ponte alle Grazie, AdrianoSalani E<strong>di</strong>tore, Milano, 2008.• Giusti G. (a cura <strong>di</strong>), Trattato <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinalegale e scienze affini, Vol. IV: Genetica,psichiatria forense e criminologia, me<strong>di</strong>cinadel lavoro, Cedam, Padova, 2009.• Gulotta G., La vittima, Giuffré, Milano, 1976.• Hindelang, M.R. Gottfredson, J. Garofalo,Victims of personal crime: an empiricalfoundation for a theory of personalvictimization, Ballinger, Cambridge, MA,1978.• Manghi S., “In<strong>di</strong>gnazione, riparazione,perdono. Dalla <strong>di</strong>fesa delle vittime alla cultura<strong>della</strong> vittima”, in Bosi A., Manghi S., Losguardo <strong>della</strong> vittima, FrancoAngeli, Milano,2009.• Saponaro A., <strong>Vittimologia</strong>, Giuffrè, Milano,2004.• Sette R., “Processi <strong>di</strong> vittimizzazione trarealtà e stereotipi”, in Balloni A., Bisi R.,Costantino S. (a cura <strong>di</strong>), Legalità ecomunicazione. Una sfida ai processi <strong>di</strong>vittimizzazione, FrancoAngeli, Milano, 2008.• Sicurella S., Vittime e istituzioni: quale<strong>di</strong>alogo?, Clueb, Bologna, 2010.• Stark R., “Deviant places: a theory of theecology of crime”, Criminology, vol. 25, n° 4,1987.• Tizzani E., “L’incontro con la vittima dallereazioni ai bisogni”, in A. M. Giannini, F.Cirillo (a cura <strong>di</strong>), Itinerari <strong>di</strong> vittimologia,Giuffrè, Milano, 2012.• Vezza<strong>di</strong>ni S., “La violazione <strong>della</strong> fiducia neiprocessi <strong>di</strong> vittimizzazione: la me<strong>di</strong>azione èuna risposta?”, in Balloni A. (a cura <strong>di</strong>)Citta<strong>di</strong>nanza responsabile e tutela <strong>della</strong>vittima, Clueb, Bologna, 2006.• Vezza<strong>di</strong>ni S., La vittima <strong>di</strong> reato tranegazione e riconoscimento, Clueb, Bologna,2006.• Viano E., “<strong>Vittimologia</strong> oggi: i principali temi<strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> politica pubblica”, in BalloniA., Viano E. (a cura <strong>di</strong>), IV CongressoMon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> <strong>Vittimologia</strong>. Atti <strong>della</strong> giornatabolognese, Clueb, Bologna, 1989.• Williams III F. P., McShane M.D., Devianza ecriminalità, Il Mulino, Bologna, 1994.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 75


La especialización de la Victimología:de lo general a lo específico, ¿hacía una neoVictimología?Wael Hikal •RiassuntoLa vittimologia, <strong>di</strong>sciplina nata in modo sistematico solo recentemente, ha un futuro promettente a patto che si<strong>di</strong>stacchi dai suoi precursori, che l’hanno resa “vittima”, nonché dalla criminologia <strong>di</strong> cui, in Messico, è ritenuta<strong>di</strong>scendente.RésuméLa victimologie, <strong>di</strong>scipline récente, a un avenir encourageant à con<strong>di</strong>tion qu’elle prenne ses <strong>di</strong>stances de sesprécurseurs, qui l’ont « victimisée », ainsi que de la criminologie dont elle est considérée comme la descendante auMexique.AbstractVictimology, <strong>di</strong>scipline born only recently in a systematic way, has a promising future if it will be able to becomedetached both from its precursors, because victimology is being “victimised” from them, and from criminology,because in Mexico victimology is considered as a descendant of criminology.• Maestría en Trabajo Social (becario CONACYT) y Licenciatura en Criminología por la Universidad Autónoma deNuevo León (Mexico). Director de Wikipe<strong>di</strong>a Criminológica. La enciclope<strong>di</strong>a de Criminología y Criminalística.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 76


1. El cambio de interés en el “sujeto” deestu<strong>di</strong>o: del criminal a la víctima.En algunos textos de Criminología (si no es queen la mayoría) se señala que cuando se atiende auna pareja criminal, el que interesa más es eldelincuente, algunos exponen generalmenteacerca de la atracción hacía el victimario por elpoder que representa (el criminal ha elevadopaulatinamente su protagonismo en el sistemapenal hasta llegar a ser merecedor de un sinnúmero de derechos, no así la víctima que por logeneral debe padecer la llamada sobrevictimización, en ocasiones institucional. Esteolvido de la víctima, en efecto, tiene orígenespsicológicos pues por lo común existirá mayoridentificación con el victimario por haberobservado una conducta asombrosay por lalógica postura de que na<strong>di</strong>e quisiera versevíctima), tomando en cuenta a Reyes Echandía; 1Reyes Calderón; 2 Marchiori; 3 Ángeles Astu<strong>di</strong>llo; 4Beristain; 5 Orellana Wiarco; 6 González Vidaurri ySánchez Sandoval; 7 Barrita López; 8 JiménezMartínez, 9 y Varela, Sarmiento y Reguero, 10 poderque le inhibe de las reglas sociales, que contra<strong>di</strong>ceel trabajo de la sociedad o bien común (que sería1V. Reyes Echan<strong>di</strong>a A., Criminología, Temis,Colombia, 1987.2 V. Reyes Calderón J. A., Criminología, CárdenasE<strong>di</strong>tor y Distribuidor, México, 2001.3 V. Marchiori H., Criminología, Porrúa México, 2004.4 V. Ángeles Astu<strong>di</strong>llo A., Psicología Criminal, Porrúa,México, 2007.5 V. Beristain A., De Dios legislador en el DerechoPenal, la Criminología y la Victimología, Porrúa/Universidad Iberoamericana, México. 2007.6 V. Orellana Wiarco O. A., Manual de Criminología,Porrúa, México, 2007.7 V. González Vidaurri A. y Sánchez sandoval A.,Criminología, Porrúa, México, 2008.8 V. Barrita López F. A., Manual de Criminología,Porrúa, México, 2008.9 V. Jiménez Martínez J., Op. cit.el progreso); por otro lado, exponen elsentimiento de culpa proyectado según Marchiori;Barrita López; Hikal, y Varela, Sarmiento yReguero; es decir, al conocer al delincuente sedescansa que no es uno el que ha causado daño, oque la atención se enfoca a éste.Sin embargo, el estu<strong>di</strong>o científico de la víctima esaun más joven que el estu<strong>di</strong>o científico delcriminal, si bien, del criminal ha habido durantesiglos múltiples explicaciones, a través de laDemonología, Psiquiatría, Psicología según ReyesEchandía; Marquez Piñero; Reyes Calderón;Restrepo Fontalvo; Silva, Zaffaroni; Marchiori;Reynoso Dávila; Tieghi; Trujillo Mariel; PérezPinzón y Pérez Castro; Orellana Wiarco; BarritaLópez,; González Vidaurri y Sánchez Sandoval;Rodríguez Campos 11y Hikal, entre otros, lavíctima escasamente surge en su descripción, obien, se específica a manera de la justiciarestaurativa antigua 12 .Con el paso de los siglos, nace por Lombroso,Ferri y Garófalo, la Criminología, que seencargará de estu<strong>di</strong>ar el fenómeno criminal entodos sus aspectos: crimen (hecho), criminal(in<strong>di</strong>viduo) y criminalidad (generalidad), pero elcentro de atención fue el jurí<strong>di</strong>camente llamadosujeto activo del delito, quedando fuera o apenasacariciada por la Criminología, la Victimología ola atención y estu<strong>di</strong>o de la víctima de acuerdo conVarela, Sarmiento y Reguero. Sin embargo,10 V. Sánchez Rodriguez F. y García Mercader E. J.(coords.), Victimología Forense, Estu<strong>di</strong>os victimales,España, 2010.11 V. Rodríguez Campos C., Las víctimas del delito enel Distrito Federal, Porrúa, México, 2007.12 Por siglos la atención se ha centrado en el victimario,hecho que ha favorecido inmensamente el olvido de lavíctima, al grado que se han generado mayores avancesen la búsqueda y reconocimiento de los derechos delcriminal, en comparación con la víctima, y es a éstaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 77


actualmente, no se debe olvidar la graninterrelación existente entre ambas ciencias, puesno se concibe una sin la otra (Criminología-Victimología Criminológica o Penal), es decir, elconocimiento del criminal y en especial de suconducta, obligadamente debe hacerseconociendo, analizando y comparando lapersonalidad y comportamiento que la víctimadesarrolló durante el iter criminis o iter victimae,según sea el caso a observar.Al tiempo, el para<strong>di</strong>gma de la explicacióncriminal, pasa a la víctima; es decir, la atencióncomienza ahora a surgir en el estu<strong>di</strong>o de lavíctima (Clínica Victimológica): su atención,características, tipos, participación oinvolucramiento en el delito, etcétera, análisishecho comúnmente dentro del estu<strong>di</strong>ocriminológico, error aparentemente grave si seseparan sus partes; por un lado, aun no se hapo<strong>di</strong>do explicar la conducta criminal y muchomenos rehabilitar al delincuente, cuando laatención se ha tornado a los objetivos anterioresseñalados para la víctima. Y así con el tiemposurgen textos de Victimología clásicos ycontemporáneos (Jiménez De Asúa, 1967; Aniyar,1969; Neuman, 1984; Marchiori, 1998; ReyesCalderón, 2000; Beristain, 2007; Zamora Grant,2009), ONG’s, programas especiales en la ONU(principalmente las encuestas de victimización),entre tantos más.Pero cabe plantear la siguiente pregunta: ¿Seestará en posibilidad científica, académica, deinfraestructura, gubernamental y demás necesariopara atender y estu<strong>di</strong>ar a una víctima?Otro planteamiento que queda pen<strong>di</strong>ente desde elenfoque científico-académico es acerca de siexiste una Victimología General y otraVictimología Criminológica o Penal, de ello, hade derivarse, quiénes son los victimólogos delicenciatura, maestría o doctorado generales yotros específicos, qué países llevan liderazgo en eltema ó si ha de atribuirse la labor al psicólogo,jurista, sociólogo o criminólogo. Y en el caso deque le corresponda a alguno de éstos, deberánexigírseles tener posgrado en Victimología, y deser así, tendrán la capacidad académica paraatender a todos los tipos de víctimas si se toma encuenta que hay víctimas de terremotos,accidentes, huracanes, deslaves de cerros,accidentes aéreos, de animales bravos, entre otrassituaciones.Sin embargo, poco se ha hecho al menos enMéxico por propiciar la especialización en estamateria a través de <strong>di</strong>chos posgrados,reduciéndose el contexto actual solo cursos demenor cuantía académica y que no formanprofesionales especializados en la Victimología.Y más allá de eso, se espera que se abra el espaciolaboral para quien logre la especialización alrespecto, pues la criminalidad contemporánea secaracteriza por la generación casi masiva devíctimas en nuestro entorno.De lo anterior se puede desprender que hay variostipos de Victimologías, si al momento actual no sereconocen, quien esto escribe no tiene duda queun futuro próximo exista la especializaciónvictimológica, esperando que la situación no seaigual que como para la Criminología, que a másde 100 años de “reconocimiento científico”apenas en algunos países ha logrado escasosavances en su interior. De ello, podrá hablarse enun futuro de Victimología Clínica, Criminológica,última a quien recientemente se le empieza a dar unlugar en la explicación del fenómeno criminal.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 78


Mé<strong>di</strong>ca, de los Derechos Humanos, Penitenciaria,Forense, 13 entre muchas más, incluso unaFilosofía Victimológica.la contaminación, de los abusos de poder,víctimas de accidentes laborales, víctimas dedesastres naturales, entre otras 15 .2. De la Victimología general a sus conceptosoperacionales.Habrá que entender que sencillamente que laVictimología: “es la ciencia que estu<strong>di</strong>a a lasvíctimas en general, las causas y los efectos de lavictimización, así como la respuesta de laspersonas particulares y del Estado ante estefenómeno”. 14Hay muchas situaciones en las que personas seven dañadas en múltiples aspectos; por ejemplo,luego de un padecimiento mé<strong>di</strong>co, el sujetosobreviviente o en recuperación deberá recibir untratamiento psicovictimológico, así como susfamiliares en el caso que su allegado se hayarecuperado o haya fallecido. Por otro lado,quienes posterior a una violación de DerechosHumanos merecen un resarcimiento de cualquiertipo, puede asignarse a esto una labor igualmentede tratamiento victimológico (Victimología de losDerechos Humanos). Y de igual forma los quepadecen al perder sus bienes por desastresnaturales, u otros padecimientos de todo tipo.Ampliando el concepto inicial, VictimologíaGeneral es:El estu<strong>di</strong>o clínico, tratamiento y rehabilitaciónhecho por especialistas, de los que padecen poruna conducta antisocial, no sólo se refiere alsujeto pasivo del delito, sino a todos los que seven afectados por él, como los familiares,incluyendo también a las víctimas de algúnaccidente, a las víctimas de la <strong>di</strong>scriminación, de13 V. Sánchez Rodríguez F. y García Mercader E. J.(coords.), Op. cit.14 Ibid., p. 454.Ahora, a continuación se presentan los conceptosde Victimología Clínica, Victimologíacriminológica, forense y penitenciaria, así comode Filosofía Victimológica, esto de formaenunciativa más no limitativa:• Victimología Clínica. Estu<strong>di</strong>o clínico,tratamiento y rehabilitación de los que padecenpor una conducta antisocial, no sólo se refiere alsujeto pasivo del delito, sino a todos los que seven afectados por él, como los familiares. Unaparte de esta puede considerarse comoVictimología Etiológica-Multifactorial, auxiliadapor otras áreas que serán importantes en lainvestigación de las causas que llevan a alguien aser víctima, como la Victimología Psicológica,Victimología Sociológica, VictimologíaBiológica;• Victimología Criminológica oVictimología Penal. La Victimología trata decurar las lesiones de las víctimas; restituirles lapaz y la serenidad que nunca debieron haberper<strong>di</strong>do; reparar el daño moral y la <strong>di</strong>gnidad porlas humillaciones que recibieron en el alma;compensarles por las pér<strong>di</strong>das sufridas en uncamino que nunca eligieron como propio, yevitarles una futura victimización comoconsecuencia de la dejadez de los hombresdeshumanizados y de las legislaciones incapacesde proteger lo que destruyen. Es volver a construira las personas destrozadas por la barbarie en loque realmente son: seres humanos dotados derazón y conciencia;Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 79


• Victimología Forense. Disciplina quecoadyuva con el órgano de justicia para investigarla forma en que tienen relación las víctimas deldelito en el desarrollo de éste. Si se considera quela víctima en muchas ocasiones tieneparticipación en el proceso del iter criminis y/o eliter victimae, 16 será importante analizar si lavíctima es provocadora, imaginaria, entre otras;• Victimología Penitenciaria. Tiene comosujetos de estu<strong>di</strong>o, aquellos que son sometidos aun proceso penitenciario por el tiempo que fuera,desde la prisión preventiva hasta su estanciaprolongada con o sin sentencia. Es común saberque los internos a su vez son victimizados por elmal trato del personal penitenciario, lascon<strong>di</strong>ciones de vida, la policía, alimentación, faltade ejercicio, entre otros. También la victimizaciónque sufre quién siendo inocente es sometido ainvestigación ya sea por sospechoso o por otrascon<strong>di</strong>ciones de abuso de autoridad.Inclusive existen figuras <strong>di</strong>gnas de un tratamientovictimológico en los centros penitenciarios,personas que padecen con<strong>di</strong>ciones particulares desufrimiento, aunadas a las con<strong>di</strong>ciones terriblesque comúnmente ofrecen estas instituciones, y• Filosofía Victimológica. Elbert 17 apuntaque todos los saberes buscan incansablemente suimperialismo científico. Una vez que estos saberesque buscan autonomía científica logran ciertoestatus dentro de la Filosofía, surgen los quéhaceres epistemológicos que cuestionan sin cesarel origen del conocimiento y junto con ello, unaserie de metodólogos, filósofos y otros científicoscomienzan a un riguroso análisis que en ocasionesse torna incansablemente riguroso. Así, FilosofíaVictimológica es la parte de la Filosofía Generalque se refiere al proceso de pensar en todo lorelacionado con la Victimología, acumula todo elconocimiento útil para el enten<strong>di</strong>miento delfenómeno victimal. Así como conocer y estu<strong>di</strong>arel origen de la Victimología, su historia, relacióncon otras ciencias, casos prácticos, tratamiento,evolución científica, técnicas y demás. 18Por otro lado, se tiene a la Victimología Vial,descrita por José Francisco Alcolea Abenza como:Una ciencia empírica e inter<strong>di</strong>sciplinar, que utilizael método de las ciencias no exactas oprobabilísticas (Estadística probabilística oinferencial). Siendo su objeto de estu<strong>di</strong>o larealidad victimal, en la persona de la víctima,como sujeto activo o pasivo; el lugar del hecho; lainteracción de esta con el agresor; la respuestasocial sobre el comportamiento de estas y supareja criminal, y el descubrimiento de las tasasde siniestrabilidad positiva o negativa, según seaconocida o no, siempre con relación a los delitosviales. Así como con los siniestros de tráficodonde de sus consecuencias, se derive unainfracción penal o una transgresión de la normaque ponga en riesgo la integridad física y la vidade las personas. 19Por su parte, Juan Antonio Carreras Espallardo, ladescribe como:15 Hikal W., Introducción al estu<strong>di</strong>o de la Criminologíay a su Metodología, Porrúa, México, 2009, p. 74.16Romero Muñoz R., “Política victimológica”,Archivos de Criminología, Criminalística y SeguridadPrivada, Vol. IV, Sociedad Mexicana de Criminologíacapítulo Nuevo León, México, 2010.17V. Elbert C., Criminología Latinoamericana,Universidad, Buenos Aires, 1996.18 V. Sánchez Rrodríguez F. y García Mercader E. J.(coords.), Op. cit.19Alcolea Abenza J. F., “Una visión científica<strong>di</strong>ferente, para una realidad social que consume la vidade las personas en nuestras carreteras tras losaccidentes de tráfico. Victimología Vial, en: AlcoleaAbenza J. F., Et. all., Victimología Vial, Estu<strong>di</strong>osvictimales, España, 2010.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 80


Una <strong>di</strong>sciplina que estu<strong>di</strong>a, dentro de lacriminología vial, los factores que rodean lossiniestros viales. La clasificación tipológica de lasvíctimas, el estu<strong>di</strong>o del delincuente del tráfico yde los factores que inciden en las me<strong>di</strong>das deacción preventiva de tipo mecánico, legislativo,de infraestructuras e informativo, podránrepercutir en la reducción de los siniestrosviales 20 .Otros términos que se emplean son: victimidad,victimización, factores victimógenos, en los que,el primero se entiende como el estado físico ocorporal de padecer por algún delito o conductaantisocial. La victimización es la acción deejecutar un acto por el cual una persona seconvierte en víctima y por último (más nolimitativo), los factores a que se hacen referenciason las con<strong>di</strong>ciones en el ambiente o en el interiorde alguien que conducen o favorecen a que seanvíctimas; por ejemplo, una casa desprotegida, laoscuridad, el descuido, la elegancia en exceso, laceguera, la invalidez corporal, la edad, entre otros.Por otro lado, el sujeto esencial de estu<strong>di</strong>o ha deser la víctima, que es definida por Montiel Sosacomo: “el sujeto que recibe los efectos externosde una acción u omisión dolosa o culposa,causando un daño en contra de su integridadfísica, de su vida o de su propiedad”. 21 Por otraparte, Sara Pérez Kasparián define sujeto pasivocomo: “es aquel que sufre <strong>di</strong>rectamente lasconsecuencias del delito; sobre él recaen los actos20 Carreras Espallardo J. A., “Victimología vial: laprevención victimal en los siniestros de tráfico”,Noticias Jurí<strong>di</strong>cas, <strong>di</strong>rección en Internet:http://noticias.juri<strong>di</strong>cas.com/articulos/75-Derecho%20de%20Trafico/201112-81252422135371.html#, España, 2011.21 Montiel Sosa J., Criminalística (Tomo 2), LimusaMéxico, 2002, p. 49.materiales, es el titular del derecho dañado opuesto en peligro”. 22Cabe señalar también que las víctimas tienen suclasificación, siendo el parámetro más conocido elsiguiente de acuerdo con Israel BenjaminMendelshon: inocentes (que no tienen relacióncon el hecho), culpables (intervinieron en el acto o<strong>di</strong>eron lugar), provocadoras (incita con susconducta al hecho criminal), imprudenciales,voluntarias (pone a la vista su deseo de servictimizado), ignorantes (es la que facilita suvictimización), agresoras, simuladoras (es la queacusa falsamente), imaginarias (inventa sucon<strong>di</strong>ción de víctima). 23 Depen<strong>di</strong>endo el autor y latendencia será la clasificación.3. ¿Victimología científica y Victimologíaacadémica? ¿Existen?La Victimología ha crecido a las faldas de<strong>di</strong>versas ciencias: la Psicología, Criminología, elDerecho Penal, entre otras. Cada una le haaportado un conocimiento útil y le haproporcionado el camino que ¿debe seguir? LaPsicología aporta la parte <strong>di</strong>agnóstica yterapéutica, la Criminología la etiológica y elDerecho Penal el restaurativo de sus bienesjurí<strong>di</strong>camente tutelados. Por otro lado, sin lacomprobación científica-académica, se quedaríahueca y carente la Victimología, pues es la que daconstruye y da fortaleza, para posteriormentepasar al reto que ésta debe enfrentar ante lain<strong>di</strong>ferencia del Derecho Penal (másespecíficamente ante la justicia penal), pero másallá de lo anterior, debe enfrentarse a toda la laborque implica ésta: tipologías de víctimas,22 Pérez Kasparián S., Manual de Derecho Penal,Porrúa, México, 2009, P. 24.23 V. Jiménez Martínez J., Op. cit., p. 292.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 81


<strong>di</strong>agnóstico, terapia, rehabilitación mé<strong>di</strong>ca ypsicológica, restauración de bienes, entre otras,rigurosamente necesitará de conceptos yterminologías previo a la puesta en acción,durante y posterior a ésta, o vicecersa:sistematizar un conjunto de acciones y crear unanueva ciencia, <strong>di</strong>sciplina, técnicas, profesión,etcétera…Es bien conocido en el ámbito de la Criminología,que ésta es frecuentemente considerada como“hipótesis temporal de trabajo” porque aquella notiene objeto-sujeto de estu<strong>di</strong>o propio sino que esseñalado por el Derecho Penal -y a éste se losseñala la Sociología General y Sociología Jurí<strong>di</strong>caPenal, y sin la Criminalística, sería casi imposiblereconstruir el delito-, así mismo, para laVictimología, decía Hans GOPPINGER que cómoésta sería ciencia (proveniente de la Criminología)si es rama de otra que tampoco lo es. Por ello, sedesarrolla un conflicto científico-académicoreferente a la autonomía de la Victimología. Seocupan obras de<strong>di</strong>cadas a la afirmación y a lanegación de ésta con conocimiento metó<strong>di</strong>cocientífico (como suele perderse el tiempo aun enla Criminología –y se considera pér<strong>di</strong>da detiempo, pues como se mencionó anteriormente,las obras de Criminología son generales eintroductorias y no especializadas).Es sabido por algunos metódologos flexibles (ehistoriadores de todas las ciencias) que laevolución conduce a una revolución dará lugar adescubrir errores y que la misma hará que semo<strong>di</strong>fiquen y que haya cambios en losdescubrimientos previos al nuevo nacimiento dealguna teoría o ciencia. MARQUEZ PIÑERO in<strong>di</strong>caque una ciencia debe tener lo siguiente: objeto deestu<strong>di</strong>o, conjunto de conocimientos, método yresultados, así actualmente no hay duda que laVictimología tiene como objeto (o sujeto) deestu<strong>di</strong>o a la víctima, tiene su conjunto deconocimiento relativos a ésta en sus causas,intervenciones y posibles reme<strong>di</strong>os, los tiene deforma ordenada y sistemática, emplea el métodoque todas las ciencias emplean, el científico, elmétodo general y de los pasos anteriores llega aconclusiones y comprobaciones -quedefinitivamente quedan a prueba del tiempo, nohay teorías eternas-, pero aun más allá de loescrito aquí, le obliga a desarrollar tareas deinvestigación científica y aplicación.Por otra parte, Orellana Wiarco, señala que hayetapas en la investigación que dan lugar a tomarestu<strong>di</strong>os previamente desarrollados y de estenuevo enfoque dar nuevos resultados.De lo anterior, sin seguir un régimen estricto encuanto a la metodología o Filosofía de lasciencias, se asegura que la Victimología es lanueva ciencia que ha tomado fuerza y misma queha dado lugar a la creación de áreas especializadasen el tema. Así como la enfermedad es unvictimario, sus enfermos son las víctimas, y éstasson estu<strong>di</strong>adas por los mé<strong>di</strong>cos junto con sucausante (el victimario). Del mismo modo, laCriminología debe aportar datos sobre eldelincuente y su abanico de comportamientos, laCriminalística su acto en consecuencia y laVictimología deberá tomar los datos aportadospor éstas para hacer una reconstrucción de hechosque ayuden a componer también la fracturaocasionada en la víctima y no generar másvíctimas.Respecto la Victimología Acádemica cabe revisartambién que la Victimología ha seguido el mismocamino que la Criminología en su nacimiento,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 82


pasando por tres etapas: 1) como una materiadentro de otra profesión: a nivel licenciatura oposgrado, aquí comúnmente entra en una<strong>di</strong>versidad de áreas, derivado de la mismainter<strong>di</strong>sciplinariedad con la que nace; es decir,puede verse la Victimología dentro de las escuelasde Me<strong>di</strong>cina, Psicología, Derecho, Criminología,entre otras, ya que perteneciendo a una escuelacon previa experiencia en infraestructura, planesde estu<strong>di</strong>o, profesores, etcétera, facilita laimplementación -lo que no facilita es laimprovisación cuando a pesar de circunstanciascontrarias, “se impone” una nueva profesión omateria-; 2) como una licenciatura: aquí seconsidera que la Victimología puede y/o debeindepen<strong>di</strong>zarse como una profesión a parte, nopodría atribuirse a la débil Criminología que no hapo<strong>di</strong>do cumplir con las obligaciones que se le hanimpuesto, menos podría cumplir con “unaencomienda más”, además de lo ya expuestosobre la variedad de objetos-sujetos propios de laVictimología que implican un desarrolloacadémico y aplicativo autónomo, y 3) a nivelposgrado: ocurriendo lo mismo que en el caso dela materia vista en una carrera ya consolidada.4. El amplio catalogo de víctimas y el futuropor hacer...Con toda seguridad, al igual que lo que haocurrido con otras <strong>di</strong>sciplinas y/o ciencias, losobjetivos iniciales sobrepasan los alcancesprácticos, la doctrina, al igual que laslegislaciones, quedan alejadas de las realidades.De ello, si se considera que la VictimologíaGeneral ha de llevar a cabo el proceso completode identificación, estu<strong>di</strong>o, tratamiento,clasificación y rehabilitación de una víctima paratodos, entonces ha de tener un enorme campovisual de sus víctimas, en específico, víctimas dedesastres naturales, tormentas, terremotos,explosiones de volcanes, maremotos, sequías,vientos fuertes, contaminación, enfermedadesocasionadas por las con<strong>di</strong>ciones ambientales,víctimas de enfermedades -además del mé<strong>di</strong>co yel enfermero ¿quién más debe tener preparacióncon las víctimas terminales y sus familiares? ¿Eltanatólogo, el criminólogo ó victimólogogeneral?-, importante también conocer a lasvíctimas de los gobiernos, cuando el abuso depoder ocasiona desastre social, en referente al nocumplimiento por parte de éste de los DerechosFundamentales, deben ser consideradas víctimas,aquellos que carecen de vivienda, educación,servicios de salud, de alimento, si se aborda elfenómeno criminal en su análisis causal y setrabaja en una Victimología Etiológica-Multifactorial en la que se buscan las causas de suvictimización, por una lado, se tiene al Gobiernoque inhibe o <strong>di</strong>ficulta el acceso a los bienesbásicos de desarrollo, y a su vez se estu<strong>di</strong>a quehay posibilidades de que el pobre, el que no tieneposibilidades de crecimiento social, puede llegar adelinquir, entonces son víctimas futurosdelincuentes y viceversa; también, habrá queconsiderar las víctimas de los abusos de policías,militares, servidores públicos de alto nivel.Además de éstas, hay que observar a las víctimasde terrorismo, de tráfico de órganos, trata depersonas, mutilaciones, de guerras (soldados yciudadanos), animales, de abuso sexual, de abusosmé<strong>di</strong>cos, de profesionistas, entre tantos tipos más,y no solo limitarse a aquella primera clasificaciónmendelsoniana.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 83


Sin que el listado anterior sea esa totalidad devíctimas, se debe tener en cuenta que laVictimología y sus ramas (si se llegará aespecializar de tal forma) tienen una labor muycompleja por cumplir...5. Política victimológica o Victimologíapreventiva.Existen muchas víctimas que guardan relacióncon el victimario, puede ser el caso limitado a losdelitos cometidos en el hogar, en dondecomúnmente el esposo o conyugue maltrata a supareja e hijos. En otros tipos de delitos; porejemplo, terrorismo, será <strong>di</strong>fícil determinar lavinculación con la víctima, pues muchas vecessufren personas ajenas al delito, contrario a esto,en los casos de venganza, es sobrado el aspectorelativo a la relación, pues se mantiene la relaciónya sea con el crimen organizado, con la policía,con el mandatario, con el presidente, con elencargado de cierta área. Otros tipos de delitosson aquellos en los que la víctima es ajena alvictimario, suele suceder que éste previamenteanalizó a su víctima, pero no hay una relación<strong>di</strong>recta.Lo importante es conocer la relación a manera deuna futura prevención, conociendo las formas deldelincuente, su modo de operar y su catálogo devíctimas se podrá lograr reducir el ín<strong>di</strong>ce. Alhacer referencia al catalogo de víctimas sesignifica que a cada tipo de delito o de delincuenteespecializado le deriva un tipo de víctima.Posiblemente y sin negar posibilidad al error, elviolador mantiene cercanía con la víctima, sindudar que exista quienes sin conocerla tomen lainiciativa. Al narcotraficante le corresponden lasvíctimas fuertes, policías, mandatariosadministrativos de la función pública y tambiénlos débiles como los <strong>di</strong>stribuidores menores.Habiendo <strong>di</strong>versas formas de robo, cadaespecialista tendrá su víctima, el que robe joyeríaso el carterista, de casas, entre otros. Y así a cadadelincuente le viene su víctima.De <strong>di</strong>cha relación se puede construir planespreventivos, <strong>di</strong>fícilmente se logrará a quienes yasufrieron un hecho, pero las experiencias puedenservir para hechos futuros y de otras personas. Elestu<strong>di</strong>o victimológico clínico y/o forense arrojarámuchos resultados de ambas personalidades,siendo la Criminología la que aporte aquellosdatos sobre el delincuente y la Victimologíacomplemente su análisis con cada caso particular.Para poder llevar a cabo una prevención, hay quedefinir el concepto de ésta, es imaginar conanterioridad un hecho criminal y preparar losme<strong>di</strong>os necesarios para impe<strong>di</strong>rlo. En laprevención se emplean otros términos a manera desinónimos como: control, intimidación ypre<strong>di</strong>cción. La Política Criminológica puede serenten<strong>di</strong>da como la puesta en práctica del conjuntode me<strong>di</strong>das preventivas y de acción posdelictiva,ha de comprender todo lo que este a <strong>di</strong>sposiciónpara tratar y reducir la criminalidad.Y por otro lado, la Política Victimológica segúnRogelio Romero Muñoz se refiere:El trabajo preventivo victimológico; es decir, eltrabajo preventivo con la víctima y no con eldelincuente es una herramienta que pretendecerrar las puertas al crimen al enseñar o educar alciudadano común para generar en él unaconciencia igualmente preventiva, que le permiteescapar de la tan temida victimización. Con loanterior, estaríamos previniendo el delito demanera integral pero con especial atención a laRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 84


educación preventiva victimológica, es decir,estaríamos haciendo prevención del delito pero,desde una perspectiva Victimológica.Así entonces, es necesario considerar al momentode realizar estrategias anticrimen a las víctimas,coor<strong>di</strong>nando y entablando las acciones necesariaspara que llegue hasta ellas la informaciónoportuna para evitar el ya señalado proceso devictimización. ¿Y qué se persigue al realizarestrategias anticrimen desde una perspectivavictimológica?, bueno, pues, en términos técnicosestaríamos haciendo lo siguiente: evitando que eliter criminis y el iter victimae se encuentren,estaríamos <strong>di</strong>sminuyendo el riesgo victimal,estaríamos haciendo prevención y/o profilaxisvictimal, estaríamos reduciendo los factores quefavorecen la victimogénesis y con ello,estaríamos haciendo más fuerte la capacidad denuestra población de defenderse preventivamentedel delito y con ello, cerrando el camino alcriminal, evitando que cometa crímenes yreduciendo de esta manera la criminalidad 24 .Comúnmente se reciben correos electrónicos conadvertencias preventivas evitando ser futurasvíctimas de un delito; por ejemplo:• Al ir a un cajero automático para extraer<strong>di</strong>nero, no hacerlo solo, preferibleacompañado y en un horario <strong>di</strong>urno;• Cuando se señala que si un vehículo seempareja en el que se conduce, semantenga la calma, bajar cristales ycooperar a fin de evitar sustos quepu<strong>di</strong>eran ser percibidos comosospechosos del crimen organizado, sersecuestrables u otras con<strong>di</strong>ciones;24 Romero Muñoz R., Op. cit., Loc. cit.• En el caso de balaceras o enfrentamientos:tirarse al suelo y no escandalizarse a finde evitar ser confun<strong>di</strong>do.• En MSN: no compartir números decuenta, contraseñas o informaciónconfidencial;• No dar tus contraseñas a desconocidos;• No andar por la calle solo o a altas horasde la noche;• No mostrar joyas, <strong>di</strong>nero o valores enpúblico;• Vestimenta adecuada en mujeres;• No salir con extraños que se conozcan enlos antros;• No abrir la puerta a extraños;• En caso de extorsión telefónica, colgar ydenunciar;• No participar en la corrupción (tránsitos,policías, u otros), y• Entre otros 25 .En todo esto y más consiste la “PolíticaVictimológica”.Referencias bibliográficas.• Ángeles Astu<strong>di</strong>llo A., PsicologíaCriminal, Porrúa, México, 2007.• Alcolea Abenza J. F., “Una visióncientífica <strong>di</strong>ferente, para una realidad social queconsume la vida de las personas en nuestrascarreteras tras los accidentes de tráfico.Victimología Vial, en: Alcolea Abenza J. F. Et.all., Victimología Vial, Estu<strong>di</strong>os victimales,España, 2010.• Barrita López F. A., Manual deCriminología, Porrúa, México, 2008.• Beristain A., De Dios legislador en elDerecho Penal, la Criminología y laVictimología, Porrúa/ UniversidadIberoamericana, México. 2007.25 Hikal W., “El futuro de la Victimología”, ColegioLibre de Estu<strong>di</strong>os Universitarios, México, 2011.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 85


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Delirio omici<strong>di</strong>ario con<strong>di</strong>viso nelle coppie <strong>di</strong> serial killerVincenzo Mastronar<strong>di</strong>, Serafino Ricci, Melania Lucchini, Antonella Pomilla •RiassuntoI serial killer che agiscono in coppia rappresentano un’eventualità statisticamente molto rara.Frequentemente fra i due membri <strong>della</strong> coppia si va strutturando progressivamente un delirio comune che porta isoggetti a reiterare insieme le azioni omici<strong>di</strong>arie. Questo quadro clinico prevede che un soggetto definito dominante,denominato “Induttore” o “Caso primario”, influenzi un soggetto più debole, denominato “Indotto”, arrivando a<strong>di</strong>mporgli il suo sistema delirante. Il soggetto debole <strong>della</strong> coppia sovente non proviene da una sottocultura criminale,né è portatore <strong>di</strong> alcuna patologia psichiatrica che giustifichi la sua adesione alle azioni del soggetto dominante.La sindrome è stata descritta per la prima volta alla fine dell’800 da Lasègue e Falret e denominata “Folie à deux”; nelDSM IV-TR è nota come Disturbo Psicotico Con<strong>di</strong>viso.Le coppie <strong>di</strong> serial killer maggiormente rappresentate statisticamente sono quelle formate da due uomini, seguono lecoppie miste e infine le coppie femminili. Il legame esistente tra i due membri può essere amicale, amoroso o <strong>di</strong>parentela.Nonostante il “Caso primario” risulti dominante all’interno <strong>della</strong> coppia, non bisogna trascurare l’apporto del soggettodebole al delirio omici<strong>di</strong>ario con<strong>di</strong>viso: infatti, secondo la logica peculiare <strong>di</strong> una relazione complementare patologica,entrambi gli agenti hanno un ruolo necessario e funzionale al perdurare <strong>della</strong> relazione stessa. Anche l’in<strong>di</strong>viduoapparentemente più passivo e sottomesso ha un ruolo attivo nella costituzione del delirio omici<strong>di</strong>ario con<strong>di</strong>viso.RésuméLes tueurs en série qui agissent en couple sont très rares d’un point de vue statistique.Le plus souvent, entre les deux membres du couple, un délire commun apparaît progressivement, conduisant ces sujetsà réitérer ensemble les passages à l’acte homicidaire.Ce cadre clinique prévoit qu’un in<strong>di</strong>vidu, défini comme dominant et nommé « Inducteur » ou « Cas primaire »,influence un in<strong>di</strong>vidu plus faible, nommé « Induit », en lui imposant son système délirant.Le plus souvent, le membre du couple le plus faible ne provient pas d’une sous-culture criminelle et ne souffred’aucun trouble psychiatrique qui justifierait son adhésion aux actions de l’in<strong>di</strong>vidu dominant.Le syndrome a été décrit pour la première fois par Lasègue et Falret à la fin du XIXème siècle et nommé « folie àdeux » ; le DSM-IV TR parle de « trouble psychotique partagé ».Les couples de tueurs en série les plus représentés d’un point de vue statistique sont composées de deux hommes, puispar un homme et une femme et, enfin, par deux femmes.Le lien entre les deux membres de ces couples peut être de type amical, sentimental ou de parenté.Bien que le « Cas primaire » soit dominant dans le couple, il ne faut pas négliger la contribution de l’in<strong>di</strong>vidu faible audélire homicidaire partagé : en effet, sur la base de la logique particulière d’une relation complémentaire pathologique,les deux acteurs jouent un rôle majeur et fonctionnel à la continuité de la relation. Même l’in<strong>di</strong>vidu apparemment leplus passif et soumis joue un rôle actif dans la formation du délire homicidaire partagé.AbstractSerial killers acting in pair represent an event which is statistically very rare. A sort of common delirium graduallystructured between the two members of the pair, brings them to reiterate their homicidal actions.This clinical situation provides that a person described as dominant and called “inducer” or “primary” or “principal”imposes on another person knows as “the secondary”, “acceptor” or “associate” who gets to share the delirium of the“inducer”.The secondary person does not often come from a criminal subculture and does not have any psychiatric pathologywhich can justify his/her compliance to the actions of the “inducer”.This syndrome described for the first time at the end of the 19 th century by Lasègue and Falret was called “Folie àdeux”. In the DSM-IV-TR is known as Shared Psychotic Disorder.• Mastronar<strong>di</strong> V. – Psichiatra, criminologo clinico, titolare <strong>della</strong> Cattedra <strong>di</strong> Psicopatologia forense - SapienzaUniversità <strong>di</strong> Roma;Ricci S. - Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore, professoreassociato confermato - Sapienza Università <strong>di</strong> Roma;Lucchini M. - Psichiatra. Master in Scienze Criminologico-forensi;Pomilla A. - Psicologo clinico, criminologo, testista, Dottoranda <strong>di</strong> Ricerca in Psichiatria – Assegnista <strong>di</strong> Ricerca c/oCattedra <strong>di</strong> Psicopatologia Forense – Sapienza Università <strong>di</strong> Roma.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 87


These pairs of serial killers statistically more representative are those made up of two men, or a man and a woman ortwo women. Between the two members there may be a friendly, loving or relationship tie.Even if the “inducer” is dominant within the pair, the contribution given by the “acceptor” to the shared homicidaldelirium must not be neglected. In fact, accor<strong>di</strong>ng to the peculiar logic of a relationship completely pathological , bothmembers of the pair have a functional and necessary role in the persistence of the relationship itself. Also the personseemingly more passive and subjected has an active role in the structure of the shared homicidal delirium.1. Introduzione.L’immaginario collettivo si è impadronito datempo <strong>della</strong> figura del “serial killer”: lentamenteha preso vita un inarrestabile processo <strong>di</strong>assimilazione <strong>di</strong> questa entità criminale <strong>di</strong> cui,spesso, sembra possa definirsi il confine solo inbase all’orrore che è in grado <strong>di</strong> suscitare.La logica alla base dell’agire degli assassini serialirappresenta una forma talmente eclatante <strong>di</strong>devianza da risultare aberrante persino là dove ladevianza stessa è la norma. Se, come notaacutamente Watzlawick, ogni forma <strong>di</strong>comunicazione è un’interazione 1 , l’esito <strong>di</strong> questocontatto quando una <strong>della</strong> parti in causa è unserial killer, è devastante. La reazione degliinterlocutori sarà <strong>di</strong> totale rifiuto e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa,qualunque sia la loro posizione all’interno <strong>della</strong>società. L’archetipo del serial killer è infattiquello <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo il cui scopo è noto a luisolo, che può essere interessato o menoall’attenzione <strong>della</strong> società che lo circonda, laquale ne <strong>di</strong>viene improvvisamente consapevolenel momento in cui le viene arrecato un danno.Eppure anche una comunicazione patologica,quale può essere quella che proviene da unassassino seriale, può trovare un ricettore: unin<strong>di</strong>viduo Y che non reagisce secondo la norma,ne deco<strong>di</strong>fica il contenuto, lo trova accettabile e vi1Watzlavick P., Helmick B. J., Jackson D. D.,Pragmatica <strong>della</strong> comunicazione umana. Stu<strong>di</strong>o deimodelli interattivi delle patologie e dei paradossi,Astrolabio, Roma, 1997.si adegua. Va da sé che sarebbe inutile ed ingenuobasare la spiegazione <strong>di</strong> una tale eventualitàsemplicemente sul concetto <strong>di</strong> forza in eccesso oin <strong>di</strong>fetto: il grado <strong>di</strong> aberrazione delcomportamento e <strong>di</strong> crudeltà che si possonoosservare arriva infatti a tali livelli per cui unaspiegazione <strong>di</strong> questo tipo non è sufficiente;inoltre non renderebbe ragione delcoinvolgimento, dell’empatia che si ritrovanosenza eccezione nelle storie delle coppie <strong>di</strong>assassini seriali, almeno fino a quando il lorosodalizio non viene interrotto e la realtà torna adesercitare il giusto peso all’interno <strong>di</strong> quello cheera stato un sistema impenetrabile, con leggiproprie e comprensibili solo ai due membri daiquali era costituito.2. Serial killer: definizioni, classificazioni,categorie interpretative.“Serial Killer” (“Assassino Seriale”): uccide tre opiù vittime in luoghi <strong>di</strong>versi e con un periodo <strong>di</strong>“intervallo emotivo” (cooling-off time) fra unomici<strong>di</strong>o e l’altro; in ciascun evento delittuoso ilsoggetto può uccidere più <strong>di</strong> una vittima; puòcolpire a caso oppure scegliere accuratamente lavittima ; spesso, ritiene <strong>di</strong> essere invincibile e chenon verrà mai catturato” 2 . Questa la definizioneelaborata nel 1979 dall’FBI.Dal ’79 ad oggi, le critiche più importanti rivolteal modello proposto si sono focalizzateRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 88


principalmente sulla vaghezza relativa al periodo<strong>di</strong> “cooling-off” degli assassini seriali: tale lasso<strong>di</strong> tempo non era stato infatti quantificato. Adoggi nella nuova definizione <strong>di</strong> serial killerformulata da De Luca 3 , a questo intervallo vieneattribuita una lunghezza variabile che può andareda poche ore a <strong>di</strong>versi anni.Un secondo or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> critiche è volto al criterionumerico, in base al quale un assassino serialeveniva considerato tale solo se il numero dellevittime era maggiore o uguale a tre: in questomodo si perdeva il concetto, oggi fondamentale,dell’intenzione <strong>di</strong> uccidere e <strong>della</strong> necessità per ilsoggetto <strong>di</strong> reiterare l’atto omici<strong>di</strong>ario.Un’altra importante critica rivolta alla definizioneoriginale riguardava la classificazione degliassassini seriali secondo la <strong>di</strong>cotomia“organizzato” vs. “<strong>di</strong>sorganizzato”, relativamentealla scena del crimine, al modus operan<strong>di</strong> e allascelta <strong>della</strong> vittima. Una separazione troppo nettadelle due categorie ha l’effetto <strong>di</strong> perdereinformazioni piuttosto che renderle maggiormentefruibili. La probabilità che si verifichiun’oscillazione tra le due categorie è moltomaggiore, come viene sottolineato negli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>Wilson (1996) e Canter et al. (2001). E’ darilevare inoltre come non ci fosse unicità <strong>di</strong>vedute nemmeno rispetto a quali comportamentiritenere “organizzati” o “<strong>di</strong>sorganizzati”.Un’evoluzione parallela ha riguardato leclassificazioni per tipologia degli assassini seriali.Nel 1995 Mastronar<strong>di</strong> e Palermo 4 mo<strong>di</strong>ficano laclassificazione fatta da Holmes e De Burger 5 nel1988 (che <strong>di</strong>stingueva i serial killer in Allucinato,Missionario, Edonista e Orientato al Controllo<strong>della</strong> Vittima) e la arricchiscono <strong>di</strong> una categoria,quella del serial killer Lussurioso (Lust Killer).Nel 2005 Mastronar<strong>di</strong> e De Luca propongono unaulteriore nuova classificazione a 10 voci, basatasulle modalità <strong>di</strong> esecuzione dell’azioneomici<strong>di</strong>aria e sulla scelta <strong>della</strong> vittima, escludendola componente motivazionale. Tale fattore vieneindagato in profon<strong>di</strong>tà da De Luca, arrivando allacostruzione del Modello S. I. R. 6 , giocato sul pesoe sull’influenza che le componenti socioambientali,in<strong>di</strong>viduali e relazionali esercitano, intutte le loro declinazioni, nella genesi del futuroserial killer.L’evoluzione fondamentale che va registrata nellaclassificazione degli omici<strong>di</strong> seriali è quin<strong>di</strong> lacomparsa <strong>di</strong> modelli multifattoriali complessi:griglie, sempre in grado <strong>di</strong> essere mo<strong>di</strong>ficate edampliate.3. Definizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo psicotico con<strong>di</strong>viso oFolie à deux.La possibilità che si sviluppi un delirio simile tradue (o più) soggetti <strong>di</strong>stinti viene prevista dalDSM IV-TR e denominata Disturbo PsicoticoCon<strong>di</strong>viso (Nell’ICD-10 il <strong>di</strong>sturbo è denominatoDisturbo Delirante Indotto). Questo quadroclinico estremamente raro prevede che un2 Ressler R., Burgess A., Douglas J., Sexual Homicide:Patterns and Motives, Simon & Schuster, London,1988.3 Mastronar<strong>di</strong> V., De Luca R., I Serial Killer. Chi sonoe cosa pensano? Come e perché uccidono? Lariabilitazione è possibile? Newton & Compton E<strong>di</strong>tori,Roma, 2005.4 Mastronar<strong>di</strong> V., Palermo G., Manuale per operatoricriminologici e psicopatologi forensi, Giuffrè, Milano20015Holmes R., De Burger J., SerialMurder, Sage,Newbury Park, 1988.6 Mastronar<strong>di</strong> V., De Luca R., I Serial Killer. Chi sonoe cosa pensano? Come e perché uccidono? Lariabilitazione è possibile? Newton & Compton E<strong>di</strong>tori,Roma, 2005.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 89


soggetto definito dominante, denominato“Induttore” o “Caso primario”, influenzi unsoggetto più debole, denominato “Indotto”,arrivando ad imporgli il suo sistema delirante. Lasindrome viene descritta per la prima volta allafine dell’800 da Lasègue e Falret: le lorointuizioni riguardo alla necessità che il deliriocon<strong>di</strong>viso venga alimentato e nutrito da un’attivitàconcretamente svolta nella realtà e sul bisognoinderogabile che la coppia passi un certo periodo<strong>di</strong> tempo segregata dalla realtà circostante, sonoancora oggi valide. Nel ’49 Gralnick <strong>di</strong>stinguequattro modalità nelle quali la Folie à deux puòdeclinarsi: Follia Imposta, Follia Comunicata,Follia Simultanea e Follia Indotta. Nel casospecifico delle coppie <strong>di</strong> assassini seriali, la partitasi gioca tra due soggetti, soltanto uno dei qualipossiede caratteristiche tali che lo pongono in unacon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> netta superiorità rispetto all’altro, alpunto da poter arrivare ad annullare ogni suoprecedente punto <strong>di</strong> riferimento, cancellare il suovecchio sistema <strong>di</strong> valori (qualunque fosse),allentare e/o <strong>di</strong>struggere persino i legami <strong>di</strong>sangue. Tutto questo senza che nel soggettoindotto si ritrovi necessariamente la compresenza<strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni paragonabili alla Schizofrenia o adaltri Disturbi Psicotici dai quali il soggettoinduttore non <strong>di</strong> rado è affetto. A tale proposito ilriferimento è ancora aWatzlawick: ”Unfenomeno resta inspiegabile finché il campo <strong>di</strong>osservazione non è abbastanza ampio da includereil contesto in cui il fenomeno si verifica” 7 .Le caratteristiche che rendono l’in<strong>di</strong>viduo“Induttore” così irresistibile per quello “Indotto”7Watzlavick P., Helmick B. J., Jackson D. D.,Pragmatica <strong>della</strong> comunicazione umana. Stu<strong>di</strong>o deimodelli interattivi delle patologie e dei paradossi,Astrolabio, Roma, 1997.ricorrono con una certa frequenza, ma sarebbe unerrore ritenerle universalmente valide. In genere ilmembro dominante <strong>della</strong> coppia ha maggiorecarisma, maggiore esperienza, talvolta maggiorecultura: appare portatore <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> cui ilsoggetto “Indotto” è fortemente carente. Talecarenza e il suo effettivo apporto alla genesi delDisturbo Psicotico Con<strong>di</strong>viso possono essereeffettivamente compresi in tutta la loro portata,solo analizzando a fondo il contesto nel quale sisviluppano. Indubbiamente, nella maggior partedei casi, il contesto si presenta caratterizzato daisolamento, solitu<strong>di</strong>ne, grande <strong>di</strong>sadattamento:tutti elementi che facilmente faranno dacatalizzatore alla reazione <strong>di</strong> fusione tra i duemembri <strong>della</strong> coppia, rendendoli l’uno la sceltaobbligata dell’altro. Questa non è però la solaeventualità che può verificarsi. Alla luce <strong>di</strong> quantodetto in precedenza, i “casi limite”, che vedono ilsoggetto debole proveniente da un ambiente nondegradato (in alcuni casi <strong>di</strong> “buona famiglia”,mite, fino ad allora inoffensivo), che contemplanouna ra<strong>di</strong>cale trasformazione e un darsi anima ecorpo alla causa del soggetto “Induttore”, sonoquelli che meglio si prestano ad illustrare quantovischiosa e letale sia la relazione che si sviluppa.Non si tratta infatti <strong>di</strong> slatentizzare un maggioregrado <strong>di</strong> devianza in un soggetto già <strong>di</strong> per sémarginale e potenzialmente (o <strong>di</strong> fatto)delinquente, si tratta <strong>di</strong> imporre una costruzionedelirante ad una mente fino a quel momento“sana”, sovvertendo la norma che sicuramente leera ben nota. L’agire al <strong>di</strong> fuori <strong>della</strong> legge, lanecessità assoluta <strong>di</strong> segretezza, l’essere spessobraccati a lungo concorrono inoltre a creare e amantenere le con<strong>di</strong>zioni ideali perché il DisturboPsicotico Con<strong>di</strong>viso si sviluppi e si mantenga. IlRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 90


Disturbo Psicotico Con<strong>di</strong>viso è tanto florido edesplosivo quanto, nella maggior parte dei casi,fragile. Nel momento in cui l’”Induttore” vieneseparato dall’”Indotto”, la rapi<strong>di</strong>tà con cui ilsistema delirante viene accantonato èsorprendente. Tutto questo si traduce quasisempre in una netta presa <strong>di</strong> posizione contro ilsoggetto “Induttore” e non <strong>di</strong> rado neiproce<strong>di</strong>menti penali a carico delle coppie <strong>di</strong> serialkiller risulta fondamentale la collaborazione delmembro debole a sfavore <strong>di</strong> quello dominante perarrivare ad una sentenza <strong>di</strong> condanna (ve<strong>di</strong>Graham/Wood, Bernardo/Homolka).4. Coppie maschili.Il 60% 8 delle coppie <strong>di</strong> assassini seriali sonocomposte da uomini. Questo gruppo può a suavolta essere sud<strong>di</strong>viso in tre ulteriori sottogruppi:a) Coppie in cui i membri sono uniti solamente daun legame <strong>di</strong> amicizia;b) Coppie unite da un legame <strong>di</strong> parentela;c) Coppie <strong>di</strong> amanti omosessuali.Con maggiore frequenza si riscontrano le coppie<strong>di</strong> amici, a seguire quelle <strong>di</strong> consanguinei (inquesto gruppo sono riuniti i legami <strong>di</strong> parentela <strong>di</strong>qualsiasi natura siano) e per ultime quelle <strong>di</strong>amanti omosessuali.a) Coppie maschili <strong>di</strong> serial killer unite da unlegame <strong>di</strong> amicizia.La casistica esaminata è composta dalle seguenticoppie <strong>di</strong> soggetti:Boost Werner – Lorbach Franz;Abel Wolfgang – Furlan Mario;Williams John Allen – Malvo Lee Boyd;Buono Angelo – Bianchi Kenneth Alessio;Lake Leonard – Ng Chitat Charles;Burke William – Hare William:Gretzler Douglas – Steelman Luther;Bittaker Lawrence – Norris Roy;York George – Latham James;Gagliano Bartolomeo – Sedda Francesco.Analizzando questo primo sottogruppo, bisognafare una importante sud<strong>di</strong>visione: da un lato lecoppie <strong>di</strong> assassini seriali per le quali il moventesessuale è esclusivo e predominante, dall’altroquelle in cui questa componente ha rilevanzaminore o è del tutto assente.Nei casi in cui il movente sessuale è presente, sipossono evidenziare alcune caratteristichericorrenti riguardo alle vittime: le vittimeprescelte sono sempre donne (prostitute,autostoppiste, semplici studentesse ecc.); levittime <strong>di</strong> sesso maschile sono nella quasi totalitàcircostanziali; non ci sono relazioni precedenti trale vittime e i membri <strong>della</strong> coppia omicida; ilgrado <strong>di</strong> violenza esercitato sulle vittime èaltissimo. In tutti i casi si registrano (anche se noncontemporaneamente) sa<strong>di</strong>smo, perversione, uso<strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> contenzione, segregazione e sevizieprotratte anche per più giorni. Non <strong>di</strong> rado <strong>di</strong>queste violenze gli stessi serial killer conservanofeticci (Lake - Ng; Bittaker - Norris).In tutti i casi esaminati, il “Caso Primario” emergecon forza all’interno <strong>della</strong> coppia, appare come ilportatore del “bisogno” e l’organizzatore delleazioni me<strong>di</strong>ante le quali le vittime vengonocatturate.Leonard Lake era arrivato a costruire un bunkeradatto alla segregazione delle donne che8 Mastronar<strong>di</strong> V., De Luca R., I Serial Killer. Chi sonoe cosa pensano? Come e perché uccidono?Lariabilitazione è possibile? Newton & Compton E<strong>di</strong>tori,Roma, 2005.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 91


sequestrava, dove poteva perpetrare le sue seviziein tutta tranquillità.Lawrence Bittaker pre<strong>di</strong>spone il mezzo (ilfurgone) e gli strumenti per spiare e sequestrare lefuture vittime mentre il compagno, Roy Norris,sta ancora finendo <strong>di</strong> scontare la sua pena. Al suorilascio il meccanismo è pronto a scattare.Angelo Buono 9 fu l’ideatore del piano <strong>di</strong> fingersiagenti <strong>di</strong> polizia per fermare prostitute,autostoppiste e donne che viaggiavano da sole.Werner Boost fu l’esecutore, e probabilmentel’ideatore, degli omici<strong>di</strong> <strong>di</strong> almeno tre coppie <strong>di</strong>amanti, sorpresi mentre erano appartati.Nei confronti del soggetto “Induttore”, lacontroparte mostra un misto <strong>di</strong> ammirazione,timore e invi<strong>di</strong>a: la capacità <strong>di</strong> uccidere anche dasoli, la brutalità, la possibilità <strong>di</strong> sottometterefacilmente le vittime sono viste come qualitàaltamente desiderabili che spingono i soggetti“Indotti” all’emulazione forsennata, per<strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> essere altrettanto forti e altrettantouomini. Quando però si tratta <strong>di</strong> passare ad agirele violenze, nessuno dei soggetti deboli rimane unsemplice spettatore, cosa che invece accade conuna certa frequenza nelle coppie miste o formateda donne.Tanto quanto spiccano le qualità e le competenzedel membro dominante, così è lampantel’inferiorità dell’in<strong>di</strong>viduo “Indotto”.Kenneth Bianchi viene arrestato nel momento incui tenta <strong>di</strong> emulare il suo mentore, AngeloBuono, agendo da solo. Una volta catturatoaccetterà <strong>di</strong> testimoniare contro il compagno <strong>di</strong>scorribande.9Angelo Buono e Kenneth Alessio Bianchi sonoriportati in questa sezione nonostante siano cugini, inquanto Bianchi era figlio <strong>di</strong> una prostituta,successivamente dato in adozione. Tra i due non c’èquin<strong>di</strong> nessun legame <strong>di</strong> parentela.Dopo la cattura <strong>di</strong> Werner Boost, Loorbach siconsegnerà spontaneamente e, altrettantospontaneamente, comincerà una lungaconfessione, sostenendo <strong>di</strong> essere stato“ipnotizzato” dall’amico e forzato a commetteregli stupri che erano loro imputati.Subito dopo l’arresto Roy Norris, separato dalcomplice e “Induttore” Bittaker, comincia a daresegni <strong>di</strong> scompenso, seguono la sua ammissione<strong>di</strong> colpevolezza e la testimonianza che condurrà ilsuo complice alla pena capitale.Nel caso Lake - Ng, dopo l’arresto del soggettodominante Lake, il comportamento omici<strong>di</strong>arioscompare. Ng viene infatti arrestato per un banalefurto in un supermercato. Non ci sarannoconfessioni e accuse in questo caso, in quantoLake si suiciderà in carcere con una pillola <strong>di</strong>cianuro, secondo una modalità molto simile aquella del gerarca nazista Göring (la passione perle armi, per il rigore militare e le idee relative allapurezza <strong>della</strong> razza erano stati alcuni deglielementi dai quali era nata l’amicizia tra i dueserial killer).In tutti i casi la separazione <strong>della</strong> coppia equivalealla fine, in due casi emerge una fragilitàpreesistente nel soggetto debole che sicuramente èstata terreno fertile per la nascita del DisturboPsicotico Con<strong>di</strong>viso. La fragilità <strong>di</strong> uno dei duemembri <strong>della</strong> coppia, se ha permesso al delirioomici<strong>di</strong>ario <strong>di</strong> svilupparsi e <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire pervasivo,rappresenta comunque anche l’anello debole <strong>della</strong>catena.La restante parte <strong>della</strong> casistica è esaurita dallecoppie <strong>di</strong> assassini seriali per i quali il moventesessuale non è predominante. Anche in questocaso un’ulteriore precisazione è d’obbligo:bisogna <strong>di</strong>stinguere le coppie nelle quali è beneRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 92


identificabile la presenza <strong>di</strong> un delirio,<strong>di</strong>fferenziandole da quelle in cui è uno stato <strong>di</strong>necessità a motivare principalmente l’azioneomici<strong>di</strong>aria.La coppia <strong>di</strong> serial killer “vittoriani” Hare eBurke agì spinta dalla necessità <strong>di</strong> procurarsicadaveri da rivendere alle scuole <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina perottenerne un vantaggio economico. Se a questofattore si aggiunge il dato che l’idea alla base<strong>della</strong> loro carriera criminale provenne da unevento fortuito (una morte naturale) e sicontestualizza l’azione nella Londra degli inizidell’800, non c’è bisogno <strong>di</strong> un delirio perspiegare le loro motivazioni.Gretzler e Steelman agirono mossi in parte dallanecessità <strong>di</strong> supplire alla <strong>di</strong>pendenza da eroina <strong>di</strong>Steelman stesso.Ben <strong>di</strong>versi sono i casi <strong>della</strong> coppia <strong>di</strong> cecchiniAllen e Malvo e il caso “Ludwig”, situazioni incui si delinea con estrema chiarezza l’influenzanefasta dell’”Induttore sull’”Indotto”.Nel caso <strong>di</strong> Allen e Malvo, il terreno sul quale ildelirio con<strong>di</strong>viso si è sviluppato era costituitodall’autorità e dall’ascendente che il più anziano,Allen, aveva sull’allora minorenne Malvo. Il tuttoall’interno <strong>di</strong> uno pseudo rapporto padre – figlio(benché tra i due non ci sia alcun legame <strong>di</strong>sangue) reso asfissiante dalla <strong>di</strong>sciplinarigidamente militare, improntata ad uno stoicismoche sconfinava spesso nel sa<strong>di</strong>smo (che prevedevatra l’altro la deprivazione alimentare), imposta dalpiù forte al più debole. L’”Indotto”,completamente succube dell’”Induttore” è prontoper <strong>di</strong>ventare il mezzo per esplicare tutto il suorancore e al sua frustrazione. La presa <strong>di</strong> Allen suMalvo è talmente forte che la negoziazionepossibile tra i due è nulla: la volontà è solo una edè quella <strong>di</strong> Allen.Nel caso “Ludwig” è Abel, il più anziano ebrillante dei due, ad essere il Caso Primario.Progressivamente, tramite anche il prolungatoisolamento dei due dal gruppo dei pari el’ossessivo rimuginare sulle loro speculazioniteoriche, impone a Furlan una sorta <strong>di</strong> ideologianazista, che lo porta ad agire ciecamente il deliriodel compagno, senza probabilmente nemmenocomprenderne a pieno le sottigliezze filosofiche.In questi due casi in particolare è evidente comesegregazione, <strong>di</strong>sciplina, lontananza da un grupposociale ed esclusività del rapporto rendano inutilel’uso <strong>della</strong> forza fisica.b) Coppie unite da un legame <strong>di</strong> parentelaLe coppie <strong>di</strong> serial killer che hanno un legame <strong>di</strong>parentela rappresentano il 26% del totale. 10sottogruppo è ulteriormente sud<strong>di</strong>viso al suointerno e vede prevalere, numericamente, lecoppie formate da fratelli, seguite dalle coppiepadre/figlio, quin<strong>di</strong> le coppie formate da cugini.Le informazioni raccolte hanno permesso <strong>di</strong>trovare riscontri per tutte e tre queste possibilità.La casistica esaminata è composta dalle seguenticoppie <strong>di</strong> soggetti:Kallinger Joseph – Kallinger Michael (padre efiglio);Gargiulo Elvino – Gargiulo Mario (padre e figlio);Lewingdon Gary – Lewingdon Thaddeus(fratelli);Harpe Micajah – Harpe Wiley (fratelli);Gore David Alan – Waterfield Fred (cugini).10 Mastronar<strong>di</strong> V., De Luca R., I Serial Killer. Chi sonoe cosa pensano? Come e perché uccidono?Lariabilitazione è possibile? Newton & Compton E<strong>di</strong>tori,Roma, 2005.IlRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 93


Nei due casi in cui la coppia è unita dal legamegenitore/figlio emerge chiaramente come lo stausdato dall’essere padre rappresenti un gapimpossibile da colmare tra l’Induttore (il padre) el’Indotto (il figlio). In entrambi i casi il movente èsessuale.Nel caso Kallinger– Kallinger, l’età estremamenteprecoce del figlio (tre<strong>di</strong>ci anni) e la francapatologia del padre rendono ragione <strong>della</strong> facilitàcon cui Michael Kallinger fu manipolato e portatoa collaborare agli omici<strong>di</strong> del padre senza opporreresistenza. Joseph Kallinger era stato a sua voltaun bambino gravemente abusato, tutti i suoinumerosi figli sconteranno sulla loro pelle ildolore inflitto al loro genitore. Inoltre JosephKallinger a 38 anni aveva alle spalle ripetutiepiso<strong>di</strong> <strong>di</strong> piromania, ripetuti tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>oed era chiaramente schizofrenico con un delirioflorido in atto. Sono proprio le allucinazioni adorientare inizialmente l’azione omici<strong>di</strong>aria. Ilfiglio Michael viene coinvolto dapprima comeconfidente del padre; in tal modo <strong>di</strong>viene unprivilegiato, depositario dei contenuti del deliriodel padre. Il passo successivo li vede passareall’azione e lasciare <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro una primavittima. Dopo l’omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> uno dei figli <strong>di</strong>Kallinger Sr., la coppia vive in fuga, spostandosi<strong>di</strong> continuo, una modalità che si ritrova moltospesso nelle coppie <strong>di</strong> assassini seriali, quanto maifavorevole al mantenimento del Delirio PsicoticoCon<strong>di</strong>viso, fino alla cattura avvenuta anche inseguito ad una grossolana <strong>di</strong>sattenzione <strong>di</strong>Kallinger Sr.Il caso Gargiulo ha molte analogie con il casoprecedente, infatti anche Mario Gargiulo (il figlio)era stato vittima, per tutta la sua infanzia, <strong>di</strong> unapadre padrone, estremamente brutale e pedofilo,del quale finisce inesorabilmente per con<strong>di</strong>videreil destino. Elvino Gargiulo, al contrario <strong>di</strong> JosephKallinger, non era uno schizofrenico e in questocaso la chiave per comprendere lo sviluppo <strong>di</strong> undelirio con<strong>di</strong>viso dai due è piuttosto il contesto <strong>di</strong>grande degrado e segregazione nel quale la coppiaformata da padre e figlio ha vissuto. L’infanzia <strong>di</strong>Mario Gargiulo era trascorsa in modo solitario,senza che ci fosse modo <strong>di</strong> creare fratture tra lui ela “legge” impostagli dal padre, rendendogli <strong>di</strong>fatto impossibile pensarsi al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> uncontesto in cui il padre era il dominatore assoluto.Spostando ora l’attenzione alle due coppie <strong>di</strong>fratelli, si deve innanzitutto precisare che,riguardo ai fratelli Harpe, non è stato possibileraccoglie informazioni veramente utili. Attivi trala fine del ‘700 ed i primissimi anni dell’800, traTennessee e Kentucky, vengono riportati comecriminali abituali, con la tendenza a mutilare icadaveri e ad infierire anche sui neonati. Ilnumero delle vittime è molto alto, oscilla tra 30 e40, a seconda delle fonti consultate. La notizia piùsignificativa ai fini <strong>di</strong> questa trattazione, è chesoltanto il fratello maggiore, Micajah Harpe (detto“Big” Harpe) era riportato come “psicotico” e“pazzo”. Questi sarà abbattuto da una squadraarmata nel 1799, il fratello minore sarà impiccatopochi anni dopo.Nel caso dei fratelli Lewingdon è da notarel’assenza del movente sessuale, la scelta dellevittime era assolutamente casuale e motivata solosecondariamente da un possibile tornacontoeconomico. La spinta a commettere le azioniomici<strong>di</strong>arie è da ricercarsi piuttosto nellafulminante violenza con cui venivano annientatitutti gli esseri viventi presenti sulla scena,compresi gli animali.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 94


Catturati separatamente, sarà il primo dei duefermato, Gary, a coinvolgere imme<strong>di</strong>atamente ilfratello, in<strong>di</strong>candolo come l’altro assassinopresente sulla scena.La coppia formata dai cugini Gore e Waterfield,ad eccezione del legame <strong>di</strong> parentela che li unisce,ha le caratteristiche <strong>di</strong> una tipica coppia <strong>di</strong>assassini seriali con movente sessuale. In questocaso, il punto <strong>di</strong> forza del soggetto “Induttore”,Waterfield, risiede nel suo status sociale superiorerispetto a quello del cugino. Gore infatti, benchésia più anziano del cugino, è un sempliceconta<strong>di</strong>no. Waterfield è uno studente ed ècapitano <strong>della</strong> squadra <strong>di</strong> football dell’istituto,gode <strong>di</strong> maggiore stima e popolarità ed èintellettualmente superiore. Si serve moltoabilmente <strong>della</strong> forza bruta e <strong>della</strong> passione per learmi del cugino, lo paga affinché gli procuri predefemminili che poi stupra e uccide. Al cuginorestano le donne “scartate”, perché giu<strong>di</strong>catetroppo vecchie o troppo poco avvenenti, el’incombenza <strong>di</strong> liberarsi dei cadaveri. Da questidettagli emerge tutta l’asimmetria del rapporto trai due: nonostante Gore sia il più forte dei due eprobabilmente il più pericoloso, si lascia ridurrepassivamente a mero strumento nelle mani delcugino, senza rendersi conto (o potersi opporre)dei rischi a cui lo espone il suo essere “cacciatore”<strong>di</strong> prede umane. Dei due sarà proprio il soggettodebole <strong>della</strong> coppia ad essere arrestato per primo,facendo seguire, come da copione, alla cattura unapiena confessione che segna la fine <strong>della</strong> carrieracriminale <strong>di</strong> entrambi.Il legame <strong>di</strong> parentela non rappresentaun’ulteriore garanzia <strong>di</strong> sicurezza per i duemembri <strong>della</strong> coppia <strong>di</strong> assassini seriali: unlegame <strong>di</strong> sangue non necessariamente implica unmaggiore grado <strong>di</strong> coesione.c) Coppie <strong>di</strong> amanti omosessualiLe coppie <strong>di</strong> serial killer nelle quali i duein<strong>di</strong>vidui sono uniti da un legame amoroso sono il13% del totale 11 . I casi riguardo ai quali si sonoraccolte informazioni utili sono soltanto quattro.Haarmann Fritz – Grans Hans;Paulin Thierry – Mathurin Jean Thierry;Lucas Henry Lee – Toole Ottis;Brown John Frank – Coetzee Samuel Jacques.In due dei casi esaminati, uno dei membri <strong>della</strong>coppia era un travestito: i casi sono quelli <strong>di</strong>Paulin–Mathurin e Brown–Coetzee,rispettivamente Paulin e Coetzee.La coppia Paulin – Mathurin si presenta comeanomala dal punto <strong>di</strong> vista <strong>della</strong> scelta dellevittime, che sono infatti <strong>di</strong> sesso opposto rispetto aquello dei due serial killer, eventualità raraquando l’assassino seriale è omosessuale. Inoltre,sono l’unica coppia <strong>di</strong> questo esiguo campione anon avere un movente sessuale. Le loro vittimetipo erano donne anziane, la cui età va da unminimo <strong>di</strong> sessanta ad un massimo <strong>di</strong>novantacinque anni, che venivano seguite edaggre<strong>di</strong>te una volta arrivate ai loro appartamenti.Le donne venivano quin<strong>di</strong> sottoposte ad una serie<strong>di</strong> efferate violenze e uccise o abbandonate perchéritenute prive <strong>di</strong> vita (sarà proprio questaeventualità a portare all’arresto <strong>di</strong> Paulin), le loroabitazioni venivano quin<strong>di</strong> saccheggiate dai dueserial killer. Quando si arriva alla cattura <strong>di</strong>Paulin, dopo l’identificazione fatta da una11 Mastronar<strong>di</strong> V., De Luca R., I Serial Killer. Chi sonoe cosa pensano? Come e perché uccidono?Lariabilitazione è possibile? Newton & Compton E<strong>di</strong>tori,Roma, 2005.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 95


sopravvissuta, il sodalizio tra i due assassiniseriali si è già rotto: paura e più probabilmenterancore, porteranno Paulin (il soggetto dominante)a coinvolgere l’ex compagno.La coppia formata da Brown e Coetzee, sebbenesimile alla precedente, rappresenta una “tipica”coppia <strong>di</strong> assassini seriali omosessuali, la cuiattenzione era rivolta a vittime dello stesso sesso,adescate nei locali per gay dal membro travestito<strong>della</strong> coppia.Il contesto nel quale agì la coppia Haarmann–Grans è la Germania (Hannover) del primodopoguerra, il caso fece molto scalpore e siconcluse con la condanna alla ghigliottina per ilsoggetto “Induttore”, Fritz Haarmann. Questi erail vero portatore del bisogno <strong>di</strong> reperire vittime(bambini o adolescenti) <strong>di</strong> sesso maschile, avevaalle spalle una lunga carriera criminale <strong>di</strong> pedofiloe svariati arresti. Haarmann è anche l’esecutoremateriale degli stupri e dei delitti, attività chesvolge in presenza del compagno, Grans, masenza la sua collaborazione materiale. Il soggetto“Indotto” ha in questo caso il compito <strong>di</strong>procacciare le giovani prede e rivenderne inseguito gli effetti personali. Grans era unomosessuale <strong>di</strong>chiarato che cercava le sue vittimenei giovani sfollati e senza tetto o famiglia cheaffollavano Hannover all’inizio degli anni ’20, dasemplice spettatore e complice, passerà ad essereistigatore dei delitti quando i beni delle vittimeapparivano particolarmente desiderabili per lui.Questo meccanismo <strong>di</strong> progressivo “svincolomorale” da parte del soggetto debole, non è raronelle coppie <strong>di</strong> assassini seriali ed è una delleennesime <strong>di</strong>mostrazioni del potenziale patogenodel Disturbo Psicotico Con<strong>di</strong>viso.Una menzione a parte merita la coppia <strong>di</strong> assassiniseriali composta da Henry Lee Lucas e OttisToole. Provenienti entrambi da contesti famigliariche è eufemistico definire degradati, erano statientrambi sottoposti ad una serie terrificante <strong>di</strong>abusi durante l’infanzia. Entrambi vittime <strong>di</strong>figure materne abusanti che avevano imposto lorol’ulteriore umiliazione <strong>di</strong> indossare abiti femminilinei loro primi anni <strong>di</strong> vita. Entrambi non hanno lapossibilità <strong>di</strong> identificarsi in una figura paternache, nel caso <strong>di</strong> Lucas, non è che un grottescorelitto in balia <strong>della</strong> crudeltà <strong>della</strong> madre e, nelcaso <strong>di</strong> Toole, un alcolizzato che si <strong>di</strong>sinteressamolto presto delle sorti del figlio. Tutti e dueavevano già ucciso prima <strong>di</strong> incontrarsi.Questa coppia <strong>di</strong> assassini seriali lascia <strong>di</strong>etro <strong>di</strong>sé vittime <strong>di</strong> entrambi i sessi e <strong>di</strong> ogni età(sebbene Lucas sembrasse preferire le donne eToole i bambini), nelle quali si può forse intuireun riflesso <strong>della</strong> promiscuità che avevano dovutosubire. Toole era il membro manifestamenteomosessuale <strong>della</strong> coppia, a tratti però tutti e duesembrano mostrare una sessualità quasiin<strong>di</strong>fferenziata. Dei due il membro dominante èsenza dubbio Lucas, Toole aveva l’ulteriore tara<strong>di</strong> un lieve ritardo mentale, era epilettico eoccasionalmente un piromane (reato per cuiarriverà alla cattura), dei due è anche l’unico amettere in atto comportamenti cannibalici sullesue vittime. Catturati separatamente, entrambi unavolta in carcere danno segni <strong>di</strong> scompenso ecominciano una serie <strong>di</strong> lunghe e controverseconfessioni, nelle quali l’uno coinvolge l’altro inmolti dei crimini commessi. Nonostante questo, illegame che c’è tra i due non sembra esseresostanzialmente compromesso: le confessioni nonsi configurano infatti come accuse incrociate,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 96


volte ad addossare al compagno i delitti a loroimputati. Non si trova rancore tra i due, ma solouna quieta rassegnazione e una accettazionedell’inevitabile esito delle loro azioni. Lepeculiarità del background <strong>di</strong> questi due serialkiller meritano attenzione in quanto sono ilterreno comune su cui si è sviluppato il loroparticolarissimo delirio con<strong>di</strong>viso, non comereazione ma piuttosto come necessariaconseguenza <strong>di</strong> quella che era stata la loropersonale storia <strong>di</strong> vita. Questa li ha portati acon<strong>di</strong>videre e a replicare ciò che veramenteconoscevano: una realtà totalmente allucinante,segnata da abbrutimento, bestialità e solitu<strong>di</strong>ne, incui l’Orrore ha rappresentato per anni l’unicacertezza <strong>della</strong> loro esistenza. Naturalmente questonon rende i loro crimini meno efferati, né tantomeno li può giustificare, ma li rendecomprensibili nel contesto in cui sono statimaturati.5. Coppie femminili.Statisticamente le coppie composte da donne sonoil gruppo meno numeroso, pari al 5%. 12All’interno <strong>di</strong> questo sottogruppo si nota la stessasud<strong>di</strong>visione che si ritrova nelle coppie composteda uomini. La casistica esaminata comprende leseguenti coppie <strong>di</strong> soggetti:De Jesus Gonzales Delfina - De Jesus GonzalesMaria (sorelle);Metyard Sarah – Metyard Morgan Sarah (madre efiglia);Sach Amelia – Walters Annie (amiche);12 Mastronar<strong>di</strong> V., De Luca R., I Serial Killer. Chi sonoe cosa pensano? Come e perché uccidono?Lariabilitazione è possibile? Newton & Compton E<strong>di</strong>tori,Roma, 2005.Graham Gwendolyn Gay – Wood Catherine May(amanti).Jennifer Furio 13 schematizza alcuni contenuti utiliper classificare le coppie <strong>di</strong> assassine seriali: talipunti saranno riproposti <strong>di</strong> seguito e confrontaticon i dati raccolti relativamente ai quattro casiesaminati.1) Anche nel caso delle coppie formate da donne,è sempre presente un membro dominante.In tre dei quattro casi analizzati è possibilerintracciare il Caso Primario: Gwendolyn Grahamrispetto a Catherine Wood; Sarah Metyard(madre) rispetto a Sarah Morgan Metyard (figlia);Amelia Sach rispetto ad Annie Walters, la menointelligente e brillante delle due, benché fosse lapiù vecchia, le sue grossolane ingenuitàcondurranno entrambe alla pena capitale.2) La componente sessuale negli omici<strong>di</strong> compiutidalle coppie <strong>di</strong> assassine seriali spesso non èfondamentale. In questi quattro casi è del tuttoassente.3) Le vittime sono spesso deboli e in<strong>di</strong>fese. Levittime <strong>della</strong> Graham e <strong>della</strong> Wood erano donnemolto anziane con demenze degenerative; levittime delle Metyard erano bambine edadolescenti, provenienti da famiglie povere,affidate loro per farle lavorare, categoria quantomai debole dal momento che l’epoca è la secondametà del ‘700 ed il luogo Londra; le vittime <strong>della</strong>Sach e <strong>della</strong> Walters erano neonati, affidati loroda ragazze madri (all’inizio del secolo scorso,sempre a Londra) convinte che le due donne neavrebbero organizzato l’adozione <strong>di</strong>etropagamento <strong>di</strong> una provvigione. La Sach si13 Furio J., Team killers. A comparative study ofcollaborative criminals, Algora Publishing, New York,2001.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 97


occupava <strong>di</strong> adescare le madri, lasciando allaWalter il compito <strong>di</strong> sopprimere i bambini e <strong>di</strong>sbarazzarsi dei cadaveri; le vittime delle sorelleGonzales erano le prostitute che lavoravano perloro e i loro figli, occasionalmente clienti chevenivano derubati (il contesto è il Messico deiprimi anni ’50).4) Spesso la natura del legame tra le donne èsessuale.5) Spesso gli omici<strong>di</strong> vengono perpetrati inambiente sanitario.6) Spesso il soggetto debole può denunciare lacompagna per gelosia, rancore o paura.Il caso Graham – Wood è esemplificativo <strong>di</strong>questi ultimi tre punti. Sia la Graham che la Wooderano infermiere e, quando si conobbero, perentrambe quella non sarebbe stata la primarelazione omosessuale. La Wood era inoltre statasposata (ed era madre) e la sua omosessualità fu lacausa <strong>della</strong> fine del matrimonio. La Graham avevauna personalità forte ed in<strong>di</strong>pendente:omosessuale <strong>di</strong>chiarata dall’età <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci anni, siera staccata presto dalla famiglia, aveva vissuto daclochard per <strong>di</strong>versi anni ed era occasionalmenteaggressiva e violenta. Per contro la Wood erasempre stata una ragazza timida ed introversa,fortemente penalizzata nelle relazioni sociali dallasua obesità. Era debole e sottomessa, con unpassato <strong>di</strong> bambina abusata e <strong>di</strong>fficilmentesarebbe arrivata ad uccidere qualcuno <strong>di</strong> suainiziativa. Di fatto fu sempre e soltanto spettatricedegli omici<strong>di</strong> compiuti dalla Graham. Il lorosodalizio si ruppe proprio a causa <strong>della</strong> suaincapacità <strong>di</strong> dare alla compagna l’estrema “provad’amore”, commettendo lei stessa un omici<strong>di</strong>o.Nel contempo la Wood, pur ammettendo aposteriori <strong>di</strong> aver sempre saputo che quello che laGraham faceva era un crimine, non vi si opporràmai e non minaccerà mai <strong>di</strong> denunciare lacompagna. Una volta separate, le motivazioni chela spingeranno a confessare sono, da un lato, iltimore che la Graham metta in atto il suoproposito <strong>di</strong> cominciare ad uccidere bambini,dall’altro, il ritorno dell’ex marito nella sua vita.E’ significativo notare come la comparsa <strong>di</strong> unafigura forte, alternativa alla Graham, spezza ilcircolo vizioso creato dal delirio con<strong>di</strong>viso dalledue. La Graham aveva nel frattempo cominciatouna nuova relazione ed era stata trasferita,lasciandosi facilmente alle spalle la Wood, senzaalcun apparente timore <strong>di</strong> essere denunciata.La possibilità <strong>di</strong> confidarsi con l’ex marito e lalontananza dall’Induttore fanno venire menoalcune delle componenti principali del DisturboPsicotico Con<strong>di</strong>viso: l’esclusività del rapporto, lasegregazione dal resto <strong>della</strong> società. Per contro,fino a quando la coppia era rimasta unita, lavischiosità del delirio era lampante: le due donnecon<strong>di</strong>videvano una sensazione <strong>di</strong> assolutaonnipotenza e non solo sulla vita delle anzianepazienti dell’ospedale. I feticci raccolti sulle scenedel crimine, i racconti delle loro imprese fatti allecolleghe testimoniano la loro sicurezza <strong>di</strong> essereimmuni e la loro per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> contatto con la realtà.6. Coppie miste.Le coppie <strong>di</strong> serial killer composte da unin<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> sesso maschile ed uno femminilerappresentano il 35% 14 del totale.Questo sottogruppo è poi ulteriormente subsegmentatonel seguente modo:14 Mastronar<strong>di</strong> V., De Luca R., I Serial Killer. Chi sonoe cosa pensano? Come e perché uccidono?Lariabilitazione è possibile? Newton & Compton E<strong>di</strong>tori,Roma, 2005.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 98


a) Coppie miste unite da un legame <strong>di</strong> parentelab) Coppie miste unite da un legame matrimonialec) Coppie formate da amanti eterosessualiCon una certa frequenza nelle coppie miste, imembri <strong>della</strong> famiglia sono tra le prime vittime.In alcuni casi il massacro <strong>della</strong> famiglia delsoggetto debole o l’”offerta” <strong>di</strong> un membro delsuo nucleo famigliare segnano l’inizio delsodalizio e sembrano sottolineare l’inizio <strong>della</strong>totale sottomissione dell’”Indotto” alla volontàdell’”Induttore”. Il membro dominante all’internodelle coppie miste è con la sola eccezione del casoBeck – Fernandez, sempre il maschio.a) Coppie miste unite da un legame <strong>di</strong> parentelaTra le coppie miste il legame <strong>di</strong> parentela èun’eventualità estremamente rara. Nei due casiqui presentati il legame è <strong>di</strong> tipo genitore/figlio e<strong>di</strong>l soggetto dominante è il maschio. Le coppieesaminate sono:Pandy Andrai – Pandy Agnes (padre e figlia);Spesivtev Lyudmilla – Spesivtev Sasha (madre efiglio).Nel caso Pandy – Pandy, il soggetto dominante, ilpadre, coinvolge la figlia prescelta in unarelazione incestuosa e nello sterminio sistematico<strong>della</strong> loro numerosa famiglia. Dagli interrogatori<strong>della</strong> figlia emerge come il padre fosse il padroneassoluto all’interno del nucleo famigliare,trattando lei e le sorellastre, avute da altre unioni,come concubine invece che come figlie. Le azioniomici<strong>di</strong>arie sono rivolte dapprima all’interno <strong>della</strong>famiglia, presumibilmente contro quei membriche si opponevano agli abusi del genitore, oavrebbero potuto opporvisi in futuro (le due moglie i figli maschi). In seguito coinvolgono donnecon cui il pastore aveva avuto una relazione e glieventuali figli che ne erano venuti.E’ interessante sottolineare che quando questacoppia <strong>di</strong> serial killer viene fermata l’”Induttore”ha ormai settanta anni e la figlia ne ha quaranta:dalla sua confessione si evince come le violenzedel padre fossero cominciate quando lei era pocopiù che tre<strong>di</strong>cenne, a riprova <strong>di</strong> quanto persistentesia la con<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> Folie à deux, se nonintervengono fattori “forti” esterni alla coppia ingrado <strong>di</strong> turbarne l’omeostasi.La coppia Spesivtev – Spesivtev è attiva inSiberia nei primi anni ’90, il Caso Primario è ilfiglio. Dalle scarse informazioni raccolte alriguardo, sembra emergere come Sasha Spesivtevfosse un serial killer che agiva con il proposito“missionario” <strong>di</strong> ripulire la società dai bambiniorfani e senza casa. Non ci sono molteinformazioni relative alla biografia <strong>di</strong> questi duein<strong>di</strong>vidui, l’unico dato certo è che il figliocoinvolge la madre nella realizzazione delle sueazioni e nelle pratiche <strong>di</strong> cannibalismo che fannoseguito all’uccisione dei bambini e che le loroattività proseguono fino al 1997. Probabilmentead adescare le vittime è la donna, che lavorava inuna scuola. Sasha viene brevemente descrittocome un “intellettuale”, con un forte rancoreverso la democrazia, autore <strong>di</strong> alcuni testifilosofici e reduce da un lungo internamento inospedale psichiatrico, in seguito ad un precedenteomici<strong>di</strong>o. Contrariamente a quanto avviene nelcaso Pandy, il soggetto debole, la madre, unavolta arrestata non <strong>di</strong>rà una sola parola che possarisultare dannosa per il figlio. Nonostante nellamaggior parte dei casi il Delirio PsicoticoCon<strong>di</strong>viso receda dopo la separazione deisoggetti, è anche possibile che questo non succedaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 99


e che quin<strong>di</strong> il legame tra i due agenti non siacompromesso e che la costruzione delirante noncrolli nemmeno in assenza dell’”Induttore”.b) Coppie miste unite da un legame matrimonialeLe coppie <strong>di</strong> assassini seriali esaminate sono leseguenti:Birnie David – Birnie Catherine;Gallego Gerald – Gallego Charlene;Bernardo Paul – Homolka Karla;West Fred – West Rosemary;Neelley Alvin – Neelley Ju<strong>di</strong>th.Questo sottogruppo è quello maggiormenterappresentato statisticamente.In tutti i casi esaminati, il movente sessualerappresenta la componente fondamentale ed èespressione <strong>di</strong>retta del bisogno <strong>di</strong> cui è portatore ilsoggetto dominante. Le vittime sono sempredonne e/o bambini <strong>di</strong> entrambi i sessi. Le vittimemaschili, se ci sono, sono circostanziali.La relazione che si instaura tra l’”Induttore” el’”Indotto” è quanto mai complessa: la moglie ècostantemente mantenuta in una posizione <strong>di</strong>inferiorità schiacciante rispetto al marito, tramiteprotratti abusi fisici e/o psichici (gli abusi fisicinon sono però una costante, ad esempio nonsembra caratterizzassero i rapporti tra i coniugiBirnie e i coniugi West). La chiave <strong>di</strong> volta è lacapacità che il soggetto dominante ha <strong>di</strong> indurrenella moglie la convinzione che lei non gli ènecessaria, che è carente (in genere nel sod<strong>di</strong>sfarlosessualmente), che per tenerlo legato a sé devedare qualcosa <strong>di</strong> più. E in questo caso il “<strong>di</strong> più”può anche essere un figlio o una sorella.Questo naturalmente non esclude affatto che ladonna abbia una partecipazione attiva non solonell’adescamento delle vittime, ma anche alleviolenze sessuali, alle sevizie e agli omici<strong>di</strong>. I casiBernardo–Homolka e Gallego–Gallego sonoesemplari in tal senso. In entrambe le situazioni,la moglie <strong>di</strong>viene oggetto e al tempo stessostrumento principale per concretizzare esod<strong>di</strong>sfare le perversioni del marito.Sia Karla Homolka che Charlene Gallego eranoragazze <strong>di</strong> buona famiglia, con un intelligenzasopra la me<strong>di</strong>a, non provenivano da contestidegradati ed erano incensurate. Apparentementenon erano soggetti deboli che vivevano ai margini<strong>della</strong> società, eppure nessuno <strong>di</strong> questi fattorisembra avere peso una volta che sono coinvoltenelle relazioni con i loro compagni.Paul Bernardo e Gerald Gallego avevano già allespalle una lunga carriera criminale, in particolareentrambi erano stupratori seriali. Entrambiprovenivano da nuclei famigliari fortementeproblematici (il padre <strong>di</strong> Gerald Gallego adesempio, aveva finito i suoi giorni sulla se<strong>di</strong>aelettrica), all’interno dei quali avevano giàsperimentato violenze fisiche e/o psicologiche eaccumulato rancore nei confronti <strong>di</strong> madri debolie sottomesse che non li avevano mai <strong>di</strong>fesi.Entrambi non risparmiano violenze <strong>di</strong> ogni tipoalle loro mogli ed è indubbio che questo abbiaavuto un peso determinante nella sottomissionedelle due donne.Saranno proprio le violenze subite a mettere fineal rapporto tra la Homolka e Bernardo: il <strong>di</strong>staccoavviene infatti durante uno dei numerosi ricoveriin ospedale <strong>della</strong> Homolka, quando la donna,supportata da un membro <strong>della</strong> sua famiglia, escedall’influenza nefasta del marito e confessa icrimini commessi.Probabilmente la decisione <strong>di</strong> Gerald Gallego <strong>di</strong>costringere la moglie ad un’interruzione <strong>di</strong>Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 100


gravidanza è uno dei fattori che mettono fine alloro sodalizio: nel momento in cui la poliziaarriva a sospettarli per la prima volta, Charlene ènuovamente incinta (il loro primo e unico figlionascerà in carcere) e non appena viene interrogatarende una piena confessione che porta allacondanna a morte del marito.Una volta avvenuta la separazione, in tutti e due icasi, la presa <strong>di</strong> posizione contro i mariti è netta eimme<strong>di</strong>ata: le due donne <strong>di</strong>ventano le principaliaccusatrici dei loro compagni.Nel caso Neelley–Neelley il soggetto induttore haun indubbio ascendente sulla moglie appenaquin<strong>di</strong>cenne (un<strong>di</strong>ci anni meno <strong>di</strong> lui), chetrascina con sé, coinvolgendola nella sua esistenzada vagabondo. Una volta arrestati, tra i due siscatena una vera e propria battaglia nel corso <strong>della</strong>quale cercano <strong>di</strong> addossarsi rispettivamente laresponsabilità delle violenze sessuali perpetrate adonne e bambini. A <strong>di</strong>fferenza dei casi precedenti,però, Alvin Neelley delinea la moglie come ilvero membro dominante <strong>della</strong> coppia e comeistigatrice dei crimini. Se però è indubbia lacollaborazione <strong>della</strong> Neelley ai crimini commessi,secondo la testimonianza <strong>di</strong> alcune vittimelasciate inspiegabilmente sopravvivere, è <strong>di</strong>fficilepensare che a poco più <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci anni avesse talepotere all’interno <strong>della</strong> relazione con un uomotanto più vecchio <strong>di</strong> lei. Il resoconto fatto invecedalla stessa Neelley è in linea con quelli fatti dallaHomolka e dalla Gallego: il quadro che se nericava è quello <strong>di</strong> una donna gravemente abusatadal marito e completamente sottomessa alla suavolontà.In tale senso, invece, il caso Birnie–Birnie faeccezione. Come detto in precedenza non siregistrano abusi fisici all’interno <strong>della</strong> coppia, peril resto il comportamento <strong>di</strong> David Birnie neiconfronti <strong>della</strong> moglie non fa eccezione rispetto aquello del tipico Caso Primario. Ciò che colpisceè la pervasività del delirio con<strong>di</strong>viso in questocaso, reso ancora più forte dalla <strong>di</strong>pendenza cheCatherine Birnie aveva sviluppato nei confrontidel marito, nel corso <strong>della</strong> sua intera vita. Infattinonostante una lunga separazione, un altromatrimonio, la nascita <strong>di</strong> numerosi figli, il legametra i due non viene mai messo in crisi: non appenaDavid Birnie ricompare nella sua vita, tutto<strong>di</strong>venta secondario tranne assecondare il bisognoespresso dal suo compagno <strong>di</strong> trovare donne dautilizzare come schiave sessuali. Una voltaarrestati, in seguito alla fuga <strong>di</strong> una delle lorovittime, confesseranno simultaneamente senzascambiarsi accuse, rifiuteranno ogni <strong>di</strong>fesa,accettando con rassegnazione una duplicecondanna all’ergastolo.L’estrema povertà delle relazioni <strong>della</strong> Birniedurante l’infanzia ha probabilmente fatto sì che ilfuturo marito, incontrato per la prima voltaquando aveva se<strong>di</strong>ci anni, fosse la prima eprobabilmente unica figura alla quale si eraattaccata. Ciò che infatti spesso rendeestremamente vulnerabili le donne, che <strong>di</strong>vengonole metà deboli all’interno delle coppie <strong>di</strong> assassiniseriali, è il senso <strong>di</strong> non appartenenza, <strong>di</strong> vuoto,che viene inevitabilmente colmato dallepersonalità esplosive dei loro futuri compagni.La coppia <strong>di</strong> assassini seriali formata da Fred eRose West è l’ennesima declinazione del DisturboPsicotico Con<strong>di</strong>viso, che pare quasi richiederetante categorie quanti sono i casi analizzati. Nonsi registrano abusi né violenze da parte <strong>di</strong> FredWest alla moglie Rosemary che, cometestimonieranno i figli scampati alla ferocia deiRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 101


loro stessi genitori, collaborava con entusiasmoalle violenze che venivano loro inflitte dal padre.Le do<strong>di</strong>ci vittime accertate <strong>di</strong> questa coppia <strong>di</strong>serial killer provenivano sia dal loro stesso nucleofamigliare, che dalla precedente famiglia <strong>di</strong> FredWest, oppure erano adescate offrendo un postoper passare la notte o un lavoro come baby-sitter.Sebbene Rose West sia il soggetto debole, godesicuramente <strong>di</strong> un grande potere contrattuale nellaloro relazione e può permettersi una libertà <strong>di</strong>azione che è piuttosto rara nelle coppie <strong>di</strong>assassini seriali. La sua de<strong>di</strong>zione alla causa delcompagno è tale da spingerla ad uccidere, inmodo del tutto autonomo, una delle figlie <strong>di</strong> primoletto del marito che minacciava <strong>di</strong> denunciarli.Una volta arrestati però, quella cheapparentemente era una coppia soli<strong>di</strong>ssima sisfalda molto rapidamente. La West, infatti, ripu<strong>di</strong>ail marito e questo suo repentino voltafaccia ha unesito impreve<strong>di</strong>bile: Fred West, che aveva tentato<strong>di</strong>speratamente <strong>di</strong> salvare la moglie da ogniaccusa, addossandosi ogni delitto, si suicida incarcere.Questo a riprova del fatto che c’è probabilmenteancora molto da capire riguardo alle <strong>di</strong>namichealla base del Disturbo Psicotico Con<strong>di</strong>viso.c) Coppie <strong>di</strong> amanti eterosessualiI casi analizzati sono i seguenti:Clark Douglas – Bundy Carol;Fernandez Raymond – Beck Martha;Coleman Alton – Brown Debra;Brady Ian – Hindley Myra;Starkweather Charles Raymond – Fugate CarilAnn;Todd Sweeney – Lovett Margery.La coppia Fernandez– Beck rientra nella categoriain cui il movente sessuale è assente, merita inoltreuna menzione anche perché si tratta dell’unicocaso che vede la donna nel ruolo <strong>di</strong> membrodominante. Il movente <strong>di</strong> questa coppia <strong>di</strong>assassini seriali era esclusivamente <strong>di</strong> tipoeconomico e li aveva portati ad ideare truffe aidanni <strong>di</strong> donne facoltose e sole, prevalentementevedove, selezionate in base agli annunci chelasciavano nelle rubriche per “Cuori Solitari”. LaBeck assumeva il ruolo <strong>di</strong> sorella del compagnoper poter seguire da vicino l’evolversi <strong>della</strong>relazione, poiché era ossessionata dalla gelosia edal timore che, per portare a termine con successola truffa, Fernandz fosse “obbligato” a tra<strong>di</strong>rla.Donna dal carattere forte e dal temperamentoviolento, le sue collere dovevano avere un grandeascendente su Fernandez, che non si oppone anessuna delle sue richieste dalle più grottesche(dormire con lui e la compagna <strong>di</strong> turno perassicurasi che non abbia luogo il tanto temutotra<strong>di</strong>mento), alle più estreme: i delitti sonocompiuti per volontà espressa <strong>della</strong> Beck. Unavolta arrestati, il legame tra i due non verrà maimeno e li accompagnerà fino alla condanna amorte, senza che vengano mai manifestati segni <strong>di</strong>pentimento o ce<strong>di</strong>mento.Stesso movente, esclusivamente economico,anche per la coppia Todd–Lovett. Todd, ilsoggetto dominante, era l’esecutore materiale deidelitti e l’ideatore <strong>di</strong> un ingegnoso sistema (lase<strong>di</strong>a da barbiere) per rendere inoffensive le suevittime, farne sparire rapidamente i corpi,permettendo alla compagna <strong>di</strong> spogliarli concalma dei loro beni e riutilizzandone perfino iresti che venivano cucinati e rivenduti.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 102


Il caso Brady – Hindley è esemplare per quantoriguarda il peso <strong>di</strong> una (spesso solo presunta)superiorità intellettuale dell’Induttore sull’Indotto.Ian Brady aveva dapprima colpito Myra Hindleyper il suo atteggiamento <strong>di</strong>staccato e superiore,rispetto agli altri uomini che conosceva. Siinteressava <strong>di</strong> filosofia e <strong>di</strong> letteratura, scegliendoargomenti che erano funzionali ai suoi realiinteressi. Era affascinato dal Nichilismo,dall’ideologia nazista, aveva il culto <strong>della</strong>Germania hitleriana e una passione spiccatissimaper De Sade. Introdusse la Hindley a questeletture, proponendole l’immagine <strong>di</strong> un uomo conampi orizzonti culturali, con interessi (e bisogni)fuori dell’or<strong>di</strong>nario. Presto la fece sentire laprescelta, l’unica in grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre con luiquesta loro <strong>di</strong>versità dalla massa. Questo fu solo ilprimo <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> passi per arrivare alla suavera passione, la pornografia sa<strong>di</strong>ca e violenta, lapossibilità <strong>di</strong> dominare e sottomettere qualcunoattraverso il dolore che gli veniva inflitto. LaHindley non fu mai l’oggetto sessuale privilegiato<strong>di</strong> Brady, il suo ruolo fu principalmente quello <strong>di</strong>adescare vittime per Brady, <strong>della</strong> cui fine in certicasi non fu nemmeno spettatrice. Tuttavia, i“Killer <strong>della</strong> Brughiera” furono tra i primi araccogliere feticci sottoforma <strong>di</strong> registrazioni deilamenti e delle suppliche delle loro vittime, tuttegiovanissime e <strong>di</strong> entrambi i sessi. Una voltaarrestati, la Hindley non cessò mai, <strong>di</strong> lamentarela forza <strong>della</strong> presa mentale <strong>di</strong> Brady su <strong>di</strong> lei.Come Myra Hindley, anche Carol Bundy arrivò adegradare ed umiliare completamente se stessaper assecondare la volontà (e la vanità) <strong>di</strong> DouglasClark. A <strong>di</strong>fferenza <strong>della</strong> Hindley però, che eraben inserita nel tessuto sociale ed era sempre statauna ragazza popolare, la Bundy era una donnaestremamente sola, segnata da un passato <strong>di</strong> abusisubiti da un marito violento, con una scarsissimaautostima. Gli uomini tendevano ad usarla senzadarle la minima gratificazione, allontanandola nonappena pretendeva qualcosa <strong>di</strong> più. In questocontesto si inserisce Clark, la cui abilità consistenel dare a Carol Bundy tutto quello che le erastato negato per tutta la vita: non per molto,ovviamente, e ad un prezzo altissimo.La volontà <strong>della</strong> Bundy è rapidamente annullatadal bisogno che ha <strong>di</strong> non essere privata delleattenzioni del compagno, che non deve nemmenousare la forza per ottenere la sua completasottomissione e collaborazione. Le vittime <strong>di</strong>questa coppia <strong>di</strong> assassini seriali sono ragazzegiovanissime (un<strong>di</strong>ci anni la più giovane,ventiquattro la più anziana) rapite per strada,oppure vagabonde o prostitute, che <strong>di</strong>ventanol’oggetto delle fantasie <strong>di</strong> Clark che comprendonostupro, sa<strong>di</strong>smo, mutilazione, omici<strong>di</strong>o e atti <strong>di</strong>necrofilia. La Bundy collaborerà ad ognuno <strong>di</strong>questi atti, senza mai opporvisi, arrivando aduccidere autonomamente un ex amante con ilquale si era ingenuamente confidata, realizzandosolo a posteriori il suo grave errore <strong>di</strong> valutazione.E’ significativo notare come un momento <strong>di</strong>intimità con una figura maschile “forte”,alternativa a quella <strong>di</strong> Clark, abbia incrinato anchese solo momentaneamente il delirio con<strong>di</strong>viso el’abbia portata a tra<strong>di</strong>re il loro sodalizio.L’omici<strong>di</strong>o, è però il motivo che la fa crollare,poiché la sua personalità non era abbastanza forteper sopportare <strong>di</strong> essere la causa primaria <strong>di</strong> morte<strong>di</strong> un altro essere umano. Una secondaconfessione fatta ad una collega, porteràall’arresto <strong>di</strong> entrambi, seguito da feroci tentavi <strong>di</strong>attribuirsi vicendevolmente ogni colpa.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 103


Nel caso Coleman–Brown e in quelloStarkweather-Fugate, i Casi Primari(rispettivamente Coleman e Starkweather)provenivano entrambi da contesti poveri edegradati (Coleman, ad esempio, era figlio <strong>di</strong> unaprostituta). Entrambi cominciano a commetterecrimini mentre sono ancora minorenni. Dei due,Coleman era quello con la carriera criminale piùlunga: classificato come stupratore seriale, era giàstato in carcere dove era emersa chiaramente lasua propensione a molestare sessualmente anchegli uomini, non aveva però ucciso nessuno fino almomento in cui comincerà il suo sodalizio conDebra Brown. Starweather, invece, aveva giàall’attivo un omici<strong>di</strong>o. In questi due casi la<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> età tra i due membri <strong>della</strong> coppia èesigua, circa tre anni, con la <strong>di</strong>fferenza cheColeman e la Brown erano già maggiorenni(venticinque e ventuno anni) mentre Starkweathere la Fugate non lo erano (<strong>di</strong>ciotto e quattor<strong>di</strong>cianni).La Brown era una ragazza benestante in procinto<strong>di</strong> sposarsi: una volta conosciuto Coleman silascia tutto alle spalle e la loro carriera criminalesi consuma in poche settimane <strong>di</strong> fuga attraversol’America, con una modalità del tutto analoga aquella <strong>di</strong> Starkweather e <strong>della</strong> Fugate, la cuifamiglia sicuramente non approvava la relazionecon Starkweather ed è proprio questo il fattore chene scatenerà il massacro.Nonostante il temperamento violento <strong>di</strong> entrambigli uomini, non risulta che le due donne subisseromaltrattamenti. La violenza che Colemanriservava solitamente alle sue compagne era agitaal <strong>di</strong> fuori <strong>della</strong> coppia e riservata alle vittimefemminili (tutte, eccetto una, <strong>di</strong> colore come i dueserial killer), <strong>di</strong> età compresa tra nove esettantasette anni. A questi agiti la Brownpartecipava spontaneamente.La Fugate ebbe una parte molto importante nelladecisione presa da Starweather <strong>di</strong> non arrendersialla polizia, convincendolo a continuare la fugafino a quando le vittime che si lasciano alle spallearriveranno ad essere un<strong>di</strong>ci. Nel loro caso non siregistrano violenze sessuali sulle vittime che sonouccise a colpi <strong>di</strong> arma da fuoco. Quando siarriverà all’arresto prenderà repentinamente le<strong>di</strong>stanze da Strakweather, abbandonandolo al suodestino, cioè la condanna a morte. Stesso epilogoper Alton Coleman, ma <strong>di</strong>fferente ilcomportamento <strong>della</strong> Brown, che con<strong>di</strong>vise finoin fondo il destino del compagno, <strong>di</strong>venendo cosìuno dei rarissimi casi in cui il membro femminileviene raccomandato per la pena <strong>di</strong> morte.7. Considerazioni sull’apporto del soggetto“indotto” al delirio omici<strong>di</strong>ario con<strong>di</strong>viso.Secondo Watzlawick 15 le relazioni che si vengonoa strutturare in una coppia <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui sonofondamentalmente <strong>di</strong> due tipi: simmetriche ocomplementari. Alla base <strong>di</strong> una relazionesimmetrica sana sta la capacità dei due partners <strong>di</strong>accettarsi vicendevolmente ognuno nella propriainterezza; in una relazione complementare sana èla capacità dei singoli <strong>di</strong> assumere ruoli <strong>di</strong>fferentima complementari, appunto, che permette adentrambi <strong>di</strong> mantenereuna equilibrata efunzionale definizione del Sé. Le patologie allabase del primo tipo <strong>di</strong> relazione sono basate sulrifiuto dell’Altro, mentre le patologie dellerelazioni complementari sono basate sulla15Watzlavick P., Helmick B. J., Jackson D.D.,Pragmatica <strong>della</strong> comunicazione umana. Stu<strong>di</strong>o deimodelli interattivi delle patologie e dei paradossi,Astrolabio, Roma, 1997.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 104


<strong>di</strong>sconferma dell’Altro. Spesso gli in<strong>di</strong>viduiinvischiati in una relazione complementarepatologica, manifestano la patologia proprioquando la relazione è in atto, rivelando che ildanno è proprio a livello del rapporto e non deisingoli in<strong>di</strong>vidui, quanto meno non <strong>di</strong> tutti e due.La relazione che sussiste tra due assassini serialiche agiscono in coppia può essere assimilata aduna relazione complementare patologica, nellaquale entrambi gli agenti hanno un ruolonecessario per il perdurare <strong>della</strong> relazione stessa.Inevitabilmente il membro forte <strong>della</strong> coppia attiramaggiormente l’attenzione su <strong>di</strong> sé, mettendo inombra l’altra metà <strong>della</strong> coppia. Spesso il soggettodebole viene percepito come un strumento passivonelle mani <strong>della</strong> sua controparte. E’ invecefondamentale indagarne l’effettivo apporto allosviluppo <strong>della</strong> Folie à deux, non solo per arrivaread una più equa attribuzione <strong>di</strong> colpa, soprattuttoper capire meglio la genesi del quadro clinico. Lanecessità <strong>di</strong> comprendere la coppia nella suainterezza era già stata sottolineata da Lasègue eFalret, che avevano subito intuito come il soggettodebole fosse quello più <strong>di</strong>fficile da afferrare.Molti dei soggetti deboli delle coppie esaminatevengono descritti come timi<strong>di</strong>, riservati, introversie tutti questi aggettivi spesso finiscono per essereerroneamente letti come sinonimi <strong>di</strong> debole efragile. In realtà questi erano sicuramente aspettidelle personalità <strong>di</strong> Catherine Wood e RosemaryWest, per fare un esempio, ma questi tratti nonerano i soli, inoltre queste non sono le sole letturepossibili: più probabilmente erano quello che davastabilità alla coppia, nel senso che bilanciavano lepersonalità profondamente antisociali dei loropartner, impedendo loro <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgregarsirapidamente. Il suici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Fred West, dopo che lasua compagna dal carcere lo aveva ripu<strong>di</strong>ato, ponemolte domande. Quanto Fred West aveva bisogno<strong>di</strong> Rosemary? Quello <strong>di</strong> Rosemary West non è unsemplice rifiuto: la donna non riconosce più alcompagno il suo ruolo e poiché la loro relazioneera esclusiva, questo <strong>di</strong>sconoscimento risultaletale. Al <strong>di</strong> fuori del loro delirio, al <strong>di</strong> fuori <strong>della</strong>relazione con Rosemary, Fred West non è niente.Il ruolo <strong>di</strong> comprimari assunto dagli in<strong>di</strong>viduideboli permette ai soggetti dominanti <strong>di</strong> viversirealmente come tali: la forza che la Grahammanifesta all’interno <strong>della</strong> coppia è sicuramente inparte dovuta proprio all’immagine <strong>di</strong> sé che leviene rimandata dalla sua compagna. Appenaprima <strong>della</strong> loro separazione, il progetto <strong>della</strong>Graham era quello <strong>di</strong> cominciare ad ucciderebambini ma, sebbene fosse stata trasferita in unnuovo ospedale e avesse una nuova compagna,tale progetto non sarà mai attuato. La sicurezzache le dava la con<strong>di</strong>visione degli omici<strong>di</strong> con laWood (e con lei sola) non era evidentemente unfattore facile da riprodurre.In altri casi è evidente come, pur restando in unaposizione <strong>di</strong> assoluta sottomissione e magari <strong>di</strong>estraneità alla violenza nel momento in cui vieneagita, la volontà del soggetto debole orientil’azione del più forte, a riprova che all’interno deldelirio nel quale l’Induttore lo ha coinvolto,l’Indotto si è comunque ritagliato un propriospazio <strong>di</strong> azione. Caril Ann Fugate, che pure erapoco più <strong>di</strong> una bambina, riesce ad impe<strong>di</strong>re perben due volte che Starkweather si arrenda allapolizia durante la loro fuga.Similmente Hans Grans si serve dell’”orco”Haarmann per averne un beneficio economico(arrivando persino ad avere voce in capitolo nellascelta delle vittime), in un contesto (la GermaniaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 105


del primo dopoguerra) nel quale la miseriasignificava senza ombra dubbio morte per stenti.Il bisogno <strong>di</strong> cui Haarmann è portatore è utileanche a Grans, in una simbiosi molto benequilibrata.Quanto detto finora non ha ovviamente lo scopo<strong>di</strong> rovesciare il punto <strong>di</strong> vista sulle coppie <strong>di</strong>assassini seriali: l’intento è solo quello <strong>di</strong>sottolineare come le possibilità <strong>di</strong> combinazione<strong>di</strong> due personalità, all’interno <strong>di</strong> quella che puòdefinirsi relazione complementare patologica,siano molteplici e tutte meritino attenzione. Anchel’in<strong>di</strong>viduo apparentemente più passivo esottomesso ha alla fine un ruolo attivo nellacostituzione del delirio omici<strong>di</strong>ario con<strong>di</strong>viso: allafine un in<strong>di</strong>viduo risponde, consapevolmente omeno, ai bisogni più profon<strong>di</strong> dell’altro. In questachiave, a mio avviso, vanno lette le azioni delsoggetto debole che lo portano ad agireautonomamente per proteggere la coppia, comefecero Carol Bundy e Rosemary West.8. Considerazioni sull’evoluzione delle peneapplicate e sulle reazioni dell’opinione pubblicain tema <strong>di</strong> coppie <strong>di</strong> serial killer.La più antica delle coppie <strong>di</strong> serial killeresaminate in questo lavoro si collocacronologicamente all’inizio <strong>della</strong> seconda metàdel 1700, a Londra. Allora il concetto <strong>di</strong> serialkiller ancora non esisteva ed era ben lungidall’essere formulato. Può sembrare retoricocominciare una frase affermando che molte cose,da allora sono cambiate, ma questa è la realtà deifatti. Tra quel fumoso scenario del ‘700 e oggi cisono quasi tre secoli <strong>di</strong> storia che hanno vistomo<strong>di</strong>ficarsi ra<strong>di</strong>calmente sia l’idea <strong>di</strong> cosa sia uncrimine che quella <strong>di</strong> ciò che si può chiamaregiustizia. Ma non solo. Anche l’idea <strong>di</strong> uomo hasubito importanti mo<strong>di</strong>ficazioni, E’ cambiatora<strong>di</strong>calmente il concetto <strong>di</strong> volontà eintenzionalità. In questi due secoli e mezzo è natae si è sviluppata la Psicoanalisi. E’ cambiatara<strong>di</strong>calmente l’idea <strong>di</strong> malattia, la “follia” hareclamato sempre maggiore attenzione, haoccupato spazi fuori e dentro gli esseri umani. Sisono aperte finestre sull’anima degli uomini dellequali non si sospettava nemmeno l’esistenza.E’ attraverso la lettura delle pene applicate allecoppie <strong>di</strong> assassini seriali che si può avere un’idea<strong>di</strong> quale fosse il contesto storico, <strong>di</strong> quale effettoabbia avuto sull’opinione pubblica e abbia ancoraoggi il verificarsi <strong>di</strong> crimini dei quali è <strong>di</strong>fficile enon sempre possibile rendere ragione. Si capiscecome si sia mo<strong>di</strong>ficato il bisogno degli uomini <strong>di</strong>trovare una spiegazione scientifica ad un’azioneincomprensibile, nel momento in cui considerareil proprio simile come “vasum <strong>di</strong>aboli” non erapiù il viatico giusto per ritrovare la serenità.Negli anni che vanno dall’inizio <strong>della</strong> secondametà del ’700 ai primissimi anni dell’800,l’Europa e l’America si trovano in pienoIlluminismo. Delle tre coppie <strong>di</strong> serial killer <strong>di</strong> cuiho raccolto informazioni (Metyard–Metyard;Todd–Lovett; Harpe –Harpe) nessuna sopravvivealla cattura. Questi in<strong>di</strong>vidui vengono estirpatidalla società con un colpo netto, inseguiti edabbattuti da una squadra armata là dove non siriesce ad assicurarli ad un tribunale. E’significativo il ruolo che deve aver giocato lacrudeltà percepita dall’opinione pubblica, unitaall’inquietu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un comportamento giu<strong>di</strong>catonon umano (troppo umano in realtà, in quantonessun animale sopprime i suoi simili solo pertrarne piacere, ma queste sono sottigliezze nonRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 106


adatte all’epoca <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>scute adesso). Lagiustizia riequilibra i piatti <strong>della</strong> bilancia, noncerca e non offre spiegazioni.Sul finire dell’700 in Germania nasce lo Sturmund Drang, che sfocerà poi nel Romanticismo.L’inquietu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> cui si parlava prima <strong>di</strong>viene<strong>di</strong>fficile da contenere, <strong>di</strong>viene centrale, <strong>di</strong>vienenecessità <strong>di</strong> indagare l’anima umana, <strong>di</strong> spingersioltre le colonne d’Ercole per trovare magariquello che non si vuole riconoscere. Di sicuro aisentimenti viene data maggiore risonanza, forse laragione fa meno luce ma il cuore scalda <strong>di</strong> più.Quello che non era concepibile <strong>di</strong>vieneinaccettabile. Delle due coppie <strong>di</strong> assassini serialidelle quali si sono trovate informazioni, soltantoun membro riesce a scivolare tra le maglie delsistema e scomparire nuovamente nel ventre <strong>di</strong>Londra. Per tutti gli altri c’è nuovamente ilpatibolo. E’ interessante sottolineare come ilgiu<strong>di</strong>zio sia particolarmente severo proprio neiconfronti <strong>della</strong> coppia femminile <strong>di</strong> assassineseriali, come se un crimine seriale perpetrato dadue donne fosse più grave <strong>di</strong> quello compiuto dadue uomini: maggiori sono l’orrore e ilturbamento generati, tanto più feroce sarà la penainflitta.E’ la Germania del primo dopoguerra ad essereteatro <strong>della</strong> azioni <strong>della</strong> prima coppia <strong>di</strong> assassiniseriali (Haarmann–Grans) uomini e amanti aiquali saranno concessi gli onori <strong>della</strong> cronacaanche al <strong>di</strong> fuori dei confini del loro stesso paese.L’opinione pubblica è nettamente schierata,Haarmann viene definito “orco” e condannato amorte. Non vengono però poste domande nésollevati dubbi sul fatto che egli possa o menoessere definito “pazzo”. In quel momento e inquel contesto, incarnava semplicemente il Male.Dalla metà degli anni ’40 e per tutti gli anni ’50 siregistra un grande cambiamento relativo allamappatura dei campi <strong>di</strong> azione delle coppie <strong>di</strong>assassini seriali. La scena si sposta dall’Europaagli Stati Uniti.La pena capitale continua ad essere la rispostaprivilegiata <strong>della</strong> società nei confronti dei criminiseriali e con caratteristiche <strong>di</strong> mostruosità. Infatti,dei <strong>di</strong>eci in<strong>di</strong>vidui che compongono le cinquecoppie prese in esame, cinque saranno giustiziati,due saranno condannati all’ergastolo, due aquaranta anni <strong>di</strong> reclusione e solo una(giovanissima) donna sconterà meno <strong>di</strong> venti anni<strong>di</strong> carcere.Si registra nel contempo un cambiamentofondamentale relativamente al peso dato alcontesto evolutivo del futuro assassino seriale,alla relazione e ai rapporti <strong>di</strong> potere che sistrutturano all’interno <strong>della</strong> coppia. A taleproposito sono estremamente significativi gli esitidei casi Lucas–Toole e Starkweather–Fugate.Lucas e Toole, nonostante una lunghissimacarriera criminale ed un numero impressionante <strong>di</strong>vittime (sul quale non si arriverà mai ad unaccordo definitivo) si videro commutare la pena <strong>di</strong>morte in ergastolo. Entrambi avevano deciso <strong>di</strong>collaborare con la polizia una volta catturati eindubbiamente questo può aver pesato sulledecisioni che furono prese riguardo alla loro sorte,<strong>di</strong>viene però <strong>di</strong>fficile pensare che, a parziale<strong>di</strong>scolpa dei due serial killer, non abbia avutoalcun peso il contesto nel quale erano cresciuti:che qualcuno insomma, senza voler negare ildolore che per anni avevano inflitto ai loro simili,riconoscesse anche quello che, in precedenza, lorostessi avevano subito.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 107


Forse proprio questo stesso ragionamentocondurrà Charles Starkweather sulla se<strong>di</strong>aelettrica, nonostante la giovane età ed il numerosensibilmente minore <strong>di</strong> vittime lasciate sulcampo.Ma è <strong>di</strong> nuovo tempo che le donne tornino a farsinotare, surclassando quasi l’immagine delmaschio come criminale per eccellenza. In Scoziavengono alla luce i crimini degli “Assassini <strong>della</strong>Brughiera”, Ian Brady e Myra Hindley. LaHindley, che <strong>di</strong> fatto non ucciderà mai nessuno,<strong>di</strong>viene la criminale più o<strong>di</strong>ata d’Inghilterra. IanBrady aveva lavorato a lungo sulla mente <strong>della</strong>Hindley e a questo va unita la relazione sessualetutta basata sul sadomasochismo che si erainstaurata fra i due: sicuramente in questo caso èlecito parlare <strong>di</strong> delirio con<strong>di</strong>viso, non <strong>di</strong> menotutto il rancore dell’opinione pubblica, così comelo sdegno e l’orrore che i loro criminisusciteranno, vengono catalizzati e amplificatidalla figura <strong>della</strong> Hindley. Il suo volto pallido, gliocchi infossati sotto la capigliatura biondo platino,<strong>di</strong>venta il volto del Male. La sua ritrovata volontàche la porta a cercare <strong>di</strong> <strong>di</strong>scolparsi almeno inparte, chiarendo quanto <strong>di</strong> lei c’era (o non c’era)davvero nei crimini commessi, non fa che attirarlecritiche sempre più aspre.Durante gli anni ’70 e ’80 negli Stati Unitiagiscono la quasi totalità delle coppie <strong>di</strong> assassiniseriali dei quali si sono trovate notizie. Le penenei confronti delle donne coinvolte si fanno piùaspre, sembra delinearsi la tendenza a nonriconoscere alle donne lo status <strong>di</strong> sesso debole,anche se nessuna donna delle coppie prese inesame sarà mai effettivamente giustiziata (ma perben due <strong>di</strong> loro, Debra Brown e Ju<strong>di</strong>th Nelley,viene caldamente raccomandata: la Neelley,processata come adulta anche se minorenne,<strong>di</strong>verrà la più giovane donna detenuta nel braccio<strong>della</strong> morte). L’ergastolo <strong>di</strong>viene la pena chericorre maggiormente, mentre la condanna amorte raggiunge più facilmente coloro che hannoal loro attivo crimini <strong>di</strong> natura sessuale (Gallego,Bittaker, Coleman, Clark).Negli Stati Uniti, nel periodo in esame, a nessuno<strong>di</strong> questi assassini seriali viene riconosciutal’infermità mentale (con la sola eccezione <strong>di</strong>Joseph Kallinger, la cui franca patologia non eramai stata messa in <strong>di</strong>scussione), benché alcunicerchino <strong>di</strong> ricorrevi per evitare l’ergastolo o lacondanna a morte.Gli anni ’90 hanno consegnato alla storia un’altracoppia <strong>di</strong> serial killer che, a <strong>di</strong>spetto del numeroesiguo <strong>di</strong> vittime, hanno catalizzato l’attenzionedell’opinione pubblica in modo del tuttosingolare: i canadesi Paul Bernardo e KarlaHomolka. Ancora una volta l’opinione pubblica siè accanita con maggiore ferocia sul membrodebole <strong>della</strong> coppia. Senza voler in alcun modonegare la responsabilità <strong>della</strong> Homolkarelativamente ai crimini a lei imputati, la suasottomissione al marito è <strong>di</strong>fficile da mettere in<strong>di</strong>scussione. Presumibilmente il poterecontrattuale <strong>della</strong> Homolka all’interno del suorapporto con Bernardo era quasi nullo. L’opinionepubblica fagociterà rapidamente tutto il materialeprodotto rispetto a “Barbie e Ken”, come eranostati soprannominati in virtù del loro bell’aspetto enon si troverà nessuno <strong>di</strong>sposto a ritenere sinceroil pentimento <strong>della</strong> Homolka. Tramite la suacollaborazione si arriverà all’arresto del marito,che era un feroce stupratore seriale molto prima <strong>di</strong><strong>di</strong>ventare un assassino, ma come era avvenuto inpassato per Myra Hindley, cercare una redenzioneRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 108


<strong>di</strong>viene il vero peccato imperdonabile <strong>di</strong> KarlaHomolka.Molto più recentemente, nel 2002, sempre negliStati Uniti, si è consumata la fulminante esanguinosa carriera omicida dei due cecchiniAllen e Malvo. Come riportato da Mastronar<strong>di</strong> eDe Luca 16 , la teoria del plagio del giovane Malvoda parte <strong>di</strong> Allen, non è stata accettata. L’uno èstato condannato all’ergastolo, nonostante fosseminorenne, l’altro raccomandato per la penacapitale. Senza voler entrare nel merito <strong>della</strong>sentenza, sembra importante sottolineare come larisposta estremamente dura <strong>della</strong> giustizia (e <strong>della</strong>società) alle azioni dei due cecchini, sia anche dacollegare al periodo <strong>di</strong> grande tensione in cui sitrovava l’America post 11 Settembre. Ilsentimento <strong>di</strong> vulnerabilità, la paranoia cheinevitabilmente avevano fatto seguito agli attentatitornano urgentemente a far avvertire tutta la loropressione nel momento in cui si presenta unanuova minaccia impreve<strong>di</strong>bile, che può colpiresenza preavviso e senza motivazione.A questo punto, forse, comprendere le realimotivazioni che avevano spinto Allen alla suaguerra personale contro un Sistema che gli avevariconsegnato l’immagine <strong>di</strong> un se stesso inutile efallito, non era una priorità per nessuno. La verapriorità era ricostruire un clima <strong>di</strong> sicurezza, làdove la sicurezza era venuta meno troppe volte ein modo troppo devastante anche a costo <strong>di</strong>perdere quello (forse poco, ma non si può essernecerti) che <strong>di</strong> un ragazzo si poteva sicuramenterecuperare.Dare una risposta forte ha avuto lo stessosignificato <strong>della</strong> corda al collo delle due Metyardnel lontano 1768: ha significato poter sprangare leporte <strong>della</strong> propria casa <strong>di</strong> notte, chiudere fuori icattivi e dormire sonni tranquilli.9. Conclusioni.A conclusione <strong>di</strong> questo lavoro, l’ottica <strong>di</strong>Watzlawick, relativamente alla comunicazioneumana e alle costruzioni <strong>di</strong> cui gli uomini siservono per organizzare il loro universo, risultanuovamente fondamentale e illuminante:”L’uomo non può sopravvivere psicologicamente[…] in un universo che per lui è assurdo” 17 . Inquesta semplice preposizione è illustrata lanecessità <strong>di</strong> una costruzione delirante per unsoggetto il cui universo ha perso ogni senso. Dicerto la capacità degli essere umani <strong>di</strong>metabolizzare avvenimenti anche devastanti nonfinirà mai <strong>di</strong> sorprendere, le possibilità“rigenerative” <strong>della</strong> psiche sono <strong>di</strong>fficilmentequantificabili e, <strong>di</strong> sicuro, un corollario <strong>di</strong> quantoaffermato è che il Disturbo Psicotico Con<strong>di</strong>viso èestremamente raro. Non ci sono in<strong>di</strong>catoriquantificabili <strong>di</strong> “cosa” e “in che misura” sianecessario allo strutturarsi <strong>di</strong> un delirio con<strong>di</strong>viso.L’unico dato certo è che coinvolge due persone:questo è il punto da cui conviene partire percercare <strong>di</strong> formulare qualche conclusione generaleutile ad ulteriori <strong>di</strong>scussioni in merito.L’incontro <strong>di</strong> due in<strong>di</strong>vidui implica semprel’entrare in contatto <strong>di</strong> due universi <strong>di</strong>fferenti: cisono i contesti in cui i due soggetti sono cresciuti,le loro storie <strong>di</strong> vita, i legami con altre persone16 Mastronar<strong>di</strong> V., De Luca R., I Serial Killer. Chi sonoe cosa pensano? Come e perché uccidono?Lariabilitazione è possibile? Newton & Compton E<strong>di</strong>tori,Roma, 2005.17Watzlavick P., Helmick B. J., Jackson D.D.,Pragmatica <strong>della</strong> comunicazione umana. Stu<strong>di</strong>o deimodelli interattivi delle patologie e dei paradossi,Astrolabio, Roma, 1997.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 109


significative, il posto che occupano nella società, iloro bisogni, le loro carenze e le loro aspettative,tutto quello insomma che orienta le loro azioni.Quando avviene il primo contatto, tutto ciò che fa<strong>di</strong> loro quelli che sono potrebbe potenzialmente<strong>di</strong>viderli, invece avviene esattamente l’opposto: ibisogni dell’uno vanno a colmare le carenzedell’altro. Quando i due futuri membri <strong>di</strong> unacoppia <strong>di</strong> serial killer si incontrano, soltanto uno<strong>di</strong> loro manifesta il bisogno che sarà all’originedel comportamento omici<strong>di</strong>ario, eventualità che,ragionevolmente, dovrebbe allontanare e nonavvicinare un soggetto ritenuto sano. Il puntocentrale è che non è il bisogno dell’”Induttore”che attira fatalmente l’”Indotto” ma esattamenteciò che lo ha portato ad essere il soggetto cheesprime tale bisogno. La personalità del soggettoforte risponde ad un bisogno specifico <strong>di</strong> cui, asua volta, è portatore il soggetto debole: ilsoggetto forte sod<strong>di</strong>sfa per primo il bisogno delsoggetto debole ma questo, inevitabilmente, ha ilsuo prezzo. La tensione che viene in questo modoalleviata crea il ponte fra gli universi dei duein<strong>di</strong>vidui, getta le basi per la futura relazione, creale premesse per far sì che l’uno sia necessarioall’altro.Inizialmente è il soggetto forte a confermare il sédell’altro. Questo meccanismo è molto evidentenei casi in cui la coppia <strong>di</strong> assassini seriali è mistae la donna è il soggetto debole: in genere la donnasi trova in un contesto <strong>di</strong> grande carenza, in cuil’unico vissuto è la frustrazione dei bisogni piùelementari e un grande senso <strong>di</strong> isolamento.Quello che il soggetto forte fa è costruire per lasua compagna un’identità alla quale lei aderisce,darle un senso, renderla parte <strong>di</strong> qualcosa, cioè<strong>della</strong> loro relazione che, poiché prima <strong>di</strong> essa nonc’era niente, <strong>di</strong>viene per forza <strong>di</strong> cose tutto. E’questo il momento in cui il soggetto induttore puòmanifestare il suo personale bisogno, questa è lachiave del suo ascendente sull’”Indotto”. Ilbisogno del membro forte <strong>della</strong> coppia quin<strong>di</strong> puòanche non avere nulla a che fare con quello delmembro debole, ma la sua sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong>vienela “con<strong>di</strong>tio sine qua non” per non perdere ibenefici che la relazione comporta.In nessuno dei casi esaminati il soggetto debolearriva spontaneamente a denunciare il CasoPrimario, anche se l’occasione si presenta, talvoltain modo assolutamente plateale. La violenza agitadal soggetto forte all’interno <strong>della</strong> coppia, se è undeterrente che non si può assolutamentesottovalutare, non è tuttavia una spiegazione chebasta a se stessa.Sarebbe però un errore ritenere che sia solamenteuna situazione <strong>di</strong> carenza ad essere terreno fertileper la Folie à deux. Spesso anche il Narcisismogioca un ruolo fondamentale. Del NarcisismoMaligno alla base del comportamento <strong>di</strong> moltiserial killer, si è detto molto, questo aspetto peròriguarda maggiormente la relazione tra il serialkiller e la sua vittima. Quello che premesottolineare è la componente più “sana” <strong>di</strong> questasituazione. Nella relazione tra alcune coppie <strong>di</strong>assassini seriali è innegabile come il fatto <strong>di</strong>essere “scelto” dal soggetto forte sia fonte <strong>di</strong>grande gratificazione per il soggetto debole. Nonsi tratta qui <strong>di</strong> un meccanismo che funziona inmodo patologico, ad essere patologiche sono leconseguenze.Quando entrambi i soggetti coinvolti fanno parte<strong>di</strong> una sottocultura criminale il meccanismo <strong>di</strong>svincolo morale (così come teorizzato daBandura) è presumibilmente più semplice, inRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 110


quanto le resistenze da vincere sono molto minori.Questo è imme<strong>di</strong>atamente evidente soprattuttonelle coppie <strong>di</strong> assassini seriali formate da uomini.In queste coppie, con rarissime eccezioni (comead esempio il duo “Ludwig” o le coppie in cui imembri sono uniti da un legame genitore–figlio),tutti e due i membri hanno una lunga carrieracriminale alle spalle e, in genere, i soggetti“Induttori” hanno già ucciso in precedenza. Ladevianza quin<strong>di</strong> è il terreno comune sul qualecomincia a strutturarsi la relazione che sicaratterizza quin<strong>di</strong> come esclusiva, non <strong>di</strong> radosegreta. I due soggetti in questo caso fanno giàparte <strong>di</strong> un’“altra società”, con regole e conpriorità <strong>di</strong>verse. Nei casi in cui i due soggetti sonogià stupratori seriali o pedofili, comunque autori<strong>di</strong> crimini molto gravi, si sviluppa una specie <strong>di</strong>fratellanza fra <strong>di</strong> loro. C’è sempre un CasoPrimario, ma il compagno si caratterizza semprepiù come un braccio destro. In questo caso anchela risposta espulsiva che la società dà agliin<strong>di</strong>vidui che si macchiano <strong>di</strong> crimini <strong>di</strong> questanatura contribuisce a rinsaldare il rapporto. Lasegregazione e l’isolamento avvengono quin<strong>di</strong> inmodo quasi naturale, anche se <strong>di</strong>vengono poiprogressivi.Nelle coppie miste in cui il soggetto debole nonera già classificato come deviante è molto piùfacile identificare il progressivo estraniarsi <strong>della</strong>coppia dalla realtà circostante, processo che sicompie sia a livello fisico che, soprattutto,mentale. A livello fisico in quanto più la natura<strong>della</strong> coppia è riservata, meno sono le suerelazioni con l’esterno, minore è il rischio che cisiano fughe <strong>di</strong> notizie (o <strong>di</strong> vittime sopravvissute).Altrettanto necessaria è la povertà <strong>di</strong> sollecitazioniprovenienti dalla realtà. Anche in questo caso ilmeccanismo è più facile da comprendere seriferito alle coppie miste in cui il soggetto debole,inizialmente, non è un deviante. Essere integratinella società significa avere degli obblighi bendefiniti verso <strong>di</strong> essa, la vita in comune ha le sueregole che non possono essere <strong>di</strong>sattese, penal’esclusione. Ma l’esclusione è soltanto l’esitofinale <strong>di</strong> un processo che procede per gra<strong>di</strong>, che èsoggetto a revisione, che prevede la curiosità neiconfronti del <strong>di</strong>verso, prima <strong>della</strong> sua espulsione.E attirare troppo l’attenzione è senza dubbio unlusso che una coppia <strong>di</strong> serial killer non si puòpermettere. Inoltre essere inseriti in un gruppovuole anche <strong>di</strong>re potersi confrontare con altripunti <strong>di</strong> vista, significa vedere il proprio modo <strong>di</strong>agire rinforzato o riprovato dai propri pari.Significa trovare altri mo<strong>di</strong> (tanti altri mo<strong>di</strong> leciti)per sod<strong>di</strong>sfare un bisogno. Tutti questi fattori sonoletali per il Disturbo Psicotico Con<strong>di</strong>viso.Nelle coppie composte da in<strong>di</strong>vidui devianti,entrambi hanno già sperimentato cosa significaessere espulsi dalla società con il marchio <strong>di</strong>“indesiderabili”, in alcuni casi è già statasperimentata la punizione per i propricomportamenti devianti: cioè i soggetti noncercano la comunione con i propri simili poichésanno che la convivenza, secondo la legge, èimpossibile. Nell’altro caso invece il soggettodebole va sra<strong>di</strong>cato progressivamente dal suotessuto sociale, allontanato da tutti quei fattori <strong>di</strong><strong>di</strong>sturbo, quali l’opinione <strong>di</strong> una personasignificativa e il suo appoggio, le reazioni <strong>di</strong>sdegno e <strong>di</strong> orrore, le reazioni <strong>di</strong> compassioneverso le vittime, la presa <strong>di</strong> coscienza relativa alrischio <strong>di</strong> una punizione per i crimini commessi,che potrebbero letteralmente farlo tornare in sé.Isolamento e segregazione fanno sì che l’unicaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 111


persona alla quale l’Indotto può rivolgersi allafine è proprio quella responsabile <strong>della</strong> suacon<strong>di</strong>zione.Di certo casi come Clark–Bundy, Graham–Wood,Bernardo–Homolka e Gallego–Gallego<strong>di</strong>mostrano che ci si può abituare a tutto, anche aseviziare e uccidere, ma una parte <strong>della</strong> coscienzadel soggetto Indotto rimane libera, anche se comeschiacciata sotto il peso del delirio con<strong>di</strong>viso,pronta a risvegliarsi con la giusta sollecitazione.L’intrusione <strong>della</strong> realtà esterna, sotto forma <strong>di</strong>una persona estranea con la quale potercon<strong>di</strong>videre una comunicazione, nel mondoprivato <strong>della</strong> coppia <strong>di</strong> assassini seriali è senzaeccezioni la fine <strong>della</strong> coppia stessa.Un’altra considerazione importante da fare è ilruolo che gioca l’amore all’interno <strong>della</strong> relazionetra due serial killer. Di sicuro l’esistenza <strong>di</strong> unlegame amoroso tra i due in<strong>di</strong>vidui (sia che sitratti <strong>di</strong> una coppia eterosessuale cheomosessuale) non garantisce maggiore stabilitàalla coppia, nemmeno se il legame è <strong>di</strong> tipomatrimoniale. Può forse essere vero il contrario:all’interno delle coppie <strong>di</strong> assassini seriali l’amoreè un sentimento destabilizzante, richiede unnutrimento che inevitabilmente contrasta con ilbisogno primario del soggetto forte. Sicuramentenella quasi totalità dei casi il sentimento amorosoè uni<strong>di</strong>rezionale: non è escluso che l’Indotto amil’induttore, ma quasi sempre non è vero ilcontrario. Per l’Induttore la relazione si configurainevitabilmente come una relazione sessuale. Dicerto la convinzione <strong>di</strong> essere amati dal proprioInduttore <strong>di</strong>viene alla fine una necessitàfondamentale per la sopravvivenza <strong>della</strong>relazione, quando non resta veramente niente altroa cui ci si possa aggrappare, ma in genere quandola coppia omicida arriva in questa fase è prossimaal suo “canto del cigno”, perché significa che aduna delle due parti in causa serve una ragione percontinuare: la ricerca <strong>di</strong> un motivo prevede unamente pensante. In questa ottica le coppie unite daun legame <strong>di</strong> amicizia virile o, meglio ancora,quelle in cui al sentimento si unisce la necessità <strong>di</strong>trarne un profitto sono quelle più stabili elongeve: la coppia Todd–Lovett (anche se ilcontesto non può essere paragonato a quellocontemporaneo) esercitò la sua lucrosa attività <strong>di</strong>riven<strong>di</strong>ta degli effetti personali delle vittime perquasi se<strong>di</strong>ci anni e la coppia Metyard–Metyard(con le stesse annotazioni riguardo al contestostorico) “sistemò” orfanelli per <strong>di</strong>eci anni; lesorelle Gonzales sfruttarono ed eliminarono leprostitute che lavoravano per loro per tre<strong>di</strong>ci anni.Un altro importante capitolo relativo al DisturboPsicotico Con<strong>di</strong>viso è quello che coinvolge lafamiglia. Nel caso delle coppie <strong>di</strong> assassini serialil’eventualità che un nucleo famigliare siacoinvolto è estremamente alta. Il fatto che ilsoggetto debole abbia una famiglia rappresenta ungrave fattore <strong>di</strong> rischio per la Folie à deux, poichéfamiglia significa figure significative, affetti,relazioni intense. Il massacro <strong>della</strong> famiglia <strong>di</strong>origine o “l’offerta” simbolica <strong>di</strong> un membro <strong>della</strong>famiglia sono meccanismi <strong>di</strong> ulterioresegregazione che il Caso Primario può operare perassicurarsi una presa ancora più salda sul soggettodebole: reciso il legame <strong>di</strong> sangue alle sue spallenon resta veramente nulla (ve<strong>di</strong> Bernardo–Homolka e Starkweather–Fugate).Una nota a parte merita invece l’osservazione cheraramente le unioni <strong>di</strong> assassini seriali sonogenerative. In alcuni casi il soggetto debole ha giàuna famiglia: Catherine Birnie aveva ad<strong>di</strong>ritturaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 112


sei figli, anche Carol Bundy e Catherine Wooderano state sposate ed erano madri. L’esplodere<strong>della</strong> relazione delirante ha sempre un effettodeleterio sulla prole già esistente che, nellamigliore delle ipotesi, viene abbandonata al suodestino. Ma il fattore maggiormente degno <strong>di</strong>interesse è che, a <strong>di</strong>spetto <strong>della</strong> sessualitàesplosiva dei Casi Primari, non vengono generatifigli all’interno <strong>della</strong> coppia <strong>di</strong> serial killer. Leuniche eccezioni sono i coniugi West, i coniugiNeelley e i coniugi Gallego, ma è doveroso notarecome, in questo ultimo caso, il figlio fosseassolutamente non programmato e non desideratodal soggetto dominante.L’eventualità che il soggetto debole sia obbligatoa “stare al suo posto” anche con l’uso <strong>della</strong>violenza si verifica, in modo eclatante, solo nellecoppie miste. Le violenze a cui sono sottoposte ledonne (nel caso delle coppie omosessuali maschilinon sono state reperite notizie <strong>di</strong> maltrattamenti alsoggetto debole; nel caso dell’unica coppiaomosessuale femminile, i frequenti litigi fra laGraham e la Wood erano “ad armi pari”, motivatipiù che altro dalla gelosia) arrivano talvolta alivelli che è impossibile ignorare, per cui è<strong>di</strong>fficile comprendere cosa effettivamente abbiatrattenuto il soggetto debole invischiato per uncosì lungo arco <strong>di</strong> tempo in un rapporto cheavrebbe potuto, in qualsiasi momento e perqualsiasi motivo, avere un esito fatale. La rispostaè probabilmente una delle chiavi <strong>di</strong> volta delDisturbo Psicotico Con<strong>di</strong>viso: come se ci fosse unsilenzioso contratto tra i due soggetti, i cui terminisono noti soltanto a loro, e sono tali per cui lamaggior parte degli esseri umani sarebbero portatial rifiuto. Eppure è un fatto che la violenza non hamai esito fatale all’interno <strong>della</strong> coppia <strong>di</strong>assassini seriali. Se si confronta questo fattore conla condotta omici<strong>di</strong>aria, con il passato e il presentedei Casi Primari, con la loro aspettativa neiconfronti del futuro, questo dato hadell’incre<strong>di</strong>bile. E’ questo l’in<strong>di</strong>catore più forte,anche se magari <strong>di</strong>fficile da cogliere, <strong>della</strong>fondamentale reciprocità che lega l’Induttore el’Indotto. C’è un limite che il Caso Primario sa,anche se magari inconsciamente, <strong>di</strong> non doversuperare, entro il quale tutto è permesso:oltrepassare quel limite significa <strong>di</strong>struggerel’integrità <strong>della</strong> coppia, significa la fine <strong>di</strong> tutti edue.La violenza, in particolar modo quella subitaprima dell’inizio <strong>della</strong> relazione <strong>della</strong> coppia <strong>di</strong>serial killer, è un altro dei punti fondamentali daconsiderare nella <strong>di</strong>samina <strong>di</strong> questo fenomeno. ICasi Primari provengono, quasi senza eccezioni,da contesti famigliari in cui subivanoquoti<strong>di</strong>anamente violenze. In molti casi, una realtàfondata sull’abuso intrafamigliare è la sola cheabbiano sperimentato e conosciuto. Del contestofamigliare al quale sopravvissero (è il caso <strong>di</strong><strong>di</strong>rlo) Lucas e Toole si è già parlato; il padre <strong>di</strong>Gerald Gallego finì i suoi giorni sulla se<strong>di</strong>aelettrica; Alton Coleman e Kenneth Bianchi eranofigli <strong>di</strong> prostitute, Joseph kallinger era a sua voltafiglio <strong>di</strong> un genitore gravemente abusante, CharlesStarkweather proveniva da un contesto famigliarepoverissimo <strong>di</strong> mezzi e <strong>di</strong> affetti; DouglasGretzler proveniva dal Bronx e la sua famiglia, semai ne aveva avuta una, si era <strong>di</strong>menticata presto<strong>di</strong> lui; Leonard Lake e David Birnie provenivanoda nuclei nei quali c’erano soggetti molestatori eabusanti, fratelli o padri che fossero. Quantoriportato è in linea con il dato statistico che vedeun’elevata percentuale <strong>di</strong> traumatizzati cranici traRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 113


gli assassini seriali, dai casi esaminati emergeinfatti come molti dei soggetti dominanti abbainoavuto un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> grave lesione cranica, seguitaanche da qualche giorno <strong>di</strong> coma. Un altro dato inlinea con le statistiche riguardanti i serial killer èquello riguardante l’enuresi notturna, fenomenoricorrente anche nella casistica esaminata nelpresente stu<strong>di</strong>o.Diverso il <strong>di</strong>scorso relativo alla violenza perquanto riguarda i soggetti deboli, primadell’incontro con il Caso Primario. Si verificainfatti una <strong>di</strong>cotomia abbastanza netta: da un lato isoggetti provenienti da contesti in cui avevano giàsperimentato abusi, dall’altro quelli provenienti danuclei famigliari dei quali si può sicuramenteescludere che sottoponessero a violenze le partiinteressate. Un’ulteriore precisazione va fattarelativamente ai soggetti deboli che già avevanosperimentato abusi: non è sempre chiaro se questirisalgano all’infanzia. In alcuni casi gli abusi sicollocano all’interno <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> coppia, primadell’incontro con il futuro soggetto Induttore.Di sicuro l’instaurarsi <strong>di</strong> un delirio che abbiacome corollario la morte violenta <strong>di</strong> altri esseriumani è un evento che cancella in un colpo solotutta la storia passata degli in<strong>di</strong>vidui coinvolti e limette nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> non avere più una realtàalla quale fare ritorno. Uno degli ultimi punti cherestano da sviluppare è appunto quello che resta“dopo”, quando alla carriera <strong>di</strong> una coppia <strong>di</strong>assassini seriali viene messa la parola fine e lacomunità richiede, a sua volta, la sua libbra <strong>di</strong>carne.Del fatto che laddove c’era un ponte poi si crei unbaratro si è già detto <strong>di</strong>ffusamente. Questaevoluzione poi non è così incomprensibile: quelloche era necessario <strong>di</strong>venta rapidamente tossico.L’analisi va nuovamente concentrata sul soggettodebole in quanto il Caso Primario,sostanzialmente, non ha subito trasformazioni.Egli è stato il motore del delirio omici<strong>di</strong>ariocon<strong>di</strong>viso, l’arresto non mo<strong>di</strong>fica il suo bisogno,se mai gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfarlo, in ogni casonon ne mo<strong>di</strong>fica le priorità più profonde. Questoovviamente non esclude che il soggetto realizzipienamente quale è la sua nuova con<strong>di</strong>zione, chetenti <strong>di</strong> evitare la condanna a morte o una penainterminabile da scontare, si tratta però <strong>di</strong>procrastinare un bisogno fondamentale, non <strong>di</strong>annullarlo. Questo è anche in linea con il datostatistico che vede la maggior parte dei serialkiller in grado <strong>di</strong> intendere e volere, in grado <strong>di</strong><strong>di</strong>stinguere il bene dal male, <strong>di</strong> rendersi conto chele loro azioni rappresentano crimini per i quali èprevista una punizione.Per il soggetto indotto però la fine del sodaliziocon il Caso Primario rappresenta un nuovostravolgimento del proprio universo, rappresentauna nuova per<strong>di</strong>ta totale <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> riferimento.Se, tuttvia, l’instaurarsi <strong>di</strong> un delirio richiede untempo fisiologico variabile ma abbastanza lungo,il ritorno alla norma è spesso repentino. E’ unareazione dalla quale spesso <strong>di</strong>pende la vita delsoggetto debole: più rapido è il ritornoall’autonomia mentale e più tempo c’è perelaborare una strategia <strong>di</strong>fensiva, nei termini <strong>di</strong>una immagine <strong>di</strong> sé accettabile da proporre allacomunità: l’unica speranza risiedenell’in<strong>di</strong>viduare qualcuno a cui attribuire lamaggior parte dei peccati da scontare. Negoziareil <strong>di</strong>ritto ad occupare nuovamente un posto nellasocietà civile si rivela sempre una trattativadolorosa e complicata, destinata molto spesso afallire.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 114


La prima cosa che la comunità richiede a questiin<strong>di</strong>vidui così macroscopicamente devianti è unsegno <strong>di</strong> pentimento (salvo poi riservarsi il <strong>di</strong>ritto<strong>di</strong> considerarlo falso e opportunistico). Eppurequesta eventualità è veramente remota. Nellacasistica esaminata ovviamente gli esempi <strong>di</strong>frenetici tentativi <strong>di</strong> accollare le colpe all’uno oall’altro non mancano, così come i tentativi <strong>di</strong>invocare a propria <strong>di</strong>scolpa una non megliodefinita malattia mentale o un passato <strong>di</strong> abusisubiti (cosa che spesso risponde a verità),mancano invece genuini segni <strong>di</strong> pentimento e <strong>di</strong>dolore per il danno arrecato. Non ci si riferisceovviamente ai Casi Primari ma ai soggetti deboli.Scorrendo l’elenco delle violenze fatte subire apersone inermi è agghiacciante notare come tuttoquesto dolore sembri non avere spessore proprioagli occhi <strong>di</strong> chi lo ha inflitto.E’ interessante rilevare come il tasso <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>all’interno delle coppie <strong>di</strong> assassini seriali siaestremamente basso, eppure sarebbe logicoaspettarsi reazioni più estreme dato il caricoemotivo che questi soggetti si trovano asperimentare.I casi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o incontrati nell’esame <strong>della</strong> miacasistica si contano sulle <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una mano e sono iseguenti:Fred West; Joseph Kallinger (ma non tutti i testiconsultati sono concor<strong>di</strong>; <strong>di</strong> fatto Kallinger avevaalle spalle una serie davvero lunga <strong>di</strong> agitianticonservativi); Leonard Lake (il suici<strong>di</strong>o <strong>di</strong>Lake non sembra riconducibile ad una presa <strong>di</strong>coscienza <strong>della</strong> gravità dei crimini commessi,sembra piuttosto configurarsi come unaGötterdämmerung); Samuel Jacques Coetzee;Margery Lovett, suicida in carcerepresumibilmente per evitare l’impiccagione.E’ inevitabile che la comunità che ha ricevuto laferita da parte dei serial killer, pretenda un altorisarcimento. La sod<strong>di</strong>sfazione per il dannoarrecato può arrivare alla fine a con<strong>di</strong>viderne lanatura in modo molto inquietante. E una dellechiavi <strong>di</strong> lettura fondamentali <strong>della</strong> risposta <strong>della</strong>società a in<strong>di</strong>vidui come gli assassini seriali èproprio l’inquietu<strong>di</strong>ne, la destabilizzazione chegenerano con le loro azioni. Questo tipo cosìpeculiare <strong>di</strong> devianza impone un’attentariflessione. Così come esistono i gruppi, esistonole norme che questi si sono date e, così comeesistono le norme, c’è modo e modo <strong>di</strong>infrangerle. La reazione <strong>della</strong> comunità ad un attodeviante <strong>di</strong>viene una componente fondamentale<strong>della</strong> devianza stessa. Anche la reazione quin<strong>di</strong> sirivela problematica e, come nota acutamenteBecker, la misura in cui un atto sarà consideratodeviante <strong>di</strong>pende anche da chi commette l’attostesso e da chi si sente leso da esso 18 . Quello checolpisce nel caso delle coppie <strong>di</strong> serial killer èquanto la comunità si senta chiamata in causa elesa nella sua totalità. Più che mai il lutto per levittime degli assassini seriali appartiene a tutti. Ilnon percepire chiaramente il movente,l’impossibilità <strong>di</strong> arrivare a pre<strong>di</strong>re chi potrebbeessere il prossimo, la <strong>di</strong>fficoltà ad in<strong>di</strong>viduare “icomportamenti a rischio da evitare”, l’incapacitàinsomma <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare una regola esternaall’azione omici<strong>di</strong>aria stessa, generano panico.Le capacità mimetiche dei serial killer, uniteall’evidenza che spesso sono soltanto gli erroriche loro stessi commettono, non la competenzadelle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne, a mettere fine alla lorocarriera criminale, generano interrogativiinquietanti riguardo alla sicurezza sociale.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 115


Nei casi in cui ad agire è una coppia si pone unulteriore problema relativo al potere che unin<strong>di</strong>viduo deviante, come un serial killer, puòarrivare ad esercitare su un in<strong>di</strong>viduo ritenutosano. Il serial killer, nella sua accezione classica<strong>di</strong> “predatore solitario”, è più agevolmenteclassificato “mostro”. Le sue azioni, una voltaclassificate perverse, una volta realizzato che sonocontro ogni morale ed ogni etica, implicano ungiu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> valore che viene successivamenteattribuito al soggetto stesso.Il soggetto debole sfugge però a questaclassificazione: è ancora troppo vicino alla societàche lo espelle, troppo pericolosamente “normale”.Per questo probabilmente la reazione <strong>della</strong>comunità nei confronti <strong>di</strong> questi in<strong>di</strong>vidui è piùferoce: là dove la Giustizia riconosce loro il dannosubito (prima <strong>di</strong> quello inflitto), mitigando quin<strong>di</strong>la punizione da infliggere, i loro simili si fermano.Perché, alla fine, quello che davvero spaventa èandare a caccia <strong>di</strong> mostri e trovare soltantouomini.Bibliografia.• Accorsi A., Centini M., La sanguinosa storiadei serial killer. I casi più inquietanti chehanno terrorizzato l’Italia del XIX e XXsecolo, Newton & Compton E<strong>di</strong>tori, Roma,2003.• Becker H. S., Outsiders. Saggi <strong>di</strong> sociologia<strong>della</strong> devianza, E<strong>di</strong>zioni Gruppo Abele,Torino, 1987.• Bruno F., Marazzi M., Inquietu<strong>di</strong>ne omicida. Iserial killer: analisi <strong>di</strong> un fenomeno, Phoenix,Roma, 2000.• Cave N., E l’asina vide l’angelo, OscarMondadori, Milano, 2002.• Coda S., Coppie criminali, Centro ScientificoE<strong>di</strong>tore, Torino, 2001.• Cox M., Henry Lee Lucas, I libri neri, Roma,1993.18 Becker H. S., Outsiders. Saggi <strong>di</strong> sociologia <strong>della</strong>devianza, E<strong>di</strong>zioni Gruppo Abele, Torino, 1987.• De Luca R., Anatomia del serial killer 2000.Nuove prospettive <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e intervento perun’analisi psico-socio-criminologicadell’omici<strong>di</strong>o seriale nel terzo millennio,Giuffrè, Milano, 2001.• D’Introno N., Mastronar<strong>di</strong> V., “EscursusStorico sulla Mariuana”, Rassegna <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>Psichiatrici, vol. LXXII, fasc. n. 2, Agosto1984.• Fornari U., Trattato <strong>di</strong> Psichiatria Forense,Utet, Torino, 2004 (III ed.).• Fornari U., Birkhoff J., Serial Killer, CentroScientifico E<strong>di</strong>tore, Torino, 1996.• Foucault M., Storia <strong>della</strong> follia nell’etàclassica, Einau<strong>di</strong> Torino, 1974.• Foucault M., Sorvegliare e punire. Nascita<strong>della</strong> prigione, Einau<strong>di</strong>, Torino, 1976.• Furio J., Team killers. A comparative study ofcollaborative criminals, Algora Publishing,New York, 2001.• Giovannini F., Serial Killer. Guida ai gran<strong>di</strong>assassini nella storia del cinema, Datanews,Roma, 1994.• Gulotta G., Elementi <strong>di</strong> psicologia giuri<strong>di</strong>ca e<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto psicologico, Giuffrè, Milano, 2000.• Holmes R. M., Holmes S. T., Omici<strong>di</strong> seriali,Centro Scientifico E<strong>di</strong>tore, Torino, 2000.• Klein S., Twiss M., I personaggi più malvagi<strong>della</strong> storia. Un’agghiacciante catalogo degliorrori che gli esseri umani sono capaci <strong>di</strong>commettere, Newton & Compton E<strong>di</strong>tori,Roma, 2005.• Lasègue C., Falret J., « La folie à deux, oufolie communiquée », Annales Me<strong>di</strong>co-Psychologiques, XVIII, Novembre 1877 [trad.inglese <strong>di</strong> Richard Michaud, AmericanJournal of Psychiatry, suppl. al vol. 121, n. 4,1964, pp. 2-18].• Mastronar<strong>di</strong> V., Filmtherapy. I film che tiaiutano a stare meglio, Armando E<strong>di</strong>tore,Roma, 2005.• Mastronar<strong>di</strong> V., Le strategie <strong>della</strong>comunicazione umana. La persuasione, leinfluenze sociali, i mass me<strong>di</strong>a, FrancoAngeli,Milano, 2003.• Mastronar<strong>di</strong> V., Manuale per operatoricriminologici e psicopatologi forensi, Giuffrè,Milano, 2001.• Mastronar<strong>di</strong> V., De Luca R., I serial killer.Chi sono e cosa pensano? Come e perchéuccidono? La riabilitazione è possibile?Newton & Compton E<strong>di</strong>tori, Roma, 2005.• Mastronar<strong>di</strong> V, Desimoni LM, Ventura N.“Imputabilità, coscienza morale epsicopatologia. Profili comparatisticiRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 116


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Organizzazione spaziale e reti comunitarie come strategie <strong>di</strong> contrasto allacriminalità urbana ∗Wagner Batella • e Corinne Julie Ribeiro Lopes ∗RiassuntoQuesto articolo presenta una riflessione sul ruolo <strong>della</strong> popolazione e <strong>della</strong> sua organizzazione spaziale nel contrasto allacriminalità urbana. Vi è una ricca bibliografia che tratta <strong>di</strong> tematiche quali il senso <strong>di</strong> appartenenza, la comunità e lerelazioni comunitarie intese come modo <strong>di</strong> organizzare un gruppo <strong>di</strong> persone per contrastare i fenomeni criminali;tuttavia, anche ammettendo che lo spazio giochi un ruolo <strong>di</strong> grande importanza in questi processi, si rileva una carenza<strong>di</strong> lavori che hanno come focus tale questione. Per portare avanti questo approccio, si propone, quin<strong>di</strong>, un lavoro su due<strong>di</strong>rezioni. La prima si in<strong>di</strong>rizza verso la <strong>di</strong>mensione teorica <strong>della</strong> relazione crimine-spazio, sottolineando il ruolo <strong>della</strong>geografia del crimine nel contrasto al crimine urbano. In un secondo momento, si vuole presentare uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> casorelativo alla costituzione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> vicinato attivo su un territorio specifico, un quartiere <strong>della</strong> città <strong>di</strong> Belo Horizontein Brasile, con l’intento <strong>di</strong> valutare questa esperienza <strong>di</strong> lotta alla criminalità urbana. I risultati mostrano come lo spaziosia una <strong>di</strong>mensione importante negli stu<strong>di</strong> sulla criminalità e in quelli sul suo contrasto.RésuméCet article présente une réflexion sur le rôle de la population et de son organisation dans l’espace pour combattre lacriminalité urbaine. Il existe une riche bibliographie sur le sens d’appartenance, la communauté et les relationscommunautaires vues comme un moyen d’organiser un groupe de personnes pour combattre les phénomènes criminels.Toutefois, même s’il faut admettre que l’espace joue un rôle majeur dans ces processus, il est regrettable de mettre enévidence que peu d’études mettent l’accent sur cette question.Pour aborder cette approche, les auteurs proposent donc un travail dans deux <strong>di</strong>rections. La première s’adresse à la<strong>di</strong>mension théorique de la relation entre crime et espace, soulignant le rôle de la géographie du crime pour combattre lacriminalité urbaine. Avec la deuxième, les auteurs présentent une étude de cas relative à la création d’un réseau devoisins sur un quartier de la ville de Belo Horizonte au Brésil, dans le but d’évaluer cette expérience en matière de luttecontre la criminalité urbaine.Les résultats montrent que l’espace est une <strong>di</strong>mension prépondérante dans les études sur la criminalité et aussi pour lacombattre.AbstractThis article presents a reflection on the role of population and its spatial organisation to fight urban crime. An extensiveliterature exists on the sense of belonging, community and community relations as a way of organising a group ofpeople to fight crime. However, even accepting that space plays an important role in these processes, few stu<strong>di</strong>es focuson this topic.To tackle these issues, the article proposes two <strong>di</strong>rections. The first one will address the theoretical <strong>di</strong>mension of therelationship between crime and space, emphasizing the role of the geography of crime to fight urban crime. Then, theauthors present a case study of the establishment of a network of neighbours in a <strong>di</strong>strict of the city of Belo Horizonte(Brazil), in order to evaluate this experience of fighting against urban crime.The results show that space is an important <strong>di</strong>mension for studying crime, as well as for fighting it.∗ Gli autori ringraziano il dott. Daniele Veratti per la traduzione dal portoghese del presente testo.• Geografo, Professore dell’Università Federale Fronteira Sul - UFFS (Brasile), Dottorando <strong>di</strong> ricerca in Geografiapresso l’Universidade Estadual Paulista – UNESP (Brasile).∗ Laureata in Diritto presso l’Università FUMEC <strong>di</strong> Belo Horizonte (Brasile) e Specialista in Gestione Sociale presso laFondazione João Pinheiro (Brasile). Gestore sociale del Nucleo <strong>di</strong> Prevenzione <strong>della</strong> Criminalità <strong>di</strong> Vespasiano(Brasile).Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 118


1.Introduzione.Tra i principali problemi che affliggonoattualmente la società spicca l’aumento <strong>della</strong>criminalità. Confermato da documenti ufficiali,l’aumento del numero <strong>di</strong> denunce degli ultimianni ha portato a profonde trasformazioni nellaprospettiva scientifica del trattamento <strong>di</strong> questotema. La moltiplicazione e la <strong>di</strong>versificazionedegli approcci tematici, lo sviluppo <strong>di</strong> nuovetecnologie, il maggiore investimento nella ricerca,tra gli altri, in<strong>di</strong>cano lo sviluppo <strong>di</strong> un campo <strong>di</strong>ricerca complesso e multi<strong>di</strong>sciplinare.Anche se non si tratta <strong>di</strong> una questione recente, haacquisito grande rilevanza, nel recente <strong>di</strong>battitosulla criminalità, l’aggregazione <strong>della</strong> questionespaziale alle ricerche scientifiche 1 . Altri autori,come Amorim Filho 2 , avevano già <strong>di</strong>scusso sullarivalorizzazione dello spazio geografico in altricampi <strong>di</strong> conoscenza, <strong>di</strong>versi dalla geografia. Maè evidente come la <strong>di</strong>mensione spaziale, neglistu<strong>di</strong> sulla criminalità, venga sempre piùvalorizzata.Va detto che, relativamente allo spazio, non si èlavorato esclusivamente sulla prospettivascientifica, ma anche sulla strategia <strong>di</strong> contrasto alfenomeno criminale, tema che coinvolge<strong>di</strong>fferenti aree. In generale ci si è orientati verso larepressione, mettendo in agenda, tra i vari temi,quelli legati alle nuove tecnologie, all’incrementodelle risorse, alla qualificazione professionale 3 .Tali punti sono comunemente connessi al lavoro<strong>di</strong> polizia, quale principale agente responsabileper la riduzione dei tassi <strong>di</strong> criminalità. D’altrolato, Felix 4 sottolinea che “a segurança públicadeve transcender a repressão 5 ” e coinvolgere“formas democráticas de intervenção que evitema reprodução da violência 6 ”. Il presente lavoro siconcentra su questa visione e analizza il ruolo<strong>della</strong> società civile organizzata nello spazio,considerata complementare all’attività <strong>di</strong> polizianell’affrontare il problema <strong>della</strong> criminalità.Per la realizzazione <strong>di</strong> questo testo, abbiamo<strong>di</strong>viso le nostre riflessioni in tre parti, oltre aquesta introduzione ed alle considerazioni finali.La prima intende realizzare un esercizio <strong>di</strong>costruzione <strong>di</strong> un campo <strong>di</strong> investigazione cheabbiamo denominato geografia del crimine;successivamente andremo ad analizzare il ruolo, alivello spaziale, <strong>della</strong> comunità organizzata;quin<strong>di</strong>, per concludere, presenteremo uno stu<strong>di</strong>o<strong>di</strong> caso, il progetto Rede de Vizinhos Protegidos 7(RVP), che coinvolge la società civile e la PoliziaMilitare dello Stato brasiliano del Minas Gerais.2.Spazio e criminalità.Avanguar<strong>di</strong>sta nelle riflessioni prodotte in Brasilesulla relazione tra geografia e criminalità, Felix(2006) assicura che questa scienza sta dando allatematica una sempre maggiore attenzione, infunzione degli approcci che riflettono sullemanifestazioni spaziali del crimine e dei <strong>di</strong>fferentispazi che nascono dalla violenza. Così, gliapprocci geografici alla criminalità, siano essiquantitativi o qualitativi, contribuiscono alla1 Batella W. “Contribuições da Geografia aos estudossobre criminalidade”, Geografia, v. 35, 2010, pp. 525-537.2 Amorim Filho O. B., “A produção do espaço e aanálise geográfica”, Revista Geografia e Ensino, v. 1,n.3, mar. 1983, pp.18-26.3 Beato C. C., Compreendendo e avaliando projetos desegurança pública, Belo Horizonte, Ed. UFMG, 2008.4Felix S. A., Violência e Segurança: entre aspercepções, um convite ao debate, Marília, Guto, 2007,p. 13.5 Traduzione italiana:. “…la sicurezza pubblica devetrascendere dalla repressione”.6Traduzione italiana: “…forme democratiche <strong>di</strong>intervento che evitino la riproduzione <strong>della</strong> violenza”.7 Traduzione italiana: “Rete <strong>di</strong> vicini protetti”.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 119


costruzione <strong>di</strong> elementi utili per la comprensionedelle relazioni tra le forme <strong>di</strong> violenza ed i suoicontesti e modelli, fornendo un aiutonell’elaborazione <strong>di</strong> basi per lo sviluppo <strong>di</strong>politiche <strong>di</strong> prevenzione più efficaci. Sul ruolo<strong>della</strong> geografia in questi stu<strong>di</strong>, Felix 8 afferma:“A análise geográfica pode levar a interessantese relevantes hipóteses da espacialização dacriminalidade, já que além da lei, do ofensor e doalvo, a localização das ofensas é uma importante<strong>di</strong>mensão que caracteriza o evento criminal e estásendo considerada por criminólogos ambientais,em associação estreita com os conhecimentos dosgeógrafos, como a abordagem do futuro. (...) Se a<strong>di</strong>nâmica criminal pode ser um dos fatores detransformação e reorganização espacial (o crimetransforma o espaço e seus significados) e aciência geográfica tem potencial para colaborarno planejamento urbano metropolitano, deve-seinserir em suas análises a <strong>di</strong>mensão dacriminalidade 9 ”.Frutto <strong>di</strong> queste preoccupazioni, si è sviluppatanegli Stati Uniti, negli anni settanta, una sotto<strong>di</strong>sciplina<strong>della</strong> geografia, denominata Geografiadel crimine. Partendo dalla preoccupazione deigeografi per l’aumento <strong>della</strong> criminalità e per lasua correlazione con caratteristiche spaziali e conl’organizzazione spaziale, questo ramo <strong>della</strong>Geografia ha cercato “à luz de teorizações<strong>di</strong>versas, por meio de análises associativas e emconexão com outros campos científicos, explicaras múltiplas desigualdades espaciais e todo oprocesso que as origina 10 ” 11 . In tal senso, èimportante sottolineare che la sfida proposta èampia: va dalla mappatura degli eventi criminali,fino alla comprensione del fenomeno a livelloglobale, come propone Felix 12 , “investigando asignificância de todos os processos que levam aocrime, como os ambientais, os sócio-econômicos,políticos, culturais etc. para chegar à percepçãoespacial das áreas de ocorrência 13 ”.La geografia del crimine ha aperto un’ampiagamma <strong>di</strong> ricerche sulla <strong>di</strong>mensione spaziale <strong>della</strong>criminalità, come riferito da Batella 14 . Lo sviluppotecnologico ha incrementato questa esigenza perla ricerca, in particolare a partire dalla“popolarizzazione” dei Sistemi d’InformazioneGeografica (SIG).Sono innumerevoli i lavori sviluppati nel tentativo<strong>di</strong> descrivere la manifestazione spaziale <strong>della</strong>delinquenza, così come quelli finalizzati a8Felix S. A., Geografia do Crime:Inter<strong>di</strong>sciplinaridade e Relevância, Marília, UnespMarília Publicações, 2002, p. 78.9 Traduzione italiana: “L’analisi geografica può portaread interessanti e rilevanti ipotesi sulla <strong>di</strong>stribuzionespaziale del crimine, in quanto, oltre alla legge,all’offender ed al bersaglio, la localizzazione delleoffese è una <strong>di</strong>mensione importante che caratterizzal’evento criminale e che è considerata dai criminologiambientali, in stretta associazione con le conoscenzedei geografi, come l’approccio del futuro. (…) Se la<strong>di</strong>namica criminale può essere uno dei fattori <strong>di</strong>trasformazione e riorganizzazione spaziale (il criminetrasforma lo spazio ed i suoi significati) e le scienzegeografiche hanno il potenziale per contribuire allapianificazione urbana metropolitana, è necessarioinserire nelle loro analisi la <strong>di</strong>mensione <strong>della</strong>criminalità”.10Traduzione italiana: “…alla luce <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferentiteorizzazioni, per mezzo <strong>di</strong> analisi associative e inconnessione con altri campi scientifici, <strong>di</strong> spiegare lemolteplici <strong>di</strong>suguaglianze spaziali e tutto il processoche le origina”.11 Felix S. A., “Geografia do Crime”, Revista deGeografia, v. 13, 1996, p.147.12 Ibidem, p.148.13 Traduzione italiana: “…investigando sulla rilevanza<strong>di</strong> tutti i processi che portano al crimine, come quelliambientali, quelli socio-economici, quelli politici,culturali, ecc. per arrivare alla percezione spaziale dellearee <strong>di</strong> intervento”.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 120


comprendere i processi che l’hanno innescata.Appropriandosi delle potenzialità <strong>della</strong> statisticaspaziale e dei SIG, la geografia del crimine haespanso la sua capacità analitica, a partire dallamappatura dell’incidenza criminale e dei suoitassi.Gli stu<strong>di</strong> focalizzati sulla relazione crimine-spazionon consistono solo nella mappatura <strong>di</strong> tassicriminali e nelle loro correlazioni con altriin<strong>di</strong>catori sociali. Attualmente una delle gran<strong>di</strong>sfide <strong>della</strong> geografia del crimine è legata allanecessità <strong>di</strong> procedere verso altri importantiapprocci, come quelli che osservano l’ambiente incui i crimini si realizzano e quelli che privilegianole percezioni da parte <strong>della</strong> società.3.La comunità organizzata nel contrasto allacriminalità.Come evidenziato nell’introduzione del presentelavoro, c’è una bibliografia <strong>di</strong>versificata che<strong>di</strong>scute del carattere <strong>della</strong> criminalità e delle suemolteplici sfaccettature 15 . Questa comprensione<strong>della</strong> complessità del tema in questione implicanuovi sguar<strong>di</strong> verso il problema, che vanno oltre ilcarattere meramente repressivo. La criminalitànon è un tema che può essere trattatoesclusivamente come una questione <strong>di</strong> polizia.14 Batella W. “Contribuições da Geografia aos estudossobre criminalidade”, Geografia, v. 35, 2010, pp. 525-537.15Felix S.A., Geografia do Crime:Inter<strong>di</strong>sciplinaridade e Relevância, Marília, UnespMarília Publicações, 2002; Lima R. S., CriminalidadeUrbana: conflitos sociais e criminalidade urbana doshomicí<strong>di</strong>os cometidos no Município de São Paulo, SãoPaulo, Sicurezza, 2002; Diniz A. M. A. A, “Geografiado medo: Reflexões sobre o sentimento de insegurançaem Belo Horizonte”, O Alferes, v. 18, e<strong>di</strong>ção especial,out. 2003, pp. 119-133.Questa è anche la visione <strong>di</strong> Felix 16 , che proponel’unione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti sfere per la costruzione <strong>di</strong>politiche <strong>di</strong> sicurezza pubblica, mettendo inevidenza l’università, il sistema <strong>della</strong> giustiziacriminale, gli organi pubblici e <strong>della</strong> società civileorganizzata. Quest’ultima sta cominciando adessere sempre più stu<strong>di</strong>ata come la protagonistanella risoluzione dei suoi problemi, non solo inrelazione alla criminalità, ma anche, in viagenerale, nei processi <strong>di</strong> trasformazione sociospaziali17 .Si rilevano progressi significativi negli stu<strong>di</strong> sullasocietà civile organizzata per contrastare lacriminalità attraverso movimenti sociali 18 , masono scarse le analisi sul ruolodell’organizzazione <strong>della</strong> società attraverso ilegami <strong>di</strong> comunità.Poiché tale forma <strong>di</strong> organizzazione sociale èmenzionata in questa ricerca, andremo a realizzare<strong>di</strong> seguito un’analisi del concetto.Nel corso degli anni, al termine comunità sonostati attribuiti vari sensi, pur predominando quelloriconducibile all’idea <strong>di</strong> territorio, il quale si èfrantumato <strong>di</strong> fronte alle innovazioni sociali concui si è incontrato. Il solo vincolo spaziale <strong>della</strong>società costituisce un criterio che, se presoin<strong>di</strong>vidualmente, si mostra fragile <strong>di</strong> fronte alladefinizione <strong>di</strong> comunità. I confini sociali non sonopiù gli stessi, la comunicazione globale è già unarealtà, così come lo sono anche le comunitàvirtuali.16Felix S. A., Violência e Segurança: entre aspercepções, um convite ao debate, Marília, Guto, 2007.17 Souza M. L., Mudar a cidade. Uma introduçãocrítica ao planejamento e à gestão urbanos, Rio deJaneiro, Bertrand Brasil, 2002.18 Souza M. L., Fobópole. O medo generalizado e amilitarização da questão urbana, Rio de Janeiro,Bertrand Brasil, 2008.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 121


“Nunca, em toda a história, tivemos tantasconcentrações urbanas com a inacre<strong>di</strong>táveldensidade populacional como as que temosatualmente; esses exorbitantes adensamentosurbanos vêm perdendo, pouco a pouco, oscontornos de uma comunidade e transformandoseem meros agrupamentos. Assim, em inúmerasregiões - não importando o tamanho da cidade, esim, a ruptura social, estamos muito próximos dolimite da suportabilidade, dentro de uma forçadaconvivência, com contínuos confrontos decomplexas e <strong>di</strong>fusas necessidades, carências eganâncias. (...) Há uma imensa <strong>di</strong>ferença entreagrupamento e comunidade; esta pressupõepartilha de interesses e cuidado protetor mútuo,enquanto aquela se resume a uma simplesagregação de pessoas com raros objetivoscoletivos comuns, pontuada por sinais de umafilantropia que, no mais das vezes, por sercalculista e interesseira, beira o cinismoutilitarista 19 ” 20 .Secondo Silva 21 , c’è tutta una traiettoria teoricaper comprendere questo concetto. Comunità non19 Traduzione italiana: Mai in tutta la storia sono statepresenti così tante concentrazioni urbane conl’incre<strong>di</strong>bile densità <strong>di</strong> popolazione che abbiamo oggi;questi esorbitanti addensamenti urbani stannoperdendo a poco a poco i contorni <strong>di</strong> una comunità e sistannotrasformandoin semplici raggruppamenti. Così, in innumerevoliregioni - non considerando la <strong>di</strong>mensione <strong>della</strong> città,ma la <strong>di</strong>sgregazione sociale - siamo molto vicini allimite <strong>della</strong> sostenibilità, dentro ad una convivenzaforzata, con continui confronti <strong>di</strong> complesse e <strong>di</strong>ffusenecessità, carenze e avi<strong>di</strong>tà. C'è una <strong>di</strong>fferenzaenorme tra raggruppamento e comunità; questapresuppone interessi con<strong>di</strong>visi e attenzione ad unareciproca protezione, mentre (il raggruppamento n.d.t.)si riduce ad una semplice aggregazione <strong>di</strong> persone conrari obiettivi collettivi comuni , che si caratterizza per isegni <strong>di</strong> una filantropia che, il più delle volte, ècalcolatrice e egoista, al limite del cinismo utilitarista.20 Cortella M. S., Não nascemos prontos! Provocaçõesfilosóficas, Petrópolis, RJ, Vozes, 2008. p.71.21 Silva M. N., Escola e comunidade juntas contra aviolência escolar: <strong>di</strong>agnóstico e esboço de plano designifica povertà, ma identità. Partendo dallaprima presentazione sociologica del termine, che èstata realizzata da Fer<strong>di</strong>nand Tönnies, il quale ladefinì in opposizione al concetto <strong>di</strong> società,passando per MacIver e Page, i quali arricchironoil termine del principio <strong>della</strong> cooperazione, siarriva al concetto <strong>di</strong> Espinas, che è il punto <strong>di</strong>partenza per questa riflessione. Silva 22 sottolineache questa proposta porta avanti la <strong>di</strong>mensionegeografica del concetto <strong>di</strong> comunità,interpretandola nella sua connessione con la<strong>di</strong>mensione sociale. In tale senso, vale la penaricordare come l’elemento essenziale <strong>di</strong> unacomunità è anche il tipo <strong>di</strong> relazione interna tra isuoi in<strong>di</strong>vidui, permeata da una identificazionesoggettiva e emozionale con l’insieme. Questarelazione può favorire la pratica criminale, cosìcome la pratica <strong>di</strong> una cultura <strong>di</strong> pace, <strong>di</strong> una vitacivica. Pensando a questa comunità civica, siintroduce, quin<strong>di</strong>, il pensiero <strong>di</strong> Putnam.Secondo Putnam 23la comunità civica, alimentatadal capitale sociale, si caratterizza per citta<strong>di</strong>niattivi ed imbevuti <strong>di</strong> spirito pubblico, per relazionipolitiche egualitarie, per una struttura socialefondata sulla fiducia e sulla collaborazione.Oltre a questi riferimenti, vi è Jane Jacobs,importante pensatrice per quanto riguarda la<strong>di</strong>scussione sul presente tema. Sociologa eattivista politica canadese, Jacobs tratta, conperizia, il termine “capitale sociale”. SecondoGomes 24 , l’autrice:intervenção, Dissertação (Mestrado em Educação) –Universidade Católica de Brasília, Brasília, 2004.22 Ibidem.23Putnam R. D., Comunidade e democracia: aexperiência da Itália Moderna, 3ed. Rio de Janeiro,FGV, 2002.24 Gomes F. G., Capital social e desenvolvimentosocial: experiências latino-americanas, Monografia(conclusão do curso) - Escola de Governo ProfessorRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 122


“(...) utilizou o termo em 1960 para enfatizar ovalor coletivo de laços informais de vizinhançasnas metrópoles, tornando estas localidades ondeesses laços se desenvolvem mais «vivas», ou emuma expressão da autora, transformando estaslocalidades em «entidades reais». A autorainvestiga o processo de formação do «ser social»ou «entidade social» e considera que paraformação deste é necessário que um pequenonúmero de pessoas estabeleça ligação em relaçãoao todo presente em uma dada comunidade. Estaspessoas seriam responsáveis pela trama do tecidosocial produzindo, assim, capital social.Entretanto, estas pessoas precisariam de tempopara descobrir umas às outras e investir em umacolaboração proveitosa. Uma vez estabelecidas,estas relações tenderiam a expansão. (...) Ofortalecimento destes vínculos entre vizinhosreforçaria as relações de confiança ereciprocidade impactando positivamente napresença de capital social, à me<strong>di</strong>da que redesadormecidas de engajamento dos in<strong>di</strong>víduos emquestões comunitárias são reativadas 25 ”.Paulo Neves de Carvalho da Fundação João Pinheiro,Habilitação em Administração Pública, BeloHorizonte, 2005, p. 17.25 Traduzione italiana: “…ha utilizzato il termine nel1960 per enfatizzare il valore collettivo deilegami informali <strong>di</strong> vicinanza nelle metropoli,rendendo questi luoghi, in cui tali legami si sviluppano,più «vivi» o, con un'espressione dell'autrice,trasformando questi luoghi in «entità reali». L’autriceindaga sul processo <strong>di</strong> formazione dell’«essere sociale»o «entità sociale» e considera che per la suaformazione è necessario che un piccolo numero <strong>di</strong>persone stabilisca un legame in relazione al tuttopresente in una data comunità. Queste personesarebbero responsabili per la trama del tessuto sociale,producendo, così, capitale sociale. Tuttavia, questepersone avrebbero bisogno <strong>di</strong> tempo per scoprirsi leune con le altre e per investire in una fruttuosacollaborazione. Una volta stabilite, queste relazionitenderanno ad espandersi (…) Il loro rafforzamento travicini andrebbe a consolidare le relazioni <strong>di</strong> fiducia ereciprocità, incidendo positivamente sulla presenza <strong>di</strong>capitale sociale, in modo che le reti <strong>di</strong> coinvolgimentoCiò che si trova nel cuore delle nostre città, inquesti tempi, nella grande maggioranza dei casi,sono raggruppamenti <strong>di</strong> persone che produconouna <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> voci. Questi raggruppamentiproducono e sono con<strong>di</strong>zionati dallo spaziourbano in cui si trovano ubicati e, nonostante simanifestino come una singola unità, sonocomposti da varie in<strong>di</strong>vidualità, dalle più svariatenecessità, nonché da in<strong>di</strong>vidui con una visionepluri-sfaccettata del mondo e con interessieconomici e politici che possono essereantagonisti. Chi può, quin<strong>di</strong>, riuscire a farconvergere questi soggetti tanto <strong>di</strong>versi, affinchévadano a costituire una comunità civica? Laprevenzione e il contrasto alla criminalità puòessere un punto <strong>di</strong> convergenza.Su questo <strong>di</strong>scorso, è importante evidenziare che,in forma più sistematica, il concetto <strong>di</strong>prevenzione utilizzato nella sicurezza pubblica ènato sotto un forte impulso <strong>della</strong> <strong>di</strong>sciplina <strong>della</strong>salute pubblica, secondo il quale è possibile“antecipar, preceder ou tornar impossível pormeio de uma providência precoce odesenvolvimento de doenças e agravos àsaúde 26 ” 27 . Si tratta <strong>di</strong> adottare misure precoci,capaci <strong>di</strong> interrompere lo sviluppo <strong>di</strong> una catena<strong>di</strong> eventi, interferendo nei meccanismi checonducono all’aggravamento.Tale concezione, ampiamente utilizzata inprogrammi <strong>di</strong> politiche pubbliche, è stata oggetto<strong>di</strong> molte critiche. Queste considerazioni, infatti,degli in<strong>di</strong>vidui su questioni comunitarie, assopite, sianoriattivate”.26 Traduzione italiana: “…anticipare, precedere orendere impossibile per mezzo <strong>di</strong> un intervento precocelo sviluppo <strong>di</strong> malattie e aggravamenti <strong>della</strong> salute”.27Silveira A. M., “A prevenção dos homicí<strong>di</strong>os:desafio para a segurança pública”, in Beato C. C.,Compreendendo e avaliando projetos de segurançapública, Belo Horizonte, Ed. UFMG, 2008, p.127.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 123


interpretano la violenza e la criminalità come unamalattia, il che significa che per comprendere ifenomeni è necessario creare modellibiopsicosociali; dall’altra parte vi è, invece, unavasta letteratura, che mostra come tali fenomenisiano il prodotto <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi fattori correlati traloro 28 . In questo senso, le misure <strong>di</strong> prevenzioneproposte potranno costituire dei fragili tentativi <strong>di</strong>omogeneizzazione <strong>di</strong> soluzioni per eventicomplessi, già previsti da un processo<strong>di</strong>agnostico.Silveira 29sottolinea che la prevenzione delcrimine è anticipazione, riconoscimento evalutazione <strong>di</strong> un rischio in relazione al suopossibile acca<strong>di</strong>mento, ma anche attivazione <strong>di</strong>azioni volte a rimuovere o a ridurre questo rischio.Tuttavia l’autrice <strong>di</strong>fferenzia il controllo dallaprevenzione. Il primo mette in evidenza l’insiemedelle azioni <strong>di</strong> carattere reattivo, ossia, quelleeffettuate successivamente all’acca<strong>di</strong>mento oall’identificazione <strong>di</strong> un evento; mentre con gliinterventi <strong>di</strong> tipo preventivo, si ritiene chedeterminate situazioni non si andranno averificare, qualora vengano adottate idoneemisure. In questo caso prevarrà il carattereproattivo. In tal senso, si comprende che laprevenzione <strong>di</strong> un crimine è un processo e non unprogramma, essendo il vero focus <strong>della</strong>prevenzione la socializzazione e l’integrazionedelle comunità a rischio.Poiché il focus <strong>di</strong> questo contributo è quello <strong>di</strong><strong>di</strong>scutere dell’esperienza <strong>di</strong> una comunitàspecifica, si presenta ora il lavoro sviluppato conla Rede de Vizinhos Protegidos (RVP).28 Ibidem.29 Ibidem.4.L’esperienza <strong>della</strong> Rede de VizinhosProtegidos.“E se a gente transformasse a cidade grande,numa cidadezinha? E se la gente trasformasse lagrande città, in una citta<strong>di</strong>na?” Questa è lametafora che sta al centro del Programma Rede deVizinhos Protegidos, realizzato dalla PoliziaMilitare del Minas Gerais (PMMG) incollaborazione con le comunità <strong>di</strong> vari quartieri<strong>della</strong> capitale, Belo Horizonte, e <strong>di</strong> ventisei altrecittà all’interno dello Stato.Considerando la premessa che la sicurezzapubblica è dovere dello Stato e responsabilità <strong>di</strong>tutti, così come prevede l’art. 144 <strong>della</strong>Costituzione Federale brasiliana del 1988, ilMaggiore Idzel Mafra Fagundes ha dato inizio aun progetto che oggi rappresenta uno dei pilastrinelle azioni comunitarie <strong>di</strong> riduzione <strong>della</strong>criminalità. Nel momento stesso in cui la PoliziaMilitare va ad occuparsi <strong>di</strong> sicurezza, mostrachiaramente che, con l’aiuto <strong>della</strong> comunità, il suoruolo <strong>di</strong>venta molto più efficace. Attraversoattenzioni ed azioni proattive, il programmapromuove il recupero <strong>della</strong> fiducia nella polizia daparte <strong>della</strong> popolazione.Attivato nel giugno del 2004, il Programma RVPnasce come proposta <strong>di</strong> integrare “as múltiplasmodalidades das práticas policiais orientadaspara a prevenção e solução de problemas a partirde ações locai 30 s” 31 . Si tratta <strong>di</strong> un investimento30 Traduzione italiana: “…le molteplici modalità <strong>di</strong>pratiche <strong>di</strong> polizia orientate alla prevenzione ed allasoluzione <strong>di</strong> problemi, partendo da azioni locali”.31Henriques M. S., “Desafios à comunicaçãoorganizacional frente a uma filosofia de políciacomunitária”, in Seminário Internacional deComunicação, Rio Grande do Sul, Trabalho submetidoao GT Comunicação Organizacional, Rio Grande doSul, Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande doSul, 2007, p. 3.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 124


nella metodologia che si fonda sulla poliziacomunitaria.La Rede de Vizinhos Protegidos è nata dalleesperienze <strong>della</strong> Polizia Militare del Minas Geraisnelle proprie comunità, dove i vicini si eranomobilitati per essere coinvolti nelle questioni <strong>di</strong>sicurezza. Il lavoro passa dalla consapevolezzache, se organizzata, la comunità <strong>di</strong>venta più forte.Questa organizzazione coinvolge il vincolo <strong>di</strong> unabase territoriale, nella maggior parte delle volte ilquartiere, e <strong>di</strong> una articolazione a rete, in cui ino<strong>di</strong> sono costituiti dalle abitazioni. Da qui sono,poi, state realizzate riunioni perio<strong>di</strong>che perapprofon<strong>di</strong>re la mutua conoscenza e, in particolarmodo, le abitu<strong>di</strong>ni dei residenti.Vi è, poi, l’organizzazione in sotto-reti, le qualipossono essere classificate sotto quattro aspetti: <strong>di</strong>verifica (verificação), <strong>di</strong> mutua vigilanza(vigilância mútua), <strong>di</strong> identificazione(identificação) e <strong>di</strong> protezione (proteção). Leprime sono quelle che danno l’impulso iniziale allavoro, ossia permettono <strong>di</strong> stabilire i contatti. Leseconde fanno parte del processo <strong>di</strong> vigilanza, checerca <strong>di</strong> identificare persone o veicoli sospetti;poiché questo processo si realizza in tempo reale,sono concordati segnali <strong>di</strong> pericolo tra vicini,affinché, in caso <strong>di</strong> necessità, la polizia possaessere attivata. La terza, ossia la sotto-rete <strong>di</strong>identificazione, che si definisce già <strong>di</strong> per sé, è ilprocesso <strong>di</strong> identificazione dei residenti, deglie<strong>di</strong>fici e delle strade che fanno parte delprogramma; lo strumento per l’identificazione èuna targa affissa davanti alla residenza oall’esercizio. Vi sono, infine, le sotto-reti <strong>di</strong>protezione, composte dalle azioni <strong>di</strong> controllo daparte degli abitanti, in relazione all’entrata edall’uscita dei rispettivi vicini; quando non ci sonoaltre persone in casa, sono i vicini che esercitanoquesta funzione <strong>di</strong> protezione.Come previsto dalla struttura del progetto, la reteè composta dall’insieme dei residenti <strong>della</strong>località, che si sono aggregati attraverso legamiche non vanno oltre le cinque abitazioni limitrofe.Poiché la rete è intrecciata, una abitazione potràessere connessa a due legami.Con lo scopo <strong>di</strong> ottenere la riduzione degli in<strong>di</strong>ci<strong>di</strong> criminalità, la Polizia Militare sollecita l’unionee la solidarietà tra le persone, aumentando inquesto modo il capitale sociale esistente. Si èperso molto <strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> poter contare sulprossimo; le relazioni quoti<strong>di</strong>ane sonocaratterizzate dall’insicurezza e dalla costantericerca <strong>di</strong> protezione.Oltre a ridurre e a prevenire la criminalità,un’altra importante conquista del progetto è,appunto, la riduzione <strong>della</strong> sensazione <strong>di</strong>insicurezza <strong>di</strong> chi abita ove il programma èinstallato. Questo è molto importante alla luce <strong>di</strong>una recente relazione <strong>di</strong>ffusa dalle Nazioni Unite,in cui il Brasile viene citato come il Paese in cui èpresente la maggiore sensazione <strong>di</strong> insicurezza almondo. Secondo questa relazione, la sensazione<strong>di</strong> insicurezza riguarda il 70% dei brasiliani 32 .Così funziona il programma, che subito dopo laprima riunione, è stato denominato Rede deVizinhos Protegidos (Rete <strong>di</strong> vicini protetti) e cheha, come obiettivo, quello <strong>di</strong> ridurre la criminalitàlocale, avvicinare la comunità alla Polizia Militare- recuperando la sensazione <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong>sicurezza in questa istituzione -, creare inciascuno il senso <strong>di</strong> partecipazione citta<strong>di</strong>na alla32 Reuters, “Sensação de insegurança no Brasil é amaior do mundo, <strong>di</strong>z ONU”, O Globo. Rio de Janeiro,01 out. 2007, <strong>di</strong>sponível em:, acesso em: 17 jan 2010.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 125


questione <strong>della</strong> sicurezza pubblica; le personedovrebbero prendersi cura le une delle altre, oltread istruire la comunità e a garantire <strong>di</strong> fatto la suasicurezza, facendo in modo che essa torni adoccupare gli spazi pubblici comunitari.Al fine <strong>di</strong> implementare la rete, sono stateproposte le seguenti azioni: sensibilizzazione deiresidenti <strong>di</strong> una data regione, riunioni piùprossime alle comunità in cui il programma èstato implementato con la partecipazione <strong>della</strong>Polizia Militare, organizzazione delle reti e dellesotto-reti <strong>di</strong> Vicini Protetti.5.Il ruolo <strong>della</strong> Rede de Vizinhos nella riduzione<strong>della</strong> criminalità.I criteri utilizzati per l’identificazione delle reti,che saranno trattate in questa ricerca sono stati:localizzazione in <strong>di</strong>fferenti quartieri, data <strong>di</strong>implementazione del progetto superiore a 4 anni,appartenenza al medesimo battaglione <strong>di</strong> PoliziaMilitare, possesso <strong>di</strong> una riconoscibile leadershiplocale.In funzione <strong>della</strong> maggiore possibilità <strong>di</strong> contatti,si è optato per lavorare nel territorio del 34°Battaglione <strong>di</strong> Polizia Militare, il quale ècomposto da Compagnie <strong>di</strong> Polizia checomprendono 63 quartieri <strong>di</strong> Belo Horizonte,situati nelle regioni Nordovest e Pampulha.Esistono 15 RVP, <strong>di</strong>stribuite in 4 Compagnie <strong>della</strong>Polizia Militare: la 21ª, l’8ª, la 17ª e la 9ª. Sarannooggetto del presente stu<strong>di</strong>o la RVP Castelo,situata nell’8ª Compagnia, e la RVP del quartierePadre Eustáquio, che appartiene alla 9ªCompagnia.Sulla metodologia, questa ricerca ha realizzato leseguenti tappe:• intervista all’ideatore del ProgrammaRede de Vizinhos Protegidos, per comprenderemeglio l’oggetto dell’investigazione del presentestu<strong>di</strong>o;• questionari somministrati alle leadershipslocali, come le leaderships comunitarie, irappresentanti delle chiese, i rappresentanti <strong>della</strong>scuola ed altri abitanti;• raccolta <strong>di</strong> informazioni, sia attraverso laPolizia Civile che tramite la Polizia Militare delMinas Gerais, sulla Rede de Vizinhos Protegidos;• raccolta e selezione <strong>di</strong> servizi sulla Redede Vizinhos Protegidos e dei luoghi stu<strong>di</strong>ati,pubblicati a partire dalla sua attivazione.Va evidenziata la <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> fonti <strong>di</strong> datiutilizzate per questa ricerca: questionari,interviste, dati provenienti dalle Polizie Civile eMilitare dello Stato <strong>di</strong> Minas Gerais e servizigiornalistici. La fase iniziale è consistita in unaintervista con il Maggiore che ha ideato ilProgramma Rede de Vizinhos Protegidos.Partendo da questo contatto, ci sono stati in<strong>di</strong>cati inomi dei responsabili delle due reti stu<strong>di</strong>ate inquesto articolo, con i quali abbiamo realizzatointerviste. Nei quartieri in cui il programma èstato oggetto <strong>di</strong> analisi - Castelo e PadreEustáquio - abbiamo selezionato quattro leaderslocali per ciascuno al fine <strong>di</strong> somministrare loroun questionario sulla percezione dell’efficacia<strong>della</strong> RVP. Gli intervistati sono stati selezionatiper la loro appartenenza ad importanti strutturecollettive: un rappresentante <strong>di</strong> una scuola, uno <strong>di</strong>una chiesa e due rappresentanti del commercio.Alla fine, abbiamo realizzato tre interviste airesponsabili del programma RVP e ottoquestionari ai rappresentanti <strong>della</strong> comunità. Oltrea questo, abbiamo realizzato due interviste conRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 126


appresentanti delle Polizie Civile e Militare, iquali svolgono servizio nei quartieri che ospitanole reti stu<strong>di</strong>ate, con l’obiettivo <strong>di</strong> interpretare lapercezione <strong>della</strong> polizia sul funzionamento dellereti stesse. Si somma a questo, una selezione <strong>di</strong>notizie sulla RVP veicolate nei giornali <strong>di</strong>maggiore <strong>di</strong>vulgazione nella città <strong>di</strong> BeloHorizonte.Oltre a valutare l’efficacia <strong>della</strong> rete nel contrastoalla criminalità, la ricerca ha messo a fuoco altrielementi che hanno permesso <strong>di</strong> analizzare ilfunzionamento <strong>della</strong> rete. Tra questi si sottolineal’importanza del territorio. Quello <strong>della</strong>territorialità è un criterio <strong>di</strong> fondamentaleimportanza nella definizione <strong>della</strong> spazialità dellerelazioni trattate. Questa spazialità non èdelimitata né a livello amministrativo, né a livellopolitico, benché ne subisca le influenze, ma èdefinita, principalmente, dall’inter<strong>di</strong>pendenza cheesiste tra le persone che la compongono da unpunto <strong>di</strong> vista economico e sociale.Ciò può essere chiaramente <strong>di</strong>mostrato dalla<strong>di</strong>visione delle reti stu<strong>di</strong>ate. Nonostante esista unadelimitazione amministrativa <strong>della</strong> città realizzatadall’Autorità municipale, le reti non si formanosecondo questo criterio, ma, prima e soprattutto,secondo il criterio <strong>di</strong> appartenenza ad unterritorio, in cui le persone agiscono ecostruiscono relazioni <strong>di</strong>verse, comprese quellelegate alla sicurezza in<strong>di</strong>viduale e collettiva.Il territorio è un fattore determinante per lacostruzione <strong>di</strong> comunità, in quanto è partendo daquesto e sotto <strong>di</strong> questo che le relazioni sicompletano. Nonostante esistano vincoli <strong>di</strong>parentela, che sono in larga parte legami forti, è ilvicino che si trova più prossimo.Nelle parole <strong>di</strong> un intervistato, questo è un puntopositivo <strong>della</strong> RVP: “o vizinho colabora com asegurança do bairro; é o melhor amigo... 33 ”.D’altro lato, il territorio può essere un puntonegativo quando le persone lo identificano comeun fattore <strong>di</strong> esclusione. In questo senso, uncommerciante locale <strong>di</strong> Padre Eustáquio, quandointervistato, ha detto che la RVP è “parte de umgrupinho 34 ”; sa <strong>della</strong> sua esistenza, ma non ne faparte. Interessante percepire che, benché ilcommercio locale sia parte <strong>della</strong> spazialitàamministrativa e politica delle reti, non ècoinvolto nel suo territorio e non dà significato, néqualifica questo spazio come se fosse suo.Sul funzionamento del format <strong>di</strong> una rete, è stataspesso sottolineata nelle interviste la questione<strong>della</strong> connettività. La rete presupponeconnettività, vari punti connessi tra loro. Questo sipercepisce tanto nella metodologia delprogramma, quanto nella pratica. Come abbiamogià detto la RVP, è costituita da gruppi <strong>di</strong> abitanti<strong>di</strong> un’area specifica, che fanno riferimento ad unmassimo <strong>di</strong> 5 strutture residenziali; questepotranno avere un doppio legame. Nella reteoggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Padre Eustáquio sono statirilevati legami riconducibili fino ad un massimo<strong>di</strong> 15 famiglie. Nelle parole <strong>di</strong> una intervistata:“os quarteirões funcionam como pequenascélulas 35 ”.Un altro aspetto importante e molto rilevante èche la rete è una struttura senza frontiera. Laprospettiva <strong>di</strong> una rete è quella <strong>di</strong> acquisireelementi nel tempo e <strong>di</strong> essere sempre aperta.Questo può essere notato, su scala maggiore,33 Traduzione italiana: “il vicino collabora con lasicurezza del quartiere; è il miglior amico”.34 Traduzione italiana: “…parte <strong>di</strong> un piccolo gruppo”.35 Traduzione italiana: “gli isolati funzionano comepiccole cellule”.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 127


quando parliamo <strong>della</strong> grandezza che ha acquisitoil programma, il quale oggi coinvolge circa40.000 abitanti appartenenti e 78 quartieri dellenove regioni <strong>di</strong> Belo Horizonte. Ciò che èincominciato limitatamente ad quartiere,Caiçara,è arrivato ad avere le proporzioni <strong>di</strong> unagrande rete. Nelle due reti analizzate (Castelo ePadre Eustáquio), tutto era iniziato con un gruppo<strong>di</strong> residenti, che era stato attivato dalla PoliziaMilitare. Quello che prima rappresentava qualcosanell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> abitanti, nelle reti stu<strong>di</strong>atesi trova nell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong>abitanti.La capacità comunicativa è ciò che permette <strong>di</strong>mantenere sal<strong>di</strong> i legami. In alcune ricerche, lafragilità <strong>di</strong> questa comunicazione è stata messa inevidenza come quell’elemento che minacciava ilbuon funzionamento <strong>della</strong> rete.Sul ruolo svolto dalle reti nella riduzione <strong>della</strong>criminalità, si sottolinea che esiste, <strong>di</strong> fatto, lapossibilità <strong>di</strong> associare l’esistenza del programmaad una reale riduzione dell’incidenza criminale.La mancanza <strong>di</strong> dati elaborati nelle scale delle retici ha portato ad un’analisi sull’interpretazione deireportages che avevano valutato questo progetto.Nonostante negli ultimi anni la criminalità sia<strong>di</strong>minuita a causa <strong>di</strong> una molteplicità <strong>di</strong> fattori,considerando la complessità che ne determinal’esistenza e i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> relazionarsi conessa, questa riduzione va certamente attribuita, peralcune circostanze, anche al progetto RVP.Secondo un reportage pubblicato <strong>della</strong> RivistaEncontro, da quando è stato fondato ilprogramma, nel 2006, nel territorio <strong>della</strong> 20ªCompagnia del 16º Battaglione, che serve variquartieri <strong>della</strong> Regione Nordest <strong>di</strong> Belo Horizonte,il tasso <strong>di</strong> criminalità nella regione si è ridotto <strong>di</strong>circa il 70% 36 . Secondo un recente reportagepubblicato dal giornale Estado de Minas, incinque anni <strong>di</strong> progetto si è raggiunto l’in<strong>di</strong>ce del68% <strong>di</strong> riduzione <strong>di</strong> crimini violenti in un’areacritica <strong>della</strong> Regione Nordovest <strong>della</strong> capitale 37 .Per quanto riguarda il quartiere Padre Eustáquio,secondo un reportage prodotto del FórumBrasileiro de Segurança Pública, che, attraversoil suo sito web, <strong>di</strong>vulga notizie del Governo delloStato <strong>di</strong> Minas Gerais, alla fine del 2007, grazie alProgramma RVP, l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> crimini violenti nelquartiere è sceso del 20% 38 .Gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> crimini violenti nel Minas Gerais,come stupri, rapine ed omici<strong>di</strong>, sono scesi del24% da gennaio ad agosto del 2007 in relazione almedesimo periodo del 2006. La rilevazionestatistica è stata fatta dalla Segreteria <strong>di</strong> Stato perla Difesa Sociale (SEDS), in collaborazione conl’Università Federale del Minas Gerais (UFMG).Nella Regione Metropolitana <strong>di</strong> Belo Horizonte, ilcalo è stato del 45%. In città, invece, il calo èstato ancora maggiore: quasi del 50% 39 .Il buon risultato <strong>della</strong> RVP può essere misuratocon la riduzione significativa del 64% delle azionicriminali, in zone considerate pericolose dei 14quartieri <strong>della</strong> 9ª Compagnia Speciale in cui ilprogetto è partito. “O mais importante desse tipo36 Peixoto E., “Vizinhos, sim, e amigos também”,Revista Encontro, 2009, <strong>di</strong>sponibile in:, accesso dell’11 febbraio2010.37 Hemerson L., Rede de Vizinhos expulsa ban<strong>di</strong>dos.Estado de Minas, Belo Horizonte, <strong>di</strong>sponibile in:, Accesso del 1° marzo 2010.38 Abreu Junior J. C., Rede de Vizinhos Protegidos.Fórum Brasileiro de Segurança Pública, Manhuaçu,26 dez. 2007, <strong>di</strong>sponibile in:Accesso del 1° marzo 2010.39 Ibidem.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 128


de trabalho é que os moradores atuam emparceria com a Polícia Militar 40 ”, osserva ilCapitano Cláu<strong>di</strong>o Sampaio 41 . Egli <strong>di</strong>ce anche che,nel Minas Gerais, sono più <strong>di</strong> mille i quartieri chegià hanno adottato la RVP.Tra i crimini che presentano una riduzione sitrovano la rapina a mano armata sui passanti, agliesercizi commerciali, nei condomini e nelleresidenze, il furto con scasso nei veicoli ed ilfurto. Partecipano al progetto ed hanno elogiatol’iniziativa <strong>della</strong> Polizia Militare gli abitanti deimolti quartieri, quali: Caiçara, Alto Caiçara,Adelaide, Padre Eustáquio, Carlos Prates, JoãoPinheiro, Dom Cabral, Coração Eucarístico,Minas Brasil, Pedro II e Vila Oeste - appartenentialla giuris<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> 9ª Compagnia Speciale -nonché i residenti delle zone popolari Alípio deMelo, Celso Machado, Califórnia e del quartiereCastelo, tutti facenti parte dell’8ª CompagniaSpeciale. (PMMG, 2008).In relazione al quartiere Castelo, secondo unreportage realizzato dal giornale Jornal doCastelo 42 , la riduzione <strong>della</strong> criminalità sarebbestata del 40%. Secondo il tenente colonnelloCícero Nunes, il miglioramento dell’attività <strong>di</strong>polizia nel quartiere Castelo è una priorità, inquanto è nuovo e possiede caratteristiche cheattraggono i malviventi. Egli mette, comunque, inevidenza che gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> criminalità nel quartierevanno riducendosi ogni anno. Uno <strong>di</strong> motivi,secondo lui, è la mobilitazione dei residenti e laqualità dell’attività <strong>di</strong> polizia dell'8ª Compagnia.“Os policiais dessa companhia foram premiadosduas vezes. A redução da criminalidade e deroubo e furto a veículos é de 40% neste ano.Estamos em um bom momento 43 ”, afferma Nunes.Il tenente colonnello spiega ancora che lacriminalità nel quartiere, così come in altri gestitidal 34º Battaglione, viene monitorata grazie anchealla messa in strada <strong>di</strong> nove vetture e che vienerealizzata una gestione orientata al problema perin<strong>di</strong>viduare i punti critici e tentare <strong>di</strong> eliminarli:“Essas viaturas vão dar mais agilidade ao serviçoe fazer com que cheguemos mais rápido àsocorrências 44 ”.Oltre ai dati <strong>di</strong>mostrati, devono essere analizzatele interviste ai leaders comunitari. Quandoabbiamo domandato se avessero notato unriduzione <strong>della</strong> criminalità, successivamenteall’attivazione <strong>della</strong> RVP, la risposta, nel quartierePadre Eustáquio, è stata quasi unanimementepositiva; solamente la <strong>di</strong>rettrice <strong>della</strong> ScuolaStatale Padre Eustáquio ha risposto <strong>di</strong> non esserenelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> poter effettuare unavalutazione. In relazione alla Rete del quartiereCastelo, solo due delle persone intervistate hannodetto <strong>di</strong> non essere in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>re nulla circa latale riduzione ovvero <strong>di</strong> non essere nellecon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> poterla valutare.Anche se queste risposte non possono <strong>di</strong>mostrare,con affidabilità e precisione, la <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong>criminalità, possono comunque essere considerate40 Traduzione italiana: “La cosa più importante <strong>di</strong>questo tipo <strong>di</strong> lavoro è che gli abitanti realizzino unacollaborazione con la Polizia Militare”.41 PMMG – Policia Militar de Minas Gerais, Criaçãode ambientes seguros (Rede de Vizinhos Protegidos).Belo Horizonte, 2008.42 Si fa riferimento all’articolo “PM ganha 11 viaturaspara atuar no Castelo”, Jornal do Castelo, BeloHorizonte, maio 2008. Tratto dal sito webwww.clickcastelo.com.br (accesso al 1 marzo 2010).43 Traduzione italiana: “I poliziotti <strong>di</strong> questa compagniasono stati premiati due volte. La riduzione <strong>della</strong>criminalità e dei furti <strong>di</strong> veicoli è, per quest’anno, del40%. Siamo in un buon momento”.44 Traduzione italiana: “Questi veicoli daranno unamaggiore agilità al servizio e permetteranno <strong>di</strong> arrivarepiù rapidamente sugli interventi”.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 129


un in<strong>di</strong>zio da prendere in considerazione. Nellarete del quartiere Castelo, un leader comunitariointervistato ha detto che nota questa <strong>di</strong>minuzione;va detto che gli interventi <strong>della</strong> Polizia vengonoregistrati nel Centro <strong>della</strong> Comunità 45presentenella regione, ove egli trascorre tutta la suagiornata. Avvalorando questa percezione, la<strong>di</strong>rettrice dell’Unità Municipale <strong>di</strong> EducazioneInfantile Castelo e la sua vice hanno detto che,prima dell’attivazione del progetto, si sentivaparlare tutto il tempo <strong>di</strong> furti e rapine e iprofessori avevano paura <strong>di</strong> stare alla fermatadell’autobus, cosa che oggi non accade più.Nella Rete del quartiere Padre Eustáquio,secondo gli intervistati, la riduzione <strong>della</strong>criminalità può essere notata osservando lariduzione <strong>di</strong> furti d’auto, <strong>di</strong> molestie ai passanti,così come la <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> irruzioni negliesercizi commerciali locali.Quando abbiamo chiesto informazionisull’efficacia <strong>della</strong> rete, abbiamo sentitoconfermare, in maniera unanime, la sua efficaciain entrambe le Reti, con le seguenti riserve: ilpastore del quartiere Castelo intervistato, cosìcome una residente dello stesso quartiere, hasottolineato che l’efficacia <strong>di</strong>pende molto dalcoinvolgimento delle persone, dal loro interesse.In questo senso, il pastore ha detto che sapeva <strong>di</strong>casi in cui la rete si è <strong>di</strong>mostrata efficace ed altriin cui non si era rivelata tale.Per la maggioranza degli intervistati la Rede deVizinhos è comunque efficace, è <strong>di</strong> aiuto nellacostruzione <strong>di</strong> una sicurezza pubblica citta<strong>di</strong>na eva ad accrescere il contrasto alla criminalità.45 Una sorta <strong>di</strong> centro civico o centro sociale, cherappresenta il punto <strong>di</strong> riferimento per gli abitanti delquartiere (n.d.t.).6.Considerazioni finali.La ricerca conferma l’efficacia <strong>della</strong> Rede deVizinhos Protegidos. Va evidenziata la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong>questa proposta nel contrasto alla criminalità,principalmente per la capacità <strong>di</strong> monitorarequello che la polizia non arriva a fare, a causa sia<strong>della</strong> limitata prossimità con la comunità, cheimpe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> conoscerne la routine, sia <strong>di</strong> carenzestrutturali. Si apre una <strong>di</strong>scussione importante cheincorpora la comunità quale protagonista,unitamente al ruolo svolto dalle polizie, nella lottaal crimine. Nel momento in cui la comunità seguele in<strong>di</strong>cazioni sulla sicurezza proposte dallapolizia, attivandola quando necessario, agisceverso la risoluzione il problema. Come parte <strong>di</strong>una comunità, i suoi citta<strong>di</strong>ni hanno dei limiti <strong>di</strong>intervento che solo la polizia può e deve rompere.Il più delle volte, il ruolo <strong>della</strong> polizia appare insecondo piano, ma ciò in ragione del fatto che, senon attivata, essa non avrebbe modo <strong>di</strong>intervenire. Essendo oggi il lavoro <strong>della</strong> polizia,quantomeno in una delle Compagnie che hannorisposto nelle reti intervistate, non più quello <strong>di</strong>punto <strong>di</strong> riferimento <strong>della</strong> rete, ma solo quello <strong>di</strong>promozione <strong>della</strong> stessa negli spazi opportuni,essa potrebbe assumere sempre più questo ruolo<strong>di</strong> avanguar<strong>di</strong>a. In questo senso, la poliziapotrebbe contribuire alla promozione ed allostimolo per la creazione <strong>di</strong> più reti,promuovendole in tutte le altre Compagnie.Sulla organizzazione spaziale, si è visto che lospazio è una variabile importante da considerarenel contrasto alla criminalità; una volta che lacomunità si territorializza, esercitando la suacitta<strong>di</strong>nanza ed occupando spazi, riduce i luoghiopachi, ove le persone non trovano identità.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 130


Ma non si tratta <strong>di</strong> un unico fronte <strong>di</strong> lavoro. Èevidente l’importanza <strong>di</strong> approcciarsi al problema<strong>della</strong> criminalità da più versanti. Il contrasto aquesta piaga richiede l'azione <strong>di</strong> gruppimulti<strong>di</strong>sciplinari - <strong>di</strong> cui la comunità è solo unagente - in funzione, principalmente,dell’esistenza dei <strong>di</strong>versi fattori che sono correlatialla criminalità. Si <strong>di</strong>scute molto sulla scarsitàdegli investimenti sulla sicurezza pubblica, ma irisultati <strong>di</strong> questa ricerca mostrano che non bastaattaccare una parte del problema. Unaraccomandazione che viene qui proposta è che il<strong>di</strong>battito debba essere orientato alla necessità <strong>di</strong>investire su politiche pubbliche integrate, capaci<strong>di</strong> promuovere una maggiore prevenzione.Il Programma Rede de Vizinhos Protegidos non èancora ciò che si propone <strong>di</strong> essere in grandescala. Forse, per questo, non è tanto conosciutodalla popolazione, né è oggetto <strong>di</strong> investimentodel governo nella sua propaganda sulla sicurezzapubblica. Ma è, alla fine, un modo per stimolare ilcapitale sociale esistente nei quartieri ove sirealizza. Molto più che promuovere una sicurezzapubblica <strong>di</strong>fferenziata, esso promuove le relazioniumane. E ciascuna persona, partendo dall’infinità<strong>della</strong> costruzione <strong>di</strong> tali relazioni, è assaiimportante nel percorso <strong>della</strong> lotta alla criminalità.La ricerca qui presentata - per concludere - apreun’importante area <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione sulle ricercheche mettono in relazione Geografia eCriminologia, attraverso analisi che superanol’elaborazione <strong>di</strong> mappe rappresentative <strong>di</strong> tassicriminali e che procedono verso altre forme <strong>di</strong>interpretazione, cosicché esse possano essere ingrado <strong>di</strong> prendere in considerazione il ruolo deisoggetti e delle loro forme <strong>di</strong> organizzazione nellospazio al fine <strong>di</strong> contrastare la criminalità.Bibliografia.• Abreu Junior J. C., Rede de VizinhosProtegidos. Fórum Brasileiro de SegurançaPública, Manhuaçu, 26 dez. 2007, <strong>di</strong>sponibilein: Accesso del 1°marzo 2010.• Amorim Filho O. B., “A produção do espaçoe a análise geográfica”, Revista Geografia eEnsino, v. 1, n.3, mar. 1983, pp.18-26.• Batella W., Diniz A. M. A., “Representaçõescartográficas da criminalidade violenta emMinas Gerais: possibilidades metodológicas”,in IV Seminário Cláu<strong>di</strong>o Peres de Prática deEnsino e Geografia Aplicada, 2006, BeloHorizonte. CD: Resultados dos trabalhosapresentados - Caderno de Geografia. v. 16,n. 26, 2006, pp. 1-6.• Batella W. “Contribuições da Geografia aosestudos sobre criminalidade”, Geografia, v.35, 2010, pp. 525-537.• Beato C. C., Compreendendo e avaliandoprojetos de segurança pública, BeloHorizonte, Ed. UFMG, 2008.• Cortella M. S., Não nascemos prontos!Provocações filosóficas, Petrópolis, RJ,Vozes, 2008.• Diniz A. M. A. A, “Geografia do medo: Reflexõessobre o sentimento de insegurança em BeloHorizonte”, O Alferes, v. 18, e<strong>di</strong>ção especial, out.2003, pp. 119-133.• Felix S. A., “Geografia do Crime”, Revista deGeografia, v. 13, 1996, pp. 127-159.• Felix S. A., Geografia do Crime:Inter<strong>di</strong>sciplinaridade e Relevância, Marília,Unesp Marília Publicações, 2002.• Felix S. A., Violência e Segurança: entre aspercepções, um convite ao debate, Marília,Guto, 2007.• Gomes F. G., Capital social edesenvolvimento social: experiências latinoamericanas,Monografia (conclusão do curso)- Escola de Governo Professor Paulo Nevesde Carvalho da Fundação João Pinheiro,Habilitação em Administração Pública, BeloHorizonte, 2005.• Hemerson L., Rede de Vizinhos expulsaban<strong>di</strong>dos. Estado de Minas, Belo Horizonte,<strong>di</strong>sponibilein:,Accesso del 1° marzo 2010.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 131


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Spatial analysis of homicides in South East Brazil:An assessment of <strong>di</strong>fferential risk between men, women, and the youth ∗Alexandre Magno Alves Diniz, Felipe Avila Chaves Borges, Gustavo Henrique da Costa, VanessaSena Brandão •RiassuntoIl presente stu<strong>di</strong>o si basa su <strong>di</strong> una prospettiva geografica e esplora l’evoluzione spaziale e temporale dei tassi me<strong>di</strong> <strong>di</strong>morte per omici<strong>di</strong>o nel Sudest brasiliano, tra il 2001 e il 2008, per <strong>di</strong>fferenti sotto-popolazioni (maschile, femminile,giovani dai 15 ai 29 anni e popolazione totale).I risultati rivelano che questo fenomeno colpisce in maniera asimmetrica i giovani <strong>di</strong> sesso maschile, così come ledonne rappresentano i più bassi tassi me<strong>di</strong>. L’analisi spaziale ha mostrato aree consolidate con alti tassi <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o,come le regioni metropolitane <strong>di</strong> Rio de Janeiro e Vitória. D’altro lato, vi sono <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>namiche tra le regionimetropolitane <strong>di</strong> Belo Horizonte (RMBH), Campinas e San Paolo.RésuméCette étude se base sur une perspective géographique et analyse l’évolution dans l’espace et dans le temps des tauxmoyens de morts par homicide dans la région du Sud-Est du Brésil, entre 2001 et 2008, chez les hommes, les femmes,les jeunes entre 15 et 29 ans, et l’ensemble de la population.Les résultats mettent en évidence que ce phénomène touche de manière asymétrique les jeunes hommes, tan<strong>di</strong>s quechez les femmes les taux moyens sont les plus bas.L’analyse dans l’espace a souligné qu’il existe des zones avec des taux d’homicide élevés et stabilisés dans le temps,comme les régions métropolitaines de Rio de Janeiro et Vitória. En revanche, l’étude a montré qu’entre les régionsmétropolitaines de Belo Horizonte (RMBH), Campinas et San Paolo, les dynamiques sont <strong>di</strong>fférentes.AbstractThis study is based on a geographical perspective and explores the spatial and temporal evolution of average homiciderates in Southeast Brazil, between 2001 and 2008 for <strong>di</strong>fferent subpopulations (male, female, youth, and totalpopulation).Results show that this phenomenon affects asymmetrically young males, while women have the lowest average rates.Spatial analysis pinpoints consolidated areas with high homicide rates, such as the metropolitan areas of Rio de Janeiroand Vitoria. On the other hand, <strong>di</strong>fferent dynamics can be observed among the metropolitan areas of Belo Horizonte(BHMA), Campinas and Sao Paulo.∗ Authors are thankful to FAPEMIG for the financial support.• Alexandre Magno Alves Diniz - Pontifícia Universidade Católica de Minas Gerais - Prof. Assistant III - GraduateProgram in Geography; Coor<strong>di</strong>nator of the post-graduate program in geography;Felipe Avila Chaves Borges F. - Pontifícia Universidade Católica de Minas Gerais - BS in Geography;Gustavo Henrique da Costa - Pontifícia Universidade Católica de Minas Gerais - Undergraduate Geography Student.PROBIC/FAPEMIG fellow;Vanessa Sena Brandão - Pontifícia Universidade Católica de Minas Gerais - BS in Geography.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 133


1. Introduction.The consistent and rampant growth of violentcrime in contemporary Brazil, as well as theinherent complexity of the phenomenon haveattracted researchers from various scientific fields.Among these scholars are geographers, who giventhe improvement of spatial analytical tools drewupon themselves the task of understan<strong>di</strong>ng thespatial dynamics of crime, through the <strong>di</strong>sciplineGeography of Crime 1 .This <strong>di</strong>scipline examines a major criminal<strong>di</strong>mension hitherto not extensively explored: thegeographical location of criminal events 2 .Criminal behavior is highly influenced by itsimme<strong>di</strong>ate environment and the <strong>di</strong>stribution ofcrime is patterned in both time and space.Understan<strong>di</strong>ng both the environment and temporaland spatial patterning are powerful tools in theinvestigation, control and prevention of crime 3 .It should be noted, however, that the contributionof geographers to crime analysis cannot bereduced to the mere cartography of criminaloffenses. Geographers are concerned with thesignificance of all the processes lea<strong>di</strong>ng to andresulting from crime, such as environmental,socio-economic, political, cultural, etc. 4 . In thiscontext the Geography of Crime becomes animportant ally in understan<strong>di</strong>ng the role of1 Lacerda E. G., Horsth G. B., Diniz A.M.A., “Análiseespaço-temporal da criminalidade violenta em MinasGerais entre 1999 e 2004, por meio dos registros deocorrência da Polícia Civíl”, in Lobato W., Sabino C.V. S., Abreu J. F. (Org), 16° Seminário de IniciaçãoCientífica, Destaques 2008, Belo Horizonte, E<strong>di</strong>toraPUCMINAS, 2009, pp. 417-442.2Felix S. A., Geografia do Crime:Inter<strong>di</strong>sciplinaridade e Relevância, Marília - Unesp,Marília Publicações, 2002.3 Worthley R., Mazerolle L., EnvironmentalCriminology and Crime Analysis, Cullompton, Willan,2008.violence as agent of geographical transformationand reorganization, as well as an important factorshaping space and its meanings 5 . Thus, theidentification of areas more prone to criminalactivity and its determinants are fruitful objects ofgeographical analysis, subsi<strong>di</strong>zing publicauthorities with important means of planning andcombating this social problem 6 .Seeking to understand the process of spatial (re)organization of homicides in Southeast Brazil, thisstudy deals with the spatial and temporalevolution of offenses between 2001 and 2008,focusing on the total, male, female, and youngpopulations. This endeavor is relevant as stu<strong>di</strong>esabout the spatial <strong>di</strong>stribution of homicides havedemonstrated that this phenomenon takes placesheterogeneously, killing in an asymmetrically way<strong>di</strong>stinct sub-populations, giving rise to specificspatial signatures to <strong>di</strong>fferent segments the socialstructure 7 .2. Theoretical Framework.The specific causes of urban violence remainunclear; nonetheless, several hypotheses andtheoretical constructs were advanced, and can besynthesized in five major approaches 8 :4Felix S. A., “Geografia do Crime”, Revista deGeografia, São Paulo, v.13, 1996, pp. 145-166.5 Diniz A. M. A., Nahas M. I. P., Moscovitch S. K.,“Geografia da violência urbana em Belo Horizonte”,Caderno de Geografia, Belo Horizonte, v. 13, n. 20, 1ºSem. 2003, pp. 39-56.6 Diniz A. M. A., “Migração, Desorganização Social eViolência Urbana em Minas Gerais”, Revista Ra’Ega,Curitiba, n. 9, 2005, pp. 9-23.7 Cano I., Ribeiro E., “Homicí<strong>di</strong>os no Rio de Janeiro eno Brasil: dados, políticas públicas e perspectivas”, InCruz M.V.G. e Batitucci E.C. (orgs), Homicí<strong>di</strong>os noBrasil, Rio de Janeiro, e<strong>di</strong>tora FGV, 2007.8 Lima R., Conflitos Sociais e Criminalidade Urbana:Uma análise dos homicí<strong>di</strong>os cometidos no municípiode São Paulo, Dissertação de Mestrado –Departamento de Sociologia – USP, Mimeo, 2000.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 134


a) theories that attempt to explain crime in termsof in<strong>di</strong>vidual pathologies, exploring <strong>di</strong>sorders ofbiological, psychological and psychiatricevaluations;b) theories relating urban violence to thefrustrations and aggressions arising from socialexclusion and poverty 9 ;c) a subculture of violence is emphasized by thethird explanatory para<strong>di</strong>gm in which violent actsare understood as rational behaviors and somehowexpected within the social environment in whichvictims and perpetrators are inserted;d) the social <strong>di</strong>sorganization approach assumesthat crime emerges as a result of problemsassociated with social control mechanisms. In thiscontext, local communities, marked by a complexsystem of formal and informal associations,relations of friendship and kinship, contribute tothe process of socialization and acculturation ofin<strong>di</strong>viduals. Therefore, elements that promote thebreakdown of social cohesion and, consequently,social control, would be in<strong>di</strong>rectly incitingcriminal practices 10 . Such relationships would becon<strong>di</strong>tioned by structural factors such aseconomic status, ethnic heterogeneity, residentialmobility, urbanization and migration;e) theories based on the notion of crime as arational activity of maximizing profit, from whichthe criminal act was caused by an objectiveassessment of the expected benefits and costs inrespect of that act 11 . Accor<strong>di</strong>ng to this proposal,the in<strong>di</strong>vidual would respond, on the one hand,the instigators factors such as low salaries, and onthe other inhibiting factors, such as policeefficiency and punishment.Given the contra<strong>di</strong>ctory nature of theoreticalconstructs, the analysis of causal factors of urbanviolence is a field open to research. As this socialphenomenon <strong>di</strong>rectly or in<strong>di</strong>rectly affects theentire scope of society, academics from variousfields of research offer a wide range ofinterpretations. Another complicating factor isassociated with the very complexity of the term"violence", which involves <strong>di</strong>fferent modalitiesand behaviors 12 . Finally, the <strong>di</strong>fficulties associatedwith the generation and processing of statisticaldata associated with the topic as well as thepeculiarities inherent to the various units ofanalysis adds further complexity to theinterpretation of urban violence.The study of crime has been an important aspectof Anglophone Human Geography since the1970s. These efforts have generated a series oftheoretical and methodological advances thatallowed crime and its various manifestations to beapproached from <strong>di</strong>fferent geographicalperspectives 13 . Consequently, the Geography ofCrime has become one of the richest and most<strong>di</strong>verse sub-<strong>di</strong>sciplines of Human Geography.An assessment of the geographical production inEnglish language on crime over the last 15 years9 This approach has been the target of bitter criticism,because of its methodological weakness, and itspolitically reactionary nature (Campos, 1980). Afterall, much of the impoverished population does notfollow the way of crime (Benevides, 1993).10 Sampson R. J., “Neighborhoods and Violent Crime:A Multilevel Study of Collective Efficacy”, ScienceMagazine, vol. 277, no. 5328, 1997, pp. 918-924.11 Becker G., “Crime and Punishment: an economicapproach”, Journal of Political Economy, v. 76, 1968,pp. 169-217.12 Wilson J. Q., Herrnstein R. J., Crime and HumanNature, New York, Simon and Schuster, 1985.13 Yarwood R., “Crime and Policing in the BritishCountryside: Some Agendas for ContemporaryRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 135


eveals a set of five major recurring themes:spatial patterns of crime; determinants of thegeography of crime; identification andcharacterization of landscapes of fear; residentialorganization and crime; and communities andcrime prevention. We now turn to a brief<strong>di</strong>scussion of these major themes.A group of scholars is devoted to theidentification of spatial patterns in the <strong>di</strong>stributionof various forms of crime in <strong>di</strong>fferent contexts.Invariably, these stu<strong>di</strong>es employ geospatialtechnologies (GIS) to explore the spatial<strong>di</strong>stribution of criminal activities. Emblematic ofthis sub-theme are the stu<strong>di</strong>es by Weisburd et al. 14on hot spots of crime committed by teenagers inSeattle, USA; Vilalta 15on robberies in theMetropolitan Zone of Mexico Valley, Beauregardet al. 16Amanda et al. 17on rape in the U.S. and Canada; andon thefts in the British city ofCar<strong>di</strong>ff. The results of these stu<strong>di</strong>es suggest thatcrime does not occur randomly in space,presenting <strong>di</strong>stinct spatial patterns.The greatest number of stu<strong>di</strong>es revolves aroundthe identification of spatial patterns, deployingGIS and spatial statistical modeling tools in orderGeographical Research”, Sociologia Ruralis, v. 41, n.2, 2001, pp. 201-219.14 Weisburd D., Morris N. A., Groff E. R., “Hot Spotsof Juvenile Crime: A Longitu<strong>di</strong>nal Study of ArrestIncidents at Street Segments in Seattle, Washington”,Journal of Quantitative Criminology, v. 25, n. 4, 2009,pp. 443-467.15 Vilalta C., “Un Modelo Descriptivo de la Geografíadel Robo en la Zona Metropolitana del Valle deMéxico”, Journal of Latin American Geography, v. 8,n.1, 2009, pp. 55-78.16 Beauregard E., Proul J., Rossmo D. K., “Spatialpatterns of sex offenders: Theoretical, empirical, andpractical issues”, Aggression and Violent Behavior, v.10, 2005, pp. 579-603.17 Amanda L. N., The geography of shoplifting in aBritish city: Evidence from Car<strong>di</strong>ff, Department ofGeography, Worcester College of Higher Education,Worcester U.K, 1996.to pinpoint crime con<strong>di</strong>tioning factors. Within thiscontext, the geographer Vania Ceccato has aprominent role. She explored the dynamics ofcrime along the border areas of Lithuania 18 ;criminogenic con<strong>di</strong>tions in the city of Tallinn inEstonia 19 ; the incidence and the determinants ofcrime in Estonia, Lithuania and Latvia 20 ;comparative analysis between Cologne, Germanyand Tallinn in Estonia 21 ; determinants of homeinvasions, auto thefts and vandalism inStockholm, Sweden 22 . Keith Harries, one of thepioneers in the geographical study of crime, alsodeserves attention. Harries 23 promotes a historicalreview of homicides in the U.S. between 1935 and1980; and explores the spatial variations of crimein Baltimore County and their associations withphysical and social elements 24 .Another group of scholars has been working onthe perception of <strong>di</strong>fferent social groups inrelation to the likelihood of victimization in space,a fact usually treated in the literature under thename of the “geography or landscape of fear”.18Ceccato V., “Crime Dynamics at LithuanianBorders”, European Journal of Criminology, v. 4,2007, pp. 131-160.19 Ceccato V., “Crime in a City in Transition: The Caseof Tallinn, Estonia”, Urban Stu<strong>di</strong>es, v. 46, 2009, pp.1611-1638.20 Ceccato V., Oberwittler D., “Comparing spatialpatterns of robbery: Evidence from a Western and anEastern European city”, Cities, v. 25, 2008, pp. 185-196.21 Ibidem.22 Ceccato V., Haining R., Signoretta P., “ExploringOffense Statistics in Stockholm City Using SpatialAnalysis Tools”, Annals of the American Geographers,v. 92, n.1, 2002, pp. 29-51.23Harries K. D., “The Historical Geography ofHomicide in the U.S., 1935-1980”, Geoforum, v. 16, n.1, 1985, pp. 73-83.24 Harries K., “Extreme Spatial Variations in CrimeDensity in Baltimore County, Md”, Geoforum, v. 31,2006, pp. 404-416.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 136


Focusing on gender relations Pain 25 , Brownlow 26 ,Panelli et al. 27 , Whitzman 28 explore thegeographies of fear among men and women,assessing their impacts on the construction ofspecific spatial identities. Webster 29stu<strong>di</strong>es therelationship between race, space and fear innorthern England; Shirlow and Pain 30work thepoliticization of fear in the U.S., while Nayak 31focuses on the fear of crime through the eyes ofchildren, using as reference northeast England.Another set of stu<strong>di</strong>es focuses on the relationshipbetween <strong>di</strong>fferent forms of organization,residential architecture and criminal events.Holloway and McNulty 32 analyze the combinationof racial segregation and public housing in Atlantaand the incidence of violent crime. Along thesame lines Murie 33analyzes the relationshipbetween geography and public sector residential25 Pain R. H., “Social Geographies of Women's Fear ofCrime”, Trans Inst Br Geogr Ns, v. 22, 1997, pp. 231-244.26Brownlow A., A geography of men’s fear,Department of Geography and Urban Stu<strong>di</strong>es, TempleUniversity, Philadelphia, PA, USA, 2004.27 Panelli R., Little J., Kraack A., “A CommunityIssue? Rural Women's Feelings of Safety and Fear inNew Zealand”, Gender, Place and Culture, v. 11, n. 3,2004.28 Whitzman C., “Stuck at the front door: gender, fearof crime and the challenge of creating safer space”,Environment and Planning A, v. 39, 2007, pp. 2715-2732.29Webster C., “Race, Space and Fear: ImaginedGeographies of Racism, Crime, Violence and Disorderin Northern England”; Capital & Class, v. 27, n. 2,2003, pp. 95-122.30 Shirlow P., Pain R., “The Geographies and Politicsof Fear”, Capital & Class, v. 27, n. 2, 2003, pp. 15-26.31 Nayak A., “Through Children’s Eyes: childhood,place and the fear of crime”, Geoforum, v. 34, 2003,pp. 303-315.32 Holloway S. R., McNulty T. L., “Contingent UrbanGeographies of Violent Crime: Racial Segregation andthe Impact of Public Housing in Atlanta”, UrbanGeography, v. 24, n. 3, 2003, pp. 187-211.33 Murie A, “Linking Housing Changes to Crime”, inSocial Policy and Administration, Volume 31, Issue 5,December, 1997, pp. 1–170.crime in Britain, while Shah and Kesan 34 studythe impact of architecture on crime rates.Accor<strong>di</strong>ng to these authors, architectureinfluences the manifestation of criminal activities,expressing cultural or symbolic meanings, an<strong>di</strong>nterfering in how social groups interact and howcertain social values are materialized.The development of crime prevention measuresfocused on communities has been explored bynumerous scholars 35 . Among the various measuresscrutinized emphasis was placed on surveillancenetworks of neighbors (neighborhood watch) andpolitical rapprochements between police andcommunities 36 . On the other hand, Grogger andWeatherford 37 work on the demands ofcommunities for police services in England,emphasizing the perception of residents regar<strong>di</strong>ngthe prioritization of routines.While the Geography of Crime in the UnitedStates was developed in the 1970s, the subject isstill embryonic in Brazil, having formallyorganized in the mid-1990s, thanks to thepioneering work of Sueli Felix. From alongitu<strong>di</strong>nal analysis of crime in Marilia SP,34Shah R. C., Kesan J. P., “How ArchitectureRegulates”, Journal of architectural and PlanningResearch, v. 24, n. 4, 2007, pp.350-359.35 Ashby D. I., “Policing Neighbourhoods: Exploringthe Geographies of Crime, Policing and PerformanceAssessment”, Policing and Society, v. 15, n. 4, 2005, p.413-447; Yarwood R., “Crime and Policing in theBritish Countryside: Some Agendas for ContemporaryGeographical Research”, Sociologia Ruralis, v. 41, n.2, 2001, pp. 201-219; England M., “When `goodneighbors' go bad: territorial geographies ofneighborhood associations”, Environment andPlanning A, v. 40, 2008, pp. 2879-2894.36 Herbert D. T., Harries K. D. “Area-Based Policiesfor Crime Prevention”, Applied Geography, v. 6, 1986,pp. 281-295.37 Grogger J., Weatherford M. S., “Crime, Policing andthe Perception of Neighborhood Safety”, PoliticalGeography, v. 14, n. 6/7, 1995, pp. 521-541.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 137


Felix 38 reveals a clear link between thisphenomenon and the time of existence ofneighborhoods. Another geographical study thatdeserves attention was advanced by Mendonça 39 ,who examined the influence of climate upon thehuman body and psychology through thecorrelation between air temperature and crimerates among ten Brazilian Cities.Within the context of Belo Horizonte city, Dinizet. al 40explored the relationship between crimeand social vulnerability. On the other hand Dinizcontrasted the sense of insecurity and theincidence of crime in Belo Horizonte, andattributed the lack of correlation to thesensationalist treatment of isolated events by themass me<strong>di</strong>a. Diniz and Batella 41stu<strong>di</strong>ed thespatial concentration and specializations of crimeat the regional level in Minas Gerais State, Brazil;while Diniz and Ribeiro 42<strong>di</strong>scovered a strongrelationship between federal road junctions andcrime rates across mid-sized cities of MinasGerais State.Diniz (2005a) also identified high levels of violentcrime along the borders of Minas Gerais State,38 Felix S. A., A Geografia do Crime Urbano: aspectosteóricos e o caso de Marília, Tese (Doutorado) –Universidade Estadual Paulista Júlio Mesquita,Instituto de Geociências, Rio Claro, 1996.39Mendonça F., Clima e Criminalidade: ensaioanalítico da correlação entre a temperatura do ar e aincidência da criminalidade urbana, Curitiba, Ed. daUFPR, 2001.40 Diniz A. M. A., Nahas M. I. P., Moscovitch S. K.,“Geografia da violência urbana em Belo Horizonte”,Caderno de Geografia, Belo Horizonte, v. 13, n. 20, 1ºSem. 2003, pp. 39-56.41 Diniz A. M. A., Batella W. B., “CriminalidadeViolenta nas Regiões de Planejamento de MinasGerais: Uma Abordagem Quantitativa”, Caderno deGeografia, Belo Horizonte, v. 14, n. 23, 2º Sem. 2004,pp.51-72.42 Diniz A. M. A., Ribeiro J. G. da P., “Violênciaurbana nas cidades mé<strong>di</strong>as mineiras: determinantes eimplicações”, Geosul, Florianópolis, v. 20, n. 40,jul./dez. 2005, pp. 77-103.where the highest rates of interstate migration arefound. This overlap at border regions is stronglyinfluenced by the clash of cultural values, weaksocial cohesion, limits of state police juris<strong>di</strong>ctionsand the lack of communication between statepolice forces, which strengthens the overall clutterconfirming the thesis that links migration andurban violence.Working in another perspective, Batella andDiniz 43 applied some spatial descriptive statisticsto investigate the spatial restructuring of crime inMinas Gerais State, using data on crimes againstproperty and against people for 1996 and 2003.The authors noted that in both periods the highestconcentrations of crime against property werefound in the two most economically vigorousregions of the state: the city of Uberlân<strong>di</strong>a, in thewest of Minas, and the Metropolitan Region ofBelo Horizonte (BHMA). When the analysis drewon crime against people a phenomenon calledattention: the highest concentration of such crimesin the northeastern portion of the state, one of thepoorest areas of Minas Gerais, as well as withinthe municipalities around the BHMA. Theexistence of this bilateral movement, which pullsthe center weighted average of the crime againstthe people toward it, made Batella and Diniz 44 tocompare it to a "tug of war."3. Methodological Procedures.The aspects of interest for this study are containe<strong>di</strong>n the International Classification of Diseases -ICD-10, in its Chapter XX, which defines43 Batella W. B., Diniz A. M. A., “O uso de técnicaselementares de estatística espacial no estudo dareestruturação espacial da criminalidade violenta noEstado de Minas Gerais: 1996-2003”, Caderno deGeografia, Belo Horizonte, v. 16, n. 26, 2006, pp. 153-167.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 138


"external causes of morbi<strong>di</strong>ty and mortality."Among the causes of death established by ICD-10the groups between X85-Y09, receiving thegeneric title of "aggressions" were used. ThisChapter is characterized by the presence ofaggressions inflicted by third parties, deployingvarious means to cause damage, injury or death ofthe victim.The data used in this work were retrieved from theMortality Information System of the BrazilianMinistry of Health. Information was filtered insuch way that homicide occurrences by <strong>di</strong>fferentage groups (five-year interval) and gender areidentifiable. Data for each sub-group were latertransformed in crude annual rates based ondemographic information and estimates madeavailable by the Brazilian census recor<strong>di</strong>ngagency – IBGE. It is necessary to emphasize thatall data collected refer to the years 1999 to 2009for every single municipality of Southeast Brazil(figure 1).Given the un<strong>di</strong>sputable influence of age structureupon homicide rates, we had to standar<strong>di</strong>ze theage <strong>di</strong>stribution for all municipalities in order toperform city by city comparisons in terms of theirhomicide incidence. We deployed Carvalho,Sawyer and Rodrigues 45 method which controls orisolates the effect of certain characteristics that areaffecting the comparison.Once standar<strong>di</strong>zed rates were produced, wenoticed that in municipalities endowed with lowpopulations raw rates presented considerablerandom fluctuations within the time frame of thisstudy. In order to minimize these oscillations, we44 Ibidem.45 Carvalho J. A. M. De, Sawyer D. O., Rordrigues R.do N., Introdução a Alguns Conceitos Básicos eMe<strong>di</strong>das em Demografia, 2. Ed. Ver., São Paulo,ABEP, 1994 (reimpr. 1998).adopted a three year moving averages of raw ratesto come up with a synthetic and more stable riskrate. In this process the smoothed coefficient ofthe year i (Yai) corresponded to the arithmeticaverage of the coefficients in the previous year (i-1), the same year (i) and the following year (i +1):Y ai = (Y i-1 +Y i +Y i+1 )/3.The next step consisted of preparing choroplethmaps using the software ArcGIS 9.3, in order tovisualize and analyze the spatial <strong>di</strong>stribution ofaverage homicide rates in Southeastern Brazil.Maps depicting the <strong>di</strong>stribution of averagestandar<strong>di</strong>zed rates of the total, male, female andyoung (15-29 years) populations for allmunicipalities and years were advanced.4. Results.4.1 Overall mortalityOne can infer some behavioral patterns in thespatial evolution of the overall homicide deathsrates in Southeastern Brazil (Figure 2). Firstly,consolidated areas with high mortality rates arefound in the metropolitan areas of Rio de Janeiroand Vitoria; whereas, one notices <strong>di</strong>fferentdynamics across the metropolitan areas of BeloHorizonte (BHMA), Campinas and Sao Pauloover time. While BHMA experienced significantincreases in homicide rates throughout the period,the metropolitan areas of São Paulo State(Campinas and São Paulo) showed a considerabledecrease.It is also noticeable the growth in homicides ratesacross the municipalities of the Mucuri and RioDoce Valleys and Northeast Minas Gerais,besides Northwest Espírito Santo, forming in2008 an extensive criminal arc that begins inMetropolitan Area of Vitória, reaching theRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 139


northern coast of Espírito Santo, and movinginwards, contaminating the municipalities in<strong>di</strong>rect and in<strong>di</strong>rect contact with the federalhighways BR 418 and 381 in Minas Gerais State.It is noteworthy the persistence in time of acriminal corridor exten<strong>di</strong>ng along the entirecoastline of Rio de Janeiro State, while themunicipalities located in the hinterland of MinasGerais and Sao Paulo States present rates farbelow the ones found along the coastline.Figure 6/1 reveals a steady and significantdecrease in crime rates in the states of Sao Pauloand Rio de Janeiro, however, the state of Rio deJaneiro rates remained above the national average.Minas Gerais presents a less consistent trend,since the state experienced a slight increase inhomicide rates until 2004, when the phenomenonhas stabilized and started to decrease from 2005onwards. In the context of Southeastern Brazil,Espírito Santo deserves attention. In ad<strong>di</strong>tion topresenting consistently homicide rates above thenational average throughout the period analyzed,the state excels by a completely erraticevolutionary pattern, but with an ascen<strong>di</strong>ng trendsince 2005.4.2 Homicides by genderGiven the fact that the vast majority of homicidesoccur among males, the spatial and temporal<strong>di</strong>stributions of male homicide rates (Figure 3)appear very similar to those found for the totalpopulation. However, one notes a significant<strong>di</strong>fference in the intensity of the phenomenon.While risk rates for the overall population werearound 21 deaths per hundred thousan<strong>di</strong>nhabitants in 2008, the male homicide ratesreached nearly 40 homicides (Figure 6/2).On the other hand, when you appreciate the datarelating to women one notices severalpeculiarities with regards to the intensity, spatialorganization and temporal evolution of homicidesin Southeast Brazil (Figures 3 and 4). Femalerates are significantly lower than the overallpopulation and even smaller than those found formen. Notice that average homicide rates fallbelow 4 deaths per 100,000 women, contrastingwith close to 40 among men.Although there seems to be no clear area ofintense concentration of female homicides, onewitnesses slightly higher rates across the north ofEspírito Santo and a few scattered municipalitiesin Minas Gerais. It is also noteworthy the fact thatEspírito Santo and Minas Gerais Statesexperienced increases in homicide rates duringmuch of the analyzed period; while, EspíritoSanto presented female homicide rates almostthree times as higher as the one found forSoutheast Brazil as a whole in 2008 (Figure 6/3).Figure 6/3 also demonstrates a significantreduction of homicides in Sao Paulo and Rio deJaneiro States over the same period.4.3 The youthData show that the likelihood of becoming ahomicide victim in Southeast Brazil if far greateramong the young population (15 to 29 years) thanin any other subpopulation. Once again, thecoastal municipalities of Espírito Santo and Riode Janeiro States (inclu<strong>di</strong>ng the metropolitan areasof Rio de Janeiro and Vitoria) proved to be veryaffected by the phenomenon (Figure 5). Themunicipalities of northern Espírito Santo andMinas Gerais’s Mucuri and Rio Doce Valleys aswell as Belo Horizonte Metropolitan regionproved to be areas of high social vulnerability. OnRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 140


the other hand, the metropolitan areas of SãoPaulo and their hinterland presented decreasinghomicide rates over the analyzed period.Within this context, Southeast Brazil as a wholepresented homicide rates slightly over 40 deathsper 100,000 young populations (Figure 6/4).However, this value decreased over the yearsgiven the substantial and consistent fall in deathsby homicide experienced by the municipalities ofSão Paulo and Rio de Janeiro States. Althoughexperiencing a slight increase Minas Gerais stillpresent rates below the national and regionalaverage. The same cannot be said about EspíritoSanto which proved to be tremendouslyvulnerable to the phenomenon, presenting in 2008somewhere around 115 homicides per 100,000young people.5. Conclusion.Deadly violence in Southeast Brazil has surpassedthe 10 deaths per 100,000 people that mark theaccepted threshold of an epidemic. When webreak down these figures by subpopulation onewitnesses that violence against males and againstthe most vulnerable members of society, theyouth, exceeds that threshold manifold.Nonetheless, unlike a <strong>di</strong>sease epidemic, homicidesare not contained or short-lived because they havebecome an integral part of the Brazilian society.The high crime rates observed in the regionconvey much more than a simple account of thosewho perished. It testifies to a culture of violencein which personal conflicts are solved by theextermination of inconvenient elements, a processaggravated by the historical omissions of theBrazilian State. High homicide rates proliferate inthe so-called consolidated peripheries or slums, alllacking public investments in infrastructure,education, health, and recreational facilities.Crime control policies currently underway inBrazil, which place heavy emphasis on repressivemeasures, most specifically incarceration, are notsufficient to control homicides and otherinterpersonal crimes. After all, homicides acrossSoutheast Brazil metropolitan areas are associatedwith criminal gangs and abusive police. Acrossmidsized cities social asymmetries are the chieffactors behind violent crimes; whereas in smallertowns violence is deployed as a means to solvepersonal conflicts and <strong>di</strong>fferences. Nonetheless,results show substantial changes in spatial termsover the recent past.Over the analyzed period it is noticeable thesignificant decrease in homicide rates in SoutheastBrazil. This decrease is due mainly to the sharpdrop in homicides in the largest municipalities ofthe region: São Paulo and Rio de Janeiro, wherebetter policing and economic growth areassociated with the downward trend. However,the States of Minas Gerais and Espírito Santoexperienced positive growth between 2000 and2008.One also witnesses a consistent trend in theevolutionary pattern of homicides in SoutheastBrazil, observable in all subpopulations explore<strong>di</strong>n this paper. However, the intensity in which thephenomenon manifests itself occurs unevenlyacross the subpopulations, privileging the youngmale population.Another important result is related to spatialrestructuring of the phenomenon. At thebeginning of the scrutinized period killings tendedto be concentrated in the metropolitan areas ofSao Paulo and Campinas; whereas, in 2008 a newRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 141


geography emerged. The likelihood of being ahomicide victim was far greater in themetropolitan region of Belo Horizonte and themesoregions of Mucuri and Rio Doce Valleys inMinas Gerais. On the other hand, one spatialpattern was consistent throughout the period: thepresence of a deadly coastal corridor connectingthe States of Rio de Janeiro and Espírito Santo. Italso becomes patent the need to reassess thetremendous and somewhat consistent increase inhomicides observed in Espírito Santo, a behaviorthat contra<strong>di</strong>cts the overall trend observed inSoutheast Brazil.Results also attest to the fact that Geography andSpatial Analytical tools were effective inidentifying behavioral patterns of killings,subsi<strong>di</strong>zing the State with important informationto curb this deleterious social process. However,the results of this study bring to light a series ofspatial patterns that deserve further attention,especially the need to identify the multi-scalardeterminants of violent deaths operating at thein<strong>di</strong>vidual, family, peer group, community, andsociety levels among the various subpopulationsassessed.Thus, no single theoretical approach is sufficientto fully understand the complexities of criminalbehavior in Southeast Brazil and no singlesolution can be applied to curb present levels ofcriminal activity. Fighting crime in the regionmust undoubtedly include a pool of measures,inclu<strong>di</strong>ng the reduction of the gap between richand poor; specific prevention programs targetingthe subpopulations more exposed to risk (youthand male); the elimination of illegal armscommerce and drug trafficking; and integratedpublic safety programs, involving Federal, Stateand Municipal authorities.References.• Amanda L. N., The geography of shopliftingin a British city: Evidence from Car<strong>di</strong>ff,Department of Geography, Worcester Collegeof Higher Education, Worcester U.K, 1996.• Ashby D. I., “Policing Neighbourhoods:Exploring the Geographies of Crime, Policingand Performance Assessment”, Policing andSociety, v. 15, n. 4, 2005, p. 413-447.• Batella W. B., Diniz A. M. A., “O uso detécnicas elementares de estatística espacial noestudo da reestruturação espacial dacriminalidade violenta no Estado de MinasGerais: 1996-2003”, Caderno de Geografia,Belo Horizonte, v. 16, n. 26, 2006, pp. 153-167.• Bauman Z., Modernidade Líquida, Rio deJaneiro, Jorge Zahar Ed., 2001.• Beauregard E., Proul J., Rossmo D. K.,“Spatial patterns of sex offenders:Theoretical, empirical, and practical issues”,Aggression and Violent Behavior, v. 10, 2005,pp. 579-603.• Beato C. et al., “Programa Fica Vivo: AçõesSimples, Resultados Efetivos”, InformativoCRISP, a. 1, n. 5, fev. 2003.• Becker G., “Crime and Punishment: aneconomic approach”, Journal of PoliticalEconomy, v. 76, 1968, pp. 169-217.• Brownlow A., A geography of men’s fear,Department of Geography and Urban Stu<strong>di</strong>es,Temple University, Philadelphia, PA, USA,2004.• Cano I., Ribeiro E., “Homicí<strong>di</strong>os no Rio deJaneiro e no Brasil: dados, políticas públicas eperspectivas”, In Cruz M.V.G. e BatitucciE.C. (orgs), Homicí<strong>di</strong>os no Brasil, Rio deJaneiro, e<strong>di</strong>tora FGV, 2007.• Carvalho J. A. M. De, Sawyer D. O.,Rordrigues R. do N., Introdução a AlgunsConceitos Básicos e Me<strong>di</strong>das em Demografia,2. Ed. Ver., São Paulo, ABEP, 1994 (reimpr.1998).• Ceccato V., “Crime Dynamics at LithuanianBorders”, European Journal of Criminology,v. 4, 2007, pp. 131-160.• Ceccato V., “Crime in a City in Transition:The Case of Tallinn, Estonia”, Urban Stu<strong>di</strong>es,v. 46, 2009, pp. 1611-1638.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 142


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Figure n. 1: Brazilian Political Division.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 145


Figure n. 2: Evolution of Deaths by Homicides in Southeast Brazil.Figure n. 3: Evolution of Men Deaths by Homicides in Southeast Brazil.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 146


Figure n. 4: Evolution of Women Deaths by Homicides in Southeast Brazil.Figure n. 5: Evolution of Youth Deaths by Homicides in Southeast Brazil.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 147


Figure n. 6: Evolution of homicide rates in Southeast Brazil.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 148


Città, violenza urbana e sentimento <strong>di</strong> insicurezza ∗Nelson Lourenço •RiassuntoQuesto articolo mette in evidenza che violenza urbana e insicurezza sono temi centrali per le società attuali in quantofanno parte in maniera significativa delle preoccupazioni <strong>della</strong> popolazione e <strong>della</strong> vita democratica. Per affrontare taleproblematica occorre effettuare un’analisi estensiva <strong>della</strong> globalizzazione e delle <strong>di</strong>namiche urbane che caratterizzanola tarda modernità nelle sue molteplici <strong>di</strong>mensioni, ad esempio sociali, culturali e politiche.Violenza urbana e insicurezza richiedono una nuova struttura istituzionale e la definizione <strong>di</strong> nuove politiche pubbliche<strong>di</strong> sicurezza che rispondano all’insicurezza che domina nelle società urbane.L’analisi globale delle relazioni tra evoluzione <strong>della</strong> criminalità e sviluppo del sentimento <strong>di</strong> insicurezza porta l’autorea chiarire come le società contemporanee vivono e affrontano la questione <strong>della</strong> sicurezza.RésuméCet article met en évidence que la violence urbaine et l’insécurité sont des thèmes centraux pour les sociétés actuellescar ils font partie des préoccupations de la population et de la vie démocratique de manière significative. Pour abordercette problématique, il est nécessaire d’effectuer une analyse extensive de la mon<strong>di</strong>alisation et des dynamiquesurbaines qui caractérisent la fin de l’époque moderne dans ses multiples <strong>di</strong>mensions, par exemple sociales, culturelleset politiques.Violence urbaine et insécurité demandent une structure institutionnelle nouvelle et la définition de politiques publiquesde sécurité nouvelles pour répondre à l’insécurité qui domine dans les sociétés urbaines.L’analyse globale des relations entre l’évolution de la criminalité et le développement du sentiment d’insécurité amènel’auteur à expliquer la manière dont les sociétés contemporaines vivent et abordent la question de la sécurité.AbstractThis paper argues that urban violence and insecurity are central societal issues which are a significant part of people'sconcerns and democratic life. Its analysis implies an extensive understan<strong>di</strong>ng of globalisation and urban dynamics thatcharacterise late modernity in its multiple <strong>di</strong>mensions: i.e. the social, cultural, political, and economical <strong>di</strong>mensions.Urban violence and insecurity call for a new institutional framework and the definition of new public security policiesthat will respond to the insecurity that prevails in urban society.The comprehensive analysis of the relationship between the evolution of crime and the development of the feeling ofinsecurity allows us to understand how contemporary society lives and deals with the issue of security.1. Introduzione.Negli ultimi decenni - più precisamente, dallaprima metà degli anni Sessanta - l’Europa ed ilresto del mondo industrializzato hanno assistito,con qualche décalage nel tempo, ad un aumento<strong>della</strong> criminalità, seguito - a partire dalla finedegli anni Novanta - da una sua <strong>di</strong>minuzione ostabilizzazione in molti paesi. A questomovimento, tuttavia, non ha corrisposto una<strong>di</strong>minuzione del sentimento <strong>di</strong> insicurezza.∗ Traduzione dal portoghese <strong>di</strong> Daniele Veratti.• Rettore dell’Università Atlantica <strong>di</strong> Lisbona.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 149


Nel contesto dei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo lasituazione assume contorni ben <strong>di</strong>fferenti. Laviolenza e la criminalità urbana registrano unaumento costante e costituiscono una seriacostrizione per la vita dei citta<strong>di</strong>ni, con uncrescente sentimento <strong>di</strong> insicurezza e <strong>di</strong> paura delcrimine 1 . La constatazione e la preoccupazioneper questa mon<strong>di</strong>alizzazione <strong>della</strong> violenza urbanasono accompagnate dal ridotto consenso sulle suecause.L’analisi globale <strong>di</strong> questi due processi èessenziale per conoscere in che modo la societàcontemporanea vive e affronta la problematica<strong>della</strong> sicurezza, in particolare nei casi in cui la<strong>di</strong>minuzione e la stabilizzazione dei tassi <strong>di</strong>delinquenza non sono state accompagnate, nelcontesto urbano, dalla <strong>di</strong>minuzione del sentimento<strong>di</strong> insicurezza.La globalizzazione e l’espansione <strong>della</strong> ideologianeoliberale, accompagnate dalla <strong>di</strong>minuzionedelle politiche <strong>di</strong> intervento sociale, dalla deindustrializzazionee dalla <strong>di</strong>slocazione delleindustrie 2 , dalla polarizzazione delle città,dall’emergenza delle città dualiste 3 e dallacriminalità transnazionale sono le causericonducibili, per molti autori, all’originedell’aumento <strong>della</strong> violenza urbana e delsentimento <strong>di</strong> insicurezza. Al <strong>di</strong> là dei <strong>di</strong>fferentipunti <strong>di</strong> vista, la violenza urbana è consideratadalla maggioranza degli stu<strong>di</strong>osi come unproblema sociale dominante nella società urbana eglobale.2. Per una governance <strong>della</strong> sicurezza.Prima <strong>di</strong> entrare nel tema <strong>della</strong> violenza urbana edel sentimento <strong>di</strong> insicurezza, è rilevanteeffettuare alcune considerazioni sulla questione<strong>della</strong> sicurezza pubblica, dato che l’una e l’altrosono realtà in<strong>di</strong>ssociabili.Come ho avuto modo <strong>di</strong> scrivere in due recentitesti 4 , vi è oggi una valutazione con<strong>di</strong>visa inmerito al fatto che le profonde trasformazioninelle forme e nell’intensità delle minacce allasicurezza delle società contemporanee esigonouna nuova e rinforzata capacità <strong>di</strong> rispostaistituzionale e la promozione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferentecultura <strong>della</strong> sicurezza - certamente non <strong>di</strong> unaideologia securitaria - da parte <strong>della</strong> comunitànazionale ed internazionale.Una rinnovata capacità istituzionale presuppone,com’è unanimemente riconosciuto,l’attualizzazione dei sistemi <strong>di</strong> sicurezza interna,conferendo loro modernità, adattabilità efunzionalità al fine <strong>di</strong> affrontare le sfidecontemporanee e quelle future.Contribuire alla promozione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>fferentecultura <strong>di</strong> sicurezza impone che i modelli <strong>di</strong>sicurezza pubblica adottati siano dotati <strong>di</strong>intelligibilità per quegli attori istituzionali ein<strong>di</strong>viduali che li compongono ed ai quali spetta lamissione <strong>di</strong> assicurare e mantenere la sicurezzapubblica, sulla base dei parametri <strong>di</strong> un viveredemocratico. Allo stesso tempo, ciò esige che, intutte le manifestazioni <strong>di</strong> vita collettiva, lasicurezza si manifesti e venga riconosciuta come1 Moser C. O. N., “Urban violence and insecurity. Anintroductory roadmap”, in Environment &Urbanization, Vol. 16, October 2004.2Hagedorn J. (ed.), Gangs in the Global City.Alternatives to Tra<strong>di</strong>tional Criminology, IllinoisUniversity Press, Illinois, 2007.3 Mollenkopf J. e Castells M., Dual City: RestructuringNew York., Russell Sage, New York, 1991.4 Lourenço N., “Segurança, Sentimento de Insegurançae Estado de Direito. O Espectro axial da relaçãoDireitos, Liberdades e Garantias e Poderes do Estado”,in Liberdade e Segurança, Ministério daAdministração Interna, Lisboa, 2009; Lourenço N.,Para uma Estratégia Europeia de Segurança Interna.Do Tratado de Lisboa ao Programa de Estocolmo,Ministério da Administração Interna, Lisboa, 2010.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 150


un bene comune prezioso, per il quale tutti devonoessere chiamati a contribuire.In questo contesto, due orientamenti sonoessenziali: assicurare il riconoscimento, da partedei citta<strong>di</strong>ni, <strong>della</strong> legittimità dell’azione <strong>di</strong> poliziae giungere ad un elevato livello <strong>di</strong> fiducia nellepolizie da parte degli in<strong>di</strong>vidui e delle comunità.Come esempi <strong>di</strong> questa nuova governance <strong>della</strong>sicurezza sono da menzionare: la poliziacomunitaria e i modelli <strong>di</strong> polizia <strong>di</strong> prossimità,quali strumenti facilitatori <strong>di</strong> una miglioreconoscenza reciproca tra forze e servizi <strong>di</strong>sicurezza, da un lato, e popolazione, dall’altro 5 ; icontratti locali <strong>di</strong> sicurezza, che consentono unintervento più attivo dell’amministrazione localenella sicurezza dei citta<strong>di</strong>ni.3. Città ed insicurezza.Alla fine degli anni Settanta, la problematica <strong>della</strong>sicurezza e l’importanza attribuita al sentimento<strong>di</strong> insicurezza, cioè la considerazione soggettivache gli in<strong>di</strong>vidui hanno <strong>della</strong> sicurezza, emergononel quadro delle preoccupazioni sociali edassumono un posto rilevante e centralenell’ambito <strong>della</strong> <strong>di</strong>scussione politica.La relazione Réponses à la Violence, elaborato dauna Commissione presieduta da Alain Peyrefitte 6 ,allora Ministro <strong>della</strong> Giustizia francese, hacostituito un imprescin<strong>di</strong>bile punto <strong>di</strong> riferimento.Oltre all’attenzione prestata alla piccolacriminalità contro il patrimonio, allora inaumento, la Relazione si concentravaessenzialmente sulla delinquenza urbana e sul5Oliveira J. F., As Politicas de Segurança e osModelos de Proximidade. A Emergência doPoliciamento de Proximidade, Alme<strong>di</strong>na, Lisboa,2006.<strong>di</strong>sturbo dell’or<strong>di</strong>ne sociale a questa associato. Perestensione, emergeva la questionedell’integrazione <strong>della</strong> popolazione immigrata osua <strong>di</strong>scendente, considerata come avente un fortelegame con la questione dell’or<strong>di</strong>ne pubblico edell’aumento delle inciviltà.Réponses à la Violence è anche precursoredell’entrata nel <strong>di</strong>scorso politico <strong>della</strong> nozione <strong>di</strong>sentimento <strong>di</strong> insicurezza, considerato come unelemento essenziale per l’analisi <strong>della</strong> delinquenzae <strong>della</strong> violenza nella società urbana moderna e laloro repressione : «un sentiment d’insecuritégénérale est apparue» e «Pour suivre les tours etdétours de la violence, nous avions besoins d’unfil conducteur. Nous l’avons trouvé dans lesentiment d’insecuritè» 7 .Questa centralità attribuita alla questione <strong>della</strong>sicurezza e dell’or<strong>di</strong>ne sociale e la suaassociazione al sentimento <strong>di</strong> insicurezza svolge,per molti attori, un ruolo rilevante nella attualeistituzionalizzazione <strong>della</strong> problematicasecuritaria 8 . Per una migliore comprensione <strong>di</strong>questa situazione si sostiene il fatto, soprariportato, che in tutta Europa, e dopo decenni <strong>di</strong>una stabilizzazione verso il basso, la criminalità ela violenza hanno iniziato, a partire dalla metàdegli anni Sessanta, un movimento ascendentemolto rapido.Questo aumento <strong>della</strong> criminalità, accompagnatoda una generale emergenza del sentimento <strong>di</strong>insicurezza, corrisponde nel tempo alla crescita6 Peyrefitte A., Réponses à la Violence. Rapport duComité d’Études sur la Violence, la Criminalité et laDélinquance, Presses Pocket, Paris, 1977.7 Ibidem.8 Si veda S. Roché (1993). Sulla problematica <strong>della</strong>securitizzazione si legga l’opera collettanea <strong>di</strong>retta daLaurent Mucchielli, 2008; affrontando questionenell’ottica delle politiche pubbliche, si veda Recasens iBrunet (2007).Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 151


economica ed alla esplosione del consumo, allacrescita delle città ed alla <strong>di</strong>sgregazione deltessuto sociale urbano, all’alterazione dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>vivere e, ancora più profondamente, dei valori.Mutamenti ai quali si associa un insieme <strong>di</strong>in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> un’eventuale e molto richiamata crisidelle società occidentali, come l’indebolimento ela <strong>di</strong>sorganizzazione delle strutture familiari, lapovertà, l’esclusione sociale e latossico<strong>di</strong>pendenza.L’aumento <strong>della</strong> criminalità, accentuatasi in unperiodo <strong>di</strong> marcata prosperità economica e <strong>di</strong>creazione <strong>di</strong> impiego, impone <strong>di</strong> relativizzarel’idea <strong>di</strong> crimine e <strong>di</strong> crisi che hanno formato unbinomio in<strong>di</strong>ssociabile 9 . La lettura è certamentemolto più complessa e deve mettere inassociazione un ampio insieme <strong>di</strong> variabili chevanno dall’esclusione sociale, all’assenza <strong>di</strong>aspettative, alla rottura dei meccanismi informali<strong>di</strong> controllo sociale e, in particolare,all’urbanizzazione, ove tutti questi fattoriconvergono e si potenziano.Così, se la modernità in termini <strong>di</strong> geografiaumana si traduce nella urbanizzazione, l’analisilongitu<strong>di</strong>nale <strong>della</strong> criminalità evidenzial’emergenza <strong>di</strong> un crimine urbano <strong>di</strong> naturaessenzialmente patrimoniale 10 . Nello stesso modo,le inciviltà, la delinquenza giovanile e lemanifestazioni più o meno gravi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbodell’or<strong>di</strong>ne sociale e <strong>di</strong> scontro con l’autorità delloStato sono manifestamente atti urbani efortemente associati all’emergenza del sentimento<strong>di</strong> insicurezza.9 Si veda L. Lourenço, M. Lisboa e G. Frias, 1998; siveda anche S. Roché, 1996.10Lourenço N. e Lisboa M., Representações daViolência. Percepção Social do Grau, da Frequência,das Causas e das Me<strong>di</strong>das para Diminuir a Violência,Centro de Estudos Ju<strong>di</strong>ciários, Lisboa, 1992.Le città si <strong>di</strong>luiscono nel contesto <strong>di</strong> areemetropolitane multifunzionali, generatrici <strong>di</strong>nuove “geografie securitarie” 11 . Le città, comespazi <strong>di</strong> forte <strong>di</strong>fferenziazione sociale e culturalemarcatamente multietnici 12 e multiculturali, in cuila ricchezza e l’esclusione sociale si stringono,richiedono nuove forme <strong>di</strong> governance,esclusivamente in termini <strong>di</strong> sicurezza.Il concetto <strong>di</strong> città sostenibile dovrà cosìabbracciare, nella sua complessità, la <strong>di</strong>mensione<strong>della</strong> sicurezza 13 , il che obbliga ad includerepolitiche per combattere l’esclusione sociale,modelli e politiche <strong>di</strong> urbanizzazione, modelli <strong>di</strong>polizia, forze <strong>di</strong> sicurezza preparate per ilmantenimento dell’or<strong>di</strong>ne e la gestione deiconflitti riconducibili ad eventi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versoor<strong>di</strong>ne 14 , politiche <strong>di</strong> integrazione <strong>della</strong>popolazione immigrata e dei suoi <strong>di</strong>scendenti eduna nuova urbanistica, più attenta alla sicurezza enon spazialmente segregazionista.4. Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo <strong>di</strong>violenza urbana?A cosa ci riferiamo quando parliamo <strong>di</strong> violenzaurbana? Quali sono gli attori e quali le vittime<strong>della</strong> violenza urbana? Vivendo in una societàessenzialmente urbana - vuoi per quanto riguardala <strong>di</strong>stribuzione <strong>della</strong> popolazione el’organizzazione del territorio, vuoi per quanto11 Body-Gendrot S., Les Villes. La Fin de la Violence,PUF, Paris, 2001.12 Sulla segregazione etno-razziale e sulla <strong>di</strong>mensionespaziale nel contesto urbano, si veda Jean-Louis PanKé Shon (2009) e Edmond Préteceille (2009).13 Sul rapporto sicurezza-città, si veda la Relazionedelle Nazioni Unite, “A Safe City is a Just City”,Habitat Debates, settembre 2007.14In questo senso si veda la decisione del Consiglio perla Giustizia e l’Amministrazione Interna dell’UnioneEuropea del 2001, che ha approvato una strategia perl’Europa, conosciuta come CPTED “Crime PreventionThrough Environmental Design”.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 152


iguarda la cultura - qual è l’interesse che suscitail parlare <strong>di</strong> violenza urbana, visto che lamaggioranza <strong>di</strong> atti classificati come violentiavvengono nel contesto urbano? C´è unadefinizione accettabile <strong>di</strong> violenza urbana, nelquadro delle scienze sociali?È opportuno cominciare dall’ultima questione.Essendo appannaggio delle scienze sociali, nonesiste una definizione unica e paiono venirsi aconfrontare due letture possibili: una piùsociologica, essenzialmente incentrata sugli attorie sulla loro relazione con la società, la quale sioppone, in un’apparente contrad<strong>di</strong>zionenonostante la sua complementarità, allaprospettiva antropologica, basata su unadefinizione culturale <strong>della</strong> violenza esull’accettazione dell’esistenza <strong>di</strong> una cultura<strong>della</strong> strada, con i suoi co<strong>di</strong>ci, i riti ed i proprilinguaggi, in cui la violenza sorge come trattoidentificatore 15 .Le definizioni proposte per la violenza urbanasono quasi sempre o meramente descrittive oriduttrici dell’oggetto che si vuole definire. Cisono, tuttavia, forti punti <strong>di</strong> convergenza nelledefinizioni comunemente utilizzate per raccontarequesti tipi <strong>di</strong> azione: i loro attori sono giovani,sebbene la definizione <strong>di</strong> cosa significhi esseregiovani non sia chiara quanto il suo limitesuperiore; fanno riferimento ad azioniscarsamente organizzate; definiscono, comefrequente oggetto <strong>di</strong> aggressione, gli spazipubblici fisici o simbolici; il carattere gratuitodegli atti, che possono assumere forme <strong>di</strong>verse,dal vandalismo ai <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni; il fatto <strong>di</strong> avere effetticollaterali vasti e, <strong>di</strong> frequente, non essere <strong>di</strong>rettiverso nessuno in concreto.La <strong>di</strong>stinzione tra violenza urbana e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni 16 èpara<strong>di</strong>gmatica <strong>della</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> definire, conricorso alla terminologia giuri<strong>di</strong>ca, i “contornicontemporanei dell’insicurezza” 17 . I <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nihanno una natura collettiva, perseguono obiettivipolitici e <strong>di</strong> contestazione dell’or<strong>di</strong>ne costituito.Le azioni che si adattano a designare i <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nifanno riferimento a manifestazioni control’autorità e sono accompagnate da atti <strong>di</strong>vandalismo contro la proprietà pubblica e privatae da violenza contro le persone. Queste azionicostituiscono oggi un fenomeno frequente in tuttoil mondo, verificandosi in paesi sviluppati, cosìcome in via <strong>di</strong> sviluppo. Dobbiamo tenere inconsiderazione il carattere spontaneo <strong>di</strong> molte <strong>di</strong>queste azioni, in cui le nuove tecnologiedell’informazione svolgono un ruolo potenziatorenell’emergenza e nel consolidamento delle retisociali.Gli esempi sono molti ed è possibilecitarne alcuni che sono all’origine <strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni conun forte carico <strong>di</strong> violenza e con una <strong>di</strong>fferenziataorigine politica e sociale: Atene, <strong>di</strong>cembre del2008; Moldavia, aprile del 2009; Maputo,settembre del 2010. Twitter, facebook o gli smssono stati gli strumenti <strong>di</strong> servizio.La nozione <strong>di</strong> violenza urbana fa, così,riferimento ad un vasto insieme <strong>di</strong> atti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficilecategorizzazione, in quanto frequentemente15 Lepoutre D., Cœur de Banlieue. Codes, rites etlangages, O<strong>di</strong>le Jacob, Paris, 2001.16 Questa <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> definizione è comune ad altripaesi: in Francia, la <strong>di</strong>fficoltà nel <strong>di</strong>stinguere violenceurbaine da émeute conduce ad una terminologia conorigine nei servizi <strong>di</strong> informazione; si parla ora <strong>di</strong>violence péri-urbaine o <strong>di</strong> troubles periurbaines. Laterminologia anglofona oscilla tra <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni, con ilsignificato <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo dell’or<strong>di</strong>ne pubblico, e civilunrest e urban unrest, per designare sia la violenzaurbana, sia i <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni.17Roché S., Le Frisson de l’Emeute. ViolencesUrbaines et Banlieues, Seuil, Paris, 2006.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 153


sovrapposti, che richiamano ad una lettura olisticaper la comprensione <strong>della</strong> sua origine e <strong>della</strong> suamotivazione, essenziale per la definizione <strong>di</strong>politiche <strong>di</strong> intervento. Nella nozione <strong>di</strong> violenzaurbana vengono compresi atti <strong>di</strong> livello penale<strong>di</strong>fferenziato - se non ad<strong>di</strong>rittura atti fuori dallacompetenza <strong>della</strong> legge, come molti che ricadononella definizione <strong>di</strong> inciviltà - e che, raggiungendocerti livelli, mettono in causa la sicurezza e laqualità <strong>di</strong> vita dei citta<strong>di</strong>ni, alimentando ilsentimento <strong>di</strong> insicurezza.Così, violenza urbana è il furto con strappo, lamen<strong>di</strong>cità aggressiva o i graffiti sregolati oppure ilfurto <strong>di</strong> vetture per scorribande notturne chepossono concludersi con atti <strong>di</strong> violenzacriminale. Violenza urbana è ancora ladelinquenza giovanile nelle sue svariate forme emanifestazioni illecite. Violenza urbana è ciò cheha portato a bruciare nelle strade <strong>di</strong> varie cittàfrancesi, nel 2009, 34.996 vetture; all’origine <strong>di</strong>questi atti vi sono conflitti tra gruppi <strong>di</strong> giovani otra questi e la polizia 18 .Benché <strong>di</strong> natura ovviamente <strong>di</strong>fferente, violenzaurbana sono anche i <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Los Angeles e ledevastazioni che, nel 1992, li seguirono, lemanifestazioni del Maggio 1968 ed i violenticonflitti che devastarono Parigi nel 2005, congiovani in rivolta, quasi tutti <strong>di</strong> seconda o terzagenerazione <strong>di</strong> immigrati, che incen<strong>di</strong>arono auto efrantumarono le vetrine dei negozi.In certi contesti geografici la violenza e lacriminalità raggiungono valori elevatissimi,costituendo una seria minaccia alla sicurezza edallo sviluppo. È il caso <strong>di</strong> molte città dell’AmericaLatina, dell’Asia e dell’Africa, in cui la violenzaurbana e l’ascesa <strong>della</strong> violenza armata sicollocano in un quadro incomparabile con ciò cheaccade in società come quelle europee. Illustrandoquesta realtà alla agenzia Habitat delle NazioniUnite constatavo che la violenza urbana è unadelle prime cinque cause <strong>di</strong> morte in paesi comeBrasile, Colombia, El Salvador e Guatemala 19 . Ilcrimine organizzato, il traffico <strong>di</strong> droga, il traffico<strong>di</strong> esseri umani, i rapimenti e gli atti associati allaviolenza politica, come la guerriglia,l’eliminazione <strong>di</strong> avversari politici e la violenza<strong>della</strong> polizia, integrano la lunga road-map <strong>della</strong>violenza urbana in America Latina 20 .In uno sforzo <strong>di</strong> sintesi, si può affermare che ilconcetto <strong>di</strong> violenza urbana abbraccia un vastoinsieme <strong>di</strong> comportamenti ed azioni che potrannoessere considerati devianti e che fanno riferimentoa quell’ampia gamma <strong>di</strong> atti che vanno dalleinciviltà al crimine. Questi atti sono fortementeassociati all’aumento del sentimento <strong>di</strong>insicurezza nelle società urbane contemporanee,che è all’origine <strong>della</strong> centralità <strong>della</strong> questione<strong>della</strong> sicurezza nell’attuale <strong>di</strong>battito politico esociale.5. Attori ed azioni <strong>di</strong> insicurezza urbana.Come attori principali dell’insicurezza urbana, lamaggioranza degli autori fa riferimento allegangs. Ritenute nella criminologia classica comeun fenomeno essenzialmente americano, le gangssono oggi considerate una realtà <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioneuniversale, con una forte e significativacomponente <strong>di</strong> violenza urbana e sentimento <strong>di</strong>insicurezza ad essa associata.18Dati <strong>della</strong> Direzione Generale <strong>della</strong> PoliziaNazionale, Ministro dell’Interno, 2010.19UN-HABITAT, “A Safe City is a Just City”, inHabitat Debates, September 2007.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 154


Il Programma Eurogang, che, dal 1996, haeffettuato stu<strong>di</strong> comparativi tra la realtà degli StatiUniti e quella europea, fa riferimentoall’impossibilità <strong>di</strong> “negare” l’esistenza <strong>di</strong> gangs<strong>di</strong> strada in Europa, pur sottolineando l’esigenza<strong>di</strong> utilizzare in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> identificazione <strong>di</strong>fferentirispetto a quelli utilizzati negli stu<strong>di</strong> degli youthstreet gangs statunitensi: “European gangs inover a dozen countries reveal a wide pattern ofviolent behaviour and levels of violence (…) butlargely less serious than in the USA. Some ofthese latter <strong>di</strong>fferences may be attributable to therecentness of the European gang development thelower levels of firearms availability, and lowerlevels of gang territoriality in Europe”.Gli stu<strong>di</strong> effettuati fanno ancora riferimentoall’ambiguità del termine “giovane”: “youth canbe ambiguous. Most street gangs are moreadolescent than adult, but some include membersin their twenties and even thirties. Most haveaverage ages in adolescence or the earlytwenties” 21 .Presentando obiettivi e forme organizzative<strong>di</strong>fferenziate, le gangs sono, nei loro tratticaratteristici, gruppi <strong>di</strong> giovani <strong>di</strong> bassa originesociale, oriun<strong>di</strong> <strong>di</strong> quartieri degradati e/o20 Moser C.., “Urban violence and insecurity. Anintroductory roadmap”, in Environment &Urbanization, Vol. 16, October 2004.21 Klein M. W., Weerman F.M. and Thornberry, T.P.,“Street Gang Violence in Europe”, in EuropeanJournal of Criminology, Vol. 3, 2006. Per molti autoril’esistenza o meno <strong>di</strong> gangs è più una questione <strong>di</strong>forma che <strong>di</strong> sostanza; in assenza <strong>di</strong> unasistematizzazione accettata dalla comunità scientifica, ècosì possibile inventariare una varietà <strong>di</strong> definizioni,alcune delle quali prodotte dalle forze <strong>di</strong> sicurezza:gruppi <strong>di</strong> giovani (bande giovanili, nella designazionespagnola), tribù urbane, street gangs, gruppi <strong>di</strong> giovaniproblematici (troublesome youth group, espressioneutilizzata da alcuni autori che ricusano la designazione<strong>di</strong> gangs nel caso europeo), gruppi <strong>di</strong> giovanidelinquenti e gruppi organizzati e violenti <strong>di</strong> caratteregiovanile; ve<strong>di</strong> Garrido C., 2010.periferici, la cui identità può basarsi sullaappartenenza etnica, razziale o religiosa e sulsenso <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione. L’associazione adattività delinquenziali ed illecite è un altro degliin<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> questi gruppi 22 .La geografia sociale delle città moderne èfrequentemente polarizzata; crea spazi <strong>di</strong>accentuata <strong>di</strong>fferenziazione sociale, culturale edeconomica, nei cui intertizi le gangs agiscono, avolte passando da gruppi <strong>di</strong> strada a gruppiistituzionalizzati, resistendo per più <strong>di</strong> unagenerazione. Sostituendo uno Stato assente e unasocietà con ridotte alternative, definendo i loromodelli <strong>di</strong> comportamento nel quadro <strong>di</strong> unasubcultura legittimata da loro stesse, le gangs simostrano a questi giovani come una fratellanza ecome la porta <strong>di</strong> ingresso ad un desideratobenessere materiale, anche se illecito o criminale.La letteratura specializzata fa riferimento al ruolocrescente, in tutto il mondo, <strong>di</strong> questi gruppinell’economia informale <strong>di</strong> natura criminale, ovespadroneggia il traffico <strong>di</strong> droga. Alcuni attorievidenziano la permeabilità, in particolari contestisocio-geografici, dei confini tra delinquenza edattività associate a gruppi <strong>di</strong> natura politica <strong>di</strong>carattere nazionalista e fondamentalista o ancheterrorista 23 . Alexandra Scacco 24 mostra, in modoespressivo, come in contesti urbani l’associazionetra esclusione sociale e partecipazione, in reti22Hagedorn J. (ed.), Gangs in the Global City.Alternatives to Tra<strong>di</strong>tional Criminology, IllinoisUniversity Press, Illinois, 2007.23 Laquer W., The New Terrorism: Fanaticism and theArms of Mass Destruction, New York, OxfordUniversity Press, 1999. Philip Bobbit (2008) assumeuna posizione <strong>di</strong>versa, non correlando il profilo delterrorista alla povertà.24Scacco A., Who Riots? Explaining In<strong>di</strong>vidualParticipation in Ethnic Violence, New York, ColumbiaUniversity, 2008.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 155


sociali <strong>di</strong> natura politica ed etnica, possanofunzionare “come una combinazione esplosiva” 25 .6. Insicurezza urbana e sentimento <strong>di</strong>insicurezza: paura del crimine epreoccupazione per l’or<strong>di</strong>ne sociale.6.1. La costruzione del sentimento <strong>di</strong> insicurezzaIl sentimento <strong>di</strong> insicurezza può essere definitocome un insieme <strong>di</strong> manifestazioni <strong>di</strong>inquietu<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo o <strong>di</strong> paura sia in<strong>di</strong>vidualiche collettive, cristallizzate nel crimine 26 . Si èfatto riferimento all’inizio <strong>di</strong> questo articolo acome la questione dell’insicurezza abbia assuntouna posizione centrale nella società <strong>della</strong> tardamodernità e a come la recrudescenza delsentimento <strong>di</strong> insicurezza giustifichi oggi, in quasitutti i paesi, il perché vari attori politici – daipartiti al governo, passando ai gruppirappresentativi dei citta<strong>di</strong>ni – evochino il <strong>di</strong>scorsodell’insicurezza.Tuttavia, non sembra pertinente far ricaderel’emergenza <strong>di</strong> questo sentimento <strong>di</strong> insicurezzaunicamente sul crimine oppure ridurre laproblematica dell’insicurezza all’aggravamento<strong>della</strong> criminalità. È certo che l’insicurezza,25 “(...) poverty will increase the likelihood of riotparticipation for people who are embedded in socialnetworks that link them to other potential participants.I argue that, in contexts where state authorities cannotguarantee protection for their citizens, poor people willbe more willing to riot in order to defend theirproperty, their families and themselves. Given themotivation to riot, certain types of social networks atthe grassroots level help to transform potential intoactual rioters. The motivating ‘push’ of poverty and the‘pull’ of local social ties make an explosivecombination” (Scacco, 2008).26 Pur non essendo utile, nel contesto <strong>di</strong> questo articolo,proporre una lettura <strong>della</strong> relazione tra sentimento <strong>di</strong>insicurezza e me<strong>di</strong>a, si fa riferimento, tuttavia, allaletteratura specializzata che enfatizza il ruolorafforzativo <strong>della</strong> comunicazione socialenell’emergenza dell’insicurezza e <strong>della</strong> paura delcrimine.misurata attraverso i tassi <strong>di</strong> criminalità, èaumentata; è certo, anche, che reale è la paura delcrimine manifestato dalle persone - visibile neicomportamenti <strong>di</strong> cautela e nell’affermazione <strong>di</strong>chi si sente insicuro o in manifestazioni <strong>di</strong>protesta – le quali si sostituiscono, a volte, alloStato, realizzando azioni <strong>di</strong> giustizia popolare.Senza voler minimizzare l’importanza <strong>della</strong>crescita del numero dei crimini, bisogna cercare inaltri fattori - combinati con il crimine - l’origine <strong>di</strong>questa recrudescenza del sentimento <strong>di</strong>insicurezza.Secondo Roché 27 , il significato attuale, sociale epolitico, <strong>della</strong> questione dell’insicurezza è larisultante <strong>della</strong> combinazione dell’aumento <strong>della</strong>criminalità con un processo <strong>di</strong> selezione ecostruzione sociale del crimine come rischio. Perquesto autore, è solo in questo modo che potràessere spiegata la centralità dell’insicurezzarelativamente ad altri rischi che caratterizzano lamodernità.Il sentimento <strong>di</strong> insicurezza è, quin<strong>di</strong>, definitocome l’espressione <strong>di</strong> una rappresentazionesociale 28 del mezzo, in cui sono presenti logicheculturali e identitarie e logiche situazionali, cioèlegate all’esperienza dell’attore sulla realtàvissuta. La cristallizzazione del sentimento <strong>di</strong>insicurezza nel crimine è facilitata dalla sua stessanatura. Nella prospettiva dell’in<strong>di</strong>viduo, il criminelo colpisce nel suo corpo, nei suoi averi e nellaviolazione del suo domicilio, cioè nella suaprivacy. Per la comunità, il crimine, così comealcune altre forme <strong>di</strong> violenza, si presenta comeuna sfida, come un elemento <strong>di</strong>sturbatore27Roché S., « L’Insécurité: entre Crime etCitoyenneté », in Déviance et Société, vol 15, nº 3,1993.28 Si veda il concetto <strong>di</strong> rappresentazione sociale in D.Jodelet (1991) e N. Lourenço e M. Lisboa (1992)Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 156


dell’or<strong>di</strong>ne costituito, capace, cioè, <strong>di</strong> mettere arischio i meccanismi <strong>di</strong>ffusi ed istituzionali <strong>di</strong>controllo sociale. Il sentimento <strong>di</strong> insicurezzanasce, così, associato ad un clima generalizzato <strong>di</strong>ansietà, la cui origine risiede nel complesso emolto rapido processo <strong>di</strong> mutamento sociale checaratterizza la società moderna e <strong>di</strong> cui l’aumento<strong>della</strong> criminalità è una delle conseguenze piùvisibili 29 .In questo contesto <strong>di</strong> ansietà e <strong>di</strong> insicurezza, èsignificativo fare riferimento alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>fiducia nella capacità dello Stato nell’assicurareun clima <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne sociale. In moltiPaesi, un elevato numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui non hafiducia nell’efficacia delle polizie, il che si riflette,d’altra parte, nella mancata denuncia <strong>di</strong> un grandenumero <strong>di</strong> crimini. I sondaggi <strong>di</strong> vittimizzazionemostrano come questo comportamento vengaattribuito al fatto che la polizia non è interessata arisolvere i crimini in cui essi sono rimasticoinvolti oppure perché non può fare nulla 30 .Questa sfiducia nell’efficacia <strong>della</strong> polizia èfrequentemente associata ad una presentazionepenalizzante dei tribunali, in particolare in termini<strong>di</strong> eccessiva morosità <strong>della</strong> giustizia nellarisoluzione dei processi 31 .6.2. La visibilità del sentimento <strong>di</strong> insicurezzaCome manifestazione <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturboo <strong>di</strong> paura, il sentimento <strong>di</strong> insicurezza si esprimeattraverso un complesso sistema <strong>di</strong>29 Chesnais J.-C., Histoire de la Violence en Occidentde 1800 à nos Jours, Paris, Laffont, 1981; Chesnais J.-C., « Histoire de la Violence: l’Homicide et le Suicideà Travers les Âges », Revue Internationale desSciences Sociales, 132, Mai 1992.30 Lourenço N., Lisboa M., “Violência, Criminalidadee Sentimento de Insegurança”, Textos, Centro deEstudos Ju<strong>di</strong>ciários, nº 2, 1996, pp. 45-64.31 Santos B. S., Os Tribunais na Sociedade Portuguesa,Coimbra, Centro de Estudos Sociais, 5 vols, 1995.rappresentazioni e <strong>di</strong> pratiche sociali. Più chetentare <strong>di</strong> descrivere la sua frequenza, interessastu<strong>di</strong>are i legami che determinano le suecomponenti principali: la paura del crimine, lapreoccupazione per l’or<strong>di</strong>ne sociale e la relazionetra il sentimento <strong>di</strong> insicurezza e l’esperienza<strong>di</strong>chiarata <strong>di</strong> vittimizzazione.La paura del crimine è qui definita nel senso <strong>di</strong>un’angoscia, cioè <strong>di</strong> una paura stabile, esterna agliavvenimenti che le hanno dato origine, che simanifesta con comportamenti pragmatici <strong>di</strong>protezione del domicilio, <strong>di</strong> altre istanze <strong>di</strong>protezione e, più in generale, <strong>di</strong> pratiche <strong>di</strong> cautelarelativamente alla vittimizzazione. La paura delcrimine fa riferimento non ad una fase reattiva,ma ad una fase intenzionale che si esprime inprima persona: “ho paura” oppure “mi sentoinsicuro”.La preoccupazione per l’or<strong>di</strong>ne sociale si riferiscealla paura del crimine, ma traduce preoccupazionisociali e politiche e si esprime in senso plurale:“viviamo una situazione preoccupante” oppure“loro hanno paura”. Mentre la paura del criminefa riferimento alla paura nel domicilio, alla paurain strada ed ai comportamenti <strong>di</strong> cautela, lapreoccupazione per l’or<strong>di</strong>ne sociale è definito daun’idea globale <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne, da una ricerca <strong>di</strong>or<strong>di</strong>ne sociale e <strong>di</strong> sicurezza. La preoccupazioneper l’or<strong>di</strong>ne sociale si esprime, <strong>di</strong> frequente, in unappello allo Stato <strong>di</strong> maggiore fermezza nelcombattere il crimine e nella stigmatizzazionedegli attori che si suppone siano delinquenti e<strong>di</strong>sturbatori dell’or<strong>di</strong>ne 32 .La preoccupazione per l’or<strong>di</strong>ne sociale va cosìoltre i limiti <strong>della</strong> criminalità, integrando alsentimento <strong>di</strong> insicurezza la propria nozione <strong>di</strong>32 Roché S., Insecurité et libertés, Paris, Seuil, 1994.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 157


violenza. Ad una paura personale si sovrapponeuna paura che, sebbene sia espressa a livelloin<strong>di</strong>viduale, si riferisce alla società. Nel primocaso, le misure <strong>di</strong> cautela sono in<strong>di</strong>viduali, nelsecondo le misure proposte comprendono lasocietà ed hanno origine in una lettura del criminee <strong>della</strong> violenza sopra alla quale si colloca ilsentimento <strong>di</strong> insicurezza.6.3. La paura del crimineLa paura del crimine fa riferimento alle pratiche <strong>di</strong>cautela degli in<strong>di</strong>vidui, realizzate per evitare unapossibile vittimizzazione. La paura <strong>di</strong> uscire <strong>di</strong>sera oppure il fatto <strong>di</strong> prendere misure <strong>di</strong>precauzione esprimono una rappresentazione delrischio in relazione alla sicurezza del quartiere o<strong>della</strong> città in cui si vive.La relazione tra la paura del crimine e lavittimizzazione è una relazione tenue. Vari stu<strong>di</strong>mostrano, anche, che la paura può esseresproporzionata rispetto al rischio reale <strong>di</strong>vittimizzazione. Questa considerazione ha portatoalcuni autori a <strong>di</strong>fendere la tesi <strong>della</strong> irrazionalità<strong>della</strong> paura del crimine. Vi sono ricerche, tuttavia,che hanno mostrato la complessa relazione travittimizzazione, paura del crimine e autoprotezione.Infatti l’aumento del numero <strong>di</strong>vittimizzazioni, nel corso <strong>di</strong> un anno, faaccrescere la paura e conduce ad una maggiorefrequenza nell’adozione <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> autoprotezione.Le persone che vivono in luoghi arischio, oppure che sono associate a gruppipotenzialmente a rischio, tendono così asviluppare comportamenti <strong>di</strong> auto-protezione,contribuendo al ridurre la correlazione travittimizzazione e paura del crimine.Al contrario <strong>della</strong> tesi dell’irrazionalità <strong>della</strong>paura del crimine, che si focalizza sulla nonproporzione tra vittimizzazione e paura, è piùaccettabile prospettare la paura come un sistema<strong>di</strong> lettura <strong>della</strong> realtà coinvolgente, che pone inatto ciò che prima abbiamo definito come logicasituazionale nella valutazione del rischio. Èproprio questo processo che conduce gli in<strong>di</strong>vidui,che appartengono a gruppi potenzialmente piùfragili, a sviluppare un maggiore sentimento <strong>di</strong>insicurezza e, contemporaneamente, ad assumerepiù comportamenti <strong>di</strong> cautela.È il caso delle donne e delle persone anziane, incui la paura del crimine è più elevata nonostante itassi <strong>di</strong> vittimizzazione siano uguali o ad<strong>di</strong>ritturainferiori ai tassi globali. La maggior parte deisondaggi <strong>di</strong> vittimizzazione mostra che laprobabilità <strong>di</strong> essere toccati da uno qualunque deireati previsti nei questionari è identica negliuomini e nelle donne, nonostante l’incidenza <strong>della</strong>paura sia sostanzialmente più elevata <strong>di</strong> questerispetto agli uomini. Nel caso degli anziani siregistrava la stessa sproporzione, nonostantel’incidenza <strong>di</strong> vittimizzazione fosse più bassarispetto a quella dei giovani.6.4. La preoccupazione per l’or<strong>di</strong>ne socialeCome abbiamo detto, l’analisi <strong>della</strong>preoccupazione per l’or<strong>di</strong>ne sociale fa riferimentoad un campo più esteso, che integra la criminalitàe la violenza. Uno stu<strong>di</strong>o realizzato su uncampione rappresentativo <strong>della</strong> popolazioneportoghese 33ha permesso <strong>di</strong> costruire dueraggruppamenti <strong>di</strong> popolazione, <strong>di</strong>fferenziati permezzo <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> rappresentazioni socialidegli atti giu<strong>di</strong>cati violenti e <strong>della</strong> frequenza, delle33 Lourenço N. e Lisboa, Manuel, Representações daViolência. Percepção Social do Grau, da Frequência,das Causas e das Me<strong>di</strong>das para Diminuir a Violência,Lisboa, Centro de Estudos Ju<strong>di</strong>ciários, 1992.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 158


cause e delle misure da adottare per combattere laviolenza.A ciascuno dei due raggruppamenti corrispondonopercezioni <strong>di</strong>fferenti dell’insicurezza e <strong>della</strong> suaorigine, che rafforzano l’idea <strong>della</strong> costruzione <strong>di</strong>un sentimento <strong>di</strong> insicurezza, assente in unarappresentazione costruita a partire da logicheculturali e situazionali.Gli in<strong>di</strong>vidui del primo insieme fanno riferimentoalla rappresentazione <strong>della</strong> violenza in relazione ailivelli <strong>di</strong> sicurezza fisica, materiale e psicologica<strong>di</strong> maggiore visibilità e si concentrano sucomportamenti percepiti in maniera piùimme<strong>di</strong>ata, come il furto, l’aggressione, la<strong>di</strong>ffamazione o la violazione. La violenza èpensata come un atto in<strong>di</strong>vidualizzato, la cuiorigine si basa su cause facilmente identificabili,come il consumo <strong>di</strong> droga e <strong>di</strong> alcol. L’origine<strong>della</strong> violenza viene considerata partendo dallecause imme<strong>di</strong>ate e gli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> questo primoinsieme propongono misure più limitate per il lorocontrasto, evocando, tra le gran<strong>di</strong> priorità per ilpaese, il mantenimento dell’or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> forzearmate forti.Gli in<strong>di</strong>vidui del secondo insieme spostano l’assedelle loro preoccupazioni verso rappresentazionipiù elaborate, concentrando la violenza ad unlivello maggiormente costruito, relazionandolaalla sicurezza <strong>della</strong> vita nella società emanifestando una nitida preoccupazione per attiche potrebbero colpire l’in<strong>di</strong>viduo in quantocitta<strong>di</strong>no. Per loro, la violenza è essenzialmentepercepita come un problema sociale, da mettere inrelazione ad un processo <strong>di</strong> causalità piùcomplesso, in cui le <strong>di</strong>fficoltà economiche e la<strong>di</strong>soccupazione svolgono un ruolo fondamentale.Questa percezione - più ampia ed elaborata -dell’origine <strong>della</strong> violenza va associata, con loscopo <strong>di</strong> attenuarla, alla proposta <strong>di</strong> misuremaggiormente globali e preventive ed alla scelta<strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> società più democratici epartecipativi.L’insicurezza è più fortemente sentita negliin<strong>di</strong>vidui contenuti nel primo dei gruppipresentati. La sua preoccupazione per l’or<strong>di</strong>neappare come una lettura semplicistica <strong>della</strong>società e dei problemi sociali. Il sentimento <strong>di</strong>insicurezza tende a manifestarsi più che altroattraverso la paura del crimine, nella quale si va acristallizzare. Nel secondo gruppo, il sentimento<strong>di</strong> insicurezza si traduce in una preoccupazionesull’or<strong>di</strong>ne sociale <strong>della</strong> violenza e <strong>della</strong>criminalità.Andando oltre all’analisi sulla questione dei valorie ricorrendo alla matrice proposta da RonaldInglehart 34 , in modo da permettere una lettura piùampia e comparativa dei vari ambiti <strong>della</strong> società,si può affermare che gli in<strong>di</strong>vidui del primoinsieme si collocano come portatori <strong>di</strong> valorimaterialisti, privilegiando quei valori legati allacrescita economica. Gli in<strong>di</strong>vidui del secondoinsieme, invece, si posizionano nel sistema <strong>di</strong>valori socio-politici, che tale autore designa comepost-materialisti, favorendo il mutamento e lapartecipazione sociale.6.5. La natura urbana del sentimento <strong>di</strong>insicurezzaIl sentimento <strong>di</strong> insicurezza è essenzialmenteurbano 35 . È nella città che i problemi sociali, come34 Inglehart R., The Silent Revolution. Changing Valuesand Political Styles among Western Publics, Princeton,Princeton University Press, 1977.35 In relazione a tale questione si vedano i lavori <strong>di</strong>Roché Sebastian (1993, 1994 e 1996). La letteraturaanglosassone ricorre essenzialmente alla nozione <strong>di</strong>Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 159


la <strong>di</strong>soccupazione, la tossico<strong>di</strong>pendenza,l’esclusione sociale, la <strong>di</strong>sgregazione <strong>della</strong>famiglia e delle reti <strong>di</strong> socialità, sono una presenzacostante del quoti<strong>di</strong>ano, generando un ambientepropizio all’aumento <strong>della</strong> criminalità e, inparticolare, <strong>della</strong> piccola criminalità. È anche incittà che i comportamenti <strong>di</strong> cautela sono piùfrequenti, che il numero <strong>di</strong> denuncie <strong>di</strong> reati è piùbasso e che è più forte la rappresentazione <strong>di</strong> unapolizia poco efficace ed incapace <strong>di</strong> assicurare ilmantenimento <strong>della</strong> sicurezza e dell’or<strong>di</strong>nesociale, così da amplificare, nella costruzione delsentimento <strong>di</strong> insicurezza, l’effetto dell’aumentodel crimine e, in particolare, <strong>della</strong> piccolacriminalità.La paura del crimine tende a riprodurre una logicasituazionale, in cui gli in<strong>di</strong>vidui, sulla base <strong>della</strong>loro conoscenza <strong>della</strong> situazione vissuta,adeguano la paura al rischio percepibile, usandoforme <strong>di</strong> cautela più o meno forti. Nellapreoccupazione per l’or<strong>di</strong>ne sociale è più presenteciò che è stato definito dalla logica culturale, a cuisi associa frequentemente un senso <strong>di</strong> autoidentitàe <strong>di</strong> classificazione sociale, in cui gli altrivengono percepiti come gli attori che potrebberoavere provocato il <strong>di</strong>sturbo dell’or<strong>di</strong>ne, la violenzae la criminalità.paura del crimine, fear of crime, utilizzandola conun’accezione <strong>di</strong>fferente rispetto al concetto <strong>di</strong>sentimento <strong>di</strong> insicurezza; su tale questione si vedaNelson Lourenço e Manuel Lisboa (1996). Sul concetto<strong>di</strong> paura del crimine si veda: C. Hale (1996), RachelPain, “Place, social relations and the fear of crime: areview”, Progress in Human Geography, nº 24, 2000;Frans Willem Winkel, “Fear of crime and criminalvictimization. Testing a Theory of PsychologicalIncapacitation of the 'Stressor' Based on DownwardComparison Processes”, The British Journal ofCriminology, Vol. 38, n. 3, Summer 1998; JonathanJackson, Stephen Farrall, Mike Hough and BenBradford, Public Insecurities About Crime: A Reviewof the British Research Literature, JUSTIS: ScientificIn<strong>di</strong>cators of Confidence in Justice, 2008.Se la paura del crimine è, in sé, generatrice <strong>di</strong> unclima <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> tensione sociale, lapreoccupazione per l’or<strong>di</strong>ne sociale si traduce,nelle società europee e nella maggioranza deipaesi industrializzati, in comportamenti ed azionisociali e politiche <strong>di</strong> crescente significato. Nellasocietà moderna, in cui lo Stato assume ilmonopolio dell’uso <strong>della</strong> violenza legittima,quest’associazione <strong>di</strong> questioni collegate allasicurezza personale ed all’identità collettivariconduce l’emergere dell’insicurezza allacategoria <strong>di</strong> preoccupazione nazionale.Per il suo elevato valore simbolico, l’insicurezzasta <strong>di</strong>ventando il palco privilegiato <strong>di</strong> azione <strong>di</strong>me<strong>di</strong>atori politici, i quali, alla facilità <strong>di</strong> accesso aimezzi <strong>di</strong> comunicazione sociale, uniscono lacapacità del sentimento <strong>di</strong> insicurezza <strong>di</strong> agirecome elemento sensibilizzatore ed aggregatore <strong>di</strong>gruppi latenti. Presentata come causa da<strong>di</strong>fendere, si è assistito ad una crescentepoliticizzazione <strong>della</strong> questione dell’insicurezzache occupa, attualmente, un posto <strong>di</strong> rilievo nelle<strong>di</strong>scussioni <strong>della</strong> maggioranza delle forzepolitiche. In molti paesi europei, si è assistitoall’avvio <strong>di</strong> azioni collettive - la cui attivazioneproviene da origini <strong>di</strong>fferenti, andando da gruppilatenti a gruppi politicamente organizzati - chepuntano a sostituire o a compensare una suppostaassenza <strong>di</strong> intervento da parte dello Stato nelmantenere l’or<strong>di</strong>ne sociale e la sicurezza.Conseguenza visibile e socialmente preoccupante<strong>di</strong> quest’associazione tra <strong>di</strong>scussioni politiche erecrudescenza del sentimento <strong>di</strong> insicurezza, èl’accentuazione <strong>di</strong> una visione riduttiva eclassificatoria <strong>della</strong> società. In contesti multietnicie <strong>di</strong> forte <strong>di</strong>versità sociale - come tendono adessere le società contemporanee e, in particolare,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 160


come sono le città - il sentimento <strong>di</strong> insicurezza hafavorito l’emergenza <strong>di</strong> una prospettivasocialmente <strong>di</strong>fferenziatrice e <strong>di</strong>scriminatoria cheassocia l’origine del crimine e dell’insicurezza -<strong>della</strong> comunità <strong>di</strong> vicini o <strong>della</strong> società nel suoinsieme - ai gruppi sociali percepiti comemarginali o etnicamente <strong>di</strong>fferenziati 36 . Nel 1989,prima dell’attuale inasprimento del sentimento <strong>di</strong>insicurezza, un citta<strong>di</strong>no europeo su treconsiderava come eccessiva la presenza <strong>di</strong>persone <strong>di</strong> altra nazionalità o <strong>di</strong> altra razza e lostesso numero considerava tale presenza comeuna delle cause <strong>della</strong> delinquenza edell’insicurezza 37 .La spiegazione <strong>della</strong> recrudescenza del sentimento<strong>di</strong> insicurezza non può essere cercata solo nellacrescita <strong>della</strong> criminalità, senza tenere presente alcontempo la sua complessa associazione ad uninsieme <strong>di</strong> fattori e <strong>di</strong> situazioni che caratterizzanola società moderna.In una proposta che ambisce ad essere piùlungimirante ed esaustiva, si vanno ad elencare, inquesta sede, i fattori che intervengono in manierapiù significativa nella costruzione del sentimento<strong>di</strong> insicurezza: la maggior sensibilità alla violenzache caratterizza la società moderna rispetto adaltre società del passato; l’apparente incapacità<strong>della</strong> società <strong>di</strong> arginare l’aggravamento deiproblemi sociali; la mancanza <strong>di</strong> fiducia nelloStato, in quanto garante <strong>della</strong> sicurezzain<strong>di</strong>viduale e collettiva; la crescentepoliticizzazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>scussione sulla sicurezza;e, per concludere, l’intrusione dei me<strong>di</strong>a nellasfera intima degli in<strong>di</strong>vidui e delle famiglie, che36 Su questo assunto si vedano: Szabo (1986) e Taguief(1987).37 CEC, “Racismo e Intolerância”, in Eurobarometro,Bruxelas, Comissão das Comunidades Europeias,1989.trasmettono l’immagine <strong>di</strong> un crescendo <strong>di</strong>violenza sociale.La democrazia e il <strong>di</strong>ritto alla sicurezza hannocontribuito alla <strong>di</strong>minuzione dei limiti <strong>di</strong>tolleranza sulla violenza. L’in<strong>di</strong>vidualismo e losviluppo <strong>di</strong> contesti societari più vasti hannofavorito la comparsa <strong>di</strong> uno Stato protettore evigilante. Come afferma Elias, se la societàmoderna ha creato l’in<strong>di</strong>viduo socialmenteseparato dai suoi simili, questo, per il suoisolamento, la sua assenza <strong>di</strong> bellicosità, o per lasua paura <strong>della</strong> violenza, ha creato le con<strong>di</strong>zioniper l’aumento costante <strong>della</strong> forza pubblica.Isolati, concentrati su <strong>di</strong> sé e sui loro interessi, gliin<strong>di</strong>vidui appaiono, in particolare nelle città deipaesi più sviluppati, come soggetti socialmente<strong>di</strong>sarmati <strong>di</strong> fronte agli imprevisti e all’incertezzadel quoti<strong>di</strong>ano, che a volte vivono in modoangosciante, in una sensazione <strong>di</strong> crescenteinsicurezza, nonostante le conquiste <strong>della</strong> societàmoderna in materia <strong>di</strong> violenza.7. Conclusione.La violenza e l’insicurezza urbane sono, come si èdetto, questioni centrali <strong>della</strong> società ed occupanouno spazio significativo nel quadro <strong>della</strong>preoccupazione degli in<strong>di</strong>vidui e <strong>della</strong> convivenzademocratica. La loro analisi presuppone unalettura ampia <strong>della</strong> globalizzazione e delle<strong>di</strong>namiche urbane che caratterizzano la tardamodernità nelle sue molteplici <strong>di</strong>mensioni: sociali,culturali, politiche ed economiche. Non esaurendol’universo delle criminalità <strong>della</strong> società attuale, laviolenza e l’insicurezza urbane impongono lanecessità <strong>di</strong> un nuovo quadro istituzionale e ladefinizione <strong>di</strong> nuove politiche <strong>di</strong> sicurezzaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 161


pubblica, capaci <strong>di</strong> dare risposte all’insicurezzache si colloca nel panorama <strong>della</strong> società urbana.Non rientrando negli scopi <strong>di</strong> questo articolo darerisposte a queste sfide, si è organizzata laconclusione intorno a tre questioni che risultanoessere il nucleo <strong>della</strong> problematica associata allaviolenza urbana ed alla crescita del sentimento <strong>di</strong>insicurezza.a) Prima questione - una società urbana eglobaleLe <strong>di</strong>namiche sociali, economiche e politiche el’innovazione tecnologica, che sono all’origine<strong>della</strong> società globale ed urbana emergente negliultimi decenni del XX secolo, presuppongono unnuovo modo <strong>di</strong> pensare alla sicurezza ed allanecessità <strong>di</strong> costruire un quadro integrato cherappresenti questo concetto.Pensare alla violenza ed all’insicurezza urbaneimpone <strong>di</strong> contenere la crescita esponenziale dellecittà in numero e <strong>di</strong>mensione: il numero dellepersone che oggi vivono nelle città è superiorealla popolazione mon<strong>di</strong>ale nel 1960 38 . La crescitaè particolarmente accentuata nei paesi in via <strong>di</strong>sviluppo, ove si trovano la maggioranza <strong>della</strong>megacittà, ove si incontrano percentuali piùelevate <strong>di</strong> popolazione che vive in baraccopoli edove si registrano i più elevati tassi <strong>di</strong> crimine e <strong>di</strong>violenza urbana.Nonostante non sia un fenomeno nuovo, laviolenza urbana colpisce alcune zone del globo alivelli preoccupanti. È il caso particolaredell’America Latina, in cui il crimine e la violenzapresentano una crescita negli ultimi decenni chealcune agenzie internazionali considerano38Davis M., “Planet of Slums”, New Left Review, 26,March-April 2004.drammatica 39 , che è riconosciuta come un graveproblema sociale ed economico e che costituisceuna seria minaccia alla costruzione <strong>di</strong> una societàdemocratica.Nel 2007, il Segretario Generale delle NazioniUnite, Ban Ki-moon, sintetizzava in questo modola mon<strong>di</strong>alizzazione dell’insicurezza urbana:“urban violence and crime are increasingworldwide, living rise to widespread fear anddriving away investment in many cities. This isespecially true in Africa, Latin America andCaribbean, where urban gang violence is on therise. Recent widespread violence in the banlieusof Paris and throughout urban France, as well asterrorist attack in New York, Madrid and London,have all demonstrated that cities within highincomecountries are also vulnerable” 40 .b) Seconda questione - il sentimento <strong>di</strong>insicurezza: la creazione <strong>di</strong> unarappresentazione socialmente <strong>di</strong>fferenziatricee <strong>di</strong>scriminatoriaL’incertezza generata dalla violenza e dal criminesi manifesta nel sentimento <strong>di</strong> insicurezza e nellapaura e questo è riportato costantemente nellerelazioni delle agenzie delle Nazioni Unite comeuna delle cinque maggiori preoccupazioni deicitta<strong>di</strong>ni dei paesi in via <strong>di</strong> sviluppo.La questione <strong>della</strong> sicurezza è, nella societàmoderna, una questione <strong>di</strong> Stato che si assume suogarante e che si riserva il monopolio dell’uso <strong>della</strong>violenza. L’insicurezza si trasforma in39World Bank, A Resource Guide for Municipalities:Community Based Crime and Violence Prevention inUrban Latin America, Washington, 2003; UN-HABITAT, “A Safe City is a Just City”, HabitatDebats, September 2007.40United Nations, Enhancing Urban Safety andSecurity, Global Report on Human Settlements, NewYork, 2007.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 162


preoccupazione nazionale precisamente perché aquesta si associano facilmente le questioni <strong>di</strong>sicurezza personale e <strong>di</strong> identità collettiva.In contesti multietnici e <strong>di</strong> forte <strong>di</strong>versità sociale,come tendono ad essere le società contemporaneee, in particolare, come sono le città, il sentimento<strong>di</strong> insicurezza tende ad accentuare una visionesocialmente <strong>di</strong>fferenziatrice e classificatoria <strong>della</strong>società stessa, associando l’origine del crimine edell’insicurezza - da parte <strong>della</strong> comunità <strong>di</strong> vicinio <strong>della</strong> società nel suo complesso - a gruppisociali percepiti come marginali o etnicamente<strong>di</strong>fferenti 41 .Il sentimento <strong>di</strong> insicurezza induce lapre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> misure limitatrici delle libertà edelle garanzie in<strong>di</strong>viduali, favoriscel’irrigi<strong>di</strong>mento delle pene 42 , contribuisceall’espansione <strong>di</strong> ideologie securitarie esegregazioniste. Si è contribuito, in nome <strong>della</strong>sicurezza, ad accettare restrizioni allo Stato <strong>di</strong><strong>di</strong>ritto.c) Terza questione - il posto <strong>della</strong> vittima:impatto del crimine e del senso <strong>di</strong> insicurezzasulle vittime e sulla societàIl sentimento <strong>di</strong> insicurezza sembra indurre nellasocietà una preoccupazione importante perl’or<strong>di</strong>ne sociale, per le cause del crimine e per gliaggressori, piuttosto che per la vittima, come se i<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> questa venissero assoggettati al quadrogenerale dei <strong>di</strong>ritti <strong>della</strong> società.Al contrario, questo articolo si basa su tre ideefondamentali: il crimine impone alla società unpesante onere, relativamente al suo impatto sullaqualità <strong>della</strong> vita e sulla salute fisica e mentaledegli in<strong>di</strong>vidui; la criminalità ha contribuitoattivamente a deviare risorse essenziali per losviluppo e la ricchezza dei paesi e per il benesseredei suoi citta<strong>di</strong>ni, vuoi per la sua appropriazioneillegittima, vuoi per i mezzi necessari alla suaprevenzione e contrasto; la criminalità ed il senso<strong>di</strong> insicurezza ad essa associato hanno avuto unimpatto negativo e marcante sulla democrazia.Questo articolo parte così dalla premessa che ilcrimine colpisce non solo le vittime, ma anche isuoi familiari, i suoi amici, i suoi testimoni e,in<strong>di</strong>rettamente, tutta la società per la sua capacità<strong>di</strong> generare insicurezza e paura, anche quando ilrischio <strong>di</strong> vittimizzazione è basso. Il crimine, nelle<strong>di</strong>fferenti forme che la criminalità è andatastoricamente assumendo, è socialmente epoliticamente <strong>di</strong>sgregante, scre<strong>di</strong>ta le istituzioni emette in pericolo il funzionamento <strong>della</strong> societàdemocratica 43 . Nel quadro <strong>della</strong> societàdemocratica contemporanea è dovere dello stato<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto conferire una maggiore centralità ai<strong>di</strong>ritti <strong>della</strong> vittima, contrad<strong>di</strong>cendo il quadrogiustamente definito da Anabela: "Victims havefor a long time been forgotten by the criminaljustice system” 44 .Ritengo, quin<strong>di</strong>, che una maggiore attenzione allostu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> vittimizzazione consentirebbe una più41 Szabo D., Science et Crime, Paris, Vrin, 1986 ;Taguieff P.-A., La Force du préjugé. Essai sur leracisme, Paris, Gallimard/É<strong>di</strong>tions La Découverte,1987.42 Nel 2007, negli USA, 2000 giovani scontavano lapena dell’ergastolo, senza <strong>di</strong>ritto a libertà con<strong>di</strong>zionale,per reati che avevano commesso con età inferiore a 17anni (The New York Times, May 18, 2010).43 Un’analisi dei costi sociali ed economici del criminee del senso <strong>di</strong> insicurezza, in Lourenço N., “CustosSocial e Económico do Crime. Introdução à Análisedos Impactes do Crime nas vítimas e na Sociedade”,Revista da Guarda Nacional Republicana, ottobre<strong>di</strong>cembre2010.44Rodrigues A., Victims Rights and RestorativeJustice, in Nelson Lourenço, Graça Frias, CitiesRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 163


approfon<strong>di</strong>ta e oggettiva conoscenza del modo incui il crimine agisce su tutte le <strong>di</strong>mensioni <strong>della</strong>vita sociale e degli in<strong>di</strong>vidui, contribuendo ad unanuova cultura <strong>di</strong> sicurezza, coscientementeassunta da citta<strong>di</strong>ni più informati e responsabili.Come ho avuto modo <strong>di</strong> affermare in un recentearticolo 45 , una maggiore comprensione <strong>della</strong>vittimizzazione rappresenta un contributoin<strong>di</strong>spensabile nella costruzione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong>impatto del crimine sulla vita degli in<strong>di</strong>vidui e<strong>della</strong> società ed è, per questo, un elementoessenziale nella definizione <strong>di</strong> politiche pubblichepiù trasparenti <strong>di</strong> prevenzione e <strong>di</strong> contrasto <strong>della</strong>criminalità, nonché per il suo monitoraggio evalutazione.Bibliografia.• Bobbit P., Terror and Consent. The Wars forthe Twenty-First Century, New York, PenguinBooks, 2008.• Body-Gendrot S., Ville et Violence.L’Irruption de Nouveaux Acteurs, Paris, PUF,1993.• Body-Gendrot S., Les Villes. La Fin de laViolence, Paris, PUF, 2001.• Caldeira T., Cidade de Muros. Crime,Segregação e Cidadania em São Paulo, SãoPaulo, E<strong>di</strong>tora 34, 2003.• CEC, “Racismo e Intolerância”, inEurobarometro, Bruxelas, Comissão dasComunidades Europeias, 1989.• Chesnais J.-C., Histoire de la Violence enOccident de 1800 à nos jours, Paris, Laffont,1981.• Chesnais J.-C., « Histoire de la Violence:l’Homicide et le Suicide à Travers les Âges »,Revue Internationale des Sciences Sociales,132, Mai 1992.against terrorism. Lisbon Seminar Procee<strong>di</strong>ngs,Portugal, 26-27 October 2006.45 Lourenço N., “Custos social e económico do crime.Introdução à análise dos impactes do crime nas vítimase na sociedade”, Revista da Guarda NacionalRepublicana, 2010.• Conseil de l’Europe, Les Politiques desPouvoirs Locaux et la Prévention de laCriminalité en Europe, Strasbourg, E<strong>di</strong>tionsdu Conseil de l’Europe, 2004.• Davis M., “Planet of Slums”, New LeftReview, 26, March-April 2004.• Fenech G., Tolérance Zéro. En Finir avec laCriminalité et les Violences Urbaines, Paris,Grasset, 2001.• Fillieule O., Porta D. (sous la <strong>di</strong>rection de),Police et Manifestants. Maintien de l'Ordre etGestion des Conflits, Paris, Presses deSciences Po, 2006.• Garrido C., Bandas Juveniles en Espana,Madrid, Unidad Técnica de Policía Ju<strong>di</strong>cial,2010.• Hagedorn J. (ed.), Gangs in the Global City.Alternatives to Tra<strong>di</strong>tional Criminology,Illinois, Illinois University Press, 2007.• Hagedorn J., “The Global Impacts of Gangs”,Journal of Contemporary Criminal Justice,Vol. 21, N. 2, May 2005.• Inglehart R., The Silent Revolution. ChangingValues and Political Styles among WesternPublics, Princeton, Princeton UniversityPress, 1977.• Jodelet D., « Représentation Sociales: undomaine en expansion », in D. Jodelet (sous la<strong>di</strong>rection de), Les Représentations Sociales,Paris, PUF, 1991.• Klein M., Frank W., Weerman M. andThornberry T., “Street Gang Violence inEurope”, European Journal of Criminology,3, 2006.• Laquer W., The New Terrorism: Fanaticismand the Arms of Mass Destruction, NewYork, Oxford University Press, 1999.• Lepoutre D., Cœur Banlieue. Codes, rites etlangages, Paris, O<strong>di</strong>le Jacob, 2001.• Lourenço N,, “Violência e Sociedade”, in N.Lourenço (org.), Violência e Sociedade,Lisboa, Contexto, 1991.• Lourenço N., A Densificação do Conceito deSegurança Interna. Para uma Governança daSegurança, Belo Horizonte, I SeminárioInternacional Qualidade da Actuação doSistema de Defesa Social, 2008.• Lourenço N., “Segurança, Sentimento deInsegurança e Estado de Direito. O Espectroaxial da relação Direitos, Liberdades eGarantias e Poderes do Estado”, in Liberdadee Segurança, Lisboa, Ministério daAdministração Interna, 2009.• Lourenço N., “Custos Social e Económico doCrime. Introdução à Análise dos Impactes doRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 164


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Sviluppo sostenibile e inclusione sociale: l’importanza del rispetto <strong>della</strong> <strong>di</strong>versitàculturale tramite l’esercizio <strong>della</strong> citta<strong>di</strong>nanzaSilvio Pinto Ferreira Junior •RiassuntoQuesto articolo si propone <strong>di</strong> presentare l'importanza <strong>della</strong> valorizzazione <strong>della</strong> cultura, nel contesto <strong>della</strong> crescita edello sviluppo sostenibile, dopo l’incontro delle Nazioni Unite in Brasile, che <strong>di</strong>venne noto come ECO-92, e come lacultura è stata inserita negli impegni presentati nella Agenda 21 globale e locale. Oggi più che mai, i paesi si stannorendendo conto che il riconoscimento dell'identità culturale <strong>della</strong> loro società è un elemento chiave per qualsiasi tipo <strong>di</strong>trasformazione economica, sociale o ambientale, e che l'integrazione <strong>di</strong> queste sfere sarà possibile solo se si guardaalla necessità dell'inclusione ed alla pratica <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza, in modo da poterne rispettare la <strong>di</strong>versità.Questo articolo vuole anche sottolineare l'importanza del patrimonio culturale dei popoli, <strong>della</strong> società, dei gruppi edelle comunità ed in che modo essi possano trarre vantaggio da politiche pubbliche, realizzate per garantire la libertà<strong>della</strong> società <strong>di</strong> esprimere la sua cultura in tempi <strong>di</strong> globalizzazione. Vivendo un ambiente dove c'è armonia fra i trepilastri dello sviluppo sostenibile (ambientale, economico e socio-culturale), potremo raggiungere una società piùgiusta, più sicura, più inclusiva e, comunque, con una migliore qualità <strong>della</strong> vita.RésuméCet article se concentre sur deux aspects : 1) la valorisation de la culture après le Sommet de la Terre à Rio (ECO-92)dans un contexte de croissance et développement durable ; 2) la culture parmi les engagements de l’Agenda 21 globalet local.Aujourd’hui plus que jamais, les pays se rendent compte que la reconnaissance de l’identité culturelle de leurs sociétésest un élément clé de transformation en tout genre (économique, social ou environnemental). Il est également clair quel’intégration de ces aspects ne serait possible que sur la base de l’inclusion sociale et de la pratique de la citoyenneté,afin de respecter la <strong>di</strong>versité.Dans cet article, l’auteur veut aussi mettre en évidence l’importance du patrimoine culturel des peuples, des sociétés,des groupes et des communautés et les moyens de profiter des politiques publiques mises en œuvre pour garantir laliberté des sociétés d’exprimer leur culture à l’époque de la mon<strong>di</strong>alisation. Pour une société plus juste, plus sûre, plusinclusive et avec une meilleure qualité de vie, il est primor<strong>di</strong>al de favoriser un état d’harmonie parmi les trois piliersdu développement durable (environnemental, économique et socio-culturel).AbstractThe objectives of this article are the following: 1) to present the importance of the valorisation of culture in the contextof growth and sustainable development after the Earth Summit ECO-92 (Rio de Janeiro, Brazil); 2) to <strong>di</strong>scuss theinsertion of culture in the Agenda 21 Global and Local Commitments, taking the example of the city of São Paulo inBrazil.Today, more than ever, countries perceive that the recognition of cultural identity of their societies is a basic elementof any type of transformation – economic, social or environmental. It is clear as well that the integration of theseaspects will only be possible on the basis of social inclusion and exercising citizenship, in order to respect <strong>di</strong>versity.This article also points out the importance of cultural tra<strong>di</strong>tion of people, society, groups and communities as well asthe modalities of taking advantage of public policies that could be created to guarantee the freedom of the society inrevealing and expressing its culture in the times of globalisation. Living in an environment where these three pillars ofsustainable development should be brought in harmony, we could achieve a fairer, safer, more inclusive society andhave a better quality of life.• Sociólogo, profesor del programa de maestría en Me<strong>di</strong>o Ambiente Construido y Patrimonio Sostenible de la Escuelade Arquitectura de la Universidad Federal de Minas Gerais (Brazil), Profesor de la Universidad Cruzeiro do Sul yEstácio de Sá de São Paulo, investigador del Laboratorio de Estu<strong>di</strong>os sobre la intolerancia de USP y del Observatorio delas Metrópoles de PUC-SP, Vicepresidente de la ONG SDESA Colibri.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 166


1. Contextualización.La temática “sostenibilidad” constante encualquier <strong>di</strong>scusión que promueva el desarrollo enla actualidad, no deja de abarcar por veces demodo dudoso, o a lo mejor cuestionador, ideasque en su todo se contrastan, crecimientoeconómico, preservación ambiental, inclusiónsocial, protección del patrimonio cultural yrespeto a la <strong>di</strong>versidad, presentes en losencuentros nacionales e internacionalesimpulsados a debatir caminos alternativos a que selogre un desarrollo menos predatorio, menosexcluyente y menos unilateral, a que se nombra“Desarrollo Sostenible”La ampliación de la noción del término‘participación social’ se concreta a la me<strong>di</strong>da que,se hace más notorio después de los 90, se laamparan y la institucionalizan y cede espacio a lademocracia participativa hacia la defensa de losintereses colectivos e interfiere <strong>di</strong>rectamente en laelaboración de políticas públicas. A priora salta lavista la cuestión: ¿Cómo se estimula el DesarrolloEconómico en un escenario de intereses tanconflictivos?De un lado las empresas anhelan por el liderazgode mercado, compiten, se modernizan, y desde ahíse las atacan y se las consideran predadoras, porotro lado, el consumidor, exigente, buscaproductos cada vez más modernos, compactos,eficientes, económicos y al menor coste posible.Las políticas públicas se adaptan al contexto yhacen un sinfín de debates de modo a atender losintereses políticos-económicos locales, sindescuidar a los intereses colectivos, en estosmomentos el objetivo “Desarrollo Sostenible” seconvierte en algo utópico, vulnerable a las críticasy desacre<strong>di</strong>tado.Si se toma como base los intereses de ambos y selos confronta, el <strong>di</strong>scurso será sinfín, sin embargo,el referente propone un análisis sobre laimportancia de la valorización de la identidadcultural del in<strong>di</strong>viduo con su entorno, comotendencia a la transformación social positiva, eidentificar por me<strong>di</strong>o de esta perspectiva laposibilidad de transformación autónoma que lesaque el enfoque de los exhaustivos debates,seminarios, fórums y conferencias que creanexpectativas de cambio sin plazo determinado, sincompromisos en concreto de parte alguna, dondese genera un sentimiento de frustración eimpotencia frente al problema “Global” que sealeja a la responsabilidad in<strong>di</strong>vidual – en otraspalabras, si la responsabilidad es de todos, luegovuelve a ser de na<strong>di</strong>e – es lo que uno se da cuenta.Eso lo empeora si se propone un análisis de losresultados y/o las actuaciones eficaces de lospaíses participantes de los encuentros, para que secite algunos: Clube re Roma (1968), Funex(1971), Estocolmo (1972), Brundtland (1987),Conferencia de la Cumbre Eco 92 (1992), Kyoto(1997) y Copenhague (2009).2. La paradoja del desarrollo sostenible.Una de las cuestiones que más intrigan, eje de<strong>di</strong>scusión entre economistas, sociólogos,ambientalistas, etc. es el propio término“Desarrollo Sostenible”.En líneas generales, se <strong>di</strong>ce que “DesarrolloSostenible” es el aumento de la calidad de vida demodo a que se satisfaga las necesidades actualessin el comprometimiento de que hagan lo mismolas futuras generaciones.Esta definición apunta para el ideal del desarrolloarmónico donde se involucra ecología y economíaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 167


que se contrasta a su raíz económica positivista,en el cual el término “desarrollo” se vincula a laidea de proceso cuya finalidad está en promoverel bienestar humano. El concepto es en su esenciaantropocéntrica al momento que se toma elhombre como fin y la naturaleza como me<strong>di</strong>o oinstrumento. El concepto de sostenible, alcontrario, tiene raíz ecológica y se vincula a losmovimientos ambientalistas contestatarios nacidosa los 60 en EEUU y Europa y que se expan<strong>di</strong>eronpor todo el mundo, de ahí que el concepto de“sostenible” o “sostenibilidad” es ecocéntrico.Para el filósofo Edgar Morin, la ecologización delpensamiento, exige la reflexión sobre la capacidadde expansión de los horizontes geográficos demodo a englobar todo el planeta y dejar que elhombre se haga cargo de toda responsabilidad deconservar la <strong>di</strong>versidad y que haga del “desarrollosostenible”, indepen<strong>di</strong>ente de las contra<strong>di</strong>ccionesdel término, el ideal ético, cuya únicapreocupación sea el futuro de la humanidadIgualdad, equidad y solidaridad, para eleconomista Ignacy, se insertan en el concepto dedesarrollo, con consecuencias de largo alcance aque el pensamiento económico sobre el desarrollose <strong>di</strong>stingue del economicismo reductor 1 .La reducción de la desigualdad social,oportunidades laborales y respeto a la <strong>di</strong>versidadson los caminos favorables para que uno piense ensostenibilidad, ya que conllevan en si <strong>di</strong>stribuciónde renta, reducción de la pobreza, <strong>di</strong>gnificacióndel hombre y la rehabilitación de su caráctercorrompido, en una visión más amplia, por elin<strong>di</strong>vidualismo causado por la sociedad industrial.1 Sachs I., Desarrollo: incluyente, sostenible, Rio deJaneiro, Garamond, 2008, p. 14.En los últimos años se pensó la sostenibilidad y sela sub<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>ó en muchas <strong>di</strong>mensiones, entre ellas,ambiental, económica, cultural y social.La calidad de vida como eje principal es elobjetivo fundamental propuesto por el desarrollosostenible. Se prioriza a tratar los principiosfundamentales para que el ser humano en suconvivio social pueda vivir en paz y armonía,donde se subraya los principios de igualdad,respeto, valorización de la alteridad,in<strong>di</strong>spensables a generar seguridad (física ysocial) y el ejercicio pleno de la ciudadanía. Paraesto, el enfoque principal se lo dará a la tendenciade la <strong>di</strong>mensión sociocultural de la sostenibilidad.3. Sostenibilidad: La <strong>di</strong>mensión social.La <strong>di</strong>mensión social de la sostenibilidad se basaen los principios éticos de la solidaridadcompartida entre generaciones, a la que nosremete a la labor en escalas múltiples de tiempo yespacio con completo cuidado en la <strong>di</strong>stribuciónde esfuerzos de manera a no existir concesión deventajas al hombre de hoy, tampoco para elcrecimiento ambiental destructivo, perosocialmente benéfico o al crecimiento ambientalbenéfico, más socialmente destructivo 2 .Una de las cuestiones más urgentes al día de hoyy señalada desde hace mucho por Durkheim,además de la importancia de la solidaridad, es lavalorización del carácter. Para él, una sociedadcorrompida es una sociedad enferma, en otraspalabras, para que se viva en armonía esin<strong>di</strong>spensable que se refuercen los valores éticos ymorales, de ahí la importancia de la familia, deltrabajo y de la identidad cultural a que se debepreservar e valorarla.2 Ibidem, p. 15.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 168


Según el sociólogo Richard Sennett, la sociedadposindustrial restableció estos valores. Por cuentade un futuro incierto y de la extrema sensación deinseguridad, en un panorama de la vida modernaque cambia muy rápido sin que el hombre estépreparado, resultó una búsqueda inme<strong>di</strong>atista deseguridad sea en el trabajo, finanzas, en las másvariadas relaciones, etc.; Como la inseguridad esgrande y a la vez el tiempo muy limitado, sedejaron los valores virtuosos y se eligió la“flexibilidad” como palabra clave de esta nuevaorden, tan solo por cuestiones de sobrevivencia.Es poco probable que el hombre moderno conmiedo a los cambios, in<strong>di</strong>vidualista, competitivopor naturaleza y consumista, tenga una visión másallá, armoniosa, y comprometida con el planeta yson las futuras generaciones. Lo que se da cuentaen el carácter del hombre moderno es una esenciaegoísta, no porque le va al fundo, sino por unacuestión de sobrevivencia que obedece a lospatrones de la sociedad capitalista actual. ¿Cómopercatarse del todo si el hombre siquieracomprende las transformaciones del presente?¿Cómo se llega a pensar de manera global ypreocuparse por las futuras generaciones si elhombre va inseguro? Sennet evalúa como elhombre de hoy no está preparado para arriesgarse,con miedo al fracaso, desechable, el autordescribe el escenario competitivo del trabajo ymuestra la necesidad natural que el hombre tienede criar vínculos y la <strong>di</strong>ficultad que encuentrapara adaptarse a la superficialidad de lasrelaciones donde quiera que existan ellas:“Lugar no más es que geografía, un sitio para lapolítica; mientras comunidad evoca las<strong>di</strong>mensiones sociales y personales de lugar. Unlugar se convierte en una comunidad cuando lagente suele utilizar el pronombre “nosotros”.Para que se hable de esta manera es necesario unvínculo privado, aunque no local; Un paísconstruye una comunidad si en él la gentetraducen creencias y comparten valores enprácticas coti<strong>di</strong>anas concretas. Rousseau es elprimer escritor moderno a entender como elfuncionamiento de la política se basa en estosrituales de la vida <strong>di</strong>aria, o sea como la políticadepende del sentido “nosotros”. Una de lasconsecuencias no preten<strong>di</strong>das del capitalismomoderno es que fortaleció el valor del lugar ydeseo de comunidad. Todas las con<strong>di</strong>cionesemocionales que se estu<strong>di</strong>a en el lugar de trabajofomentan ese deseo; la incertidumbre de laflexibilidad, la ausencia de confianza ycompromisos con raíces fundas; lasuperficialidad de trabajo en grupo y sobre todo,el espectro de que se hace nada de nosotros en elmundo, de no obtener ramas en el trabajo. Esascon<strong>di</strong>ciones reunidas hacen que la gente busqueotros vínculos” 3 .La identidad que el hombre crea con su entorno,sus lazos que lo vinculan al me<strong>di</strong>o ambiente esque lo van a estimular a la transformaciónpositiva. En la visión local es in<strong>di</strong>spensable quehaya el interés particular para que exista latransformación.El in<strong>di</strong>viduo contemporáneo necesita rever susvalores para profun<strong>di</strong>zarse en el <strong>di</strong>scurso “global”,lo que le aleja de la retorica acerca del planetasostenible y lo acerca a la necesidad personal detransformación positiva hacia su vida. Es elenvolvimiento con su entorno, la convivenciapacífica y las relaciones interpersonales que haráneco positivo hacia el “desarrollo sostenible”.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 169


4. Lo importante de las tra<strong>di</strong>ciones culturalesen el contexto de la globalización.La globalización, en líneas generales, no estápensada como un proyecto o iniciativa degobierno o Estado, sino un grande mercadoformado por entidades públicas y privadas quecomandan y controlan hegemónicamente elmercado empresarial mun<strong>di</strong>al. Adquirió formadespués de la segunda guerra mun<strong>di</strong>al, seremodeló con la caída de la URSS (Unión de lasRepúblicas Socialistas Soviéticas) y del régimensocialista, donde se consolidó el sistemacapitalista representado por EEUU.Milena Petters Melo describe la globalizacióncomo el “fenómeno que se relaciona con las másvariadas <strong>di</strong>mensiones de la sociedad, económica,política y cultural y se concluye por procesos<strong>di</strong>ferenciados. Debida a esa complexidad y lomucho que se recurre al término, aun se debatesobre las más variadas interpretaciones pertinentesa la globalización está abierto, porque tiene comosu principal rasgo la multi<strong>di</strong>mensionalidad conpilares en elementos que se contra<strong>di</strong>cen y que setraducen en la <strong>di</strong>cotomía: global/local,universalismo/particularismo,identidad/<strong>di</strong>ferencia, libertad/poder” 4 .“Un fenómeno no actual, sin embargo que seintensifica después de las dos últimas décadas delpasado siglo. Procesos que se caracterizan por lamun<strong>di</strong>alización de la economía, la volatilidad delcapital, la transnacionalización y precariedad delas relaciones laborales, la redefinición3 Sennett R., La corrosión del carácter, Rio de Janeiro,Record, 2011, p. 165.4 Petters Melo M., Inmigración y relacionesinterculturales en el contexto de la globalización. Entreigualdad y <strong>di</strong>versidad, las nuevas fronteras de lademocracia, 2008 (Síntesis del curso de formación paralas Asistentas sociales del Ayuntamiento de Nápoles,promovido por Formez en mayo de 2005).paradójica del Estado (que se debilita comopromotor del bien estar social, sin embargo quedebe de hacerse fuerte con el propósito deadaptarse a las realidades nacionales frente a lanueva orden económica mun<strong>di</strong>al y a los nuevostrazos de la política internacional), ladesreglamentación de derechos, la velocidad delas informaciones, el relativismo de la concepciónde espacio y tiempo (ante las innovacionestecnológicas de la informática ytelecomunicaciones permiten la visualización dela simultaneidad de eventos que pasan en todo elmundo y confunden la percepción del real y delvirtual), la internacionalización de los problemasecológicos, entre muchos otros factores” 5 .Si de un lado las grandes potencias se consolidany defienden sus mercados, al otro lado, débiles,muchos países no logran seguir la velocidad de lastransformaciones, sea porque no se encuentran aun nivel de industrialización competitivo, seaporque aun no solucionaron conflictos internos:políticos, religiosos, económicos, y con estoquedan al margen de la exclusión social. Lonegativo de la globalización es la desigualdadsocial que generó el desempleo, la dependenciaeconómica de muchos países y el gran flujomigratorio.En tan solo un siglo se invirtió el movimientohumano. Hasta la mitad del siglo XX, la mayorparte del contingente de emigrantes partían deEuropa hacia Brasil, EEUU, Australia, Argentina,etc. En las últimas décadas, son los paíseseuropeos, víctimas de los inmigrantes. Hoy díahay una nueva invasión: europeos versus países endesarrollo (Brasil, México, In<strong>di</strong>a, China y Rusia).5 Ibidem, p. 3.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 170


Europa tras la Segunda Guerra Mun<strong>di</strong>al, con el<strong>di</strong>namismo económico y la constante necesidad demano de obra laboral, hicieron que este problemano tuviese las mismas <strong>di</strong>mensiones que hoy día.De ahí que se puede decir que la inmigraciónaquellas fechas se convertían en solución, sinembargo hoy, los mercados saturados, laintensificada competencia con el propósito deconseguir trabajo y la tecnología responsable porla <strong>di</strong>sminución de los puestos de trabajo, hace quese mire al inmigrante como invasor.Sin mucha experiencia, estos países, buscanmaneras de frenar el flujo inmigratorio, con elintento de proteger su economía. Queda claro lafalta de preparo para tratar la situación e hiere losprincipios de la defen<strong>di</strong>da democracia.En la actualidad, una de las grandespreocupaciones de Europa es: ¿Qué hacer con elinmigrante? Lo que lleva al análisis del verdaderocontexto de la ciudadanía. ¿Qué valor tiene laidentidad cultural? ¿Cómo tratar lamulticulturalidad y la <strong>di</strong>versidad? Por trataranteriormente de cuestiones como estas, Brasilpodrá aportar soluciones a los países que noconsiguen controlar el tema. Lo enseña LevyStrauss:“En la era de la mun<strong>di</strong>alización, donde la<strong>di</strong>versidad externa va hacerse cada vez máspobre, es in<strong>di</strong>spensable que se mantenga ypreserve la <strong>di</strong>versidad interna de cada sociedad,gestada por cada grupo social y subgruposhumanos que la constituyen y que la desarrollan,cada uno, <strong>di</strong>ferencias a las cuales se atribuye lamáxima importancia. A cierta me<strong>di</strong>da, la<strong>di</strong>versidad cultural podrá al menos mantenerse yestimularse por la preservación de lasespecifidades culturales de los <strong>di</strong>ferentes grupossociales: Como existen bancos de genes deespecies vegetales con el fin de que se evite elempobrecimiento de la <strong>di</strong>versidad biológica y elenflaquecimiento del me<strong>di</strong>o ambiente terrestre, esin<strong>di</strong>spensable que se conserve como mínimo lamemoria viva de las costumbres, las prácticas yconocimientos insustituible con el propósito deque no se comprometa la vitalidad de la sociedady para que ellas no desaparezcan. Es la<strong>di</strong>versidad quien debe de salvarse y no elcontenido histórico que cada época le atribuyó yque na<strong>di</strong>e lo sabrá perpetuarlo por más allá deella misma. La nueva legislación brasileña abrevías que le servirán como inspiración para todala comunidad internacional” 6 .A la misma <strong>di</strong>rección, Petters Melo describe quela evidente <strong>di</strong>versidad que experimenta Europacomo resultado de los procesos de globalizaciónno es algo nuevo para Brasil. Como lo aclara el exministro de la cultura Don Gilberto Gil: En Brasil,ya conocíamos esta mezcla desde hace mucho,justo porque el país se construyó por el mestizajede razas y culturas, ondas de inmigrantes devarios países, migraciones internas intensas, etc.La mezcla hace parte de nosotros, de ahí viene lariqueza cultural”. (…) Antes de Tropicália,observa Gil, los can<strong>di</strong>datos a tropicalistas seencontraban inmersos, de nacimiento, en estamezcla natural, en esta rica sopa de cultura. Si setoma el pulso del tiempo, se deci<strong>di</strong>ó hacerlaboratorio en cual se cruzó de modo intensivo, elsamba-tra<strong>di</strong>cional, la “bossa-nova”, el jazz, elrock y la música pop internacional. “Se tratabade aprender la cultura como entidad fragmentada,6Lévi-Strauss L., “El Patrimonio Inmaterial yDiversidad Cultural: El Nuevo Decreto para laProtección de los Bienes Inmateriales”, in RevistaTempo Brasileiro, n. 147, 2001, p. 27.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 171


como un conjunto plural de elementos para loscuales nosotros buscábamos una interlenguage” 7 .Si se toma como base la experiencia deconmemoraciones del “año de Brasil” en Francia,Petters Melo hace un análisis del pensamiento delMinistro Gil:“De este modo, segundo el ministro, Brasil llegóantes que Europa a una respuesta cultural a laglobalización. Sin entablarse en la modernidad,Brasil alcanzó de inme<strong>di</strong>ato la posmodernidad. Alcontrario de las antiguas potencias coloniales –Francia, Inglaterra, Portugal y España – que sevieron obligadas a modernizarse para mantenerel ritmo (o al menos se intentó) la potenciaeconómica americana, Brasil que debería deseguir este camino no lo pudo hacer. De sercolonia, excluido de la vía de la modernidad,Brasil experimentó los primeros frutos de lo queaun no se llamaba ‘pos modernidad” 8 .Muchos países hacen leyes y me<strong>di</strong>das restrictivascontra la inmigración y por la manera como lavehiculan en los me<strong>di</strong>os de comunicación,desarrollan una sociedad xenofóbica, prejuiciosa eintolerante y agravian el problema. Para los paísesque consideran una amenaza la inevitablepresencia de la cultura extranjera, al contrario defomentar la intolerancia, los me<strong>di</strong>os decomunicación en trabajo con el Estado podríanconcientizar la sociedad sobre el valor delinmigrante en lo que se refiere a su conocimientoy aporte a la sociedad. Debería de caminar juntoscon acciones relativas al registro demanifestaciones culturales, no solo para su7Petters Melo M., “Tupi or not Tupi? Entremodernismo, tropicalismo y posmodernidad: un breveensayo sobre la identidad en Brasil”, in Bagnati C. (acura <strong>di</strong>), Modernismo, tropicalismo e tropicus mun<strong>di</strong>,Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli “L’orientale”, Napoli,2007, p. 128.preservación, sino para su valorización, estatambién se refleja en la autoestima del ciudadanoque se concientiza de lo importante e de la eficazcontribución en la sociedad, haciéndola así atentaa las “interferencias dañinas”.Desde el Renacimiento, se compren<strong>di</strong>ó quecivilización alguna puede pensar sobre sí misma,si no <strong>di</strong>spone de una u otra que le pueda servir deelemento de comparación. Para que se conozca ycomprenda su propia cultura, hace falta verladesde la perspectiva del otro, confrontar nuestrascostumbres y creencias con aquellas de otrostiempos y de otros lugares” 9 .Muchos países desarrollados ven el mestizaje, o lainfluencia de otras culturas, o por bien decir lapresencia del otro como amenaza a su propiaidentidad cultural. También se considera comomala influencia todo y cualquiera tra<strong>di</strong>cióncultural que venga a aportar ello. Esto se lo lleva ala pregunta ¿A qué nivel de civilidad se encuentrauno? ¿Qué rumbo se lo da la globalización a lanueva concepción de mundo moderno? Se planteael tema pero no se las abordarán en este trabajo.Sin embargo vale apuntar la contribución dePetters Melo cuando hace un análisis delTropicalismo:“El tropicalismo tan solo existió porque habíancon<strong>di</strong>ciones favorables. “ Lo creíamos”, locomenta Gil cuando hace referencia a la época dela Tropicália, “el poder cultural de la gentedepende de su capacidad de <strong>di</strong>gerir la realidadglobal y a la vez imponer su singularidad”. Elverbo “<strong>di</strong>gerir” remite a la fuente que no explicaGil, pero queda claro: Oswald de Andrade y laantropofagia (…). En el manifiesto Antropófago,Oswald de Andrade lo hacía público: Solo la8 Ibidem, p. 129.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 172


antropofagia nos une, sea socialmente,económicamente o filosóficamente” (…) Con larevolución de 1964, el Tropicalismo se apropió delas ideas del Manifiesto Antropofágico de Oswaldde Andrade e hizo hincapié en la necesidad detransformar las influencias extranjeras enproducto nacional” (2007:133).Sin embargo, hablar de tra<strong>di</strong>ciones culturales entiempos de globalización pone en evidencia todoel contraste entre lo tra<strong>di</strong>cional y lo moderno,valores y visiones del mundo.5. Lo tra<strong>di</strong>cional y lo moderno.La idea de lo tra<strong>di</strong>cional de manera general, se laasocia a unas cuantas cualidades y se la clasificacomo positiva bajo la mirada “moderna” y untanto cansada. Entre ellas: el pasaje del tiempomás lento; el universo de las relaciones socialespersonales y el tratamiento cara a cara donde losmecanismos de control social se hacen de manerainformal; las formas de comunicación queprivilegian la oralidad en algunas veces más<strong>di</strong>recta; la participación más restricta de losme<strong>di</strong>os de comunicación de masas en el procesosocial.La idea de lo moderno, todo al contrario, se asociaa un pasaje del tiempo acelerado; a un ritmointenso y muchas veces vertiginoso de cambios;las relaciones sociales impersonales; a laampliación e intensificación de la circulaciónmonetaria y a la presencia más intensa de lasformas de comunicación de masas. Está bastantebien destacar, en el seno de este conjunto,características a las cuales se está de acuerdo enclasificarlas como “positivas”: el universo devalores democráticos con valerosas ideas deciudadanía y derechos humanos, donde se intentacomo mínimo adaptarse al contexto actual.Es común que se encuentre los aspectos“moderno” y “tra<strong>di</strong>cional” integrados en unmismo proceso sociocultural 10 .La presencia y la compenetración de tra<strong>di</strong>cionesculturales <strong>di</strong>stintas, aunque en países de culturaconsolidada, como Francia, provocanmovimientos que se reducen a lo que se señala“desterritorialización de la cultura”, no hay dudasque la amplitud en el concepto de patrimoniocultural contribuye de modo a acercar las políticasculturales en los contextos interétnicos,interreligiosos y heterogéneos por el cual que secaracterizan las sociedades contemporáneas.En el ámbito de las políticas internacionales ynacionales aun existen instancias de crítica ycontrol sobre las cuestiones y situaciones que serelacionen a la protección del patrimonio cultural.Organismos internacionales como UNESCO y laOMPI (Organización Mun<strong>di</strong>al de la PropiedadIntelectual), y organismos nacionales comoministerios, secretarías, centros y fundaciones decultura, universidades, programas y proyectosespecíficos, están ideal y potencialmente,volcados hacia amparar las culturas tra<strong>di</strong>cionalesy los bienes referenciales para las identidadescolectivas; hacia la garantía de las con<strong>di</strong>ciones devida, de trabajo y de los derechos plenos a lagente y comunidades productoras de estepatrimonio.A lo largo del pasado siglo, en me<strong>di</strong>o a otrostantos problemas los recursos a que se destinarona este fin no fueron suficientes, sin embargo, seimplementó muchas políticas y programas yalgunos resultaron exitosos. Lo que no deja de9 Lévy-Strauss, op. cit., p. 27.10 Cavalcanti, 2001, p. 69.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 173


emocionar ante al alarmante cuadro dedesigualdades sociales, intolerancia étnica ysubor<strong>di</strong>nación sociocultural que se presenta eneste inicio de siglo XXI.Esta situación señala una vez más, la urgencia delreconocimiento y respeto a las <strong>di</strong>ferenciasculturales; la necesidad de garantizar sitios detra<strong>di</strong>ciones que establezcan la autenticidadcultural, visión de mundo e identidadessocioculturales autónomas, pero no impe<strong>di</strong>tivo alas instancias de la vida en que exista mayor omenor integración colectiva al “modo de vidamoderno”. Equiparar la conservación de lapluralidad cultural y supresión de desigualdadessociales parece establecer unas de las grandescuestiones a que debe de enfrentar la sociedadhumana en el inicio del siglo XXI.En el mundo actual, se vive más a menudosituaciones de interculturalidad, en escenarios enque los más variados sistemas culturales se cruzany se compenetran. En estos mismos escenarios, sehacen obsoletas las teorías de “contacto cultural”,no es tan solo demarcar donde están las huellas deconfronto entre culturas desarrolladas porseparado, sino observar que los grupos seapropian de modo desigual de los elementos delas más variadas sociedades, donde se obtiene loque nombra Canclini, proceso de hibridación 11 .Otros prefieren utilizar el términotransculturalismo para definir los procesosresultantes de la simbiosis cultural: Eltranscultural no es la combinación de elementosque antes eran intactos, ya que estos elementosson productos transculturales, se puede decir,nunca en la historia cultural del mundo se podrá11 Canclini, 1997.encontrar un elemento que no haya pasado poruna u otra transformación cultural”.El término transcultural se puede aplicar tambiéna las relaciones entre grupos <strong>di</strong>stintos en unamisma sociedad, dado que en ellas mismascoexisten grupos titulares de una pluralidad detra<strong>di</strong>ciones demarcadas desde <strong>di</strong>stancias sociales,<strong>di</strong>ferencias étnicas, religiosas y ocupacionales. Alos que ultrapasan esa frontera y promueven elencuentro de mundos culturales <strong>di</strong>stintos, se lesatribuyó el título de me<strong>di</strong>adores culturales 12 .A pensar en todas estas cuestiones es que tan solose podrá tener en cuentas de lo importante de lastra<strong>di</strong>ciones culturales en el contexto de laglobalización. No hay solución que solucione losproblemas de este encuentro cultural que loprovoca la globalización, sin embargo hayexperiencias positivas que aporta Brasil a latolerancia a lo que se refiere a convivir con las<strong>di</strong>versidades.6. Los derechos culturales y la ciudadanía enBrasil.Desde la mirada socio jurí<strong>di</strong>ca, la garantía de losderechos culturales es un elemento fundamental ala ciudadanía en Brasil, se considera que larealización plena de ellos involucra el ejercicioefectivo y amplio hacia los derechos humanos,civiles e in<strong>di</strong>viduales, colectivos y <strong>di</strong>versos,derechos sociales, culturales, económicos y losnuevos derechos, nacional e internacionalmenteasegurados.Entre 1964 y 1985, dos décadas, Brasil estuvobajo la <strong>di</strong>ctadura militar. Un período que dejó12 Paes Barreto S. G., Godoy Lima S. R., “Cultura enMovimiento: Usos contemporáneos de los ritmostra<strong>di</strong>cionales en Pernambuco” in Revista TempoBrasileiro, n. 147, 2001, p. 81.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 174


heridas aun no cicatrizadas. Sus rasgosprincipales, la supresión de las libertades públicasy las prácticas estatales de profundas violacioneshacia los derechos humanos. Se reprimió de formacontundente a los que se opusieron al régimenautoritario. La represión a la gente se hizo conprisiones, torturas, homici<strong>di</strong>os, destierros,desapariciones forzosas y se exilió a muchosbrasileños. Esta herencia aun duele y no se laolvidará fácilmente.El texto de la Constitución brasileña valora losderechos humanos y propicia un abanico demecanismos favorables a garantizarlos. En ellaestán los derechos a la memoria y a la verdad, nosolo en lo que se refiere a los derechos humanos,sino a otros ámbitos, a ejemplo de estos, losartículos de protección a las manifestaciones ybienes culturales (art. 215 y 216), hacen hincapiéexpreso a la memoria como elemento calificadorde los bienes que integran el patrimonio culturalbrasileño (art. 216), in<strong>di</strong>spensables a la reparaciónsimbólica de las víctimas y de la sociedad. Desdeahí, como enfrentarse el legado de la violencia esel tema de la agenda brasileña de los derechoshumanos.La participación continua de los ciudadanos en elproceso de la democratización sirve de muellepropulsor a la realización plena del conjuntointegral de los derechos fundamentales. Cuántomás firmes las reivin<strong>di</strong>caciones y la organizaciónde la sociedad en la lucha por sus derechos, másprobable será la respuesta y las garantías delEstado y viceversa: Un Estado promotor dederechos refleja una sociedad constituida deciudadanos informados, reclamantes, in<strong>di</strong>viduosposibilitadores de la floración continua de nuevosderechos, seguridad y de la materializaciónexpansiva de los derechos ya adquiridos.La actual presidenta de Brasil, Dilma Rousseff, esuna de las víctimas de la <strong>di</strong>ctadura militar. Laencarcelaran y sufrió un sinfín de torturas. Estodemuestra la importancia del rescate hacia lamemoria y la reparación de los errores pasados.“Bajo la consideración de los Sitios de Memoriascomo instrumento que use el Estado encumplimiento de estas obligaciones por el propioEstado, el gran reto de la cosecha cultural está enconstruir, consolidar y gestionar una colecciónque se guíe por la <strong>di</strong>versidad de la memoriabrasileña reciente, a poner énfasis a la memoria delas víctimas del régimen militar. Se sabe que estono es nuevo, tampoco se vuelca solo a los quetratan las políticas culturales vinculadas a losderechos humanos.Antes, hace mención a untratamiento de los conflictos y de las tensionesque lejos de ser natural, se reafirma en la historiapolítica de nuestro país” 13 .La ciudadanía en su sentido amplio, como todolos derechos hecho para todos, refleja una nociónde política incluyente y abierta, igual que un“proyecto” que se realiza donde supere el abismoentre la retorica jurí<strong>di</strong>co político gubernamental yla realidad coti<strong>di</strong>ana 14 .El derecho a la cultura, en Brasil, no se vincula,en necesario a un sistema jurí<strong>di</strong>co que establezcamecanismos participativos y que busque laigualdad material, una vez que el desarrollo de la13 Soares P., Quinalha H., “Lugares de memoria: losbienes culturales?”, in Cureau S., Kishi Sandra AkemiShimada K. S., Prado I., Lage M. (coord.), Forum,Belo Horizonte, 2011, p. 511.14 Melo Petters M., “La concretización efectiva de losDerechos Sociales, Económicos y Culturales comoElemento Constitutivo Fundamental a la Ciudadanía deBrasil”, Revista IIDH - Instituto Interamericano deRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 175


política cultural no depende de la participación delpueblo o de la incesante búsqueda por lademocratización al acceso a la fruición de losbienes materiales o inmateriales. Incluso lasconstituciones anteriores, aun las no democráticas,<strong>di</strong>sponían artículos de protección a la cultura y alpatrimonio cultural.La <strong>di</strong>ctadura brasileña se incluyó en la historia delos regímenes autoritarios latino-americanos,adoptó lógicas represivas que bordeaban por laexclusión, por el olvido y por la aniquilación delas <strong>di</strong>ferencias y de los colectivos o in<strong>di</strong>viduosque la personaban.Otra cuestión emergente en este nuevo panoramay merece que se la puntúe en las actualespreocupaciones del reconocimiento del Estadocon referencia al respeto a la <strong>di</strong>versidad y a lapluralidad cultural, dese cuenta de la políticaesclavista en Brasil de antaño, es elreconocimiento de la pluralidad religiosa y tieneen el “candomblé” y en la “umbanda”, religionesafro brasileñas, una base cultural importante quese la negó desde hace mucho. Aun a los días dehoy, sufren toda clase de prejuicios susseguidores, violencia y <strong>di</strong>scriminación. A eso seincluye los rituales aborígenes y muchas otrasclases de la cultura brasileña que se la reniegan.Merece comentario lo IPHAN (Instituto delPatrimonio Histórico y Artístico Nacional), cuyotrabajo aporta avances en la política, necesario alreconocimiento y, con otros órganos, como laJusticia, en la reparación a los abusos del Estadobrasileño en la huella histórica.Los eventos de exclusión y represión sucedín enun sitio físico que aun a la fecha de hoy se puedeidentificar y analizar según la existencia dein<strong>di</strong>cios. A esto, la <strong>di</strong>scusión sobre Lugares deMemoria encuentra cobijo bajo el contexto de losderechos humanos (por tratar el tema de lainclusión de los grupos vulnerables), como latutela de la memoria del dolor mirado desde unaperspectiva como bien cultural inmaterial(expresión). Es tan solo esta investigaciónincesante quien deberá de amparar la construccióndemocrática de una memoria social justa.En la Constitución vigente, es la propiaconcepción de Brasil como un Estadodemocrático de derecho que cambia el tratamientoa la cultura y sus bienes relacionados. En ella nose define lo que se caracteriza como patrimoniocultural brasileño, sin embargo, establece que sutratamiento se guíe por el respeto a la <strong>di</strong>versidad ya la libertad en la búsqueda a la igualdad materiala todos los grupos formantes de la sociedadbrasileña, con énfasis al colectivo desfavorecidohistórico social y económicamente. Además deesto, los elementos esenciales a la vida <strong>di</strong>gna ycon calidad deben de ser el eje de su tutela, a quese fruyan tanto las actuales como las futurasgeneraciones.7. Consideraciones Finales.Vivir en un ambiente sostenible es mucho másque vivir en una ciudad organizada y con políticasgubernamentales correctas, hace falta reconocer al“otro”, desarrollar mecanismos de inclusiónsocial, fomentar el respeto a la <strong>di</strong>versidad,preservar los espacios públicos para lasmanifestaciones culturales, crear espacios deconvivencias donde el hombre moderno puedavivir sin miedo.Derechos Humanos, San Jose de Costa Rica – n. 34-35,enero-junio 2002, p. 211-241.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 176


La amplitud de la noción de patrimonio cultural sepuede asemejar a un efecto más de laglobalización, a me<strong>di</strong>da que los rasgos de supropia cultura, en muchas veces consideradaprimitiva y exótica, reconocidos como PatrimonioMun<strong>di</strong>al, contribuye para insertar el país o gruposocial en la comunidad internacional, conbeneficios políticos y económicos.La preocupación de preservación se asocia laconsciencia de lo importante de la <strong>di</strong>versidad, seabio<strong>di</strong>versidad, sea <strong>di</strong>versidad cultural para quesobreviva la humanidad.El presente propone el análisis de cómo la culturay la tra<strong>di</strong>ción popular debe de estar insertada enlas <strong>di</strong>scusiones actuales sobre el DesarrolloSostenible. En el contexto de la globalización, nohace falta decir que los cambios van a un ritmoacelerado y el confronto entre tra<strong>di</strong>cional ymoderno es inevitable y lo decide que semantendrá y que se olvidará.Garantizar el derecho a la protección delpatrimonio cultural material e inmaterial esmantener viva las tra<strong>di</strong>ciones culturales,valorizando la <strong>di</strong>versidad como me<strong>di</strong>o dereconocimiento de la identidad en sus <strong>di</strong>stintasvariantes, donde se refuerza los institutos de laciudadanía sea desde la mirada del ciudadano, seadesde la mirada gubernamental, responsables poridear políticas públicas de promoción e inclusióny garantizar tales derechos.Bibliografía.• Canclini N. G., Culturas híbridas. Estrategiaspara entrar y salir de la modernidad, SãoPaulo, E<strong>di</strong>tora de la Universidad de São Paulo(Ensayos Latino-Americanos, 1), 1997.• Castriota L. B., El Patrimonio Cultural:conceptos, políticas, instrumentos, São Paulo-Annablume-Belo Horizonte, IEDS, 2009.• Cavalcanti M. L., “Cultura y conocimiento dela gente: Una perspectiva antropológica”, inRevista Tempo Brasileiro, n. 147, 2001, pp.69-78.• Lévi-Strauss L., “El Patrimonio Inmaterial yDiversidad Cultural: El Nuevo Decreto para laProtección de los Bienes Inmateriales”, inRevista Tempo Brasileiro, n. 147, 2001, pp.23-28.• Paes Barreto S. G., Godoy Lima S. R.,“Cultura en Movimiento: Usoscontemporáneos de los ritmos tra<strong>di</strong>cionalesen Pernambuco” in Revista Tempo Brasileiro,n. 147, 2001, pp. 79-92.• Petters Melo M., “La concretización efectivade los derechos sociales, Económicos yCulturales como Elemento ConstitutivoFundamental para la Ciudadanía en Brasil”,Revista IIDH - Instituto Interamericano deDerechos Humanos, San José Costa Rica –enero-julio 2002, n. 34-35, pp. 211-241.• Petters Melo M., “¿Tupi or not Tupi? Entremodernismo, tropicalismo y posmodernidad:breve ensayo sobre la identidad en Brasil”, inBagnati C. (a cura <strong>di</strong>), Modernismo,tropicalismo e tropicus mun<strong>di</strong>, Universitàdegli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli “L’orientale”, Napoli,2007, pp. 127-141.• Petters Melo M., “Inmigración y relacionesinterculturales en la globalización. Entreigualdad y <strong>di</strong>versidad, las nuevas fronteras dela democracia”, 2008 (Síntesis del curso deformación para Asistentes Sociales delAyuntamiento de Nápoles, promovido porFormez mayo 2005).• Soares P., Quinalha H., “Lugares de memoria:los bienes culturales?”, in Cureau S., KishiSandra Akemi Shimada K. S., Prado I., LageM. (coord.), Forum, Belo Horizonte, 2011,pp. 509-536.• Sachs I., Desarrollo: incluyente, sostenible,Rio de Janeiro, Garamond, 2008.• Sennett R., La corrosión del carácter, Rio deJaneiro, Record, 2011.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 177


Il <strong>di</strong>lemma <strong>di</strong> Gerusalemme. Il problema dello sviluppo urbano tra politica eintegrazione delle comunità ∗Marco Succi •RiassuntoNonostante la speranza <strong>di</strong> risolvere equamente la questione <strong>della</strong> sovranità <strong>di</strong> Gerusalemme legata alla fine delMandato britannico e ai piani <strong>di</strong> spartizione <strong>della</strong> Palestina proposti dalle Nazioni Unite alla fine <strong>della</strong> Seconda GuerraMon<strong>di</strong>ale, la Città Santa viene <strong>di</strong> fatto <strong>di</strong>visa tra Israele e Giordania dopo la Guerra Arabo-Israeliana del 1948. Lorimarrà fino alla Guerra dei Sei Giorni (1967) quando Israele conquista la Città ed espande la propria sovranità sulleterre abitate dalle popolazioni arabe annettendole qualche anno più tar<strong>di</strong>. Da allora lo sviluppo urbano <strong>di</strong> Gerusalemmesubisce un'espansione senza precedenti, ma non senza sollevare le critiche <strong>della</strong> comunità internazionale edell'opinione pubblica. L'articolo analizza l'insieme delle politiche sottese all'espansione urbana <strong>di</strong> Gerusalemme e ilriequilibrio demografico tra Arabi ed Ebrei risultante da decenni <strong>di</strong> contestate decisioni politiche.Quanto contano le esigenze <strong>di</strong> sicurezza e gli obiettivi politici legati al conflitto Israelo-Palestinese nella decisione deipiani regolatori sottesi allo sviluppo urbano <strong>di</strong> Gerusalemme?RésuméMalgré l’espoir de résoudre de manière équitable la question de la souveraineté de Jérusalem liée à la fin del’administration britannique et aux plans de partage de la Palestine proposés par l’ONU à la fin de la Seconde GuerreMon<strong>di</strong>ale, la Ville Sainte a été <strong>di</strong>visée entre Israël et la Jordanie après la Guerre israélo-arabe de 1948. Elle resterafractionnée jusqu’à la Guerre des Six Jours (1967) quand Israël conquiert la Ville Sainte et étend sa souveraineté surles terres habitées par les populations arabes, en les annexant quelques années après. Depuis lors, le développementurbain de Jérusalem a subi une expansion sans précédent, soulevant les critiques de la communauté internationale et del’opinion publique.L’article analyse les politiques relatives à l’expansion urbaine de Jérusalem et la question du rééquilibredémographique entre Arabes et Juifs résultant de décennies de décisions politiques contestées.Quel est le poids des exigences de sécurité et des objectifs politiques liés au conflit israélo-palestinien dans les plansd’urbanisme visant à l’extension de Jérusalem ?AbstractDespite the hope to settle the issue of the sovereignty of Jerusalem triggered by the announcement of the end of theBritish Mandate and the 1947 UN Partition Plan, the Holy City was <strong>di</strong>vided between Israel and Jordan after the firstIsraeli-Arab war in 1948. No change would alter the status of the city until 1967 (Six-Day War) when Israel conqueredthe whole city and extended its own sovereignty on lands inhabited by Palestinians, procee<strong>di</strong>ng with formalannexation some years later.Since then the Jerusalem development has undergone an unprecedented era of urban expansion, attracting criticismfrom the whole international community and public opinion.The article analyses the policies underlying the Jerusalem urban development and the demographic balance betweenJews and Arabs resulting from controversial political decisions taken over for more than four decades.How important are security needs and political goals linked to the Israeli-Palestinian conflict in the policy-makingconcerning the urban development and the public services in Jerusalem?∗ Le opinioni espresse in questo articolo riflettono la posizione dell'autore e non necessariamente l'opinione del CICR.• Attualmente è a capo delle Pubbliche Relazioni per il Comitato Internazionale <strong>della</strong> Croce Rossa (CICR-ICRC) inIsraele e nei Territori Occupati. Nel corso <strong>di</strong> precedenti missioni svolte al servizio del ICRC in Pakistan, Ciad, Burun<strong>di</strong>e Guinea, ha <strong>di</strong>retto il <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> promozione del Diritto internazionale umanitario (DIU) che costituisce la baselegale del mandato <strong>della</strong> Croce Rossa Internazionale in situazioni <strong>di</strong> guerra. Dopo la laurea in Giurisprudenza, haaffinato l'interesse per il <strong>di</strong>ritto umanitario durante gli anni trascorsi come Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri e graziealle ricerche condotte presso il Centro Militare <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Strategici <strong>di</strong> Roma.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 178


1. Una lunga storia.Poche città al mondo vantano una tale presenzanella storia dell'umanità, poche sono state cosìcontese, ancora meno rimangono nella cronaca <strong>di</strong>tutti i giorni per essere ancora questioni irrisolte.Con i suoi quaranta secoli <strong>di</strong> storia Gerusalemmeè uno dei più longevi inse<strong>di</strong>amenti sul pianeta.Sorge nel III millennio a.C. su una collina a metàstrada tra Me<strong>di</strong>terraneo e Mar Morto, sul croceviatra Africa, Me<strong>di</strong>oriente ed Asia Minore. E' illuogo scelto nel X secolo a.C. da re Davide comecapitale del nuovo regno una volta unificate letribù israelite. Quivi suo figlio Salomone costruì ilTempio contenente il Sancta Sanctorum delGiudaismo, le Tavole <strong>della</strong> Legge date da Dio aMosè. E' anche il luogo che ha testimoniatol'ultimo ministero <strong>di</strong> Gesù Cristo nonché la suacrocifissione e il miracolo <strong>della</strong> resurrezione.Gerusalemme è santa per i musulmani (Al-Quds:la Santa) che la credono il luogo da dove ilprofeta Maometto ascese al cielo dopo il suo volonotturno. Verso Gerusalemme si volgevano iprimi musulmani in preghiera prima che la Mecca<strong>di</strong>venisse il primo luogo santo dell'Islam.Dall'inizio <strong>della</strong> loro <strong>di</strong>aspora gli ebrei preganoper il ritorno a Sion, sinonimo biblico <strong>di</strong>Gerusalemme, lasciando incompiuta una parte delproprio muro <strong>di</strong> casa, simboleggiando latemporaneità del soggiorno al <strong>di</strong> fuori <strong>della</strong> TerraSanta e il desiderio <strong>di</strong> farvi ritorno.Nella sua storia millenaria la città è statamo<strong>della</strong>ta da innumerevoli civiltà e governata daaltrettanti popoli. Israeliti, Egiziani, Assiri,Babilonesi, Persiani e Seleuci<strong>di</strong>, ma ancheRomani, Arabi, Selgiuchi<strong>di</strong>, Crociati, Saraceni eMamelucchi, per finire con Ottomani e Britannici.Tutti hanno lasciato segni indelebili che hannocontribuito alle fasi alterne <strong>di</strong> splendore e <strong>di</strong>declino <strong>della</strong> città, <strong>di</strong>strutta e ricostruitainnumerevoli volte. La vicende vissute daGerusalemme sono infatti anche una storia <strong>di</strong>violenze, guerre e conquiste.2. Il 1948: anno cruciale.Alla fine <strong>della</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>alel'esacerbarsi delle tensioni tra ebrei e arabi sulterritorio sotto Mandato britannico fa vacillareogni speranza <strong>di</strong> convivenza pacifica e costringe ilRegno Unito a cercare una via d'uscita investendole neonate Nazioni Unite <strong>della</strong> questione <strong>di</strong>venutaormai esplosiva 1 . Secondo il piano <strong>di</strong> spartizionecontenuto nella risoluzione 181/1947dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ilterritorio amministrato dai britannici andava<strong>di</strong>viso tra le due comunità al fine <strong>di</strong> crearvi dueStati sovrani mentre Gerusalemme doveva essere<strong>di</strong>chiarata corpus separatum. In quanto talesarebbe stata sottomessa ad un regimeinternazionale speciale e amministrata da unorgano delle Nazioni Unite al fine <strong>di</strong> garantirel'accesso ai luoghi santi e il culto dei credentidelle gran<strong>di</strong> religioni monoteiste.Il 14 maggio 1948 il Mandato britannico vienerimesso alle Nazioni Unite mentre il mondoassiste alla proclamazione dello Stato d'Israele sul1 In seguito alla Dichiarazione Balfour, Ministro degliAffari Esteri del Regno Unito (1917), che in<strong>di</strong>ca ilfavore delle autorità britanniche alla creazione <strong>di</strong> un"focolare ebraico" in Palestina e il conseguentegraduale afflusso <strong>di</strong> comunità ebraiche, la tensione conle popolazioni arabe sfocia in spora<strong>di</strong>che violenze neglianni 1920-21, poi nel 1928-29. La rivolta araba del1936-39 contro la crescente immigrazione ebraicaseguita all'ascesa del nazional-socialismo in Germaniaforza le autorità britanniche a limitare il numero <strong>di</strong>immigranti ebrei dall'Europa. Tale decisione scatenauna serie <strong>di</strong> violenze dei gruppi ebraici contro l'autoritàmandataria che culminano con l'attentato al KingRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 179


territorio designato dal documento ONU. Fu uninizio drammatico poiché seguito, giàall'indomani, dalla prima guerra arabo-israelianamossa dai Paesi arabi contrari alla creazione delloStato d'Israele. Gli armistizi firmati tra le <strong>di</strong>verseparti nella prima metà del 1949 segnano la finedelle ostilità e fanno <strong>di</strong> Gerusalemme una città<strong>di</strong>visa. Ad occidente la Gerusalemme israeliana,ad oriente, inclusa la Città Vecchia e il "BacinoSacro" ma ad esclusione del Monte Scopus, sededell'Università ebraica dal 1925, la Gerusalemmearabo-giordana.Nonostante il richiamo e le risoluzioni dell'ONU 2Israele <strong>di</strong>chiara Gerusalemme Ovest la nuovacapitale d'Israele trasferendovi Parlamento eMinisteri 3 mentre il regno <strong>di</strong> Giordania annette laparte orientale <strong>della</strong> città e tutta la Cisgiordania,concedendo la propria citta<strong>di</strong>nanza ai Palestinesi<strong>di</strong> quelle terre.Avamposti militari, barriere fortificate e filospinato <strong>di</strong>vidono ora le due metà <strong>della</strong> città cheper 18 anni conducono vite separate e<strong>di</strong>n<strong>di</strong>pendenti. Solo personale <strong>di</strong>plomatico, membridelle Nazioni Unite e pochi pellegrini e turistipossono transitare da una parte all'altra <strong>della</strong> cittàattraverso un unico accesso che verrà conosciutocome il cancello <strong>di</strong> Maldelbaum, ancora oggimuseo che ricorda la separazione ventennale <strong>della</strong>città. Gerusalemme è in ginocchio dopo le<strong>di</strong>struzioni causate <strong>della</strong> guerra, le espulsioni e gliDavid Hotel <strong>di</strong> Gerusalemme nel 1946 che provocò lamorte <strong>di</strong> 91 persone.2Entrambe le parti rifiutano <strong>di</strong> dare seguito allarisoluzione dell'Assemblea Generale delle NazioniUnite 303/1949 che intimava ad entrambe <strong>di</strong>abbandonare la città <strong>di</strong> Gerusalemme al fine <strong>di</strong>consentire che venisse <strong>di</strong>chiarata corpus separatum epermettere l'applicazione del regime speciale previstodal piano <strong>di</strong> spartizione del 1947.3 Eccetto i Ministeri <strong>della</strong> Difesa, Polizia e AffariEsteri.sfollamenti da ambo le parti, le migliaia <strong>di</strong>rifugiati palestinesi che trovano rifugio nella cittàsanta e l'interruzione <strong>di</strong> servizi essenziali tra ledue parti <strong>della</strong> città.Nonostante il crescente nazionalismo neiconfronti del dominio giordano che conl'annessione spezza ogni sogno d'in<strong>di</strong>pendenzapalestinese, il regno hashemita investe nel futuro<strong>di</strong> Gerusalemme che supera in pochi anni lo stato<strong>di</strong> choc seguito alla violenta separazione subitanel 1948. Scuole, ospedali e orfanotrofi sorgono afianco <strong>di</strong> nuovi quartieri per rifugiati e nuovi<strong>di</strong>stretti commerciali attorno alla città vecchia,senza tuttavia deturparne la bellezza antica 4 .Gradualmente l'economia migliora anche grazie alfortunato investimento nell'industria turistica, checostituisce l'85 % <strong>della</strong> ricchezza prodotta inCisgiordania 5 .Anche ad occidente Israele investe risorse perdare alla nuova capitale il necessario apparatoburocratico-amministrativo e favorirel'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> comunità ebraiche mentre ilturismo non costituisce una considerevole fonte <strong>di</strong>ricchezza poiché i siti storici e i luoghi santi sitrovano al <strong>di</strong> là <strong>della</strong> linea <strong>di</strong> demarcazione.Accanto ad essa i quartieri più pericolosi, spessopresi <strong>di</strong> mira da fuoco rivale, sono presto popolatidai rifugiati ebrei che dopo la creazione delloStato d'Israele hanno dovuto fuggire gli ormaiostili Paesi arabi abitati per secoli.Le due comunità, araba ed ebraica, vivono dunqueun periodo <strong>di</strong> nuova tensione alimentata dalleconseguenze <strong>della</strong> guerra e dalla separazione che4 Viene rispettato il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> non costruire sullepen<strong>di</strong>ci del Monte Scopus e <strong>della</strong> Valle <strong>di</strong> Josaphatcome prevedeva il piano <strong>di</strong> sviluppo urbano concepitosotto il Mandato britannico.5 Armstrong K., Jerusalem, Ballantine Books, NewYork, 2005, pp. 391e ss.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 180


ne seguì. Gli ebrei, nonostante la creazione <strong>di</strong> unoStato dopo una <strong>di</strong>aspora millenaria, si vedonoesclusi dai loro luoghi più sacri, mentre ipalestinesi hanno perso l'esclusività sulla loroterra e subìto gli effetti tragici <strong>della</strong> guerra,testimoniati dalle centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> rifugiatiche fuggono in Cisgiordania, Gaza e nei Paesilimitrofi. La conflittualità si trasforma innegazione reciproca. Entrambi tendono a negarel'esistenza dell'altro. Le carte arabe per turistirappresentano con uno spazio bianco la parteoccidentale <strong>della</strong> città. In Israele il primo ministroGolda Meir arriva ad affermare che "I Palestinesinon esistono". Le carte geografiche utilizzate nellescuole dei due settori <strong>della</strong> città, così comeentrambi i sistemi educativi incoraggiano unavisione unilaterale <strong>della</strong> storia e <strong>della</strong> geografiadei luoghi con<strong>di</strong>visi e <strong>di</strong>visi allo stesso tempo. Néi bambini israeliani né quelli palestinesi ricevonouna sufficiente conoscenza <strong>della</strong> storia, lingua ecultura dell' "altra parte". Le due metà <strong>della</strong> cittàsi allontanano dunque sempre <strong>di</strong> più, guardandoad oriente la Gerusalemme araba e ad occidente eal mare la Gerusalemme ebraica. Due i sistemigiuri<strong>di</strong>ci, i piani urbanistici, le struttureamministrative, il sistema dei trasporti e i regimifiscali: il tutto finalizzato a consolidare lasovranità sul territorio conquistato sul qualevigilano, sempre in allerta, le forze armate.3. Da città <strong>di</strong>visa a capitale "eterna".Il destino <strong>della</strong> città muta ra<strong>di</strong>calmente nel giugno1967 quando la guerra dei Sei giorni (5-10giugno) mossa da Israele contro Egitto, Giordaniae Siria, temendo un'offensiva militare annunciatada spostamenti <strong>di</strong> truppe sul fronte sud e nellostretto <strong>di</strong> Aqaba, estende il controllo militareisraeliano sopra tutta la Cisgiordania, la Striscia <strong>di</strong>Gaza, il Sinai egiziano, le alture del Golan sirianoe Gerusalemme Est.Dopo quasi vent'anni il Muro del Pianto <strong>di</strong>ventanuovamente accessibile alla popolazione ebraicamentre le autorità riven<strong>di</strong>cano la propria sovranitàsull'intera città. Le Convenzioni <strong>di</strong> Ginevra (1949)non supportano tuttavia le riven<strong>di</strong>cazioni d'Israele.Secondo il <strong>di</strong>ritto internazionale contemporaneonon è ammissibile annettere, anche solotemporaneamente, terre conquistate manu militari.Al tempo molti israeliani, incluse figure <strong>di</strong> spiccodell'establishment politico-militare, si <strong>di</strong>cevanoaperti alla restituzione dei territori occupati aSiria, Egitto e Giordania in cambio <strong>di</strong> unasoluzione pacifica del conflitto con il mondoarabo. Tuttavia, la Città Vecchia <strong>di</strong> Gerusalemmecostituisce un'eccezione 6 , poiché non si tratta, pergli israeliani, <strong>di</strong> conquista bensì <strong>di</strong>"riunificazione", mentre per i Palestinesi <strong>di</strong>venta ilsimbolo <strong>di</strong> un'occupazione che dura sino ad oggi.Nella notte seguente la firma del cessate il fuoco,le autorità israeliane or<strong>di</strong>nano l'evacuazione <strong>di</strong>619 abitanti del quartiere arabo dei Maghrebini,uno dei più vecchi <strong>della</strong> Gerusalemme araba,affinché i bulldozer rasino al suolo l'interovicinato per creare una piazza tanto grande dacontenere le migliaia <strong>di</strong> pellegrini ebrei chesarebbero presto affluiti al Muro del Pianto 7 . E' unfatto importante poiché costituirà il primo atto <strong>di</strong>un lungo e continuo processo <strong>di</strong> "rinnovamento6 La sera <strong>della</strong> conquista, il primo ministro Levi Eshkolannuncia che Gerusalemme è "la capitale eterna <strong>di</strong>Israele", cfr. Benvenisti M., Jerusalem, The Torn City,University of Minnesota Press, Minneapolis, 1976, p.84.7 Armstrong K., op.cit., p. 402. Ve<strong>di</strong> anche il rapportodell'UNESCO alla pagina:www.unispal.un.org/...NSF/0/3715ACDCC48D4618802563B800428DCA.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 181


urbano" che trasformerà sostanzialmentel'apparenza e il carattere <strong>della</strong> città. Pur tacendodelle conseguenze politiche delle decisionirelative allo status <strong>di</strong> Gerusalemme, tali misureavranno un impatto considerevole sulla naturadelle relazioni tra le comunità arabe ed ebraiche<strong>della</strong> città, sulla forme <strong>di</strong> coabitazione nonché suimodelli <strong>di</strong> sviluppo urbano e sociale perseguitinell'arco <strong>di</strong> oltre quattro deca<strong>di</strong>.Il 28 giugno 1967 la Knesset israeliana annetteformalmente la Città Vecchia e Gerusalemme Est,<strong>di</strong>chiarandole parte dello Stato d'Israele. L'atto ègiu<strong>di</strong>cato incompatibile con il <strong>di</strong>rittointernazionale dalla più parte <strong>della</strong> comunitàinternazionale e incontra le proteste dei Paesiarabi, dell'Unione Sovietica e del Bloccocomunista che chiedono il ritiro dalla parteoccupata <strong>della</strong> Gerusalemme araba. Il RegnoUnito annuncia ad Israele <strong>di</strong> non considerare laconquista <strong>della</strong> città come permanente mentreanche gli Stati Uniti avvertivano Israele controogni formale provve<strong>di</strong>mento che avesse perobiettivo <strong>di</strong> cambiare lo status <strong>della</strong> città poichénon sarebbe sotteso dal <strong>di</strong>ritto internazionale 8 . Nelluglio 1967 le Nazioni Unite approvano duerisoluzioni intimando ad Israele <strong>di</strong> rescinderel'unificazione e desistere da ogni azione che alterilo status <strong>di</strong> Gerusalemme 9 . Una terza risoluzione,questa volta decisa dal Consiglio <strong>di</strong> Sicurezzadelle Nazioni Unite (n.242/1967), intima adIsraele il ritiro dai territori occupati durante laguerra dei Sei giorni mentre riafferma che lasovranità, l'integrità territoriale e l'in<strong>di</strong>pendenza8 L'Or<strong>di</strong>nanza "Amministrazione e Legge", approvatadal Parlamento il 28 Giugno 1967, evita l'uso deltermine "Annessione" parlando piuttosto <strong>di</strong>"Riunificazione".politica <strong>di</strong> tutti gli Stati <strong>della</strong> regione devonoessere riconosciute e rispettate 10 .Allo stesso tempo, tuttavia, il parlamentoisraeliano allarga i confini <strong>della</strong> municipalitàincludendo vaste estensioni <strong>di</strong> terra che<strong>di</strong>verranno la base ove costruire i futuriinse<strong>di</strong>amenti ebraici 11 . Il giorno successivo, ilsindaco, la giunta e il consiglio <strong>della</strong>Gerusalemme araba, cosi come i consiglimunicipali dei villaggi palestinesi inglobati neinuovi confini vengono sciolti quando il <strong>di</strong>battitosulla possibilità <strong>di</strong> conservare le struttureamministrative arabe anche dopo l'annessionevenne risolto dalla presa <strong>di</strong> posizione del sindacoTeddy Kolleck 12 . I villaggi <strong>di</strong>ventano ora iquartieri periferici <strong>della</strong> nuova città dove leautorità israeliane nominano i leader tra<strong>di</strong>zionalidelle comunità (Mukhtars) come trait d'union trala municipalità e i residenti arabi. Le barriere che<strong>di</strong>videvano la città vengono smantellate lasciandoarabi ed ebrei attraversare la terra <strong>di</strong> nessuno evisitare "l'altra parte". Ai circa 66.000 palestinesiche si trovano inclusi nei nuovi confini <strong>della</strong> città(24% dei 266.000 abitanti) viene concesso lo9 Risoluzioni dell'Assemblea Generale delle NazioniUnite nn. 2253 e 2254 rispettivamente del 4 e 14 luglio1967.10 L'anno seguente lo stesso Consiglio <strong>di</strong> Sicurezzariafferma, nella risoluzione n. 252/1968, che"l'acquisizione <strong>di</strong> territorio per conquista militare èinammissibile" e nota che "tutte le azioni e misurelegislative e amministrative adottate da Israele, inclusal'espropriazione <strong>di</strong> terre e <strong>di</strong> proprietà che tendono amo<strong>di</strong>ficare lo status legale <strong>di</strong> Gerusalemme sonoinvalide e non possono cambiare tale status." Dellostesso tenore anche le Risoluzioni del Consiglio <strong>di</strong>Sicurezza delle Nazioni Unite nn. 267 e 271 del 1969,n. 298/1971, n. 476/1979, n. 478/1980.11 Circa 70 km² <strong>di</strong> territorio sotto previa sovranitàgiordana vengono annessi, inclusi i villaggi palestinesigià facenti parte del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Gerusalemme e non delcomune. Cfr. Rassem Khamaisi e Rami Nasrallah TheJerusalem Urban Fabric. Demography, Infrastructureand Institutions, International Peace and CooperationCentre, Jerusalem, 2003.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 182


status <strong>di</strong> "residenti permanenti" dello Statod'Israele ma non <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni. Ciò implica ilgo<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ritti civili e sociali (inclusoil <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto per le elezioni comunali ma nonnazionali), nonché la possibilità <strong>di</strong> vivere elavorare in altre regioni d'Israele, pur mantenendo,la maggior parte <strong>di</strong> loro, il passaporto giordano.4. Sviluppo urbano e integrazione.I provve<strong>di</strong>menti legali ed amministrativi adottatidalle autorità israeliane nelle settimane seguentil'occupazione del giugno 1967 lasciano pochidubbi sulle intenzioni sul futuro assetto <strong>della</strong> città.Nessun <strong>ufficiale</strong> israeliano, a partiredall'emblematico sindaco in carica per quasi 30anni, Teddy Kollek, avrebbe osato negare che laconquista <strong>di</strong> Gerusalemme fosse irreversibile 13 .Come molti altri aspetti relativi a Gerusalemme edunque intrinsecamente legati al conflitto israelopalestinese,anche la pianificazione urbanaassume valenze e ripercussioni politiche chevanno ben al <strong>di</strong> là dei confini municipali. Ciò èdovuto al fatto che la questione demografica edunque l'equilibrio tra arabi ed ebrei rimane adoggi una delle questioni aperte e fonte <strong>di</strong> tensione,12 Benvenisti M. op. cit., p.115.13 Il giorno stesso <strong>della</strong> conquista <strong>di</strong> Gerusalemme, 7Giugno 1967, il ministro <strong>della</strong> Difesa, Generale MosheDayan proclama "Questa mattina le forze armateisraeliane hanno liberato Gerusalemme. Abbiamoriunificato Gerusalemme, la capitale <strong>di</strong>visa d’Israele.Siamo così tornati al più santo dei nostri luoghi santi,per non esserne separati mai più”. Disponibile allapagina:http://www.mfa.gov.il/MFA/Jerusalem+Capital+of+Israel/40th+Anniversary+of+the+Reunification+of+Jerusalem.htm Parlando delle prime concessioni e<strong>di</strong>lizie perabitazioni ebraiche a Gerusalemme Est, concesse nel1968, il sindaco Teddy Kollek <strong>di</strong>chiara: "L'obiettivo èassicurarsi che Gerusalemme rimanga per sempre <strong>di</strong>Israele. Per questo abbiamo bisogno <strong>di</strong> abitanti ebrei",in Kollek T., "Israelis are rushing resettlement projectin the Arab area of Jerusalem", The New York Times,3/07/1968.nei quartieri <strong>di</strong> Gerusalemme così come nel corsodei negoziati politici.Benché le origini <strong>di</strong> tali frizioni siano remote era<strong>di</strong>cate nella storia tormentata <strong>di</strong> queste terre,sembra innegabile che le politiche recenti abbianopiuttosto amplificato le pulsioni violente e ilrisentimento reciproco ere<strong>di</strong>tato dal passato.Infatti, se è vero che le tensioni socialiriscontrabili oggi a Gerusalemme tra comunitàarabe ed ebraiche sono essenzialmente dovute allacontestata sovranità esercitata da Israele su tutta laCittà, è altresì vero che esse sono aggravatedall'apparente <strong>di</strong>scriminazione nell'accesso aiservizi e, anche, nella pianificazione urbana.Quest’ultima <strong>di</strong>venta dunque, in questa terracontesa, uno strumento per raggiungere obiettivipolitici legati al conflitto arabo-israeliano e, allostesso tempo, un potente mezzo <strong>di</strong> controllosociale.A questo riguardo, l'assenza, per più <strong>di</strong>quarant'anni, <strong>di</strong> un piano regolatore <strong>ufficiale</strong> edesaustivo per la parte orientale <strong>di</strong> Gerusalemme èuno dei fattori ad avere grandemente con<strong>di</strong>zionatolo sviluppo urbano dei quartieri palestinesi <strong>della</strong>città e contribuito all'esacerbarsi delle tensioni trale <strong>di</strong>verse comunità.Alle politiche regolatrici delle concessioni e<strong>di</strong>liziee dello sviluppo urbano si aggiungono il sistema<strong>di</strong> regolamentazione <strong>della</strong> residenza dellecomunità palestinesi, gli incentivi per favorirel'immigrazione <strong>di</strong> popolazioni ebraiche, il sistemacatastale per la proprietà terriera seguitoall'annessione e il corpus legale-amministrativocreato per <strong>di</strong>rimere le controversie legate allaproprietà <strong>della</strong> terra.Secondo un documento delle Nazioni Unite del2009, in seguito all'annessione del 1967 <strong>di</strong> circaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 183


70 kmq <strong>di</strong> territorio alla città <strong>di</strong> Gerusalemme,circa un terzo delle terre viene espropriata dallamunicipalità per de<strong>di</strong>carlo alla costruzione <strong>di</strong>inse<strong>di</strong>amenti 14 . La maggior parte <strong>di</strong> tali misureamministrative, che interessano proprietàpubbliche già appartenenti all'amministrazionegiordana ma anche proprietà privata, avviene sullabase <strong>di</strong> espropriazione per pubblica utilità, checome tale prevede un <strong>di</strong>ritto all'indennizzo. Suquei terreni sorge oggi l'anello <strong>di</strong> sobborghi checirconda la parte araba <strong>di</strong> Gerusalemme, abitati dacirca 190.000 residenti, in gran parte ebrei.Mentre un terzo del territorio annesso (circa 22kmq) è rimasto privo <strong>di</strong> ogni tipo <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong>regolamentazione urbana, la restante parte è stataoggetto <strong>di</strong> piani regolatori parziali da parte delcomitato <strong>di</strong>strettuale <strong>della</strong> città. Più <strong>della</strong> metà(63%) è tuttavia designata "area verde" destinataad uso pubblico (parchi e infrastrutture) ove èinterdetta ogni forma <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia privata. Dunquesolo circa il 13% dell'intera area nota comeGerusalemme Est rimane <strong>di</strong>sponibile allacostruzione e<strong>di</strong>lizia, considerando tuttavia che lamaggior parte dei terreni è già stata sfruttata.Malgrado la presenza <strong>di</strong> piani regolatori <strong>di</strong> zona,la concessione <strong>di</strong> licenze e<strong>di</strong>lizie è soggetta adostacoli amministrativi che hanno ritardato losviluppo urbano delle aree a prevalenza arabopalestinesee alimentato un circolo vizioso <strong>di</strong>illegalità e<strong>di</strong>lizie e <strong>di</strong> sanzioni. Tra i motivi piùricorrenti la necessità <strong>di</strong> una chiara definizione deititoli <strong>di</strong> proprietà delle terre al fine <strong>di</strong> tracciare unpiano <strong>di</strong> urbanizzazione che includa le aree14 Rapporto dell'Ufficio delle Nazioni Unite per laCoor<strong>di</strong>nazione degli Affari Umanitari (OCHA), ThePlanning Crisis in East Jerusalem: Understan<strong>di</strong>ng thePhenomenon of "illegal" Construction, 2009.Disponibile alla paginadestinate al verde e alle infrastrutture pubbliche.Va menzionato che la registrazione <strong>della</strong> proprietàterriera sotto l'Impero Ottomano non era praticasistematica a causa dell'esistenza, almeno nell'areapalestinese, dell'istituto <strong>della</strong> proprietà collettivain capo a famiglie e clan certificata, <strong>di</strong> fronte agovernatori e amministrazione, dall'autorità deinotabili. Nonostante i tentativi dell'autorità turca<strong>di</strong> registrare la proprietà terriera in capo a<strong>di</strong>n<strong>di</strong>vidui, la pratica <strong>della</strong> proprietà collettivaresistette agli sforzi ottomani e britannici comebaluardo <strong>della</strong> struttura tra<strong>di</strong>zionale <strong>della</strong> società.L'amministrazione giordana avviò un’esperienza<strong>di</strong> registrazione catastale che non venne tuttaviacompletata. Dopo l'annessione del 1967 lo Statoisraeliano approfittò <strong>di</strong> tale situazionepermettendo la regolamentazione dei soli terreni ecostruzioniil cui titolo <strong>di</strong> proprietà fossecertificato sine dubio. Una delle conseguenze <strong>di</strong>tale politica fu l'incremento del numero delleterrae nullius e delle proprietà pubbliche, per lequali la procedura <strong>di</strong> espropriazione è certamentemeno complessa e controversa 15 .www.ochaopt.org/.../ocha_opt_planning_crisis_east_jerusalem_april_2009_ english.pdf15 In qualità <strong>di</strong> responsabile <strong>della</strong> Pianificazione del<strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Gerusalemme in seno al Ministerodell'Interno Binat Schwartz nota, nel 2003: "Il grandeproblema che accompagna la pianificazione urbana e laconcessione dei permessi e<strong>di</strong>lizi nella parte orientale <strong>di</strong>Gerusalemme è l'assenza <strong>di</strong> una or<strong>di</strong>nata registrazione<strong>della</strong> proprietà <strong>della</strong> terra. L'assenza <strong>di</strong> tale sistema <strong>di</strong>registrazione risulta in una situazione in cui unin<strong>di</strong>viduo che presenta un piano o una richiesta per unpermesso non possiede i mezzi per provare all'autoritàil titolo <strong>di</strong> proprietà <strong>della</strong> terra. Il governo, da parte sua,non ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> permettere alcuna attività a nessunoche non sia il proprietario del terreno o che non abbiaun legame con la proprietà", in Draft of PlanningReport for East Jerusalem (preparato per il Ministerodegli Affari Esteri dall'Ufficio <strong>della</strong> Pianificazione del<strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Gerusalemme, Ministero dell'Interno), 28Aprile 2003 citato da Shragai N., Demography,Geopolitics, and the Future of Israel's Capital:Jerusalem Proposed Master Plan, Jerusalem Center forRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 184


Altro ostacolo è costituito dal legame inderogabilecreato tra il permesso <strong>di</strong> lottizzazione e <strong>di</strong>costruzione e la presenza <strong>di</strong> sufficientiinfrastrutture come rete idrica, fognaria e strade,giu<strong>di</strong>cate ad oggi insufficienti. La municipalità ele autorità governative israeliane hanno a piùriprese espresso l'intenzione <strong>di</strong> finanziare lavoripubblici al fine <strong>di</strong> consentire le con<strong>di</strong>zioni minimeper l'approvazione <strong>di</strong> unità abitative ma solamenteuna esigua parte dei progetti approvati ha potutoveder la luce a causa dell'inadeguatezza delleinfrastrutture. 16Una delle decisioni che, tenuto conto delleconseguenze sullo sviluppo urbano <strong>di</strong>Gerusalemme Est, continua a creare polemiche edubbi sugli obiettivi delle politiche adottatedall'amministrazione municipale riguarda i volumi<strong>di</strong> costruzione. I parametri imposti dalle autorità<strong>di</strong>fferiscono infatti da una parte all'altra <strong>della</strong> cittàe sembrano favorire i quartieri ebraici a scapitodelle zone residenziali palestinesi 17 . Ciò ègiustificato dalla volontà <strong>di</strong> preservare il carattererurale <strong>di</strong> certe aree e <strong>di</strong> rispettare i criteriresidenziali tra<strong>di</strong>zionali <strong>della</strong> società palestinese.L'insieme <strong>di</strong> tali misure legislative edamministrative ha creato negli anni una complessaPublic Affairs, Jerusalem, 2010, p.24. Disponibile allapagina: www.jcpa.orgLa situazione non viene sanata ma complicataulteriormente da una <strong>di</strong>rettiva dell'Avvocato Generaledello Stato emanata all'indomani dell'annessione del1967 e seguita da provve<strong>di</strong>menti amministrativiattuativi. Questa consentiva all' ufficio del catasto <strong>di</strong>proseguire la registrazione <strong>di</strong> terre già iniziata dalgoverno giordano ma non <strong>di</strong> iniziarne <strong>di</strong> nuove. Comeconseguenza, anche coloro con vali<strong>di</strong> titoli <strong>di</strong> proprietàsi trovano nell'impossibilità <strong>di</strong> registrare e in seguitoaccedere alla possibilità si ottenere concessionie<strong>di</strong>lizie. In Margalit M., No Place like Home, IsraeliCommittee against House Demolitions, 2007.Disponibile alla pagina:http://www.icahd.org/?page_id=8716 Ibidem, p. 19.17 Ibidem, p. 17.problematica relativa all'assetto urbano,caratterizzato dall'esorbitante costruzione abusivae, <strong>di</strong> contro, dalla pratica delle demolizioni <strong>della</strong>case costruite o ampliate senza permessi, checostituiscono oggi, a Gerusalemme Est, circa il45% 18 .Ad incrementare il numero <strong>di</strong> costruzioni abusivee dunque i problemi socio-economici dellecomunità arabe <strong>della</strong> parte orientale <strong>della</strong> cittàhanno recentemente contribuito la crescentedomanda <strong>di</strong> alloggi, probabilmente alimentata dadue decisioni politiche del governo israeliano: larevoca <strong>della</strong> residenza <strong>di</strong> coloro che vivono al <strong>di</strong>fuori dei confini municipali e la costruzione <strong>della</strong>barriera <strong>di</strong> sicurezza attorno a Gerusalemme.Nel 1995 il Ministero dell'Interno emana undecreto che prevede la revoca <strong>della</strong> residenza edunque <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ritti sociali, dalla coperturasanitaria ai vari benefici assicurativi, per coloroche effettivamente risiedono fuori dalla città.Molte centinaia <strong>di</strong> palestinesi si trasferivano ineffetti in villaggi vicini <strong>della</strong> Cisgiordania per lapenuria <strong>di</strong> offerta immobiliare citta<strong>di</strong>na e per ilvantaggio economico derivante dalla locazionefuori città. La maggior parte vengono costretti, pernon perdere il <strong>di</strong>ritto a risiedere a Gerusalemme, atrasferirsi nuovamente in città, alimentando il già18 Circa 260.000 Palestinesi vivono a Gerusalemme in46.000 unità abitative, <strong>di</strong> cui 20.000 costruite senzapermessi. In Amim I., Jerusalem Master Paln 2000,Giugno 2010. Disponibile alla pagina: www.iramim.org.ilStime ufficiali situano tra 20.000 e 30.000 le unitàabitative e parti <strong>di</strong> esse costruite abusivamente aGerusalemme Est dal 1967 al 2010. L'ex Ministro pergli Affari <strong>di</strong> Gerusalemme Haim Ramon menzionò ilnumero <strong>di</strong> 20.000 ad una seduta <strong>della</strong> Knesset nelmaggio 2000. Ad esse si aggiungerebbero, secondo lestime del Piano Regolatore <strong>della</strong> Città per l'anno 2000,circa 900 costruzioni abusive all'anno. In Shragai N.,op.cit., p. 23.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 185


saturo mercato immobiliare e, conseguentemente,la crescita dei prezzi.Questa tendenza subisce un ulteriore incrementoquando le autorità israeliane decidono lacostruzione del muro che <strong>di</strong>viderà Israele dallaCisgiordania, passando per Gerusalemme. Siamonel 2002, in piena seconda Intifada e Israeledecide che certe misure preventive sononecessarie per arginare il fenomeno del terrorismopalestinese. Il muro non segue però i confinimunicipali <strong>della</strong> città ma ingloba parti noncomprese (agglomerati ebraici <strong>di</strong> Gush 'Etzion eGiv'on) lasciandone fuori altre, popolate dapalestinesi aventi la residenza gerosolimitana(Shu'afat, Samira Mis, Qufr Aqad). Si tratta deiquartieri a nord e ad est <strong>della</strong> città, dove abitanooggigiorno circa 50.000 persone che perdonol'accesso ai servizi pubblici e sociali visto chel'autorità israeliana è <strong>di</strong> fatto limitata per iquartieri "al <strong>di</strong> là "del muro. Se da una parte lapresenza <strong>della</strong> barriera ha determinato l'esclusionegraduale <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> famiglie dall'accesso aiservizi pubblici e sociali <strong>della</strong> città, dall'altra hafavorito uno spostamento <strong>di</strong> massa per tutti coloroche non volevano perdere il legame conGerusalemme. Tale tendenza ha causatoun'esplosione demografica nei quartieri arabiall'interno del muro, seguita da un'ondata <strong>di</strong>costruzioni abusive. Da quel momento nessundeterrente ha potuto impe<strong>di</strong>re il fenomeno che è, aGerusalemme Est, <strong>di</strong>venuto incontrollabile.La presenza <strong>della</strong> barriera <strong>di</strong> sicurezza ha anchespezzato il legame secolare tra i territori abitati dacomunità arabe <strong>della</strong> Cisgiordania eGerusalemme, che è rimasta per generazioni uncentro culturale, religioso e commerciale per tuttala regione.Il risentimento e il sospetto reciproco tra le duecomunità, ebraica ed araba, aggravatodall'annessione <strong>di</strong> Gerusalemme e dalle politicherelative allo sviluppo e al futuro <strong>della</strong> città sonostate alimentate dal fenomeno, in gran parteappoggiato dalle autorità israeliane,dell'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> comunità ebraiche all'interno<strong>di</strong> quartieri tra<strong>di</strong>zionalmente palestinesi. Laprogressiva appropriazione <strong>di</strong> immobili neiquartieri arabi <strong>di</strong> Gerusalemme Est da parte <strong>di</strong>organizzazioni studentesche affiliate alle scuoletalmu<strong>di</strong>che nazionaliste è da tempo monitorato daorganizzazioni pacifiste israeliane, quali PeaceNow o 'Ir Amim che evidenziano il chiaroproposito <strong>di</strong> prevenire la potenziale <strong>di</strong>visioneetno-nazionale <strong>della</strong> città in caso <strong>di</strong> futuri accor<strong>di</strong><strong>di</strong> pace. Le decine <strong>di</strong> colonie incuneate neiquartieri arabi densamente popolati <strong>di</strong>Gerusalemme Est sono concentrati attorno ailuoghi simbolici <strong>della</strong> storia d'Israele, racchiusinel "Bacino Sacro" e, ovviamente, nella CittàVecchia. Gli acquisti <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici palestinesi alloscopo <strong>di</strong> popolarli <strong>di</strong> famiglie ebraiche sonofinanziati da organizzazioni nazional-religiosecome El-Ad o 'Aterer Cohanim che a loro voltasono sovvenzionate da magnati o fondazionistraniere come la Moskoviz Fundation cheavrebbe da sola elargito, tra il 1987 e il 2011,circa 55 milioni <strong>di</strong> dollari 19 . La contiguità tra ledue comunità, proprio per gli scopi <strong>di</strong>chiarati <strong>di</strong>questa forma <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti e talvolta per i19 Dati dell'Internal Review Service americano citati in"A gamble for the Holy Land", Jerusalem Report, 14settembre 2010. Un altro calcolo è stato effettuatodall'agenzia Bloomberg, secondo la quale tra il 2003 eil 2007 Moskowitz e un altro finanziatore ebreo, IraRennert, hanno donato per il popolamento <strong>di</strong>Gerusalemme Est 25,4 milioni <strong>di</strong> dollari: "Obamapresses Israel to halt plans funded by Rennert",Bloomberg, 27 luglio 2009.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 186


meto<strong>di</strong> utilizzati per l'acquisizione <strong>di</strong> proprietà, èfonte <strong>di</strong> continua frizione che sfocia sovente informe <strong>di</strong> violenza acuta 20 .Tale violenza esprime un sentimento <strong>di</strong> profondaimpotenza ed è sintomo <strong>di</strong> una frustrazionealimentata dall'incapacità politica delle autoritàpalestinesi <strong>di</strong> influenzare le politiche israelianemesse in opera a Gerusalemme a partire dal 1967.Da allora i quartieri arabi <strong>della</strong> città, in baliadell'amministrazione citta<strong>di</strong>na, in gran parteebraica, sono scivolati verso un degrado sociale eurbano che ha certamente influenzato edaggravato il risentimento delle giovanigenerazioni contro i coloni israeliani, espresso conl'emblematico lancio <strong>di</strong> pietre. Le azioni violentescatenate dalle comunità palestinesi <strong>di</strong>Gerusalemme, soprattutto nei quartieri del"Bacino Sacro" dove le colonie ebraicheassumono un valore simbolico, si ripetonocontinuamente, con eso<strong>di</strong> drammatici e purtroppopreve<strong>di</strong>bili. Diverse sono, a questo proposito, lemisure adottate dell’autorità. L’apparato <strong>di</strong>sicurezza israeliano vigila incessantemente sulleattività promosse da comitati e associazionipalestinesi che contestano le politiche<strong>di</strong>scriminatorie, soprattutto nei quartieri piùsensibili, riducendo considerabilmente laresistenza alle demolizioni, agli sfratti o allacostruzione <strong>di</strong> nuovi inse<strong>di</strong>amenti ebraici. Ladetenzione preventiva, anche <strong>di</strong> minori,costituisce uno strumento <strong>di</strong> deterrenza efficace e20 Molte organizzazioni israeliane <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritticivili documentano casi <strong>di</strong> trasferimento a gruppinazionalisti <strong>di</strong> proprietà acquisite dallo Stato in seguitoall'applicazione <strong>della</strong> controversa legge che consentel'espropriazione <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che nonrisiedono a Gerusalemme per un determinato numero<strong>di</strong> anni. In Amim I., Shady Dealing in Silwan, 2009,<strong>di</strong>sponibile alla pagina:quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> controllo sociale regolarmente utilizzato.Recentemente, anche le organizzazioni nongovernative israeliane <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti umani,attive sul piano <strong>della</strong> tutela legale e dell’advocacydomestica ed internazionale, si sono viste ridurreil proprio raggio d’azione da una serie <strong>di</strong> leggi eprovve<strong>di</strong>mentilegislativo-amministrativipromossi dai partiti <strong>della</strong> coalizione governativa<strong>di</strong> centro-destra 21 .L'annuncio, nell' anno 2000, del primo pianoregolatore per la città <strong>di</strong> Gerusalemme dai tempidell'annessione (l'ultimo era del 1959) alimenta lesperanze <strong>di</strong> vedere regolamentate molte dellequestioni irrisolte, prima tra tutte la giunglaurbana che si è sviluppata a causa dei fattoribrevemente menzionati. Il piano, che tra gliobiettivi cita il mantenimento dell' equilibriodemografico tra ebrei e arabi 22 , nel tentativo <strong>di</strong>conservare una "solida maggioranza ebraica",www.iramim.org.il/eng/_Uploads/.../Silwanreporteng.pdf21 L’eco, anche internazionale, suscitata dalla serie <strong>di</strong>provve<strong>di</strong>menti adottati dal Parlamento israeliano nelcorso del 2011 e 2012 è ampiamente documentata daimolteplici <strong>di</strong>battiti tra organizzazioni <strong>di</strong> tutela dei<strong>di</strong>ritti civili, politici e giuristi..Di seguito una serie <strong>di</strong>suggerimenti:http://www.amnesty.org/en/region/israel-occupiedpalestinian-territories/report-2012#section-7-12http://www.acri.org.il/en/category/democracy-andcivil-liberties/anti-democratic-legislation/http://opiniojuris.org/2011/11/13/david-bernsteinsdefense-of-israels-pen<strong>di</strong>ng-anti-ngo-laws/http://www.ngomonitor.org/article/background_and_analysis_regar<strong>di</strong>ng_knesset_anti_boycott_law_22 Piano regolatore per la città <strong>di</strong> Gerusalemme Sezione7, Local Outline Plan Jerusalem 2000, Report n.4,preparato per la Municipalità <strong>di</strong> Gerusalemmedall'Amministrazione <strong>della</strong> Pianificazione,Dipartimento per la Pianificazione <strong>della</strong> Città. Allaluce <strong>di</strong> nuove stime sull'incremento demografico delledue popolazioni, gli autori del Piano suggeriscono unavariazione agli obiettivi programmativi governativi <strong>di</strong>mantenere un equilibrio <strong>di</strong> 40-60% tra la totalità degliabitanti arabi ed ebrei. Il maggiore tasso <strong>di</strong> fertilitàdelle comunità palestinesi fa piuttosto propendere ipianificatori per una percentuale <strong>di</strong> 30-70%.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 187


prevede ambiziosi obiettivi da realizzare entro il2020. Oltre alla pianificazione urbana delle areedestinate alle comunità palestinesi, gran<strong>di</strong> operepubbliche sono previste per permettere alla città <strong>di</strong>fare fronte alle sfide del nuovo secolo. Lacreazione <strong>di</strong> università ed istituti specializzatinella conservazione e valorizzazione delpatrimonio storico culturale e il parallelo sviluppo<strong>di</strong> politiche del turismo tengono contodell'obiettivo primario <strong>di</strong> rilanciare l'occupazionementre modelli <strong>di</strong> sviluppo sostenibile vengonostu<strong>di</strong>ati e proposti da autorevoli commissioni,tutto mirato a sviluppare la città come "metropolie capitale d'Israele". Benché approvato da <strong>di</strong>versecommissioni il Piano è arenato nelle secche delMinistero dell'Interno ormai dal 2009.5. Quale futuro?Ciò che stupisce oggi ogni attento osservatore<strong>della</strong> città <strong>di</strong>venuta capitale <strong>di</strong> uno Stato modernoe democratico è la profonda ed evidente<strong>di</strong>vergenza tra le due parti <strong>di</strong> Gerusalemme,sviluppata e servita da servizi efficienti l’una,trascurata e lasciata in uno stato <strong>di</strong> semiabbandonol’altra. La mancanza <strong>di</strong> pianificazioneurbana per le aree abitate dalle comunità arabe ele misure relative alla prevenzione dei rischi legatialla sicurezza, come la costruzione del muro o laconcessione <strong>della</strong> residenza non costituisconoinfatti le sole politiche oggetto <strong>di</strong> controversia.Innumerevoli sono i rapporti <strong>di</strong>vulgati e ledenuncie all’autorità giu<strong>di</strong>ziaria da parte non solo<strong>di</strong> organizzazioni per la salvaguar<strong>di</strong>a dei <strong>di</strong>ritticivili straniere o palestinesi ma soprattutto daautorevoli associazioni e gruppi israeliani chesottolineano la chiara <strong>di</strong>scriminazione neltrattamento delle due comunità 23 . In particolare, la<strong>di</strong>sparità riguardante l’accesso all’educazione edai servizi pubblici <strong>di</strong> base, così come laconnessione alla rete idrica e fognaria, iltrattamento dei rifiuti, nonché il servizio postale ol’accesso ai servizi sociali per i meno abbienti,sono oggetto costante <strong>di</strong> critiche e continua fonte<strong>di</strong> polemiche 24 . Tali <strong>di</strong>fferenze nel rispetto <strong>di</strong>23 Innumerevoli associazioni israeliane per la tutela dei<strong>di</strong>ritti civili hanno scelto <strong>di</strong> opporsi alle politichegovernative relative all'Occupazione, riguardanti inparticolare Gerusalemme e gli inse<strong>di</strong>amenti inCisgiordania, lanciando campagne d'informazione perl'opinione pubblica ed esercitando pressionesull'autorità. Alcune <strong>di</strong> esse come Peace Now eAssociation for Civil Rights in Israel agiscono sulpiano legale-giuri<strong>di</strong>co in <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> casi in<strong>di</strong>viduali o <strong>di</strong>comunità. Altre, come Breaking the Silence o B'Tselempre<strong>di</strong>ligono l'utilizzo <strong>di</strong> testimonianze <strong>di</strong> ex-militari inservizio nei territori occupati o <strong>di</strong> storie <strong>di</strong> abusidocumentate con immagini per sensibilizzare ilpubblico israeliano su pratiche e politiche normalmentelontane dalla cronaca <strong>di</strong> tutti i giorni.24 Citando recenti stu<strong>di</strong> pubblicati dalla più autorevoleorganizzazione israeliana <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti civili,ACRI, la municipalità assegnerebbe risorse per servizipubblici e sociali in misura ineguale tra parte orientalee occidentale <strong>della</strong> città . In relazione al sistemaeducativo ACRI nota che per gli studenti <strong>di</strong>Gerusalemme Est è assegnato un budget me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> circa577 NIS (ca.115 €) a fronte dei 2372 NIS (ca.474 €)per la parte occidentale. Solo 2 asili comunali servonoun popolazione <strong>di</strong> 15.000 bambini dell'età <strong>di</strong> 3-4 anni,da comparare con le 56 strutture a Gerusalemme Ovest.Continuando con il confronto <strong>di</strong> risorse e servizierogati alle due comunità, si può menzionare lapresenza <strong>di</strong> 8 uffici postali per una popolazione <strong>di</strong>300.000 abitanti a Gerusalemme Est contro le 42strutture per i 500.000 <strong>della</strong> parte occidentale. Lostesso potrebbe <strong>di</strong>rsi per la connessione alla rete idrica:nella parte orientale, a causa del <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> connetterealla rete comunale e<strong>di</strong>fici abusivi o non registrati, più<strong>della</strong> metà <strong>della</strong> popolazione palestinese <strong>di</strong>Gerusalemme non avrebbe accesso all'acqua corrente.Il sistema fognario mancherebbe, all'Est, <strong>di</strong> circa 50 km<strong>di</strong> condotte. Il 65% delle famiglie palestinesi <strong>di</strong>Gerusalemme vivrebbe sotto la soglia <strong>di</strong> povertà,mentre circa il 30.8 % delle famiglie ebraiche sistimano essere nella stessa con<strong>di</strong>zione. AGerusalemme oggi vivono circa 835.000 persone (<strong>di</strong>cui ca. 532.000 ebrei e 303.000 arabi). In Associationfor Civil Rights in Israel, Human Rights in EastJerusalem, 2010. Disponibile alla pagina:http://www.acri.org.il/en/2010/05/10/new-acri-reporton-east-jerusalem-highlights-education-welfare/.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 188


<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> base e nell’erogazione dei servizipubblici sono fonte <strong>di</strong> preoccupanti conseguenzeper le comunità arabe che sono in genereme<strong>di</strong>amente più povere, meno educate e menopartecipi delle decisioni sull’assetto e sul futuro<strong>della</strong> città. Tutto ciò esacerba le tensioni derivantidallo stallo del processo <strong>di</strong> pace tra israeliani epalestinesi che lascia tuttora irrisolti, dopo più <strong>di</strong>mezzo secolo, le questioni dell’esistenza <strong>di</strong> unoStato palestinese e la possibilità che Gerusalemme<strong>di</strong>venti capitale <strong>di</strong> entrambi gli Stati. Senzadubbio si tratta <strong>di</strong> elementi che contribuiscono allaseparazione delle due comunità nonostante laCittà Santa sia oggigiorno sotto l’autorità egiuris<strong>di</strong>zione israeliana che riven<strong>di</strong>ca untrattamento equo ed uguale per tutti i suoiresidenti. Nei fatti le comunità ebraiche ed arabevivono <strong>di</strong>vise, si sentono <strong>di</strong>vise e non sostengonoalcuno sforzo per una maggiore integrazione.Benché la maggior parte dei palestinesigerosolimitani preferirebbe rimanere nella parteamministrata da Israele anche in casoGerusalemme orientale <strong>di</strong>venisse capitale <strong>di</strong> unfuturo Stato palestinese, le comunità arabe sisentono <strong>di</strong>scriminate dalle politiche attuatedall’amministrazione ebraica (le comunità arabeboicottano le elezioni municipali a causadell’annessione del 1967 e dunque in rarissimicasi residenti arabi si sono can<strong>di</strong>dati per ricoprireposti negli organi <strong>di</strong> governo comunale) il cuiobiettivo rimarrebbe quello <strong>di</strong> mantenere nellacittà un equilibrio demografico che assicuri unaforte maggioranza <strong>della</strong> comunità ebraica.E’ vero che da entrambe le parti le opinioni sulfuturo <strong>della</strong> città, parte del più ampio problemapolitico relativo alla soluzione del conflittoisraelo-palestinese, sono sottese da logiche <strong>di</strong>parte poco concilianti che alimentanoulteriormente le paure <strong>di</strong> scenari <strong>di</strong> guerra e itimori <strong>di</strong> violenze vivi nel ricordo <strong>di</strong> ogni ebreo eogni arabo <strong>di</strong> questa terra. E’ altresì vero che nonmancano le soluzioni innovative <strong>di</strong> gruppi chericonoscono che risolvere il problema <strong>di</strong>Gerusalemme possa rappresentare un importantepasso verso la stessa soluzione del conflitto. Siriconosce che il perdurare <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazioni e lamancanza <strong>di</strong> volontà politica <strong>di</strong> creare una cittàche serva i bisogni e le speranze <strong>di</strong> entrambe lecomunità in maniera equa e solidale sia fonte <strong>di</strong>impoverimento, degrado e frustrazione ecostituisca il focolaio per il pericoloso svilupparsi<strong>di</strong> fanatismi e violenza. Si cercano soluzioniinnovative che coinvolgono entrambe lecomunità, investendo sul desiderio <strong>di</strong> voltarepagina e guardare ad un futuro con<strong>di</strong>viso che offraopportunità per tutti. Così sempre più giovani,professionisti e religiosi sembrano aderire allaventata <strong>di</strong> idee nuove che aleggiano sopra la CittàSanta, da sempre agognata meta e simbolo <strong>di</strong>pace. Ancora oggi, tuttavia, camminando evivendo a Gerusalemme <strong>di</strong> quella speranza e <strong>di</strong>quella pace se ne sente, per ora, soltanto ilprofumo.Bibliografia.• Aa. Vv., “Obama presses Israel to halt plansfunded by Rennert”, Bloomberg, 27 luglio2009.• Aa. Vv., “A gamble for the Holy Land”,Jerusalem Report, 14 settembre 2010.• Armstrong K., Jerusalem, Ballantine Books,New York, 2005.• Benvenisti M., Jerusalem, The Torn City,University of Minnesota Press, Minneapolis,1976.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 189


• Kollek T., “Israelis are rushing resettlementproject in the Arab area of Jerusalem”, TheNew York Times, 3/07/1968.• Piano regolatore per la città <strong>di</strong> Gerusalemme,Sezione 7, Local Outline Plan Jerusalem2000, Report n. 4.Sitografia.• http://www.acri.org.il/en/category/democracyand-civil-liberties/anti-democratic-legislation/• Amim I., Shady Dealing in Silwan, 2009, inwww.iramim.org.il/eng/_Uploads/.../Silwanreporteng.pdf• Amim I., Jerusalem Master Paln 2000,Giugno 2010, in www.ir-amim.org.il.• http://www.amnesty.org/en/region/israel-occupied-palestinian-territories/report-2012#section-7-12• Association for Civil Rights in Israel, HumanRights in East Jerusalem, 2010, inhttp://www.acri.org.il/en/2010/05/10/newacri-report-on-east-jerusalem-highlightseducation-welfare/• http://www.mfa.gov.il/MFA/Jerusalem+Capital+of+Israel/40th+Anniversary+of+the+Reunification+of+Jerusalem.htm• Rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite perla Coor<strong>di</strong>nazione degli Affari Umanitari(OCHA), The Planning Crisis in EastJerusalem: Understan<strong>di</strong>ng the Phenomenonof "illegal" Construction, 2009, inwww.ochaopt.org/.../ocha_opt_planning_crisis_east_jerusalem_april_2009_ english.pdf• Margalit M., No Place like Home, IsraeliCommittee against House Demolitions, 2007,in http://www.icahd.org/?page_id=87• Shragai N., Demography, Geopolitics, and theFuture of Israel's Capital: Jerusalem ProposedMaster Plan, Jerusalem Center for PublicAffairs, Jerusalem, 2010, in www.jcpa.org• http://opiniojuris.org/2011/11/13/davidbernsteins-defense-of-israels-pen<strong>di</strong>ng-antingo-laws/• www.unispal.un.org/...NSF/0/3715ACDCC48D4618802563B800428DCARivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 190


Immagine n. 1: Check-point Mandelbaum, Gerusalemme, <strong>di</strong>cembre 1964. Veicolo delle Nazioni Unite al posto <strong>di</strong>frontiera israeliano del check-point che costituisce, tra il 1948 e il 1967, l'unico punto <strong>di</strong> passaggio tra i due settori<strong>della</strong> città, arabo ed israeliano (© GPO/Moshe Pridan).Immagine n. 2: I quartieri arabi a nord-est <strong>di</strong> Gerusalemme esclusi dai confini <strong>della</strong> città protetta dal muro <strong>di</strong>sicurezza, la cui costruzione comincia nel 2003. Ciononostante gli abitanti palestinesi "al <strong>di</strong> là" del muro continuanoad essere considerati residenti gerosolimitani benché l'accesso ai servizi pubblici e sociali si riduce considerevolmentein vista delle misure <strong>di</strong> sicurezza imposte agli abitanti e all'assenza delle autorità amministrative israeliane (©www.allaboutjerusalem.com).Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 191


Immagine n. 3: "Grande Gerusalemme". La mappa descrive l'estensione dei confini del comune <strong>di</strong> Gerusalemme dopola conquista del 1967 e le successive annessioni <strong>di</strong> terre (blu), il percorso <strong>della</strong> barriera <strong>di</strong> sicurezza che <strong>di</strong>videGerusalemme dalla Cisgiordania (rosso) e i quartieri a maggioranza araba ed ebraica (arancione e blu) (© www.iramim.org.il)Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 192


Hashish e principio attivo: considerazioni me<strong>di</strong>co-legali su una casisticaDoriana Antonella Giorgi, Francesco Massoni, Vincenzo Mastronar<strong>di</strong>, Giulia Troili, LucaAmendola, Serafino Ricci •RiassuntoL’hashish è una sostanza stupefacente psicotropa che deriva dalla pianta appartenente alla famiglia delle Cannabaceae<strong>della</strong> specie Cannabis sativa. Le proprietà farmacologiche <strong>della</strong> Cannabis sativa sono dovute al suo compostoprincipale, il delta9-tetraidrocannabinolo (THC), che agisce sui neuroni dopaminergici e provoca effetti psicoattivi.L’hashish si ricava dalla resina estratta dalle foglie <strong>della</strong> pianta e contiene il THC in una percentuale che va dal 6 al15%. I campioni <strong>di</strong> stupefacente analizzati presso il laboratorio dell’Agenzia Regionale Protezione Ambiente Lazio(ARPALazio) nel triennio 2007-2009 e risultati positivi per hashish sono stati il 54,10% dell’intera attività <strong>di</strong>laboratorio inerente agli stupefacenti eseguita dall’ARPA Lazio. La quantità <strong>di</strong> principio attivo è tra il 6 e l’8% per iltriennio 2007-2009. I casi in cui è stato superato il limite <strong>di</strong> 500 mg, fissato dal Decreto del Presidente <strong>della</strong>Repubblica del 9 ottobre 1990 n. 309 e relativo al possesso per uso personale depenalizzato, sono stati il 5,81%. Talepercentuale non conferma l’esistenza <strong>di</strong> grossi traffici internazionali, piuttosto <strong>di</strong> “piccoli spacciatori e/o consumatori”.Questo si spiega considerando che, se la quota <strong>di</strong> THC è sempre bassa, saranno pochi anche i casi eccedenti il limiteconsentito. Inoltre, se la quantità <strong>di</strong> THC nel campione si aggira intorno al 6-8%, il resto del preparato è costituito daaltre sostanze come contaminanti, sostanze da taglio e adulteranti. Questi ultimi alterano i risultati degli esami per ladroga effettuati in laboratorio, nascondendo il contenuto <strong>di</strong> THC e rimandando a tecniche più sofisticate per la suaricerca.RésuméLe haschich est un stupéfiant psychotrope dérivé d’une plante de la famille des Cannabaceae de l’espèce Cannabissativa. Les propriétés pharmacologiques du Cannabis sativa sont dues à son composé principal, le delta-9-tétrahydrocannabinol (THC) qui agit sur les neurones dopaminergiques et provoque des effets psychoactifs. Lehaschich est fait à partir de l’extraction d’une résine présente dans les feuilles de la plante et contient le THC (6-15 %).Les échantillons de stupéfiant positifs au haschich analysés par le laboratoire de l’Agence Régionale de la Protectionde l’Environnement du Latium (ARPALazio), entre 2007 et 2009, ont été de 54,1 % sur toute l’activité d’analyse destupéfiants faite par l’Agence. La quantité de principe actif détectée, dans la même période, a été de 6-8 %. Les casdans lesquels le seuil de 500 mg a été franchi ont été de 5,81% (ce seuil a été fixé par le Décret du Président de laRépublique du 9 octobre 1990, n°309, relatif à la possession pour l’usage personnel dépénalisé). Ce pourcentage neconfirme pas l’existence de grands trafics internationaux, mais plutôt la présence de « petits dealers et/ouconsommateurs ».Cette situation peut être expliquée considérant que, si le volume de THC est bas, les cas au-delà du seuil permis serontpeu nombreux. En outre, si la quantité de THC dans l’échantillon est de 6-8 %, le reste du mélange est constituéd’autres substances comme les contaminants, les produits de coupage et autres substances altérantes. Ces derniersaltèrent les résultats des tests de laboratoire car ils cachent le THC et obligeant à l’utilisation de techniques plussofistiquées pour le détecter.AbstractThe pharmacological properties of cannabis sativa are due to its main ingre<strong>di</strong>ent, delta9tetrahydrocannabiol (THC)which affects dopaminergic neurons thus causing psychoactive effects. Hashish is derived from the resin extractedfrom the leaves of the plant and contains THC in a percentage from 6 to 15%. The drug samples analyzed at theLaboratorio <strong>della</strong> Agenzia Regionale Protezione Ambiente Lazio (ARPALazio) in a three year time 2007-2009 werehashish for 54,10% out of the whole analyze drug sampling.The amount of the main active ingre<strong>di</strong>ent is between 6 and 8% for the three year time analysis 2007-2009. The cases• Giorgi D. A. – ARPALazio – Servizio Ambiente e Salute – Sezione provinciale <strong>di</strong> Roma;Massoni F. – Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore – SapienzaUniversità <strong>di</strong> Roma;Mastronar<strong>di</strong> V. – Psichiatra, criminologo clinico, titolare <strong>della</strong> cattedra <strong>di</strong> Psicopatologia forense – Sapienza Università<strong>di</strong> Roma;Troili G. – Dipartimento <strong>di</strong> Neurologia e Psichiatria – Sapienza Università <strong>di</strong> Roma;Amendola L. – ARPALazio – Servizio Ambiente e Salute – Sezione provinciale <strong>di</strong> Roma;Ricci S. - Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore, professoreassociato confermato – Sapienza Università <strong>di</strong> Roma.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 193


excee<strong>di</strong>ng the threshold amount of 500 mg as established by the Decreto del Presidente <strong>della</strong> Repubblica of 9thOctober 1990 n.309 relating to the unpunishable possession for private personal use were 5,81%. This percentage doesnot confirm the existence of big international drug trafficking but of “small drug dealers and/or consumers”.This can be explained by considering that if the amount of THC is always low, also the cases excee<strong>di</strong>ng the allowedthreshold quantity will be few. Furthermore, if the amount of THC in the sample is between 6-8%, the rest of thesubstance is made up of other elements such as contaminants, cutting agents and adulterants which alter the laboratorytest drug results by hi<strong>di</strong>ng the THC contents that will be traced only through more sophisticated techniques.1. Introduzione.Il consumo <strong>di</strong> droga rappresenta un fenomenopatologico <strong>di</strong> estrema importanza in virtù delleripercussioni sulla salute del consumatore e,purtroppo, del suo contesto familiare e sociale inquanto fattore criminogeno significativo.Tra le sostanze più largamente utilizzatesoprattutto tra i giovani si annoverano i derivati<strong>della</strong> Cannabis. Dalla pianta <strong>di</strong> Cannabis sipossono ottenere <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> preparazioni. Inor<strong>di</strong>ne alla potenza dell’attività stupefacente si<strong>di</strong>stinguono la marijuana ed il bhang, fino al ganjae, quin<strong>di</strong>, l’olio <strong>di</strong> hashish, non molto <strong>di</strong>ffuso sulmercato clandestino e solitamente usato perarricchire le sigarette <strong>di</strong> marijuana 1 , e l’hashishche risulta essere tra i più potenti 2 .L’hashish è una sostanza stupefacente psicotropache deriva dalla pianta appartenente alla famigliaCannabaceae (genere Cannabis) e dalla specieCannabis sativa, che possiede effetti psicoattivi.Le proprietà farmacologiche <strong>della</strong> Cannabis sativasono dovute al suo composto principale, il delta9-tetraidrocannabinolo (THC), e ad altricomponenti, quali il cannabinolo o ilcannabi<strong>di</strong>olo. I pistilli dei fiori, le foglie e gli steli<strong>della</strong> pianta femminile matura sono comunementeusati per ottenere la marijuana, che contiene unapercentuale intorno all’1-6% <strong>di</strong> THC, mentre dalla1Fucci N., De Giovanni N., Il laboratorio <strong>di</strong>tossicologia forense, Pavia, Selecta Me<strong>di</strong>ca, 2007.resina estratta dalle foglie si ricava l’hashish, checontiene il THC in percentuali più elevate (6-15%). L’olio <strong>di</strong> cannabis contiene fino al 60% <strong>di</strong>THC 3 .Negli ultimi anni ai cannabinoi<strong>di</strong> naturali si sonoaggiunti i cannabinoi<strong>di</strong> sintetici, ovvero molecole<strong>di</strong> sintesi in grado <strong>di</strong> riprodurre gli effetti delTHC. Si ritrovano nelle miscele <strong>di</strong> erbe(herbalblend o Spice) e sono commercializzati inalternativa alla marijuana.Tra i composti principali <strong>di</strong> queste preparazioni visono il JWH018, il CP47,497 (CP47,497-C8) e,più recentemente, il JWH073. Il JWH018 è unpotente ed efficace agonista del recettore CB1 deicannabinoi<strong>di</strong>. Analogamente, il CP 47,497 mostraattività agonista sui recettori CB1 dalle 3 alle 28volte superiore a quella del δ9-THC 4 .La prevalenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi legati all’uso <strong>di</strong> cannabisvaria in base ai gruppi demografici. In particolare,2 Bertol E., Mari F., Lo<strong>di</strong> F., Marozzi E., Trattato <strong>di</strong>tossicologia forense, Padova, Cedam, 2000, pp. 413-438.3 Zuar<strong>di</strong> AW., “History of cannabis as a me<strong>di</strong>cine: areview”, Rev Bras Psiquiatr, n. 2, vol.2 8, 2006, pp.153–157.Khiabani H.Z, Mørland J., “Cannabis andcannabinoids as drugs”, Tidsskr Nor Laegeforen, n. 5,vol. 127, 2007, pp. 579-582.4Atwood Brady K., Donghoon L., Straiker A.,Widlanski Theodore S., Mackie K., “CP47,497-C8 andJWH073, commonly found in ‘Spice’ herbal blends,are potent and efficacious CB1 cannabinoid receptoragonists”, European Journal of Pharmacology , n. 2-3,vol. 659, 2011, pp.139–145; Tung C.K, Chiang T.P,Lam M., “Acute Mental Disturbance Caused bySynthetic Cannabinoid: a Potential EmergingSubstance of Abuse in Hong Kong”, East Asian ArchPsychiatry , n. 22, 2012, pp. 31-33.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 194


tassi più alti si registrano tra i maschi e giovaniadulti, <strong>di</strong> età compresa tra i 18 ed i 29 anni,rispetto alle femmine e gli adulti più anziani 5 . InItalia i consumatori sono oltre un milione ed il65% <strong>di</strong> età compresa tra i 13 e i 25 anni 6 . Laprevalenza dei fumatori <strong>di</strong> cannabis riportatadall’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale <strong>della</strong> Salute èintorno al 3,9% <strong>della</strong> popolazione mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> etàcompresa tra 15-64 anni 7 .Nella letteratura internazionale sono numerose lecasistiche presentate, non altrettanto i lavori che sisono focalizzati sullo stu<strong>di</strong>o degli adulteranti, lesostanze che vengono aggiunte all’hashish con loscopo <strong>di</strong> rendere negativi i risultati degli esamitossicologici. Le principali sostanze riscontratesono la papaina, i nitriti e il piri<strong>di</strong>nioclorocromato,i quali, alterando il pHed il colore delle urine,nascondono il contenuto <strong>di</strong> THC nelle stesse.Obiettivo <strong>di</strong> questo lavoro è quello <strong>di</strong> presentarela casistica relativa alle analisi <strong>di</strong> 2510 campioni<strong>di</strong> hashish focalizzando l’attenzione sulla quantità<strong>di</strong> principio attivo presente nelle dosi e quin<strong>di</strong> ipossibili rischi per la salute.2. Casistica.I campioni <strong>di</strong> stupefacente analizzati presso illaboratorio dell’Agenzia Regionale ProtezioneAmbiente Lazio (ARPALazio) nel triennio 2007-2009 e risultati positivi per hashish sono stati il54,10% dell’intera attività <strong>di</strong> laboratorio inerenteagli stupefacenti eseguita dall’ARPA Lazio e5 Compton W.M., Grant B.F, Colliver J.D., GlantzM.D., Stinson F.S, “Prevalence of marijuana use<strong>di</strong>sorders in the United States: 1991–1992 and 2001–2002”, JAMA , n. 17, 2004, pp. 2114-2121.6 Rossi F., Cuomo V., Riccar<strong>di</strong> C., Farmacologia.Principi <strong>di</strong> base e applicazioni terapeutiche, Torino,Minerva Me<strong>di</strong>ca, 2005, p. 925.comprendente <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> stupefacenti tra cuieroina, cocaina, ketamina ed amfetamine.La <strong>di</strong>stribuzione nel triennio ha visto un 55,21%nel 2007, 56,03% nel 2008 e 51,69% nel 2009. Lame<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> stupefacente è 2,01 g nel2007, 2,64 g nel 2008 e <strong>di</strong> nuovo 2,01 g nel 2009.La quantità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> principio attivo è stata <strong>di</strong>0,17 g nel 2007, 0,15 g nel 2008 e 0,14 g nel2009. Parliamo, in me<strong>di</strong>a, <strong>di</strong> 8% <strong>di</strong> principioattivo nel 2007, 6% nel 2008 e 7% nel 2009.I casi in cui si è superato il limite <strong>di</strong> 500 mgfissato dal Decreto del Presidente <strong>della</strong>Repubblica del 9 ottobre 1990 n. 309 (pubblicatonella Gazzetta Ufficiale del 31 ottobre 1990), erelativo al possesso per uso personaledepenalizzato, sono stati il 5,81%, ed in me<strong>di</strong>a ilsuperamento è stato <strong>di</strong> 0,49 g. Così ripartiti: il6,38% dei casi del 2007 con in me<strong>di</strong>a unsuperamento <strong>di</strong> 0,56 g, il 5,21% nel 2008 con 0,61g in me<strong>di</strong>a ed il 5,54% nel 2009 con 0,32 g inme<strong>di</strong>a.La prevalenza <strong>di</strong> hashish supera <strong>di</strong> molto i casi <strong>di</strong>positività per cocaina (17,22%) ed eroina (3,68%).Anche la quantità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> stupefacente supera lo0,72 g <strong>di</strong> cocaina e lo 0,61 g <strong>di</strong> eroina. Laquantità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> principio attivo si assesta sugli0,2 g per la cocaina (31% <strong>di</strong> principio attivo inme<strong>di</strong>a) e lo 0,1 g per l’eroina (10%). In me<strong>di</strong>a ilsuperamento del limite <strong>di</strong> cocaina (750 mg) èstato <strong>di</strong> 0,67 g, per l’eroina 0,15 g.3. Discussione.Sono più <strong>di</strong> 70 i composti psicoattivi chiamati"cannabinoi<strong>di</strong>" che sono stati in<strong>di</strong>viduati nellacannabis e tra questi il delta9-tetraidrocannabinolo7 Hall W., Degenhardt L., “Adverse health effects ofnon-me<strong>di</strong>cal cannabis use”, Lancet, n. 9698, vol. 374,2009, pp. 1383–1391.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 195


(THC) è il composto cui sono dovuti la maggiorparte degli effetti psicologici e fisici 8 .Il THC agisce su due tipi <strong>di</strong> recettori deicannabinoi<strong>di</strong>: CB1 e CB2. I recettori CB1 sitrovano principalmente nel cervello, nei nerviperiferici e nel sistema nervoso autonomo, mentrei recettori CB2 si trovano sia sui neuroni sia sullecellule immunitarie. Appartengono alla famigliadei recettori accoppiati alla proteina Gi/o a settedomini transmembrana. Il THC esercita i suoieffetti principalmente attraverso i recettori CB1 9 .Questi sono presenti nei gangli <strong>della</strong> base e nellostrato molecolare del cervelletto (effetti sullacoor<strong>di</strong>nazione motoria), nell’ippocampo, nel girodentato e nel primo e sesto strato <strong>della</strong> corteccia(effetti sull’appren<strong>di</strong>mento e memoria 10 . Icannabinoi<strong>di</strong> agiscono in particolar modo sulsistema neurotrasmettitoriale dopaminergico; irecettori CB1 sono rappresentati maggiormentesui neuroni dopaminergici del nucleus accumbens,del corpo striato, dell’area ventrale del segmento,che sono coinvolti nei circuiti neuronali in cui c’èelevato rilascio <strong>di</strong> dopamina, con conseguenteeffetto <strong>di</strong> piacere e gratificazione (rinforzopositivo) 11 .I sintomi provocati dai cannabinoi<strong>di</strong> sono legatialla dose assunta, tanto che a basse dosiprovocano una sensazione <strong>di</strong> benessere ed euforia,8 Ashton CH., “Pharmacology and effects of cannabis:a brief review”, Br J Psychiatry, n. 178, 2001, pp. 101-106.9Nephi S., “Cannabinoid and cannabinoidlikereceptorsin microglia, astrocytesandastrocytomas”, Glia, n. 9, vol. 58, 2010, pp. 1017–1030.10PrzybylaJulie A., Watts Val J., “Ligand-InducedRegulation and Localization of Cannabinoid CB1 andDopamine D2L ReceptorHetero<strong>di</strong>mers”, The JournalOf Pharmacology And Experimental Therapeutics, n.332, 2010, pp. 710–719.a dosi più elevate producono agitazione,tachicar<strong>di</strong>a, tremori e reazioni psicotiche acute 12 .L'uso <strong>di</strong> cannabis in età giovane è associato adesperienze deliranti e psicosi 13 . L'esposizioneprecoce al THC, durante i perio<strong>di</strong> critici <strong>della</strong>maturazione dell’encefalo, ha un impatto suisistemi neurotrasmettitoriali che possonointerferire con il normale sviluppo del cervello. Ildelta 9-THC modula la funzione me<strong>di</strong>o temporalee ventrostriatale, compromettendol'appren<strong>di</strong>mento verbale e provocando psicosiacuta 14 . Il THC riduce i livelli <strong>di</strong> ormoneluteinizzante, provocando oligospermia e<strong>di</strong>sfunzione delle cellule del Sertoli e del Ley<strong>di</strong>g,con conseguente alterazione <strong>della</strong> gametogenesi e<strong>della</strong> capacità riproduttiva 15 . I cannabinoi<strong>di</strong> sonoinoltre in grado <strong>di</strong> attraversare la barrieraplacentare e <strong>di</strong> riversarsi nel latte materno, siaccumulano in aree critiche del sistema nervosocentrale, alterando i normali processi dellosviluppo neurologico e psichico. I neonati <strong>di</strong>madri che hanno fatto uso <strong>di</strong> queste sostanze11 Gardner E. L., “Ad<strong>di</strong>ctive potential of cannabinoids:the underlying neurobiology”, Chem Phys Lipids, n. 1-2, vol. 121, 2002, pp. 267-290.12Kuepper R., van Os J., Lieb R., Wittchen H-U.,Hofler M., Henquet C., “Continued cannabis use andrisk of incidence and persistence of psychoticsymptoms: 10year follow-up cohort study”, BMJ,342:d738. doi: 10.1136/bmj.d738.13 Schubart C.D., van Gastel W.A., Breetvelt E.J.,Beetz S.L., Ophoff R.A., Sommer I.E., Kahn R.S.,Boks M.P., “Cannabis use at a younger age isassociated with psychotic experiences”, Psychol Med.,n. 41, 2011, pp. 1301-1310.14Fusar-Poli P., Crippa J.A., Bhattacharyya S.,Borgwardt S.J., Allen P., Martin- Santos R., Seal M.,Surguladze S.A., O’Carrol C., Atakan Z.,Zuar<strong>di</strong> A.W.,McGuire P.K., “Distinct effects of {delta}9-tetrahydrocannabinol and cannabi<strong>di</strong>ol on neuralactivation during emotional processing”, Arch.Gen.Psychiatry, n. 66, 2009, pp. 95-105.15Rossato M., Pagano C., Vettor R., “The cannabinoidsystem and male reproductive functions”, J.Neuroendocrinol, suppl. n.1, vol. 20, 2008, pp. 90-93.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 196


presentano <strong>di</strong>minuzioni del peso corporeo e <strong>della</strong>circonferenza cranica 16 .Un netto miglioramento nei risultati si osserva incoloro che interrompono l’uso <strong>di</strong> cannabis dopo ilprimo episo<strong>di</strong>o psicotico 17 .I cannabinoi<strong>di</strong> sono molecole liofile, cheviaggiano nel sangue legate a proteine <strong>di</strong>trasporto. Vengono assorbiti rapidamente seassunti per via inalatoria con picco plasmaticodopo 3-10 minuti dalla prima assunzione 18 . Glieffetti si manifestano a partire da una dose <strong>di</strong> 15-20 mg <strong>di</strong> delta9-THC se assunti per via inalatoria,o <strong>di</strong> 40 mg se assunti per via orale 19 . Con lo stu<strong>di</strong>o<strong>di</strong> correlazione viene confermata la tesi che sulmercato degli stupefacenti sussista unacorrelazione inversamente proporzionale tra doseacquistata e quota percentuale <strong>di</strong> principio attivo.Su una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> stupefacenteanalizzata compresa tra 2,01 e 2,64 g, la quantità16 Djulus J., Moretti M., Koren G., “Marijuana use andbreastfee<strong>di</strong>ng”, Can Fam Physician, n. 51, 2005, pp.349-350; Steinberger E.K., Ferencz C., Loffredo C.A.,“Infants with single ventricle: a populationbasedepidemiologicalstudy”,Teratology, n. 65, 2002,pp. 106–115; Campolongo P., Trezza V., Palmery M.,Trabace L., Cuomo V., “Developmental exposure tocannabinoids causes subtle and enduringneurofunctional alterations”, Int Rev Neurobiol, n. 85,2009, pp. 117-133.17Gonzalez-Pinto A., Alberich S., Barbeito S.,Gutierrez M., Vega P., Ibanez B., Haidar M.K., VietaE., Arango C., “Cannabis and first-episodepsychosis:<strong>di</strong>fferent long-term outcomes depen<strong>di</strong>ng on continuedor <strong>di</strong>scontinued use”, Schizophr Bull, n. 37, 2011, pp.631-639.18Karschner E.L., Darwin W.D., Goodwin R.S.,Wright S., Huestis M.A., “Plasma CannabinoidPharmacokinetics following Controlled Oral delta9-Tetrahydrocannabinol and Oromucosal CannabisExtract Administration”, Clinical Chemistry, n. 1, vol.57, 2011, pp. 66–75.19Rossi F., Cuomo V., Riccar<strong>di</strong> C., Farmacologia.Principi <strong>di</strong> base e applicazioni terapeutiche, Torino,Minerva Me<strong>di</strong>ca, 2005, p. 925; Karschner E.L., DarwinW.D., Goodwin R.S., Wright S., Huestis M.A.,“Plasma Cannabinoid Pharmacokinetics followingControlled Oral delta9-Tetrahydrocannabinol andme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> principio attivo è stata <strong>di</strong> 0,14-0,17 g.Parliamo, dunque, <strong>di</strong> un 6-8% <strong>di</strong> principio attivo.Dunque, maggiore è la quantità <strong>di</strong> droga, minorela percentuale <strong>di</strong> principio attivo. Questo richiamal’attenzione sulla presenza <strong>di</strong> contaminanti e suipossibili effetti sulla salute.Nella cannabis sono contenuti, oltre al suocomposto principale (il delta9-THC), alti livelli <strong>di</strong>contaminanti biologici, tra cui batteri Aspergillus,che potrebbero condurre alla polmonitefulminante, soprattutto negliimmunocompromessi 20 , caratterizzata da unquadro clinico aspecifico, da espettorato <strong>di</strong>materiale necrotico e dalla presenza <strong>di</strong> nodulisingoli o multipli alla ra<strong>di</strong>ografia e alla TC 21 ; ifarmaci più attivi nella terapia <strong>della</strong> polmonite daAspergillus sono l’amfotericina B, il voriconazoloe la caspofungina 22 . Sono presenti nella cannabisanche contaminanti non biologici, tra cui metallipesanti come alluminio 23e cadmio, i qualipossono provocare malattie respiratorieOromucosal Cannabis Extract Administration”,Clinical Chemistry, n. 1, vol. 57, 2011, pp. 66–75.20 Chusid M.J., Gelfand J.A., Nutter C., Fauci A.S.,“Pulmonary aspergillosis, inhalation of contaminatedmarijuana smoke, chronic granulomatous <strong>di</strong>sease”, AnnIntern Med, n. 5, vol. 82, 1975, pp. 682–683; GarganiY., Bishop P., Denning D.W., “Too many mouldyjoints- marijuana and chronic pulmonary aspergillosis”,Me<strong>di</strong>terr J Hematol Infect Dis, n.1, vol. 3, 2011,e2011005.21Lumbreras C., Gavaldà J., “Invasive aspergillosis:clinical manifestations and treatment”, Rev IberoamMicol, n. 20, 2003, pp. 79-89.22 Jeans A.R., Howard S.J., Al-Nakeeb Z., Goodwin J.,Gregson L., Majithiya J.B., Lass-Flörl C., Cuenca-Estrella M., Arendrup M.C., Warn P.A., Hope W.W.,“Pharmacodynamics of voriconazole in a dynamic invitro model of invasive pulmonary aspergillosis:implications for in vitro susceptibility breakpoints”, J.Infect Dis., n. 3, vol. 206, 2012, pp. 442-452; RugarliC., Me<strong>di</strong>cina Interna Sistematica, Milano, Masson, Ve<strong>di</strong>zione, 2009.23Exley C., Begum A., Woolley M.P., Bloor R.N.,“Aluminum in tobacco and cannabis and smokingrelated<strong>di</strong>sease”, Am J Med, n. 3, vol. 119, 2006, p.276.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 197


accumulandosi nei flui<strong>di</strong> polmonari, causandoreazioni infiammatorie e attività pro-ossidante 24 .La presenza <strong>di</strong> questi metalli pesanti nellacannabis è dovuta al fatto che vengono assorbiti<strong>di</strong>rettamente dalla pianta 25 .I pestici<strong>di</strong> organo-fosfato sono altri contaminantinon biologici che si trovano <strong>di</strong> meno nellacannabis coltivata all’aperto 26 . Sono stati riportatidei casi in cui è stato trovato il paraquat nellamarijuana, un pesticida tossico per le vie aeree, ingrado <strong>di</strong> alterare la membrana alveolare e causarel’ARDS (Sindrome da Distress RespiratorioAcuto), con ipossiemia e insufficienzarespiratoria 27 . Infine, sono state trovate neicampioni <strong>di</strong> hashish le cosiddette sostanze dataglio, come la paraffina e microsfere in vetro osabbia, aggiunte per aumentare il peso e chepossono causare, una volta inalate, reazioniinfiammatorie, con conseguente danno allamucosa orale, ulcere <strong>della</strong> bocca, epistassi, mal <strong>di</strong>gola, tosse e polmonite secondaria all’inalazione<strong>di</strong> fumo <strong>di</strong> cannabis adulterato con questesostanze 28 .24 Exley C., Begum A., Woolley M.P., Bloor R.N.,“Aluminum in tobacco and cannabis and smokingrelated<strong>di</strong>sease”, Am J Med, n. 3, vol. 119, 2006, p.276; Napolitano J.R., Liu M.J., Bao S., Crawford M.,Nana-Sinkam P., Cormet-Boyaka E., Knoell D.L.,“Cadmium-me<strong>di</strong>ated toxicity of lung epithelia isenhanced through NF-κB-me<strong>di</strong>ated transcriptionalactivation of the human zinc transporter ZIP8”, Am JPhysiol Lung Cell Mol Physiol, n. 9, vol. 302, 2012,pp. 909-918.25Shi G., Cai Q., “Cadmium tolerance andaccumulation in eight potential energy crops”,Biotechnol Adv, n. 5, vol. 27, 2009, pp. 555– 561.26 Miller N.S., Gold M.S., “The <strong>di</strong>agnosis of marijuana(cannabis) dependence”, J Subst Abuse Treat, n. 3,vol. 6, 1989, pp. 183–192.27 Landrigan P.J., Powell K.E., James L.M., TaylorP.R., “Paraquat and marijuana: epidemiologic riskassessment”, Am J Public Health, n. 7, vol. 73, 1983,pp. 784-788.28 Delourme J., Delattre C., Godard P., Steenhouwer F.,Just N., “Respiratory consequences of inhalation ofadulterated cannabis”, Rev Mal Respir, n. 5, vol. 26,Le sostanze adulteranti o <strong>di</strong>luenti, aggiunte allostupefacente, sono in grado <strong>di</strong> alterare i risultatidei test <strong>della</strong> droga, costituendo un serio problemaper i laboratori <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina legale. La papaina,una cistein-proteasi, è utilizzata con successocome adulterante delle urine, in quanto altera laconcentrazione <strong>di</strong> acido 11-nor-Agtetraidrocannabinolo-9-carbossilico(THCCOOH),ovvero il metabolita attivo del delta9-THC, incampioni <strong>di</strong> urina 29 .Anche il nitrito <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o ed il nitrito <strong>di</strong> potassiosono utilizzati come adulteranti che riportano falsirisultati allo screening immunologico e alla gascromatografia-spettrometria <strong>di</strong> massa (GC-MS),utilizzati per la ricerca <strong>di</strong> acido 11-nor-Agtetraidrocannabinolo-9-carbossilico(THCCOOH)nelle urine 30 .Campioni <strong>di</strong> urina adulterati conpiri<strong>di</strong>nioclorocromato (PCC), testati me<strong>di</strong>anteGC-MS, produrranno risultati simili a quelli delnitrito. La sua presenza può essere sospettata da2009, pp. 552-556; Scheel A.H., Krause D., Haars H.,Schmitz I., Junker K., “Talcum inducedpneumoconiosis following inhalation of adulteratedmarijuana, a case report”, Diagn Pathol, 2012, pp. 7-26.29Burrows D.L., Nicolaides A., Rice P.J., Dufforc M.,Johnson D.A., Ferslew K.E., “Papain: a novel urineadulterant”, J. Anal. Toxicol, n. 29, 2005, pp. 275-295;Larson Scott J., Holler Justin M., Magluilo J., DunkleyC S., Jacobs A., “Papain Adulteration in 11-nor-Ag-Tetrahydrocannabinol-9-carboxylic Acid-PositiveUrine Samples”, Journal of Analytical Toxicology, n.6, vol. 32, 2008, pp. 438-443.30 Eisohly M.A., Feng S., Kopycki W.J., Murphy T.P.,Jones A.B., Carr D., “A procedure to overcomeinterferences caused by the adulterant ‘Klear’ in theGC-MS analysis of 11-nor-A-THC-9-COOH.J”,Anal.Toxicol., n. 21, 1997, pp. 240-241; Tsai Jane S.C.,Eisohly Mahmoud A., Tsai Shiow-F., Murphy TimothyP., Twarowska B., Salamone S. J., “Investigation ofNitrite Adulteration on the Immunoassay and GC-MSAnalysis of Cannabinoids in Urine Specimens”,Journal of Analytical Toxicology, n. 8, vol. 24, 2000,pp. 708-714.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 198


un pH basso o dalla comparsa <strong>di</strong> una tinta arancioalle urine 31 .4. Conclusioni.Nell’allegato al decreto D.P.R. 309/1990,intitolato “Limiti massimi previsti dall’art.73comma 1 bis del D.P.R. 309/1990, mo<strong>di</strong>ficatodalla legge n. 49/2006”, sono elencatele 170sostanze <strong>della</strong> tabella I del “Testo Unico delleleggi in materia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina degli stupefacenti esostanze psicotrope, prevenzione, cura eriabilitazione dei relativi stati <strong>di</strong>tossico<strong>di</strong>pendenza” (Testo unico aggiornato delD.P.R. 309/1990, pubblicato nella G.U. Suppl.Or<strong>di</strong>nario del 15-3-2006).Per circa 50 <strong>di</strong> queste sostanze, vengono in<strong>di</strong>cate,in tre <strong>di</strong>stinte colonne, da sinistra verso destra, la“dose me<strong>di</strong>a singola in milligrammi”, “ilmoltiplicatore” ed i “quantitativi massimi inmilligrammi (soglia)”, cioè i limiti quantitativi peruso esclusivamente personale previsti dall’articolo73 del Testo Unico. Per la colonna relativa al“moltiplicatore” sono stati previsti valori <strong>di</strong>versi aseconda delle sostanze prese in considerazione. Iquantitativi massimi detenibili per uso personalesono il risultato <strong>di</strong> una moltiplicazione che ha perfattori da un lato un valore in<strong>di</strong>cato su basiscientifiche dalla Commissione nominata dalMinistro <strong>della</strong> Salute (la dose me<strong>di</strong>a singola inmilligrammi) e dall’altro,un numero scelto a<strong>di</strong>screzione delle autorità politiche in base allasostanza considerata (il moltiplicatore). Nelle vocirelative al “delta – 8 – tetraidrocannabinolo(THC)” e al “delta – 9 – tetraidrocannabinolo31 Wu Alan H.B., Bristol B., Sexton K., Cassella-McLane G., Holtman V., Hill Dennis W.,“Adulteration of Urine by ‘Urine Luck’, ClinicalChemistry, n. 7, vol. 45, 1999, pp. 1051–1057.(THC)”, i principi attivi presenti nella cannabis,sono in<strong>di</strong>cati con il valore 25 nella colonnarelativa alla “dose me<strong>di</strong>a singola in milligrammi”,con il valore 20 nella colonna relativa al“moltiplicatore” e con il valore 500, comerisultato <strong>della</strong> moltiplicazione dei due valoriprecedenti, nella colonna “quantitativi massimi inmilligrammi” (Camera dei Deputati.Comunicazione del Ministero <strong>della</strong> Salute. Roma,19 novembre 2006).In esito al referendum abrogativo del 1993 è statastabilita la depenalizzazione dell'uso personale <strong>di</strong>sostanze stupefacenti (Decreto del Presidente<strong>della</strong> Repubblica 5 giugno 1993, n. 171,pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 130 del05/06/1993). Di conseguenza l'acquisto e ladetenzione <strong>di</strong> sostanze stupefacenti o psicotropedestinate all'uso esclusivamente personale èpunito con una sanzione amministrativa <strong>di</strong>sospensione <strong>della</strong> patente <strong>di</strong> guida, del passaportoe <strong>di</strong> ogni altro documento equivalente e, se sitratta <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>no straniero, del permesso <strong>di</strong>soggiorno per motivi <strong>di</strong> turismo, per un periodonon inferiore ad un mese e non superiore ad unanno (Art.75 comma 1 D.P.R. 309/90), mentre èsanzionata penalmente la destinazione a terzi <strong>della</strong>sostanza. “Chi detiene, coltiva, produce, fabbrica,vende, acquista, offre o mette in ven<strong>di</strong>ta, cede,riceve, importa, esporta, trasporta, procura adaltri” le sostanze stupefacenti è punito con lareclusione da 6 a 20 anni e con la multa da euro26.000 a euro 260.000” (Art. 73 comma 1 D.P.R.309/90).Considerando che i casi in cui si è superato illimite <strong>di</strong> 500 mg fissato dal D.P.R. 309/90 sonostati in me<strong>di</strong>a del 5,81% (per gli anni 2007, 2008,2009), tale percentuale non conferma l’esistenzaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 199


<strong>di</strong> grossi traffici internazionali, piuttosto si puòparlare <strong>di</strong> “piccoli spacciatori e/o consumatori”.Questa considerazione è rafforzata dal fatto che,se la quota <strong>di</strong> THC presente nel campione èsempre così bassa, ne deriva che anche i casi chehanno superato il limite consentito sono pochi.Inoltre, se la quantità <strong>di</strong> THC nel campioneanalizzato risale al 6-8%, il resto del preparato ècostituito da altre sostanze, come contaminanti,sostanze da taglio (dannose alla salute fisica epsichica) e adulteranti.La presenza nell’hashish <strong>di</strong> adulteranti delle urinecostituisce un serio problema, sia in termini <strong>di</strong>gestione clinica del paziente e <strong>di</strong> appropriatezza<strong>della</strong> terapia da somministrare 32 , soprattutto inconsiderazione <strong>di</strong> possibili complicanze derivantidall’abuso <strong>di</strong> sostanze stupefacenti, anchecar<strong>di</strong>ovascolari 33 , sia in termini <strong>di</strong> rilevazione<strong>della</strong> sostanza 34 , poiché questi rendono negativi irisultati degli esami per la droga effettuati inlaboratorio, nascondendo il contenuto <strong>di</strong> THC erimandando a tecniche più sofisticate per la suaricerca.In estrema conclusione, nel contesto <strong>della</strong> piùrecente letteratura in ambito criminologico 35 , è32 Massoni F., Simeone C., Luzi E., Palla C., Ricci S.,“Appropriatezza prescrittiva e responsabilitàprofessionale del me<strong>di</strong>co”, Clin Ter, n. 4, vol. 163,2012, pp. 193-199.33Massoni F., Cassese M., Nicoletti M., Ricci S.,“Rottura <strong>della</strong> parete ventricolare destra chiusa conpatching in daflon e colla biologica”, Clin Ter, n. 4,vol. 163, 2012, pp. 177-180.34 Valori G., Massoni F., Feola T., Onofri E., Ricci S.,“The biological passport”, Med Sport, n.65, 2012, pp.1-2.35 D’Introno N., Mastronar<strong>di</strong> V., “Excursus Storicosulla Marjiuana”, Rassegna <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Psichiatrici, fasc.2, vol. LXXII, 1984; Mastronar<strong>di</strong> V., D’Introno N.,“Indagine sui messaggi extraverbali dei tatuaggicondotta su 50 casi <strong>di</strong> consumatori <strong>di</strong> sostanzestupefacenti”, Rassegna <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Psichiatrici, fasc. 2,vol. LXXII, 1983; Palermo G.B, Mastronar<strong>di</strong> V.,“L’omici<strong>di</strong>o. Profili comparatistici Italia-USA”, Rivd’uopo sottolineare il significativo impatto che lesostanze stupefacenti hanno nel tessuto socialemoderno ed orientare la ricerca verso gli aspettirelazionali e psicopatologici che molto spessosono alla base dell’abuso <strong>di</strong> queste sostanze.Bibliografia.• Ashton CH., “Pharmacology and effects ofcannabis: a brief review”, Br J Psychiatry, n.178, 2001, pp. 101-106.• Atwood Brady K., Donghoon L., Straiker A.,Widlanski Theodore S., Mackie K.,“CP47,497-C8 and JWH073, commonlyfound in ‘Spice’ herbal blends, are potent andefficacious CB1 cannabinoid receptoragonists”, European Journal ofPharmacology, n. 2-3, vol. 659, 2011, pp.139–145.• Bertol E, Mari F., Lo<strong>di</strong>, Marozzi E. Trattato<strong>di</strong> tossicologia forense, Padova, Cedam, 2000.• Burrows D.L., Nicolaides A., Rice P.J.,Dufforc M., Johnson D.A., Ferslew K.E.,“Papain: a novel urine adulterant”, J. Anal.Toxicol, n. 29, 2005, pp. 275-295.• Campolongo P., Trezza V., Palmery M.,Trabace L., Cuomo V., “Developmentalexposure to cannabinoids causes subtle andenduring neurofunctional alterations”, Int RevNeurobiol, n. 85, 2009, pp. 117-133.• Chusid M.J., Gelfand J.A., Nutter C., FauciA.S., “Pulmonary aspergillosis, inhalation ofcontaminated marijuana smoke, chronicgranulomatous <strong>di</strong>sease”, Ann Intern Med, n. 5,vol. 82, 1975, pp. 682–683.• Compton W.M., Grant B.F., Colliver J.D.,Glantz M.D., Stinson F.S., “Prevalence ofmarijuana use <strong>di</strong>sorders in the United States:1991–1992 and 2001–2002”, JAMA , n. 17,2004, pp. 2114-2121.• Delourme J., Delattre C., Godard P.,Steenhouwer F., Just N., “Respiratoryconsequences of inhalation of adulteratedcannabis”, Rev Mal Respir, n. 5, vol. 26,2009, pp.552-556.• D’Introno N., Mastronar<strong>di</strong> V., “ExcursusStorico sulla Marjiuana”, Rassegna <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>Psichiatrici, fasc.2, Vol. LXXII, 1984.Psichiatr, n. 4 suppl. 1, vol. 47, 2012, pp. 1S-10S;Mastronar<strong>di</strong> V., De Vita L., Umani Ronchi F., “Alcunericerche italiane sul fenomeno del figlici<strong>di</strong>o”, RivPsichiatr, n. 4 suppl.1, vol. 47, 2012, pp. 11S-16S.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 200


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Considerazioni sulla cocaina: presentazione ed analisi <strong>di</strong> una casisticaFrancesco Massoni, Vincenzo Mastronar<strong>di</strong>, Doriana Antonella Giorgi, Luca Amendola, EmanuelaOnofri, Serafino Ricci •RiassuntoL’uso <strong>di</strong> cocaina costituisce un serio pericolo per la salute ed il nostro Paese ha previsto una dettagliata normativa inmateria con il DPR 309/90, mo<strong>di</strong>ficato a seguito del referendum del 1993 con il quale è stato depenalizzato il possesso<strong>di</strong> droga finalizzato all’uso personale, riconosciuto sulla base <strong>di</strong> specifiche dosi al momento del sequestro. Nel caso<strong>della</strong> cocaina, per la quale il limite da non superare per riconoscersi come utilizzatore e non spacciatore èrappresentato dal limite <strong>di</strong> 750 mg <strong>di</strong> principio attivo, particolare importanza ai fini dei pericoli per la salute riveste laquantità <strong>di</strong> adulterante contenuto nella dose.Il lavoro propone alcune considerazioni in merito alla prevalenza <strong>di</strong> adulteranti nel mercato degli stupefacenti inparticolare per la cocaina nel territorio regionale laziale attraverso un report dell’attività <strong>di</strong> laboratorio dell’AgenziaRegionale Protezione Ambientale del Lazio, al fine <strong>di</strong> trarre utili considerazioni anche in merito al trattamento delpaziente in uno stato <strong>di</strong> intossicazione.RésuméL’usage de cocaïne représente un danger pour la santé et notre pays a prévu une norme détaillée en la matière, le DPRn° 309/90, mo<strong>di</strong>fié suite à un référendum abrogatif en 1993 qui a dépénalisé la détention de drogue pour usagepersonnel (ce dernier est reconnu sur la base de la quantité de drogue au moment de la saisie). En ce qui concerne lacocaïne, la limite à ne pas dépasser pour être reconnu comme utilisateur et non comme dealer est 750 mg de principeactif ; en outre, la quantité de substance altérant la dose est particulièrement importante.Cette étude propose des considérations sur la prévalence de substances qui altèrent les doses sur le marché desstupéfiants, en particulier en ce qui concerne la cocaïne dans la région du Latium à travers l’analyse des activités dulaboratoire de l’Agence Régionale de la Protection de l’Environnement du Latium, afin de développer desconsidérations utiles aussi au traitement du patient intoxiqué.AbstractCocaine consumption represents a serious danger for human health and our Country has provided a detailed set ofrules to this regard by DPR 309/90 amended after the referendum of 1993 which decriminalizes the possession ofdrug for personal use accor<strong>di</strong>ng to established amounts during confiscation. As far as cocaine is concerned theestablished limited quantity is 750 mg of main active ingre<strong>di</strong>ent (so as to be considered consumer and not drugdealer).What is particularly important is the amount of adulterants contained in the drug dose, which is particularlydangerous and harmful.This study proposes some considerations about the prevalence of adulterants in drug-trafficking in particularly incocaine in Lazio region through the laboratory sampling tests of the Agenzia Regionale Protezione Ambiente delLazio, in order to draw useful considerations regar<strong>di</strong>ng the treatment of intoxicated patients.• Massoni F. - Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore, SapienzaUniversità <strong>di</strong> Roma;Mastronar<strong>di</strong> V. - Psichiatra, criminologo clinico, titolare <strong>della</strong> cattedra <strong>di</strong> Psicopatologia forense - Sapienza Università<strong>di</strong> Roma;Giorgi D. A. - ARPALazio – Servizio Ambiente e Salute – Sezione provinciale <strong>di</strong> Roma;Amendola L. - ARPALazio – Servizio Ambiente e Salute – Sezione provinciale <strong>di</strong> Roma;Onofri E. - Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore, SapienzaUniversità <strong>di</strong> Roma;Ricci S. - Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore, professoreassociato confermato - Sapienza Università <strong>di</strong> Roma.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 203


1. Introduzione.L’uso <strong>di</strong> sostanze stupefacenti costituisce unproblema socio-sanitario <strong>di</strong> considerevolesignificato in molti Paesi (1) e questo spiegal’interesse riservato dalla letteratura scientifica amolti aspetti ad esso correlati.Nello specifico, per la cocaina, sono da segnalaregli stu<strong>di</strong> più recenti in riferimento alla fascia <strong>di</strong> età(2) ed a condotte pericolose a sfondo sessuale (3),doping (4) o incidenti e morti connessi allainfortunistica stradale (5).Secondo un elaborato del Centers for DiseaseControl and prevention (CDC), le morti percocaina sono aumentate fino al 2007raggiungendo il più alto tasso <strong>di</strong> mortalità <strong>di</strong> 3,2persone ogni 100 mila unità, nel confronto conaltre sette sostanze ricercate nelle stesse indagini.Tale incidenza si è contratta, poi, nel triennio2007-2009 del 39,1%, arrivando nel 2009 a 2,8morti per 100 mila unità (6).L’aspetto quantitativo dello stupefacente rivesteparticolare importanza per la normativa nazionale.In Italia è proprio sulla base del quantitativoposseduto che viene esercitata la essenziale<strong>di</strong>scriminazione a fini giu<strong>di</strong>ziari tra ipotesi “usopersonale” (possesso fino a 750 mg <strong>di</strong> principioattivo) o “spaccio” (oltre i 750 mg).Con la depenalizzazione del possesso <strong>di</strong> droga aduso personale avvenuta a seguito del referendumpopolare del 1993 (DPR del 5 giugno 1993, n. 171su G.U. 5 giugno 1993, n. 130 – “Abrogazioneparziale, a seguito <strong>di</strong> referendum popolare, deltesto unico delle leggi in materia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplinadegli stupefacenti e sostanze psicotrope,prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati<strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza, approvato con Decreto delPresidente <strong>della</strong> Repubblica 9 ottobre 1990”), inItalia costituisce reato (Decreto del Presidente<strong>della</strong> Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309mo<strong>di</strong>ficato dalla Legge 21 febbraio 2006, n. 49 -pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 48 del 27febbraio 2006 - Supplemento Or<strong>di</strong>nario n. 45) ilpossesso <strong>di</strong> sostanze che per “qualità e quantità”(art. 73 - L. 21 febbraio 2006, n. 49) superano “ilimiti fissati con decreto del Ministro <strong>della</strong> sanità,previo parere dell'Istituto superiore <strong>di</strong> sanità” (art.78) in quanto “superiore a quella me<strong>di</strong>agiornaliera” (art. 75).La pericolosità <strong>della</strong> dose <strong>di</strong> cocaina per la saluteperò, molto spesso è legata alla presenza <strong>di</strong>adulteranti (7) ed in letteratura (8) si <strong>di</strong>scute sullapurezza <strong>della</strong> droga e sulla concentrazione <strong>di</strong> talisostanze in associazione con il principio attivo.Tali adulteranti comprendono un ampio spettro <strong>di</strong>sostanze che è in continua espansione.Infatti, alle classiche sostanze (caffeina, lidocaina,ecc.) (9) negli ultimi anni se ne sono aggiuntenuove (levamisolo, <strong>di</strong>ltiazem) (10), senza<strong>di</strong>menticare la contaminazione con solventi (11)usati per l’estrazione del principio attivo dallapianta Erythroxylum coca.Gli adulteranti vengono impiegati sia a finemeramente economico, per aumentare la quantità<strong>di</strong> prodotto finale, sia per sfruttare le intrinsecheproprietà farmacologiche degli stessi.Da recenti stu<strong>di</strong> è stato <strong>di</strong>mostrato che in base altipo <strong>di</strong> adulterante utilizzato varia sia lafarmacocinetica <strong>della</strong> cocaina che il gra<strong>di</strong>mentoda parte del consumatore abituale (12).Le <strong>di</strong>verse proprietà farmacologiche delle variesostanze adulteranti influenzano con le loro azionilo sviluppo <strong>di</strong> maggiori effetti avversi per la saluteumana (13).Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 204


Lo stu<strong>di</strong>o epidemiologico presentato si propone,con una casistica alquanto ampia, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>rele conoscenze circa le quantità totali solitamentesequestrate e la effettiva quantità <strong>di</strong> principioattivo <strong>della</strong> cocaina relativa al mercato <strong>di</strong>stupefacenti derivante dall’analisi <strong>di</strong> 1053campioni sequestrati sul territorio <strong>della</strong> capitale elaziale, analizzati dall’Agenzia RegionaleProtezione Ambientale del Lazio (ARPA), entepubblico deputato allo svolgimento <strong>di</strong> attivitàtecnico-scientifica a supporto dell’azioneamministrativa ed istituzionale <strong>di</strong> Regione,Province, Comuni ed Aziende Sanitarie.2.Materiali e meto<strong>di</strong>.I campioni <strong>di</strong> stupefacente analizzati nel triennio2007-2009 e risultati positivi alla cocaina sonostati 1053, così ripartiti: il 37,09% (390) nel 2007,il 28,75% (303) nel 2008 ed il 34,16% (360) nel2009. Si tratta del 22,72% dell’intera attività <strong>di</strong>laboratorio inerente a questo tipo <strong>di</strong> indagine suglistupefacenti eseguita dall’ARPA (4639), che hapreso in considerazione altri tipi <strong>di</strong> stupefacentitra cui eroina, hashish e marijuana, ketamina edamfetamine.100%90%80%70%60%50%40%30%20%10%0%2007 2008 2009Altri stupefacentiCocainaPer la normativa italiana (Decreto del Presidente<strong>della</strong> Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309mo<strong>di</strong>ficato dalla Legge 21 febbraio 2006, n. 49 -pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 48 del 27febbraio 2006 - Supplemento Or<strong>di</strong>nario n. 45),con riguardo alla cocaina il limite definito per ilpossesso ad uso personale è <strong>di</strong> 750 mg. In virtù <strong>di</strong>questo dato si è proceduto alla quantificazione delprincipio attivo ed al dosaggio <strong>della</strong> quotaeccedente i 750 mg appunto, al fine <strong>di</strong> appurarnel’entità del superamento.Circa 20 mg <strong>di</strong> polvere vengono estratti con 10mL <strong>di</strong> metanolo ad<strong>di</strong>zionato <strong>di</strong> standard interno(Etaveriva 10mg/L) e passati su filtro in acetato<strong>di</strong> cellulosa da 0,45 um. Gli estratti sonoanalizzati in gascromatografia abbinata allaspettrometria <strong>di</strong> massa. Si inietta un uL <strong>di</strong> estrattoin iniettore split/splittles in modalità split 1/10 a260 °C. Per la separazione cromatografica èutilizzata una colonna in fenilmeilsilicone al 5%da 30m e ID 0.25mm. Lo spettrometro <strong>di</strong> massa(agilent 5973) è settato in modalità scan e glispettri ottenuti vengono confrontati con quelli<strong>della</strong> libreria NIST (National Institute ofStandards and Technology) e con quelli ottenutida standard certificati <strong>di</strong> cocaina. In casi <strong>di</strong> polverisospette non riconducibili per aspetto a cocaina oeroina, si procede ad un test in spettrofotometriaFTIR (Fourier Transform Infrared Spectroscopy)con modulo ATR (Attenuated Total Reflectance)in <strong>di</strong>amante. I risultati, per confronto con libreria<strong>di</strong> spettri, forniscono imme<strong>di</strong>atamenteinformazioni sulla natura <strong>della</strong> polvere.Ha fatto seguito un’analisi epidemiologica <strong>della</strong><strong>di</strong>stribuzione dei campioni a seconda <strong>della</strong> sede <strong>di</strong>provenienza riguardante le province laziali <strong>di</strong>Roma, scelta in quanto capoluogo <strong>di</strong> regione eRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 205


capitale d’Italia, e due altre realtà, quelle <strong>di</strong> Latinae Frosinone, rappresentanti due contesti satellitiextrametropolitani <strong>della</strong> Regione Lazio, percorsedai traffici illegali con la Campania.Il lavoro si chiude con uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> correlazionelineare tra la quantità <strong>di</strong> stupefacente e lapercentuale <strong>di</strong> principio attivo in esso rilevato,finalizzato a stu<strong>di</strong>are la variazione <strong>di</strong> principioattivo a seconda <strong>della</strong> quantità totale <strong>di</strong>stupefacente accessibile sul mercato illegale.3. Risultati.I dati mostrano una quantità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> stupefacentesequestrato nell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 780 mg. Nel dettaglio750 mg è la quantità me<strong>di</strong>a sequestrata nel 2007,790 mg nel 2008 e 740 mg nel 2009.La quantità me<strong>di</strong>a ritrovata <strong>di</strong> principio attivo sudose è stata <strong>di</strong> 240 mg: 260 mg nel 2007, 270 mgnel 2008 e 210 mg nel 2009. In terminiproporzionali il 34% rispetto alla quantità totale <strong>di</strong>stupefacente, ma estremamente variabile. Infattinel 2007 in me<strong>di</strong>a ben il 50% <strong>della</strong> dose eracostituita da principio attivo (cocaina), il 48% nel2008 e solo il 32% nel 2009.100%90%80%70%60%50%40%30%20%10%0%2007 2008 2009AdulterantiPrincipio attivoA Roma la percentuale <strong>di</strong> principio attivo rilevataè stata del 34%, del 39% a Latina e del 31% aFrosinone.Il limite fissato dal DPR (750 mg) in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> unpossesso per uso personale è stato superatoappena nel 4,65% (49) dei campioni: nell’1,99%(21) del 2007, nell’1,42% (15) del 2008 enell’1,23% (13) del 2009. Nei pochi casi in cui ladose sequestrata è risultata superiore al limitenormativo <strong>di</strong> “uso personale”, in me<strong>di</strong>a la quantitàeccedente è stata <strong>di</strong> 640 mg: rispettivamente 630mg nel 2007, 890 mg nel 2008 e 370 mg nel 2009.Nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> correlazione viene graficamenteconfermata una correlazione inversamenteproporzionale tra quantità totale <strong>di</strong> stupefacente equota percentuale <strong>di</strong> principio attivo.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 206


4. Conclusioni.L’uso <strong>di</strong> sostanze stupefacenti, tra cui la cocaina,è un fenomeno che tocca i più svariati ambiti delsociale, non solo patologico, basti pensare aisempre più frequenti casi riscontrati in ambitosportivo (14).I dati del presente lavoro permettono <strong>di</strong> trarrealcune conclusioni.Premesso che la ripartizione territoriale deicampioni tra Roma, Latina e Frosinone è statarandom, perciò non è possibile effettuare qualsiasitipo <strong>di</strong> considerazione <strong>di</strong> natura socio- o geopoliticacriminale sul fenomeno cocaina in questitre <strong>di</strong>versi contesti territoriali sulla scortaesclusivamente dei dati raccolti in questo lavoro.Il numero <strong>di</strong> campioni analizzati che hannosuperato il limite sono in numero ridotto (4,65%),motivo per cui è probabile che la cocaina <strong>di</strong> cui siparla, è quella del mercato degli utilizzatori finalie non certamente delle grosse quantità relative aiflussi <strong>di</strong> stupefacente <strong>della</strong> criminalitàorganizzata.Con lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> correlazione viene confermata latesi che sul mercato degli stupefacenti sussista unacorrelazione inversamente proporzionale tra doseacquistata e quota percentuale <strong>di</strong> principio attivo.Altro dato degno <strong>di</strong> riflessione è che nel corso deltriennio considerato, la percentuale me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>principio attivo è presente dal 50% del 2007 al48% nel 2008 ed al 32% nel 2009. Diconseguenza l’interesse si focalizza sulle sostanze<strong>di</strong> taglio o adulteranti e sulla loro pericolosità intermini <strong>di</strong> effetti sulla salute. Aggiunti peraumentare la massa, migliorare o mimare effettifarmacologici, ovvero per facilitare la consegna<strong>della</strong> droga (15), rappresentano da sempre unproblema <strong>di</strong> gestione del caso clinico per ilsanitario (16) soprattutto in funzione del lorocostante <strong>di</strong>versificarsi e <strong>della</strong> necessità <strong>di</strong>elaborare un trattamento che sia appropriato perquello specifico caso (17).Gli adulteranti impiegati più frequentemente comesostanze da taglio <strong>della</strong> cocaina destinata almercato illegale italiano sono anche Allobarbitale,Amfetamine, Aspirina, Atropina, Benzocaina,Acido Benzoico, Caffeina, Diazepam, Diltiazem,Dipyrone, Ephedrine, Fentalnyl, Flunitrazepam,Flurazepam, Lidocaine, Methadone, Levamisole,Methamphetamine, MDMA, MDEA, Nitrazepam,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 207


Nicotinamide, Paracetamolo, Fenacetina,Phenobarbital, Piracetam, Procaine, Quinine,Tetracaine, Theophylline (18).In altri paesi è stato trovato un <strong>di</strong>verso spettro <strong>di</strong>sostanze utilizzate. In uno stu<strong>di</strong>o condotto inFrancia si è visto che gli adulteranti sono:Fenacetina (54%), Caffeina (17%), Paracetamolo(14%), Diltiazem (11%), Lidocaina (11%),Levamisole (6%), Hydroxyzine (4%), AcidoAcetilsalicilico (2%), Propoxyphen (2%) (19).In Lussemburgo nei campioni sequestrati tra il2005 e il 2010 si sono riscontrate le seguentisostanze: Phenacetin (24,2%), Caffeina (5,1%),Diltiazem (1,3%), Lidocaina (1.9%), Levamisole(3,3%), Hydroxyzine (1,2%), Procaine (3,1%),Paracetamolo (16,5%), Ibuprofene (10,3%),Methylephedrin (1,6%), Diclofenac (2,9%),Benzocaine (7,5%), Efedrina (6,0%), Atropina(3,2%) (20).Nel 2007 in Olanda la percentuale <strong>di</strong> adulterantinei campioni <strong>di</strong> cocaina è stata: Fenacetina(40,6%), Lidocaina (6,4%), Procaine (8,3%),Benzocaina (0,2%), Caffeine (15,8%),Hydroxyzine (4,4%), Diltiazem (12,0%),Levamisole (11,6%) (21).Tra i più recenti adulteranti si ricorda ilLevamisole, un farmaco <strong>di</strong> uso veterinario antielmintiasi(22), riportato in oltre il 70 per cento<strong>della</strong> fornitura <strong>della</strong> cocaina negli Stati Uniti (23) icui effetti si evidenziano con una gravevasculopatia (24), agranulocitosi (25) eneutropenia (26).I dati del DEA's Signature Program (27) (unprogramma <strong>di</strong> tracciamento <strong>della</strong> composizione <strong>di</strong>cocaina sequestrata negli Stati Uniti) in<strong>di</strong>cavanonel 2001 meno dell'1% <strong>di</strong> campioni contenentilevamisole, che sono <strong>di</strong>ventati circa 69% nelluglio 2009.A tal punto che oggi si può ragionevolmenteconcludere che neutropenia o agranulocitosi in unconsumatore <strong>di</strong> droga dovrebbe suggerire con unaforte evidenza l'ingestione cronica <strong>di</strong> cocainacontaminata.Tale lavoro pone le premesse per estendere leanalisi alla ricerca degli adulteranti edapprofon<strong>di</strong>re lo stu<strong>di</strong>o circa i rischi sulla personadegli adulteranti in maniera tale da rispondereefficacemente e con tempestività alle esigenze <strong>di</strong>sicurezza nella gestione del paziente in fasecritica, anche me<strong>di</strong>ante le terapie più innovativetra le quali si menziona la immunizzazionepassiva a mezzo <strong>di</strong> vaccini con anticorpi specificiutilizzati come antidoto in casi <strong>di</strong> overdose dacocaina (28).E, sulla scorta degli in<strong>di</strong>rizzi sia <strong>della</strong> consolidatache <strong>della</strong> recente letteratura (29), elaborareriflessioni sul sistema giuri<strong>di</strong>co riguardante inparticolare l’imputabilità e l’accertamento nelnostro Paese e l’esperienza internazionale.Note.(1) McCabe S.E., Knight J.R., Teter C.J., Wechsler H.,“Non-me<strong>di</strong>cal use of prescription stimulants among UScollege students: prevalence and correlates from anational survey”, Ad<strong>di</strong>ction, n. 100, 2005, pp. 96–106;Prinzleve M., Haasen C., Zurhold H., Matali J.L.,Bruguera E., Gerevich J., et al. “Cocaine use in Europe– a multi-centre study: patterns of use in <strong>di</strong>fferentgroups”, Eur Ad<strong>di</strong>ct Res, n.10, 2004, pp. 147–155.(2) Andersson B., Hibell B., Beck F., Choquet M.,Kokkevi A., Fotiou A., et al. “Alcohol and Drug UseAmong European 17–18 Year Old Students: Data fromthe ESPAD Project. Stockholm, Sweden, Swe<strong>di</strong>shCouncil for Information on Alcohol and Other Drugs(CAN); The Pompidou Group at the Council of Europeand the authors, Schweizerische Fachstelle für Alkoholundandere Drogenprobleme. Berechnungen auf Basisder Schweizerischen Gesundheitsbefragung 2007,SFA. Available from www.sfa-ispa.ch.(3) Becoña Iglesias E., López-Durán A., Fernández DelRío E., Martínez Pradeda Ú., Osorio López J., FragaAres J., Arrojo Romero M., López Crecente F.,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 208


Domínguez González M.N., “Drunkenness, drivingand sexual relations in young cocaine and ecstasyusers”, A<strong>di</strong>cciones, n. 23 (3), 2011, pp. 205-218.(4) Deventer K., Roels K., Delbeke F.T., Van EenooP., “ Prevalence of legal and illegal stimulating agentsin sports”, Anal Bioanal Chem. n. 401(2), 2011, pp.421-432.(5) Gadegbeku B., Amoros E., Laumon B.,“Responsibility study: main illicit psychoactivesubstances among car drivers involved in fatal roadcrashes”, Ann Adv Automot Med, n.55, 2011, pp. 293-300.(6) Centers for Disease Control and Prevention (CDC),“Drug overdose deaths--Florida, 2003-2009”, MMWRMorb Mortal Wkly Rep. n. 26, vol. 60, 2011 pp. 869-872.(7) Cole C., Jones L., McVeigh J., Kicman A., SyedQ., Bellis M., “Adulterants in illicit drugs: a review ofempirical evidence”, Drug Test Anal. n. 2, vol. 3,2011, pp. 89-96, doi: 10.1002/dta.220. Epub 2010 Dec29. Review.(8) Schneider S., Meys F., “Analysis of illicit cocaineand heroin samples seized in Luxembourg from 2005-2010”, Forensic Sci Int. n. 1-3, vol. 212, 2011, pp. 242-246.(9) Maietti S., Castagna F., Molin L., Ferrara S.D.,Tral<strong>di</strong> P., “Cocaine adulterants used as markercompounds”, J. Mass Spectrom, n. 7, vol.44, 2009,pp. 1124-1126; Bernardo N.P., Siqueira MEPB, Nunesde Paiva M.J., Maia P.P, “Caffeine and otheradulterants in seizures of street cocaine in Brazil”,International Journal of Drug Policy n.14, 2003, pp.331-334.(10) Kinzie E., “Levamisole found in patients usingcocaine”, Ann Emerg Med, n.4, vol. 53, 2009 pp. 546-547;Fucci N., De Giovanni N., “Adulterants encountere<strong>di</strong>n the illicit cocaine market”, Forensic Sci Int., n.3,vol. 95, 1998, pp. 247-252.(11) Cartier J., Gueniat O., Cole M.D., “Headspaceanalysis of solvents in cocaine and heroin samples”,Science & Justice, n.3, vol.37, 1997, pp. 175-181.(12) Evrard I., Legleye S., Cadet-Taïrou A,“Composition, purity and perceived quality of streetcocaine in France”, Int J Drug Policy, n.5, vol. 21,2010 pp. 399-406. Epub 2010 Apr 7.(13) Brunt T.M., Rigter S., Hoek J., Vogels N., vanDijk P., Niesink R.J., “An analysis of cocaine powderin the Netherlands: content and health hazards due toadulterants”, Ad<strong>di</strong>ction, n.5, vol. 104, 2009, pp. 798-805.(14) Valori G., Massoni F., Feola T., Onofri E., RicciS., “The biological passport”, Med Sport, n.65, 2012,pp. 1-2.(15) Cole C., Jones L., McVeigh J., Kicman A., SyedQ., Bellis M., “Adulterants in illicit drugs: a review ofempirical evidence”, Drug Test Anal. n. 2, vol. 3,2011, pp. 89-96, doi: 10.1002/dta.220. Epub 2010 Dec29. Review.(16) Schauben J.L., “Adulterants and substitutes”,Emerg Med Clin North Am., n.3, vol.8, 1990, pp.595-611. Review.(17) Massoni F., Simeone C., Luzi E., Palla C., RicciS., “Appropriatezza prescrittiva e responsabilitàprofessionale del me<strong>di</strong>co”, Clin Ter, n.4, vol.163,2012, pp. 193-199.(18) Maietti S., Castagna F., Molin L., Ferrara S.D.,Tral<strong>di</strong> P., “Cocaine adulterants used as markercompounds”, J. Mass Spectrom, n. 7, vol.44, 2009, pp.1124-1126.(19) Evrard I., Legleye S., Cadet-Taïrou A,“Composition, purity and perceived quality of streetcocaine in France”, Int J Drug Policy, n.5, vol. 21,2010, pp. 399-406. Epub 2010 Apr 7.(20) Schneider S., Meys F., “Analysis of illicit cocaineand heroin samples seized in Luxembourg from 2005-2010”, Forensic Sci Int. n. 1-3, vol. 212, 2011, pp. 242-246.(21) Brunt T.M., Rigter S., Hoek J., Vogels N., vanDijk P., Niesink R.J., “An analysis of cocaine powderin the Netherlands: content and health hazards due toadulterants”, Ad<strong>di</strong>ction, n. 5, vol. 104, 2009, pp. 798-805.(22) Prinzleve M., Haasen C., Zurhold H., Matali J.L.,Bruguera E., Gerevich J., et al. “Cocaine use in Europe– a multi-centre study: patterns of use in <strong>di</strong>fferentgroups”, Eur Ad<strong>di</strong>ct Res, n. 10, 2004, pp. 147–155.(23) Fthenakis A., Klein P.A., “Retiform purpura in apatient with a history of cocaine use”, Dermatol OnlineJ., n. 4, vol. 17, 2011, p. 12.(24) Bradford M., Rosenberg B., Moreno J., DumyatiG., “Bilateral necrosis of earlobes and cheeks: anothercomplication of cocaine contaminated withlevamisole”, Ann Intern Med, n. 11, vol.1 52, 2010, pp.758–759; Macfarlane D.G, Bacon P.A. “Levamisoleinducedvasculitis due to circulating immunecomplexes”, Br Med J, n. 6110, vol. 1, pp. 407–408.(25) Waller J.M., Feramisco J.D., Alberta-Wszolek L.,et al., “Cocaine-associated retiform purpura andneutropenia: is levamisole the culprit?”, J Am AcadDermatol, n. 3, vol. 63, 2010, pp. 530-535; Zhu N.Y.,Legatt D.F., Turner A.R., “Agranulocytosis afterconsumption of cocaine adulterated with levamisole”,Ann Inter Med, n. 150, 2009, pp. 287-288.(26) Wiens M.O., Son W.K., Ross C., Hayden M.,Carleton B., “Cases: Cocaine adulterant linked toneutropenia”, CMAJ, n. 1, vol. 182, 2010 pp. 57-59.(27) Buxton J., Kendall P., Knowles L., LeGatt. D.,Talbot J., et al., “Agranulocytosis associated withcocaine use — four States”, n. 49, vol. 58, MMWRMorb Mortal Wkly Rep 2009, pp. 1381–1385.(28) Treweek J.B., Janda K.D., “ An antidote for acutecocaine toxicity”, Mol Pharm, n. 4, vol. 9, 2012, pp.969-978.(29) Mastronar<strong>di</strong> V., Desimoni L.M., Ventura N.,“Imputabilità, coscienza morale e psicopatologia.Profili comparatistici internazionali”, Riv Psichiatr , n.4 suppl.1, vol. 47, 2012, pp. 17S-25S; Palermo G.B.,Mastronar<strong>di</strong> V., Agostini S., “Il processo investigativoe accusatorio negli Stati Uniti d’America e in Italia”,Riv Psichiatr, n. 4 suppl.1, vol. 47, 2012, pp. 42S-45S;D’Introno N., Mastronar<strong>di</strong> V., “Escursus storico sullamariuana”, Rassegna <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Psichiatrici , fasc. 2,Vol. LXXII, 1984; Mastronar<strong>di</strong> V., D’Introno N.,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 209


“Indagine sui messaggi extraverbali dei tatuaggicondotta su 50 casi <strong>di</strong> consumatori <strong>di</strong> sostanzestupefacenti”, Rassegna <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Psichiatrici, fasc. 2,vol. LXXII, 1983; Palermo G.B, Mastronar<strong>di</strong> V.,“L’omici<strong>di</strong>o. Profili comparatistici Italia-USA”, RivPsichiatr, n. 4 suppl. 1, vol. 47, 2012, pp. 1S-10S;Mastronar<strong>di</strong> V., De Vita L., Umani Ronchi F., “Alcunericerche italiane sul fenomeno del figlici<strong>di</strong>o”, RivPsichiatr, n.4, suppl.1, vol. 47, 2012, pp. 11S-16S.Bibliografia.• Andersson B., Hibell B., Beck F., ChoquetM., Kokkevi A., Fotiou A., et al. “Alcoholand Drug Use Among European 17–18 YearOld Students: Data from the ESPAD Project.Stockholm, Sweden, Swe<strong>di</strong>sh Council forInformation on Alcohol and Other Drugs(CAN).• Becoña Iglesias E., López-Durán A.,Fernández Del Río E., Martínez Pradeda Ú.,Osorio López J., Fraga Ares J., ArrojoRomero M., López Crecente F., DomínguezGonzález M.N., “Drunkenness, driving andsexual relations in young cocaine and ecstasyusers”, A<strong>di</strong>cciones, n. 23 (3), 2011, pp. 205-218.• Bernardo N.P., Siqueira MEPB, Nunes dePaiva M.J., Maia P.P, “Caffeine and otheradulterants in seizures of street cocaine inBrazil”, International Journal of Drug Policy,n. 14, 2003, pp. 331-334.• Bradford M., Rosenberg B., Moreno J.,Dumyati G., “Bilateral necrosis of earlobesand cheeks: another complication of cocainecontaminated with levamisole”, Ann InternMed, n. 11, vol. 152, 2010, pp. 758–759.• Brunt T.M., Rigter S., Hoek J., Vogels N.,van Dijk P., Niesink R.J., “An analysis ofcocaine powder in the Netherlands: contentand health hazards due to adulterants”,Ad<strong>di</strong>ction, n. 5, vol. 104, 2009, pp.798-805.• Buxton J., Kendall P., Knowles L., LeGatt.D., Talbot J., et al., “Agranulocytosisassociated with cocaine use — four States”, n.49, vol. 58, MMWR Morb Mortal Wkly Rep,2009, pp. 1381–1385.• Cartier J., Gueniat O., Cole M.D.,“Headspace analysis of solvents in cocaineand heroin samples”, Science & Justice, n. 3,vol. 37, 1997, pp.175-181.• Centers for Disease Control and Prevention(CDC), “Drug overdose deaths--Florida,2003-2009”, MMWR Morb Mortal Wkly Rep.n. 26, vol. 60, 2011, pp. 869-872.• Cole C., Jones L., McVeigh J., Kicman A.,Syed Q., Bellis M., “Adulterants in illicitdrugs: a review of empirical evidence”, DrugTest Anal., n. 2, vol. 3, 2011, pp. 89-96, doi:10.1002/dta.220. Epub 2010 Dec 29. Review.• Deventer K., Roels K., Delbeke F.T., VanEenoo P., “ Prevalence of legal and illegalstimulating agents in sports”, Anal BioanalChem., n. 401(2), 2011, pp. 421-432.• D’Introno N., Mastronar<strong>di</strong> V., “EscursusStorico sulla Mariuana”, Rassegna <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>Psichiatrici , fasc.2, Vol LXXII, 1984.• Evrard I., Legleye S., Cadet-Taïrou A,“Composition, purity and perceived quality ofstreet cocaine in France”, Int J Drug Policy, n.5, vol. 21, 2010, pp. 399-406. Epub 2010 Apr7.• Fthenakis A., Klein P.A., “Retiform purpurain a patient with a history of cocaine use”,Dermatol Online J., n. 4, vol. 17, 2011, p. 12.• Fucci N., De Giovanni N., “Adulterantsencountered in the illicit cocaine market”,Forensic Sci Int., n. 3, vol. 95, 1998 , pp. 247-252.• Gadegbeku B., Amoros E., Laumon B.,“Responsibility study: main illicitpsychoactive substances among car driversinvolved in fatal road crashes”, Ann AdvAutomot Med, n.55, 2011, pp. 293-300.• Kinzie E., “Levamisole found in patientsusing cocaine”, Ann Emerg Med, n. 4, vol.53, 2009, pp. 546-547.• Macfarlane D.G, Bacon P.A. “Levamisoleinducedvasculitis due to circulating immunecomplexes”, Br Med J, n. 6110, vol. 1, pp.407–408.• Maietti S., Castagna F., Molin L., FerraraS.D., Tral<strong>di</strong> P., “Cocaine adulterants used asmarker compounds”, J. Mass Spectrom, n. 7,vol. 44, 2009, pp. 1124-1126.• Massoni F., Simeone C., Luzi E., Palla C.,Ricci S., “Appropriatezza prescrittiva eresponsabilità professionale del me<strong>di</strong>co”, ClinTer, n. 4, vol. 163, 2012, pp. 193-199.• Mastronar<strong>di</strong> V., Desimoni L.M., Ventura N.,“Imputabilità, coscienza morale epsicopatologia. Profili comparatisticiinternazionali”, Riv Psichiatr , n. 4 suppl.1,vol.47, 2012, pp.17S-25S.• Mastronar<strong>di</strong> V., De Vita L., Umani Ronchi F.,“Alcune ricerche italiane sul fenomeno delfiglici<strong>di</strong>o”, Riv Psichiatr, n. 4 suppl.1, vol. 47,2012, pp. 11S-16S.• Mastronar<strong>di</strong> V., D’Introno N., “Indagine suimessaggi extraverbali dei tatuaggi condottaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 210


su 50 casi <strong>di</strong> consumatori <strong>di</strong> sostanzestupefacenti”, Rassegna <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Psichiatrici,fasc. 2, Vol. LXXII, 1983.• McCabe S.E., Knight J.R., Teter C.J.,Wechsler H., “Non-me<strong>di</strong>cal use ofprescription stimulants among US collegestudents: prevalence and correlates from anational survey”, Ad<strong>di</strong>ction, n. 100, 2005, pp.96–106.• Palermo G.B, Mastronar<strong>di</strong> V., “ L’omici<strong>di</strong>o.Profili comparatistici Italia-USA”, RivPsichiatr, n. 4 suppl.1, vol. 47, 2012, pp. 1S-10S.• Palermo G.B., Mastronar<strong>di</strong> V., Agostini S.,“Il processo investigativo e accusatorio negliStati Uniti d’America e in Italia”, RivPsichiatr, n. 4 suppl.1, vol. 47, 2012, pp. 42S-45S.• The Pompidou Group at the Council ofEurope and the authors, SchweizerischeFachstelle für Alkohol- und andereDrogenprobleme. Berechnungen auf Basisder Schweizerischen Gesundheitsbefragung2007, SFA. Available from www.sfa-ispa.ch2009.• Prinzleve M., Haasen C., Zurhold H., MataliJ.L., Bruguera E., Gerevich J., et al. “Cocaineuse in Europe – a multi-centre study: patternsof use in <strong>di</strong>fferent groups”, Eur Ad<strong>di</strong>ct Res,n.10, 2004, pp.147–155.• Schauben J.L., “Adulterants and substitutes”,Emerg Med Clin North Am., n. 3, vol. 8, 1990,pp. 595-611. Review.• Schneider S., Meys F., “Analysis of illicitcocaine and heroin samples seized inLuxembourg from 2005-2010”, Forensic SciInt. n. 1-3, vol. 212, 2011, pp. 242-246.• Treweek J.B., Janda K.D., “An antidote foracute cocaine toxicity”, Mol Pharm, n. 4, vol.9, 2012, pp. 969-978.• Valori G., Massoni F., Feola T., Onofri E.,Ricci S., “The biological passport”, MedSport, n. 65, 2012, pp. 1-2.• Waller J.M., Feramisco J.D., Alberta-WszolekL., et al., “Cocaine-associated retiformpurpura and neutropenia: is levamisole theculprit?”, J Am Acad Dermatol, n. 3, vol. 63,2010, pp.530-535.• Wiens M.O., Son W.K., Ross C., Hayden M.,Carleton B., “Cases: Cocaine adulterantlinked to neutropenia”, CMAJ, n.1, vol. 182,2010, pp.57-59.• Zhu N.Y., Legatt D.F., Turner A.R.,“Agranulocytosis after consumption ofcocaine adulterated with levamisole”, AnnInter Med, n. 150, 2009, pp. 287-288.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 211


Stress, lutto e mo<strong>di</strong>ficazione dei parametri immunitariVincenzo Mastronar<strong>di</strong>, Serafino Ricci, Vincenzo A<strong>di</strong>nolfi, Antonella Pomilla •RiassuntoGli autori in questo articolo riportano un’estesa panoramica in tema <strong>di</strong> stress, lutto e sistema immunitario. Oltre acitare importanti stu<strong>di</strong> che <strong>di</strong>mostrano la correlazione tra <strong>di</strong> essi, vengono altresì esplorati campi pionieristici (ipnosi ecancro – la teoria <strong>di</strong> Hamer) <strong>di</strong> un certo interesse che prometterebbero sviluppi futuri.Peraltro, lo stu<strong>di</strong>o affronta le possibilità <strong>di</strong> monitoraggio delle mo<strong>di</strong>ficazioni immunitarie in caso <strong>di</strong> danno biologicopsichico in<strong>di</strong>retto permanente, risarcibile in caso <strong>di</strong> morte <strong>di</strong> un congiunto (Corte Costituzionale Sent. 24-27 Ott. 1994n° 372).RésuméLes auteurs font référence à une vaste littérature sur le stress, le deuil et le système immunitaire.Ils mentionnent non seulement les études les plus importantes qui montrent une corrélation parmi ces aspects, maisexplorent aussi d’intéressantes filières pionnières (hypnose et cancer – la théorie de Hamer) promettant desdéveloppements futurs.D’autre part, l’étude aborde la question du monitorage des mo<strong>di</strong>fications immunitaires dans le cas du dommagebiologique psychique in<strong>di</strong>rect permanent, indemnisé suite à la mort d’un conjoint (Cour Constitutionnelle, jugementdu 24-27 Octobre 1994, n°372).AbstractThe authors of this article refer a large survey about stress, mourning and immune system. Besides mentioningimportant stu<strong>di</strong>es proving a correlation among these elements they also refer about an interesting survey about somepioneering fields (hypnosis and cancer, Hamer's theory) which could be particularly important for futuredevelopments.Furthermore, this study faces the possibility of monitoring immune mo<strong>di</strong>fication in case of in<strong>di</strong>rect permanent psychicbiological damage repayable in case of a relative 's death (Corte Costituzionale Sent.24-27 ott. 1994 n.372).1. Rapporto mente-corpo.In passato, le patologie che recavano la morteerano riconducibili pressoché esclusivamente adaccidenti traumatici <strong>di</strong> natura fisica o infettiva cheinducevano un deterioramento <strong>di</strong> organi vitalicome il fegato, i polmoni, i reni, la milza o ilcuore. Successivamente anche per ragioni <strong>di</strong>mo<strong>di</strong>ficato stile <strong>di</strong> vita, le patologie hanno assuntosempre più l’aspetto <strong>di</strong> un’aggressione <strong>di</strong>retta aidanni <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> regolazione dell’organismoquali: il sistema immunitario, quello endocrino equello nervoso.Lo squilibrio dell’omeostasi organica, regolatadai succitati tre sistemi, apre la strada ad affezioniquali le malattie car<strong>di</strong>ocircolatorie e i tumori,<strong>di</strong>venuti in breve tempo le principali cause <strong>di</strong>morte del mondo occidentale. Le miglioricon<strong>di</strong>zioni igieniche e i progressi <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cinain campo terapeutico hanno debellato, o almenonotevolmente <strong>di</strong>minuito, la presenza <strong>di</strong> molte• Mastronar<strong>di</strong> V. – Psichiatra, criminologo clinico, titolare <strong>della</strong> Cattedra <strong>di</strong> Psicopatologia forense - SapienzaUniversità <strong>di</strong> Roma;Ricci S. – Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore – professoreassociato confermato – Sapienza Università <strong>di</strong> Roma;A<strong>di</strong>nolfi V. – Psicologo, psicoimmunologo, collaboratore presso la Cattedra <strong>di</strong> Psicofisiologia clinica Facoltà <strong>di</strong>Psicologia (Prof. V. Ruggieri) – Sapienza Università <strong>di</strong> Roma;Pomilla A. - Psicologo Clinico, Criminologo, Testista, Dottoranda <strong>di</strong> Ricerca in Psichiatria – Assegnista <strong>di</strong> Ricerca c/oCattedra <strong>di</strong> Psicopatologia Forense – Sapienza Università <strong>di</strong> Roma.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 212


malattie che erano state il terrore <strong>di</strong> chi viveva neisecoli passati, ma non sono riusciti a impe<strong>di</strong>re chead esse se ne sostituissero <strong>di</strong> nuove. Questetroverebbero paradossalmente la loro origineproprio nell’attivazione dei meccanismi fisiologicidello stress. Il fatto <strong>di</strong> soggiacere persistentementea con<strong>di</strong>zioni stressanti e agli squilibri psicofisiciche ne derivano favoriscono il deragliamento<strong>della</strong> risposta fisiologica dell’organismo versol’insorgenza <strong>di</strong> svariate malattie.A questo punto è doveroso, prima <strong>di</strong> proseguire,soffermarci inizialmente sul concetto <strong>di</strong> “rapportomente-corpo” nonché sul “concetto <strong>di</strong> stress”.Le numerose ed importanti conquiste <strong>della</strong>neurobiologia degli ultimi due decenni spazianodagli stu<strong>di</strong> inerenti la singola cellula nervosa,considerata quale “unità elementare”, alle ricerchesulle connessioni stabilite me<strong>di</strong>ante circuitinervosi tra le cellule stesse o tra queste e gliorgani ed i tessuti innervati, a quelle infine miratea focalizzare le modalità operative del sistemanervoso, nonché delle funzioni superiori delcervello, che si estrinsecano nell’”attività <strong>di</strong>pensiero”.La strettissima interazione mente-corpo ecostituzione somatica e motoria, tra psichismo ecostituzione endocrino viscerale, rappresentaormai un fatto scientificamente provato. Siconfronti al proposito la Tabella n. 1.E’ da precisare che sottili fibre nervose seguono levie dei capillari sanguigni, giungendo agli organipiù importanti ai fini <strong>della</strong> regolazioneimmunitaria (timo e midollo osseo).Sulle caratteristiche delle sostanze umorali,sintetizzate dalle stesse cellule nervose econvogliate dall’una all’altra in forma <strong>di</strong>neurotrasmettitori e <strong>di</strong> neuroregolatori cigiungono sempre più valide conferme da parte <strong>di</strong>più accre<strong>di</strong>tate fonti bibliografiche internazionali(Tabella n. 2)Degni <strong>di</strong> particolare interesse appaiono pertantogli effetti dei pepti<strong>di</strong> oppioi<strong>di</strong> quali le endorfine alivello centrale nell’ambito dell’asse emozionale“piacere/dolore”, poiché regolano il tonoemozionale <strong>della</strong> soggettiva percezione “piacevole– spiacevole”, con i conseguenti comportamentireattivi <strong>di</strong> ricerca delle stesse esperienze piacevolie quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fuga da quelle spiacevoli.Analogamente, già i primi atten<strong>di</strong>bili stu<strong>di</strong> 1effettuati grazie agli antagonisti degli oppioi<strong>di</strong>avevano evidenziato il palese ruolo svolto daglistessi oppioi<strong>di</strong> endogeni in alcuni comportamentireattivi a “situazioni <strong>di</strong> separazione e <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta”.Alla luce <strong>di</strong> tali acquisizioni ne deriva che sia lecomplesse relazioni psicosociali che gli stimoliintrapsichici sono responsabili <strong>di</strong> una infinità <strong>di</strong>“stressor emozionali” che danno quin<strong>di</strong> l’avvioalle sequenze <strong>di</strong> risposte psiconeuroendocrine.Affascinanti le ricerche <strong>di</strong> Levine–Gordon–Fields 2sull’analgesia che sperimentalmente indotta con“placebo” si è resa reversibile grazie allasomministrazione <strong>di</strong> naloxone (antagonista <strong>della</strong>morfina). Tutto ciò suggerisce quin<strong>di</strong> l’ipotesisuccessivamente confermata che il placebo, conmeccanismi non ancora noti, fosse in grado <strong>di</strong>stimolare la produzione <strong>di</strong> endorfine con finalitàanalgesiche. La conferma è poi stata rappresentatadalla scoperta <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> “tossico<strong>di</strong>pendenza daplacebo”, con vere e proprie crisi <strong>di</strong> astinenza in1 Panksepp J., Herman B., Conner R., Bishop P., ScottJ.P., “The biology of social attachments: opiatesalleviates separation <strong>di</strong>stress”, Biological Psychiatry,13, 1978, pp. 607-618.2Levine J.D., Gordon N.C., Fields H.L., “Themechanism of placebo analgesia”, The Lancet, 2, 1978,pp. 654-657.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 213


seguito alla sospensione dell’assunzione delfarmaco inerte 3 .Interessante peraltro osservare come altre ricercheriferite da Pancheri 4sui fattori aspecifici cheinfluiscono sull’azione del placebo hanno poifornito risultati sovrapponibili a quelli inerenti larisposta ai farmaci attivi. Tra i “fattori aspecificiche influiscono sull’azione del placebo” quin<strong>di</strong>troviamo:1) il livello <strong>di</strong> depressione e <strong>di</strong> ansia delpaziente 5 ;2) il grado <strong>di</strong> “<strong>di</strong>stress” iniziale 6 ;3) il grado <strong>di</strong> aspettativa del paziente 7 ;4) il livello <strong>di</strong> intensità <strong>di</strong> maturazione delpaziente 8 ;5) il “setting terapeutico” e/o l’ambiente doveviene assunto il farmaco 93 Ibidem; Vinar O., “Dependence on a placebo: a casereport”, British Journal of Psychiatry, 115, 1969, pp.1189-1190.4 Pancheri P., Trattato <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina psicosomatica,USES, Firenze, 1984.5 Rickels K., “Psychopharmacologic agents: a clinicalpsychiatrist’s in<strong>di</strong>vidualistic point of view: patient anddoctor variables”, Journal of Nervous and MentalDiseases, 136, 1963, pp. 540-549.6Unlenhuth E.H., Park L.C., “The influence ofme<strong>di</strong>cation (imipramine) and doctor in relievingdepressed psychoneurotic outpatients”, Journal ofPsychiatry Research, 2, 1964, pp. 101-122.7 Honigfeld G., “Non-specific factors in treatment”,Review of social-psychological factor. Diseases of theNervous System, 25, 1964, pp. 225-239; Claridge G.,Drug and Human Behaviour, The Penguin Press,London, 1970; Auteri M.C., Mendorla G., Papalia D.,Zammataro M., “Effetti dell’aspettativa indotta nellaterapia <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> pazienti in sovrappeso”,Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica, n. 22, 1977, pp. 23-32;Shapiro A.K., Morris L.A., “The placebo effect inme<strong>di</strong>cal and psychological therapies”, Garfield S.L.,Bergin A.E. (eds.), Handbook of Psychotherapy andBehavior change: an Empirical Analysis, John Wiley& Sons, New York, 1978.8 Hill H.E., Belleville R.E., Wikler A., “Motivationaldeterminants in mo<strong>di</strong>fication of behavior by morphineand pentobarbital”, AMA Archives of Neurology andPsychiatry, 77, 1957, pp. 28-35.9 Honigfeld G., op.cit.; Claridge G., op.cit.6) il tipo <strong>di</strong> popolazione a cui il farmaco vienesomministrato 10 ;7) l’atteggiamento del me<strong>di</strong>co verso iltrattamento e verso il paziente 11 .Riportiamo qui <strong>di</strong> seguito, dello stesso Pancheri,la sintesi delle “variabili positivamente correlateall’esito favorevole <strong>della</strong> psicoterapia interessantiai fini dello stu<strong>di</strong>o dei fattori terapeuticiaspecifici”.Emerge <strong>della</strong> massima importanza, al centro delsistema <strong>di</strong> “Liturgia terapeutica”, il rapportoterapeuta-paziente. Così conclude al proposito lostesso Pancheri:“Si può dunque pensaread un controllo dei sistemi psiconeuroendocrinioperato attraverso una manipolazione ‘mirata’dello stato emozionale del soggetto o delle suestrutture cognitive…”.In questo caso i fattori terapeutici che oggichiamiamo aspecifici verrebbero ad assumere unanuova e più affascinante specificità in quanto ogni10 Hasbacher P.T., Rickels K., Hutchinsons J., Raab E.,Sablosky L., Whalen E.M., Phillips F.J., “Patient anddoctor effects on drug response in neurotic patients”,Psychopharmacologia, 18, 1970, pp. 205-226.11 Shapiro A.K., Myer S.T., Reiser M.F., Ferris E.B.,“Comparison of Blood Pressure. Response to Veriloidand to the Doctor”, Psychosomatic Me<strong>di</strong>cine, 16, 1954,pp. 478-488; Feldman P.E., “The personal element inpsychiatric research”, American Journal ofPsychology, 47, 1979, pp. 310-316; Unlenhuth E.H.,Park L.C., op. cit.; Haefner D.P., Sacks J.M., MasonA.S., “Physicians’ attitudes toward chemotherapy as afactor in psychiatric patients’ responses to me<strong>di</strong>cation”,Journal of Nervous and Mental Diseases, 131, 1960,pp. 64-69; Weatherall M., “Tranquilizers”, BritishMe<strong>di</strong>cal Journal, 1, 1962, pp. 1219-1224; SheardM.H., “The influence of doctor’s attitude on thepatient’s response to antidepressant me<strong>di</strong>cation”,Journal of Nervous and Mental Diseases, 136, 1963,pp. 555-560; Rickels K., op.cit.; Wheatley D.,“Influence of doctors’ and patients’ attitudes in thetreatment of neurotic illness”, The Lancet, 2, 1967 Nov25, pp. 1133-1135; Shapiro A.K.,“Iatroplacebogenics”,InternationalPharmacopsychiatry, 2, 1969, pp. 215-248; ShapiroA.K., Morris L.A., op.cit.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 214


tipo <strong>di</strong> intervento “aspecifico” programmatoverrebbe ad essere finalizzato all’attenzione <strong>di</strong> unsistema biofarmacologico endogeno specifico. Inquesto caso, i fattori terapeutici aspecifici in cuientrerebbe l’azione sovrana del cosiddetto“rapporto” e quin<strong>di</strong> <strong>della</strong> “parola” nellaproduzione dei me<strong>di</strong>atori biologici <strong>di</strong> origineendogena verrebbero a rappresentare dei “fattori<strong>di</strong> crescita emozionale” non <strong>di</strong>sgiunti da una verae propria crescita neurobiologica. Di ciò solo leprossime ricerche potranno darne <strong>di</strong>rettaconferma.A questo proposito è peraltro doveroso, a titolo <strong>di</strong>curiosità scientifica, relativamente allemo<strong>di</strong>ficazioni del biochimismo umano,menzionare le ricerche originali <strong>di</strong> Schwartz ecoll., <strong>della</strong> Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina dell’UniversitàUCLA Los Angeles 12che hanno concesso <strong>di</strong>registrare sistematici cambiamenti nel tasso <strong>di</strong>glucosio metabolico cerebrale monitorato con laPET prima e dopo 10 settimane <strong>di</strong> trattamentovalidamente riuscito <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica comportamentale<strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo ossessivo-compulsivo non giàtrattato farmacologicamente bensì soltanto conterapia comportamentale su 18 pazienti.2. Stress e sistema immunitario.Ritornando alla <strong>di</strong>samina del concetto <strong>di</strong> stress,esistono numerosi stu<strong>di</strong> sulle mo<strong>di</strong>ficazioni deiparametri immunitari in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress sianell’uomo che nell’animale ed entrambi si sono<strong>di</strong>mostrati sensibili ad eventi stressanti acuti ecronici.12Schwartz J.M., Stoessel P.W., Baxter L.R. Jr.,Martin K.M., Phelps M.E., “Systematic changes incerebral glucose metabolic rate after successfulbehavior mo<strong>di</strong>fication treatment of obsessive–compulsive <strong>di</strong>sorder”, in Arch. Gen. Psychiatry, vol.53, Feb. 1996.In particolare, il numero dei linfociti B e T helperè risultato <strong>di</strong>minuito sia a seguito <strong>di</strong> stress acuti<strong>di</strong> breve durata o <strong>di</strong> laboratorio, sia in seguito adeventi stressanti naturali <strong>di</strong> lunga durata.La percentuale dei linfociti T helper sembra<strong>di</strong>minuire in modo significativo in con<strong>di</strong>zioninaturali stressanti acute rispetto a con<strong>di</strong>zionistressanti croniche, mentre sembra aumentare incon<strong>di</strong>zioni stressanti <strong>di</strong> laboratorio. Il numero deilinfociti T-suppressor/citotossici sembra invecesubire un aumento in seguito a stress acuti e unariduzione in conseguenza <strong>di</strong> stress cronici.Inoltre, la risposta <strong>di</strong> stress si correla ad unasignificativa riduzione <strong>della</strong> risposta riproduttivalinfocitaria ed a una <strong>di</strong>minuzione dell’attivitàdelle NK (natural killer).Situazioni <strong>di</strong> stress acuto e cronico sono associateanche ad una significativa riduzione dell’attivitàimmunitaria <strong>di</strong> tipo umorale. Infatti, da stu<strong>di</strong>condotti in merito si è potuto registrare unariduzione delle igA salivari, igG e igM circolantinel sangue periferico. A questo proposito, si vedala tabella n. 3.2.1. Stress-cancroSono <strong>di</strong>sponibili in letteratura varie ricerche sulrapporto stress e cancro. I risultati possono esseresintetizzati in due punti:1) Il rapporto tra stress e insorgenza dei tumorinegli animali è un dato <strong>di</strong> fatto, così come èaccertato che situazioni <strong>di</strong> stress possonoaccelerare il decorso <strong>della</strong> malattia. In Italia,Giral<strong>di</strong> e collaboratori, presso l’Università <strong>di</strong>Trieste, hanno riscontrato come uno stress fosse ingrado <strong>di</strong> favorire l’accrescimento del carcinomapolmonare e la metastatizzazione rispetto aigruppi <strong>di</strong> controllo non stressati. Inoltre, è stato<strong>di</strong>mostrato che lo stress incrementa la <strong>di</strong>ffusioneRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 215


metastatica <strong>di</strong> neoplasie mammarie nel ratto,attraverso la me<strong>di</strong>azione del sistema immunitario.2) Il rapporto tra stress e insorgenza dei tumorinegli stu<strong>di</strong> umani è molto più complesso evariegato (vedasi tabella n. 4).I risultati nel loro insieme sono molto modesti,almeno in confronto agli stu<strong>di</strong> condotti suglianimali; molto ancora deve essere chiarito,confermato e approfon<strong>di</strong>to.Hans Selye 13 , che per primo utilizzò in sensomoderno il concetto <strong>di</strong> stress, definendolo «unarisposta non specifica dell’organismo a ognirichiesta effettuata su <strong>di</strong> esso», identificò unasindrome generale <strong>di</strong> adattamento in cui notòl’ipertrofia del surrene e inoltre l’atrofia del timoe delle ghiandole linfatiche nonché la presenza <strong>di</strong>ulcera gastrica. Classicamente la sindromegenerale <strong>di</strong> adattamento si articola in tre fasi,precisamente: una fase d’allarme (biochimicoormonale),una fase <strong>di</strong> resistenza (in cui lopsicosoma organizza le proprie <strong>di</strong>fese) e una fase<strong>di</strong> esaurimento (in cui si assiste ad un crollo delle<strong>di</strong>fese).Per comprendere meglio il tema dello stress,dobbiamo considerare lo psicosoma umano comeuna sorta <strong>di</strong> «corpo elastico» su cui possa agireuna forza applicata dall’esterno, volta adeformarlo. Il corpo elastico potrà piegarsi perriprendere in un secondo momento la formainiziale.Se la forza applicata è eccessiva, abnormementeprotetta oppure se l’oggetto in questione èparticolarmente fragile, la deformazione potràanche <strong>di</strong>venire duratura, senza possibilità <strong>di</strong>recupero dello stato precedente, in casi estremicon la possibilità <strong>di</strong> rottura. In fisica lo stress siconcretizza in una misurazione <strong>di</strong> quanto un corpopossa deformarsi a causa <strong>di</strong> una forza applicatagli.Possiamo imme<strong>di</strong>atamente trasferire quest’ideaall’esperienza quoti<strong>di</strong>ana laddove ognuno <strong>di</strong> noi,in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> superlavoro o sotto la spinta <strong>di</strong>una preoccupazione costante e vessante,percepisce <strong>di</strong>stintamente una sorta <strong>di</strong> «sforzo» cheimpegna e consuma le proprie energie. Da questopunto <strong>di</strong> vista lo stress non va necessariamenteconsiderato come un fattore negativo, in quantorappresenta la capacità dell’in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> adattarsia richieste rilevanti dell’ambiente. Infatti, si èsoliti <strong>di</strong>stinguere uno stress moderato, variabile,fonte <strong>di</strong> attivazione positiva delle energie, al qualeè stato dato il nome <strong>di</strong> eustress, e un altro, vissutocon <strong>di</strong>sagio e ritenuto responsabile delloscatenarsi <strong>di</strong> patologie, definito <strong>di</strong>stress.I problemi sorgono – come viene evidenziato daSelye – allorquando le richieste sono eccessive oquando sono troppo prolungate nel tempo.In che modo uno stress esercita la sua influenzasul corpo? Lo stesso Selye mise in evidenzaquanto lo stress determinava come risposta unareazione specifica che attivava il sistemaendocrino, producendo quin<strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> ormonisecondo uno schema a catena. Infatti:• l’ipotalamo secerne l’ormone CRH (cherilascia corticotropina);• il CRH stimola l’ipofisi a secernere l’ormoneACTH;• l’ACTH agisce a sua volta sulle ghiandolesurrenali.Le ghiandole surrenali, sotto l’azione dell’ACTH,producono il cortisolo e l’adrenalina, conconseguente fenomenologia tipica dello stress.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 21613Seyle H., Stress in Health and Disease,Butterworth’s, Boston, 1976.


Mentre l’adrenalina provoca l’aumento dei battiticar<strong>di</strong>aci e <strong>della</strong> pressione arteriosa, il cortisolo,invece, può determinare un abbassamento delle<strong>di</strong>fese immunitarie naturali dell’organismo,astenia e <strong>di</strong>minuzione dei valori dello zuccheronel sangue.Lo stress positivo (eustress), come enunciatoprecedentemente, innesca nel corpo una reazioneidonea (cioè una sorta <strong>di</strong> allerta modulata) perpoter far fronte a situazioni <strong>di</strong> pericolo. Piùprecisamente accade che:• i livelli <strong>di</strong> cortisolo salgono leggermente;• aumentano i livelli delle endorfine in grado <strong>di</strong>compensare lo stress procurando sensazioni <strong>di</strong>benessere e <strong>di</strong> appagamento;• aumenta il livello <strong>della</strong> serotina, ilneurotrasmettitore tra l’altro deputato amigliorare il tono dell’umore.Nello stress negativo (<strong>di</strong>stress) la reazione siprolunga eccessivamente nel tempo: in questocaso i livelli <strong>di</strong> cortisolo nel sangue rimangonoelevati, influenzando negativamente lo stato <strong>di</strong>benessere fisico e psichico. Lo stress prolungato(o <strong>di</strong>stress) è in grado <strong>di</strong> provocare seri squilibrinel sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>fese dell’organismo che,indebolendosi, è più pre<strong>di</strong>sposto a contrarremalattie, quali:• infezioni• alterazioni <strong>della</strong> funzionalità car<strong>di</strong>aca• tumori.E’ ormai testato quanto gli stati <strong>di</strong> stressprolungato incidono sul sistema immunitario con iconseguenti principali effetti immunodepressiviriportati da Ottaviani e Franceschi:1. aumentata suscettibilità alle malattie infettive(batteriche, virali, parassitarie);2. aumentata suscettibilità all’insorgenza <strong>di</strong>tumori;3. <strong>di</strong>minuzione delle risposte immunitarie:• leucopenia;• involuzione timica;• deplezione <strong>di</strong> linfociti negli organi linfoi<strong>di</strong>;• <strong>di</strong>minuzione dell’anticorpopoiesi;• <strong>di</strong>minuzione delle reazioni <strong>di</strong> ipersensibilitàritardata;• <strong>di</strong>minuzione delle reazioni anafilattiche;• <strong>di</strong>minuzione dell’attività delle cellule NK;• <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> risposta proliferativa deilinfociti T ai mitogeni (PHA. conA, LPS);• <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> secrezione <strong>di</strong> IgA salivari.Riportiamo qui <strong>di</strong> seguito, a conclusione delpresente argomento una sintesi, proposta daglistessi Ottaviani e Franceschi relativamente ailivelli <strong>di</strong> integrazione fra sistema neuroendocrinoe sistema immunitario:1) classici ormoni e neurotrasmettitori (pepti<strong>di</strong>neuroendocrini) si legano a specifici recettoripresenti su cellule del sistema immunitario ene modulano le risposte;2) classici prodotti del sistema immunitario(citochine) hanno come bersaglio cellule delsistema neuroendocrino e ne mo<strong>di</strong>ficanol’attività;3) cellule del sistema immunitario producono,sia in seguito a stimoli immunologici che allegame <strong>di</strong> “releasing factor” ipotalamici,pepti<strong>di</strong> neuroendocrini capaci <strong>di</strong> influenzarel’attività <strong>di</strong> cellule del sistema nervoso edendocrino;4) pepti<strong>di</strong> citochino-simili, potenzialmentecapaci <strong>di</strong> modulare l’attività <strong>di</strong> cellule delRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 217


sistema immunitario, sono prodotti da celluledel sistema neuroendocrino.Oltre a questa integrazione, me<strong>di</strong>ata da comunimolecole segnale, esiste un altro importantelivello <strong>di</strong> integrazione su base anatomica,costituito dalla innervazione simpatica eparasimpatica degli organi linfoi<strong>di</strong>.Tale nuova concezione biologica <strong>della</strong> malattia hapromosso, <strong>di</strong> conseguenza, tutta una serie <strong>di</strong>ricerche relative alla interazione psicofisiologicadell’in<strong>di</strong>viduo con l’ambiente.Per uscire da una visione astratta dell’argomento,porteremo come esempio <strong>di</strong> quest’impostazione,che potremmo definire «psicometricoepidemiologica»,la Social Readjustment RatingScale <strong>di</strong> Holmes e Rahe, dell’Università <strong>di</strong>Washington. I due Autori negli anni ‘60s’impegnarono a monitorare quanto stress potesseesserci negli acca<strong>di</strong>menti <strong>della</strong> vita edelaborarono, con accurati stu<strong>di</strong> statistici, sucentinaia <strong>di</strong> soggetti, una tabella in cuiminuziosamente elencarono tali eventi in or<strong>di</strong>ne<strong>di</strong> gravita decrescente. Per convenzione fu posto a50 (stress interme<strong>di</strong>o) il matrimonio. I risultatiportarono a evidenziare la grande importanza <strong>di</strong>eventi luttuosi, reali o simbolici (ad esempio,morte del coniuge, 100; <strong>di</strong>vorzio, 73), e aconfermare i concetti sopra ricordati <strong>di</strong> eustress e<strong>di</strong>stress (riconciliazione matrimoniale, 45;notevole successo personale, 28).Alcuni eventi <strong>della</strong> vita ci sorprendonopiacevolmente, altri no. Benché non nerappresenti un elenco completo, la Scala <strong>di</strong>Valutazione del Riadattamento Sociale Holmes–Rahe può fornire alcune preziose in<strong>di</strong>cazioni sualcuni eventi e sul grado <strong>di</strong> impatto psicologicoche gli stessi esercitano (vedasi i più emblematicinella tabella n. 5).In teoria, un punteggio superiore a 300 in unperiodo <strong>di</strong> un anno, secondo Holmes e Rahe,in<strong>di</strong>cherebbe che il soggetto ha elevate probabilità(valutabili intorno all’80 per cento) <strong>di</strong> ammalarsigravemente.Successivamente, molti altri stu<strong>di</strong> hannoconfermato le ricerche <strong>di</strong> Holmes e Rahe,stabilendo che, nel periodo precedente almanifestarsi delle seguenti malattie, poteva essereriscontrato un preciso accumularsi nel tempo <strong>di</strong>eventi stressanti: infarto del miocar<strong>di</strong>o (la mortecar<strong>di</strong>aca improvvisa), asma bronchiale, il <strong>di</strong>abeteinsulino–<strong>di</strong>pendente, l’ulcera duodenale, alcunemalattie reumatiche fino a giungere ai tumorimaligni.2.2. Lutto e malattiaIn cima alla lista compare la vedovanza. Infatti, siè osservato che il superstite <strong>di</strong> una coppia cheabbia vissuto assieme per più <strong>di</strong> vent’anni abbiapurtroppo molte più possibilità (circa <strong>di</strong>eci volte)<strong>di</strong> ammalarsi <strong>di</strong> cancro negli anniimme<strong>di</strong>atamente successivi alla <strong>di</strong>partita delcompagno, <strong>di</strong> quanto non avvenga in coloro chenon hanno subito tali per<strong>di</strong>te.La possibilità che persone colpite da un lutto, inparticolare vedovi, si ammalino più facilmente,dopo essere stata un’opinione popolare, è<strong>di</strong>venuta, attraverso una ricerca più attenta, unfatto me<strong>di</strong>co documentato. In qualche momento<strong>della</strong> propria vita la maggior parte delle personesubisce per trauma una “per<strong>di</strong>ta”. Dimostrandol’impatto del contraccolpo del lutto sulleoperazioni del sistema immunitario, la primain<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> tale azione è apparsa nel 1969,allorquando C. Murray Parkes, un me<strong>di</strong>co inglese,Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 218


ed i suoi collaboratori dell’Istituto Tavistock <strong>di</strong>Londra pubblicarono il loro stu<strong>di</strong>o sui vedovi.Essi avevano seguito attentamente le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>salute <strong>di</strong> 4.448 vedovi, tutti <strong>di</strong> età non inferiore aicinquantacinque anni, nei nove anni successivialla morte del coniuge. Uno dei risultati piùsorprendenti era rappresentato dal fatto che ivedovi morivano con un’incidenza insolitamenteelevata nei sei mesi successivi alla morte dellemogli. Dal momento che molte <strong>di</strong> queste mortierano dovute ad insufficienza car<strong>di</strong>aca, iricercatori definirono la loro ricerca: “Cuoreinfranto”.Per anni, la tra<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>ca ha considerato illutto dannoso per la salute. Il senso comune nesuggerisce alcuni motivi: i vedovi e le vedovepossono indulgere eccessivamente in abitu<strong>di</strong>nipoco salutari, come bere e fumare <strong>di</strong> più, abusare<strong>di</strong> tranquillanti o sonniferi, mangiare <strong>di</strong> meno, nonpraticare esercizio fisico, in generale, trascurandola propria salute. Indagando su tali spiegazioni,dettate fino a quel momento soltanto dal buonsenso, un gruppo <strong>di</strong> ricercatori australiani ha, conrigore metodologico, attentamente testatol’esperienza dei sopravvissuti ad un eventoluttuoso. R.W. Bartrop e i suoi collaboratorihanno praticato un esame dei parametriimmunitari ad un gruppo <strong>di</strong> uomini e donne inseguito alla <strong>di</strong>partita del proprio coniuge. Ilprelievo è consistito in due serie <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong>sangue da questo gruppo: il primo, due settimanedopo la morte del coniuge, ed il secondo a<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> sei settimane dall’evento luttuoso. Fueffettuato peraltro un confronto su persone <strong>della</strong>stessa età e sesso che non avevano subito alcunaper<strong>di</strong>ta.I campioni prelevati a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> due settimanedal lutto non mostravano alcun effettoimmunitario rilevabile in entrambi i gruppi, madopo sei settimane dalla per<strong>di</strong>ta, i globuli bianchidei vedovi e delle vedove si presentarononotevolmente meno responsivi rispetto ai soggettiche non avevano subito il lutto. Ciò in<strong>di</strong>cava che,nell’arco <strong>di</strong> quattro settimane, si era verificata unalieve <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> loro capacità immunitaria.Tale risultato portò i ricercatori a ritenere che i1trauma legato alla morte del coniuge richiedessealmeno due settimane per produrre un effettomisurabile sul sistema immunitario.Questi risultati hanno indotto altri ricercatori adesaminare gli effetti del lutto in modo più attento.Alla Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Monte Sinai <strong>di</strong> NewYork, lo psichiatra Steven Schleifer delDipartimento <strong>di</strong> Psichiatria aveva già lavorato nelcampo <strong>della</strong> ricerca sullo stress e sull’immunitàinsieme al suo collaboratore, Marvin Stein.Quando lesse <strong>della</strong> ricerca australiana, decise <strong>di</strong>effettuare uno stu<strong>di</strong>o analogo, praticando perio<strong>di</strong>ciesami dei parametri immunitari. Anziché limitarea poche settimane il controllo dei sopravvissuti,Schleifer li analizzò per più <strong>di</strong> un anno e,considerando che tipicamente i vedovi presentanoun tasso <strong>di</strong> mortalità più elevato rispetto allevedove, egli concentrò la sua attenzione sugliuomini.Schleifer lavorò <strong>di</strong>fatti con alcuni uomini alle cuimogli era stato <strong>di</strong>agnosticato un cancro terminale<strong>della</strong> mammella; quin<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>vennero vedovi.Nell’anno successivo alla morte <strong>della</strong> moglie,Schleifer prelevò campioni <strong>di</strong> sangue mensili daisoggetti del gruppo ed eseguì prove <strong>di</strong> capacitàimmunitaria. Nei primi due mesi successivi allutto, il loro sistema immunitario mostrava unaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 219


netta <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> responsività. Gradualmente,la capacità immunitaria veniva riacquistata,viceversa per alcuni <strong>di</strong> essi, anche a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> unanno, il sistema immunitario non mostrava unrecupero completo. Anche se non vi era alcunlegame assoluto fra il lutto ed il sistemaimmunitario, l’Autore ritenne evidente l’esistenza<strong>di</strong> una relazione <strong>di</strong> causa ed effetto.3. Le teorie <strong>di</strong> Hamer.Ryke Geerd Hamer è il primo che sia riuscito achiarire a fondo i rapporti tra mente, cervello,corpo e cancro e a proporre una conseguenteipotesi <strong>di</strong> valida terapia.Nel 1978, un ragazzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciannove anni vieneucciso incidentalmente da un colpo d’arma dafuoco durante il sonno. Si tratta <strong>di</strong> Dirk Hamer, ilfiglio dei coniugi Hamer.Dopo qualche tempo, Hamer, che sino ad alloraaveva goduto <strong>di</strong> ottima salute, sviluppa un cancroal testicolo. Hamer iniziò a supporre un’ ipotesi <strong>di</strong>relazione tra la <strong>di</strong>sgrazia che l’aveva colpitoqualche tempo prima e il carcinoma testicolaresuccessivo. Indagando su un primo gruppo <strong>di</strong> 170pazienti, Hamer trova conferma <strong>di</strong> quantosupposto, appurando che essi, nel 100% dei casi,avevano avuto, prima <strong>di</strong> sviluppare il cancro, unconflitto <strong>di</strong> tipo psicologico violento e senzaapparente risoluzione. Nel corso degli anni,Hamer ha poi approfon<strong>di</strong>to le ricerche e<strong>di</strong>ficandouna struttura interpretativa <strong>della</strong> malattia antiteticaa quella ortodossa, affermando che le cause <strong>della</strong>carcinogenesi non sono da ricercarsi nella cellula,ma in un errore <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficazione del cervello.Ve<strong>di</strong>amo più da vicino quali conoscenze ciapporta lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questo ricercatore solitarioche è arrivato a fondare in ventenni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> nellecliniche universitarie tedesche una nuovainterpretazione strutturale <strong>della</strong> malattia.Secondo Hamer, la malattia si genera semprecontemporaneamente nei tre livelli:cerebrale e psichico.organico,La me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> Hamer si fonda su cinque “leggi”biologiche definite tali proprio perché verificabiliin tutti i casi clinici. Hamer ha quin<strong>di</strong> poiaffermato che anche se solo in due pazienti sucento queste leggi non dovessero trovareriscontro, sarebbero da ricusare.Le cinque leggi biologiche <strong>di</strong> Hamer sono:1) legge ferrea del cancro: “il trauma è ildetonatore”;2) le due fasi <strong>della</strong> malattia: “niente esiste senzail suo contrario”;3) il sistema ontogenetico dei tumori e dellemalattie equivalenti: “al <strong>di</strong> là <strong>della</strong>complessità tutto è semplice”;4) il sistema ontogenetico dei microbi è quelladegli: “operai specializzati agli or<strong>di</strong>ni delcervello”;5) la “legge <strong>della</strong> quinta essenza”.Tali ipotesi per necessità <strong>di</strong> rigore scientificohanno costantemente richiesto continue verifiche<strong>di</strong> laboratorio, attualmente sempre in atto.4. Ipnosi e sistema immunitario.Hall 14 , riprendendo quanto già sperimentato daMears 15 , insegnò ad un gruppo in sperimentazionel’auto-ipnosi, invitandolo ad immaginare i propri14Hall H.R. “Voluntary modulation of neutrophiladhesiveness using a cyberphysiologic strategy”, J.Neurosci., 1992.15Mears A., “Regression of osteogenic sarcomametastases associated with intensive me<strong>di</strong>tation”,Me<strong>di</strong>cal Journal of Australia, 1978 Oct 21; Mears A.,“Me<strong>di</strong>tation: a psychological approach to cancertreatment”, The Practitioner, 2, 1979, 2, pp. 119-122.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 220


globuli bianchi come «squali forti e potenti» cheattaccavano ogni cellula batterica vagante nelproprio organismo. Prelevando un campione <strong>di</strong>sangue prima <strong>della</strong> seduta ed un altro un’ora dopo.I soggetti furono istruiti a praticare l’autoipnosipresso il loro domicilio. Dopo due settimane,presso il laboratorio <strong>di</strong> Hall, fu effettuato poi unterzo prelievo.Un numero ristretto <strong>di</strong> soggetti presentava unarisposta immunitaria notevolmente più attiva,<strong>di</strong>mostrata dagli esami. I più giovani, vale a <strong>di</strong>re isoggetti al <strong>di</strong> sotto dei cinquant’anni,presentavano risposte immunitarie notevolmentepiù efficaci; altrettanto si osservava nei soggettimolto sensibili all’ipnosi. Hall non ha avanzatoun’interpretazione <strong>di</strong> tali risultati ed è attento apunteggiare che trattasi soltanto <strong>di</strong> un primoapproccio allo stu<strong>di</strong>o delle potenzialitàimmunitarie dell’ipnosi. I risultati ottenuti sonoabbastanza suggestivi da indurlo a proseguire lericerche sull’argomento.Questo rapido sguardo sulle forze positive <strong>della</strong>mente in azione ha portato Hall ad ipotizzare chel’impiego combinato dell’ipnosi e dellevisualizzazioni, al fine <strong>di</strong> migliorare la psicologiadei processi <strong>di</strong> guarigione, rientra nel regno dellepossibilità.Ipnotizzare il sistema immunitario? Considerati irisultati raggiunti nell’uomo attraverso l’ipnosi ènaturale che altri ricercatori si siano chiestiquanto profon<strong>di</strong> possano essere i suoi effetti.Howard Hall 16 , psicologo ed ipnotistadell’Università dello Stato <strong>della</strong> Pennsylvania, hastu<strong>di</strong>ato gli effetti dell’ipnosi a livello cellulare.Lo stesso così scrive: «Mi interessa comprenderecosa sia possibile fare con l’ipnosi. Possiamo16 Hall H.R., op.cit.alterare equilibri biochimici? Possiamoinfluenzare il sistema immunitario?». Ispirandosial lavoro <strong>di</strong> Carl Simonton, che utilizza leimmagini mentali nel tentativo <strong>di</strong> sostenere lecellule immunitarie nella loro lotta contro lecellule tumorali, Hall decide <strong>di</strong> adattare i suoimeto<strong>di</strong> per un esperimento, ipnotizzando ventipersone sane <strong>di</strong> età compresa fra i ventidue e gliottantacinque anni scegliendo deliberatamente uncampione con tale <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> età in quanto ilsistema immunitario dell’anziano è tipicamentepiù debole <strong>di</strong> quello giovane. L’ipnosi rappresentauno dei meto<strong>di</strong> che consentono <strong>di</strong> focalizzarel’attenzione <strong>della</strong> mente.Più controversa, ma altrettanto affascinante, è latecnica <strong>della</strong> imagerie mentale 17 che evoca nellamente varie rappresentazioni al fine <strong>di</strong> produrreun effetto specifico. Attraverso l’etero induzione<strong>di</strong> vivide rappresentazioni mentali, è possibileottenere mo<strong>di</strong>ficazioni ideoplastiche ovverosiacon conseguenti mo<strong>di</strong>ficazioni somatiche eviscerali. Accade anche che la rappresentazionementale (vividamente prodotta con opportunatecnica dalla convivente voce <strong>di</strong> un ipnotista) <strong>di</strong>immergere la propria mano in una bacinellacontenente acqua gelida produca anestesia,perfettamente monitorata, non soltanto me<strong>di</strong>antela perforazione del dorso <strong>della</strong> mano con un ago,bensì con ben precisi strumenti <strong>di</strong> misurazione<strong>di</strong>agnostica 18 . Viceversa, l’immaginazioneideoplastica <strong>di</strong> una moneta sulla mano che <strong>di</strong>ventarovente, produce vere e proprie bruciature sullaparte interessata. Possiamo monitorare tali presi<strong>di</strong>17 Le tecniche <strong>di</strong> “imagerie mentale” si ispirano aquelle già proposte da Virel (1965) e Fretigny (1968),nonché a quelle delle immagini catatimiche <strong>di</strong> Leuner(1970), dell’”ipnosi fantasmatica” <strong>di</strong> Peresson (1981),Mastronar<strong>di</strong> (1992) e mirate al cancro già da Mears(1978 – 1979).Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 221


terapeutici abbastanza efficaci da sospingere lasalute dell’in<strong>di</strong>viduo in una <strong>di</strong>rezione o nell’altra?A sostegno <strong>di</strong> ciò vi troviamo <strong>di</strong>versi Autori 19 chehanno condotto un esperimento, rigidamentestrutturato, perindagare la possibilità <strong>di</strong>influenzare specifici parametri del sistemaimmunitario e del sistema endocrino attraverso ilsolo ausilio <strong>della</strong> capacità immaginativa. Iparametri presi in considerazione sono: NK, igA ecortisolo. I risultati, ricavati dall’elaborazionestatistica del modello, hanno <strong>di</strong>mostrato unincremento significativo delle cellule NK, uniterazione significativa delle igA e nessun valoresignificativo per il cortisolo.Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> questo tipo condotti su esseri umani sonorelativamente pochi per una serie <strong>di</strong> motivi tra cuispicca l’alto costo da essi richiesti. In ogni caso lericerche continuano e sono in corso <strong>di</strong>strutturazione 20 .5. Danno biologico risarcibile solo inpresenza <strong>di</strong> trauma permanente (CorteCostituzionale Sent. 24-27 ottobre 1994 n°372 – Pres. Casavola – Rel. Mengoni).A questo punto <strong>della</strong> trattazione rendesiin<strong>di</strong>spensabile effettuare un excursusgiurisprudenziale e <strong>di</strong> valutazione me<strong>di</strong>co–legalein caso <strong>di</strong> “danno biologico in<strong>di</strong>retto”, peresempio a causa <strong>della</strong> morte <strong>di</strong> un congiunto pertentare un inserimento delle modalità <strong>di</strong>monitoraggio delle mo<strong>di</strong>ficazioni dei parametri18 Granone F., op.cit.19Hall H.R., op.cit.; Zacharie R., J. B. Hansen,“Changes in cellular immune function after specificguided imagery and relaxation in high and lowhypnotizable healthy subjects”, Psycother Psychosom,61, 1994, pp. 74-92; Bizzarri M., A<strong>di</strong>nolfi V., RuggieriV., Immagini mentali e meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesaimmunitaria (in press).immunitari, ormai universalmente accettati, incaso <strong>di</strong> stress, lutto ed anche cancro.Relativamente al danno psichico, in<strong>di</strong>spensabiliriferimenti giurisprudenziali appaiono quelliin<strong>di</strong>cati dal Tribunale <strong>di</strong> Roma per primo (Sent.25.3.88 – in Resp. Civ. Prev. 1989), da quello <strong>di</strong>Massa (Sent. 20.1.90 – in Resp. Civ. Prev. 90,613), dal Tribunale <strong>di</strong> Milano (Sent. 18.2.88 inResp. Civ. Prev. 1988, 454, Sent. 3.2.92 e Sent.16.7.92 in Resp. Civ. 1993, 348 nonché Sent.1.2.93 e Sent. 2.9.93 in Resp. Civ. Prev. 1993,1016 e 1009), dal Tribunale <strong>di</strong> Treviso (5.5.92 –in Resp. Civ. Prev. 1992, 441) e quin<strong>di</strong> dallaCassazione Civile (Sent. 11.9.86 n° 6607, inGiust. Civ. 1986, 3031; Sent. 23.6.1993 n° 6938in Resp. Civ. Prev. 1394, 72) e dalla CorteCostituzionale (Sent. N°184/86 e Sent. N°372 del27.10.94 in Resp. Civ. Prev. 1994, 976), nonchédalle integrazioni <strong>di</strong> commento da parte <strong>di</strong> piùAutori alle succitate e ad altre (per brevitàd’esposizione non riportate in questa sede).Grazie alla succitata pluriarticolata evoluzionedell’iter giurisprudenziale 21 , dalla letteraturacorrente più accre<strong>di</strong>tata focalizziamo in una nostrasintesi onnicomprensiva i seguenti imprescin<strong>di</strong>bili“punti nautici” relativi ai criteri valutativi del“danno psichico”:1) Non si tratta <strong>di</strong> danno jure ere<strong>di</strong>tario, né <strong>di</strong>danno jure successionis, bensì <strong>di</strong> danno jureproprio e, quin<strong>di</strong>, non già riferibile alla lesionesofferta dalla vittima primaria, bensì al danno allasalute che l’evento mortale ha causato al familiarein forma <strong>di</strong> patologia fisio-psichica permanente.20 Matronar<strong>di</strong> V., op.cit; Bizzarri M., A<strong>di</strong>nolfi V.,Ruggieri V., op.cit.21 Mastronar<strong>di</strong> V. (a cura <strong>di</strong>), Mass me<strong>di</strong>a, danno e<strong>di</strong>sciplina giuri<strong>di</strong>ca: il danno all’immagine, all’onore,alla vita <strong>di</strong> relazione, alla salute psichica, AntonioDelfino E<strong>di</strong>tore, Roma-Milano, 1996.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 222


2) Non si tratta <strong>di</strong> una valutazionepaleopsichiatrica legata alla concezioneorganicistica <strong>della</strong> malattia mentale come “follia”,bensì <strong>di</strong> un adeguamento valutativo-<strong>di</strong>agnostico almutato “sentire” negli ultimi decenni <strong>della</strong> scienzapsichiatrica, con<strong>di</strong>viso unanimemente da parte<strong>della</strong> dottrina e <strong>della</strong> giurisprudenza, nei confronti<strong>della</strong> sfera psichica dell’in<strong>di</strong>viduo, valorizzando lacomponente affettivo-emotiva <strong>della</strong> concezionedel “<strong>di</strong>sagio” o “<strong>di</strong>sturbo mentale”, svincolatoquin<strong>di</strong> dalle categorie tipo <strong>della</strong> antica “psichiatriaorganicista” 22 , quin<strong>di</strong> anche in assenza <strong>di</strong>“alterazioni documentabili dell’organismofisico” 23 .3) I rischi da evitare consistono pertanto neldefinire la linea <strong>di</strong> demarcazione, da un lato, tra“danno morale” o “danno da emozione” (dolore,patema d’animo momentaneo, depressionereattiva <strong>della</strong> gioia <strong>di</strong> vivere e <strong>della</strong> cenestesi, siapure in grado <strong>di</strong> provocare turbamento, matranseunte fisiologica sofferenza psichica,superata o compensata poi entro il lasso <strong>di</strong> tempo<strong>di</strong> 2-3 anni, il cosiddetto “danno conseguenza” 24 )e, dall’altro lato, dal vero e proprio “dannobiologico psichico”, caratterizzato dallapermanente “lesione dell’integrità psichica <strong>della</strong>persona” (“danno-evento”) con connotazioni<strong>di</strong>agnostiche 25 .22 Umani Ronchi G., Bolino G. “il danno biologico dauccisione: aspetti me<strong>di</strong>co legali”, in Jura Me<strong>di</strong>ca,1992, p. 201.23 Catani C., Fineschi V.: “Commento alla sentenza<strong>della</strong> Corte Costituzionale 372/94” in Zacchia, 1995, p.463.24Brondolo W., Mangili F., Marigliano L., “Lavalutazione me<strong>di</strong>co legale del danno”, in Brondolo W.et al., Il danno biologico, morale patrimoniale, Giuffrè,Milano, 1995.25 Giannini G. “Questioni giuri<strong>di</strong>che in tema <strong>di</strong> dannopsicologico”, in danno biologico e danno psicologico,Giuffrè, 1990; Brondolo W., Mangili F., Marigliano L.,“La valutazione me<strong>di</strong>co legale del danno”, in Brondolo4) L’attuale dottrina psichiatrica, nelsuperamento <strong>della</strong> concezione eziologicaunicausale lineare del <strong>di</strong>sturbo psichico siconverte in una visione plurifattoriale integrata ein<strong>di</strong>vidualizzata secondo una prospettivasistematica circolare con <strong>di</strong>verse e contestualicomponenti che intervengono nella etiologia,interagendo contestualmente nella genesi del<strong>di</strong>sturbo: le componenti biologico-organichecostituzionaliche a volte si riflettono su quellepsicologico-<strong>di</strong>namiche, che si integrano poi conquelle social-situazionali-ambientali 26 .Pertanto, eccettuato il caso in cui il dannopsichico derivi <strong>di</strong>rettamente da una lesioneorganica cerebrale, sarà necessario, ai fini peritali,prendere in considerazione tutte le concausepreesistenti o subentrate all’evento, al fine <strong>di</strong>esprimere un parere circa la misura <strong>di</strong> incidenza<strong>della</strong> concausa preesistente al danno psichico, alfine <strong>di</strong> commisurare l’entità del risarcimento allostato anteriore del leso. In ogni caso, lepreesistenze a carattere prevalente non escludonoil <strong>di</strong>ritto al risarcimento del turbato equilibriopsichico 27 ha infatti <strong>di</strong>ritto alla sua integrità anchechi abbia una psiche in precario equilibrio o chiabbia pre<strong>di</strong>sposizione alle manifestazionipsicopatologiche giacché quella psiche labilecostituisce la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> integrità, sia puremorbosa o abnorme, <strong>di</strong> quel soggetto ed è appuntotale integrità ad essere tutelata dalla legge.Le concause preesistenti nella personalità delsoggetto, anche quando sono rilevanti, nonW. et al., Il danno biologico, morale patrimoniale,Giuffrè, Milano, 1995.26Ponti G., “Danno psichico e attualepercezione psichiatrica del <strong>di</strong>sturbo mentale”,Riv. It. Med. Leg., 1992, p. 527.27 Ponti G., op.cit.; Giannini G., Questioni giuri<strong>di</strong>chein tema <strong>di</strong> danno biologico e danno psicologico,Giuffrè, Milano, 1990.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 223


possono dunque essere considerare motivo <strong>di</strong>esclusione del risarcimento ed anzi, come insegnala prassi e la specifica dottrina 28 riferendosi allavalutazione in ambito me<strong>di</strong>co legale nellospecifico campo <strong>della</strong> responsabilità civile, lapresenza <strong>di</strong> una preesistenza lesiva sullamedesima funzione costituisce elemento <strong>di</strong>aggravamento del quantum del danno.5) L’approccio valutativo <strong>di</strong> cui il soggetto lesonon sfugge all’onere <strong>di</strong> comprovare la realericorrenza del danno dovrà pertanto essereimprontato al massimo rigore metodologico 29 alfine <strong>di</strong> raggiungere perlomeno un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>grande probabilità. Verranno quin<strong>di</strong> prese inconsiderazione:a) le <strong>di</strong>verse componenti etiologiche epatogenetiche sia endogene che esogene, questeultime correlate al vissuto personale del soggetto,sia rapportabili all’evento in esame;b) la effettiva abnormità con efficaciapsicolesiva rispetto alle usuali contingenze, anchenegative, <strong>della</strong> esistenza umana; in altre parole,l’evento deve essere inusuale, inaspettato enell’ambito del normale acca<strong>di</strong>mento degli eventiconnessi all’esistenza umana, del tuttoimprobabile nonché teoricamente possibile;c) verrà appurata la obiettiva efficaciapsicolesiva dell’evento sia <strong>di</strong> per sé considerato,con riferimento alla normale me<strong>di</strong>a reattivitàpsichica, sia in rapporto alle caratteristiche <strong>di</strong>psicoreattività del soggetto con analisi dellecomponenti endogene ed esogene;d) le caratteristiche <strong>di</strong> permanenza o menodell’accertata alterazione psichica menomante, sia28 Gerin C., Me<strong>di</strong>cina legale e delle assicurazioni,Universo Ed., Roma, 1991.29 Basile L., “Aspetti me<strong>di</strong>co legali”, in Pajar<strong>di</strong> D. (acura <strong>di</strong>), Danno biologico e danno psicologico,Giuffrè, Milano, 1990.pur considerando che la psiche nel suo complessonon è caratteristica statica, bensì un insieme <strong>di</strong>manifestazioni <strong>di</strong>namiche e continuamentemutevoli a fronte delle sempre nuove esperienze<strong>di</strong> vita; elemento <strong>di</strong>rimente potrebbe essere lapersistenza a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> almeno 2-3 annidall’evento lesivo 30 ;e) raccolta anamnestica che comprenda ancheaspetti emotivi non significativi in concreto deldanno, nonché lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> struttura <strong>di</strong> base<strong>della</strong> personalità del leso e le sue <strong>di</strong>mensionisociali e relazionali, non trascurando i precedentianamnestici specifici;f) gli eventuali presupposti organici, psichici omisti;g) gli accertamenti psico<strong>di</strong>agnostici, sia per la<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> personalità che potrebbero svelare unapossibile preesistenza, sia per la <strong>di</strong>agnosi <strong>della</strong>sintomatologia in atto, oltre ai test <strong>di</strong> livellointellettivo e quelli che potrebbero comunicare lacoesistenza <strong>di</strong> danni organici in atto (Rorschach,TAT, MMPI, <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> persona, famiglia, albero,casa, <strong>di</strong>segno libero, Bender, Rey ecc.);h) auspicabile si presenta il ricorso al DSM IV°o all’ICD-10 per la standar<strong>di</strong>zzazione e l’univocainterpretazione dei <strong>di</strong>sturbi 31 ;i) le ripercussioni sulla capacità lavorativaspecifica, tenendo presente che molti <strong>di</strong>sturbipsichici sono compatibili con l’esercizio <strong>di</strong> pienae continuativa attività;j) gli eventuali riflessi sulla vita <strong>di</strong> relazione,sociale e affettiva;k) la possibilità <strong>di</strong> cure e l’eventuale positivamo<strong>di</strong>ficabilità del <strong>di</strong>sturbo;l) il grado <strong>di</strong> sofferenza soggettiva che il<strong>di</strong>sturbo comporta;30 Brondolo W., Mangili F., Marigliano L., op.cit.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 224


m) la prognosi in funzione delle caratteristicheintrinseche del <strong>di</strong>sturbo;n) i successi o insuccessi terapeutici fino adallora sperimentati 32 ;o) non risulta essere sufficiente il vincolo <strong>di</strong>parentela (<strong>di</strong>ritto alla serenità familiare), perstabilire un effettivo e grave perturbamentointrapsichico ed interpersonale, bensì, ma nonsolo, il requisito <strong>della</strong> convivenza (Cass. Civ.23.6.1993 n°6938 in Resp. Civ. Prev. 1994, 72)anche nell’eventualità che si tratti <strong>di</strong> unaconvivenza more uxorio (da un periodo noninferiore ai 3 anni), che in precedenza era statacostantemente esclusa dall’ambito <strong>di</strong> risarcibilitàdel danno morale nelle varie decisioni <strong>di</strong> merito.A conclusione <strong>di</strong> questo lavoro possiamo,in<strong>di</strong>pendentemente dall’aspetto ipnositerapeutico<strong>di</strong> cui saranno le ricerche in atto e future adesprimere ulteriori convalide, in relazioneall’aspetto me<strong>di</strong>co-legale, mettere in evidenza chela persistenza delle mo<strong>di</strong>ficazioni dei parametriimmunitari in tema <strong>di</strong> danno biologico psichicopersistente a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 2-3 anni può costituireun’ottima ratifica in caso <strong>di</strong> “incidenti” mortali e<strong>di</strong> relative controversie psichiatrico-forensi.Bibliografia.• Alexander F., La me<strong>di</strong>cina psicosomatica,Martinelli, Firenze, 1951.• Ammon G., Psicosomatica, Borla, Roma,1977.• Anzieu D., L’Io pelle, Borla, Roma, 1994.• Auteri M.C., Mendorla G., Papalia D.,Zammataro M., “Effetti dell’aspettativaindotta nella terapia <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> pazientiin sovrappeso”, Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica, n.22, 1977, pp. 23-32.31 Ibidem.32 Perongini R., Il danno biologico da morte,tesi <strong>di</strong> specializzazione in Me<strong>di</strong>cina Legale,Università <strong>di</strong> Firenze, (a.a. 1994/95).• Bahnson C.B., “Stress and cancer. The stateof the art”, Part I, Psychosomatics, n. 21,1980, pp. 975-981.• Bahnson C.B., “Stress and cancer. The stateof the art”, Part II, Psychosomatics, n. 22,1981, pp. 207-220.• Bahnson C.B., Bahnson M.B., “Role of theego defense: denial-and repression in theetiology of malignant neoplasms”, Annuals ofthe New York Academy of Sciences, n. 125,1966, pp. 827-845.• Balint M., Me<strong>di</strong>co, paziente, malattia,Feltrinelli, Milano, 1961.• Bartrop RW. e coll., “Depressed lymphocytesfunction after bereavement”, The Lancet,1977, Apr. 16, pp. 834-6.• Basile L., “Aspetti me<strong>di</strong>co legali”, in Pajar<strong>di</strong>D. (a cura <strong>di</strong>), Danno biologico e dannopsicologico, Giuffrè, Milano, 1990.• Bernard C., Introduzione allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong>me<strong>di</strong>cina sperimentale, Piccin, Padova, 1994.• Bion<strong>di</strong> M., La psicosomatica nella praticaclinica, Il Pensiero Scientifico, Roma, 1992.• Bion<strong>di</strong> M., Mente cervello e SistemaImmunitario, McGraw-Hill, Milano, 1997.• Bizzarri M., A<strong>di</strong>nolfi V., Ruggieri V.,Immagini mentali e meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesaimmunitaria (in press).• Bizzarri M., Laganà A.,“Neuroendocrinologia dello stress”, inBizzarri M., Laganà A., Melatonina:biosintesi, fisiopatologia e meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> analisi,Book & Byte, Roma, 1996.• Brondolo W., Mangili F., Marigliano L., “Lavalutazione me<strong>di</strong>co legale del danno”, inBrondolo W. et al., Il danno biologico,morale patrimoniale, Giuffrè, Milano, 1995.• Cannon W.B., Bo<strong>di</strong>ly changes in pain,hunger, fear and rage, Appleton, London-New York, 1915.• Capra F., II punto <strong>di</strong> svolta, Feltrinelli,Milano, 1986.• Capra F., La rete <strong>della</strong> vita, Rizzoli, Milano,1997.• Catani C., Fineschi V., “Commento allasentenza <strong>della</strong> Corte Costituzionale 372/94”,in Zacchia, 1995.• Chiozza L.A., Corpo affetto e linguaggio,Loescher, Torino, 1981.• Chiozza L.A., Psicoanalisi e cancro, Borla,Roma, 1981.• Claridge G., Drug and Human Behaviour,The Penguin Press, London, 1970.• Eccles J.C., Come l’io controlla il suocervello, Rizzoli, Milano, 1994.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 225


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Tabella n. 2: Vie enzimatiche, ormonali e pepti<strong>di</strong>che nell’interazione: psichismo/costituzione endocrinoviscerale 2 .Autore Campione Stressor ParametriimmunologiciKiecolt 34 studenti: Esami Numero deiGlasser 22 uomini universitari linfociti TJ.K. et al e 12 donnehelper e T-(1986)suppressor,attività dellecellule NKParametripsicometriciBriefSymptonInventory(BSI),UCLALonelinessScaleRisultatiInoccasionedegli esamisi ha unariduzionedei linfocitiT helper euna bassaattività2 Mastronar<strong>di</strong> V., “Aspetti neurobiologici del rapporto terapeuta–paziente”, Rivista <strong>di</strong> Psicoterapie – Ipnosi, vol.1, n. 2,1990; Granone F., Trattato <strong>di</strong> Ipnosi, UTET, Torino, 1989.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 229


Irwin M. etal (1988)9 donnecon luttorecente; 11donne conmorteprematuradelconiuge; 8donnecomegruppo <strong>di</strong>controlloLuttoAttività dellecellule NKnonconsideratidellecellule NKLe donnecon luttorecente econ morteprematuradel partnerpresentanouna ridottaattivitàdellecellule NK.Tabella n. 3: stu<strong>di</strong> su situazioni <strong>di</strong> stress acuto e cronico associate anche ad una significativa riduzione dell’attivitàimmunitaria <strong>di</strong> tipo umorale.Autore Popolazione VariabiliindagateGeyer (1991-92)GermaniaCourtney et al(1993) Svezia97 donne connodulo mammarioe 38 controlli sani569 soggetti inuno stu<strong>di</strong>o sunuovi casi <strong>di</strong>cancro nellapopolazione <strong>di</strong>Stoccolma dal1986 al 1988Eventi stressantiEventi e situazionistressanti nellavoro, morte delconiugeRisultatiosservati neipazienti concancroMaggiorincidenza <strong>di</strong> gravieventi stressantiUna storia <strong>di</strong>eventi o situazioni<strong>di</strong> stressemozionale nellavoro nei 10 anniprecedenti siassociava a unincremento pari al5,5% del rischio<strong>di</strong> cancro; lamorte del coniugea un incrementopari all’1,5%.Tabella n. 4: stu<strong>di</strong> sul rapporto tra stress e insorgenza dei tumori.Evento Valore me<strong>di</strong>o Evento Valore me<strong>di</strong>oMorte del coniuge 100 Cambiamento39negli affariDivorzio 73 Cambiamento38nello statoeconomicoSeparazione dal 65 Morte <strong>di</strong> un amico 37coniugeintimoImprigionamento 63 Cambiamento <strong>di</strong> 36attività lavorativaMorte <strong>di</strong> un 63 Variazioni nei 35parente strettocontrasti con ilconiugeIncidente o 53 Ipoteca o debito <strong>di</strong> 31malattiaentità rilevanteMatrimonio 50 Ostacolinell’estinzione <strong>di</strong>29Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 230


un’ipoteca o <strong>di</strong> undebitoLicenziamento 47 CambiamentonellaresponsabilitàlavorativaRiconciliazionematrimoniale45 Allontanamentoda casa <strong>di</strong> unfiglioPensionamento 45 Problemi conparenti acquisitiVariazione dello 44 Notevole successostato <strong>di</strong> salute <strong>di</strong>personaleun membro <strong>della</strong>famigliaGravidanza 40 Inizio o terminedell’attivitàlavorativa da partedel coniugeProblemi sessuali 39 Cambiamentonelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>vitaAcquisizione <strong>di</strong>un nuovo membrofamiliare39 Mutamento nelleabitu<strong>di</strong>ni personali29292928262625Tabella n. 5: tabella degli stressors - Scala <strong>di</strong> valutazione del riadattamento sociale Holmes-Rahe.Autore Campione VariabiliindagateHall H.R 45 volontari Neutrofilisud<strong>di</strong>visi ingruppo <strong>di</strong>controllo – grupposperimentalesenza allenamentoallavisualizzazioneattiva (tempo 30’)– gruppo conallenamento allavisualizzazioneattiva mirataall’aumentodell’aderenza deineutrofili (15giorni).Bizzarri M., 24 donne NK – igA –A<strong>di</strong>nolfi V., sud<strong>di</strong>vise in 3 CortisoloRuggieri V. gruppi: 7controllo – 7visualizzazionemirata allaproduzione <strong>di</strong> NKed igA – 7visualizzazionenon mirataRisultatiAumentodell’aderenza deineutrofili nelgruppo.Incrementosignificativo delleNK,un’interazionesignificativa delleigA e nessunvaloresignificativo per ilcortisoloTabella n. 6: sintesi delle ricerche condotte in tema <strong>di</strong> immagine mentale e cancro.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 231


Terapia farmacologica e suici<strong>di</strong>o: l’esperienza del Gabapentin e <strong>della</strong>Quetiapina. Considerazioni me<strong>di</strong>co-legali basate su una meta-analisiClau<strong>di</strong>o Simeone, Vincenzo Mastronar<strong>di</strong>, Francesco Massoni, Serafino Ricci •RiassuntoIl Gabapentin e la Quetiapina sono due farmaci appartenenti a due categorie farmaceutiche <strong>di</strong>verse e presentano<strong>di</strong>verse in<strong>di</strong>cazioni terapeutiche. Essi con<strong>di</strong>vidono la negativa caratteristica <strong>di</strong> essere legati ad un possibilecoinvolgimento in episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o. Inoltre il recente uso off-label del Gabapentin per la terapia dei <strong>di</strong>sturbi bipolariha fatto sì che entrambi i farmaci possano essere impiegati per trattare la stessa patologia, aprendo la possibilità <strong>di</strong> unaloro associazione nei pazienti refrattari alla monoterapia, con l’eventualità che i singoli effetti collaterali si sommino.Obiettivo <strong>di</strong> questo lavoro è stimare, attraverso l’analisi <strong>della</strong> letteratura scientifica <strong>di</strong>sponibile, il legame esistente tral’assunzione <strong>di</strong> Gabapentin e/o Quetiapina ed il rischio <strong>di</strong> ideazione e/o comportamenti suicidari, in<strong>di</strong>viduare unpossibile meccanismo d’azione che possa spiegarlo e valutare il possibile utilizzo <strong>di</strong> questi farmaci come mezzo perporre in atto il suici<strong>di</strong>o.Il me<strong>di</strong>co nel prescrivere Gabapentin o Quetiapina deve essere consapevole dei rischi che essi comportano e ne devefornire al proprio paziente una completa informazione che gli consentano <strong>di</strong> prestare un consenso consapevole allaterapia. Inoltre, attraverso visite regolari, deve porre in atto un attento monitoraggio durante tutto l’arco deltrattamento che gli consenta <strong>di</strong> rilevare segni <strong>di</strong> allarme e stabilire tutti gli accorgimenti, comportamentali eterapeutici, che permettano <strong>di</strong> ridurre o prevenire il rischio <strong>di</strong> comportamenti suicidari nei pazienti. Tutto ciò risultaancor più importante alla luce <strong>della</strong> possibilità <strong>di</strong> una terapia <strong>di</strong> associazione con i due farmaci, sulla quale nonesistono stu<strong>di</strong> specifici.RésuméLa gabapentine (Gabapentin) et la quétiapine (Quetiapina) sont deux mé<strong>di</strong>caments appartenant à des catégoriespharmaceutiques <strong>di</strong>fférentes ayant des in<strong>di</strong>cations thérapeutiques <strong>di</strong>stinctes. Ils ont en commun la caractéristiquenégative d’être liés à une augmentation possible du risque de suicide. En outre, la prescription non conforme demé<strong>di</strong>caments (off-label use) comme la gabapentine, récemment choisie a fait que les deux mé<strong>di</strong>caments peuvent êtreutilisés pour le traitement des troubles bipolaires, ouvrant la possibilité de faire prendre les deux aux patients jugésréfractaires à la monothérapie : le risque est que l’effet secondaire de l’un se somme à celui de l’autre.Grâce à l’analyse de la littérature scientifique, l’objectif de cette étude est : d’évaluer la relation entre l’assomption dela gabapentine et de la quétiapine et le risque d’idéation suicidaire et/ou de passage à l’acte ; d’identifier unmécanisme d’action pouvant expliquer ce risque ; évaluer l’usage de ces mé<strong>di</strong>caments comme moyen de passage àl’acte dans la crise suicidaire.Le médecin qui prescrit la gabapentine (Gabapentin) ou la quétiapine (Quetiapina) doit être conscient de leurs risqueset doit en informer le patient le plus complètement possible afin que ce dernier puisse donner, en toute conscience, unson consentement à la thérapie. En outre, par le biais de consultations régulières, le médecin doit effectuer unmonitorage attentif du traitement pour détecter les signaux d’alarme et trouver les échappatoires, comportementales etthérapeutiques, pour réduire ou prévenir le risque suicidaire chez les patients.Tout cela est plus important encore, vu la possibilité de l’association de deux mé<strong>di</strong>caments sur laquelle il n’existeaucune étude spécifique.AbstractGabapentin and Quietiapina are two drugs belonging to two <strong>di</strong>fferent pharmaceutical classes thus offering <strong>di</strong>fferenttherapeutic in<strong>di</strong>cations. They both share the negative feature of being related to a possible implication in suicidalevents.Moreover, the latest off-label use of Gabapentin for the bipolar <strong>di</strong>sorders therapy has allowed the use of both these• Simeone C. – Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore – SapienzaUniversità <strong>di</strong> Roma;Mastronar<strong>di</strong> V. – Psichiatra, criminologo clinico, titolare <strong>della</strong> cattedra <strong>di</strong> Psicopatologia forense – Sapienza Università<strong>di</strong> Roma;Massoni F. – Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore – SapienzaUniversità <strong>di</strong> Roma;Ricci S. - Dipartimento <strong>di</strong> Scienze anatomiche, istologiche, me<strong>di</strong>co legali e dell’apparato locomotore, professoreassociato confermato – Sapienza Università <strong>di</strong> Roma.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 232


drugs in the treatment of the same pathology, thus opening the possibility of their combination in treating thosepatients refractory to single-drug therapy. By doing in this way, there is the possibility of joining their separate sideeffects.The aim of this study is to assess, through the analysis of the available scientific literature, the tie between theadministration of Gabapentin and/or Quietiapina and the risk of conceiving and/or practicing suicidal behaviours sothat to recognize a possible action mechanism able to explain such behaviours. In this way researchers intend toestimate the possible use of these drugs as a means to commit suicide.When prescribing Gabapentin or Quietiapina, physicians must be aware of the risks of these drugs so that to accuratelyinform patients who have to give their conscious assent to the therapy.Moreover, through regular visits, caregivers have to implement an attentive monitoring throughout the whole therapytime in order to spot any signs alerting all possible therapeutic procedures necessary to prevent or reduce the risk ofsuicidal behaviours in patients. All these considerations appear to be more important in the light of the possibility of atherapy combining these two drugs, which has not yet been specifically stu<strong>di</strong>ed.1. Introduzione.Il Gabapentin, un amminoacido analogo delGABA (acido gamma-aminobutirrico) concepitocome spasmolitico, è risultato essere più efficacecome antiepilettico. Pertanto la Food and DrugAdministration (FDA) ne ha approvato l’uso per iltrattamento a<strong>di</strong>uvante <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> convulsiviparziali complessi in pazienti dai 12 anni in poi e<strong>di</strong> convulsioni parziali in bambini dai 3 ai 12 anni.Alcuni stu<strong>di</strong> clinici 1 hanno evidenziato l’efficaciadel Gabapentin nel trattamento del doloreneuropatico e come tale la stessa FDA ne haapprovato l’utilizzo nella nevralgia post-erpeticanegli adulti e per altri tipi <strong>di</strong> dolore neuropaticoperiferico. In Italia il Gabapentin è in<strong>di</strong>cato nellaterapia dell’epilessia (come terapia aggiuntiva neltrattamento <strong>di</strong> attacchi epilettici parziali dai 6 anni<strong>di</strong> età in poi ed in monoterapia nel trattamentodelle convulsioni parziali dai 12 anni in poi) e neltrattamento del dolore neuropatico periferico(quale la neuropatia <strong>di</strong>abetica dolorosa e lanevralgia post-erpetica). Di recente si sta1 Rowbotham M., “Gabapentin for the treatment ofpostherpetic neuralgia: a randomized controlled trial”,JAMA, 280(21), 1998, pp. 1837-42; Quilici S., “Metaanalysisof duloxetine vs. pregabalin and gabapentin inthe treatment of <strong>di</strong>abetic peripheral neuropathic pain”,BMC Neurol, 2009; Mellegers MA., “Gabapentin forneuropathic pain: systematic review of controlled andassistendo all’uso off-label del Gabapentin per laterapia del <strong>di</strong>sturbo d’ansia generalizzato 2 , <strong>della</strong>restless legs syndrome (sindrome delle gambesenza riposo) 3 e dell’emicrania 4 . Alcuni psichiatrilo prescrivono anche per il trattamento dei<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni bipolari 5 e come stabilizzatoredell’umore 6 , anche se tale uso apparecontroverso 7 , in quanto in alcuni stu<strong>di</strong> è risultatomeno efficace del placebo 8 .Il meccanismo d’azione del Gabapentin è ancorapoco conosciuto. Nonostante sia strutturalmentecorrelato al neurotrasmettitore GABA e vengaerroneamente considerato un GABA-mimetico,uncontrolled literature”, Clin J Pain, 17(4), 2001, pp.284-295.2Blanco C., “Pharmacological treatment of socialanxiety <strong>di</strong>sorder: a meta-analysis”, Depress Anxiety,18(1), 2003, pp. 29-40.3 Agarwal P., “Gabapentin enacarbil - clinical efficacyin restless legs syndrome”, Neuropsychiatr Dis Treat,6, 2010, pp. 151-8.4 Jiménez-Hernández MD, “Effectiveness and safety ofgabapentin in the preventive treatment of migraine”,Rev Neurol, 35(7), 2002, pp. 603-6.5Cascade E., “Varying uses of anticonvulsantme<strong>di</strong>cations”, Psychiatry, 5(6), 2008, pp. 31-3.6Lovell RW., “Mood stabilizer combinations forbipolar <strong>di</strong>sorder”, Am J Psychiatry, 156(6), 1999, pp.980-1.7 Mack A., “Examination of the evidence for off-labeluse of gabapentin”, Journal of Managed CarePharmacy, 9(6), 2003, pp. 559-568.8 Pande AC, Crockatt JG, Janney CA, Werth JL,Tsaroucha G., “Gabapentin in bipolar <strong>di</strong>sorder: aplacebo-controlled trial of adjunctive therapy”, BipolarDisorders, 2000, pp. 249-255.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 233


esso non agisce sulle sinapsi GABAergiche. Glistu<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cano che l’attività anticonvulsivante,analgesica ed ansiolitica del Gabapentin è dovutaal suo legame alla subunità alpha2-delta (α2δ) deicanali del calcio voltaggio <strong>di</strong>pendenti 9 . Tramitequesto legame il farmaco riduce la capacità <strong>della</strong>subunità alpha2-delta (α2δ) <strong>di</strong> favorire latraslocazione sulla superficie cellulare dei canalidel calcio voltaggio <strong>di</strong>pendenti 10 , inibendo la lorofunzione e modulando, in definitiva, il rilascio delneurotrasmettitore in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> aumentataeccitabilità 11 .Tra i vari farmaci antiepilettici, il Gabapentinpresenta un profilo <strong>di</strong> effetti collateralirelativamente sicuro. Gli effetti indesiderati piùcomuni sono: sonnolenza, vertigini, cefalea;nausea, vomito, <strong>di</strong>spepsia; <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni delmovimento e del sistema muscolo-scheletrico(tremori, atassia, mancanza <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento,astenia, debolezza e sensazione <strong>di</strong> stanchezza,dolori muscolari ed artralgie); <strong>di</strong>sartria; <strong>di</strong>plopia,nistagmo e visione offuscata; parestesie; amnesia,confusione ed instabilità emotiva, depressione,ansia, nervosismo, anomalie del pensiero,insonnia e sogni inusuali; per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> appetito,<strong>di</strong>arrea, stitichezza, dolore addominale, secchezzadelle fauci; febbre, brivi<strong>di</strong>, sintomi influenzali;leucopenia e trombocitopenia; edema facciale,porpora, livi<strong>di</strong> a seguito <strong>di</strong> traumi fisici, eruzione9 Taylor CP, Angelotti T, Fauman E., “Pharmacologyand mechanism of action of pregabalin: the calciumchannel α2δ (alpha2delta) subunit as a target foantiepileptic drug <strong>di</strong>scovery”, Epilepsy Res, 73, 2007,pp. 137-150.10 Hendrich J, Tran Van Minh A, Heblich F, et al.,”Pharmacological <strong>di</strong>sruption of calcium channeltrafficking by the α2δ ligand gabapentin”, Proc NatlAcad Sci USA, 105, 2008, pp. 3628-3633.11 Dooley D, Tayor CP, Donevan SD et al., “Ca2+channels alpha2delta ligands: novel modulators ofneurotransmission”, Trends Pharmacol Sci, 28, 2007,pp. 75-82.cutanea, prurito, acne. In letteratura sono riportatirari casi <strong>di</strong> epatite ed ittero colestatico 12 , casi <strong>di</strong>pancreatite acuta e casi <strong>di</strong> morte improvvisainspiegati 13 . In caso <strong>di</strong> sovradosaggio, i sintomipossono includere capogiri, visione doppia ooffuscata, <strong>di</strong>sturbi dell’eloquio, sonnolenza,letargia, debolezza e <strong>di</strong>arrea lieve. Gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong>tossicità acuta con pericolo <strong>di</strong> vita per il pazientesono rari anche con sovradosaggi <strong>di</strong> Gabapentinfino a 49 g, anche se l’associazione con altrifarmaci che deprimono il Sistema Nervosocentrale (SNC) può portare al coma.L’assunzione <strong>di</strong> Gabapentin e <strong>di</strong> altri farmaciantiepilettici può determinare un aumento delrischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o o l’insorgere <strong>di</strong> idee ecomportamenti suicidari 14 . Pertanto, nel 2008, laFood and Drug Administration (FDA) 15emesso un avviso in cui metteva in guar<strong>di</strong>a sullapossibilità che i farmaci antiepilettici, tra cui ilGabapentin, possano essere associati ad unaumentato rischio <strong>di</strong> ideazione e <strong>di</strong>comportamento suicidario ed ha richiesto alle<strong>di</strong>tte produttrici <strong>di</strong> riportare sui farmaciun’avvertenza al riguardo.12Bureau C, Poirson H, Péron JM, Vinel JP.,“Gabapentine-induced acute hepatitis”, GastroenterolClin Biol, 27, 2003, pp. 1169-70.13 Lathers CM, Schraeder PL., “Clinical pharmacology:drugs as a benefit and/or risk in sudden unexpecteddeath in epilepsy?”, J Clin Pharmacol, 42(2), 2002, pp.123-136.14 Patorno E, Bohn RL, Wahl PM, Avorn J, PatrickAR, Liu J, Schneeweiss S., “Anticonvulsantme<strong>di</strong>cations and the risk of suicide, attempted suicide,or violent death”, JAMA, 303(14), 2010, pp. 1401-9.15 FDA/Center for Drug Evaluation and Research,“Information for Healthcare Professionals Suicidalityand Antiepileptic Drugs”, January 31, 2008,http://www.fda.gov/ohrms/dockets/ac/08/briefing/2008-4344b1_10_01_Trileptal%20Healthcare%20Professional%20Notice.pdfhaRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 234


La Quetiapina 16 è un derivato <strong>di</strong>benzotiazepinicoappartenente alla categoria degli antipsicotici <strong>di</strong>nuova generazione, noti anche come antipsicotici“atipici”, per la caratteristica <strong>di</strong> possedere uneffetto <strong>di</strong> antagonismo sui recettori serotoninergici5-HT2 e <strong>di</strong> bloccare il recettore dopaminergici D2con minore affinità rispetto agli antipsicotici tipicio <strong>di</strong> prima generazione, per i quali sono <strong>di</strong>venutiuna valida alternativa in virtù dei minori effetticollaterali, soprattutto extrapiramidali (<strong>di</strong>stoniaacuta, acatisia, parkinsonismo, <strong>di</strong>scinesia tar<strong>di</strong>va erabbit syndrome o “sindrome del coniglio”, checonsiste in contrazioni involontarie e continue deimuscoli periorali). L’uso <strong>di</strong> questo farmaco èin<strong>di</strong>cato nei pazienti adulti affetti da psicosi acutee croniche e viene utilizzato come trattamento <strong>di</strong>prima linea <strong>della</strong> schizofrenia, sia negli episo<strong>di</strong>acuti sia nelle reci<strong>di</strong>ve 17 , e per la terapia degliepiso<strong>di</strong> <strong>di</strong> mania associati a <strong>di</strong>sturbo bipolare 18 , inmonoterapia o come terapia aggiuntiva al litio oall’acido valproico. Al contrario degli altriantipsicotici, la Quetiapina è risultata efficace neltrattamento <strong>della</strong> depressione bipolare 19 e pertantoviene utilizzata per la terapia degli episo<strong>di</strong>depressivi maggiori associati al <strong>di</strong>sturbo bipolare,ricalcando l’impiego off-label del Gabapentin nei<strong>di</strong>sturbi bipolari.16 Misra LK, Erpenbach JE, Hamlyn H, Fuller WC.,“Quetiapine: a new atypical antipsychotic,” S. D. J.Med., 51, 1998, pp. 189-193.17Baldwin CM, Scott LJ., “Quetiapine extendedrelease: in schizophrenia”, CNS Drugs, 23, 2009, pp.261-269.18 Vieta E, Mullen J, Brecher M, et al., “Quetiapinemonotherapy for mania associated with bipolar<strong>di</strong>sorder: combined analysis of two international,double-blind, randomised, placebo-controlled stu<strong>di</strong>es”,Curr Med Res Opin, 21, 2005, pp. 923-934.19 Sajatovic M., Mullen J.A., Sweitzer D.E., “Efficacyof quetiapine and risperidone against depressivesymptoms in outpatients with psychosis”, J ClinPsychiatry, 63, 2002, pp. 1156-1163.Recentemente le in<strong>di</strong>cazioni <strong>della</strong> Quetiapina,nella formulazione a rilascio prolungato, sonostate estese al trattamento aggiuntivo <strong>di</strong> episo<strong>di</strong>depressivi maggiori nei pazienti con DisturboDepressivo Maggiore (MDD) con risposta subottimalealla monoterapia con farmaciantidepressivi (Gazzetta Ufficiale n. 168 del 21luglio 2011).L’effetto terapeutico <strong>della</strong> Quetiapina è dovutoall’azione antagonista su un ampio spettro <strong>di</strong>recettori neurotrasmettitoriali a livello del sistemanervoso centrale. Mostra un’elevata affinità per irecettori cerebrali serotoninergici (5HT2),dopaminergici D1 e D2, istaminergici (H1) ed α1-adrenergici, un’affinità minore per i recettori α2-adrenergici, mentre non ha un’elevata affinità peri recettori colinergici muscarinici e per i recettoribenzo<strong>di</strong>azepinici 20 . L’efficacia nel trattamento deisintomi psicotici e <strong>di</strong> quelli maniacali è dovutaprincipalmente all’azione antagonista sui recettoriper la dopamina <strong>di</strong> tipo D2, la cui stimolazione haun ruolo fondamentale nella genesi dei sintomipositivi <strong>della</strong> schizofrenia e dei sintomimaniacali 21 . A tale azione terapeutica contribuiscel’antagonismo recettoriale per i recettori 5HT2verso cui la Quetiapina mostra una maggioreaffinità rispetto ai recettori D2. Questacaratteristica, in aggiunta alla rapida <strong>di</strong>ssociazionedai recettori D2, spiega la ridotta tendenza a<strong>di</strong>ndurre reazioni extrapiramidali che <strong>di</strong>fferenzia gliantipsicotici atipici da quelli tipici 22 .20 Goldstein JM., “The new generation of antipsychoticdrugs: how atypical are they?”, Int JNeuropsychopharmacol, 3, 2000, pp. 339-349.21 Abi-Dargham A, Gil R, Krystal J, et al., ”Increasedstriatal dopamine transmission in schizophrenia:confirmation in a second cohort”, Am J Psychiatry,155, 1998, pp. 761-767.22 Nemeroff CB, Kinkead B, Goldstein J., “Quetiapine:preclinical stu<strong>di</strong>es, pharmacokinetics, drugRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 235


L’efficacia antidepressiva <strong>della</strong> Quetiapina neltrattamento <strong>della</strong> depressione bipolare è dovutaalla formazione del metabolita attivonorquetiapina. Secondo l’ipotesi monoaminergica,la depressione è caratterizzata da una riduzionedei livelli <strong>di</strong> tre neurotrasmettitori: dopamina,serotonina e noradrenalina 23 . La norquetiapina,inibendo il trasportatore presinaptico <strong>della</strong>noradrenalina (norepinephrine transporter, NET),impe<strong>di</strong>sce il reuptake del neurotrasmettitore edantagonizza la riduzione dei livelli sinaptici <strong>di</strong>noradrenalina 24 , spiegando l’effetto antidepressivodel farmaco.La Quetiapina presenta molti effetti collaterali, mapochi sono quelli gravi che possono mettere inpericolo la vita. Le più comuni reazioni avverseosservate sono sonnolenza e sedazione, vertigini,secchezza delle fauci, astenia lieve, stipsi,tachicar<strong>di</strong>a ed ipotensione ortostatica,iperglicemia o esacerbazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete preesistente,aumento dei trigliceri<strong>di</strong> e del colesterolototale e LDL e <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> HDL, <strong>di</strong>sfagia e<strong>di</strong>spepsia. Inoltre, come gli altri antipsicotici,l’uso <strong>di</strong> Quetiapina può essere associato a<strong>di</strong>ncremento ponderale, sincope, sindromeneurolettica maligna (ipertermia, alterazione dellostato mentale, rigi<strong>di</strong>tà muscolare, instabilità delsistema nervoso autonomo e aumento <strong>della</strong>creatinina fosfochinasi), leucopenia, neutropenia,tromboembolismo venoso ed edema periferico.interactions, and dosing”, J Clin Psychiatry, 63(Suppl13), 2002, pp. 5-11.23Sanchez-Moreno J., Martinez-Aran A., Tabarés-Seisdedos R., et al., “Functioning and <strong>di</strong>sability inbipolar <strong>di</strong>sorder: an extensive review”, PsychotherPsychosom, 78, 2009, pp. 285-297.24 Jensen NH, Rodriguiz RM, Caron MG, et al., “Ndesalkylquetiapine,a potent norepinephrine reuptakeinhibitor and partial 5-HT1A agonist, as putativeme<strong>di</strong>ator of quetiapine’s antidepressant activity”,Neuropsychopharmacology, 33, 2008, pp. 2303-12.Alcuni pazienti trattati con Quetiapina hannopresentato una riduzione dose-<strong>di</strong>pendente deilivelli <strong>di</strong> triiodotironina (T3) e tiroxina totale (T4),risoltisi con la sospensione del trattamento 25 . Isegni ed i sintomi che si possono manifestare incaso <strong>di</strong> sovradosaggio del farmaco sonoimputabili ad un aumentato effetto farmacologicosui recettori bersaglio, quali sonnolenza esedazione (per blocco dei recettori H1dell’istamina), tachicar<strong>di</strong>a ed ipotensione (perblocco dei recettori α1-adrenergici) 26 , ma i casi <strong>di</strong>morte o coma da sovradosaggio <strong>della</strong> solaQuetiapina sono stati molto rari 27 . Tuttavia, incaso <strong>di</strong> overdose, si possono manifestare effetticollaterali car<strong>di</strong>ovascolari, in particolareprolungamento dell’intervallo QT, che richiedonoil monitoraggio continuo fino alla guarigione delpaziente 28 , con un rischio maggiore per i pazienticon preesistenti malattie car<strong>di</strong>ovascolari o con unastoria familiare <strong>di</strong> prolungamento dell’intervalloQT.Nonostante la sua relativa sicurezza, si sonoregistrati casi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o dovuti alla Quetiapina,da sola o più spesso in associazione ad altrifarmaci 29 . La depressione nel <strong>di</strong>sturbo bipolare <strong>di</strong>25 Ramaswamy S, Sid<strong>di</strong>qui Z, Saharan S, Gabel TL,Bhatia SC., “Quetiapine-induced hypothyroi<strong>di</strong>sm,Journal of Psychiatry and Neuroscience, 30(1), 2005,p. 57.26 Pollak PT, Zbuk K., “Quetiapine fumarate overdose:clinical and pharmacokinetic lessons from extremecon<strong>di</strong>tions”, Clin. Pharmacol. Ther., 68, 2000, pp. 92-97.27 Fernandes PP, Marcil WA., “Death associated withquetiapine overdose”, Am. J. Psychiatry, 159, 2002, p.2114.28 Hunfeld NG,. Westerman EM, Boswijk DJ, de HaasJA, van Putten MJ, Touw DJ,.”Quetiapine inoverdosage: a clinical and pharmacokinetic analysis of14 cases”, Therapeutic Drug Monitoring, 28, 2006, pp.185–189.29Langman LJ, Kaliciak HA, Carlyle S., “FatalOverdoses Associated with Quetiapine”, Journal ofAnalytical Toxicology, 28, 2004, pp. 520-525.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 236


per sé è associata ad un aumento del rischio <strong>di</strong>ideazione suicidaria, comportamenti autolesivi esuici<strong>di</strong>o, che risulta maggiore durante le fasiprecoci <strong>di</strong> remissione in seguito a terapiafarmacologica, suggerendo uno strettomonitoraggio dei pazienti fino a quando non si siaraggiunto un miglioramento stabile.Il National Institute of Health statunitense, inoltre,sconsiglia l’uso <strong>della</strong> Quetiapina nei pazienti <strong>di</strong>età inferiore ai 25 anni affetti da depressione o daaltri <strong>di</strong>sturbi mentali, in quanto stu<strong>di</strong> cliniciattestano che in questa fascia d’età è più probabileche si sviluppino pensieri suici<strong>di</strong> o autolesivi eche si pianifichino e si mettano in atto tentativi <strong>di</strong>suici<strong>di</strong>o 30 .Obiettivo <strong>di</strong> questo lavoro è valutare, attraversol’analisi <strong>della</strong> letteratura scientifica <strong>di</strong>sponibile, illegame esistente tra l’assunzione <strong>di</strong> Gabapentine/o Quetiapina ed il rischio del manifestarsi <strong>di</strong>ideazione e/o comportamenti suicidari (tentativi <strong>di</strong>suici<strong>di</strong>o e suici<strong>di</strong>o) al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare unpossibile meccanismo d’azione che possa spiegarel’eventuale aumento del rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>oassociato all’utilizzo dei suddetti farmaci. Altroaspetto considerato è il possibile utilizzo <strong>di</strong> questifarmaci come mezzo per porre in atto tentativi <strong>di</strong>suici<strong>di</strong>o o il suici<strong>di</strong>o.In conclusione, si propongono delleconsiderazioni sulla possibilità <strong>di</strong> ridurre oprevenire il rischio <strong>di</strong> comportamenti suicidari neipazienti in terapia con Gabapentin e Quetiapina.30 National Institute of Health, “Medline guidelines forQuetiapine”, consultabile al sito:http://www.nlm.nih.gov/medlineplus/druginfo/meds/a698019.html2. Materiali e meto<strong>di</strong>.È stata effettuata una review delle pubblicazioniscientifiche in cui si analizzano gli effetticollaterali del Gabapentin e <strong>della</strong> Quetiapina enello specifico quelle in cui si valuta il rischio <strong>di</strong>suici<strong>di</strong>o correlato all’uso <strong>di</strong> questi farmaci. Glistu<strong>di</strong> sono stati identificati me<strong>di</strong>ante una ricercacomputerizzata nel database bibliografico <strong>di</strong>PubMed che contiene informazioni sullaletteratura scientifica biome<strong>di</strong>ca. La strategia <strong>di</strong>ricerca delle pubblicazioni scientifiche inerenti èbasata sulle parole chiave: “Gabapentin”,“Quetiapina”, “effetti collaterali”, “rischio <strong>di</strong>suici<strong>di</strong>o”, “tentativo <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o e suici<strong>di</strong>o”,“autolesionismo”, “avvelenamento”, “overdose”,“tossicità”, “meccanismo d’azione”.Si sono in<strong>di</strong>viduate un totale <strong>di</strong> 18 pubblicazionicorrispondenti ai criteri <strong>di</strong> ricerca stabiliti e, <strong>di</strong>queste, 12 riguardano il Gabapentin e 6 laQuetiapina. Gli stu<strong>di</strong> sono stati criticamentevalutati per quanto riguarda la loro qualità ed iloro risultati che sono riportati in manierasintetica, accompagnati dalla sintesi delle prove asostegno e da brevi commenti.Infine, dall’analisi critica dei dati derivati dallarevisione <strong>di</strong> tutti gli stu<strong>di</strong> considerati, si traggonodelle conclusioni sulla sussistenza o meno delrischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o connesso alla terapia conGabapentin e Quetiapina e sulla possibilitàeventualmente <strong>di</strong> prevenire tale rischio.3. Risultati.Il 31 gennaio 2008 la Food and DrugAdministration (FDA) ha emesso un avviso <strong>di</strong>pericolosità per un aumentato rischio <strong>di</strong> pensieri e<strong>di</strong> comportamenti suicidari nei pazienti inRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 237


trattamento con farmaci antiepilettici 31 . Ladecisione dell’Agenzia per il controllo dei farmacidegli Stati Uniti era basata su una meta-analisi deidati <strong>di</strong> 199 stu<strong>di</strong> relativi ad 11 farmaciantiepilettici (Carbamazepina, Felbamato,Gabapentin, Lamotrigina, Levetiracetam,Oxcarbazepina, Pregabalin, Tiagabina,Topiramato, Valproato, Zonisamide) 32 (pubblicatail 23 maggio 2008). L’analisi riguardava un totale<strong>di</strong> 43.892 pazienti <strong>di</strong> età superiore ai 5 anni, <strong>di</strong> cui27.863 sottoposti a trattamento con uno deifarmaci considerati e 16.029 riceventi un placebo.Gli endpoints considerati erano l’ideazionesuicida ed i comportamenti suicidari (suici<strong>di</strong>ocompleto, tentativo <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o ed atti preparatorial suici<strong>di</strong>o). Furono rilevati 4 suici<strong>di</strong> completi nelgruppo dei pazienti sottoposti a trattamento enessuno nel gruppo placebo, 30 tentativi <strong>di</strong>suici<strong>di</strong>o nei trattati e 8 nel gruppo placebo, 3 ed 1atto preparatorio rispettivamente, mentrel’ideazione suicida fu riscontrata in 67 pazientitrattati ed in 29 controlli. Dall’analisi dei datirisultava un rischio circa doppio <strong>di</strong> ideazione ocomportamento suicidario nei pazienti trattati conantiepilettici (rischio stimato 0,43%) rispetto aipazienti riceventi placebo (rischio stimato 0,24%).L’odds ratio (OR) per i pazienti sottoposti aterapia rispetto a quelli sottoposti a placebo erapari a 1,80 (intervallo <strong>di</strong> confidenza al 95%, CI:1,24; 2,66), con un valore maggiore per il31 FDA/Center for Drug Evaluation and Research,“Information for Healthcare Professionals Suicidalityand Antiepileptic Drugs”, January 31, 2008,http://www.fda.gov/ohrms/dockets/ac/08/briefing/2008-4344b1_10_01_Trileptal%20Healthcare%20Professional%20Notice.pdf32 FDA, “Statistical review and evaluation:antiepileptic drugs and suicidality”, May 23, 2008,http://www.fda.gov/ohrms/dockets/ac/08/briefing/2008-4372b1-01-FDA.pdfcomportamento suicidario rispetto all’ideazione[OR 2,92 (95% CI: 1,44; 6,47)/ OR 1,45 (95% CI:0,93; 2,30)]. Il sottogruppo <strong>di</strong> pazienti sottoposti atrattamento per la cura dell’epilessia presentavaun odds ratio <strong>di</strong> 3,53 (95% CI: 1,28; 12,10),superiore a quello dei trattati per in<strong>di</strong>cazionipsichiatriche [OR 1,51 (95% CI: 0,95; 2,45)] o peraltre in<strong>di</strong>cazioni [1,87 (95% CI: 0,81; 4,76)],mentre nel gruppo placebo erano i pazientipsichiatrici a mostrare un maggior rischio <strong>di</strong>eventi. L’aumento del rischio <strong>di</strong> eventi correlati alsuici<strong>di</strong>o cominciava a manifestarsi una settimanadopo l’inizio <strong>della</strong> somministrazionedell’antiepilettico e continuava per le 24 settimanesuccessive.La conclusione dello stu<strong>di</strong>o asseriva l’esistenza <strong>di</strong>un aumento statisticamente significativo delrischio <strong>di</strong> ideazione o comportamento suicidarioper tutti gli 11 farmaci sottoposti all’analisi, con1,9/1000 pazienti (95% CI: 0,6; 3,9) in più chepresentano eventi correlati al suici<strong>di</strong>o nel gruppodei trattati rispetto a quelli sottoposti a placebo.Un limite dello stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> FDA è rappresentatodal fatto che non in<strong>di</strong>ca il rischio specificoassociato ai singoli principi attivi. Dall’analisi deidati riportati nel documento 33 si può soloravvisare che i pazienti in terapia con Gabapentinerano 2.903 (10% del totale dei trattati conantiepilettici) ed il relativo gruppo <strong>di</strong> controllo cheassumeva placebo era composto da 2.029in<strong>di</strong>vidui (13% del totale), con il 30% cheassumeva il farmaco per trattare l’epilessia, il 7%per in<strong>di</strong>cazioni psichiatriche ed il restante 63%per altri tipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi. Gli eventi correlati alsuici<strong>di</strong>o risultavano 2 nel gruppo in terapia ed 1nel gruppo placebo, con un valore <strong>di</strong> odds ratio <strong>di</strong>33 Ibidem.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 238


1,57 (95% CI: 0,12; 47,66), in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> unrischio <strong>di</strong> ideazione o comportamento suicidarioaumentato nei trattati. Oltre all’impossibilità <strong>di</strong>trarre conclusioni specifiche sulla sicurezza deisingoli farmaci, dato lo scarso numero <strong>di</strong> eventi el’uso frequente <strong>di</strong> più farmaci con <strong>di</strong>versimeccanismi d’azione da parte dei pazienti, ilmetodo utilizzato dagli esperti <strong>della</strong> FDApresentava altre limitazioni. In primo luogo, icriteri <strong>di</strong> selezione degli stu<strong>di</strong> da includere nellameta-analisi prevedevano l’eliminazione <strong>di</strong> quelliin cui non si erano registrati eventi correlati alsuici<strong>di</strong>o, con la conseguente esagerazione nellastima del rischio connesso all’utilizzo dei farmaci.Inoltre, la popolazione oggetto dello stu<strong>di</strong>opresentava un aumentato rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>oin<strong>di</strong>pendentemente dall’uso dei farmaci. È<strong>di</strong>mostrato, infatti, che nei pazienti con epilessia ilsuici<strong>di</strong>o è 3-4 volte più frequente che nellapopolazione generale, con un aumento ancoramaggiore in caso <strong>di</strong> associazione con <strong>di</strong>sturbipsichiatrici (10 volte) 34 , e che l’ideazione ed icomportamenti suicidari sono più frequenti incaso <strong>di</strong> depressione, <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni <strong>della</strong> personalità,schizofrenia e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni mentali organici 35 ed incaso <strong>di</strong> malattie e dolore cronici 36 .34 Jones JE, Hermann BP, Barry JJ, et al., “Rates andrisk factors for suicide, suicidal ideation, and suicideattempts in chronic epilepsy”, Epilepsy Behav, 4, 2003,pp. S31-8.35 Sareen J, Houlahan T, Cox BJ, Asmundson GJG.,“Anxiety <strong>di</strong>sorders associated with suicidal ideationand suicide attempts in the National Comorbi<strong>di</strong>tySurvey”, J Nerv Ment Dis, 193, 2005, pp. 450-54;Goodwin RD and Roy-Byrne P., “Panic and suicidalideation and suicide attempts: Results from theNational Comorbi<strong>di</strong>ty Survey”, Depress Anxiety, 23,2006, pp. 124-132.36 Tang NKY, Crane C., “Suicidality in chronic pain: areview of the prevalence, risk factors andpsychological links”, Psychol Med, 36, 2006, pp. 575-86.A causa <strong>di</strong> queste limitazioni sono stati effettuatiulteriori stu<strong>di</strong> per valutare in maniera piùapprofon<strong>di</strong>ta la questione (vedasi figura 1).Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Patorno et al. 37prendeva inconsiderazione i pazienti <strong>di</strong> età superiore ai 15anni che avevano iniziato la terapia con unospecifico farmaco antiepilettico (Carbamazepina,Etosuccimide, Felbamato, Gabapentin,Lamotrigina, Levetiracetam, Oxcarbazepina,Fenobarbital, Fenitoina, Pregabalin, PrimidoneTiagabina, Topiramato, Valproato, Zonisamide),tra luglio 2001 e <strong>di</strong>cembre 2006 (dati ottenutidall’HealthCore Integrated Research Database-HIRD), per valutare il loro rischio <strong>di</strong> atti suicidarie <strong>di</strong> atti suicidari e morte violenta combinati,rispetto al rischio dei pazienti che seguivano unaterapia con un farmaco antiepilettico <strong>di</strong>riferimento, Topiramato e Carbamazepina.Analizzando i dati relativi a 297.620 nuoviepiso<strong>di</strong> <strong>di</strong> trattamento con un antiepilettico, iricercatori hanno riscontrato 26 casi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>ocompleto, 801 tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o e 41 mortiviolente. Il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, rispetto alTopiramato, è risultato aumentato per Gabapentin(hazard ratio, HR=1,42, intervallo <strong>di</strong> confidenzaal 95%, CI, 1,11-1,80), Lamotrigina (HR=1,84,95% CI, 1,43-2,37), Oxcarbazepina (HR=2,07,95% CI, 1,52-2,80), Tiagabina (HR=2,41, 95%CI, 1,65-3,52) e Valproato (HR=1,65, 95% CI,1,25-2,19). Le analisi che includevano anche lamorte violenta hanno prodotto risultati simili.Dallo stu<strong>di</strong>o è risultato inoltre che i pazienti cheutilizzavano Gabapentin, in confronto a quellitrattati con Carbamazepina, presentavano un37 Patorno E., Bohn R.L., Wahl P.M., Avorn J., PatrickA.R., Liu J., Schneeweiss S., “Anticonvulsantme<strong>di</strong>cations and the risk of suicide, attempted suicide,or violent death”, JAMA, 303(14), 2010, pp. 1401-9.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 239


ischio aumentato nei sottogruppi più giovani epiù anziani, nei pazienti con <strong>di</strong>sturbi dell’umore,con epilessia o crisi convulsive. Dai dati sideduceva che l’uso <strong>di</strong> Gabapentin, Lamotrigina,Oxcarbazepina e Tiagabina può essere associatoad un aumentato rischio <strong>di</strong> atti suicidari o <strong>di</strong> morteviolenta, rispetto all’uso <strong>di</strong> Topiramato,rappresentante quin<strong>di</strong> il farmaco antiepiletticomigliore.In accordo con questo stu<strong>di</strong>o si sono postiZiemba, O’Carroll et al. 38 , i quali hannosottoposto a revisione critica le prove <strong>di</strong>sponibilisul rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o in pazienti adulti affettiepilessia e che assumevano farmaci antiepiletticiin monoterapia. Sulla base <strong>di</strong> questa valutazionecritica, il Gabapentin è risultato essere un farmacoche può aumentare il rischio <strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong>suici<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o completo in questo gruppo<strong>di</strong> pazienti.Lo stu<strong>di</strong>o osservazionale <strong>di</strong> Andersohn, Schade,Willich, Garbe 39 ha ricercato, attraverso l’analisidei dati dell’United Kingdom General PracticeResearch Database, l’esistenza <strong>di</strong> un aumento delrischio <strong>di</strong> ideazione e <strong>di</strong> comportamenti suicidariassociato alla terapia con <strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong> farmaciantiepilettici. I farmaci stu<strong>di</strong>ati sono staticlassificati in 4 gruppi: barbiturici, antiepiletticiconvenzionali, nuovi antiepilettici con basso(lamotrigina, gabapentin , pregabalin,oxcarbazepina) o alto (levetiracetam, tiagabina,topiramato, vigabatrin) potenziale <strong>di</strong> causare38Ziemba K.S., O’Carroll C.B., Drazkowski J.F.,Wingerchuk D.M., Hoffman-Snyder C., Wellik K.E.,Demaerschalk BM., “Do antiepileptic drugs increasethe risk of suicidality in adult patients with epilepsy?: acritically appraised topic”, Neurologist, 16(5), 2010,pp. 325-328.39 Andersohn F., Schade R., Willich S.N., Garbe E.,“Use of antiepileptic drugs in epilepsy and the risk ofdepressione. Lo stu<strong>di</strong>o ha interessato 44.300pazienti affetti da epilessia e sottoposti atrattamento tra il 1990 ed il 2005 ed 8.962controlli <strong>di</strong> pari età e sesso. Nel gruppo dei trattatisi sono verificati 453 casi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o o <strong>di</strong>autolesionismo.I risultati in<strong>di</strong>cavano che l’uso dei nuovi farmaciantiepilettici ad alto potenziale <strong>di</strong> causaredepressione era associato ad un rischio <strong>di</strong>autolesionismo o comportamento suicidario 3volte maggiore (OR=3,08; 95% CI 1,22-7,77)rispetto all’assenza <strong>di</strong> terapia nell’ultimo anno. Alcontrario l’uso <strong>di</strong> barbiturici (OR=0,66, 95% CI0,25-1,73), <strong>di</strong> farmaci antiepilettici convenzionali(OR=0,74, 95% CI 0,53-1,03) o <strong>di</strong> nuoviantiepilettici a basso rischio <strong>di</strong> indurredepressione (OR=0,87, 95% CI 0,47-1,59) èrisultato non essere associato ad un aumento delrischio rispetto ai controlli. Quin<strong>di</strong>, tali risultatievidenziavano un aumento del rischio <strong>di</strong>comportamento suicidario o <strong>di</strong> autolesionismo peri farmaci con un maggior potenziale <strong>di</strong> indurresintomi depressivi nel corso del loro utilizzo nellapratica clinica.Collins and McFarland 40hanno paragonato iltasso <strong>di</strong> tentativo <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>ocompleto in 12.662 pazienti affetti da <strong>di</strong>sturbobipolare trattati con Litio (25% dei soggetti),Gabapentin (32%), Divalproex (33%) eCarbamazepina (3%) tra il 1998 e il 2003. I dati,derivati dall’Oregon Me<strong>di</strong>caid me<strong>di</strong>cal claimsdatabase, riportavano 11 morti per suici<strong>di</strong>o e 79tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o. Rispetto al Litio, Divalproexself-harm or suicidal behavior”, Neurology, 75(4),2010, pp. 335-340.40 Collins J.C., McFarland B.H., “Divalproex, lithiumand suicide among Me<strong>di</strong>caid patients with bipolar<strong>di</strong>sorder”, Journal of Affective Disord, 107(1-3), 2008,pp. 23-28.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 240


presentava un tasso <strong>di</strong> tentato suici<strong>di</strong>o maggiore(hazard ratio=2,7; p


l’inizio <strong>della</strong> terapia con Gabapentin, non sievidenziava una <strong>di</strong>fferenza significativa nel tasso<strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o (3,48/1000 pazienti-anno[PY] versus 3,45/1000 PY), <strong>di</strong>mostrando che ilfarmaco non era associato ad un incremento delrischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o. Inoltre, tra i pazientipsichiatrici si osservò una riduzionestatisticamente significativa del tasso a seguito<strong>della</strong> prescrizione del Gabapentin, mentre nessuneffetto fu riscontrato nei pazienti non psichiatrici(47,85/1000 PY vs 31,46/1000 PY nei <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nibipolari, 17,30/1000 PY vs 12,66/1000 PY nel<strong>di</strong>sturbo depressivo maggiore, 12,84/1000 PY vs10,14/1000 PY negli altri <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni psichiatrici,costante sul valore <strong>di</strong> 3/1000 PY nei pazienti condolore). Il risultato in<strong>di</strong>cava un possibile effettoprotettivo del Gabapentin nei pazienti a maggiorrischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o (i pazienti psichiatricipresentano un rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o 5 volte maggiorerispetto ai pazienti non psichiatrici). Ancheescludendo dall’analisi i pazienti che assumevanocontemporaneamente altri farmaci, non fu rilevatoun aumento del rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o associato allaterapia con Gabapentin (tasso <strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong>suici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 0,30/1000 PY prima <strong>della</strong> prescrizionee <strong>di</strong> 0,16/1000 PY dopo l’inizio <strong>della</strong> terapia). Inbase ai risultati gli autori attestavano la mancanza<strong>di</strong> un incremento del rischio <strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>oassociato al Gabapentin ed anzi ne sostenevanouna <strong>di</strong>minuzione nei pazienti psichiatrici.Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> VanCott et al. 43analizzava larelazione tra i comportamenti correlati al suici<strong>di</strong>oe l’assunzione in monoterapia <strong>di</strong> farmaci43 VanCott AC, Cramer JA, Copeland LA, Zeber JE,Steinman MA, Dersh JJ, Glickman ME, MortensenEM, Amuan ME, Pugh MJ., “Suicide-related behaviorsin older patients with new anti-epileptic drug use: datafrom the VA hospital system”, BMC Med, 8, 2010, pp.1–7.antiepilettici <strong>di</strong> nuova generazione in una coorte<strong>di</strong> veterani <strong>di</strong> età superiore ai 66 anni <strong>della</strong>Veterans Health Administration (VA). Dei112.096 in<strong>di</strong>vidui assumenti una terapia con unantiepilettico [Gabapentin (76,8%), Fenitoina(7,0%), Fenobarbital/Primidone (6,6%), Valproato(5,9%), Carbamazepina (3,1%) e Levetiracetam oLamotrigina (0,6%)], 64 presentavanocomportamenti correlati al suici<strong>di</strong>o. Prima <strong>della</strong>prescrizione dei farmaci, la <strong>di</strong>agnosi più frequenteera il dolore cronico (85,7%) seguito dallademenza (12%). L’associazione del dolore concomportamenti correlati al suici<strong>di</strong>o non risultavastatisticamente significativa (P=0,14), al contrario<strong>della</strong> demenza (42,2% <strong>di</strong> comportamenti suicidarinei pazienti con demenza e 25,8% nei pazientisenza; P


ispetto al Gabapentin (OR=10,2, 95% CI=1,1-97,0), in<strong>di</strong>cante la necessità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su uncampione più ampio per poter valutare il rischio<strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o eventualmente correlato al trattamentocon i farmaci antiepilettici <strong>di</strong> uso meno comune.Sussiste incertezza sull’eventuale meccanismod’azione che induce comportamenti suicidari neipazienti che assumono farmaci antiepilettici ed, inparticolare, il Gabapentin. Gli stu<strong>di</strong> su questoargomento sono scarsi e riguardano soprattuttopazienti epilettici. La maggior parte delle teorieproposte si basa sul riscontro che i farmaciantiepilettici hanno vari effetti psicotropi 44 , tra cuicambiamenti d’umore e del comportamento 45 .Ketter, Post e Theodore 46 classificano i farmaciantiepilettici in due categorie in base al loroprofilo d’azione psicotropo predominante. Ungruppo, comprendente Barbiturici,Benzo<strong>di</strong>azepine, Valproato, Gabapentin,Tiagabina e Vigabatrin, agisce attraverso ilpotenziamento <strong>della</strong> neurotrasmissione inibitoriame<strong>di</strong>ata dall’acido gamma-aminobutirrico(GABA) con un effetto sedativo associato arallentamento cognitivo, fatica, aumento <strong>di</strong> pesoed eventuali effetti ansiolitici ed antimaniacali.L’altro gruppo, comprendente Felbamato eLamotrigina, me<strong>di</strong>ante l’influenza sullaneurotrasmissione eccitatoria del glutammato, haeffetti attivanti con per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso e possibilieffetti ansiogeni ed antidepressivi. Quin<strong>di</strong>, imigliori risultati psichiatrici potrebberoraggiungersi con farmaci prevalentemente44 Ettinger AB., “Psychotropic effects of antiepilepticdrugs”, Neurology, 67(11), 2006, pp. 1916-1925.45 Schmitz B., “Effects of antiepileptic drugs on moodand behavior”, Epilepsia, 47(suppl 2), 2006, pp. 28-33.46 Ketter TA, Post RM, Theodore WH., “Positive andnegative psychiatric effects of antiepileptic drugs inpatients with seizure <strong>di</strong>sorders”, Neurology,53(5)(suppl 2), 1999, pp. 53-67.GABAergici ad effetto sedativo nei pazienti consintomi <strong>di</strong> eccitazione (insonnia, agitazione, ansia,pensieri ricorrenti, per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso) e con farmaciprevalentemente antiglutamatergici ad effettoattivante in quelli sedati o anergici (ipersonnia,stanchezza, apatia, depressione, rallentamentocognitivo, aumento <strong>di</strong> peso).Sulla scorta <strong>di</strong> questa teoria, Reijs , Aldenkamp,De Krom 47hanno realizzato una review pervalutare se gli effetti sull’umore dei farmaciantiepilettici fossero o meno legati ai meccanismid’azione anticonvulsivanti. I risultati in<strong>di</strong>cavanol’esistenza <strong>di</strong> un rapporto tra i meccanismid’azione anticonvulsivanti dei farmaci ed effettisull’umore, in particolare quando i farmaciavevano un effetto prolungato sui meccanismineuronali <strong>di</strong> rilascio del neurotrasmettitoreinibitorio o eccitatorio. Comunque la qualità delleprove non permetteva <strong>di</strong> concludere con assolutacertezza che gli effetti collaterali legati ai farmaciantiepilettici fossero dovuti completamenteall’azione GABAergica ed antiglutamatergica,soprattutto perché molti agenti presentanomolteplici meccanismi d’azione anticonvulsivanteche rendono <strong>di</strong>fficile lo stu<strong>di</strong>o dei loro effettifarmacologici.La teoria <strong>di</strong> Ketter et al. è stata ripresa daKalinin 48 , il quale sosteneva che, oltre aimeccanismi d’azione GABAergico edantiglutamatergico, per spiegare gli effettipsicotropi dei farmaci antiepilettici dovrebberoessere considerati altri meccanismi neurochimicied, in particolare, il meccanismo serotoninergico.Secondo l’autore, la letteratura <strong>di</strong>mostrava un47 Reijs R, Aldenkamp AP, De Krom M., “Moodeffects of antiepileptic drugs”, Epilepsy Behav, 5(suppl1), 2004, pp. S66-76.48 Kalinin VV., “Suicidality and antiepileptic drugs: isthere a link?”, Drug Saf., 30(2), 2007, pp. 123-142.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 243


legame tra le alterazioni del metabolismo <strong>della</strong>serotonina e la patogenesi del comportamentosuicida e, quin<strong>di</strong>, i <strong>di</strong>sturbi del metabolismo <strong>della</strong>serotonina costituirebbero un legame tra letendenze suicide, la depressione e l’epilessia. Inbase all’effetto sulla trasmissione serotoninergica,i <strong>di</strong>versi farmaci antiepilettici potrebbero avere<strong>di</strong>versa influenza sull’umore e sul rischio <strong>di</strong>suici<strong>di</strong>o: farmaci con proprietà serotoninergicheridurrebbero il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, mentre farmaciprivi <strong>di</strong> azione serotoninergica non sarebberoefficaci nel prevenire il suici<strong>di</strong>o. In accordo conquesto principio Fenobarbital e Fenitoinasembravano essere gli unici farmaci con rischio <strong>di</strong>indurre al suici<strong>di</strong>o, mentre Carbamazepina,Oxcarbazepina, Valproato e Lamotrigina,possedendo un meccanismo d’azioneserotoninergico, miglioravano l’umore deipazienti mostrando effetti preventivi nei confrontidel suici<strong>di</strong>o. Per altri farmaci antiepilettici(Topiramato, Tiagabina, Vigabatrin,Levetiracetam e Zonisamide) la tendenza a<strong>di</strong>ndurre al suici<strong>di</strong>o non è stata <strong>di</strong>mostrata,nonostante i loro effetti negativi sull’umore.Invece il Gabapentin, pur non mostrando proprietàserotoninergiche, aveva effetti positivi sull’umore.Pertanto, per l’autore, al fine <strong>di</strong> comprenderemeglio l’influenza sul suici<strong>di</strong>o dei farmaciantiepilettici, sono necessari ulteriori stu<strong>di</strong> suimeccanismi serotoninergici dei <strong>di</strong>versi farmaciper <strong>di</strong>mostrare o confutare questo modello. Questanecessità è importante soprattutto per ilGabapentin, in quanto, sebbene abbia proprietàansiolitiche e stabilizzanti dell’umore, è risultatospesso associato a problemi comportamentali(aggressività, iperattività), soprattutto in bambinicon ritardo mentale 49 .In letteratura esiste un’unica pubblicazione cheriporta l’utilizzo del Gabapentin come mezzo perporre in atto il suici<strong>di</strong>o 50 , in quanto il suo profilo<strong>di</strong> effetti collaterali è relativamente sicuro e non siè osservato pericolo <strong>di</strong> vita per il paziente consovradosaggi fino a 49 g. Il caso, riguardante unadonna <strong>di</strong> 62 anni affetta da depressione, è il primorapporto pubblicato <strong>di</strong> una morte dovutaesclusivamente alla tossicità del Gabapentin. Dairisultati dell’autopsia risultava che la morte erastata causata dall’ingestione intenzionale <strong>di</strong> uneccesso <strong>di</strong> Gabapentin dato che, post mortem, nelsangue periferico si rilevava solo la sua presenzaad una concentrazione <strong>di</strong> 88 mg/mL.Dall’analisi <strong>della</strong> letteratura non emergono stu<strong>di</strong>che pongano in relazione l’utilizzo <strong>della</strong>Quetiapina con un aumento del rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o,il quale potrebbe essere correlato principalmentealla patologia che costituisce l’in<strong>di</strong>cazione altrattamento (schizofrenia, <strong>di</strong>sturbo bipolare). Alcontrario, nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Aukst-Margetić,Margetić, Marsanić 51 , si descrive il caso <strong>di</strong> unpaziente affetto da <strong>di</strong>sturbo bipolare in cui leossessioni suicide, apparse in seguito all’aumentodel dosaggio <strong>della</strong> Clozapina da 150 mg/<strong>di</strong>e a 300mg/<strong>di</strong>e, sono scomparse 16 giorni dopo la49 Wolf SM, Shinnar S, Kang H, Gil KB, Moshe´ SL.,“Gabapentin toxicity in children manifesting asbehavioral changes”, Epilepsia, 36(12), 1995, pp.1203-1205; Lee DO, Steingard RJ, Cesena M, HelmersSL, Riviello JJ, Mikati MA., “Behavioral side effectsof gabapentin in children”, Epilepsia, 37(1), 1996, pp.87-90.50 Middleton O., “Suicide by gabapentin overdose”, JForensic Sci, 56(5), 2011, pp. 1373-5.51Aukst-Margetić B, Margetić B, Marsanić VB.,“Suicidal obsessions as dose dependent side-effect ofclozapine”, Psychopharmacol Bull., 44(1), 2011, pp.65-9.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 244


sostituzione <strong>di</strong> questo farmaco con Quetiapina eValproato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o.Nonostante la relativa sicurezza <strong>della</strong> Quetiapinain caso <strong>di</strong> sovradosaggio, in alcuni casi è statautilizzata per porre in atto comportamentisuicidari.La prima segnalazione <strong>della</strong> presenza <strong>di</strong>Quetiapina in campioni post mortem si ritrovanella pubblicazione <strong>di</strong> Anderson e Fritz 52 . Gliautori descrivevano i risultati dell’analisitossicologica effettuata dal Los Angeles CountyDepartment of Coroner Toxicology Laboratorysui campioni prelevati da sette casi <strong>di</strong> morteassociati all’assunzione <strong>di</strong> Quetiapina, in quattrodei quali le modalità <strong>della</strong> morte erano correlate alsuici<strong>di</strong>o. Il farmaco fu rilevato nel sangue dellecavità car<strong>di</strong>ache (sette casi), nel sangue femorale(cinque casi), nel fegato (cinque casi), nella milza(un caso), nelle urine (due casi), nella bile (trecasi) e nel contenuto gastrico (cinque casi). Lacausa <strong>della</strong> morte non era attribuibile alla solaQuetiapina, ma all’assunzione <strong>di</strong> più farmaci(Fluoxetina, Norfluoxetina, Alprazolam,Norpropossifene, Benzoilecgonina, Olanzapina,ecc), come <strong>di</strong>mostrato dalle alte concentrazioni <strong>di</strong>altri farmaci rilevate in cinque casi su sette e dallaconcentrazione del farmaco nel sangue simile aquella riscontrata in pazienti sopravvissuti (5 casi)o ad<strong>di</strong>rittura inferiore a quella terapeutica (2 casi).Fernandes e Marcil 53 hanno descritto il caso <strong>di</strong> unuomo <strong>di</strong> 52 anni affetto da schizofrenia paranoidecronica con una storia <strong>di</strong> multipli ricoveripsichiatrici e con scarsa risposta e compliance alla52 Anderson DT, Fritz KL., “Quetiapine (Seroquel)concentrations in seven postmortem cases”, J. AnalToxicol, 24(4), 2000, pp. 300-4.53 Fernandes PP, Marcil WA., “Death associated withquetiapine overdose”, Am. J. Psychiatry, 159, 2002, p.2114.terapia assunta (Quetiapina-600 mg/<strong>di</strong>e,Sertralina-100 mg/<strong>di</strong>e, Buspirone-20 mg t.i.d. edAloperidolo Decanoato-50 mg intramuscolo ogni2 settimane). In seguito ad overdose <strong>di</strong> circa10.800 mg <strong>di</strong> Quetiapina, il paziente era statoritrovato in stato comatoso ed in <strong>di</strong>stressrespiratorio acuto a cui sopraggiunse il decesso.L’autopsia svelò car<strong>di</strong>omegalia, con ipertrofiaventricolare sinistra e congestione polmonarebilaterale, la presenza <strong>di</strong> Quetiapina nel contenutogastrico ed una concentrazione sierica del farmaco<strong>di</strong> 18.300 ng/ml. Sebbene dosi superiori econcentrazioni sieriche più elevate <strong>di</strong> Quetiapinaabbiano consentito in altri casi un pieno recupero,la morte del paziente era stata favorita dallapresenza <strong>di</strong> aritmia car<strong>di</strong>aca e car<strong>di</strong>opatiaipertensiva nella sua storia clinica, a<strong>di</strong>mostrazione che la comorbi<strong>di</strong>tà me<strong>di</strong>ca puòcontribuire ad un esito fatale in caso <strong>di</strong> overdose.Langman, Kaliciak e Carlyle 54 hanno descritto 3casi <strong>di</strong> morte dovuti all’assunzione a scoposuicida <strong>di</strong> una overdose <strong>di</strong> Quetiapina. Dei 7.651casi <strong>di</strong> intossicazione riscontrati dal ToxicologyCenter of British Columbia canadese dal 2000 al2003, 26 erano dovuti all’assunzione <strong>di</strong>Quetiapina e solo in 3 casi l’autopsia in<strong>di</strong>cavanell’overdose <strong>di</strong> questo farmaco un fattore <strong>di</strong>primaria importanza nel determinare la morte. Indue casi la causa <strong>della</strong> morte fu attribuita alla solaoverdose <strong>di</strong> Quetiapina, in quanto laconcentrazione nel sangue <strong>di</strong> altri farmaci(Carbamazepina, Lorazepam, Clonazepam,Difenidramina, Bupropione, Topiramato,Ossicodone, Paroxetina) era abbondantementeinferiore a quella letale. Il terzo caso invece fu54Langman LJ, Kaliciak HA, Carlyle S., “FatalOverdoses Associated with Quetiapine”, Journal ofAnalytical Toxicology, 28, 2004, pp. 520-525.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 245


attribuito ad una overdose <strong>di</strong> un mix <strong>di</strong> farmaci(Quetiapina, Butalbital, Salicilato, Codeina), conla Quetiapina che aveva contribuito alla morte, manon ne era stata l’unica causa o quella principale.Le concentrazioni <strong>di</strong> Quetiapina riscontrate nelsangue dei tre pazienti deceduti eranoparagonabili a quelle <strong>di</strong> sopravvissuti grazie ad untempestivo intervento me<strong>di</strong>co.In uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> coorte retrospettivo, Eyer, Pfab etal. 55 hanno descritto 20 casi <strong>di</strong> overdose acuta daQuetiapina che avevano imposto il ricovero interapia intensiva tra il 2005 e il 2011. La doseme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> farmaco assunta fu <strong>di</strong> 9,8g e la severitàdell’intossicazione moderata in 9 pazienti, severain 10 e mortale in un caso. Le manifestazionicliniche riscontrate comprendevano sonnolenza ocoma (tutti i pazienti), tachicar<strong>di</strong>a (12 pazienti),ipotensione (10) ed aritmia (4). A causa <strong>di</strong>convulsioni, depressione respiratoria o per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>protezione delle vie aeree, 14 pazienti avevanorichiesto intubazione e ventilazione meccanica e15 avevano sviluppato una polmonite. In 13pazienti fu osservato un allungamento del QTc e<strong>di</strong>n uno il prolungamento dell’intervallo QRS.Ipokaliemia ed iperglicemia erano presenti almomento del ricovero rispettivamente in 10 e 5pazienti. Il delirio anticolinergico fu riscontrato in8 pazienti e 6 risposero positivamente alla terapiacon fisostigmina. Questi dati evidenziavanoun’importante tossicità associata all’overdose <strong>di</strong>Quetiapina, ma la morte può essere evitata grazieal trattamento tempestivo, come <strong>di</strong>mostratodall’unico decesso registrato.55 Eyer F, Pfab R, Felgenhauer N, Strubel T, Saugel B,Zilker T., “Clinical and analytical features of severesuicidal quetiapine overdoses: a retrospective cohortstudy”, Clin Toxicol (Phila), 49(9), 2011, pp. 846-53.Anche il caso descritto da Hustey 56 <strong>di</strong> un pazienteche, in seguito ad un overdose <strong>di</strong> Quetiapina,presentava tachicar<strong>di</strong>a, ipotensione, QTcprolungato ed una rapida progressione verso ilcoma, <strong>di</strong>mostra la possibilità <strong>di</strong> un trattamentotempestivo <strong>di</strong> salvare la vita. Infatti, grazie allasomministrazione <strong>di</strong> carbone attivo e <strong>di</strong> soluzionesalina iv ed all’intubazione, lo stato mentale delpaziente migliorò rapidamente ed il QTcprolungato e la tachicar<strong>di</strong>a si risolserocompletamente. Questo caso suggerisce lanecessità <strong>di</strong> un ricovero tempestivo in terapiaintensiva con un attento monitoraggio el’intubazione precoce dei pazienti con overdose <strong>di</strong>Quetiapina al fine <strong>di</strong> garantirne la sopravvivenza.4. Conclusioni.Dalla letteratura esaminata si evince l’incertezzariguardo al possibile incremento del rischio <strong>di</strong>suici<strong>di</strong>o associato all’utilizzo dei farmaciantiepilettici ed in particolare del Gabapentin. Lameta-analisi <strong>della</strong> FDA che ha lanciato l’allarmesu un possibile ruolo dei farmaci antiepiletticinell’indurre ideazione e comportamenti suicidarisoffre <strong>di</strong> alcune limitazioni ed esistono stu<strong>di</strong>successivi che ne hanno confutato le conclusioni.Tra le varie limitazioni è da citare soprattutto laconstatazione che la popolazione presa in esamedagli esperti <strong>della</strong> FDA è costituita da pazientiaffetti da epilessia 57 , <strong>di</strong>sturbi psichiatrici 5856 Hustey FM., “Acute quetiapine poisoning”, J EmergMed, 17(6), 1999, pp. 995-7.57 Sareen J, Houlahan T, Cox BJ, Asmundson GJG.,“Anxiety <strong>di</strong>sorders associated with suicidal ideationand suicide attempts in the National Comorbi<strong>di</strong>tySurvey”, J Nerv Ment Dis, 193, 2005, pp. 450-54.58 Goodwin RD and Roy-Byrne P., “Panic and suicidalideation and suicide attempts: Results from theNational Comorbi<strong>di</strong>ty Survey”, Depress Anxiety, 23,2006, pp. 124-132.eRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 246


dolore cronico 59 , che costituiscono malattienotoriamente associate ad un tasso <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o piùelevato rispetto alla popolazione generale ed incui è possibile che la terapia abbia un ruolo <strong>di</strong>secondo piano nell’indurre comportamentisuicidari.Nonostante ciò, il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, sebbenepossa considerarsi non elevato, deve essereattentamente valutato dai me<strong>di</strong>ci che prescrivonoil Gabapentin, contemperandolo con i potenzialibenefici che ne possono derivare, in quanto lamancata terapia potrebbe essere più pericolosa peril paziente a causa <strong>della</strong> gravità <strong>della</strong> patologiache costituisce l’in<strong>di</strong>cazione al trattamento. Sidovrebbe almeno conoscere se nella storia clinicadel paziente sono presenti episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> depressione oansia, <strong>di</strong> ideazione o comportamenti suicidari,oppure se in famiglia vi sia una storia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nipsichiatrici o dell’umore e <strong>di</strong> comportamenticorrelati al suici<strong>di</strong>o, in modo da valutarel’opportunità <strong>della</strong> terapia e <strong>di</strong> una rigidasorveglianza del paziente per in<strong>di</strong>viduareprecocemente la comparsa <strong>di</strong> eventuali segni chefacciano prevedere un rischio <strong>di</strong> atti correlati alsuici<strong>di</strong>o.Nell’ipotesi <strong>di</strong> una storia clinica personale ofamiliare positiva, qualora sia assolutamentenecessaria, la terapia deve essere comunqueinstaurata avendo cura <strong>di</strong> informare i pazienti, ecoloro che se ne prendono cura, <strong>della</strong> possibilità<strong>di</strong> un aumentato rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o associato altrattamento con Gabapentin e si dovrebbeadeguatamente istruirli a riconoscere eventualisintomi e segni <strong>di</strong> allarme (cambiamenti <strong>di</strong> umore59Ricci S, Miglino A., “Informed consent andjustification of the me<strong>di</strong>cal practice”, Me<strong>di</strong>c, 8(4),2000, pp. 191- 199.o <strong>di</strong> comportamento, depressione, ansia, attacchi<strong>di</strong> panico, agitazione, ostilità, aggressività,irrequietezza, iperattività, insonnia, presenza <strong>di</strong>pensieri o <strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o o <strong>di</strong>autolesionismo) in modo da avvertire il me<strong>di</strong>co, ilquale deve tempestivamente porre in atto tutte lemisure idonee per prevenire il suici<strong>di</strong>o, anche permezzo <strong>di</strong> un idonea terapia farmacologica.Per la Quetiapina non esistono stu<strong>di</strong> che ponganoil suo utilizzo in relazione ad un aumento delrischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, ma il tasso <strong>di</strong> suici<strong>di</strong> tra ipazienti trattati con questo farmaco è superiore aquello <strong>della</strong> popolazione generale, in quanto nel<strong>di</strong>sturbo bipolare la depressione è associata ad unaumento del rischio <strong>di</strong> ideazione suicidaria,comportamenti autolesivi e suici<strong>di</strong>o. Tale rischiorisulta essere maggiore durante le fasi precoci <strong>di</strong>remissione e durante le fasi <strong>di</strong> incremento o<strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> dose del farmaco assunta che,<strong>di</strong> conseguenza, necessitano <strong>di</strong> uno strettomonitoraggio me<strong>di</strong>co.Di contro la Quetiapina risulta essere un farmacofrequentemente utilizzato per porre in atto ilsuici<strong>di</strong>o, sebbene presenti un profilo <strong>di</strong> effetticollaterali relativamente sicuro e la possibilità <strong>di</strong>un efficace trattamento in caso <strong>di</strong> tossicità acutada sovradosaggio. Quin<strong>di</strong>, come per ilGabapentin, anche per la Quetiapina è necessariofornire un’adeguata informazione ai pazienti ed acoloro che se ne prendono cura sui rischi associatial trattamento in modo da poter tempestivamentericonoscere i sintomi (peggioramento <strong>della</strong>depressione, pensieri o tentativi <strong>di</strong> autolesionismoo <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, agitazione, attacchi <strong>di</strong> panico,insonnia, comportamenti aggressivi ed irritabilità,irrequietezza, frenesia ed impulsività) in<strong>di</strong>cativi <strong>di</strong>Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 247


un cambiamento dello stato mentale <strong>di</strong> chi laassume ed avvertire il me<strong>di</strong>co.In conclusione, sebbene esista <strong>di</strong>scordanza <strong>di</strong>opinioni riguardo al rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o correlatoall’assunzione <strong>di</strong> Gabapentin e Quetiapina, talepossibilità deve essere ben presente nellaconsiderazione del me<strong>di</strong>co che prescrive talifarmaci, il quale deve avvalersi <strong>di</strong> tutte le possibilistrategie che consentano <strong>di</strong> prevenirlo. In primoluogo, il me<strong>di</strong>co deve fornire un’informazioneprecisa e dettagliata riguardo ai possibili effetticollaterali <strong>di</strong> questi farmaci e, in particolare, sulrischio <strong>di</strong> comportamenti correlati al suici<strong>di</strong>o,fornendo al paziente la possibilità <strong>di</strong> una sceltaconsapevole sull’opportunità o meno <strong>di</strong> sottoporsial trattamento. Questo in quanto il consensoinformato rappresenta una delle cause chegiustificano l’atto me<strong>di</strong>co e quin<strong>di</strong> anche laprescrizione <strong>di</strong> una terapia farmacologica 60 .Inoltre egli deve essere sicuro che taleinformazione venga realmente recepita daidestinatari, che così si troveranno nella concretapossibilità <strong>di</strong> riconoscere eventuali segni <strong>di</strong>allarme che segnalino un imminentecomportamento autolesionistico, permettendo alme<strong>di</strong>co <strong>di</strong> porre in atto interventi tempestivi chepermettano <strong>di</strong> prevenire il passaggio dall’ideaall’azione suicida. Oltre a ciò, il me<strong>di</strong>co devefornire un’assistenza accurata al proprio pazienteattraverso un attento monitoraggio che prevedavisite regolari durante tutto l’arco del trattamento,in modo da cogliere eventuali segni <strong>di</strong> ideazione ocomportamento suicidario e poter, in tal caso,prendere in considerazione l’opportunità <strong>di</strong> unaterapia appropriata. In altre parole si tratta per il60Ricci S, Miglino A., “Informed consent andjustification of the me<strong>di</strong>cal practice”, Me<strong>di</strong>c, 8(4),2000, pp. 191- 199.me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> porre in essere una condotta <strong>di</strong>ligente eprudente, che ponga al primo posto il bene delproprio paziente e che, allo stesso tempo, gliconsenta <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare l’assenza <strong>di</strong> colpa nel suocomportamento 61 .È necessaria un’ultima considerazione. Riservareparticolare attenzione al momento <strong>di</strong>agnostico 62<strong>della</strong> patologia alla base <strong>della</strong> condotta suicidariae, in particolare, al profilo clinico-criminologico 63è rilevante ai fini pratici <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>scussione.Solo successivamente occorre soffermarsi sulmomento terapeutico e, quin<strong>di</strong>, sul possibileutilizzo in associazione del Gabapentin e <strong>della</strong>Quetiapina nello stesso paziente, in quanto i duefarmaci con<strong>di</strong>vidono l’in<strong>di</strong>cazione al trattamentodei <strong>di</strong>sturbi bipolari. In tal caso sussiste lapossibilità teorica che gli effetti avversi dei duefarmaci si sommino portando ad un eventualeaumento del rischio <strong>di</strong> comportamenti correlati alsuici<strong>di</strong>o.Dato che l’impiego off-label del Gabapentin per iltrattamento dei <strong>di</strong>sturbi bipolari è stato introdotto<strong>di</strong> recente dagli psichiatri, in letteratura nonesistono stu<strong>di</strong> che prendono in esame gli effetticollaterali ed il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o correlatiall’associazione terapeutica con la Quetapina.Pertanto, si prospetta la necessità <strong>di</strong> effettuaredegli stu<strong>di</strong> che prendano in esame il profilo <strong>di</strong>61 Ricci S, Massoni F, Miglino A., “Il valore giuri<strong>di</strong>codelle linee guida secondo la sentenza <strong>della</strong> Corte <strong>di</strong>Cassazione penale n. 8254 del 2 marzo 2011”, Zacchia,XXIX/2-3, 2011, pp. 225-236.62 Mastronar<strong>di</strong> V, Del Casale A., “Simulazione <strong>di</strong>malattia mentale”, Riv Psichiatr, 47(4 Suppl. 1), 2012,pp. 26S-41S.63 Pomilla A, D'Argenio A, Mastronar<strong>di</strong> V., “Stalking:considerazioni clinico-criminologiche tramite i risultati<strong>di</strong> un contributo <strong>di</strong> ricerca”, Riv Psichiatr, 47(4 Suppl.1), 2012, pp. 46S-51S; Mastronar<strong>di</strong> V, De Vita L ,Umani Ronchi F., “Alcune ricerche italiane sulfenomeno del figlici<strong>di</strong>o”, Rivista <strong>di</strong> Psichiatria, 47(4Suppl. 1), 2012.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 248


sicurezza <strong>della</strong> terapia combinata con Gabapentine Quetapina per poter meglio valutare lapossibilità <strong>di</strong> utilizzare l’associazione dei duefarmaci per trattare i pazienti refrattari allamonoterapia. Tale necessità è sostenuta, inoltre,dalla sempre maggiore attenzione richiesta alme<strong>di</strong>co riguardo all’appropriatezza nellaprescrizione dei farmaci, in un contestocaratterizzato dalla ristrettezza delle risorseeconomiche e da un aumento esponenziale <strong>della</strong>spesa farmaceutica 64 . Infatti l’uso off-label <strong>di</strong> unfarmaco ha bisogno <strong>di</strong> essere sostenuto da provescientifiche che ne evidenzino l’efficacia econsentano al me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> giustificare la propriascelta per non incorrere in sanzioniamministrative.Bibliografia.• Abi-Dargham A, Gil R, Krystal J, et al.,”Increased striatal dopamine transmission inschizophrenia: confirmation in a second cohort”,Am J Psychiatry, 155, 1998, pp. 761-767.• Agarwal P., “Gabapentin enacarbil -clinical efficacy in restless legs syndrome”,Neuropsychiatr Dis Treat, 6, 2010, pp. 151-8.• Andersohn F, Schade R, Willich SN,Garbe E., “Use of antiepileptic drugs in epilepsyand the risk of self-harm or suicidal behavior”,Neurology, 75(4), 2010, pp. 335-340.• Anderson DT, Fritz KL., “Quetiapine(Seroquel) concentrations in seven postmortemcases”, J. Anal Toxicol, 24(4), 2000, pp. 300-4.• Aukst-Margetić B, Margetić B, MarsanićVB., “Suicidal obsessions as dose dependent sideeffectof clozapine”, Psychopharmacol Bull.,44(1), 2011, pp. 65-9.• Baldwin CM, Scott LJ., “Quetiapineextended release: in schizophrenia”, CNS Drugs,23, 2009, pp. 261-269.64 Massoni F, Simeone C, Luzi E, Palla C, Ricci S.,“Appropriatezza prescrittiva e responsabilitàprofessionale del me<strong>di</strong>co”, Clin Ter, 163(4), 2012, pp.193-199.• Blanco C., “Pharmacological treatment ofsocial anxiety <strong>di</strong>sorder: a meta-analysis”, DepressAnxiety, 18(1), 2003, pp. 29-40.• Bureau C, Poirson H, Péron JM, VinelJP., “Gabapentine-induced acute hepatitis”,Gastroenterol Clin Biol, 27, 2003, pp. 1169-70.• Cascade E., “Varying uses ofanticonvulsant me<strong>di</strong>cations”, Psychiatry, 5(6),2008, pp. 31-3.• Collins JC, McFarland BH., “Divalproex,lithium and suicide among Me<strong>di</strong>caid patients withbipolar <strong>di</strong>sorder”, Journal of Affective Disord,107(1-3), 2008, pp. 23-28.• Dooley D, Tayor CP, Donevan SD et al.,“Ca2+ channels alpha2delta ligands: novelmodulators of neurotransmission”, TrendsPharmacol Sci, 28, 2007, pp. 75-82.• Ettinger AB., “Psychotropic effects ofantiepileptic drugs”, Neurology, 67(11), 2006, pp.1916-1925.• Eyer F, Pfab R, Felgenhauer N, Strubel T,Saugel B, Zilker T., “Clinical and analyticalfeatures of severe suicidal quetiapine overdoses: aretrospective cohort study”, Clin Toxicol (Phila),49(9), 2011, pp. 846-53.• FDA/Center for Drug Evaluation andResearch, “Information for HealthcareProfessionals Suicidality and AntiepilepticDrugs”, January 31, 2008,http://www.fda.gov/ohrms/dockets/ac/08/briefing/2008-4344b1_10_01_Trileptal%20Healthcare%20Professional%20Notice.pdf• FDA, “Statistical review and evaluation:antiepileptic drugs and suicidality”, May 23,2008,http://www.fda.gov/ohrms/dockets/ac/08/briefing/2008-4372b1-01-FDA.pdf• Fernandes PP, Marcil WA., “Deathassociated with quetiapine overdose”, Am. J.Psychiatry, 159, 2002, p. 2114.• Gibbons RD, Hur K, Brown CH, MannJJ., “The relationship between antiepileptics andsuicide attempts in patients with bipolar <strong>di</strong>sorder”,Archives of General Psychiatry, 66(12), 2009, pp.1354–1360.• Gibbons RD, Hur K, Brown CH, MannJJ., “Gabapentin and Suicide Attempts”,Pharmacoepidemiol Drug Saf, 19(12), 2010, pp.1241–1247.• Goldstein JM., “The new generation ofantipsychotic drugs: how atypical are they?”, Int JNeuropsychopharmacol, 3, 2000, pp. 339-349.• Goodwin RD and Roy-Byrne P., “Panicand suicidal ideation and suicide attempts: ResultsRivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 249


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Figura n. 1: rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o associato al gabapentin in vari stu<strong>di</strong>.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 252


Novità e<strong>di</strong>torialiAgostinis S., Catenacci B., Crimini e scrittura. La perizia grafica negli Stati Uniti (con prefazione <strong>di</strong> AlbertoBravo), Aras E<strong>di</strong>zioni, Fano (PU), 2012, 172 pp., 15,00 €.Questo volume prende in esame per la prima voltai molteplici assetti <strong>della</strong> perizia graficastatunitense, nel suo duplice ruolo <strong>di</strong> controllodell’autenticità <strong>di</strong> uno scritto e <strong>di</strong> ricercadell’identità dello scrivente.A partire dal “mistero del barile” (1858) il volumesi sofferma sui più emblematici casi giu<strong>di</strong>ziarilegati alla perizia grafica e documentale,spaziando dai principali sviluppi storici elegislativi alle <strong>di</strong>verse questioni tecniche econtroversie giuri<strong>di</strong>che sul suo statuto <strong>di</strong>scientificità, senza tralasciare le più significativericadute narrative.Rivista <strong>di</strong> Criminologia, <strong>Vittimologia</strong> e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012 253

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