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L’arrangiamento<br />
e la rivisitazione – 2<br />
In que<strong>st</strong>o secondo articolo riguardante l’arrangiamento<br />
e la rivisitazione presentiamo alcuni esempi<br />
di interpretazioni di brani noti. Vedremo quindi come<br />
alcuni grandi arti<strong>st</strong>i hanno saputo andare con classe<br />
oltre le versioni originali, per creare veri e propri<br />
capolavori. Vorremmo soffermarci su que<strong>st</strong>i casi<br />
evidenziando in particolare gli elementi che sono<br />
<strong>st</strong>ati di volta in volta utilizzati per creare una rivisitazione<br />
efficace. Per agevolare l’ascolto dei brani presi<br />
in esame riportiamo per ognuno il link a YouTube.<br />
Pur considerando ovviamente la chitarra, abbiamo<br />
pensato di inserire riferimenti ad arti<strong>st</strong>i non chitarri<strong>st</strong>i,<br />
in quanto da que<strong>st</strong>i a volte si possono cogliere<br />
idee e spunti molto interessanti. È importante inoltre<br />
sottolineare come spesso i grandi arti<strong>st</strong>i dimo<strong>st</strong>rino<br />
che sia sufficiente muovere sapientemente pochi<br />
e spesso semplici elementi per dare la propria impronta<br />
ai brani con cui ci si confronta.<br />
Tra i primi aspetti da valutare nell’affrontare una<br />
rivisitazione troviamo il ritmo, la velocità e l’accentazione.<br />
Se nella versione originale di “So What”<br />
di Miles Davis (Video – 1959) l’accompagnamento<br />
della batteria durante l’esposizione del tema da<br />
parte del contrabbasso segue un classico accompagnamento<br />
in <strong>st</strong>ile jazzi<strong>st</strong>ico, Marcus Miller (Video)<br />
ha deciso di dare un taglio più energico e di sapore<br />
r&b inserendo un groove di batteria con una forte<br />
accentazione sul 2° e 4° quarto della battuta data<br />
dal rullante. La velocità è <strong>st</strong>ata aumentata rispetto<br />
all’originale e l’energia del brano è sottolineata dalle<br />
rispo<strong>st</strong>e al tema del basso da parte della sezione<br />
di fiati, molto più presenti rispetto alla versione di<br />
Davis. Rimanendo tra i bassi<strong>st</strong>i, il grande Jaco Pa<strong>st</strong>orius<br />
ha reso personalissima la propria versione<br />
rendendola molto più di carattere bebop, sfruttando<br />
una delle caratteri<strong>st</strong>iche fondamentali di que<strong>st</strong>o <strong>st</strong>ile<br />
del jazz: la velocità. In que<strong>st</strong>a esecuzione, inserita<br />
in un medley (Video), Jaco ha eliminato la presenza<br />
dei fiati nelle rispo<strong>st</strong>e al tema, so<strong>st</strong>ituendoli con una<br />
ta<strong>st</strong>iera (in puro <strong>st</strong>ile ’80s!), con il risultato di dare<br />
maggior risalto al suo basso.<br />
Altre volte si può invece elaborare una rivisitazione<br />
efficace di un brano sfruttando le caratteri<strong>st</strong>iche<br />
proprie dello <strong>st</strong>rumento che si ha a disposizione.<br />
Tra le innumerevoli versioni di “Blue Moon”, notiamo<br />
come Ella Fitzgerald (Video – 1973) e Elvis (Video<br />
– 1954) abbiano dato vita alle proprie interpretazioni<br />
affidandosi alle rispettive <strong>st</strong>raordinarie voci<br />
e alla capacità di que<strong>st</strong>o <strong>st</strong>rumento di tenere suoni<br />
di lunga durata. Le loro rivisitazioni sono indubbiamente<br />
di maggior respiro rispetto a quella di Tommy<br />
Emmanuel che nella sua versione (Video – 1995),<br />
molto più ritmica e incalzante, ha dato largo spazio<br />
alla possibilità offerta dalla chitarra di produrre melodia<br />
e accompagnamento contemporaneamente.<br />
E ci è riuscito benissimo. Se escludiamo quello che<br />
potrebbe creare un talento indiscusso quale Tommy<br />
Emmanuel, è difficile pensare a un’interpretazione<br />
chitarri<strong>st</strong>ica altrettanto efficace e convincente<br />
di “Blue Moon” suonata alla velocità delle regi<strong>st</strong>razioni<br />
della Fitzgerald o di Elvis. Già che ci siamo<br />
segnaliamo qui di seguito alcune regi<strong>st</strong>razioni di<br />
rilievo su cui può essere interessante soffermarsi.<br />
Stephane Grappelli (Video – 1990), The Marcels<br />
17<br />
chitarra acu<strong>st</strong>ica 3 duemilaundici<br />
bl<br />
(1961), Frank Sinatra (1961), Django Reinhardt<br />
(1935), Louis Arm<strong>st</strong>rong (1955), Dizzy Gillespie,<br />
Tori Amos (1996).<br />
Un discorso simile può essere applicato per la<br />
celebre “Somewhere over the Rainbow”: rispetto<br />
all’originale di Judy Garland (Video – 1939), Eva<br />
Cassidy ha dato respiro e aria al brano di<strong>st</strong>endendo<br />
ritmicamente il tema, sfruttando pienamente le<br />
proprie doti vocali (Video). L’arrangiamento qui è<br />
scarno e aiuta la melodia ad emergere. Riferendosi<br />
ancora a Tommy Emmanuel (Video) si può notare<br />
come lui si affidi ad effetti prettamente chitarri<strong>st</strong>ici<br />
per dare la propria interpretazione. Il tema è <strong>st</strong>ato<br />
prima introdotto con armonici e attraverso l’uso del<br />
delay, ed espo<strong>st</strong>o poi in modo tradizionale. Il brano<br />
può forse essere considerato più un ottimo arrangiamento<br />
che una rivisitazione vera e propria.<br />
Per ultimo esaminiamo invece quello che probabilmente<br />
è il più interessante tra gli esempi riportati:<br />
la rivisitazione di un brano di musica classica da<br />
parte di un interprete moderno. Nello specifico analizziamo<br />
la versione di Django Reinhardt del celebre<br />
brano per pianoforte “Liebe<strong>st</strong>raum No. 3” (1850) di<br />
Franz Liszt (1811-1886). Il grande Django ha affrontato<br />
l’arduo compito di rivisitare musica classica<br />
e lo ha fatto adattandolo perfettamente al suo <strong>st</strong>ile.<br />
Ecco l’originale (Video) e la versione di Django (Video).<br />
La chiave di que<strong>st</strong>a rivisitazione <strong>st</strong>avolta consi<strong>st</strong>e<br />
nella ripresa di alcuni elementi propri dell’originale<br />
e nell’utilizzo di que<strong>st</strong>i all’interno del brano.<br />
Vi è una totale de<strong>st</strong>rutturazione dello spartito per<br />
pianoforte, che viene <strong>st</strong>ravolto e adattato con un risultato<br />
certamente molto efficace. Django ha preso<br />
il tema, lo ha modificato dal punto di vi<strong>st</strong>a ritmico<br />
e melodico, intercalandolo con frasi improvvisate,<br />
e ne ha utilizzato solamente un frammento che ha<br />
assunto la funzione di ‘collante’ del brano. L’introduzione<br />
è <strong>st</strong>ata ripresa al termine per dare maggiore<br />
completezza all’esecuzione. Il risultato finale è una<br />
versione che ha perso il carattere drammatico e romantico<br />
che Liszt aveva dato al pezzo (Liebe<strong>st</strong>räume<br />
significa ‘sogni d’amore’), per acqui<strong>st</strong>are ritmo<br />
e freschezza. Django si è mosso quindi in piena libertà,<br />
dimo<strong>st</strong>rando che svincolandosi dagli originali<br />
con intelligenza e personalità è possibile creare ottime<br />
rivisitazioni, pur notevolmente differenti dall’intenzione<br />
dell’autore del brano.<br />
Per chi volesse analizzare la versione di Django<br />
aiutandosi con lo spartito originale per pianoforte,<br />
è possibile scaricarlo legalmente al seguente indirizzo:<br />
http://erato.uvt.nl/files/imglnks/usimg/2/22/<br />
IMSLP00615-Liszt-_Liebe<strong>st</strong>raum_No_3.pdf<br />
Alla prossima!<br />
Bruskers