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Interrogatori: Herbert Kappler, Guenter Amonn, Wilhelm Kofler - Anpi

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Le Fosse Ardeatinebito al terzo braccio della prigione, che era sotto ilcontrollo germanico. Thunnat era in possesso diuna lista dei nomi dei prigionieri richiesti. Egli diedequesta lista alla guardia tedesca nell’ufficio diquel braccio, dicendogli di far uscire i prigionieridalle loro celle. La guardia e i suoi assistenti cominciaronoa chiamare i nomi dei prigionieri scelti,e quando questi rispondevano venivano presi fuoridelle loro celle e riuniti in un gruppo. Il primo gruppodi prigionieri ammontava a circa ottanta in tutto.Thunnat ordinò quindi che le mani di tutti i prigionierifossero legate dietro la loro schiena. Ciò fufatto da uomini della ss. Quindi il gruppo di prigionierifu scortato nel cortile della prigione. Contemporaneamenteun altro gruppo di prigionieri venivariunito nel terzo braccio. Questo gruppo assommavaa circa 70 persone e i membri di questo gruppoerano trattati nello stesso modo dei membri delprimo gruppo.A questo punto Thunnat mi disse di telefonare aCaruso, che allora era il capo della questura italiana,per accelerare la consegna di altri cinquantaprigionieri che Caruso aveva messo a disposizionedelle autorità germaniche. Questi prigionieri dovevanoessere pure fucilati. Quando ebbi la comunicazionecon Caruso egli mi informò di aver istruitoil direttore della prigione di mettere i prigionieri anostra disposizione. Thunnat quando gli comunicaila risposta di Caruso si arrabbiò molto e mi fecetornare con lui all’ufficio del direttore. Il direttore,non ricordo il suo nome, disse a Thunnat che ci sarebbevoluto un certo tempo per riunire i 50 prigionieri.Saputo ciò Thunnat telefonò a Caruso e quest’ultimodisse che stava mandando uno dei suoiufficiali alla prigione per accelerare la faccenda.Poco dopo l’ufficiale arrivò con la lista di Caruso.Mentre io ero nell’ufficio del direttore arrivarononumerose telefonate per la persona che aveva portatola lista dei cinquanta prigionieri. Costui apportònumerose alterazioni alla lista in questione, cancellandoalcuni nomi e sostituendone degli altri. Inconseguenza di ciò ebbi l’impressione che ci dovevaessere della corruzione in giro. Quando la listafu pronta i rimanenti cinquanta prigionieri furonocondotti fuori della prigione sotto scorta; i gruppidei prigionieri furono fatti uscire da una porta lateraledella prigione e caricati in autocarri chiusi, chestavano aspettando.Io ritornai con Thunnat all’ufficio del direttore nellaprigione, dove vidi Thunnat firmare qualche cosache sembrava una ricevuta per i prigionieri portativia dai nostri uomini. Dopo di ciò io accompagnaiThunnat sul luogo della località scelta per la esecuzionedei prigionieri. Questa località era conosciutacome le fosse Ardeatine, e consisteva in unaserie di gallerie nei dintorni di Roma. Quando noiarrivammo lì stava facendosi buio. All’arrivo allecave io vidi un gruppo di cinque prigionieri riunitinello spiazzo davanti all’entrata delle cave. Vidi ilten. col. <strong>Kappler</strong> che parlava ai cinque prigionieri.Thunnat riferì a <strong>Kappler</strong> che il trasporto dei prigionieriera finito.Vidi pure i seguenti tedeschi alle fosse Ardeatine:Domizlaff, Clemens, Schutz, Hass, Wetjen, Priebke,Hahrau e molti dei sottufficiali delle prigioni di viaTasso. Non ricordo i nomi di questi ultimi; io vidi isuddetti prigionieri essere portati nella cava daqualcuno dei sottufficiali in questione. Non possoricordare i nomi di questi ufficiali.Mentre mi trovavo vicino alle Fosse Ardeatine udii icolpi delle pistole mitragliatrici venire dall’internodelle cave.Thunnat se ne andò poco dopo ed io me ne andaicon lui. Egli mi accompagnò con la sua automobilea Villa Massimo e mi lasciò lì.Verso le ore 20 dello stesso giorno (24.3.44), a tuttoil personale del reparto III fu ordinato di riunirsinella sala da pranzo della villa Massimo. Qui il ten.col. <strong>Kappler</strong>, si rivolse a noi, e ci ordinò di ubriacarciper far sì di dimenticare gli eventi di quellagiornata.Io seppi da Domizlaff che 320 civili, tutti uomini,erano stati fucilati per rappresaglia. In questo numeroerano compresi circa cinquanta ebrei.Io non presi parte alla fucilazione delle vittime, mase me lo fosse stato ordinato io avrei eseguito l’ordine.Al tempo di quelle rappresaglie il ten. col. <strong>Kappler</strong>era il capo della Sichereipolizei U des SD in Roma.Dopo aver letto queste dichiarazioni desidero apportarealcune correzioni.1°) Domizlaff non era terribilmente arrabbiatoquando seppe della morte dei 32 poliziotti;2°) i civili alle finestre delle case di Via Rasellaerano uomini della Gestapo in uniforme e nonitaliani;3°) non sono sicuro che fu <strong>Kappler</strong> a ordinare chetutto il personale dell’ufficio III assistesse allerappresaglie;4°) <strong>Kappler</strong> si rivolse a tutti gli uomini sotto il suocomando la sera dopo la rappresaglia, e nonsolamente al personale dell’ufficio III.5°) tutti i membri dell’ufficio III, ad eccezione diDomizlaff, erano impiegati civili.F/to <strong>Wilhelm</strong> <strong>Kofler</strong>Ho riletto queste dichiarazioni e ho avuto la possibilitàdi apportare correzioni o aggiunte dove necessario.È vera ed è fatta volontariamente.F/to <strong>Wilhelm</strong> <strong>Kofler</strong>Dichiarazioni stese in Italiano firma autentificata daFabroni Vasco, interprete, alla presenza del C.S.M.Crawley e del serg. Patrich, tutti della 78ª sezioneS.I.B. in Ancona il 12 ottobre 1945.Certifico che questa traduzione dall’italiano è correttae vera secondo le mie migliori capacità.F/to Fabroni Vasco36 l patria indipendente l 22 aprile 2012

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