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La casa della luce - La poesia di Alberto Caramella

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gue avec des femmes. Il joua un rondeau très gai et trèsbrillant. Cette jolie église fraiche en augmentait l’effet».Mi sembra evidente il reciproco apporto che architettura«magnifique» e musica «charmante» stabiliscono, potenziandovicendevolmente l’emozione stendhaliana. E forsenon è un caso che proprio la chiesa <strong>di</strong> San Fedele costituiscail punto <strong>di</strong> partenza dell’itinerario architettonicopresente nei Voyages <strong>di</strong> Henry Beyle. Certo non sorprendeun impatto <strong>di</strong> questo genere con l’architettura se pensiamoalla facile suggestionabilità del grande scrittore francesetestimoniata da quella che anche recentemente è stata definitala «sindrome <strong>di</strong> Stendhal». Ma non è facile, d’altra parte,sottrarsi al particolare movimento <strong>di</strong>namico che l’occhiodell’osservatore coglie all’interno dell’ambiente architettonico.Sta <strong>di</strong> fatto che Stendhal subisce non soltanto il richiamo<strong>della</strong> «noble architecture», ma è altrettanto sensibile alfascino <strong>della</strong> città: Milano lo impressiona soprattutto perl’impianto topografico, per l’affascinante incrocio delle suestrade e dei suoi e<strong>di</strong>fici.Altro non vorrei aggiungere sul rapporto tra musica earchitettura che, a conti fatti, ho «tirato un po’ per i capelli».Ma ciò che più mi interessa è lo spostamento del singoloe<strong>di</strong>ficio verso l’insieme delle città. Credo proprio che ciòche più oggi interessa è il problema che si connette al destino<strong>della</strong> città moderna, a ciò che accade, e a ciò che puòaccadere nella o<strong>di</strong>erna topografia urbana.Aquesto proposito ho letto quello che ha scritto CesareDe Seta nel suo libro Città verso il 2000 – Viaggio allascoperta dell’architettura e dell’urbanistica alle sogliedel XXI secolo e<strong>di</strong>to da Mondadori. Nella PresentazioneDe Seta insiste sulle trasformazioni urbanistiche in attoche sono destinate a con<strong>di</strong>zionare il nostro futuro: «Anchel’Europa più opulenta – scrive De Seta – offre estese sacche<strong>di</strong> degrado e<strong>di</strong>lizio e <strong>di</strong> umana sofferenza. <strong>La</strong> mutazione geneticache ha investito il sistema <strong>di</strong> produzione industrialeè <strong>di</strong> certo elemento comune all’urbanesimo dei nostri giorni:la smobilitazione delle gran<strong>di</strong> aree industriali e la lorotrasformazione in atto hanno drasticamente ri<strong>di</strong>mensiona-30

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