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dinario Jens Kruger, si forma una band bluegrass<br />

al completo. Quindi è la volta di Beppe Gambetta,<br />

già rodato con la sua Acou<strong>st</strong>ic Night e avvezzo a<br />

<strong>st</strong>imolare sinergie musicali, che pian piano prende<br />

per mano la serata e dà il via a una girandola di<br />

duetti e terzetti, chiamando in causa anche quell’altro<br />

musici<strong>st</strong>a eccezionale che è Mike Marshall. Nel<br />

suo set da solo, Marshall passa dalla new acou<strong>st</strong>ic<br />

music alla musica brasiliana, dalle danze bulgare<br />

a Bach, per conqui<strong>st</strong>are definitivamente il pubblico<br />

con l’esecuzione di un’intera composizione del napoletano<br />

Raffaele Calace. L’apoteosi è con il finale<br />

affidato ai Kruger Brothers, che vedono al fianco<br />

di Jens il fratello chitarri<strong>st</strong>a e cantante Uwe Kruger<br />

con il bassi<strong>st</strong>a Joel Landsberg. I due fratelli<br />

sono cresciuti in Europa, in una famiglia di origini<br />

tedesche e immigrata in Svizzera, prima di trasferirsi<br />

nella Carolina del Nord. Forse a que<strong>st</strong>e peregrinazioni<br />

è dovuta la particolare profondità musicale<br />

del gruppo, che attraversa appieno vecchi e nuovi<br />

orientamenti del bluegrass con reminiscenze classiche<br />

e bachiane. Calorosissima l’accoglienza del<br />

pubblico, con una vera e propria ovazione per “Appalachian<br />

Concerto”, un’articolata suite eseguita in<br />

trio ma concepita anche con il supporto di un quartetto<br />

d’archi, dove una sezione di musica per danza<br />

richiama addirittura il ritmo della tarantella.<br />

Corde & Voci per Dialogo & Diritti. Dagli Stati<br />

Uniti all’America Latina: dopo aver assegnato il<br />

premio alla memoria di Woodie Guthrie e l’anno<br />

scorso a Jackson Browne, il fe<strong>st</strong>ival ha voluto ricordare<br />

Victor Jara e Violeta Parra, due dei maggiori<br />

esponenti del movimento della nueva canción cilena<br />

ispirata al recupero della canzone popolare tradizionale.<br />

Come cornice per que<strong>st</strong>o importante evento<br />

ha co<strong>st</strong>ruito una lunga serata dedicata alla musica<br />

dei popoli, partendo da una collaborazione che si<br />

richiama alla world music: il duo formato da Soumik<br />

Datta, interprete del sarod, gioiello della liuteria<br />

classica indiana con qualche affinità con il banjo,<br />

e Nico Di Batti<strong>st</strong>a, mae<strong>st</strong>ro della ‘DB Guitar’, chitarra<br />

a corde di nylon con diapason molto lungo e i<br />

due bassi un’ottava sotto, sulla quale adotta spesso<br />

tecniche thumb & slap con accenti funk-jazz. Datta<br />

è formato al repertorio classico indiano, ma ha<br />

anche <strong>st</strong>udiato composizione al Trinity College of<br />

Music di Londra, e riesce ad adattarsi con innato<br />

talento alle incursioni di Di Batti<strong>st</strong>a, ritmicamente e<br />

armonicamente più contemporanee. Si ritorna poi<br />

35<br />

chitarra acu<strong>st</strong>ica 3 duemilaundici<br />

AGM Sarzana 2011<br />

ar<br />

Jens Kruger, Mike Marshall e Beppe Gambetta<br />

Kruger Brothers<br />

Soumik Datta<br />

alla tradizione nordamericana con il canadese David<br />

Essig, legato agli anni del folk music revival, e<br />

Diane Ponzio, esponente della moderna canzone<br />

d’autore. Tocca poi a Mauro Di Domenico, molto<br />

legato al mondo della musica latina, collaboratore<br />

per anni degli Inti-Illimani, oltre che in passato di

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